LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo

Allan Kardec

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45. La prima rivelazione aveva la sua personificazione in Mosè, la seconda nel Cristo, la terza non l'ha in nessun individuo. Le prime due sono individuali, la terza è collettiva; è questo un carattere essenziale di grande importanza. Essa è collettiva in questo senso: di non esser fatta o data come privilegio verso nessuno. Di conseguenza, nessuno può dirsi il profeta esclusivo. Essa è stata fatta simultaneamente su tutta la Terra, a milioni di persone, di tutte le età e di tutte le condizioni, dalla più bassa alla più alta della scala, secondo questa predizione, riferita dall'Autore degli Atti degli Apostoli: “Avverrà negli ultimi giorni”, dice Dio, “che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni” (Atti 2:17). Essa non proviene da nessun culto speciale, al fine di poter servire a tutti, un giorno, come punto d'incontro. [3]

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[3] Il nostro ruolo personale, nel grande movimento di idee che si sta preparando da parte dello Spiritismo e che già incomincia ad attuarsi, è quello di un osservatore attento che studia i fatti, per cercarne la causa e trarne le conseguenze. Noi abbiamo confrontato tutti quei fatti che ci è stato possibile radunare. Abbiamo comparato e commentato le istruzioni date dagli Spiriti su tutti i punti del globo; poi abbiamo coordinato il tutto metodicamente. In una parola, abbiamo studiato e dato al pubblico il frutto delle nostre ricerche, senza attribuire al nostro lavoro altro valore che quello di un'opera filosofica, dedotta dall'osservazione e dall'esperienza, senza mai esserci posti a capo di una dottrina, né aver mai voluto imporre le nostre idee a nessuno. Pubblicandole, noi abbiamo usato di un diritto comune, e coloro che le hanno accettate lo hanno fatto liberamente. Se, poi, queste idee hanno ottenuto molte accondiscendenze, il fatto è che esse hanno avuto il vantaggio di rispondere alle aspirazioni di un grande numero di persone, cosa da cui noi non potremmo trarre alcun motivo di vanità, dal momento che l'origine di tali idee non ci appartiene. Il nostro più grande merito è quello della perseveranza e della dedizione alla causa che abbiamo abbracciato. In tutto ciò, noi abbiamo fatto quello che altri avrebbero potuto fare come noi. È per questo che non abbiamo mai avuto la pretesa di crederci dei profeti o dei messia né, ancor meno, di presentarci come tali.
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