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LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo > La Genesi > Capitolo XII - GENESI MOSAICA > Il paradiso perduto > 18
18. Il passo in cui è detto:
"Il Signore passeggiava nel paradiso, dopo mezzogiorno, mentre si
levava un dolce vento" è un'immagine ingenua e alquanto puerile, come la
critica non ha mancato di segnalare. Ma tale immagine non ha nulla che
debba sorprenderci, se ci si riporta all'idea che gli Ebrei dei tempi
primitivi si facevano della Divinità. Per quelle intelligenze rozze,
incapaci di concepire delle astrazioni, Dio doveva rivestire una forma
concreta, e di tutto perciò essi facevano riferimento all'umanità,
poiché era il solo punto da essi conosciuto. Mosè perciò parlava loro
come a dei fanciulli, attraverso immagini percettibili. Nel caso di cui
si tratta, Dio era la potenza sovrana personificata, come i Pagani
personificavano, sotto figure allegoriche, le virtù, i vizi e le idee
astratte. Più tardi gli uomini hanno spogliato della sua forma l'idea,
come il bambino, divenuto adulto, cerca il senso morale nei racconti con
cui lo si è cullato Occorre dunque considerare quel passo come
un'allegoria in cui la Divinità sorveglia di persona gli oggetti della
Sua creazione. Il grande rabbino Wogue lo traduce così: "Essi udirono la voce dell'Eterno Dio, percorrere il giardino dal lato donde viene il giorno".