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Dottrina degli angeli decaduti e del paradiso perduto
Dottrina degli angeli decaduti e del paradiso perduto [49]
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[49] Quando, nella Rivista Spiritista del gennaio 1862, noi abbiamo pubblicato un articolo sulla interpretazione della dottrina degli angeli decaduti, abbiamo presentato questa teoria solo come ipotesi, avendo noi solo l'autorità di una opinione personale controvertibile, perché difettavamo allora di elementi sufficientemente completi per un'affermazione assoluta. Noi l'abbiamo esposta a titolo di saggio, con l'intenzione di provocarne l'analisi, ben determinati ad abbandonarla o a modificarla, se fosse stato necessario. Oggi, questa teoria ha subito la prova del controllo universale. Non solo essa è stata accolta, dalla grande maggioranza degli Spiritisti, quale la più razionale e la più conforme alla sovrana giustizia di Dio, ma è stata anche confermata dalla generalità delle istruzioni date dagli Spiriti su questo argomento. La stessa cosa si è verificata con quanto concerne l'origine della razza adamitica.
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43. I mondi progrediscono fisicamente attraverso l'elaborazione della materia e moralmente attraverso la purificazione degli Spiriti che tali mondi abitano. La felicità in essi è direttamente proporzionale al predominio del bene sul male, e il predominio del bene è il risultato dell'avanzamento morale degli Spiriti. Il progresso intellettuale non è sufficiente, poiché con la sola intelligenza essi possono anche fare del male.
Quando, dunque, un mondo è giunto in uno dei suoi periodi di trasformazione, al fine di salire nella gerarchia dei mondi, nella sua popolazione incarnata e disincarnata si operano dei mutamenti; è allora che avvengono le grandi emigrazioni e immigrazioni (nn. 34 e 35). Coloro che, malgrado la loro intelligenza e il loro sapere, hanno perseverato nel male, nella loro ribellione contro Dio e contro le sue leggi, sarebbero ormai un ostacolo per l'ulteriore progresso morale, una permanente causa di turbamento per la tranquillità e la felicità dei buoni. Ed è appunto per questo che ne vengono esclusi e inviati in mondi meno avanzati. Qui essi applicheranno la loro intelligenza e l'intuizione delle conoscenze che hanno acquisite, al progresso di coloro tra i quali sono chiamati a vivere. Nello stesso tempo, espieranno così, in una serie di esistenze dolorose e con un duro lavoro, le loro colpe passate e il loro volontario indurimento.
Che cosa saranno mai tali esseri, fra quelle popolazioni, nuove per loro e che ancora sono nello stato d'infanzia della barbarie, se non degli angeli o Spiriti decaduti inviati in espiazione? La terra da cui essi sono stati espulsi non è forse per loro un paradiso perduto? Non era forse per loro un luogo di delizie, in confronto all'ambiente ingrato in cui vanno a trovarsi, relegati per migliaia di secoli, fino a quando non avranno meritato la loro liberazione? Il vago ricordo intuitivo, che della terra da dove sono venuti custodiscono, è come un lontano miraggio che ricorda loro quanto per loro stessa colpa hanno perduto.
44. Ma i malvagi, nel tempo
stesso in cui si allontanano dal mondo che abitavano, vengono sostituiti
da Spiriti migliori, provenienti sia dall'erraticità, concernente
questo stesso mondo, sia da un mondo meno avanzato che essi hanno
meritato di lasciare: per questi la nuova residenza è una ricompensa.
Venendo così la popolazione spirituale rinnovata e purificata dei suoi
peggiori elementi, lo stato morale del mondo, dopo qualche tempo, si
trova migliorato.
Questi mutamenti sono alcune volte parziali, cioè limitati a un popolo, a una razza; altre volte sono generali, quando, cioè, è arrivato per il globo il periodo del rinnovamento.
Questi mutamenti sono alcune volte parziali, cioè limitati a un popolo, a una razza; altre volte sono generali, quando, cioè, è arrivato per il globo il periodo del rinnovamento.
45. La razza adamitica ha
tutti i caratteri di una razza colpita da proscrizione. Gli Spiriti che
di essa fanno parte sono stati esiliati sulla Terra, che era già
popolata, ma da uomini ancora primitivi, immersi nell'ignoranza. Questi
Spiriti esiliati hanno avuto come missione quella di far progredire la
Terra, apportando fra quei primitivi i lumi di una intelligenza
sviluppata. Non è forse questo, in effetti, il ruolo che tale razza ha
svolto fino a oggi? La loro superiorità intellettuale prova che il mondo
da cui provenivano era più avanzato della Terra. Ma dovendo quel mondo
entrare in una nuova fase di progresso, e non avendo saputo tali
Spiriti, data la loro ostinazione, porsi all'altezza di quel progresso,
vi si sarebbero trovati fuori posto e avrebbero costituito un ostacolo
alla marcia provvidenziale delle cose. È per questo che ne sono stati
esclusi, mentre altri hanno meritato di sostituirli.
Relegando quella razza su questa terra di fatiche e di sofferenze, con ragione Dio ha detto: "Da essa tu trarrai il tuo nutrimento col sudore della tua fronte". Nella Sua bontà Egli ha promesso all'uomo di quella razza che gli avrebbe inviato un Salvatore, colui cioè che lo avrebbe illuminato sul cammino da seguire per uscire da quel luogo di miseria, da quell'inferno, e giungere alla felicità degli eletti. Questo Salvatore glielo ha inviato nella persona del Cristo, che ha insegnato la legge d'amore e di carità da quell'uomo sconosciuta e che sarebbe stata la vera ancora di salvezza.
È ugualmente con l'obiettivo di far avanzare l'umanità in un determinato senso che Spiriti superiori, pur senza avere le qualità del Cristo, s'incarnano di quando in quando sulla Terra per compiervi missioni speciali, che sono di vantaggio, nel tempo stesso, al loro personale avanzamento, se essi le compiono in accordo con i disegni del Creatore.
Relegando quella razza su questa terra di fatiche e di sofferenze, con ragione Dio ha detto: "Da essa tu trarrai il tuo nutrimento col sudore della tua fronte". Nella Sua bontà Egli ha promesso all'uomo di quella razza che gli avrebbe inviato un Salvatore, colui cioè che lo avrebbe illuminato sul cammino da seguire per uscire da quel luogo di miseria, da quell'inferno, e giungere alla felicità degli eletti. Questo Salvatore glielo ha inviato nella persona del Cristo, che ha insegnato la legge d'amore e di carità da quell'uomo sconosciuta e che sarebbe stata la vera ancora di salvezza.
È ugualmente con l'obiettivo di far avanzare l'umanità in un determinato senso che Spiriti superiori, pur senza avere le qualità del Cristo, s'incarnano di quando in quando sulla Terra per compiervi missioni speciali, che sono di vantaggio, nel tempo stesso, al loro personale avanzamento, se essi le compiono in accordo con i disegni del Creatore.
46. Senza la reincarnazione,
la missione del Cristo sarebbe un nonsenso, così come la promessa fatta
da Dio. Supponiamo, infatti, che l'anima di ogni uomo sia creata al
momento della nascita del suo corpo e che non faccia che apparire e
scomparire sulla Terra: nessuna relazione ci sarebbe allora tra quelle
che sono venute dopo Adamo fino a Gesù Cristo, né tra quelle che sono
venute dopo. Esse sono tutte estranee le une alle altre. La promessa di
un Salvatore, fatta da Dio, non si sarebbe potuta estendere ai
discendenti di Adamo, se le loro anime non fossero state ancora create.
Perché la missione del Cristo potesse corrispondere alle parole di Dio,
era necessario che si potesse applicare alle stesse anime. Se tali anime
sono nuove, non possono essere macchiate dalla colpa del primo padre,
che è solo il padre carnale e non il padre spirituale; altrimenti Dio
avrebbe creato delle anime macchiate da una
colpa che non poteva estendersi su di loro, poiché esse non esistevano.
La dottrina comune del peccato originale implica, quindi, la necessità
di una relazione tra le anime del tempo del Cristo e quelle del tempo di
Adamo e, di conseguenza, la reincarnazione.
Ammettete che tutte queste anime facevano parte della colonia di Spiriti esiliati sulla Terra al tempo di Adamo; che esse erano macchiate dai vizi che le avevano fatte escludere da un mondo migliore, e voi avrete la sola interpretazione razionale del peccato originale, peccato peculiare di ogni individuo e non il risultato della responsabilità della colpa di un altro, che egli non ha mai conosciuto. Ammettete che queste anime o Spiriti rinascono alla vita corporale sulla Terra, a diverse riprese, per progredire e purificarsi; che il Cristo è venuto a illuminare queste stesse anime non soltanto per le loro vite passate, ma per le loro vite successive, e solo allora voi darete alla sua missione uno scopo serio e reale, accettabile dalla ragione.
Ammettete che tutte queste anime facevano parte della colonia di Spiriti esiliati sulla Terra al tempo di Adamo; che esse erano macchiate dai vizi che le avevano fatte escludere da un mondo migliore, e voi avrete la sola interpretazione razionale del peccato originale, peccato peculiare di ogni individuo e non il risultato della responsabilità della colpa di un altro, che egli non ha mai conosciuto. Ammettete che queste anime o Spiriti rinascono alla vita corporale sulla Terra, a diverse riprese, per progredire e purificarsi; che il Cristo è venuto a illuminare queste stesse anime non soltanto per le loro vite passate, ma per le loro vite successive, e solo allora voi darete alla sua missione uno scopo serio e reale, accettabile dalla ragione.
47. Un noto esempio, che colpisce per la sua analogia, farà ancor meglio comprendere i principi che sono stati appena esposti.
Il 24 maggio 1861, la fregata Iphigénie trasportò nella Nuova Caledonia una compagnia disciplinare composta da 291 uomini. All'arrivo, il comandante della colonia, rivolse loro un ordine del giorno così concepito:
“Mettendo piede su questa terra lontana, voi avete già compreso il molo che a voi è riservato.
Sull'esempio dei bravi soldati della nostra marina, che servono sotto il vostro sguardo, voi ci aiuterete a portare con fulgore, in mezzo alle tribù selvagge della Nuova Caledonia, la fiaccola della civilizzazione. Io vi chiedo: non è forse questa una bella e nobile missione? Voi la porterete a termine degnamente.
Ascoltate la voce e i consigli dei vostri capi. Io sono alla loro testa. Che le mie parole siano ben comprese.
La scelta del vostro comandante, dei vostri ufficiali, dei vostri sottufficiali e dei vostri caporali costituisce una sicura garanzia che tutti gli sforzi saranno tentati per fare di voi degli eccellenti soldati. Dirò di più: per elevarvi all'altezza di buoni cittadini e per trasformarvi in rispettabili coloni, se voi lo desiderate.
La vostra disciplina sarà severa. Deve esserlo. Affidata nelle nostre mani, essa sarà ferma e inflessibile, sappiatelo; così come sarà anche giusta e paterna, e saprà distinguere l'errore dal vizio e dalla degradazione..."
Ecco dunque degli uomini espulsi, per la loro cattiva condotta, e inviati per punizione in mezzo a un popolo barbaro. Che cosa dice il loro capo?: "Voi avete infranto le leggi del vostro paese; là siete stati causa di perturbazione e di scandalo e ne siete stati cacciati. Siete stati inviati qui, ma voi qui potete riscattare il vostro passato. Voi potete, con il lavoro, crearvi qui una posizione rispettabile e divenire così degli onesti cittadini. Voi avete una bella missione da compiere, quella di portare la civilizzazione fra queste tribù selvagge. La disciplina sarà severa, ma giusta, e noi sapremo distinguere coloro che si condurranno bene. La vostra sorte è nelle vostre mani. Voi potete migliorarla, se lo desiderate, perché avete il vostro libero arbitrio".
Per questi uomini gettati in mezzo a tribù di selvaggi, la madre patria non è forse un paradiso perduto per loro colpa, per la loro ribellione alla legge? Su questa terra lontana, non sono essi degli angeli decaduti? Il linguaggio del comandante non è forse quello che usò Dio parlando agli Spiriti esiliati sulla Terra?: "Voi avete disobbedito — Egli disse — alle mie leggi, ed è per questo che vi ho cacciato via dal mondo dove avreste potuto vivere felici e in pace. Qui voi sarete condannati al lavoro, ma potrete, con la vostra buona condotta, meritare il perdono e riconquistare la patria, che per vostra colpa avete perduta, cioè il cielo".
Il 24 maggio 1861, la fregata Iphigénie trasportò nella Nuova Caledonia una compagnia disciplinare composta da 291 uomini. All'arrivo, il comandante della colonia, rivolse loro un ordine del giorno così concepito:
“Mettendo piede su questa terra lontana, voi avete già compreso il molo che a voi è riservato.
Sull'esempio dei bravi soldati della nostra marina, che servono sotto il vostro sguardo, voi ci aiuterete a portare con fulgore, in mezzo alle tribù selvagge della Nuova Caledonia, la fiaccola della civilizzazione. Io vi chiedo: non è forse questa una bella e nobile missione? Voi la porterete a termine degnamente.
Ascoltate la voce e i consigli dei vostri capi. Io sono alla loro testa. Che le mie parole siano ben comprese.
La scelta del vostro comandante, dei vostri ufficiali, dei vostri sottufficiali e dei vostri caporali costituisce una sicura garanzia che tutti gli sforzi saranno tentati per fare di voi degli eccellenti soldati. Dirò di più: per elevarvi all'altezza di buoni cittadini e per trasformarvi in rispettabili coloni, se voi lo desiderate.
La vostra disciplina sarà severa. Deve esserlo. Affidata nelle nostre mani, essa sarà ferma e inflessibile, sappiatelo; così come sarà anche giusta e paterna, e saprà distinguere l'errore dal vizio e dalla degradazione..."
Ecco dunque degli uomini espulsi, per la loro cattiva condotta, e inviati per punizione in mezzo a un popolo barbaro. Che cosa dice il loro capo?: "Voi avete infranto le leggi del vostro paese; là siete stati causa di perturbazione e di scandalo e ne siete stati cacciati. Siete stati inviati qui, ma voi qui potete riscattare il vostro passato. Voi potete, con il lavoro, crearvi qui una posizione rispettabile e divenire così degli onesti cittadini. Voi avete una bella missione da compiere, quella di portare la civilizzazione fra queste tribù selvagge. La disciplina sarà severa, ma giusta, e noi sapremo distinguere coloro che si condurranno bene. La vostra sorte è nelle vostre mani. Voi potete migliorarla, se lo desiderate, perché avete il vostro libero arbitrio".
Per questi uomini gettati in mezzo a tribù di selvaggi, la madre patria non è forse un paradiso perduto per loro colpa, per la loro ribellione alla legge? Su questa terra lontana, non sono essi degli angeli decaduti? Il linguaggio del comandante non è forse quello che usò Dio parlando agli Spiriti esiliati sulla Terra?: "Voi avete disobbedito — Egli disse — alle mie leggi, ed è per questo che vi ho cacciato via dal mondo dove avreste potuto vivere felici e in pace. Qui voi sarete condannati al lavoro, ma potrete, con la vostra buona condotta, meritare il perdono e riconquistare la patria, che per vostra colpa avete perduta, cioè il cielo".
48. Di
primo acchito, l'idea della caduta sembra in contraddizione con il
principio secondo cui gli Spiriti non possono retrocedere. Ma si deve
considerare che in questo caso non si tratta affatto di un ritorno allo
stato primitivo: lo Spirito, benché in una posizione inferiore, non
perde nulla di quanto ha acquisito; il suo sviluppo morale e
intellettivo è il medesimo, qualunque sia l'ambiente dove egli si trovi
collocato. Lo Spirito è nella posizione dell'uomo del mondo condannato
al bagno penale per i suoi misfatti. Di certo, egli è degradato,
decaduto dal punto di vista sociale, ma non diventa né più stupido né
più ignorante.
49. Si crede forse, ora, che
quegli uomini inviati nella Nuova Caledonia si trasformeranno
improvvisamente in modelli di virtù? Che, di colpo, rinnegheranno i loro
passati errori? Si dovrebbe non conoscere l'umanità per supporlo. Per
la medesima ragione, gli Spiriti della razza adamitica, una volta
trapiantati sulle terra d'esilio, non hanno istantaneamente deposto il
loro orgoglio e i loro istinti malvagi. Per lungo tempo ancora, essi
hanno conservato le tendenze della loro origine, un resto del vecchio
fermento. Orbene, non è forse questo il peccato originale?