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Le Predizioni
Capitolo XVI - TEORIA DELLA PRESCIENZA
1. Come è possibile la
conoscenza del futuro? Ben si comprende la possibilità di prevedere gli
avvenimenti che devono risultare dallo stato presente; non quella, però,
di prevedere avvenimenti che con il presente non hanno alcuna
relazione; né, ancor meno, avvenimenti che sono comunemente attribuiti
al caso. Non esistono, dicono, le cose future; esse si trovano ancora
nel nulla. Come, dunque, è possibile sapere che accadranno? Sono,
tuttavia, in grande numero i casi di profezie che si sono realizzate,
per cui diventa giocoforza necessario concludere in tal caso che è un
fenomeno per la cui spiegazione manca la chiave, poiché non esiste
effetto senza causa. Ed è questa causa che tenteremo di scoprire. Ancora
una volta sarà lo Spiritismo, esso stesso già chiave di tanti misteri,
che ce la fornirà, mostrandoci inoltre che il fatto delle profezie non
si verifica affatto con esclusione delle leggi naturali.
Prendiamo, come raffronto, un esempio fra le cose usuali. Esso ci aiuterà a comprendere il principio che dovremo sviluppare.
Prendiamo, come raffronto, un esempio fra le cose usuali. Esso ci aiuterà a comprendere il principio che dovremo sviluppare.
2. Immaginiamo un uomo che
si trovi sulla cima di un'alta montagna e che osservi la vasta distesa
della pianura sottostante. In questa posizione, la superficie di una
lega sarà ben poca cosa, ed egli potrà abbracciare in un solo colpo
d'occhio tutti gli accidenti del terreno, da un estremo all'altro della
strada. Un viaggiatore che percorra questa strada per la prima volta sa
che, camminando, arriverà alla fine di essa: è questa una semplice
previsione della conseguenza che avrà la sua marcia. Ma gli accidenti
del terreno, le salite e le discese, i corsi d'acqua da superare, i
boschi da attraversare, i precipizi in cui potrebbe cadere, i ladri
appostati per rapinarlo, le case ospitali in cui potrà riposarsi, tutto
questo non dipende dalla sua persona. Tutto questo è per lui l'ignoto,
l'avvenire, perché la sua vista non va al di là della piccola area che
lo circonda. In quanto alla durata, egli la misura attraverso il tempo
che impiega a percorrere il cammino; toglietegli i punti di riferimento,
e la durata si cancella. Per l'uomo che si trova sulla montagna e che
segue con lo sguardo il viaggiatore, tutto ciò è il presente. Supponiamo
che quell'uomo scenda dalla montagna, si avvicini al viaggiatore e gli
dica: "Nel tale momento, incontrerete la tal cosa, sarete aggredito e
soccorso". Gli starà così predicendo il futuro; ma è il futuro per il
viaggiatore; per l'uomo della montagna il futuro è il presente.
3. Se ora usciamo dal campo
delle cose puramente materiali ed entriamo, per mezzo del pensiero,
nell'ambito della vita spirituale, noi vedremo questo fenomeno prodursi
su più vasta scala. Gli Spiriti smaterializzati sono come l'uomo della
montagna: lo spazio e la durata non esistono per loro. Ma l'estensione e
la penetrazione della loro vista sono proporzionali alla loro
purificazione e alla loro elevazione nella gerarchia spirituale; essi
sono, in confronto agli Spiriti inferiori, come l'uomo dotato di un
potente telescopio, accanto a quello che non ha che i propri occhi.
Negli Spiriti inferiori, la visione è circoscritta, non solo perché
soltanto difficilmente possono allontanarsi dal globo al quale sono
legati, ma anche perché la grossolanità del loro perispirito vela le
cose distanti, proprio come farebbe una nebbia per gli occhi del corpo.
Si comprende pertanto come uno Spirito possa abbracciare, secondo il suo grado di perfezione, un periodo di alcuni anni, di alcuni secoli e anche di parecchie migliaia di anni. Perché, in fondo, che cos'è un secolo di fronte all'infinito? Gli eventi non si dipanano affatto consequenzialmente davanti a lui, come gli incidenti della strada del viaggiatore: egli vede simultaneamente l'inizio e la fine del periodo; tutti gli avvenimenti che, in quel periodo, sono il futuro per l'uomo della Terra, per lui sono il presente. Potrebbe, pertanto, venire a dirci con sicurezza: la tal cosa accadrà nella tale epoca; infatti egli vede questa cosa, come l'uomo della montagna vede ciò che attende il viaggiatore sulla strada. Se non lo fa è perché la conoscenza del futuro nuocerebbe all'uomo; ostacolerebbe il suo libero arbitrio; lo paralizzerebbe nel lavoro ch'egli deve compiere per il suo progresso. Il bene e il male che l'attendono, trovandosi nel campo dell'ignoto, costituiscono per lui la prova.
Se una tale facoltà, anche se limitata, si può contare fra gli attributi della creatura umana, a quale grado di potere dovrà mai elevarsi nel Creatore, che abbraccia l'infinito? Per Lui il tempo non esiste: l'inizio e la fine dei mondi sono il presente. In questo immenso panorama, che cosa sarà mai la durata della vita d'un uomo, d'una generazione, d'un popolo?
Si comprende pertanto come uno Spirito possa abbracciare, secondo il suo grado di perfezione, un periodo di alcuni anni, di alcuni secoli e anche di parecchie migliaia di anni. Perché, in fondo, che cos'è un secolo di fronte all'infinito? Gli eventi non si dipanano affatto consequenzialmente davanti a lui, come gli incidenti della strada del viaggiatore: egli vede simultaneamente l'inizio e la fine del periodo; tutti gli avvenimenti che, in quel periodo, sono il futuro per l'uomo della Terra, per lui sono il presente. Potrebbe, pertanto, venire a dirci con sicurezza: la tal cosa accadrà nella tale epoca; infatti egli vede questa cosa, come l'uomo della montagna vede ciò che attende il viaggiatore sulla strada. Se non lo fa è perché la conoscenza del futuro nuocerebbe all'uomo; ostacolerebbe il suo libero arbitrio; lo paralizzerebbe nel lavoro ch'egli deve compiere per il suo progresso. Il bene e il male che l'attendono, trovandosi nel campo dell'ignoto, costituiscono per lui la prova.
Se una tale facoltà, anche se limitata, si può contare fra gli attributi della creatura umana, a quale grado di potere dovrà mai elevarsi nel Creatore, che abbraccia l'infinito? Per Lui il tempo non esiste: l'inizio e la fine dei mondi sono il presente. In questo immenso panorama, che cosa sarà mai la durata della vita d'un uomo, d'una generazione, d'un popolo?
4. Siccome, tuttavia, l'uomo
deve contribuire al progresso generale, e siccome certi avvenimenti
devono risultare dalla sua cooperazione, può essere utile, in casi
speciali, ch'egli sia preavvertito riguardo a questi avvenimenti,
affinché ne prepari il corso e si tenga pronto ad agire quando sarà
giunto il momento. Ciò avviene perché Dio permette talvolta che un
angolo del velo venga sollevato; ma è sempre per un fine utile e mai per
soddisfare una vana curiosità. Questa missione può dunque essere
conferita, però non a tutti gli Spiriti, poiché ve ne sono di quelli che
conoscono il futuro meno degli uomini, ma ad alcuni Spiriti
sufficientemente avanzati per fare questo. Ora v'è da osservare che
questo genere di rivelazione è sempre fatto spontaneamente e giammai, o
almeno ben raramente, in risposta a una domanda diretta.
5. Egualmente, questa missione può essere conferita a certi uomini, e vi spieghiamo in quale maniera.
Colui al quale è dato l'incarico di rivelare una cosa occulta può ricevere, a sua insaputa, l'ispirazione da Spiriti che la conoscono, ed egli allora la trasmette macchinalmente, senza rendersene conto. Si sa inoltre che, sia durante il sonno, sia in stato di veglia, nelle estasi della doppia vista, l'anima si libera e acquisisce in grado più o meno elevato, le facoltà dello Spirito libero. Se questo è uno Spirito avanzato, se soprattutto ha, come i profeti, ricevuto una missione speciale per questo effetto, godrà, nei momenti di emancipazione dell'anima, della facoltà di abbracciare, da sé stesso, un periodo più o meno lungo, e vedrà, come fossero al presente, gli avvenimenti di quel periodo. Può allora rivelarli all'istante o conservarne la memoria al suo risveglio. Se questi avvenimenti devono restare segreti, allora egli ne perderà il ricordo oppure non gliene resterà che una vaga intuizione, sufficiente per guidarlo istintivamente.
Colui al quale è dato l'incarico di rivelare una cosa occulta può ricevere, a sua insaputa, l'ispirazione da Spiriti che la conoscono, ed egli allora la trasmette macchinalmente, senza rendersene conto. Si sa inoltre che, sia durante il sonno, sia in stato di veglia, nelle estasi della doppia vista, l'anima si libera e acquisisce in grado più o meno elevato, le facoltà dello Spirito libero. Se questo è uno Spirito avanzato, se soprattutto ha, come i profeti, ricevuto una missione speciale per questo effetto, godrà, nei momenti di emancipazione dell'anima, della facoltà di abbracciare, da sé stesso, un periodo più o meno lungo, e vedrà, come fossero al presente, gli avvenimenti di quel periodo. Può allora rivelarli all'istante o conservarne la memoria al suo risveglio. Se questi avvenimenti devono restare segreti, allora egli ne perderà il ricordo oppure non gliene resterà che una vaga intuizione, sufficiente per guidarlo istintivamente.
6. È cosi che si vede questa
facoltà svilupparsi provvidenzialmente in certe occasioni, per esempio
nei pericoli imminenti, nelle grandi calamità, nelle rivoluzioni; ed è
così che la maggior parte delle sette perseguitate ha avuto numerosi veggenti;
ed è ancora così che si vedono grandi capitani marciare risoluti contro
il nemico, con la certezza della vittoria; e uomini di genio come
Cristoforo Colombo, per esempio, avanzare verso una meta, prevedendo,
per così dire, il momento in cui l'avrebbero raggiunta. Il fatto è che
essi l'hanno vista questa meta, che per il loro Spirito non è l'ignoto.
Il dono della predizione, dunque, non è più soprannaturale di un'infinità di altri fenomeni. Esso si fonda sulle proprietà dell'anima e sulla legge dei rapporti del mondo visibile con il mondo invisibile, che lo Spiritismo viene a farci conoscere.
Questa teoria della prescienza non risolve forse in maniera assoluta tutti i casi che la rivelazione del futuro può presentare, ma non si può negare ch'essa ne stabilisce il principio fondamentale.
Il dono della predizione, dunque, non è più soprannaturale di un'infinità di altri fenomeni. Esso si fonda sulle proprietà dell'anima e sulla legge dei rapporti del mondo visibile con il mondo invisibile, che lo Spiritismo viene a farci conoscere.
Questa teoria della prescienza non risolve forse in maniera assoluta tutti i casi che la rivelazione del futuro può presentare, ma non si può negare ch'essa ne stabilisce il principio fondamentale.
7. Spesso le persone dotate
della facoltà della preveggenza, nello stato estatico o sonnambolico,
vedono gli avvenimenti disegnarsi come in un quadro, la qual cosa
potrebbe anche spiegarsi attraverso la fotografia del pensiero. Poniamo
che un avvenimento si trovi nel pensiero degli Spiriti, i quali si
adoperano alla sua realizzazione, oppure nel pensiero degli uomini, le
cui azioni tale avvenimento devono provocare. Questo pensiero,
attraversando lo spazio come il suono attraversa l'aria, può divenire
immagine per il veggente. Ma siccome la realizzazione può essere
affrettata o ritardata per un concorso di circostanze, egli vede la cosa
senza poterne precisare il momento. A volte questo pensiero può perfino
essere soltanto un progetto o un desiderio, che perciò potrebbe non
avere alcun seguito. Da qui i frequenti errori di fatto e di data nelle
previsioni (cap. XIV, n. 13 e ss.).
8. Per comprendere le cose
spirituali, per farcene cioè un'idea netta quanto quella che ci facciamo
d'un paesaggio che sta sotto i nostri occhi, ci manca in verità un
senso, esattamente come al cieco manca il senso necessario per
comprendere gli effetti della luce, dei colori e della vista senza il
contatto. Per cui è soltanto con uno sforzo dell'immaginazione che noi
vi perveniamo, nonché grazie ai confronti tratti dalle cose che ci sono
familiari. Ma le cose materiali non possono dare che delle idee molto
imperfette delle cose spirituali. È per questo che non bisognerebbe
prendere questi paragoni troppo alla lettera e credere, per esempio, che
il valore delle facoltà percettive degli Spiriti attenga alla loro
effettiva elevazione, e che essi abbiano bisogno di essere su una
montagna o al di sopra delle nuvole per abbracciare il tempo e lo
spazio.
Questa facoltà è inerente allo stato di spiritualizzazione o, se si preferisce, di smaterializzazione. Vale a dire che la spiritualizzazione produce un effetto che si può paragonare, per quanto molto imperfettamente, a quello della visione d'insieme dell'uomo che è sulla montagna. Questo raffronto aveva semplicemente lo scopo di dimostrare come avvenimenti che sono nel futuro per gli uni, siano nel presente per gli altri e possano così essere predetti, la qual cosa non implica che l'effetto si produca nello stesso modo.
Per godere di tale percezione, lo Spirito non ha dunque bisogno di trasportarsi su di un qualche punto dello spazio. Colui che è sulla Terra, al nostro fianco, può possederla in tutta la sua pienezza, allo stesso modo che se dalla Terra fosse lontano mille leghe, mentre noi non vediamo nulla al di fuori dell'orizzonte visuale. Presso gli Spiriti, non producendosi la visione né nella stessa maniera, né con gli stessi elementi che negli uomini, tutt'altro è il loro orizzonte visuale. Ora, è precisamente questo il senso che ci manca per concepirlo. Lo Spirito, a fianco di un incarnato, è come il vedente a fianco di un cieco.
Questa facoltà è inerente allo stato di spiritualizzazione o, se si preferisce, di smaterializzazione. Vale a dire che la spiritualizzazione produce un effetto che si può paragonare, per quanto molto imperfettamente, a quello della visione d'insieme dell'uomo che è sulla montagna. Questo raffronto aveva semplicemente lo scopo di dimostrare come avvenimenti che sono nel futuro per gli uni, siano nel presente per gli altri e possano così essere predetti, la qual cosa non implica che l'effetto si produca nello stesso modo.
Per godere di tale percezione, lo Spirito non ha dunque bisogno di trasportarsi su di un qualche punto dello spazio. Colui che è sulla Terra, al nostro fianco, può possederla in tutta la sua pienezza, allo stesso modo che se dalla Terra fosse lontano mille leghe, mentre noi non vediamo nulla al di fuori dell'orizzonte visuale. Presso gli Spiriti, non producendosi la visione né nella stessa maniera, né con gli stessi elementi che negli uomini, tutt'altro è il loro orizzonte visuale. Ora, è precisamente questo il senso che ci manca per concepirlo. Lo Spirito, a fianco di un incarnato, è come il vedente a fianco di un cieco.
9. Dobbiamo inoltre
considerare che questa percezione non si limita all'estensione, ma che
essa comprende la penetrazione di tutte le cose. Essa è, lo ripetiamo,
una facoltà inerente e proporzionata allo stato di smaterializzazione.
Questa facoltà viene attenuata
dall'incarnazione, ma non ne è completamente annullata, poiché l'anima
non è racchiusa nel corpo come fosse in una scatola. L'incarnato la
possiede, benché sempre a un livello minore di quando è completamente
libero. È questo che conferisce a certi uomini un potere di penetrazione
che manca invece totalmente ad altri, una maggiore giustezza nel colpo
d'occhio morale, una più facile comprensione delle cose extramateriali.
Lo Spirito incarnato non solo percepisce, ma ricorda anche ciò che ha
visto allo stato di Spirito, e questo suo ricordare è come un quadro che
gli si ridisegna nella mente. Nell'incarnazione, egli vede, ma
vagamente e come attraverso un velo; allo stato libero, egli vede e
concepisce chiaramente. Il principio della vista non è al di fuori di lui, ma in lui.
È per questo ch'egli non ha bisogno della nostra luce esteriore.
Attraverso lo sviluppo morale il campo delle idee e dei concetti si
allarga; attraverso la smaterializzazione graduale del perispirito,
questo si purifica di quegli elementi grossolani che alteravano la
delicatezza delle percezioni; per cui diventa facile comprendere come
l'ampliamento di tutte le facoltà accompagni il progresso dello Spirito.
10. È il grado
dell'estensione delle facoltà dello Spirito che, nell'incarnazione, lo
rende più o meno atto a concepire le cose spirituali. Tuttavia, questa
attitudine non è necessariamente la conseguenza dello sviluppo
dell'intelligenza; la scienza comune di certo non la dà: è per questo
che s'incontrano uomini di grande erudizione tanto ciechi per le cose
spirituali quanto altri lo sono per le cose materiali. Essi sono verso
di esse refrattari perché non le comprendono; e questo dipende dal fatto
che il loro progresso non si è ancora
compiutamente realizzato in tal senso, mentre s'incontrano persone di
una cultura e di una intelligenza comuni che le apprendono con la più
grande facilità, la qual cosa dimostra che di quelle cose esse avevano
una precedente intuizione. C'è in loro un ricordo retrospettivo di ciò
che hanno visto e conosciuto, sia durante l'erraticità, sia nelle loro
esistenze anteriori, così come altri hanno l'intuizione di alcune lingue
e scienze che hanno anteriormente possedute.
11. In quanto al futuro
dello Spiritismo, gli Spiriti, come si sa, sono unanimi nell'affermarne
il prossimo trionfo, nonostante gli ostacoli che gli vengono opposti.
Questa previsione è per loro facile, prima di tutto perché la diffusione
dello Spiritismo è loro opera personale: concorrendo al movimento o
dirigendolo, essi sanno, di conseguenza, ciò che devono fare. In secondo
luogo, è loro sufficiente abbracciare un periodo di breve durata perché
in tale periodo essi vedano, lungo il loro cammino, i più potenti
ausiliari che Dio possa suscitare e che non tarderanno a manifestarsi.
Benché non siano Spiriti disincarnati, possano gli Spiritisti portarsi avanti anche di soli trent'anni in mezzo alla generazione che cresce. Da lì considerino ciò che accade oggi; ne seguano la marcia progressiva e vedranno così consumarsi in vani sforzi coloro che si ritengono chiamati ad arrestarla. Essi li vedranno sparire a poco a poco dalla scena, accanto all'albero che cresce e le cui radici si estendono ogni giorno di più.
12. Gli avvenimenti comuni
della vita privata sono, il più volte, la conseguenza del modo di agire
di ciascuno: il tale riuscirà secondo le sue capacità, il suo tatto, la
sua perseveranza, la sua prudenza e le sue energie, là dove un altro
fallirà per la sua inefficienza. Di modo che si può dire che ognuno è
l'artefice del proprio futuro, che giammai si trova soggetto a una cieca
fatalità che sia indipendente dalla persona. Conoscendo il carattere di
un individuo, facilmente gli si può predire la sorte che l'attende
sulla strada lungo la quale egli s'avvia.
13. Gli avvenimenti che
toccano gli interessi generali dell'umanità sono regolati dalla
Provvidenza. Quando una cosa è nei disegni di Dio, essa deve compiersi
in ogni modo, sia con un mezzo sia con un altro. Gli uomini concorrono
alla sua realizzazione, ma nessuno è indispensabile, altrimenti Dio
stesso sarebbe alla mercé delle Sue creature. Se colui cui spetta la
missione di eseguirlo fallisce, ne viene incaricato un altro. Non ci
sono affatto missioni fatali. L'uomo è sempre libero di compiere o di
non compiere la missione che gli viene affidata e che volontariamente ha
accettata. Se non la compie, perde i benefici che da essa gli sarebbero
derivati e si assume la responsabilità dei ritardi che possono
risultare dalla sua negligenza o dalla sua cattiva volontà. Se egli
diviene un ostacolo alla realizzazione della missione, Dio può
distruggerlo in un soffio.
14. Il risultato finale di
un avvenimento può dunque essere certo, perché è nei disegni di Dio. Ma
poiché il più delle volte i dettagli e la maniera di realizzarsi di tale
avvenimento sono subordinati alle circostanze e al libero arbitrio
degli uomini, vie e mezzi possono avere il carattere dell'eventualità.
Gli Spiriti possono preavvertirci sull'insieme, se è utile che noi ne
siamo avvisati; ma per precisare il luogo e la data, bisognerebbe
ch'essi conoscessero in precedenza la decisione che prenderà il tale o
il talaltro individuo. Ora, se questa decisione non è ancora nella sua
mente, a seconda di quella che sarà, essa può affrettare o ritardare la
realizzazione del fatto, modificare i mezzi d'azione secondari,
raggiungendo tuttavia il medesimo risultato. È così, per esempio, che
gli Spiriti possono, attraverso l'insieme delle circostanze, prevedere
se una guerra è più o meno vicina, se è inevitabile, senza tuttavia
poter predire il giorno in cui tale guerra comincerà, né in dettaglio
gli incidenti che possono venir modificati dalla volontà degli uomini.
15. Per la determinazione
dell'epoca degli avvenimenti futuri, bisogna inoltre tener conto di una
circostanza inerente alla natura stessa degli Spiriti.
Il tempo, allo stesso modo dello spazio, non può essere valutato se non con l'aiuto di punti di paragone o di riferimento, i quali lo dividono in periodi che si possono contare. Sulla Terra, la divisione naturale del tempo in giorni e anni è contrassegnata dal levarsi e dal tramontare del Sole, e dalla durata del movimento di traslazione della Terra. Le unità di misura del tempo variano necessariamente a seconda dei mondi, poiché i periodi astronomici sono differenti. Avviene così, per esempio, che su Giove un giorno equivale a dieci delle nostre ore, e un anno a circa dodici anni terrestri.
C'è dunque per ogni mondo una maniera diversa di calcolare la durata, a seconda della natura delle rivoluzioni astrali che vi si compiono. Questa sarebbe già una difficoltà per la determinazione delle nostre date, da parte di Spiriti che non conoscessero il nostro mondo. Ma, al di fuori dei mondi, questi sistemi di valutazione non esistono. Per uno Spirito, nello spazio, non vi sono né levarsi né tramontar di sole a segnare i giorni, né rivoluzione periodica a segnare gli anni. Per lui non esistono che il tempo e lo spazio infiniti (cap. VI, n. 1 e ss.). Quello, dunque, che non fosse mai venuto sulla Terra non avrebbe nessuna nozione dei nostri calcoli, che, del resto, gli sarebbero completamente inutili. Ma c'è di più. Quello che non fosse mai stato incarnato su nessuno dei mondi non avrebbe alcuna nozione del frazionamento del tempo. Quando uno Spirito estraneo alla Terra viene qui a manifestarsi, egli non può assegnare una data agli avvenimenti se non adeguandosi ai nostri usi, cosa che è senza dubbio in suo potere, ma che il più delle volte egli non giudica utile fare.
Il tempo, allo stesso modo dello spazio, non può essere valutato se non con l'aiuto di punti di paragone o di riferimento, i quali lo dividono in periodi che si possono contare. Sulla Terra, la divisione naturale del tempo in giorni e anni è contrassegnata dal levarsi e dal tramontare del Sole, e dalla durata del movimento di traslazione della Terra. Le unità di misura del tempo variano necessariamente a seconda dei mondi, poiché i periodi astronomici sono differenti. Avviene così, per esempio, che su Giove un giorno equivale a dieci delle nostre ore, e un anno a circa dodici anni terrestri.
C'è dunque per ogni mondo una maniera diversa di calcolare la durata, a seconda della natura delle rivoluzioni astrali che vi si compiono. Questa sarebbe già una difficoltà per la determinazione delle nostre date, da parte di Spiriti che non conoscessero il nostro mondo. Ma, al di fuori dei mondi, questi sistemi di valutazione non esistono. Per uno Spirito, nello spazio, non vi sono né levarsi né tramontar di sole a segnare i giorni, né rivoluzione periodica a segnare gli anni. Per lui non esistono che il tempo e lo spazio infiniti (cap. VI, n. 1 e ss.). Quello, dunque, che non fosse mai venuto sulla Terra non avrebbe nessuna nozione dei nostri calcoli, che, del resto, gli sarebbero completamente inutili. Ma c'è di più. Quello che non fosse mai stato incarnato su nessuno dei mondi non avrebbe alcuna nozione del frazionamento del tempo. Quando uno Spirito estraneo alla Terra viene qui a manifestarsi, egli non può assegnare una data agli avvenimenti se non adeguandosi ai nostri usi, cosa che è senza dubbio in suo potere, ma che il più delle volte egli non giudica utile fare.
16. Gli Spiriti, che
compongono la popolazione invisibile del nostro globo, dove essi hanno
già vissuto e dove continuano a vivere in mezzo a noi, si ritrovano
naturalmente adeguati alle nostre abitudini, di cui conservano il
ricordo nell'erraticità. Di conseguenza, essi potrebbero più facilmente
assegnare una data agli avvenimenti futuri allorché la conoscessero; ma
oltre al fatto che ciò non sempre è loro permesso, essi ne sono impediti
da questa ragione: tutte le volte che le circostanze di dettaglio sono
subordinate al libero arbitrio e alla eventuale decisione dell'uomo, la
data precisa non esiste realmente se non allorché l'avvenimento è già
avvenuto.
Ecco perché le predizioni circostanziate non possono offrire alcuna certezza e devono essere accolte soltanto come probabilità, quand'anche esse non portino con sé un marchio di legittima suspicione. Pertanto gli Spiriti veramente saggi non predicono mai nulla a epoche prestabilite; essi si limitano a fare previsioni sull'esito di cose che ci è utile conoscere. Insistere per avere dettagli precisi significa esporsi alle mistificazioni degli Spiriti leggeri, che predicono tutto ciò che si vuole, senza per nulla preoccuparsi della verità, e si divertono degli spaventi e degli abbagli che causano.
Ecco perché le predizioni circostanziate non possono offrire alcuna certezza e devono essere accolte soltanto come probabilità, quand'anche esse non portino con sé un marchio di legittima suspicione. Pertanto gli Spiriti veramente saggi non predicono mai nulla a epoche prestabilite; essi si limitano a fare previsioni sull'esito di cose che ci è utile conoscere. Insistere per avere dettagli precisi significa esporsi alle mistificazioni degli Spiriti leggeri, che predicono tutto ciò che si vuole, senza per nulla preoccuparsi della verità, e si divertono degli spaventi e degli abbagli che causano.
17. La forma finora
impiegata per le predizioni ne fa degli autentici enigmi, spesso
indecifrabili. Questa forma misteriosa e cabalistica, di cui Nostradamus
ci offre il genere più completo, conferisce a tali predizioni un certo
prestigio agli occhi del volgo, il quale dà a esse tanto più valore,
quanto più incomprensibili sono. Per la loro ambiguità esse si prestano
alle più diverse interpretazioni; cosicché, secondo il senso attribuito a
certe parole allegoriche o convenzionali, secondo il modo attraverso
cui si effettua il calcolo bizzarramente complicato delle date, e con un
po' di buona volontà, vi si trova quasi tutto ciò che si vuole.
Comunque sia, bisogna convenire che alcune predizioni hanno un carattere serio e confondono con la loro veridicità. È probabile che, un tempo, questa forma velata abbia avuto la sua ragion d'essere e anche la sua necessità.
Al giorno d'oggi le circostanze non sono più le stesse; il positivismo del secolo mal si adatterebbe al linguaggio sibillino. Perciò, le predizioni dei giorni nostri non ostentano più quelle strane forme di linguaggio; le predizioni che fanno gli Spiriti non hanno niente di mistico; essi parlano usando il linguaggio di tutti, come avrebbero fatto da vivi, poiché non hanno cessato di appartenere all'umanità; ci avvertano delle cose future, personali o generali, quando ciò può essere utile e nella misura della perspicacia di cui sono dotati, proprio come farebbero dei consiglieri o degli amici. Le loro previsioni, dunque, sono degli avvertimenti — che nulla tolgono al libero arbitrio — piuttosto che delle predizioni propriamente dette, che implicherebbero una fatalità assoluta. La loro opinione, inoltre, è quasi sempre motivata, perché essi non vogliono che l'uomo annulli la sua ragione sotto una fede cieca e desiderano ch'egli ne consideri l'esattezza.
Comunque sia, bisogna convenire che alcune predizioni hanno un carattere serio e confondono con la loro veridicità. È probabile che, un tempo, questa forma velata abbia avuto la sua ragion d'essere e anche la sua necessità.
Al giorno d'oggi le circostanze non sono più le stesse; il positivismo del secolo mal si adatterebbe al linguaggio sibillino. Perciò, le predizioni dei giorni nostri non ostentano più quelle strane forme di linguaggio; le predizioni che fanno gli Spiriti non hanno niente di mistico; essi parlano usando il linguaggio di tutti, come avrebbero fatto da vivi, poiché non hanno cessato di appartenere all'umanità; ci avvertano delle cose future, personali o generali, quando ciò può essere utile e nella misura della perspicacia di cui sono dotati, proprio come farebbero dei consiglieri o degli amici. Le loro previsioni, dunque, sono degli avvertimenti — che nulla tolgono al libero arbitrio — piuttosto che delle predizioni propriamente dette, che implicherebbero una fatalità assoluta. La loro opinione, inoltre, è quasi sempre motivata, perché essi non vogliono che l'uomo annulli la sua ragione sotto una fede cieca e desiderano ch'egli ne consideri l'esattezza.
18. Anche l'umanità
contemporanea conta i suoi profeti. Più di uno scrittore, poeta,
letterato, storico o filosofo ha preannunciato nei suoi scritti il
cammino futuro delle cose che oggi abbiamo visto realizzarsi.
Questa attitudine spesso deriva, senza dubbio, dalla rettitudine di giudizio, che dal presente deduce le conseguenze logiche; ma spesso è anch'essa il risultato di una speciale chiaroveggenza inconscia o di una ispirazione che viene dall'esterno. Ciò che questi uomini hanno fatto da vivi, possono a maggior ragione farlo nello stato di Spiriti liberi, quando la vista spirituale non è più ottenebrata dalla materia.
Questa attitudine spesso deriva, senza dubbio, dalla rettitudine di giudizio, che dal presente deduce le conseguenze logiche; ma spesso è anch'essa il risultato di una speciale chiaroveggenza inconscia o di una ispirazione che viene dall'esterno. Ciò che questi uomini hanno fatto da vivi, possono a maggior ragione farlo nello stato di Spiriti liberi, quando la vista spirituale non è più ottenebrata dalla materia.
Capitolo XVII - PREDIZIONI DEL VANGELO
Nessuno è profeta nella sua patria
1. Recatosi nella sua
patria, insegnava nella loro sinagoga, così che stupivano e dicevano:
"Da dove gli vengono tanta sapienza e queste opere potenti? Non è questi
il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi
fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono
tutte tra di noi? Da dove gli vengono tutte queste cose?" E si
scandalizzavano a causa di lui.
Ma Gesù disse loro: " Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa sua". E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti. (Matteo 13:54-58)
Ma Gesù disse loro: " Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa sua". E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti. (Matteo 13:54-58)
2. Gesù enunciava così una
verità divenuta proverbio, che è di tutti i tempi, e a cui si potrebbe
dare una maggiore estensione dicendo che nessuno è profeta in vita.
Nel linguaggio comune, questa massima si applica al credito di cui gode un uomo tra i suoi e tra quelli in mezzo ai quali vive, alla fiducia ch'egli ispira loro per la superiorità della sua erudizione e della sua intelligenza. Se tale massima subisce delle eccezioni, queste sono ben rare e, in ogni caso, non sono mai assolute. Il principio di questa verità è una conseguenza naturale della fragilità umana, che si può anche spiegare.
L'abitudine di vedersi fin dall'infanzia, nelle comuni circostanze della vita, stabilisce tra gli individui una sorta di uguaglianza materiale, la quale fa sì che spesso ci si rifiuti di riconoscere una superiorità morale in colui di cui si è stati il compagno o il commensale, che è uscito dal medesimo ambiente e di cui si sono viste le prime debolezze. Il fatto è che l'orgoglio soffre dell'ascendente che è costretto a subire. Chiunque si elevi al di sopra del livello comune è sempre esposto alla gelosia e all'invidia. Quelli che si sentono incapaci di raggiungere la sua altezza cercano in tutti i modi di sottovalutarlo con la denigrazione, la maldicenza e la calunnia. Quanto più piccoli si vedono, tanto più forte gridano, credendo così di elevare sé stessi e di eclissare l'altro con tutto il rumore che fanno. Tale è stata e tale sarà la storia dell'umanità, fintantoché gli uomini non avranno compreso la loro natura spirituale e non avranno ampliato il loro orizzonte morale. Da tutto ciò risulta chiaramente come un simile pregiudizio sia proprio degli spiriti gretti e volgari che assumono la loro persona come punto di riferimento per ogni cosa.
D'altronde, degli uomini che si conoscono solo attraverso il loro spirito, ci si fa generalmente un ideale che cresce nella misura in cui tempi e luoghi vanno distanziandosi. Li si spoglia quasi dell'umanità. Sembra quasi ch'essi non debbano avere né sentito né parlato come tutti; che il loro linguaggio e i loro pensieri debbano essere stati costantemente al massimo grado del sublime, e ciò senza considerare che lo spirito non poteva essere incessantemente teso e in costante sovraeccitazione. Nel contatto giornaliero della vita privata, chiaramente si nota l'uomo materiale, poiché nulla lo distingue dal volgo. L'uomo corporale, sopraffatto dai sensi, quasi cancella l'uomo spirituale. Di quest'ultimo, invece, non si percepisce che lo spirito. Da lontano, non si vede che il lampo del genio; da vicino, si vede il riposo dello spirito.
Dopo la morte, non esistendo più il raffronto, resta soltanto l'uomo spirituale, ed egli sembra tanto più grande quanto più lontano è il ricordo dell'uomo corporale. Ecco perché gli uomini che hanno segnato il loro passaggio sulla Terra con opere di reale valore sono più apprezzati dopo la morte che in vita. Essi sono giudicati con maggiore imparzialità, perché, essendo spariti gli invidiosi e i gelosi, gli antagonismi personali non esistono più. La posterità è un giudice disinteressato che valuta l'opera dello Spirito, l'accetta senza ciechi entusiasmi se è buona, la respinge senza odio se è cattiva, indipendentemente dall'individualità che l'ha prodotta.
Tanto meno poteva sfuggire alle conseguenze di questo principio, che è inerente alla natura umana, Gesù, il quale viveva in un ambiente poco illuminato e fra uomini interamente votati alla vita materiale. I suoi compatrioti non vedevano in lui che il figlio del carpentiere, il fratello di uomini ignoranti quanto loro, e si domandavano che cosa potesse renderlo superiore a loro e dargli il diritto di rimproverarli. Così egli, notando che la sua parola godeva di una minore considerazione presso i compaesani, i quali lo disprezzavano, che presso gli estranei, andò a predicare tra coloro che lo ascoltavano e in mezzo ai quali riscuoteva maggior simpatia.
Ci si può fare un'idea dei sentimenti che verso di lui nutrivano i suoi parenti anche da questo fatto: i suoi fratelli, accompagnati dalla madre, andarono un giorno in un'assemblea dove Gesù si trovava per portarlo via, dicendo che aveva perduto il senso (Marco 3:20 21, 31 35; Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XIV).
Pertanto, da un lato, i sacerdoti e i farisei accusavano Gesù di agire per conto del demoni; dall'altro i suoi parenti più stretti lo tacciavano di follia. Non avviene forse così, ai giorni nostri, nei confronti degli Spiritisti?
E dovranno forse questi lamentarsi di non essere trattati dai loro concittadini meglio di quanto non lo fosse stato Gesù? Ma ciò che non avrebbe avuto nulla di sorprendente duemila anni fa, presso un popolo ignorante, è molto più strano oggi, nel diciannovesimo secolo, in seno a nazioni civilizzate.
Nel linguaggio comune, questa massima si applica al credito di cui gode un uomo tra i suoi e tra quelli in mezzo ai quali vive, alla fiducia ch'egli ispira loro per la superiorità della sua erudizione e della sua intelligenza. Se tale massima subisce delle eccezioni, queste sono ben rare e, in ogni caso, non sono mai assolute. Il principio di questa verità è una conseguenza naturale della fragilità umana, che si può anche spiegare.
L'abitudine di vedersi fin dall'infanzia, nelle comuni circostanze della vita, stabilisce tra gli individui una sorta di uguaglianza materiale, la quale fa sì che spesso ci si rifiuti di riconoscere una superiorità morale in colui di cui si è stati il compagno o il commensale, che è uscito dal medesimo ambiente e di cui si sono viste le prime debolezze. Il fatto è che l'orgoglio soffre dell'ascendente che è costretto a subire. Chiunque si elevi al di sopra del livello comune è sempre esposto alla gelosia e all'invidia. Quelli che si sentono incapaci di raggiungere la sua altezza cercano in tutti i modi di sottovalutarlo con la denigrazione, la maldicenza e la calunnia. Quanto più piccoli si vedono, tanto più forte gridano, credendo così di elevare sé stessi e di eclissare l'altro con tutto il rumore che fanno. Tale è stata e tale sarà la storia dell'umanità, fintantoché gli uomini non avranno compreso la loro natura spirituale e non avranno ampliato il loro orizzonte morale. Da tutto ciò risulta chiaramente come un simile pregiudizio sia proprio degli spiriti gretti e volgari che assumono la loro persona come punto di riferimento per ogni cosa.
D'altronde, degli uomini che si conoscono solo attraverso il loro spirito, ci si fa generalmente un ideale che cresce nella misura in cui tempi e luoghi vanno distanziandosi. Li si spoglia quasi dell'umanità. Sembra quasi ch'essi non debbano avere né sentito né parlato come tutti; che il loro linguaggio e i loro pensieri debbano essere stati costantemente al massimo grado del sublime, e ciò senza considerare che lo spirito non poteva essere incessantemente teso e in costante sovraeccitazione. Nel contatto giornaliero della vita privata, chiaramente si nota l'uomo materiale, poiché nulla lo distingue dal volgo. L'uomo corporale, sopraffatto dai sensi, quasi cancella l'uomo spirituale. Di quest'ultimo, invece, non si percepisce che lo spirito. Da lontano, non si vede che il lampo del genio; da vicino, si vede il riposo dello spirito.
Dopo la morte, non esistendo più il raffronto, resta soltanto l'uomo spirituale, ed egli sembra tanto più grande quanto più lontano è il ricordo dell'uomo corporale. Ecco perché gli uomini che hanno segnato il loro passaggio sulla Terra con opere di reale valore sono più apprezzati dopo la morte che in vita. Essi sono giudicati con maggiore imparzialità, perché, essendo spariti gli invidiosi e i gelosi, gli antagonismi personali non esistono più. La posterità è un giudice disinteressato che valuta l'opera dello Spirito, l'accetta senza ciechi entusiasmi se è buona, la respinge senza odio se è cattiva, indipendentemente dall'individualità che l'ha prodotta.
Tanto meno poteva sfuggire alle conseguenze di questo principio, che è inerente alla natura umana, Gesù, il quale viveva in un ambiente poco illuminato e fra uomini interamente votati alla vita materiale. I suoi compatrioti non vedevano in lui che il figlio del carpentiere, il fratello di uomini ignoranti quanto loro, e si domandavano che cosa potesse renderlo superiore a loro e dargli il diritto di rimproverarli. Così egli, notando che la sua parola godeva di una minore considerazione presso i compaesani, i quali lo disprezzavano, che presso gli estranei, andò a predicare tra coloro che lo ascoltavano e in mezzo ai quali riscuoteva maggior simpatia.
Ci si può fare un'idea dei sentimenti che verso di lui nutrivano i suoi parenti anche da questo fatto: i suoi fratelli, accompagnati dalla madre, andarono un giorno in un'assemblea dove Gesù si trovava per portarlo via, dicendo che aveva perduto il senso (Marco 3:20 21, 31 35; Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XIV).
Pertanto, da un lato, i sacerdoti e i farisei accusavano Gesù di agire per conto del demoni; dall'altro i suoi parenti più stretti lo tacciavano di follia. Non avviene forse così, ai giorni nostri, nei confronti degli Spiritisti?
E dovranno forse questi lamentarsi di non essere trattati dai loro concittadini meglio di quanto non lo fosse stato Gesù? Ma ciò che non avrebbe avuto nulla di sorprendente duemila anni fa, presso un popolo ignorante, è molto più strano oggi, nel diciannovesimo secolo, in seno a nazioni civilizzate.
Morte e passione di Gesù
3. (Dopo la guarigione del lunatico). E
tutti rimasero sbalorditi della grandezza di Dio. Mentre tutti si
meravigliavano di tutte le cose che Gesù faceva, egli disse ai suoi
discepoli:
"Voi tenete bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini." Ma essi non capivano queste parole che erano per loro velate, così da risultare incomprensibili, e temevano di interrogarlo su quanto aveva detto. (Luca 9:43-45)
"Voi tenete bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini." Ma essi non capivano queste parole che erano per loro velate, così da risultare incomprensibili, e temevano di interrogarlo su quanto aveva detto. (Luca 9:43-45)
4. Da allora Gesù cominciò a
spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire
molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi,
ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. (Matteo 16:21)
5. Mentre essi percorrevano
insieme la Galilea, Gesù disse loro: "Il Figlio dell'uomo sta per essere
dato nelle mani degli uomini; essi lo uccideranno e il terzo giorno
risusciterà". Ed essi ne furono molto rattristati. (Matteo 17:22-23)
6. Poi Gesù, mentre saliva
verso Gerusalemme, prese da parte i dodici; e strada facendo, disse
loro: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà dato
nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi; essi lo condanneranno a
morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e
crocifisso; e il terzo giorno risusciterà. (Matteo 20:17-19)
7. Poi, prese con sé i
dodici, e disse loro: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e saranno
compiute riguardo al Figlio dell'uomo tutte le cose scritte dai profeti;
perché egli sarà consegnato ai pagani, e sarà schernito e oltraggiato e
gli sputeranno addosso; e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno; ma
il terzo giorno risusciterà". Ed essi non capirono nulla di tutto
questo; quel discorso era per loro oscuro, e non capivano ciò che Gesù
voleva dire. (Luca 18:31-34)
8. Quando Gesù ebbe finito
tutti questi discorsi, disse ai suoi discepoli: "Voi sapete che fra due
giorni è la Pasqua, e il Figlio dell'uomo sarà consegnato per esser
crocifisso".
Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote che si chiamava Caiafa e deliberarono di prendere Gesù con inganno e di farlo morire. Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non accada qualche tumulto nel popolo". (Matteo 26:1-5)
Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote che si chiamava Caiafa e deliberarono di prendere Gesù con inganno e di farlo morire. Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non accada qualche tumulto nel popolo". (Matteo 26:1-5)
9. In quello stesso momento
vennero alcuni farisei a dirgli: "Parti, e vattene di qui, perché Erode
vuol farti morire". Ed egli disse loro: "Andate a dire a quella volpe:
'Ecco, io scaccio i demoni, compio guarigioni oggi e domani, e il terzo
giorno avrò terminato'". (Luca 13:31-32)
Persecuzione contro gli apostoli
10. "Guardatevi dagli
uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno
nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per
causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani.'
(Matteo 10:17-18)
11. "Vi espelleranno dalle
sinagoghe; anzi, l'ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di
rendere un culto a Dio. Faranno questo perché non hanno conosciuto né il
Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose, affinché quando sia giunta
l'ora, vi ricordiate che ve le ho dette. Non ve le dissi da principio
perché ero con voi." (Giovanni 16:2-4)
12. "Voi sarete traditi
perfino da genitori, fratelli, parenti e amici; faranno morire parecchi
di voi; e sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma neppure un
capello del vostro capo perirà. Con la vostra costanza salverete le
vostre vite." (Luca 21:16– 19)
13. (Martirio di san Pietro). "In
verità, in verità ti dico che quand'eri più giovane, ti cingevi da solo
e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e
un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti." Disse questo per
indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio. E, dopo aver parlato
così, gli disse: "Seguimi". (Giovanni 21:18-19)
Le città impenitenti
14. Allora egli prese a
rimproverare le città nelle quali era stata fatta la maggior parte delle
sue opere potenti, perché non si erano ravvedute: "Guai a te, Corazin!
Guai a te Betsaida! perché se in Tiro e Sidone fossero state fatte le
opere potenti compiute tra di voi, già da molto tempo si sarebbero
pentite, con cilicio e cenere. Perciò vi dichiaro che nel giorno del
giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra.
E tu, o Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai
fino all'Ades. Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti
compiute in te, essa sarebbe durata fino ad oggi. Perciò, vi dichiaro,
nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più
tollerabile della tua". (Matteo 11:20-24)
La rovina del tempio e di Gerusalemme
15. Mentre Gesù usciva dal
tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli
osservare gli edifici del tempio. Ma egli rispose loro: "Vedete tutte
queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su
pietra che non sia diroccata". (Matteo 24:1-2)
16. Quando fu vicino,
vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: "Oh se tu sapessi, almeno
oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi.
Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno
attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni
parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in
te pietra su pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei
stata visitata". (Luca 19:41-44)
17. “Mabisogna che io cammini oggi, domani e dopodomani, perché non può essere che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Io vi dico che non mi vedrete più, fino al giorno in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Luca 13:33-35)
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Io vi dico che non mi vedrete più, fino al giorno in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Luca 13:33-35)
18. Quando vedrete
Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua
devastazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea ; fuggano sui
monti; e quelli che sono in città, se ne allontanino; e quelli che sono
nella campagna non entrino nella città. Perché quelli sono giorni di
vendetta, affinché si adempia tutto quello che è stato scritto. Guai
alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei
giorni! Perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su questo popolo.
Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri
fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i
tempi delle nazioni siano compiuti. (Luca 21:20-24)
19. (Gesù in cammino verso il supplizio). Lo
seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano cordoglio e
lamento per lui. Ma Gesù, voltatosi verso di loro, disse: "Figlie di
Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i
vostri figli. Perché, ecco, i giorni vengono nei quali si dirà: ‘Beate
le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno
allattato’. Allora cominceranno a dire ai monti:‘Cadeteci addosso’; e ai colli: ‘Copriteci’. Perché se fanno questo al legno verde, che cosa sarà fatto al secco?" (Luca 23:27-31)
20. La facoltà di presentire
le cose future è uno degli attributi dell'anima e si spiega attraverso
la teoria della prescienza. Gesù la possedeva a un grado elevatissimo,
come tutte le altre sue facoltà. Egli ha dunque potuto prevedere gli
avvenimenti che sarebbero seguiti alla sua morte senza che in questo
fatto vi sia nulla di soprannaturale, poiché lo vediamo riprodursi sotto
i nostri occhi nelle situazioni più comuni. Non è raro il caso di
individui che annunciano con precisione l'istante della loro morte.
Avviene, infatti, che la loro anima, nello stato di liberazione, è come
l'uomo della montagna (cap. XVI, n. 1): abbraccia la strada da
percorrere e ne vede il termine.
21. Tanto più doveva essere
così per Gesù, il quale, avendo coscienza della missione che veniva a
compiere, sapeva che la morte mediante il supplizio ne sarebbe stata la
necessaria conseguenza. La vista spirituale, che in lui era permanente,
così come la penetrazione del pensiero, doveva mostrargliene le
circostanze e il periodo fatale. Per la medesima ragione, egli poteva
prevedere la rovina del tempio e quella di Gerusalemme, le disgrazie che
stavano per colpire i suoi abitanti, e la dispersione degli Ebrei.
Maledizione contro i farisei
22. (Giovanni Battista). Ma
vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro:
"Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l'ira futura? Fate
dunque dei frutti degni del ravvedimento. Non pensate di dire dentro di
voi: 'Abbiamo per padre Abramo'; perché io vi dico che da queste pietre
Dio può far sorgere dei figli ad Abramo. Ormai la scure è posta alla
radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene
tagliato e gettato nel fuoco". (Matteo 3:7-10)
23.
“Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei
cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare
quelli che cercano di entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa;ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: 'Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!' In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare. Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione”. (Matteo 23:13-36)
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa;ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: 'Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!' In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare. Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione”. (Matteo 23:13-36)
Le mie parole non passeranno
24. Allora i suoi discepoli
si avvicinarono e gli dissero: “Sai che i farisei quando hanno udito
questo discorso, ne sono rimasti scandalizzati?” Egli rispose loro: “Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata. Lasciateli;
sono ciechi, guide di ciechi; ora se un cieco guida un altro cieco,
tutti e due cadranno in un fosso”. (Matteo 15:12-14)
25. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. (Matteo 24:35)
26. Le parole di Gesù non
passeranno, perché esse saranno vere in tutti i tempi. Il suo codice
morale sarà eterno, perché racchiude le condizioni del bene, che
conducono l'uomo al suo destino eterno. Ma le sue parole sono pervenute
fino a noi non contaminate da mescolanze e da false interpretazioni? Ne
hanno afferrato lo spirito tutte le sette cristiane? Qualcuna di queste
non ne avrà forse alterato il vero significato, in seguito a dei
pregiudizi e all'ignoranza delle leggi della natura? Qualcuna non le
avrà trasformate in strumento di dominazione per servire le sue
ambizioni e i suoi interessi materiali, una sorta di pedana, non per
innalzarsi verso il cielo, ma per elevarsi sulla Terra? Si sono tutte le
sette cristiane proposte come regola di condotta la pratica delle
virtù, di cui Gesù ha fatto l'espressa condizione della salvezza? Sono
esse tutte esenti dai rimproveri che Gesù indirizzava ai farisei del suo
tempo? Alla fine, sono esse tutte l'espressione pura della sua
dottrina, nella teoria come nella pratica?
Essendo la verità una, non può trovarsi in affermazioni contrarie, né Gesù ha potuto voler dare alle sue parole un doppio significato. Se, dunque, le varie sette si contraddicono, se le une considerano come vero ciò che le altre condannano' come eresia, è impossibile che esse si trovino tutte nella verità. Se tutte avessero compreso il vero significato dell'insegnamento evangelico, si sarebbero incontrate sul medesimo terreno e non sarebbero esistite delle sette.
Ciò che non passerà è il vero senso delle parole di Gesù; ciò che passerà è quanto gli uomini hanno costruito sul falso senso ch'essi hanno dato a quelle medesime parole.
Avendo Gesù come missione quella di trasmettere agli uomini il pensiero di Dio, soltanto la sua dottrina pura può essere l'espressione di questo pensiero.È per questo ch'egli ha detto: Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata.
Essendo la verità una, non può trovarsi in affermazioni contrarie, né Gesù ha potuto voler dare alle sue parole un doppio significato. Se, dunque, le varie sette si contraddicono, se le une considerano come vero ciò che le altre condannano' come eresia, è impossibile che esse si trovino tutte nella verità. Se tutte avessero compreso il vero significato dell'insegnamento evangelico, si sarebbero incontrate sul medesimo terreno e non sarebbero esistite delle sette.
Ciò che non passerà è il vero senso delle parole di Gesù; ciò che passerà è quanto gli uomini hanno costruito sul falso senso ch'essi hanno dato a quelle medesime parole.
Avendo Gesù come missione quella di trasmettere agli uomini il pensiero di Dio, soltanto la sua dottrina pura può essere l'espressione di questo pensiero.È per questo ch'egli ha detto: Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata.
La pietra angolare
27. Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:
‘La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri?’ Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà".
I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta. (Matteo 21:42-46)
‘La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri?’ Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà".
I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta. (Matteo 21:42-46)
28. La parola di Gesù è
diventata la pietra angolare, cioè la pietra di consolidazione del nuovo
edificio della fede, eretto sulle rovine dell'antico. Avendo i Giudei, i
principi dei sacerdoti e i farisei rifiutata questa parola, essa li ha
schiacciati, così come schiaccerà coloro che, in seguito, l'hanno
disconosciuta, o che ne hanno snaturato il senso, a vantaggio della
propria ambizione.
Parabola dei vignaiuoli omicidi
29. "Udite un'altra
parabola: C'era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece
attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una
torre; poi l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio.
Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna. Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero altro e un altro lo lapidarono. Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo:
‘Avranno rispetto per mio figlio’. Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: 'Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità'. Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?" Essi gli risposero: "Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo". (Matteo 21:33-41)
Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna. Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero altro e un altro lo lapidarono. Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo:
‘Avranno rispetto per mio figlio’. Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: 'Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità'. Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?" Essi gli risposero: "Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo". (Matteo 21:33-41)
30. Il
padre di famiglia è Dio; la vigna che ha piantato è la legge ch'Egli ha
stabilito; i vignaiuoli ai quali ha affittato la Sua vigna sono gli
uomini che devono insegnare e praticare la Sua legge; i servitori che
inviò loro sono i profeti che quelli hanno massacrato; il figlio che
invia alla fine è Gesù, ch'essi egualmente hanno eliminato. Come,
dunque, il Signore tratterà i Suoi mandatari, prevaricatori della Sua
legge? Egli li tratterà come essi hanno trattato i Suoi inviati e ne
chiamerà altri che Gli daranno miglior conto dei Suoi beni e
dell'andamento del Suo gregge.
Così è accaduto con gli scribi, con i principi dei sacerdoti e con i farisei. E così accadrà quando tornerà di nuovo a domandar conto di ciò che ciascuno ha fatto della Sua dottrina. Toglierà l'autorità a colui che ne avrà abusato, perché vuole che il Suo campo sia amministrato secondo la Sua volontà.
Dopo diciotto secoli l'umanità, giunta all'età virile, è matura per comprendere quanto il Cristo ha soltanto adombrato, perché, come diceva egli stesso, altrimenti non sarebbe stato compreso. Ora, a quali risultati sono arrivati coloro che sono stati incaricati dell'educazione religiosa dell'umanità? Sono arrivati a vedere l'indifferenza far seguito alla fede e la miscredenza ergersi a dottrina. In nessun'altra epoca, infatti, lo scetticismo e lo spirito di negazione furono più diffusi che nell'epoca attuale, in seno a tutte le classi sociali.
Ma se alcune delle parole del Cristo sono nascoste sotto il velo dell'allegoria, riguardo invece a tutto ciò che concerne la regola di condotta, i rapporti tra uomo e uomo, i principi morali attraverso i quali espressamente egli condiziona la salvezza., riguardo a tutto ciò i suoi insegnamenti sono chiari, espliciti e senza ambiguità (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XV).
Delle sue massime di carità, di amore e di tolleranza che n'è statò? E delle raccomandazioni fatte ai suoi apostoli circa la conversione degli uomini attraverso la dolcezza e la persuasione? E della semplicità,dell'umiltà, dell'altruismo e di tutte le virtù di cui egli ha dato l'esempio? In suo nome, gli uomini si sono scagliati anatemi e maledizioni; si sono sgozzati in nome di colui che ha detto: "Tutti gli uomini sono fratelli". Di Colui, ch'egli ha proclamato infinitamente giusto, buono e misericordioso, si è creato un Dio geloso, crudele, vendicativo e parziale. A quel Dio di pace e di verità si sono sacrificate migliaia di vittime sui roghi, sotto le torture e con le persecuzioni, più di quante non ne abbiano mai sacrificate i pagani per i loro falsi dei. Si sono venduti i favori del cielo e le preghiere in nome di colui che ha scacciato i mercanti dal tempio e che ha detto ai suoi discepoli: "Date gratuitamente ciò che gratuitamente voi avete ricevuto".
Che cosa direbbe il Cristo, se vivesse oggi fra di noi? Se vedesse i suoi rappresentanti ambire agli onori, alle ricchezze, al potere e ai fasti dei príncipi del mondo, mentre lui, più re di tutti i re della Terra, fece il suo ingresso in Gerusalemme in groppa a un asino? Non si troverebbe egli in diritto di dire loro: "Che avete fatto dei miei insegnamenti, voi che incensate il vitello d'oro, voi che, durante le vostre preghiere, date largo spazio ai ricchi e riservate ai poveri uno spazio esiguo, mentre io vi ho detto: 'I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi del regno dei cieli?" Ma se egli non c'è carnalmente, c'è in Spirito e, come quel padrone della parabola, egli verrà a chieder conto ai suoi vignaiuoli del prodotto della sua vigna, quando sarà giunto il tempo della raccolta.
Così è accaduto con gli scribi, con i principi dei sacerdoti e con i farisei. E così accadrà quando tornerà di nuovo a domandar conto di ciò che ciascuno ha fatto della Sua dottrina. Toglierà l'autorità a colui che ne avrà abusato, perché vuole che il Suo campo sia amministrato secondo la Sua volontà.
Dopo diciotto secoli l'umanità, giunta all'età virile, è matura per comprendere quanto il Cristo ha soltanto adombrato, perché, come diceva egli stesso, altrimenti non sarebbe stato compreso. Ora, a quali risultati sono arrivati coloro che sono stati incaricati dell'educazione religiosa dell'umanità? Sono arrivati a vedere l'indifferenza far seguito alla fede e la miscredenza ergersi a dottrina. In nessun'altra epoca, infatti, lo scetticismo e lo spirito di negazione furono più diffusi che nell'epoca attuale, in seno a tutte le classi sociali.
Ma se alcune delle parole del Cristo sono nascoste sotto il velo dell'allegoria, riguardo invece a tutto ciò che concerne la regola di condotta, i rapporti tra uomo e uomo, i principi morali attraverso i quali espressamente egli condiziona la salvezza., riguardo a tutto ciò i suoi insegnamenti sono chiari, espliciti e senza ambiguità (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XV).
Delle sue massime di carità, di amore e di tolleranza che n'è statò? E delle raccomandazioni fatte ai suoi apostoli circa la conversione degli uomini attraverso la dolcezza e la persuasione? E della semplicità,dell'umiltà, dell'altruismo e di tutte le virtù di cui egli ha dato l'esempio? In suo nome, gli uomini si sono scagliati anatemi e maledizioni; si sono sgozzati in nome di colui che ha detto: "Tutti gli uomini sono fratelli". Di Colui, ch'egli ha proclamato infinitamente giusto, buono e misericordioso, si è creato un Dio geloso, crudele, vendicativo e parziale. A quel Dio di pace e di verità si sono sacrificate migliaia di vittime sui roghi, sotto le torture e con le persecuzioni, più di quante non ne abbiano mai sacrificate i pagani per i loro falsi dei. Si sono venduti i favori del cielo e le preghiere in nome di colui che ha scacciato i mercanti dal tempio e che ha detto ai suoi discepoli: "Date gratuitamente ciò che gratuitamente voi avete ricevuto".
Che cosa direbbe il Cristo, se vivesse oggi fra di noi? Se vedesse i suoi rappresentanti ambire agli onori, alle ricchezze, al potere e ai fasti dei príncipi del mondo, mentre lui, più re di tutti i re della Terra, fece il suo ingresso in Gerusalemme in groppa a un asino? Non si troverebbe egli in diritto di dire loro: "Che avete fatto dei miei insegnamenti, voi che incensate il vitello d'oro, voi che, durante le vostre preghiere, date largo spazio ai ricchi e riservate ai poveri uno spazio esiguo, mentre io vi ho detto: 'I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi del regno dei cieli?" Ma se egli non c'è carnalmente, c'è in Spirito e, come quel padrone della parabola, egli verrà a chieder conto ai suoi vignaiuoli del prodotto della sua vigna, quando sarà giunto il tempo della raccolta.
Un solo gregge e un solo pastore
31. Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore. (Giovanni 10:16)
32. Con queste parole, Gesù
annuncia, chiaramente che un giorno gli uomini si uniranno in un'unica
credenza. Ma come potrebbe effettuarsi questa unificazione? La cosa
appare difficile, se si considerano le differenze che esistono tra le
religioni, l'antagonismo che esse mantengono tra i loro rispettivi
adepti, e l'ostinazione di ciascuna nel credersi in possesso esclusivo
della verità. Tutte vogliono l'unità, ma tutte si illudono che avverrà a
loro proprio vantaggio, e nessuna intende fare una qualsiasi
concessione che non sia riguardo alle sue credenze.
Tuttavia, l'unità nella religione si farà — come tende a farsi socialmente, politicamente e commercialmente — con la caduta delle barriere che separano i popoli, con l'assimilazione dei costumi, degli usi e dei linguaggi. I popoli dell'intero mondo già fraternizzano, come quelli di province d'uno stesso antico impero. Si presagisce questa unità e tutti la desiderano. Essa si farà per forza di cose, perché diverrà una necessità per stringere i legami di fraternità tra le nazioni; essa si farà attraverso lo sviluppo della ragione umana, che dimostrerà la puerilità di tali dissidenze; si farà grazie al progresso delle scienze, che dimostra ogni giorno gli errori materiali sui quali tali dissidenze si fondano, e che distacca a poco a poco le pietre verminose dalle loro basi. Se la scienza demolisce, nelle religioni, quanto è opera dell'uomo e frutto della sua ignoranza riguardo alle leggi della natura, essa non può distruggere, malgrado l'opinione di alcuni, quanto è opera di Dio e la verità eterna. Allontanando gli accessori, la scienza prepara le vie verso l'unità.
Per giungere all'unità, le religioni dovranno incontrarsi su di un terreno neutro, sebbene comune a tutte; per questo tutte dovranno fare concessioni e sacrifici più o meno grandi, a seconda della molteplicità dei loro dogmi particolari. Ma, in virtù del principio d'immutabilità che tutte professano, l'iniziativa delle concessioni non potrà partire dal campo ufficiale; invece di prendere il loro punto di partenza dall'alto, esse lo prenderanno dal basso, attraverso l'iniziativa individuale.
Si va operando, da qualche tempo, un movimento di decentralizzazione che tende ad acquistare una forza irresistibile. Il principio di immutabilità che le religioni hanno considerato finora un'egida conservatrice, diverrà un elemento di distruzione. Infatti, considerato che i culti s'immobilizzano, mentre la società progredisce, essi verranno superati e, in seguito, assorbiti nella corrente delle idee progressiste.
L'immobilità, invece d'essere una forza, diviene una causa di debolezza e di rovina per chi non segue il movimento generale. Essa rompe l'unità, poiché coloro che vogliono andare avanti si separano da coloro che si ostinano a restare indietro.
Nello stato attuale dell'opinione e delle conoscenze, la religione che dovrà radunare un giorno tutti gli uomini sotto la medesima bandiera, sarà quella che meglio soddisferà la ragione e le legittime aspirazioni del cuore e dello spirito; che non sarà su nessun punto smentita dalla scienza positiva; che, invece di immobilizzarsi, seguirà l'umanità nella sua marcia progressiva, senza mai permettere che la oltrepassino; che non sarà né esclusivista né intollerante; che sarà l'emancipatrice dell'intelligenza, non ammettendone che la fede razionale; quella il cui codice morale sarà il più puro, il più razionale, il più in armonia con le esigenze sociali, il più appropriato, infine, a fondare sulla Terra il regno del bene, per mezzo della pratica della carità e della fraternità universali.
Ciò che alimenta l'antagonismo tra le religioni è l'idea che esse hanno, ciascuna, il proprio dio particolare, nonché la pretesa secondo cui il loro dio è sempre il solo vero dio e anche il più potente, il quale è in costante ostilità con gli dei degli altri culti e costantemente occupato a combattere la loro influenza. Quando esse saranno convinte che non c'è che un solo Dio nell'universo e che, in definitiva, è il medesimo che esse adorano sotto i nomi di Geova, Allah o Dio; quando esse saranno d'accordo sugli attributi essenziali della Divinità, esse comprenderanno che un Essere unico non può avere che una sola volontà; esse si tenderanno la mano, come i servitori di uno stesso Padrone o i figli di uno stesso Padre, e avranno così fatto un grande passo verso l'unità.
Tuttavia, l'unità nella religione si farà — come tende a farsi socialmente, politicamente e commercialmente — con la caduta delle barriere che separano i popoli, con l'assimilazione dei costumi, degli usi e dei linguaggi. I popoli dell'intero mondo già fraternizzano, come quelli di province d'uno stesso antico impero. Si presagisce questa unità e tutti la desiderano. Essa si farà per forza di cose, perché diverrà una necessità per stringere i legami di fraternità tra le nazioni; essa si farà attraverso lo sviluppo della ragione umana, che dimostrerà la puerilità di tali dissidenze; si farà grazie al progresso delle scienze, che dimostra ogni giorno gli errori materiali sui quali tali dissidenze si fondano, e che distacca a poco a poco le pietre verminose dalle loro basi. Se la scienza demolisce, nelle religioni, quanto è opera dell'uomo e frutto della sua ignoranza riguardo alle leggi della natura, essa non può distruggere, malgrado l'opinione di alcuni, quanto è opera di Dio e la verità eterna. Allontanando gli accessori, la scienza prepara le vie verso l'unità.
Per giungere all'unità, le religioni dovranno incontrarsi su di un terreno neutro, sebbene comune a tutte; per questo tutte dovranno fare concessioni e sacrifici più o meno grandi, a seconda della molteplicità dei loro dogmi particolari. Ma, in virtù del principio d'immutabilità che tutte professano, l'iniziativa delle concessioni non potrà partire dal campo ufficiale; invece di prendere il loro punto di partenza dall'alto, esse lo prenderanno dal basso, attraverso l'iniziativa individuale.
Si va operando, da qualche tempo, un movimento di decentralizzazione che tende ad acquistare una forza irresistibile. Il principio di immutabilità che le religioni hanno considerato finora un'egida conservatrice, diverrà un elemento di distruzione. Infatti, considerato che i culti s'immobilizzano, mentre la società progredisce, essi verranno superati e, in seguito, assorbiti nella corrente delle idee progressiste.
L'immobilità, invece d'essere una forza, diviene una causa di debolezza e di rovina per chi non segue il movimento generale. Essa rompe l'unità, poiché coloro che vogliono andare avanti si separano da coloro che si ostinano a restare indietro.
Nello stato attuale dell'opinione e delle conoscenze, la religione che dovrà radunare un giorno tutti gli uomini sotto la medesima bandiera, sarà quella che meglio soddisferà la ragione e le legittime aspirazioni del cuore e dello spirito; che non sarà su nessun punto smentita dalla scienza positiva; che, invece di immobilizzarsi, seguirà l'umanità nella sua marcia progressiva, senza mai permettere che la oltrepassino; che non sarà né esclusivista né intollerante; che sarà l'emancipatrice dell'intelligenza, non ammettendone che la fede razionale; quella il cui codice morale sarà il più puro, il più razionale, il più in armonia con le esigenze sociali, il più appropriato, infine, a fondare sulla Terra il regno del bene, per mezzo della pratica della carità e della fraternità universali.
Ciò che alimenta l'antagonismo tra le religioni è l'idea che esse hanno, ciascuna, il proprio dio particolare, nonché la pretesa secondo cui il loro dio è sempre il solo vero dio e anche il più potente, il quale è in costante ostilità con gli dei degli altri culti e costantemente occupato a combattere la loro influenza. Quando esse saranno convinte che non c'è che un solo Dio nell'universo e che, in definitiva, è il medesimo che esse adorano sotto i nomi di Geova, Allah o Dio; quando esse saranno d'accordo sugli attributi essenziali della Divinità, esse comprenderanno che un Essere unico non può avere che una sola volontà; esse si tenderanno la mano, come i servitori di uno stesso Padrone o i figli di uno stesso Padre, e avranno così fatto un grande passo verso l'unità.
Avvento di Elia
33. E i discepoli gli
domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire
Elia?" Egli rispose: "Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa.
Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi gli
hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio
dell'uomo deve soffrire da parte loro". Allora i discepoli capirono che
egli aveva parlato loro di Giovanni il battista. (Matteo 17:10-13)
34. Elia era già ritornato
nella persona di Giovanni Battista. Il suo nuovo avvento è annunciato in
maniera esplicita; ora, siccome egli non può ritornare che con un corpo
nuovo, abbiamo qui la consacrazione formale del principio della
pluralità delle esistenze (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. IV, n. 10).
Annuncio del Consolatore
35. "Se voi mi amate,
osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà
un altro consolatore, perché stia con voi per sempre lo Spirito di Verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi.
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto." (Giovanni 14:15–17,26; Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. VI)
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto." (Giovanni 14:15–17,26; Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. VI)
36. "Eppure, io vi dico la
verità: è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado,
non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò.
Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla
giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me;
quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto
al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito di Verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. (Giovanni 16:7-14)
Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito di Verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. (Giovanni 16:7-14)
37. Questa predizione è
incontestabilmente una delle più importanti dal punto di vista
religioso, perché constata, senza la possibilità del minimo equivoco,
che Gesù non ha detto tutto quello che aveva da dire, poiché
non sarebbe stato compreso, neppure dai suoi apostoli, dato che a loro
il Maestro si rivolgeva. Se egli avesse dato loro delle istruzioni
segrete, essi ne avrebbero fatta menzione nel Vangelo. Dal momento che
non ha detto tutto ai suoi apostoli, i successori di questi non hanno
potuto saperne più di loro. Essi, dunque, hanno potuto ingannarsi sul
senso delle parole del Signore e dare una falsa interpretazione ai suoi
pensieri, nascosti spesso sotto forma di parabola. Le religioni basate
sul Vangelo non possono dunque dirsi in possesso di tutta la verità,
poiché Gesù si è riservato di completare in seguito le sue istruzioni.
Il loro principio di immutabilità costituisce così una smentita inflitta
alle parole stesse di Gesù.
Egli annuncia sotto il nome di Consolatore e di Spirito di Verità la venuta di colui che deve insegnare tutte le cose e far ricordare ciò che egli ha detto: dunque il suo insegnamento non era completo. Anzi, egli prevede che ci si dimenticherà di ciò ch'egli ha detto e che lo si snaturerà, dal momento che lo Spirito di Verità dovrà farlo ricordare e, in accordo con Elia, dovrà ristabilire tutte le cose, cioè secondo il vero pensiero di Gesù.
Egli annuncia sotto il nome di Consolatore e di Spirito di Verità la venuta di colui che deve insegnare tutte le cose e far ricordare ciò che egli ha detto: dunque il suo insegnamento non era completo. Anzi, egli prevede che ci si dimenticherà di ciò ch'egli ha detto e che lo si snaturerà, dal momento che lo Spirito di Verità dovrà farlo ricordare e, in accordo con Elia, dovrà ristabilire tutte le cose, cioè secondo il vero pensiero di Gesù.
38. Quando dovrà venire
questo nuovo rivelatore? È più che evidente che se, all'epoca in cui
parlava Gesù, gli uomini non erano in grado di comprendere le cose che
gli restavano da dire, non è che in pochi anni avrebbero potuto
acquisire i lumi necessari. Per la comprensione di determinate parti del
Vangelo, fatta eccezione dei precetti morali, v'era bisogno di
conoscenze che soltanto il progresso delle scienze poteva dare e che
dovevano essere opera del tempo e di parecchie generazioni. Se dunque il
nuovo Messia fosse venuto poco tempo dopo il Cristo, avrebbe trovato
egualmente un terreno poco propizio e non avrebbe ottenuto nulla più di
lui. Ora, dai tempi del Cristo fino ai nostri giorni, non si è
verificata nessuna grande rivelazione che abbia completato il Vangelo e
che ne abbia delucidato le parti oscure, evidente indizio che l'Inviato
non è ancora apparso.
39. Chi dovrà essere questo
Inviato? Dicendo Gesù: "Pregherò il Padre mio, ed Egli vi invierà un
altro Consolatore", egli indica chiaramente che questo Consolatore non
sarà lui stesso, altrimenti avrebbe detto: "Ritornerò a completare ciò
che vi ho insegnato". Poi aggiunge: Perché egli rimanga eternamente con voi. E sarà in voi. Questa
espressione non potrebbe accordarsi con una individualità incarnata, la
quale non può restare eternamente con noi, né, ancor meno, essere in
noi. Tale espressione, invece, può molto bene intendersi con riferimento
a una dottrina, la quale, in effetti, allorché l'abbiamo assimilata,
può essere eternamente in noi. Il Consolatore è dunque,
nel pensiero di Gesù, la personificazione di una dottrina, consolante
in modo supremo, il cui ispiratore dovrà essere lo Spirito di Verità.
40. Lo Spiritismo realizza, come è stato dimostrato (cap. I, n. 30), tutte le condizioni del Consolatore promesso
da Gesù. Lo Spiritismo non è affatto una dottrina individuale, né di
concezione umana: nessuno può dirsene il creatore. Esso è il frutto
dell'insegnamento collettivo degli Spiriti, presieduto dallo Spirito di
Verità. Nulla esso sopprime del Vangelo: anzi lo completa e lo spiega.
Con l'aiuto delle nuove leggi, ch'esso rivela, unite a quelle della
scienza, fa sì che si comprenda ciò che era inintellegibile e che si
ammetta la possibilità di quanto l'incredulità riteneva inammissibile.
Esso ha avuto i suoi precursori e i suoi profeti, i quali hanno
preannunciato la sua venuta. Attraverso la sua potenza moralizzatrice,
prepara il regno del bene sulla Terra.
La dottrina di Mosè, incompleta, è rimasta circoscritta al popolo ebraico; quella di Gesù, più completa, si è diffusa su tutta la Terra attraverso il Cristianesimo, ma non ha convertito tutti; lo Spiritismo, ancora più completo, avendo radici in tutte le credenze, convertirà l'umanità. [92]
-------------------------
[92]
Tutte le dottrine filosofiche e religiose portano il nome del suo
fondatore. Si dice, infatti: il Mosaismo, il Cristianesimo, il
Maomettismo, il Buddismo, il Cartesianismo, il Fourierismo, il
Sansimonismo ecc. Il termine Spiritismo, al contrario, non fa
riferimento a nessuna personalità; racchiude un'idea generale, che
indica contemporaneamente il carattere e le fonti molteplici della
dottrina.La dottrina di Mosè, incompleta, è rimasta circoscritta al popolo ebraico; quella di Gesù, più completa, si è diffusa su tutta la Terra attraverso il Cristianesimo, ma non ha convertito tutti; lo Spiritismo, ancora più completo, avendo radici in tutte le credenze, convertirà l'umanità. [92]
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41. Dicendo ai suoi
apostoli: "Un altro verrà più tardi e vi insegnerà ciò che io ora non
posso insegnarvi", Gesù proclamava la necessità della reincarnazione.
Come avrebbero potuto quegli uomini approfittare di un insegnamento più
completo, che avrebbe dovuto essere loro impartito soltanto in seguito?
Come, dunque, sarebbero stati più idonei a comprenderlo, se non avessero
dovuto rivivere? Gesù avrebbe allora detto una incongruenza, dal
momento che gli uomini futuri avrebbero dovuto essere, secondo la
dottrina comune degli uomini nuovi, delle anime uscite dal nulla in
occasione della loro nascita. Si ammetta, al contrario, che gli apostoli
e gli uomini del loro tempo hanno vissuto ancora dopo, ch 'essi rivivono ancora oggi, e
allora la promessa di Gesù sarà pienamente giustificata. La loro
intelligenza, che si è dovuta necessariamente sviluppare a contatto del
progresso sociale, può raggiungere ora ciò che non poteva raggiungere
prima. Senza la reincarnazione, la promessa di Gesù sarebbe stata
illusoria.
42.
Se si dicesse che questa promessa si realizzò nel giorno di Pentecoste
per mezzo della discesa dello Spirito Santo, si potrebbe rispondere che
lo Spirito Santo li ha ispirati, che ha potuto dischiudere la loro
intelligenza, sviluppare in loro le attitudini medianiche, le quali
avrebbero dovuto facilitare la loro missione, ma che nulla ha insegnato
loro più di quanto non avesse già insegnato Gesù, poiché non si rinviene
traccia alcuna di un insegnamento particolare. Lo Spirito Santo non ha
dunque affatto realizzato ciò che Gesù aveva annunciato relativamente al
Consolatore, altrimenti gli apostoli avrebbero chiarito, quando erano
ancora in vita, tutto ciò che nel Vangelo è rimasto oscuro fino al
giorno d'oggi, e la cui interpretazione contraddittoria ha dato luogo
alle innumerevoli sette che hanno diviso il Cristianesimo fin dai primi
secoli.
Secondo avvento del Cristo
43. Allora Gesù disse ai
suoi discepoli: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso,
prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la
perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che
gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi
l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? Perché il
Figlio dell'uomo verrà nella gloria del
Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo
l'opera sua. In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui
presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il Figlio
dell'uomo venire nel suo regno". (Matteo 16:24-28)
44. Allora il sommo
sacerdote, alzatosi in piedi nel mezzo, domandò a Gesù: "Non rispondi
nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?" Ma egli tacque e non
rispose nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse:
"Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?" Gesù disse: "Io sono; e
vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire
sulle nuvole del cielo". Il sommo sacerdote si stracciò le vesti e
disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?" (Marco 14:60-63)
45. Gesù annuncia il suo secondo avvento, ma non dice affatto ch'egli tornerà sulla Terra con un corpo carnale, né che il Consolatore si
personificherà in lui. Egli si annuncia come se dovesse venire in
Spirito, nella gloria del Padre suo, a giudicare il merito e il demerito
e a dare a ciascuno secondo le sue opere quando saranno arrivati i
giusti tempi.
Queste parole: "Ci sono alcuni, di coloro che sono qui, che non patiranno la morte se non quando avranno visto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno" sembrano una contraddizione, poiché è certo ch'egli non è venuto da nessuno, ancora in vita, di quelli che erano lì presenti. Gesù non poteva tuttavia ingannarsi su una previsione di questa natura e soprattutto in relazione a una cosa contemporanea che lo riguardava personalmente. Innanzi tutto bisogna chiedersi se le sue parole sono sempre state rese in modo ineccepibilmente fedele. E di ciò si può anche dubitare, se si considera ch'egli non ha scritto nulla, e che le sue parole sono state raccolte soltanto dopo la sua morte. Quando poi si osserva che il medesimo discorso è stato quasi sempre riprodotto con termini differenti presso ciascun evangelista, si ha allora la prova evidente che quelle non sono le espressioni testuali di Gesù. È inoltre probabile che il senso debba essere stato talvolta alterato, attraverso il susseguirsi delle traduzioni.
D'altronde, è certo che se Gesù avesse detto tutto quello che avrebbe potuto dire, si sarebbe espresso in maniera chiara e precisa, così da non dar luogo a nessun equivoco, come fa per i principi morali, mentre ha dovuto velare il suo pensiero su quegli argomenti che ha giudicato opportuno non approfondire. Gli apostoli, persuasi che la generazione di cui essi facevano parte dovesse essere testimone di quanto egli annunciava, hanno dovuto interpretare il pensiero di Gesù secondo la loro idea. Essi hanno potuto, di conseguenza, redigere dal punto di vista del presente ciò che il Maestro aveva detto, facendolo in maniera più assoluta di quanto, forse, non avrebbe fatto lui stesso. Comunque sia, i fatti stanno qui a dimostrare che le cose non sono andate come essi supponevano.
Queste parole: "Ci sono alcuni, di coloro che sono qui, che non patiranno la morte se non quando avranno visto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno" sembrano una contraddizione, poiché è certo ch'egli non è venuto da nessuno, ancora in vita, di quelli che erano lì presenti. Gesù non poteva tuttavia ingannarsi su una previsione di questa natura e soprattutto in relazione a una cosa contemporanea che lo riguardava personalmente. Innanzi tutto bisogna chiedersi se le sue parole sono sempre state rese in modo ineccepibilmente fedele. E di ciò si può anche dubitare, se si considera ch'egli non ha scritto nulla, e che le sue parole sono state raccolte soltanto dopo la sua morte. Quando poi si osserva che il medesimo discorso è stato quasi sempre riprodotto con termini differenti presso ciascun evangelista, si ha allora la prova evidente che quelle non sono le espressioni testuali di Gesù. È inoltre probabile che il senso debba essere stato talvolta alterato, attraverso il susseguirsi delle traduzioni.
D'altronde, è certo che se Gesù avesse detto tutto quello che avrebbe potuto dire, si sarebbe espresso in maniera chiara e precisa, così da non dar luogo a nessun equivoco, come fa per i principi morali, mentre ha dovuto velare il suo pensiero su quegli argomenti che ha giudicato opportuno non approfondire. Gli apostoli, persuasi che la generazione di cui essi facevano parte dovesse essere testimone di quanto egli annunciava, hanno dovuto interpretare il pensiero di Gesù secondo la loro idea. Essi hanno potuto, di conseguenza, redigere dal punto di vista del presente ciò che il Maestro aveva detto, facendolo in maniera più assoluta di quanto, forse, non avrebbe fatto lui stesso. Comunque sia, i fatti stanno qui a dimostrare che le cose non sono andate come essi supponevano.
46. Un punto fondamentale
che Gesù non ha potuto sviluppare, perché gli uomini del suo tempo non
erano sufficientemente preparati a quest'ordine d'idee e alle relative
conseguenze, Ma di cui egli ha tuttavia posto il principio, come
d'altronde ha fatto per tutte le cose, è la grande e importante legge
della reincarnazione. Questa legge, studiata e messa in luce ai giorni
nostri dallo Spiritismo, è la chiave di parecchi passaggi del Vangelo
che, senza di essa, apparirebbero come dei controsensi.
È in questa legge che può trovarsi la spiegazione razionale delle parole di cui sopra, ammesso che siano testuali. Dal momento che non possono essere applicate alle persone degli apostoli, è evidente che si riferiscono al regno futuro del Cristo, cioè al tempo in cui la sua dottrina, in miglior modo compresa, sarà legge universale. Pertanto, dicendo Gesù che alcuni di coloro che erano presenti avrebberoassistito al suo avvento, ciò non poteva intendersi che in un solo senso: essi, cioè, di nuovo sarebbero vissuti in quell'epoca. Ma gli Ebrei s'immaginavano ch'essi fossero sul punto di vedere tutto ciò che Gesù annunciava, e prendevano alla lettera le sue allegorie.
Del resto, alcune delle sue predizioni si sono realizzate al loro tempo, quali la rovina di Gerusalemme, le disgrazie che ne seguirono, e la dispersione degli Ebrei. Ma Gesù proiettava la sua visione molto più lontano e, parlando del presente, alludeva costantemente al futuro.
È in questa legge che può trovarsi la spiegazione razionale delle parole di cui sopra, ammesso che siano testuali. Dal momento che non possono essere applicate alle persone degli apostoli, è evidente che si riferiscono al regno futuro del Cristo, cioè al tempo in cui la sua dottrina, in miglior modo compresa, sarà legge universale. Pertanto, dicendo Gesù che alcuni di coloro che erano presenti avrebberoassistito al suo avvento, ciò non poteva intendersi che in un solo senso: essi, cioè, di nuovo sarebbero vissuti in quell'epoca. Ma gli Ebrei s'immaginavano ch'essi fossero sul punto di vedere tutto ciò che Gesù annunciava, e prendevano alla lettera le sue allegorie.
Del resto, alcune delle sue predizioni si sono realizzate al loro tempo, quali la rovina di Gerusalemme, le disgrazie che ne seguirono, e la dispersione degli Ebrei. Ma Gesù proiettava la sua visione molto più lontano e, parlando del presente, alludeva costantemente al futuro.
Segni precursori
47. "Voi udrete parlare di
guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna
che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione
contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in
vari luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori." (Matteo
24:6-8)
48. Il fratello darà il
fratello alla morte, il padre darà il figlio; i figli insorgeranno
contro i genitori e li faranno morire. Sarete odiati da tutti a causa
del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
(Marco 13:12-13)
49. “Quando dunque vedrete l'abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi
legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea
fuggano ai monti; [93] chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere
quello che è in casa sua; e chi sarà nel campo non torni indietro a
prendere la sua veste. Guai alle donne che saranno incinte e a quelle
che allatteranno in quei giorni! Pregate che la vostra fuga non avvenga
d'inverno né di sabato; perché allora vi sarà una grande tribolazione,
quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi
sarà. Se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a
motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati." (Matteo 24:15-22)
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[93] Questa espressione, l'abominazione della desolazione, non solo non ha alcun senso, ma si presta al ridicolo. La traduzione di Ostervald dice: "L'abominazione che Causa la desolazione", il che è ben diverso; il senso allora diviene perfettamente chiaro, perché si comprende che le abominazioni devono arrecare la desolazione come
castigo. Quando, dice Gesù, l'abominazione s'installerà nel luogo
santo, vi subentrerà anche la desolazione, e questo sarà uno dei segnali
che prossimi sono i tempi.
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50. Subito dopo la
tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più
il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli
saranno scrollate. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio
dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e
vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran
potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per
riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli.
Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno
teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina. Così anche
voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino,
proprio alle porte. Io vi dico in verità che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute. (Matteo 24:29-34)
"Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo". (Matteo 24:37-39)
"Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo". (Matteo 24:37-39)
51. Quanto a quel giorno e a
quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il
Figlio, ma solo il Padre. (Marco 13:32)
52. "In verità, in verità vi
dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà.
Sarete rattristati, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia. La
donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua ora; ma
quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'angoscia
per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana. Così anche voi
siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si
rallegrerà e nessuno vi toglierà la vostra gioia". (Giovanni 16:20-22)
53. Molti falsi profeti
sorgeranno e sedurranno molti. Poiché l'iniquità aumenterà, l'amore dei
più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché
ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.
(Matteo 24:11-14)
54. Questo quadro della fine
dei tempi è evidentemente allegorico, come la maggior parte di quelli
che Gesù presentava. Per il loro vigore, le immagini che esso contiene
sono di una natura tale da impressionare delle intelligenze ancora
rozze. Per colpire queste immaginazioni poco perspicaci, c'era bisogno
di pitture vigorose, dai colori decisi. Gesù si rivolgeva soprattutto al
popolo, agli uomini meno illuminati, incapaci di comprendere le
astrazioni metafisiche e di afferrare la delicatezza delle forme. Per
giungere al cuore, bisognava parlare agli occhi per mezzo di segni
materiali, e alle orecchie attraverso la forza del linguaggio.
Per una conseguenza naturale di questa disposizione di spirito, la forza suprema non poteva manifestarsi, secondo la credenza di allora, se non attraverso cose straordinarie, soprannaturali; più esse erano impossibili e meglio venivano accettate come probabili.
Il Figlio dell'uomo che viene sulle nuvole del cielo, con una grande maestà, circondato dai suoi angeli e al suono delle trombe, appariva loro ben diversamente imponente da un essere investito del solo potere morale. Così gli Ebrei, che attendevano nel Messia un re della Terra, il più potente tra tutti i re, per porre la loro nazione in primo piano e risollevare il trono di Davide e di Salomone, non vollero riconoscerlo nell'umile figlio del carpentiere, senza alcuna autorità materiale.
Tuttavia, questo povero proletario della Giudea è diventato il più grande tra i più grandi; ha conquistato con la sua sovranità più regni di quanti non ne abbiano conquistati i più potenti tra i potenti; con la sola sua parola e con alcuni poveri pescatori ha rivoluzionato il mondo, ed è a lui che gli Ebrei dovranno la loro riabilitazione. Egli è dunque nel vero quando alla domanda di Pilato: "Sei tu re?" risponde: "Tu l'hai detto".
Per una conseguenza naturale di questa disposizione di spirito, la forza suprema non poteva manifestarsi, secondo la credenza di allora, se non attraverso cose straordinarie, soprannaturali; più esse erano impossibili e meglio venivano accettate come probabili.
Il Figlio dell'uomo che viene sulle nuvole del cielo, con una grande maestà, circondato dai suoi angeli e al suono delle trombe, appariva loro ben diversamente imponente da un essere investito del solo potere morale. Così gli Ebrei, che attendevano nel Messia un re della Terra, il più potente tra tutti i re, per porre la loro nazione in primo piano e risollevare il trono di Davide e di Salomone, non vollero riconoscerlo nell'umile figlio del carpentiere, senza alcuna autorità materiale.
Tuttavia, questo povero proletario della Giudea è diventato il più grande tra i più grandi; ha conquistato con la sua sovranità più regni di quanti non ne abbiano conquistati i più potenti tra i potenti; con la sola sua parola e con alcuni poveri pescatori ha rivoluzionato il mondo, ed è a lui che gli Ebrei dovranno la loro riabilitazione. Egli è dunque nel vero quando alla domanda di Pilato: "Sei tu re?" risponde: "Tu l'hai detto".
55. C'è da osservare che,
presso gli Antichi, i terremoti e l'oscuramento del sole erano
manifestazioni che accompagnavano obbligatoriamente tutti gli
avvenimenti e i presagi sinistri; si ritrovano alla morte di Gesù, a
quella di Cesare e in una infinità di circostanze della storia del
paganesimo. Se tali fenomeni si fossero veramente verificati così spesso
come si racconta, parrebbe impossibile che gli uomini non ne avessero
conservata la memoria attraverso la tradizione. Qui vengono persino
aggiunte le stelle che cadono dal cielo, quasi
a testimoniare alle generazioni future, senz'altro più illuminate, che
non si tratta che di una finzione, poiché ora si sa che le stelle non
possono cadere.
56. Tuttavia, sotto queste
allegorie si nascondono delle grandi verità. Innanzi tutto, c'è
l'annuncio di calamità di tutti i generi, che colpiranno l'umanità e la
decimeranno; calamità generate dalla lotta suprema tra il bene e il
male, tra la fede e la miscredenza, tra le idee progressiste e le idee
retrograde. In secondo luogo c'è l'annuncio della diffusione, per tutta
la Terra, del Vangelo, restituito alla sua purezza primitiva; quindi,
il regno del bene, che sarà quello della pace e della fraternità
universali, uscirà dal codice della morale evangelica e sarà messo in
pratica da tutti i popoli. Sarà questo il vero regno di Gesù, poiché
egli presiederà alla sua instaurazione e perché gli uomini vivranno
sotto l'egida della sua legge. Sarà il regno della felicità, perché egli
dice: "Dopo i giorni del dolore verranno i giorni della gioia".
57. Quando avverranno queste cose? "Nessuno lo sa", disse Gesù, "neppure il Figlio"; ma
quando il momento sarà giunto, gli uomini ne saranno avvertiti da
indizi precursori. Questi indizi non saranno né nel sole né nelle
stelle, ma nello stato sociale e in fenomeni più morali che fisici, i
quali si possono in parte dedurre dalle sue allusioni.
Senza alcun dubbio questo cambiamento non poteva essersi verificato mentre gli apostoli erano ancora in vita, altrimenti Gesù non avrebbe potuto ignorarlo, né d'altronde una tale trasformazione si sarebbe potuta compiere in pochi anni. Tuttavia Gesù parla loro come se essi ne dovessero essere testimoni; il fatto è che, in effetti, essi potranno rivivere in quell'epoca e impegnarsi essi stessi nella trasformazione. Talvolta egli parla della sorte vicina di Gerusalemme, talaltra egli assume questo fatto come punto di riferimento per quanto sarebbe avvenuto nel futuro.
Senza alcun dubbio questo cambiamento non poteva essersi verificato mentre gli apostoli erano ancora in vita, altrimenti Gesù non avrebbe potuto ignorarlo, né d'altronde una tale trasformazione si sarebbe potuta compiere in pochi anni. Tuttavia Gesù parla loro come se essi ne dovessero essere testimoni; il fatto è che, in effetti, essi potranno rivivere in quell'epoca e impegnarsi essi stessi nella trasformazione. Talvolta egli parla della sorte vicina di Gerusalemme, talaltra egli assume questo fatto come punto di riferimento per quanto sarebbe avvenuto nel futuro.
58. È forse la fine del
mondo che Gesù annuncia con la sua nuova venuta, quando dice: "Allorché
il Vangelo sarà predicato su tutta la Terra, è allora che giungerà la
fine"?
Non è però razionale supporre che Dio distrugga il mondo nel preciso momento in cui esso entrerà nella via del progresso morale, attraverso la pratica degli insegnamenti evangelici. Nulla, d'altronde, nelle parole del Cristo, indica una distruzione universale, la quale, in simili condizioni, non sarebbe affatto giustificata.
La pratica generale del Vangelo, dovendo portare a un miglioramento nello stato morale degli uomini, porterà, per ciò stesso, al regno del bene e causerà la caduta del regno del male. È dunque alla fine del vecchio mondo, del mondo governato dai pregiudizi, dall'orgoglio, dall'egoismo, dal fanatismo, dalla miscredenza, dalla cupidigia e da tutte le cattive passioni, che il Cristo allude, quando dice: "Allorché il Vangelo sarà predicato su tutta la Terra, è allora che giungerà la fine"; ma questa fine porterà con sé una lotta, ed è da questa lotta che nasceranno i mali ch'egli prevede.
Non è però razionale supporre che Dio distrugga il mondo nel preciso momento in cui esso entrerà nella via del progresso morale, attraverso la pratica degli insegnamenti evangelici. Nulla, d'altronde, nelle parole del Cristo, indica una distruzione universale, la quale, in simili condizioni, non sarebbe affatto giustificata.
La pratica generale del Vangelo, dovendo portare a un miglioramento nello stato morale degli uomini, porterà, per ciò stesso, al regno del bene e causerà la caduta del regno del male. È dunque alla fine del vecchio mondo, del mondo governato dai pregiudizi, dall'orgoglio, dall'egoismo, dal fanatismo, dalla miscredenza, dalla cupidigia e da tutte le cattive passioni, che il Cristo allude, quando dice: "Allorché il Vangelo sarà predicato su tutta la Terra, è allora che giungerà la fine"; ma questa fine porterà con sé una lotta, ed è da questa lotta che nasceranno i mali ch'egli prevede.
I vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno
59. "Avverrà negli ultimi giorni", dice Dio, "che
io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona, i vostri figli e le
vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e
i vostri vecchi sogneranno dei sogni. Anche sui miei servi e sulle mie
serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno." (Atti 2:17-18) (Gioele 2:28-29)
60. Se si considerano lo
stato attuale del mondo fisico e del mondo morale, le tendenze, le
aspirazioni e i presentimenti delle masse, la decadenza delle vecchie
idee, che invano si dibattono da un secolo contro le nuove idee, non si
può dubitare che un nuovo ordine di idee si sta preparando e che il
vecchio mondo sta sfiorando il suo termine.
Se ora, tenendo conto della forma allegorica di certi quadri e scrutando il senso più profondo delle parole di Gesù, si confrontassero la situazione attuale e quella dei tempi da lui descritti, quali indicatori dell'era del rinnovamento, non si potrebbe negare che molte delle sue predizioni si stanno oggi realizzando. Da ciò si deve concludere che ci avviciniamo ai tempi annunciati, cosa che confermano gli Spiriti, che si manifestano in tutti i punti del globo.
Se ora, tenendo conto della forma allegorica di certi quadri e scrutando il senso più profondo delle parole di Gesù, si confrontassero la situazione attuale e quella dei tempi da lui descritti, quali indicatori dell'era del rinnovamento, non si potrebbe negare che molte delle sue predizioni si stanno oggi realizzando. Da ciò si deve concludere che ci avviciniamo ai tempi annunciati, cosa che confermano gli Spiriti, che si manifestano in tutti i punti del globo.
61. Come si è visto (cap. I,
n. 32), l'avvento dello Spiritismo, coincidendo con altre circostanze,
realizza una delle più importanti predizioni di Gesù, per l'influenza
che deve necessariamente esercitare sulle idee. Esso è, inoltre,
chiaramente annunciato nella predizione che è riferita negli Atti degli
Apostoli: "Nei tempi a venire", dice il Signore, "io spanderò il mio
spirito su ogni carne; i vostri figli e le vostre figlie
profetizzeranno".
È l'annuncio inequivocabile della divulgazione della medianità, che si rivela ai nostri giorni in individui di ogni età, di ambo i sessi e di tutte le condizioni; di conseguenza, è l'annuncio della manifestazione universale degli Spiriti, posto che senza gli Spiriti non ci sarebbero i medium. Questo, è detto, avverrà nei tempi a venire, ora, poiché noi non ci troviamo alla fine del mondo, ma al contrario alla sua rigenerazione, bisogna intendere quelle parole come indicanti gli ultimi tempi del mondo morale, che sta per giungere al suo termine (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XXI).
È l'annuncio inequivocabile della divulgazione della medianità, che si rivela ai nostri giorni in individui di ogni età, di ambo i sessi e di tutte le condizioni; di conseguenza, è l'annuncio della manifestazione universale degli Spiriti, posto che senza gli Spiriti non ci sarebbero i medium. Questo, è detto, avverrà nei tempi a venire, ora, poiché noi non ci troviamo alla fine del mondo, ma al contrario alla sua rigenerazione, bisogna intendere quelle parole come indicanti gli ultimi tempi del mondo morale, che sta per giungere al suo termine (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XXI).
Il giudizio finale
62. “Quando il Figlio
dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto
sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui
ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore
dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli della sua destra: ‘Venite, voi, i benedetti
del Padre mio’” ecc. (Matteo 25:31–46) (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XV)
63. Dovendo il bene regnare
sulla Terra, è necessario che gli Spiriti induriti nel male e che
potrebbero portarvi dei turbamenti ne siano esclusi. Dio permise che vi
rimanessero il tempo necessario al loro miglioramento. Ma, essendo
giunto il momento in cui il globo deve elevarsi nella gerarchia dei
mondi, attraverso il progresso morale dei suoi abitanti, ne sarà
interdetta la dimora, come Spiriti e come Incarnati, a coloro che non
avranno tratto vantaggio dagli insegnamenti che erano stati in grado di
ivi ricevere. Essi saranno esiliati in mondi inferiori — come lo furono
un tempo sulla Terra quelli della razza adamitica — e saranno sostituiti
da Spiriti migliori. A tale separazione, che Gesù presiederà, alludono
queste sue parole del giudizio finale: "I buoni passeranno alla mia
destra, e i malvagi alla mia sinistra" (cap. XI, n. 31 e ss.).
64. La dottrina di un
giudizio finale, unico e universale, che metta per sempre fine
all'umanità, ripugna alla ragione, nel senso che essa implicherebbe
l'inattività di Dio durante l'eternità che ha preceduto la creazione
della Terra e durante l'eternità che seguirà alla sua distruzione. Ci si
domanda allora di quale utilità sarebbero il Sole, la Luna e le stelle
che, secondo la Genesi, sono stati creati per illuminare il nostro
mondo. Ci si stupisce che un'opera così immensa sia stata fatta per un
tempo così breve e a vantaggio di esseri, la cui maggior parte era
anticipatamente votata ai supplizi eterni.
65. Materialmente, l'idea di
un giudizio unico era, e fino a un certo punto, ammissibile per coloro
che non ricercano la ragione delle cose, quando si credeva che tutta
l'umanità fosse concentrata sulla Terra, e che tutto, nell'universo,
fosse stato fatto per i suoi abitanti. Ma questa idea diventa
inammissibile dopo che si è scoperto che ci sono miliardi di mondi
simili, i quali perpetuano le umanità per l'eternità, e fra i quali la
Terra è uno dei mondi meno considerevoli, quasi un impercettibile punto.
Ben si comprende da questo solo fatto che Gesù aveva ragione, quando diceva ai suoi discepoli: "Molte sono le cose che io non posso dirvi, per il fatto che voi non le capireste". Infatti, per una giusta interpretazione di alcune delle sue parole, era indispensabile il progresso delle scienze. Di sicuro, gli apostoli, san Paolo e i primi discepoli avrebbero fissato in modo ben diverso certi dogmi, se avessero avuto le conoscenze astronomiche, geologiche, fisiche, chimiche, fisiologiche e psicologiche che si possiedono al giorno d'oggi. Così, Gesù ha procrastinato il completamento dei suoi insegnamenti e ha annunciato che tutte le cose avrebbero dovuto essere ristabilite.
Ben si comprende da questo solo fatto che Gesù aveva ragione, quando diceva ai suoi discepoli: "Molte sono le cose che io non posso dirvi, per il fatto che voi non le capireste". Infatti, per una giusta interpretazione di alcune delle sue parole, era indispensabile il progresso delle scienze. Di sicuro, gli apostoli, san Paolo e i primi discepoli avrebbero fissato in modo ben diverso certi dogmi, se avessero avuto le conoscenze astronomiche, geologiche, fisiche, chimiche, fisiologiche e psicologiche che si possiedono al giorno d'oggi. Così, Gesù ha procrastinato il completamento dei suoi insegnamenti e ha annunciato che tutte le cose avrebbero dovuto essere ristabilite.
66. Moralmente, un giudizio
definitivo e senza appello è inconciliabile con la bontà infinita del
Creatore, che Gesù ci presenta di continuo come un buon Padre, che
lascia sempre una strada aperta al pentimento e sempre pronto a tendere
le braccia al figliol prodigo. Se Gesù avesse inteso il giudizio in quel
senso, avrebbe smentito le sue stesse parole.
E poi, se il giudizio finale deve sorprendere gli uomini all'improvviso, nel bel mezzo delle loro abituali occupazioni, e anche le donne incinte, ci si domanda per quale scopo Dio, il quale non fa nulla né d'inutile né d'ingiusto, farebbe nascere dei bambini e creerebbe delle nuove anime in quel momento supremo, al termine fatale dell'umanità. Sarebbe forse per sottoporle a giudizio subito al loro uscire dal grembo materno, prima che abbiano coscienza di sé stesse, quando altri hanno avuto migliaia di anni per prendere coscienza di sé? E da quale lato, a destra o a sinistra, si metteranno queste anime, le quali ancora non possono essere né buone né cattive, e alle quali ogni ulteriore via di progresso è ormai preclusa, dal momento che l'umanità non esisterà più? (cap. II, n. 19).
Quanti di coloro la cui ragione si accontenta di simili credenze le conservino pure: è nel loro diritto, né alcuno vi trovi nulla da ridire; ma non si consideri ingiustamente neppure il fatto che non tutti siano dello stesso parere.
E poi, se il giudizio finale deve sorprendere gli uomini all'improvviso, nel bel mezzo delle loro abituali occupazioni, e anche le donne incinte, ci si domanda per quale scopo Dio, il quale non fa nulla né d'inutile né d'ingiusto, farebbe nascere dei bambini e creerebbe delle nuove anime in quel momento supremo, al termine fatale dell'umanità. Sarebbe forse per sottoporle a giudizio subito al loro uscire dal grembo materno, prima che abbiano coscienza di sé stesse, quando altri hanno avuto migliaia di anni per prendere coscienza di sé? E da quale lato, a destra o a sinistra, si metteranno queste anime, le quali ancora non possono essere né buone né cattive, e alle quali ogni ulteriore via di progresso è ormai preclusa, dal momento che l'umanità non esisterà più? (cap. II, n. 19).
Quanti di coloro la cui ragione si accontenta di simili credenze le conservino pure: è nel loro diritto, né alcuno vi trovi nulla da ridire; ma non si consideri ingiustamente neppure il fatto che non tutti siano dello stesso parere.
67. Il giudizio, attraverso
il processo di emigrazione, come è stato definito più sopra (n. 63), è
razionale. Esso è fondato sulla più rigorosa giustizia dato che lascia
eternamente allo Spirito il suo libero arbitrio; dato che non
costituisce privilegi per nessuno; che un'eguale libertà d'azione è
concessa da Dio a tutte le Sue creature, al fine di progredire; e dato
che, infine, neppure l'annientamento di un mondo, che porta con sé la
distruzione del corpo, apporterebbe alcuna interruzione alla marcia
progressiva dello Spirito. Tali sono le conseguenze della pluralità dei
mondi e della pluralità delle esistenze.
Secondo questa interpretazione, la qualifica di giudizio finale non è esatta, poiché gli Spiriti passano attraverso analoghe corti d'assise a ogni rinnovamento dei mondi da essi abitati, finché non abbiano raggiunto un certo grado di perfezione. Non c'è, dunque, propriamente parlando, un giudizio finale, ma ci sono dei giudizi generali in tutte le epoche di rinnovamento parziale o totale della popolazione dei mondi. È in seguito a ciò che avvengono le grandi emigrazioni e immigrazioni degli Spiriti.
Secondo questa interpretazione, la qualifica di giudizio finale non è esatta, poiché gli Spiriti passano attraverso analoghe corti d'assise a ogni rinnovamento dei mondi da essi abitati, finché non abbiano raggiunto un certo grado di perfezione. Non c'è, dunque, propriamente parlando, un giudizio finale, ma ci sono dei giudizi generali in tutte le epoche di rinnovamento parziale o totale della popolazione dei mondi. È in seguito a ciò che avvengono le grandi emigrazioni e immigrazioni degli Spiriti.
Capitolo XVIII - I TEMPI SONO ARRIVATI
Segni dei tempi
1. Sono arrivati i tempi, ce
lo dicono da ogni parte, i tempi segnati da Dio, in cui grandi
avvenimenti stanno per compiersi per la rigenerazione dell'umanità. In
qual senso si devono intendere queste profetiche parole? Per i
miscredenti esse non hanno alcuna importanza; ai loro occhi, esse non
sono che l'espressione di una credenza puerile, senza fondamento. Per il
maggior numero dei credenti, esse hanno un qualcosa di mistico e di
sovrannaturale, che sembra essere il preannuncio del sovvertimento delle
leggi della natura. Queste due interpretazioni sono egualmente erronee:
la prima, in quanto essa implica la negazione della Provvidenza; la
seconda, in quanto quelle parole non preannunciano affatto la
perturbazione delle leggi della natura, ma piuttosto il loro
realizzarsi.
2. Tutto è armonia nella
creazione; tutto rivela una previdenza che non si smentisce né nelle più
piccole cose né in quelle più grandi. Noi dobbiamo, pertanto, scartare
innanzi tutto ogni idea di capriccio, in quanto inconciliabile con la
saggezza divina; in secondo luogo, se la nostra epoca è caratterizzata
dalla realizzazione di talune cose, il fatto è che esse hanno la loro
ragion d'essere nel processo d'insieme.
Ammesso questo, diremo che il nostro globo, come tutto ciò che esiste, è sottoposto alla legge del progresso. Esso progredisce fisicamente attraverso la trasformazione degli elementi che lo compongono, e moralmente attraverso la purificazione degli Spiriti incarnati e disincarnati che lo popolano. Questi due tipi di progresso si susseguono e procedono parallelamente, poiché la perfezione dell'abitazione è in stretto rapporto con quella del suo abitante. Fisicamente, il globo ha subito delle trasformazioni, constatate dalla scienza, che l'hanno successivamente reso abitabile da parte di esseri sempre più perfezionati. Moralmente, l'umanità progredisce attraverso lo sviluppo dell'intelligenza e del senso morale, e per l'ammorbidimento dei costumi. Nel medesimo tempo, il miglioramento del globo si realizza sotto il dominio delle forze materiali, e gli uomini vi concorrono con gli sforzi della loro intelligenza; bonificano le terre insalubri, rendono più facili le comunicazioni e più produttivo il terreno.
Queste duplice progresso si compie in due modi: l'uno lento, graduale e quasi impercettibile; l'altro attraverso cambiamenti più bruschi, a ciascuno dei quali corrisponde un movimento ascensionale più rapido, il quale segnala, con caratteri netti, i periodi progressivi dell'umanità. Questi movimenti, subordinati nei dettagli al libero arbitrio degli uomini, sono praticamente fatali nel loro complesso, perché soggetti a delle leggi, come i movimenti che si verificano nella germinazione, nella crescita e nella maturazione delle piante. È per questo che il movimento progressivo è a volte parziale, limitato cioè a una razza o a una nazione, e altre volte generale.
Il progresso dell'umanità si effettua, dunque, in virtù di una legge. Ora, siccome tutte le leggi della natura sono l'opera eterna della saggezza e della prescienza divine, tutto ciò che è l'effetto di queste leggi è il risultato della volontà di Dio, non di una volontà accidentale e capricciosa, ma di una volontà immutabile. Allorché, dunque, l'umanità è matura per superare un gradino, si può dire che i tempi segnati da Dio sono arrivati, così come si può dire che, nella tale stagione, sono arrivati i tempi per la maturazione dei frutti e per il raccolto.
Ammesso questo, diremo che il nostro globo, come tutto ciò che esiste, è sottoposto alla legge del progresso. Esso progredisce fisicamente attraverso la trasformazione degli elementi che lo compongono, e moralmente attraverso la purificazione degli Spiriti incarnati e disincarnati che lo popolano. Questi due tipi di progresso si susseguono e procedono parallelamente, poiché la perfezione dell'abitazione è in stretto rapporto con quella del suo abitante. Fisicamente, il globo ha subito delle trasformazioni, constatate dalla scienza, che l'hanno successivamente reso abitabile da parte di esseri sempre più perfezionati. Moralmente, l'umanità progredisce attraverso lo sviluppo dell'intelligenza e del senso morale, e per l'ammorbidimento dei costumi. Nel medesimo tempo, il miglioramento del globo si realizza sotto il dominio delle forze materiali, e gli uomini vi concorrono con gli sforzi della loro intelligenza; bonificano le terre insalubri, rendono più facili le comunicazioni e più produttivo il terreno.
Queste duplice progresso si compie in due modi: l'uno lento, graduale e quasi impercettibile; l'altro attraverso cambiamenti più bruschi, a ciascuno dei quali corrisponde un movimento ascensionale più rapido, il quale segnala, con caratteri netti, i periodi progressivi dell'umanità. Questi movimenti, subordinati nei dettagli al libero arbitrio degli uomini, sono praticamente fatali nel loro complesso, perché soggetti a delle leggi, come i movimenti che si verificano nella germinazione, nella crescita e nella maturazione delle piante. È per questo che il movimento progressivo è a volte parziale, limitato cioè a una razza o a una nazione, e altre volte generale.
Il progresso dell'umanità si effettua, dunque, in virtù di una legge. Ora, siccome tutte le leggi della natura sono l'opera eterna della saggezza e della prescienza divine, tutto ciò che è l'effetto di queste leggi è il risultato della volontà di Dio, non di una volontà accidentale e capricciosa, ma di una volontà immutabile. Allorché, dunque, l'umanità è matura per superare un gradino, si può dire che i tempi segnati da Dio sono arrivati, così come si può dire che, nella tale stagione, sono arrivati i tempi per la maturazione dei frutti e per il raccolto.
3. Per il fatto che il
movimento progressivo dell'umanità è inevitabile, poiché è insito nella
natura, non ne consegue affatto che Dio sia a esso indifferente e che,
dopo aver stabilito delle leggi, Egli si sia raccolto nell'inazione,
lasciando che le cose andassero per conto loro. Le Sue leggi sono eterne
e immutabili, senza alcun dubbio, ma questo avviene perché la Sua
stessa volontà è eterna e costante, e perché il Suo pensiero anima tutte
le cose ininterrottamente. Il Suo pensiero, che penetra tutto, è la
forza intelligente e permanente che mantiene tutto nell'armonia; se
questo pensiero per un solo istante cessasse di agire, l'universo
sarebbe come un orologio senza il bilanciere regolatore. Dio, pertanto,
veglia incessantemente sull'esecuzione delle Sue leggi, e gli Spiriti
che popolano lo spazio sono i Suoi ministri, incaricati dei dettagli, a
seconda delle attribuzioni, corrispondenti al loro grado di avanzamento.
4. L'universo è, allo stesso
tempo, un meccanismo incommensurabileazionato da un numero non meno
incommensurabile di intelligenze, un immenso governo dove ogni essere
intelligente ha la sua parte d'azione sotto lo sguardo del sovrano
Padrone, la cui unica volontà mantiene dappertutto l' unità. Sotto il
dominio di questa vasta potenza regolatrice, tutto si muove, tutto
funziona con un ordine perfetto. Ciò che ci sembra possano essere delle
perturbazioni sono movimenti parziali e isolati, che ci appaiono
irregolari solo perché la nostra vista è circoscritta. Se noi potessimo
abbracciarne l'insieme vedremmo che queste irregolarità sono solo
apparenti e che armonizzano con il tutto.
5. L'umanità ha compiuto
fino a oggi incontestabili progressi; gli uomini, con la loro
intelligenza, hanno raggiunto dei risultati che non avevano mai ottenuto
nel campo delle scienze, delle arti e del benessere materiale. Resta,
però, loro ancora un immenso progresso da realizzare: quello di far sì che regni tra di loro la carità, la fraternità e la solidarietà, per assicurare il benessere morale. Essi
non avrebbero potuto conseguirlo né con le loro credenze, né con le
loro istituzioni antiquate, resti di un'altra età, buone per una certa
epoca, sufficienti in un periodo transitorio, ma che, avendo ormai dato
tutto ciò che comportavano, oggi rappresenterebbero soltanto una battuta
d'arresto. Non è più soltanto lo sviluppo dell'intelligenza quello di
cui hanno bisogno gli uomini, ma dell'elevazione del sentimento. Per
questo è necessario distruggere tutto ciò che potrebbe provocare in loro
un violento egoismo e orgoglio.
Tale è il periodo in cui gli uomini stanno ormai per entrare e che segnerà una delle fasi principali dell'umanità. La fase che si sta elaborando in questo momento è il completamento necessario dell'epoca precedente, come l'età virile è il completamento della giovinezza. Essa, perciò, poteva essere prevista e predetta anticipatamente; ed è per questo che si dice che i tempi indicati da Dio sono arrivati.
Tale è il periodo in cui gli uomini stanno ormai per entrare e che segnerà una delle fasi principali dell'umanità. La fase che si sta elaborando in questo momento è il completamento necessario dell'epoca precedente, come l'età virile è il completamento della giovinezza. Essa, perciò, poteva essere prevista e predetta anticipatamente; ed è per questo che si dice che i tempi indicati da Dio sono arrivati.
6. In questo tempo, non si
tratta di un cambiamento parziale, di un rinnovamento limitato a un
paese, a un popolo, a una razza; si tratta di un movimento universale
che si effettua nel senso del progresso morale. Tende,
cioè, a stabilirsi un nuovo ordine di cose, e gli uomini che vi si sono
maggiormente opposti vi hanno collaborato a loro insaputa. La
generazione futura, sbarazzatasi delle scorie del vecchio mondo e
formata da elementi più puri, si troverà animata da idee e da sentimenti
molto diversi da quelli della generazione attuale che se ne va a passo
di gigante. Il vecchio mondo sarà morto e vivrà nella storia, così come
ne è oggi per i tempi del Medioevo coi suoi costumi barbari e le sue
credenze superstiziose.
Del resto, ognuno sa quanto l'ordine attuale delle cose lasci ancora molto a desiderare. Dopo avere, per così dire, considerato il solo benessere materiale, che è il prodotto dell'intelligenza, si giunge a comprendere che il completamento di questo benessere non può trovarsi che nello sviluppo morale. Quanto più si avanza, tanto più si avverte ciò che manca, senza tuttavia poterlo ancora definire chiaramente: è questo l'effetto del travaglio intimo che si opera per la rigenerazione. Si hanno dei desideri, delle aspirazioni che sono come il presentimento di uno stato migliore.
Del resto, ognuno sa quanto l'ordine attuale delle cose lasci ancora molto a desiderare. Dopo avere, per così dire, considerato il solo benessere materiale, che è il prodotto dell'intelligenza, si giunge a comprendere che il completamento di questo benessere non può trovarsi che nello sviluppo morale. Quanto più si avanza, tanto più si avverte ciò che manca, senza tuttavia poterlo ancora definire chiaramente: è questo l'effetto del travaglio intimo che si opera per la rigenerazione. Si hanno dei desideri, delle aspirazioni che sono come il presentimento di uno stato migliore.
7. Ma un cambiamento così
radicale come quello che si sta elaborando non può effettuarsi senza
scosse. C'è, inevitabilmente, una lotta di idee. Da questo conflitto
nasceranno per forza di cose delle perturbazioni temporanee fino a
quando il terreno non sia stato appianato e l'equilibrio ristabilito. È
dunque dalla lotta delle idee che sorgeranno i gravi avvenimenti
annunciati e non già da cataclismi o catastrofi puramente materiali. I
cataclismi generali erano la conseguenza dello stato di formazione della
Terra. Oggi non sono più le viscere del pianeta che si agitano: sono quelle dell'umanità.
8.
Se ora la Terra non ha più da temere i cataclismi generali, non per
questo essa cessa d'essere soggetta a rivoluzioni periodiche, le cui
cause sono spiegate, dal punto di vista scientifico, da due eminenti
Spiriti, nelle istruzioni da essi fornite e che qui riportiamo.[89]
“Ogni corpo celeste, oltre alle leggi semplici che presiedono alla divisione dei giorni e delle notti, delle stagioni ecc., subisce delle rivoluzioni, che richiedono migliaia di secoli per la loro completa effettuazione, ma che, come le rivoluzioni più brevi, passano attraverso tutti i periodi, dalla nascita fino a un massimo dell'effetto, dopo il quale c'è una decrescita fino al limite estremo, per ricominciare in seguito a percorrere le medesime fasi.
L'uomo si rende conto soltanto delle fasi dalla durata relativamente breve e di cui può constatare la periodicità. Ma vi sono fasi che comprendono lunghe generazioni di esseri e persino successioni di razze, i cui effetti, di conseguenza, hanno per l'uomo le apparenze della novità e della spontaneità, mentre, se il suo sguardo potesse portarsi indietro di alcune migliaia di secoli, vedrebbe, tra questi stessi effetti e le loro cause, una correlazione che neppure suppone. Questi periodi che, per la loro relativa lunghezza, confondono l'immaginazione degli umani, non sono tuttavia che degli istanti rispetto alla durata eterna.In un medesimo sistema planetario, tutti i corpi che lo costituiscono reagiscono gli uni sugli altri. Tutte le influenze fisiche sono in esso solidali e non c'è un solo effetto, di quelli che voi designate con il nome di grandi perturbazioni, che non sia la conseguenza della componente delle influenze di tutto questo sistema.
Vado più lontano: io dico che i sistemi planetari reagiscono gli uni sugli altri, in ragione dell'avvicinamento o dell'allontanamento che risulta dal loro moto di traslazione, attraverso le miriadi di sistemi che compongono la nostra nebulosa. Vado più lontano ancora: io dico che la nostra nebulosa, la quale è come un arcipelago nell'immensità, avendo anche il suo movimento di traslazione attraverso le miriadi di nebulose, subisce l'influenza di quelle cui si avvicina.
Così le nebulose reagiscono sulle nebulose, i sistemi reagiscono sui sistemi, come i pianeti reagiscono sui pianeti, come gli elementi di ogni pianeta reagiscono gli uni sugli altri e così, progressivamente fino all'atomo; da qui, in ogni mondo, avvengono rivoluzioni locali o generali, che non sembrano delle perturbazioni soltanto perché la brevità della vita non permette di averne che gli effetti parziali. Non sarebbe potuta sfuggire a queste influenze la materia organica. Le perturbazioni ch'essa subisce possono dunque alterare lo stato fisico degli esseri viventi e determinare alcune di quelle malattie che imperversano in maniera generale sulle piante, sugli animali e sugli uomini. Queste malattie, come tutti i flagelli, sono per l'intelligenza umana uno stimolo che la spinge, per forza di necessità, alla ricerca dei mezzi per combatterle e alla scoperta delle leggi della natura.
Ma la materia organica agisce a sua volta sullo Spirito; questo, per il suo contatto e intimo legame con gli elementi materiali, subisce anch'esso delle influenze, le quali modificano le sue disposizioni, senza tuttavia privarlo del suo libero arbitrio, sovreccitano o rallentano la sua attività e, per questo stesso motivo, contribuiscono al suo sviluppo. L'effervescenza, che talvolta si manifesta in tutta una popolazione, fra gli uomini di una stessa razza, non è un fatto fortuito né il risultato di un capriccio; essa ha la sua causa nelle leggi della natura. Questa effervescenza, che in principio è a livello inconscio, non è che un vago desiderio, un'aspirazione indefinita verso qualcosa di migliore, un bisogno di cambiamento, i quali si traducono in una sorda agitazione, poi in azioni che conducono alle rivoluzioni sociali, le quali, sappiatelo, hanno anch'esse la loro periodicità, proprio come le rivoluzioni fisiche, poiché tutto si concatena. Se la vista spirituale non fosse arginata dal velo materiale, voi vedreste queste correnti fluidiche legare, al pari di migliaia di fili conduttori, le cose del mondo spirituale a quelle del mondo materiale.
Qualora vi si dica che l'umanità è giunta a un periodo di trasformazione, e che la Terra deve elevarsi nella gerarchia dei mondi, non cercate in queste parole alcunché di mistico, ma, al contrario, il realizzarsi di una delle grandi leggi fatali dell'universo, contro le quali s'infrange ogni malvolere umano.”
“Ogni corpo celeste, oltre alle leggi semplici che presiedono alla divisione dei giorni e delle notti, delle stagioni ecc., subisce delle rivoluzioni, che richiedono migliaia di secoli per la loro completa effettuazione, ma che, come le rivoluzioni più brevi, passano attraverso tutti i periodi, dalla nascita fino a un massimo dell'effetto, dopo il quale c'è una decrescita fino al limite estremo, per ricominciare in seguito a percorrere le medesime fasi.
L'uomo si rende conto soltanto delle fasi dalla durata relativamente breve e di cui può constatare la periodicità. Ma vi sono fasi che comprendono lunghe generazioni di esseri e persino successioni di razze, i cui effetti, di conseguenza, hanno per l'uomo le apparenze della novità e della spontaneità, mentre, se il suo sguardo potesse portarsi indietro di alcune migliaia di secoli, vedrebbe, tra questi stessi effetti e le loro cause, una correlazione che neppure suppone. Questi periodi che, per la loro relativa lunghezza, confondono l'immaginazione degli umani, non sono tuttavia che degli istanti rispetto alla durata eterna.In un medesimo sistema planetario, tutti i corpi che lo costituiscono reagiscono gli uni sugli altri. Tutte le influenze fisiche sono in esso solidali e non c'è un solo effetto, di quelli che voi designate con il nome di grandi perturbazioni, che non sia la conseguenza della componente delle influenze di tutto questo sistema.
Vado più lontano: io dico che i sistemi planetari reagiscono gli uni sugli altri, in ragione dell'avvicinamento o dell'allontanamento che risulta dal loro moto di traslazione, attraverso le miriadi di sistemi che compongono la nostra nebulosa. Vado più lontano ancora: io dico che la nostra nebulosa, la quale è come un arcipelago nell'immensità, avendo anche il suo movimento di traslazione attraverso le miriadi di nebulose, subisce l'influenza di quelle cui si avvicina.
Così le nebulose reagiscono sulle nebulose, i sistemi reagiscono sui sistemi, come i pianeti reagiscono sui pianeti, come gli elementi di ogni pianeta reagiscono gli uni sugli altri e così, progressivamente fino all'atomo; da qui, in ogni mondo, avvengono rivoluzioni locali o generali, che non sembrano delle perturbazioni soltanto perché la brevità della vita non permette di averne che gli effetti parziali. Non sarebbe potuta sfuggire a queste influenze la materia organica. Le perturbazioni ch'essa subisce possono dunque alterare lo stato fisico degli esseri viventi e determinare alcune di quelle malattie che imperversano in maniera generale sulle piante, sugli animali e sugli uomini. Queste malattie, come tutti i flagelli, sono per l'intelligenza umana uno stimolo che la spinge, per forza di necessità, alla ricerca dei mezzi per combatterle e alla scoperta delle leggi della natura.
Ma la materia organica agisce a sua volta sullo Spirito; questo, per il suo contatto e intimo legame con gli elementi materiali, subisce anch'esso delle influenze, le quali modificano le sue disposizioni, senza tuttavia privarlo del suo libero arbitrio, sovreccitano o rallentano la sua attività e, per questo stesso motivo, contribuiscono al suo sviluppo. L'effervescenza, che talvolta si manifesta in tutta una popolazione, fra gli uomini di una stessa razza, non è un fatto fortuito né il risultato di un capriccio; essa ha la sua causa nelle leggi della natura. Questa effervescenza, che in principio è a livello inconscio, non è che un vago desiderio, un'aspirazione indefinita verso qualcosa di migliore, un bisogno di cambiamento, i quali si traducono in una sorda agitazione, poi in azioni che conducono alle rivoluzioni sociali, le quali, sappiatelo, hanno anch'esse la loro periodicità, proprio come le rivoluzioni fisiche, poiché tutto si concatena. Se la vista spirituale non fosse arginata dal velo materiale, voi vedreste queste correnti fluidiche legare, al pari di migliaia di fili conduttori, le cose del mondo spirituale a quelle del mondo materiale.
Qualora vi si dica che l'umanità è giunta a un periodo di trasformazione, e che la Terra deve elevarsi nella gerarchia dei mondi, non cercate in queste parole alcunché di mistico, ma, al contrario, il realizzarsi di una delle grandi leggi fatali dell'universo, contro le quali s'infrange ogni malvolere umano.”
ARAGO
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[89] Estratto di due comunicazioni date alla Società di Parigi e pubblicate nella Rivista Spiritistadell'ottobre
1868, pag. 313. Esse sono il corollario di quelle di Galileo, riportate
nel capitolo VI, e un completamento al capitolo IX sulle rivoluzioni
del globo.
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9. "Sì,
certo, l'umanità si trasforma come già si è trasformata in altre
epoche, e ogni trasformazione è segnata da una crisi che è, per il
genere umano, ciò che le crisi di crescita sono per gli individui.
Quelle crisi diventano spesso penose, dolorose, e trascinano con sé le
generazioni e le istituzioni, ma sempre sono seguite da una fase di
progresso materiale e morale.
L'umanità terrestre, giunta a uno di questi periodi di crescita, è nel pieno del suo lavoro di trasformazione da quasi un secolo. È per questo che si agita da tutte le parti, in preda a una sorta di febbre e come mossa da una forza invisibile, fino a quando non abbia ripreso il suo assetto su nuove basi. Chi la osserverà allora la vedrà molto cambiata nei suoi costumi, nel suo carattere, nelle sue leggi, nelle sue credenze, per dirla in breve, in tutto il suo stato sociale.
Una cosa che vi sembrerà strana, ma che non per questo è una verità meno rigorosa, sta nel fatto che il mondo degli Spiriti che vi circonda subisce il contraccolpo di tutti i sommovimenti che agitano il mondo degli incarnati; dico persino che vi prende parte attiva. Questa cosa non ha nulla di sorprendente per chiunque sappia che gli Spiriti fanno un corpo solo con l'umanità; che da questa essi escono e a questa devono ritornare; è perciò naturale che s'interessino ai movimenti che si operano tra gli uomini. Siate quindi certi che, quando sulla Terra avviene una rivoluzione sociale, essa sconvolge egualmente il mondo invisibile, e tutte le passioni buone e cattive vi si scatenano come accade presso di voi. Una indicibile effervescenza regna fra gli Spiriti che fanno ancora parte del vostro mondo e che attendono il momento di rientrarvi.
All'agitazione degli incarnati e dei disincarnati si aggiungono a volte, anzi il più delle volte, poiché tutto si svolge nella natura, le perturbazioni degli elementi fisici. Avviene allora, per un certo tempo, una vera confusione generale, che passa però come un uragano, dopodiché il cielo ridiviene sereno, e l'umanità, ricostituita su nuove basi, imbevuta di nuove idee, attraversa una nuova tappa di progresso.
È nel periodo che sta ora iniziando che si vedrà fiorire lo Spiritismo; e porterà i suoi frutti. È dunque per l'avvenire, più che per il presente, che voi lavorate. Ma era necessario che questi lavori fossero elaborati anticipatamente, poiché essi preparano le strade della rigenerazione per l'unificazione e la razionalità delle credenze. Felici quelli che se ne avvantaggiano fin d'ora: ciò sarà per loro tanto di guadagnato e tanto di pene risparmiate."
L'umanità terrestre, giunta a uno di questi periodi di crescita, è nel pieno del suo lavoro di trasformazione da quasi un secolo. È per questo che si agita da tutte le parti, in preda a una sorta di febbre e come mossa da una forza invisibile, fino a quando non abbia ripreso il suo assetto su nuove basi. Chi la osserverà allora la vedrà molto cambiata nei suoi costumi, nel suo carattere, nelle sue leggi, nelle sue credenze, per dirla in breve, in tutto il suo stato sociale.
Una cosa che vi sembrerà strana, ma che non per questo è una verità meno rigorosa, sta nel fatto che il mondo degli Spiriti che vi circonda subisce il contraccolpo di tutti i sommovimenti che agitano il mondo degli incarnati; dico persino che vi prende parte attiva. Questa cosa non ha nulla di sorprendente per chiunque sappia che gli Spiriti fanno un corpo solo con l'umanità; che da questa essi escono e a questa devono ritornare; è perciò naturale che s'interessino ai movimenti che si operano tra gli uomini. Siate quindi certi che, quando sulla Terra avviene una rivoluzione sociale, essa sconvolge egualmente il mondo invisibile, e tutte le passioni buone e cattive vi si scatenano come accade presso di voi. Una indicibile effervescenza regna fra gli Spiriti che fanno ancora parte del vostro mondo e che attendono il momento di rientrarvi.
All'agitazione degli incarnati e dei disincarnati si aggiungono a volte, anzi il più delle volte, poiché tutto si svolge nella natura, le perturbazioni degli elementi fisici. Avviene allora, per un certo tempo, una vera confusione generale, che passa però come un uragano, dopodiché il cielo ridiviene sereno, e l'umanità, ricostituita su nuove basi, imbevuta di nuove idee, attraversa una nuova tappa di progresso.
È nel periodo che sta ora iniziando che si vedrà fiorire lo Spiritismo; e porterà i suoi frutti. È dunque per l'avvenire, più che per il presente, che voi lavorate. Ma era necessario che questi lavori fossero elaborati anticipatamente, poiché essi preparano le strade della rigenerazione per l'unificazione e la razionalità delle credenze. Felici quelli che se ne avvantaggiano fin d'ora: ciò sarà per loro tanto di guadagnato e tanto di pene risparmiate."
DOTTOR BARRY
10. Risulta, da quanto
precede, che in seguito al loro movimento di traslazione attraverso lo
spazio, i corpi celesti esercitano, gli uni sugli altri, una influenza
più o meno grande a seconda della vicinanza in cui si trovano tra di
loro e la loro rispettiva posizione. Risulta, inoltre, che questa
influenza può condurre a una perturbazione momentanea nei loro elementi
costitutivi e modificare le condizioni di vitalità dei loro abitanti. La
regolarità dei movimenti determina il ritorno periodico delle medesime
cause e dei medesimi effetti. La durata di certi periodi è abbastanza
breve da poter essere valutata dall'uomo, mentre altri periodi vedono
passare generazioni e razze, le quali non se ne possono accorgere e per
le quali lo stato delle cose è uno stato normale. Al contrario, le
generazioni contemporanee alla transizione ne subiscono il contraccolpo e
tutto sembra loro allontanarsi dalle leggi comuni. Esse vedono una
causa soprannaturale, meravigliosa, miracolosa in ciò che, in realtà,
non è che la realizzazione delle leggi della natura.
Se, per il concatenarsi e per la connessione delle cause e degli effetti, i periodi di rinnovamento morale dell'umanità coincidono, come tutto induce a credere, con le rivoluzioni fisiche del globo, possono i suddetti periodi essere accompagnati, o preceduti, da fenomeni naturali. Tali fenomeni risultano insoliti per coloro che non vi sono abituati, così come sembrano strane certe meteore, o una particolare recrudescenza, o una atipica intensità, elementi inconsueti nei flagelli distruttori. Questi flagelli non sono né una causa né presagi soprannaturali, ma una conseguenza del movimento generale che si verifica nel mondo fisico e nel mondo morale.
Predicendo l'era di rinnovamento che avrebbe dovuto aprirsi per l'umanità e segnare la fine del vecchio mondo, Gesù ha dunque potuto dire ch'essa sarebbe stata segnalata da fenomeni straordinari, da terremoti, da vari flagelli, da segni nel cielo che altro non sono che meteore, senza abrogazione alcuna delle leggi naturali. Ma il volgo ignorante ha visto in queste parole l'annuncio di fatti miracolosi. [94]
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Se, per il concatenarsi e per la connessione delle cause e degli effetti, i periodi di rinnovamento morale dell'umanità coincidono, come tutto induce a credere, con le rivoluzioni fisiche del globo, possono i suddetti periodi essere accompagnati, o preceduti, da fenomeni naturali. Tali fenomeni risultano insoliti per coloro che non vi sono abituati, così come sembrano strane certe meteore, o una particolare recrudescenza, o una atipica intensità, elementi inconsueti nei flagelli distruttori. Questi flagelli non sono né una causa né presagi soprannaturali, ma una conseguenza del movimento generale che si verifica nel mondo fisico e nel mondo morale.
Predicendo l'era di rinnovamento che avrebbe dovuto aprirsi per l'umanità e segnare la fine del vecchio mondo, Gesù ha dunque potuto dire ch'essa sarebbe stata segnalata da fenomeni straordinari, da terremoti, da vari flagelli, da segni nel cielo che altro non sono che meteore, senza abrogazione alcuna delle leggi naturali. Ma il volgo ignorante ha visto in queste parole l'annuncio di fatti miracolosi. [94]
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[94] La terribile epidemia che, dal 1866 al 1868, ha decimato la
popolazione dell'Isola Maurizio, è stata preceduta, nel novembre del
1866, da una pioggia così straordinaria e abbondante di stelle filanti
che gli abitanti ne rimasero terrificati. È da quel momento che la
malattia, che imperversava da alcuni mesi, ma in maniera abbastanza
benigna, è diventata un vero flagello devastatore. Era proprio quello un
segno nel cielo, e forse è in questo senso che bisogna intendere la
frase, le stelle che cadono dal cielo, cui allude il Vangelo, come uno dei segni del tempo (particolari sull'epidemia dell'Isola Maurizio in Rivista Spiritista, luglio 1867, pag. 208; novembre 1868, pag. 321).
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11. La previsione dei
movimenti progressivi dell'umanità non ha nulla di sorprendente presso
esseri smaterializzati, i quali vedono il fine cui tendono tutte le
cose, avendo alcuni di essi conoscenza diretta del pensiero di Dio. In.
base ai movimenti parziali, questi esseri stabiliscono il tempo nel
quale potrà compiersi un movimento generale, così come si stabilisce in
anticipo il tempo che è necessario a un albero per dare i frutti, così
come gli astronomi calcolano l'epoca di un fenomeno astronomico
attraverso il tempo che è necessario a un astro per compiere la sua
rivoluzione.
12. L'umanità è un essere
collettivo in cui si verificano le medesime rivoluzioni morali che
avvengono in ogni essere individuale, con la differenza secondo cui le
une si compiono di anno in anno e le altre di secolo in secolo. Si segua
l'umanità nelle sue evoluzioni attraverso il tempo e si vedrà la vita
delle diverse razze segnata da periodi che danno a ciascuna epoca una
fisionomia particolare.
13. Il cammino progressivo
dell'umanità avviene in due modi, come abbiamo detto: l'uno graduale,
lento, impercettibile — se si considerano le epoche consecutive — e che
si traduce in miglioramenti susseguentisi nelle leggi, negli usi e
costumi, di cui ci si accorge solo alla lunga, come i cambiamenti che i
corsi d'acqua apportano alla superficie del globo. L'altro modo è quello
che avviene attraverso movimenti relativamente bruschi e rapidi, simili
a quelli di un torrente che, rompendo i suoi argini, riesce a coprire
in pochi anni una distesa di terreno tale che a percorrerla ci sarebbero
voluti dei secoli. È, pertanto, un cataclisma morale che inghiotte in
pochi istanti le istituzioni del passato, e al quale succede un nuovo
ordine di cose che, a poco a poco, si stabilizza, nella misura in cui si
ristabilisce la calma, diventando definitivo.
A colui che viva abbastanza a lungo da abbracciare i due versanti della nuova fase, sembra che un nuovo mondo sia nato dalle rovine del vecchio; il carattere, i costumi, gli usi, tutto è cambiato. Il fatto è che, in effetti, degli uomini nuovi o, meglio, rigenerati, sono nati. Le idee, che la generazione che si sta estinguendo ha portato con sé, hanno fatto posto, nella generazione che si eleva, a idee nuove.
A colui che viva abbastanza a lungo da abbracciare i due versanti della nuova fase, sembra che un nuovo mondo sia nato dalle rovine del vecchio; il carattere, i costumi, gli usi, tutto è cambiato. Il fatto è che, in effetti, degli uomini nuovi o, meglio, rigenerati, sono nati. Le idee, che la generazione che si sta estinguendo ha portato con sé, hanno fatto posto, nella generazione che si eleva, a idee nuove.
14. L'umanità, divenuta
adulta, ha delle nuove esigenze, delle aspirazioni più vaste, più
elevate. Essa comprende il vuoto delle idee in cui è stata cullata,
l'insufficienza delle sue istituzioni, per raggiungere la sua felicità;
essa non trova più nell'attuale stato delle cose le legittime
soddisfazioni alle quali si sente chiamata. È per questo che si libera
delle sue fasce e si slancia, spinta da una forza irresistibile, verso
rive sconosciute, alla scoperta di nuovi e meno limitati orizzonti.
È a uno di questi periodi di trasformazione oppure, se si preferisce, di crescita morale, che l'umanità è pervenuta. Dall'adolescenza essa sta passando all'età adulta; non può più bastare il passato alle sue nuove aspirazioni, alle sue nuove esigenze; non può più essere guidata con i medesimi metodi; non si accontenta più di illusioni e giochi di prestigio: sono necessari alla sua ragione ormai matura alimenti più sostanziosi. Il presente è troppo effimero. Sente che il suo destino è più vasto e che la vita corporale è troppo angusta per racchiuderlo interamente. È per questo che l'umanità spinge il suo sguardo nel passato e nell'avvenire, al fine di scoprirvi il mistero della sua esistenza e attingervi una consolante sicurezza.
Ed è proprio in questo momento — in cui l'umanità si trova troppo stretta nella sua sfera materiale, in cui prorompe la vita intellettuale, in cui sboccia il sentimento della spiritualità — che uomini, sedicenti filosofi, sperano di colmare il vuoto con le dottrine del nichilismo e del materialismo! Singolare aberrazione! Questi stessi uomini, che pretendono di spingere l'umanità in avanti, si sforzano invece di circoscriverla nello stretto cerchio del materialismo, mentre essa aspira soltanto a uscirne. Le negano all'umanità l'aspetto della vita infinita e, mostrandole la tomba, le dicono: Nec plus ultra!
È a uno di questi periodi di trasformazione oppure, se si preferisce, di crescita morale, che l'umanità è pervenuta. Dall'adolescenza essa sta passando all'età adulta; non può più bastare il passato alle sue nuove aspirazioni, alle sue nuove esigenze; non può più essere guidata con i medesimi metodi; non si accontenta più di illusioni e giochi di prestigio: sono necessari alla sua ragione ormai matura alimenti più sostanziosi. Il presente è troppo effimero. Sente che il suo destino è più vasto e che la vita corporale è troppo angusta per racchiuderlo interamente. È per questo che l'umanità spinge il suo sguardo nel passato e nell'avvenire, al fine di scoprirvi il mistero della sua esistenza e attingervi una consolante sicurezza.
Ed è proprio in questo momento — in cui l'umanità si trova troppo stretta nella sua sfera materiale, in cui prorompe la vita intellettuale, in cui sboccia il sentimento della spiritualità — che uomini, sedicenti filosofi, sperano di colmare il vuoto con le dottrine del nichilismo e del materialismo! Singolare aberrazione! Questi stessi uomini, che pretendono di spingere l'umanità in avanti, si sforzano invece di circoscriverla nello stretto cerchio del materialismo, mentre essa aspira soltanto a uscirne. Le negano all'umanità l'aspetto della vita infinita e, mostrandole la tomba, le dicono: Nec plus ultra!
15. Chiunque abbia
riflettuto sullo Spiritismo e sulle sue conseguenze, e non lo
circoscriva nella produzione di certi fenomeni, comprenderà ch'esso apre
all'umanità una nuova strada, la quale le svelerà gli orizzonti
dell'infinito. Iniziando l'uomo ai misteri del mondo invisibile, lo
Spiritismo gli mostra il suo vero ruolo nella creazione, ruolo perpetuamente attivo, tanto
nello stato spirituale quanto nello stato corporale. L'uomo non procede
più come un cieco: egli sa da dove viene, doveva, e perché è sulla
Terra. Liberatosi dei pregiudizi dell'ignoranza e della superstizione,
l'avvenire gli si mostra nella sua realtà: esso non è più una vaga
speranza: è una verità palpabile, tanto certa per lui quanto
l'alternarsi del giorno e della notte. L'uomo sa che il suo essere non
può limitarsi a qualche istante di un'esistenza effimera; che la vita
spirituale non è interrotta dalla morte; che già visse e che ancora
rivivrà; che, di tutto quanto acquisisca in perfezione con il lavoro,
nulla andrà perduto. Egli trova nelle sue esistenze anteriori la ragione
di ciò ch'egli è oggi; e da ciò che l'uomo oggi diventa, può dedurre ciò che sarà un giorno.
16. Con l'idea che
l'attività e la cooperazione individuali, nell'opera generale della
civilizzazione, sono limitate alla vita presente, che non si è stati
nulla prima e che nulla si sarà dopo, che cosa può importare all'uomo
l'ulteriore progresso dell'umanità? Che cosa può importargli che in
futuro i popoli siano governati meglio, che siano più felici, più
illuminati, migliori gli uni verso gli altri? Poiché non deve trarne
alcun frutto, questo progresso non è forse perduto per lui? A che gli
serve lavorare per quelli che verranno dopo di lui, se non gli sarà mai
dato conoscerli, se i suoi posteri saranno creature nuove che poco dopo
rientreranno anch'esse nel nulla? Sotto il dominio della negazione
dell'avvenire individuale, tutto si riduce necessariamente alle meschine
proporzioni del momento e della individualità.
Al contrario, quale ampiezza dà alla mente dell'uomo la certezza della perpetuità nel suo essere spirituale! Che cosa di più razionale, di più grandioso, di più degno del Creatore di questa legge, secondo la quale la vita spirituale e la vita corporale non sono che due modi di esistere, i quali si alternano per la realizzazione del progresso? Che cosa di più giusto e di più consolante dell'idea dei medesimi esseri che progrediscono incessantemente, dapprima attraverso le generazioni dello stesso mondo, e in seguito di mondo in mondo, fino alla perfezione, senza soluzione di continuità? Tutte le azioni hanno allora uno scopo, perché, lavorando per tutti, si lavora per sé stessi, e viceversa; in tal modo né il progresso individuale né il progresso generale saranno mai sterili. Entrambi questi progressi gioveranno alle generazioni e alle individualità future, che altro non sono se non le generazioni e le individualità passate, giunte a un più altro grado di avanzamento.
Al contrario, quale ampiezza dà alla mente dell'uomo la certezza della perpetuità nel suo essere spirituale! Che cosa di più razionale, di più grandioso, di più degno del Creatore di questa legge, secondo la quale la vita spirituale e la vita corporale non sono che due modi di esistere, i quali si alternano per la realizzazione del progresso? Che cosa di più giusto e di più consolante dell'idea dei medesimi esseri che progrediscono incessantemente, dapprima attraverso le generazioni dello stesso mondo, e in seguito di mondo in mondo, fino alla perfezione, senza soluzione di continuità? Tutte le azioni hanno allora uno scopo, perché, lavorando per tutti, si lavora per sé stessi, e viceversa; in tal modo né il progresso individuale né il progresso generale saranno mai sterili. Entrambi questi progressi gioveranno alle generazioni e alle individualità future, che altro non sono se non le generazioni e le individualità passate, giunte a un più altro grado di avanzamento.
17. La fraternità dovrà
essere la pietra angolare del nuovo ordine sociale; ma non può esserci
fraternità reale, solida ed effettiva se non è poggiata su di una base
incrollabile: questa base è la fede. Ma non
la fede in tali o talaltri dogmi particolari, che cambiano con i tempi e
con i popoli, i quali si scagliano pietre, poiché sanno che,
anatematizzandosi gli uni con gli altri, alimentano l'antagonismo; bensì
la fede nei principi fondamentali, che tutti possono accettare: Dio, l'anima, l'avvenire, IL
PROGRESSO INDIVIDUALE INDEFINITO, LA PERPETUITÀ DEI RAPPORTI FRA GLI
ESSERI. Quando tutti gli uomini saranno convinti che Dio è il medesimo
per tutti; che questo Dio, sovranamente giusto e buono, non può volere
niente di ingiusto; che il male viene dagli uomini e non da Lui, tutti
si considereranno figli di uno stesso Padre e si tenderanno la mano.
Questa è la fede che offre lo Spiritismo e che d'ora in avanti sarà il cardine sul quale si muoverà il genere umano, quali che siano i modi di adorazione e le credenze particolari.
Questa è la fede che offre lo Spiritismo e che d'ora in avanti sarà il cardine sul quale si muoverà il genere umano, quali che siano i modi di adorazione e le credenze particolari.
18. Il progresso
intellettuale, compiuto finora nelle più vaste proporzioni, costituisce
un grande passo avanti e segna la prima fase dell'umanità, ma da solo
esso è impotente a rigenerarla; fintantoché l'uomo sarà dominato
dall'orgoglio e dall'egoismo, egli utilizzerà la sua intelligenza e le
sue conoscenze soltanto a vantaggio delle proprie passioni e dei propri
interessi personali. Ecco perché le applica al perfezionamento dei mezzi
con cui nuocere ai suoi simili e distruggerli.
19. Soltanto il progresso
morale può assicurare la felicità agli uomini, mettendo un freno alle
cattive passioni. Soltanto il progresso morale può far sì che tra gli
uomini regnino la concordia, la pace e la fraternità.
È il progresso morale che abbatterà le barriere che separano i popoli, farà cadere i pregiudizi di casta e farà tacere gli antagonismi di setta, insegnando agli uomini a considerarsi fratelli chiamati ad aiutarsi a vicenda e non destinati a vivere gli uni a spese degli altri.
E sarà ancora il progresso morale che, assecondato a questo punto dal progresso dell'intelligenza, riunirà gli uomini in una medesima credenza, fondata sulle verità eterne, non soggette a discussioni e, per questo stesso motivo, accettate da tutti.
L'unità di credenza sarà il legame più potente, il fondamento più solido della fraternità universale, spezzata in ogni tempo dagli antagonismi religiosi, i quali dividono popoli e famiglie, i quali fanno vedere, nei dissidenti religiosi, dei nemici che bisogna fuggire, combattere, sterminare, anziché dei fratelli che bisogna amare.
È il progresso morale che abbatterà le barriere che separano i popoli, farà cadere i pregiudizi di casta e farà tacere gli antagonismi di setta, insegnando agli uomini a considerarsi fratelli chiamati ad aiutarsi a vicenda e non destinati a vivere gli uni a spese degli altri.
E sarà ancora il progresso morale che, assecondato a questo punto dal progresso dell'intelligenza, riunirà gli uomini in una medesima credenza, fondata sulle verità eterne, non soggette a discussioni e, per questo stesso motivo, accettate da tutti.
L'unità di credenza sarà il legame più potente, il fondamento più solido della fraternità universale, spezzata in ogni tempo dagli antagonismi religiosi, i quali dividono popoli e famiglie, i quali fanno vedere, nei dissidenti religiosi, dei nemici che bisogna fuggire, combattere, sterminare, anziché dei fratelli che bisogna amare.
20. Un tale stato di cose
presuppone un cambiamento radicale nei sentimenti delle masse, un
progresso generale che non si poteva realizzare se non uscendo dal
circolo delle idee ristrette e terra terra che fomentano l'egoismo. In
epoche diverse, uomini insigni hanno cercato di spingere l'umanità su
questa strada; ma l'umanità, ancora troppo giovane, è restata sorda.
Così i loro insegnamenti hanno finito per essere come il buon seme
caduto sulla pietra.
Oggi l'umanità è matura per volgere il suo sguardo più in alto di quanto non abbia fatto finora, per assimilare idee più vaste e per comprendere ciò ch'essa finora non aveva compreso.
La generazione che scompare porterà con sé i suoi pregiudizi e i suoi errori. La generazione che sorge, ritempratasi a una fonte più pura, imbevuta di idee più sane, imprimerà al mondo il movimento ascensionale, nel senso del progresso morale, che dovrà segnare la nuova fase dell'umanità.
Oggi l'umanità è matura per volgere il suo sguardo più in alto di quanto non abbia fatto finora, per assimilare idee più vaste e per comprendere ciò ch'essa finora non aveva compreso.
La generazione che scompare porterà con sé i suoi pregiudizi e i suoi errori. La generazione che sorge, ritempratasi a una fonte più pura, imbevuta di idee più sane, imprimerà al mondo il movimento ascensionale, nel senso del progresso morale, che dovrà segnare la nuova fase dell'umanità.
21. Questa fase già si
rivela attraverso inequivocabili segni, attraverso tentativi di utili
riforme, attraverso idee grandi e generose che incominciano a venire
alla luce e a trovare eco. Accade, pertanto, che si vedano nascere
un'infinità di istituzioni protettrici, civilizzatrici ed emancipatrici,
sotto l'impulso e per iniziativa di uomini evidentemente predestinati
all'opera di rigenerazione. Si osserva, inoltre, che le leggi penali
ogni giorno s'impregnano d'un sentimento più umano. I pregiudizi di
razza si affievoliscono, i popoli incominciano a guardarsi come i membri
di una grande famiglia. Grazie all'uniformità e alla facilità dei mezzi
di scambio, essi sopprimono le barriere che li dividevano. Da tutte le
parti del mondo, si riuniscono in assemblee universali, per i pacifici
tornei dell'intelligenza.
Manca, però, a queste riforme una base che permetta loro di svilupparsi, completarsi, consolidarsi; una predisposizione morale più generale per far sì ch'esse fruttifichino e che le masse le accettino. Ma ciò resta pur sempre un segno caratteristico del tempo, il preludio di ciò che si realizzerà su più vasta scala, nella misura in cui il terreno diventerà più propizio.
Manca, però, a queste riforme una base che permetta loro di svilupparsi, completarsi, consolidarsi; una predisposizione morale più generale per far sì ch'esse fruttifichino e che le masse le accettino. Ma ciò resta pur sempre un segno caratteristico del tempo, il preludio di ciò che si realizzerà su più vasta scala, nella misura in cui il terreno diventerà più propizio.
22. Altro segno, non meno
caratteristico del periodo in cui stiamo entrando, è l'evidente risposta
che va rivolgendosi in direzione delle idee spiritualiste; mentre una
repulsione istintiva si manifesta contro le idee materialiste. Lo
spirito di miscredenza, che si era impadronito delle masse, ignoranti o
anche illuminate, e che le aveva indotte a respingere, insieme alla
forma, la sostanza stessa di ogni credenza, sembra essere stato un
sonno, al cui risveglio si provi il bisogno di respirare un'aria più
vivificante. Involontariamente, là dove si è fatto il vuoto si ricerca
un qualcosa, un punto d'appoggio, una speranza.
23. Se supponiamo la maggior
parte degli uomini imbevuti di questi sentimenti, possiamo facilmente
immaginare le modifiche che essi potrebbero apportare nelle relazioni
sociali: carità, fraternità, benevolenza verso tutti, tolleranza per
tutte le credenze, questa sarà la loro divisa. Questo è il fine al quale
evidentemente tende l'umanità, questo l'oggetto delle sue aspirazioni,
dei suoi desideri, senza ch'essa però si renda ben conto dei mezzi
necessari per realizzarli. Tenta, esita, ma il suo cammino viene
arrestato da resistenze attive o dalla forza d'inerzia dei pregiudizi,
delle credenze stazionarie e refrattarie al progresso. Sono queste
resistenze che è necessario vincere, e questa sarà l'opera della nuova
generazione. E se si segue il corso attuale delle cose, si riconoscerà
che tutto sembra predestinato ad aprirle la strada. La nuova generazione
avrà dalla sua la duplice potenza del numero e delle idee e, inoltre,
l'esperienza del passato.
24. La nuova generazione
marcerà dunque alla volta della realizzazione di tutte quelle idee
umanitarie compatibili con il grado di avanzamento cui sarà pervenuta.
Procedendo lo Spiritismo verso il medesimo fine e realizzando i suoi
obiettivi, essi si incontreranno sullo stesso terreno. Gli uomini
progressisti troveranno nelle idee spiritiste una leva poderosa, e lo
Spiritismo troverà negli uomini nuovi degli Spiriti pronti ad
accoglierlo. In questo stato di cose, che cosa potranno mai fare tutti
coloro che vorrebbero metterglisi di traverso?
25. Non è lo Spiritismo che
crea il rinnovamento sociale, è la maturità dell'umanità che fa di
questo rinnovamento una necessità. Con il suo potere moralizzatore, con
le sue tendenze progressiste, con l'ampiezza delle sue vedute, con la
generalità dei problemi che abbraccia, lo Spiritismo è, più di ogni
altra dottrina, adatto ad assecondare il movimento rigeneratore; per
questo è contemporaneo di tale movimento. Lo Spiritismo è arrivato nel
momento in cui poteva essere utile, perché anche per esso è arrivato il
suo tempo. Se fosse arrivato prima avrebbe incontrato degli ostacoli
insormontabili; inevitabilmente sarebbe stato sopraffatto, perché gli
uomini, soddisfatti di ciò che avevano, ancora non avvertivano il
bisogno di quanto lo Spiritismo porta con sé. Nato con il movimento
delle idee che fermentano oggi, lo Spiritismo ha così trovato il terreno
adatto a riceverlo; gli spiriti, stanchi del dubbio e dell'incertezza,
terrorizzati dall'abisso che si apre di fronte a loro, lo accolgono come
un'àncora di salvezza e una suprema consolazione.
26. Il numero dei
ritardatari è, senza dubbio, ancora grande; ma che possono costoro
contro la marea che sale se non gettarvi contro qualche pietra? Questa
marea è la generazione che cresce, mentre quelli scompaiono con la
generazione che ogni giorno se ne va a grandi passi. Fino ad allora essi
difenderanno palmo a palmo il terreno. C'è dunque una lotta
inevitabile, ma si tratta di una lotta ineguale, perché è quella del
decrepito passato che cade a pezzi, contro l'avvenire giovanile; è la
lotta del ristagno contro il progresso; è la lotta della creatura contro
la volontà di Dio, poiché i tempi da Lui stabiliti sono arrivati.
La nuova generazione
27. Perché gli uomini siano
felici sulla Terra, è necessario che questa sia popolata soltanto da
buoni Spiriti, incarnati e disincarnati, che si dedichino soltanto al
bene. Essendo quel tempo giunto, una grande emigrazione si verifica in
questo momento fra coloro che l'abitano. Quanti praticano il male per il
male, e non sono neppure sfiorati dal
sentimento del bene, non essendo più degni della Terra così trasformata,
ne saranno esclusi, poiché vi porterebbero di nuovo turbamenti e
confusione e sarebbero un ostacolo al progresso. Costoro andranno a
espiare l'inasprimento dei loro cuori, alcuni in mondi inferiori, altri
presso quelle razze terrestri ancora arretrate, le quali saranno
l'equivalente di mondi inferiori. Qui gli espiatori porteranno le loro
conoscenze acquisite, poiché avranno per missione quella di far
progredire tali mondi e tali razze. Verranno poi sostituiti da Spiriti
migliori, i quali faranno regnare tra costoro la giustizia, la pace e la
fraternità.
La Terra, secondo quanto dicono gli Spiriti, non dovrà essere trasformata da un cataclisma che annienterebbe all'improvviso una generazione. La generazione attuale scomparirà gradualmente, e la nuova le succederà allo stesso modo, senza che nulla venga cambiato nell'ordine naturale delle cose.
Tutto, esteriormente, accadrà dunque come d'abitudine, con questa unica, ma capitale differenza: una parte degli Spiriti che s'incarnavano sulla Terra non vi si incarneranno più. In ogni bambino che nasca, al posto di uno Spirito arretrato e portato al male che vi si sarebbe potuto incarnare, ci sarà uno Spirito più avanzato e portato al bene.
Molto meno che di una nuova generazione corporea, si tratta dunque di una nuova generazione di Spiriti. E, senza dubbio, è questo che Gesù intendeva dire con le parole: "In verità, io vi dico che questa generazione non passerà senza che questi fatti si siano verificati". Così, quanti si aspettavano di vedere la trasformazione compiersi con effetti sovrannaturali e meravigliosi saranno delusi.
La Terra, secondo quanto dicono gli Spiriti, non dovrà essere trasformata da un cataclisma che annienterebbe all'improvviso una generazione. La generazione attuale scomparirà gradualmente, e la nuova le succederà allo stesso modo, senza che nulla venga cambiato nell'ordine naturale delle cose.
Tutto, esteriormente, accadrà dunque come d'abitudine, con questa unica, ma capitale differenza: una parte degli Spiriti che s'incarnavano sulla Terra non vi si incarneranno più. In ogni bambino che nasca, al posto di uno Spirito arretrato e portato al male che vi si sarebbe potuto incarnare, ci sarà uno Spirito più avanzato e portato al bene.
Molto meno che di una nuova generazione corporea, si tratta dunque di una nuova generazione di Spiriti. E, senza dubbio, è questo che Gesù intendeva dire con le parole: "In verità, io vi dico che questa generazione non passerà senza che questi fatti si siano verificati". Così, quanti si aspettavano di vedere la trasformazione compiersi con effetti sovrannaturali e meravigliosi saranno delusi.
28. L'epoca attuale è
l'epoca della transizione; gli elementi delle due generazioni si
confondono. Situati nel punto intermedio, noi assistiamo alla scomparsa
dell'una e all'arrivo dell'altra; e ciascuna già si segnala nel mondo
con i caratteri che le sono peculiari.
Le due generazioni che si succedono hanno idee e punti di vista del tutto opposti. Dalla natura delle disposizioni morali, ma soprattutto dalle disposizioni intuitive e innate, è facile riconoscere a quale delle due generazioni appartiene ogni individuo.
La nuova generazione, quella che deve fondare l'era del progresso morale, si distingue per una intelligenza e una razionalità generalmente precoci, unite al sentimento innato del bene e delle credenze spirituali, le quali cose sono il segno indubbio di un certo grado di avanzamento anteriore. Tale nuova generazione non sarà affatto composta da Spiriti esclusivamente ed eminentemente superiori, ma da quegli Spiriti che, avendo già progredito, sono meglio disposti ad assimilare tutte le idee progressiste e più adatti ad assecondare il movimento rigeneratore.
Al contrario, ciò che distingue gli Spiriti arretrati è, innanzi tutto, la rivolta contro Dio attraverso il rifiuto di riconoscere che possa esistere una qualsiasi potenza al di sopra dell'umanità; poi, la propensione istintiva alle passioni, degradanti, ai sentimenti antifraterni dell'egoismo, dell'orgoglio, dell'invidia, della gelosia; infine, l'attaccamento morboso a tutto ciò che è materiale: la sensualità, la cupidigia, l'avarizia.
Sono questi i vizi da cui la Terra deve essere liberata attraverso l'allontanamento di coloro che rifiutano di emendarsi, poiché essi non sono compatibili con il regno della fraternità e poiché il contatto con loro costituirà sempre una sofferenza per gli uomini dabbene.
Quando la Terra se ne sarà liberata, gli uomini marceranno senza ostacoli verso quell'avvenire migliore che è loro riservato già sulla Terra, quale premio dei loro sforzi e della loro perseveranza, mentre attendono che una epurazione ancora più completa dia loro accesso ai mondi superiori.
Le due generazioni che si succedono hanno idee e punti di vista del tutto opposti. Dalla natura delle disposizioni morali, ma soprattutto dalle disposizioni intuitive e innate, è facile riconoscere a quale delle due generazioni appartiene ogni individuo.
La nuova generazione, quella che deve fondare l'era del progresso morale, si distingue per una intelligenza e una razionalità generalmente precoci, unite al sentimento innato del bene e delle credenze spirituali, le quali cose sono il segno indubbio di un certo grado di avanzamento anteriore. Tale nuova generazione non sarà affatto composta da Spiriti esclusivamente ed eminentemente superiori, ma da quegli Spiriti che, avendo già progredito, sono meglio disposti ad assimilare tutte le idee progressiste e più adatti ad assecondare il movimento rigeneratore.
Al contrario, ciò che distingue gli Spiriti arretrati è, innanzi tutto, la rivolta contro Dio attraverso il rifiuto di riconoscere che possa esistere una qualsiasi potenza al di sopra dell'umanità; poi, la propensione istintiva alle passioni, degradanti, ai sentimenti antifraterni dell'egoismo, dell'orgoglio, dell'invidia, della gelosia; infine, l'attaccamento morboso a tutto ciò che è materiale: la sensualità, la cupidigia, l'avarizia.
Sono questi i vizi da cui la Terra deve essere liberata attraverso l'allontanamento di coloro che rifiutano di emendarsi, poiché essi non sono compatibili con il regno della fraternità e poiché il contatto con loro costituirà sempre una sofferenza per gli uomini dabbene.
Quando la Terra se ne sarà liberata, gli uomini marceranno senza ostacoli verso quell'avvenire migliore che è loro riservato già sulla Terra, quale premio dei loro sforzi e della loro perseveranza, mentre attendono che una epurazione ancora più completa dia loro accesso ai mondi superiori.
29. Non si deve però pensare
che, tramite questa emigrazione di Spiriti, saranno espulsi dalla Terra
e relegati nei mondi inferiori tutti gli Spiriti ritardatari. Al
contrario, molti vi ritorneranno, perché molti sono quelli che avranno
ceduto alla forza delle circostanze e dell'esempio. In loro la scorza
era peggiore dell'interno. Una volta sottratti all'influenza della
materia e dei pregiudizi del mondo corporale, la maggior parte di essi
vedrà le cose in maniera del tutto diversa da come le vedeva quand'era
in vita: di siffatti casi abbiamo numerosi esempi. In ciò, essi sono
aiutati dagli Spiriti benevoli, i quali s'interessano a loro e si
preoccupano di illuminarli e di mostrar loro quanto falso fosse il
cammino che avevano seguito. Con le nostre preghiere noi stessi possiamo
contribuire al loro miglioramento, poiché tra i morti e i vivi esiste
una perpetua solidarietà.
La maniera in cui avviene la trasformazione è molto semplice e, come si vede, è interamente morale e non si discosta in nulla dalle leggi della natura.
La maniera in cui avviene la trasformazione è molto semplice e, come si vede, è interamente morale e non si discosta in nulla dalle leggi della natura.
30. Che gli Spiriti della
nuova generazione siano degli Spiriti nuovi e migliori, oppure che si
tratti degli antichi Spiriti migliorati, il risultato è il medesimo. Dal
momento che apportano disposizioni migliori, si tratta sempre di un
rinnovamento. Gli Spiriti incarnati formano pertanto due categorie, a
seconda delle loro naturali disposizioni: da una parte gli Spiriti
ritardatari che se ne vanno, dall'altra gli Spiriti progressisti che
arrivano. Lo stato dei costumi e della società sarà dunque, presso un
popolo, presso una razza o nel mondo intero, a seconda di quella delle
due categorie che avrà la preponderanza.
31. Un comune paragone farà
comprendere ancor meglio ciò che avviene in tale circostanza. Supponiamo
un reggimento composto, per la maggior parte, da uomini turbolenti e
indisciplinati. Costoro vi porteranno di continuo un disordine tale che
la severità della legge penale farà spesso fatica a reprimere. Questi
uomini sono i più forti, solo perché sono in maggior numero; essi si
sostengono, si incoraggiano e si stimolano con l'esempio. I pochi buoni
sono senza alcuna influenza; i loro consigli sono disprezzati; essi
stessi sono sbeffeggiati e maltrattai dagli altri e a contatto di
costoro molto essi soffrono. Non è questa forse l'immagine della società
attuale?
Supponiamo che questi uomini vengano ritirati dal reggimento a uno a uno, a dieci a dieci, a cento a cento e che vengano via via rimpiazzati da un eguale numero di buoni soldati, anche da alcuni di quelli che erano stati espulsi, ma che si saranno seriamente corretti. Di lì a qualche tempo, si avrà sempre lo stesso reggimento, ma trasformato; il buon ordine sarà seguito al disordine. Lo stesso sarà dell'umanità rigenerata.
Supponiamo che questi uomini vengano ritirati dal reggimento a uno a uno, a dieci a dieci, a cento a cento e che vengano via via rimpiazzati da un eguale numero di buoni soldati, anche da alcuni di quelli che erano stati espulsi, ma che si saranno seriamente corretti. Di lì a qualche tempo, si avrà sempre lo stesso reggimento, ma trasformato; il buon ordine sarà seguito al disordine. Lo stesso sarà dell'umanità rigenerata.
32. Le grandi partenze
collettive non hanno pertanto come unico scopo quello di attivare le
uscite, ma anche quello di trasformare più rapidamente lo spirito della
massa, liberandola dalle cattive influenze, e di dare maggior ascendente
alle idee nuove.
Essendo molti, malgrado le loro imperfezioni, quelli maturi per questa trasformazione, molti sono quelli che partono allo scopo di andare a ritemprarsi a una sorgente più pura. Fintantoché fossero rimasti nel medesimo ambiente e sotto le medesime influenze, essi avrebbero persistito nelle loro opinioni e nella loro maniera di vedere le cose. È sufficiente, per aprire loro gli occhi, un soggiorno nel mondo degli Spiriti, perché vi vedano ciò che sulla Terra non potevano vedere. Il miscredente, il fanatico, l'assolutista potranno così ritornare con idee innate di fede, di tolleranza e di libertà. Al loro ritorno, essi troveranno le cose cambiate e subiranno l'ascendente del nuovo ambiente dove saranno nati. Invece di fare opposizione alle idee nuove, ne saranno i cooperatori.
Essendo molti, malgrado le loro imperfezioni, quelli maturi per questa trasformazione, molti sono quelli che partono allo scopo di andare a ritemprarsi a una sorgente più pura. Fintantoché fossero rimasti nel medesimo ambiente e sotto le medesime influenze, essi avrebbero persistito nelle loro opinioni e nella loro maniera di vedere le cose. È sufficiente, per aprire loro gli occhi, un soggiorno nel mondo degli Spiriti, perché vi vedano ciò che sulla Terra non potevano vedere. Il miscredente, il fanatico, l'assolutista potranno così ritornare con idee innate di fede, di tolleranza e di libertà. Al loro ritorno, essi troveranno le cose cambiate e subiranno l'ascendente del nuovo ambiente dove saranno nati. Invece di fare opposizione alle idee nuove, ne saranno i cooperatori.
33. La rigenerazione
dell'umanità non ha dunque assolutamente bisogno del rinnovamento
integrale degli Spiriti: è sufficiente una modifica nelle loro
disposizioni morali. Questa modifica si verifica, presso tutti coloro
che a essa sono predisposti, allorché vengano sottratti all'influenza
perniciosa del mondo. Coloro che ritornano, allora, non sempre sono
altri Spiriti, ma spesso si tratta dei medesimi Spiriti che pensano e
sentono diversamente.
Quando questo miglioramento è isolato e individuale passa del tutto inosservato e non ha alcuna evidente influenza sul mondo. Ben diverso è l'effetto, allorché si agisca simultaneamente su grandi masse. In tal caso, infatti, a seconda delle proporzioni, in una generazione, le idee di un popolo o di una razza possono risultare profondamente modificate.
È ciò che quasi sempre si nota dopo i grandi sconvolgimenti che decimano le popolazioni. I flagelli distruttori distruggono soltanto il corpo, ma non raggiungono lo Spirito. Essi attivano il movimento di andirivieni tra il mondo corporale e il mondo spirituale e, in seguito, il movimento progressivo degli Spiriti incarnati e disincarnati. È da osservare che, in tutte le epoche della storia, alle grandi crisi sociali è generalmente seguita un'era di progresso.
Quando questo miglioramento è isolato e individuale passa del tutto inosservato e non ha alcuna evidente influenza sul mondo. Ben diverso è l'effetto, allorché si agisca simultaneamente su grandi masse. In tal caso, infatti, a seconda delle proporzioni, in una generazione, le idee di un popolo o di una razza possono risultare profondamente modificate.
È ciò che quasi sempre si nota dopo i grandi sconvolgimenti che decimano le popolazioni. I flagelli distruttori distruggono soltanto il corpo, ma non raggiungono lo Spirito. Essi attivano il movimento di andirivieni tra il mondo corporale e il mondo spirituale e, in seguito, il movimento progressivo degli Spiriti incarnati e disincarnati. È da osservare che, in tutte le epoche della storia, alle grandi crisi sociali è generalmente seguita un'era di progresso.
34. In questo momento è uno
di tali movimenti che si sta attuando e che realizzerà il rimodellamento
dell'umanità. La molteplicità delle cause di distruzione è un
caratteristico segno dei tempi, dato che esse affretteranno lo
schiudersi dei nuovi germi. Sono le foglie d'autunno che cadono e alle
quali succederanno nuove foglie piene di vita, poiché l'umanità ha le
sue stagioni, come gli individui hanno le loro varie età. Le foglie
morte dell'umanità cadono spazzate via dalle raffiche e dai colpi di
vento, ma per rinascere più vivaci sotto il medesimo soffio di vita, che
non si estingue, ma si purifica.
35. Per il materialista, i flagelli distruttori sono calamità senza compensazioni, senza risultati utili, poiché, secondo lui, essi annientano gli esseri senza ritorno. Ma,
per colui che sa come la morte distrugga soltanto l'involucro, quei
flagelli distruttori non hanno le medesime conseguenze e non gli causano
il benché minimo timore; egli ne comprende lo scopo e sa anche che gli
uomini non perdono a morire insieme più di quanto possano perdere a
morire isolati, dato che, in una maniera o nell'altra, sempre là bisogna
arrivare.
I miscredenti rideranno di queste cose e le giudicheranno delle chimere; ma qualsiasi cosa dicano, non sfuggiranno alla legge comune; cadranno a loro volta come gli altri. E allora che sarà di loro? Essi dicono: Nulla! Ma, a dispetto di sé stessi, vivranno. E saranno, un giorno, costretti ad aprire gli occhi.
I miscredenti rideranno di queste cose e le giudicheranno delle chimere; ma qualsiasi cosa dicano, non sfuggiranno alla legge comune; cadranno a loro volta come gli altri. E allora che sarà di loro? Essi dicono: Nulla! Ma, a dispetto di sé stessi, vivranno. E saranno, un giorno, costretti ad aprire gli occhi.