LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo

Allan Kardec

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19. Se si prende la parola miracolo nella sua accezione etimologica, nel senso di cosa ammirevole, noi abbiamo continuamente dei miracoli sotto gli occhi; noi li respiriamo nell'aria e li calpestiamo sotto i nostri passi, perché tutto è miracolo nella natura.Al popolo, agli ignoranti, ai poveri di spirito vogliamo dare un'idea della potenza di Dio? Dobbiamo mostrarla loro nella saggezza infinita che a tutto presiede; nell'ammirevole organismo di tutto ciò che vive; nella fruttificazione delle piante; nella idoneità — di tutte le parti di ciascun essere — alle sue necessità, a seconda dell'ambiente in cui ciascuno è chiamato a vivere. Dobbiamo mostrare loro l'azione di Dio nel filo d'erba, nel fiore che sboccia, nel sole che tutto vivifica. Dobbiamo mostrare loro la bontà di Dio nella Sua sollecitudine verso tutte le creature, per quanto infime esse possano essere; la Sua previdenza nella ragion d'essere di tutte le cose, nessuna delle quali è inutile; nel bene che sempre proviene da un male apparente e momentaneo. Facciamo loro comprendere, soprattutto, che il male reale è opera dell'uomo e non di Dio. Cerchiamo di non spaventarli con il quadro delle fiamme eterne, a cui finirebbero per non credere più e che li indurrebbe a dubitare della bontà di Dio. Incoraggiamoli, piuttosto, dando loro la certezza di potersi riscattare un giorno, riparando al male che hanno potuto commettere. Mostriamo loro le scoperte della scienza come rivelazioni delle leggi divine e non come l'opera di Satana. Insegniamo loro, infine, a leggere nel libro della natura, continuamente aperto davanti a loro; in questo libro inesauribile, dove la saggezza e la bontà del Creatore sono scritte a ogni pagina. Allora essi comprenderanno che un Essere tanto grande, che si occupa di tutto, che veglia su tutto, che tutto prevede, deve essere sovranamente potente. Il contadino lo vedrà mentre traccia il solco, l'infelice lo benedirà in mezzo alle sue afflizioni, perché si dirà: "Se io sono infelice, è per colpa mia". Allora gli uomini saranno veramente religiosi, soprattutto razionalmente religiosi, assai più che credendo a pietre che trasudino sangue o a statue che sbattano le palpebre e versino lacrime.