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LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo > I Miracoli > Capitolo XV - I MIRACOLI DEL VANGELO > Guarigioni
Guarigioni
Perdita di sangue
10. Una donna, che aveva
perdite di sangue da dodici anni — molto aveva sofferto da molti medici,
e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era
piuttosto peggiorata — avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra
la folla e gli toccò la veste, perché diceva: "Se riesco a toccare
almeno le sue vesti, sarò salva". In quell'istante la sua emorragia
ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella
malattia. Subito Gesù, conscio della potenza che era emanata da lui, voltatosi
indietro verso quella folla, disse: "Chi mi ha toccato le vesti?" I
suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi come la folla ti si stringe attorno
e dici: 'Chi mi ha toccato?" Ed egli guardava attorno per vedere colei
che aveva fatto questo. Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo
quello che era avvenuto in lei, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse
tutta la verità. Ma Gesù le disse: "Figliola, la tua fede ti ha
salvata; va' in pace e sii guarita dal tuo male". (Marco 5:25-34)
11.Queste parole: conscio della potenza che era emanata da lui, sono
significative. Esse esprimono il movimento fluidico che si effettuava
da Gesù alla donna malata; tutti e due avevano avvertito l'azione che si
era appena prodotta. È da notare che l'effetto non è stato provocato da
nessun atto della volontà da parte di Gesù; non c'è stata né
magnetizzazione né imposizione delle mani. È stato sufficiente il
normale irraggiamento fluidico per realizzare la guarigione.
Ma perché questo irraggiamento si è diretto verso questa donna piuttosto che verso altri, dal momento che Gesù non pensava a lei ed era attorniato dalla folla?
La ragione di ciò è molto semplice. Poiché il fluido viene elargito come materia terapeutica, bisogna ch'esso riguardi il disordine organico al fine di rimediarvi. Tale fluido può essere diretto sulla parte malata attraverso la volontà del guaritore oppure attirato dal desiderio ardente, dalla fiducia, in una parola dalla fede del malato. Riguardo alla corrente fluidica, nel primo caso si ha un effetto simile a quello di una pompa premente, nel secondo caso di una pompa aspirante. Alcune volte è necessaria la simultaneità dei due effetti, altre volte ne basta uno solo. Nella circostanza di cui abbiamo parlato si è verificato il secondo caso.
Gesù aveva dunque ragione di dire: «La tua fede ti ha salvata». Ben si comprende come qui la fede non sia quella virtù mistica, quale la intendono certe persone, ma sia invece una vera forza attrattiva; chi non la possiede oppone alla corrente fluidica una forza repulsiva o, quanto meno, una forza d'inerzia che paralizza l'azione. Stando così le cose, è pertanto facile comprendere che tra due malati colpiti dal medesimo male e che si trovino entrambi di fronte a un guaritore, uno possa essere guarito e l'altro no. È questo uno dei più importanti principi della medianità guaritrice, e che spiega, attraverso una causa molto naturale, certe apparenti anomalie (cap. XIV, nn. 31-33).
Ma perché questo irraggiamento si è diretto verso questa donna piuttosto che verso altri, dal momento che Gesù non pensava a lei ed era attorniato dalla folla?
La ragione di ciò è molto semplice. Poiché il fluido viene elargito come materia terapeutica, bisogna ch'esso riguardi il disordine organico al fine di rimediarvi. Tale fluido può essere diretto sulla parte malata attraverso la volontà del guaritore oppure attirato dal desiderio ardente, dalla fiducia, in una parola dalla fede del malato. Riguardo alla corrente fluidica, nel primo caso si ha un effetto simile a quello di una pompa premente, nel secondo caso di una pompa aspirante. Alcune volte è necessaria la simultaneità dei due effetti, altre volte ne basta uno solo. Nella circostanza di cui abbiamo parlato si è verificato il secondo caso.
Gesù aveva dunque ragione di dire: «La tua fede ti ha salvata». Ben si comprende come qui la fede non sia quella virtù mistica, quale la intendono certe persone, ma sia invece una vera forza attrattiva; chi non la possiede oppone alla corrente fluidica una forza repulsiva o, quanto meno, una forza d'inerzia che paralizza l'azione. Stando così le cose, è pertanto facile comprendere che tra due malati colpiti dal medesimo male e che si trovino entrambi di fronte a un guaritore, uno possa essere guarito e l'altro no. È questo uno dei più importanti principi della medianità guaritrice, e che spiega, attraverso una causa molto naturale, certe apparenti anomalie (cap. XIV, nn. 31-33).
Il cieco di Betsaida
12. Giunsero a Betsaida; fu
condotto a Gesù un cieco, e lo pregarono che lo toccasse. Egli, preso il
cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio; gli sputò sugli
occhi, pose le mani su di lui, e gli domandò: "Vedi qualche cosa?" Egli
aprì gli occhi e disse: "Scorgo gli uomini, perché li vedo come alberi
che camminano". Poi Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli
guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente. Gesù lo rimandò a
casa sua e gli disse: "Non entrare neppure nel villaggio". (Marco
8:22-26)
13. Qui l'effetto magnetico è
evidente; la guarigione non è stata istantanea, ma graduale e in
conseguenza di un'azione prolungata e reiterata, benché più rapida che
nella magnetizzazione ordinaria. La prima sensazione di quell'uomo è
proprio quella che provano i ciechi nel recuperare la vista; per un
effetto ottico, gli oggetti appaiano loro di una grandezza smisurata.
Il paralitico
14. Gesù, entrato in una
barca, passò all'altra riva e venne nella sua città. Ed ecco gli
portarono un paralitico disteso sopra un letto. Gesù, veduta la loro
fede, disse al paralitico: "Figliolo, coraggio, i tuoi peccati ti sono
perdonati". Ed ecco alcuni scribi pensarono dentro di sé: "Costui
bestemmia". Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse:
"Perché pensate cose malvagie nei vostri cuori?" Infatti, che cos'è più
facile, dire: "I tuoi peccati ti sono perdonati", o dire: "Alzati e
cammina?" Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra
autorità di perdonare i peccati. "Alzati", disse allora al paralitico,
"prendi il tuo letto e vattene a casa".
Il paralitico si alzò e se ne andò a casa sua. Visto ciò, la folla fu presa da timore e glorificò Dio, che aveva dato tale autorità agli uomini. (Matteo 9:1-8)
Il paralitico si alzò e se ne andò a casa sua. Visto ciò, la folla fu presa da timore e glorificò Dio, che aveva dato tale autorità agli uomini. (Matteo 9:1-8)
15. Che cosa potevano
significare le parole: "I tuoi peccati ti sono perdonati"? E a che cosa
potevano servire per la guarigione? Lo Spiritismo ce ne dà la
spiegazione, così come per una infinità di altre parole, fino al giorno
d'oggi incomprese. Lo Spiritismo ci insegna, attraverso la legge della
pluralità delle esistenze, che i mali e le sofferenze della vita sono
spesso espiazioni del passato, e che noi subiamo nella vita presente le
conseguenze degli errori che abbiamo commesso in una esistenza
anteriore. Infatti le varie esistenze sono collegate le une alle altre,
fino a quando non sia stato pagato il prezzo delle proprie imperfezioni.
Se dunque l'infermità di quell'uomo era una punizione per il male che aveva potuto commettere, dicendogli Gesù: "I tuoi peccati ti sono perdonati", era come dirgli: "Tu hai pagato il tuo debito. La causa della tua malattia è cancellata dalla tua fede presente; di conseguenza tu meriti d'essere liberato dalla tua infermità". È per questo ch'egli dice agli scribi: "Quanto è facile dire: i tuoi peccati ti sono perdonati, altrettanto lo è: alzati e cammina". Poiché la causa è cessata, deve cessare anche l'effetto. Il caso è analogo a quello del prigioniero a cui si sta per dire: "Il tuo reato è espiato e perdonato", il che equivarrebbe a dirgli: "Puoi uscire di prigione".
Se dunque l'infermità di quell'uomo era una punizione per il male che aveva potuto commettere, dicendogli Gesù: "I tuoi peccati ti sono perdonati", era come dirgli: "Tu hai pagato il tuo debito. La causa della tua malattia è cancellata dalla tua fede presente; di conseguenza tu meriti d'essere liberato dalla tua infermità". È per questo ch'egli dice agli scribi: "Quanto è facile dire: i tuoi peccati ti sono perdonati, altrettanto lo è: alzati e cammina". Poiché la causa è cessata, deve cessare anche l'effetto. Il caso è analogo a quello del prigioniero a cui si sta per dire: "Il tuo reato è espiato e perdonato", il che equivarrebbe a dirgli: "Puoi uscire di prigione".
I dieci lebbrosi
16. Nel recarsi a
Gerusalemme, Gesù passava sui confini della Samaria e della Galilea.
Come entrava in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, i
quali si fermarono lontano da lui, e alzarono la voce, dicendo: "Gesù,
Maestro, abbi pietà di noi!" Vedutili, egli disse loro: "Andate a
mostrarvi ai sacerdoti". E, mentre andavano, furono purificati.
Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce; e si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandolo; ed era un samaritano.
Gesù, rispondendo, disse: "I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato per dar gloria a Dio tranne questo straniero?" E gli disse: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato". (Luca 17:11-19)
Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce; e si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandolo; ed era un samaritano.
Gesù, rispondendo, disse: "I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato per dar gloria a Dio tranne questo straniero?" E gli disse: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato". (Luca 17:11-19)
17. I Samaritani erano degli
scismatici — pressappoco come i Protestanti rispetto ai Cattolici — ed
erano disprezzati come eretici dagli Ebrei. Gesù, guarendo
indistintamente i Samaritani e gli Ebrei, dà nello stesso tempo una
lezione e un esempio di tolleranza. Inoltre, facendo egli notare come
soltanto il Samaritano fosse ritornato a render gloria a Dio, egli
dimostrava che c'era in quello più vera fede e riconoscenza che presso
coloro che venivano ritenuti ortodossi. Aggiungendo poi: "La tua fede ti
ha salvato", egli fa vedere che Dio considera ciò che c'è nel profondo
del cuore e non la forma esteriore dell'adorazione. Tuttavia anche gli
altri sono stati guariti: ciò era necessario per la lezione ch'egli
voleva dispensare e per provare la loro ingratitudine. Chissà, però, che
sarà stato di loro e chissà se essi avranno beneficiato del favore che
era stato loro accordato! Dicendo Gesù al Samaritano: "La tua fede ti ha
salvato" egli fa capire che non sarà lo stesso per gli altri.
La mano paralizzata
18. Poi [Gesù] entrò di
nuovo nella sinagoga; là stava un uomo che aveva la mano paralizzata. E
l'osservavano per vedere se lo avrebbe guarito in giorno di sabato, per
poterlo accusare. Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata:
"Alzati là nel mezzo!" Poi domandò loro: "È permesso, in un giorno di
sabato, fare del bene o fare del male? Salvare una persona o ucciderla?"
Ma quelli tacevano. Allora Gesù, guardatili tutt'intorno con
indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore, disse all'uomo:
"Stendi la mano!" Egli la stese, e la sua mano tornò sana.
I farisei, usciti, tennero subito consiglio con gli erodiani contro di lui, per farlo morire.
Poi Gesù si ritirò con i suoi discepoli verso il mare; e dalla Galilea una gran folla lo seguì; e dalla Giudea, da Gerusalemme, dalla Idumea e da oltre il Giordano e dai dintorni di Tiro e di Sidone una gran folla, udendo quante cose egli faceva, andò da lui. (Marco 3:1-8)
I farisei, usciti, tennero subito consiglio con gli erodiani contro di lui, per farlo morire.
Poi Gesù si ritirò con i suoi discepoli verso il mare; e dalla Galilea una gran folla lo seguì; e dalla Giudea, da Gerusalemme, dalla Idumea e da oltre il Giordano e dai dintorni di Tiro e di Sidone una gran folla, udendo quante cose egli faceva, andò da lui. (Marco 3:1-8)
La donna paralitica
19. Gesù stava insegnando di
sabato in una sinagoga. Ecco una donna, che da diciotto anni aveva uno
Spirito che la rendeva inferma, ed era tutta curva e assolutamente
incapace di raddrizzarsi. Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse:
"Donna, tu sei liberata dalla tua infermità". Pose le mani su di lei, e
nello stesso momento ella fu raddrizzata e glorificava Dio.
Or il capo della sinagoga, indignato che Gesù avesse fatto una guarigione di sabato, disse alla folla: "Ci sono sei giorni nei quali si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire, e non in giorno di sabato".
Ma il Signore gli rispose: "Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per condurlo a bere? E questa, che è figlia di Abraamo, e che Satana aveva tenuto legata per ben diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?" Mentre diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, e la moltitudine si rallegrava di tutte le opere gloriose da lui compiute. (Luca 13:10-17)
Or il capo della sinagoga, indignato che Gesù avesse fatto una guarigione di sabato, disse alla folla: "Ci sono sei giorni nei quali si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire, e non in giorno di sabato".
Ma il Signore gli rispose: "Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per condurlo a bere? E questa, che è figlia di Abraamo, e che Satana aveva tenuto legata per ben diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?" Mentre diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, e la moltitudine si rallegrava di tutte le opere gloriose da lui compiute. (Luca 13:10-17)
20. Questo fatto prova che a
quell'epoca la maggior parte delle malattie era attribuita al demonio, e
che si confondevano, come al giorno d'oggi, i posseduti con i malati,
ma in senso inverso. Vale a dire che al giorno d'oggi coloro che non
credono agli Spiriti malvagi confondono le ossessioni con le malattie
patologiche.
Il paralitico della piscina
21. Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi portici giaceva un gran numero d'infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua; perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l'acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l'acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito.
Là c'era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?" L'infermo gli rispose: "Signore, io non ho nessuno che, quando l'acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me". Gesù gli disse: "Àlzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina". In quell'istante quell'uomo fu guarito; e, preso il suo lettuccio, si mise a camminare.
Quel giorno era un sabato; perciò i Giudei dissero all'uomo guarito: "È sabato, e non ti è permesso portare il tuo lettuccio". Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: 'Prendi il tuo lettuccio e cammina. Essi gli domandarono: "Chi è l'uomo che ti ha detto: 'Prendi il tuo lettuccio e cammina'?" Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, perché in quel luogo c'era molta gente. Più tardi Gesù lo trovò nel tempio, e gli disse: "Ecco tu sei guarito; non peccare più, ché non ti accada di peggio". L'uomo se ne andò, e disse ai Giudei che colui che l'aveva guarito era Gesù. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo; perché faceva quelle cose di sabato.
Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero". (Giovanni 5:1-17)
Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi portici giaceva un gran numero d'infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua; perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l'acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l'acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito.
Là c'era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?" L'infermo gli rispose: "Signore, io non ho nessuno che, quando l'acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me". Gesù gli disse: "Àlzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina". In quell'istante quell'uomo fu guarito; e, preso il suo lettuccio, si mise a camminare.
Quel giorno era un sabato; perciò i Giudei dissero all'uomo guarito: "È sabato, e non ti è permesso portare il tuo lettuccio". Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: 'Prendi il tuo lettuccio e cammina. Essi gli domandarono: "Chi è l'uomo che ti ha detto: 'Prendi il tuo lettuccio e cammina'?" Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, perché in quel luogo c'era molta gente. Più tardi Gesù lo trovò nel tempio, e gli disse: "Ecco tu sei guarito; non peccare più, ché non ti accada di peggio". L'uomo se ne andò, e disse ai Giudei che colui che l'aveva guarito era Gesù. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo; perché faceva quelle cose di sabato.
Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero". (Giovanni 5:1-17)
22. Presso i Romani, veniva chiamata piscina (dal termine latino piscis,pesce)
una riserva o un vivaio in cui si allevavano pesci. Più tardi,
l'accezione di questo termine fu estesa ai bacini d'acqua destinati ai
bagni in comune.
La piscina di Betesda, a Gerusalemme, era una cisterna, vicino al tempio, alimentata da una sorgente naturale, la cui acqua pareva avesse delle proprietà curative. Senza dubbio era, questa, una sorgente intermittente, da cui in certe epoche l'acqua sgorgava con forza agitandone la massa. Secondo la credenza popolare, era questo il momento più favorevole per le guarigioni. In realtà, è probabile che, nel momento del suo maggior deflusso, l'acqua possedesse proprietà più attive, oppure che il sommovimento, provocato dall'acqua che sgorgava con forza, rimuovesse la fanghiglia del fondo, che si rivelava salutare in certe malattie. Questi effetti sono molto naturali e perfettamente conosciuti al giorno d'oggi; ma allora le scienze erano poco avanzate, e si scorgeva una causa soprannaturale nella maggior parte dei fenomeni incompresi. I Giudei attribuivano dunque l'agitazione di quest'acqua alla presenza di un angelo, e tale credenza sembrava loro tanto più fondata, in quanto in quei momenti l'acqua era più benefica.
Dopo aver guarito quell'uomo, Gesù gli disse: "Per l'avvenire non peccare più, di modo che non ti capiti qualcosa di peggio". Con queste parole, egli fa intendere a quell'uomo che la sua malattia era una punizione e che s'egli non fosse migliorato, avrebbe potuto essere punito di nuovo e ancor più rigorosamente. Questa dottrina è completamente conforme a quella che insegna lo Spiritismo.
La piscina di Betesda, a Gerusalemme, era una cisterna, vicino al tempio, alimentata da una sorgente naturale, la cui acqua pareva avesse delle proprietà curative. Senza dubbio era, questa, una sorgente intermittente, da cui in certe epoche l'acqua sgorgava con forza agitandone la massa. Secondo la credenza popolare, era questo il momento più favorevole per le guarigioni. In realtà, è probabile che, nel momento del suo maggior deflusso, l'acqua possedesse proprietà più attive, oppure che il sommovimento, provocato dall'acqua che sgorgava con forza, rimuovesse la fanghiglia del fondo, che si rivelava salutare in certe malattie. Questi effetti sono molto naturali e perfettamente conosciuti al giorno d'oggi; ma allora le scienze erano poco avanzate, e si scorgeva una causa soprannaturale nella maggior parte dei fenomeni incompresi. I Giudei attribuivano dunque l'agitazione di quest'acqua alla presenza di un angelo, e tale credenza sembrava loro tanto più fondata, in quanto in quei momenti l'acqua era più benefica.
Dopo aver guarito quell'uomo, Gesù gli disse: "Per l'avvenire non peccare più, di modo che non ti capiti qualcosa di peggio". Con queste parole, egli fa intendere a quell'uomo che la sua malattia era una punizione e che s'egli non fosse migliorato, avrebbe potuto essere punito di nuovo e ancor più rigorosamente. Questa dottrina è completamente conforme a quella che insegna lo Spiritismo.
23. Sembrava quasi che Gesù
si facesse un punto d'onore del fatto di operare le sue guarigioni il
giorno del sabato, per avere l'occasione di protestare contro il
rigorismo dei farisei riguardo all'osservanza di questo giorno. Egli
voleva dimostrare che la vera pietà non consiste nell'osservanza delle
pratiche esteriori e degli esercizi formali, ma che essa sta nei
sentimenti del cuore. Egli si giustificava dicendo: "Il Padre mio non
cessa di agire fino al momento attuale, e anch'io agisco
incessantemente". Dio, cioè, non sospende affatto le Sue opere né la Sua
azione sulle cose della natura il giorno di sabato. Egli continua a far
sì che si produca ciò che è necessario al vostro nutrimento e alla
vostra salute, e io seguo il Suo esempio.
Il cieco fin dalla nascita
24. Passando vide un uomo,
che era cieco fin dalla nascita. I suoi discepoli lo interrogarono,
dicendo: "Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia
nato cieco?" Gesù rispose: "Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è
così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. Bisogna che io
compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte
viene in cui nessuno può operare. Mentre sono nel mondo, io sono la luce
del mondo".
Detto questo, sputò in terra, fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco e gli disse: "Va’, làvati nella vasca di Siloe" (che significa mandato). Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva. Perciò i vicini e quelli che l'avevano visto prima, perché era mendicante, dicevano: "Non è questo colui che stava seduto a chieder l'elemosina?" Alcuni dicevano: "È lui". Altri dicevano: "No, ma gli somiglia". Egli diceva: "Sono io". Allora essi gli domandarono: "Com'è che ti sono stati aperti gli occhi?" Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: 'Va’ a Siloe e làvati'. Io quindi sono andato, mi son lavato e ho ricuperato la vista". Ed essi gli dissero: "Dov'è costui?" Egli rispose: "Non so".
Condussero dai farisei colui che era stato cieco. Or era in giorno di sabato che Gesù aveva fatto il fango e gli aveva aperto gli occhi. I farisei dunque gli domandarono di nuovo come egli avesse ricuperato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo". Perciò alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato". Ma altri dicevano: "Come può un peccatore fare tali miracoli?" E vi era disaccordo tra di loro. Essi dunque dissero di nuovo al cieco: "Tu, che dici di lui, poiché ti ha aperto gli occhi?" Egli rispose: "È un profeta".
I Giudei però non credettero che lui fosse stato cieco e avesse ricuperato la vista, finché non ebbero chiamato i genitori di colui che aveva ricuperato la vista, e li ebbero interrogati così: "È questo vostro figlio che dite esser nato cieco? Com'è dunque che ora ci vede?" I suoi genitori risposero: "Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda, non sappiamo, né sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatelo a lui; egli è adulto, parlerà lui di sé". Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno avesse riconosciuto Gesù come Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga. Per questo, i suoi genitori dissero: "Egli è adulto, domandatelo a lui".
Essi dunque chiamarono per la seconda volta l'uomo che era stato cieco, e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Egli rispose: "Se egli sia un peccatore, non so; una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo". Essi allora gli dissero: "Che cosa ti ha fatto? Come ti aprì gli occhi?" Egli rispose loro: "Ve l'ho già detto e voi non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventar suoi discepoli anche voi?" Essi lo insultarono e dissero: "Sei tu discepolo di costui! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia". L'uomo rispose loro: "Questo poi è strano: che voi non sappiate di dove sia; eppure mi ha aperto gli occhi! Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se uno è pio e fa la volontà di Dio, egli lo esaudisce. Da che mondo è mondo non si è mai udito che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. Se quest'uomo non fosse da Dio, non potrebbe far nulla". Essi gli risposero: "Tu sei tutto quanto nato nel peccato e insegni a noi?" E lo cacciarono fuori. (Giovanni 9:1-34)
Detto questo, sputò in terra, fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco e gli disse: "Va’, làvati nella vasca di Siloe" (che significa mandato). Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva. Perciò i vicini e quelli che l'avevano visto prima, perché era mendicante, dicevano: "Non è questo colui che stava seduto a chieder l'elemosina?" Alcuni dicevano: "È lui". Altri dicevano: "No, ma gli somiglia". Egli diceva: "Sono io". Allora essi gli domandarono: "Com'è che ti sono stati aperti gli occhi?" Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: 'Va’ a Siloe e làvati'. Io quindi sono andato, mi son lavato e ho ricuperato la vista". Ed essi gli dissero: "Dov'è costui?" Egli rispose: "Non so".
Condussero dai farisei colui che era stato cieco. Or era in giorno di sabato che Gesù aveva fatto il fango e gli aveva aperto gli occhi. I farisei dunque gli domandarono di nuovo come egli avesse ricuperato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo". Perciò alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato". Ma altri dicevano: "Come può un peccatore fare tali miracoli?" E vi era disaccordo tra di loro. Essi dunque dissero di nuovo al cieco: "Tu, che dici di lui, poiché ti ha aperto gli occhi?" Egli rispose: "È un profeta".
I Giudei però non credettero che lui fosse stato cieco e avesse ricuperato la vista, finché non ebbero chiamato i genitori di colui che aveva ricuperato la vista, e li ebbero interrogati così: "È questo vostro figlio che dite esser nato cieco? Com'è dunque che ora ci vede?" I suoi genitori risposero: "Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda, non sappiamo, né sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatelo a lui; egli è adulto, parlerà lui di sé". Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno avesse riconosciuto Gesù come Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga. Per questo, i suoi genitori dissero: "Egli è adulto, domandatelo a lui".
Essi dunque chiamarono per la seconda volta l'uomo che era stato cieco, e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Egli rispose: "Se egli sia un peccatore, non so; una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo". Essi allora gli dissero: "Che cosa ti ha fatto? Come ti aprì gli occhi?" Egli rispose loro: "Ve l'ho già detto e voi non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventar suoi discepoli anche voi?" Essi lo insultarono e dissero: "Sei tu discepolo di costui! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia". L'uomo rispose loro: "Questo poi è strano: che voi non sappiate di dove sia; eppure mi ha aperto gli occhi! Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se uno è pio e fa la volontà di Dio, egli lo esaudisce. Da che mondo è mondo non si è mai udito che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. Se quest'uomo non fosse da Dio, non potrebbe far nulla". Essi gli risposero: "Tu sei tutto quanto nato nel peccato e insegni a noi?" E lo cacciarono fuori. (Giovanni 9:1-34)
25. Questo racconto, così
semplice e così ingenuo, porta in sé un evidente carattere di verità.
Nulla di fantastico, nulla di meraviglioso. È una scena presa
direttamente dalla vita reale. Il linguaggio di questo cieco è proprio
quello degli uomini semplici, nei quali l'ignoranza è compensata dal
buon senso, mentre bonomia e ragionamenti, che non mancano né di
giustizia né di senso dell'opportunità, sono le armi con cui essi
ribattono agli argomenti dei loro avversari. Il tono dei farisei non è
forse quello degli orgogliosi, che non ammettono nulla al di sopra della
loro intelligenza e che s'indignano al solo pensiero che un uomo del
popolo possa dar loro dei punti? Fatta eccezione per il colore locale
dei nomi, si potrebbero credere scene dei giorni nostri.
Essere scacciato dalla sinagoga equivaleva a esser allontanato dalla Chiesa; si trattava di una sorta di scomunica. Gli Spiritisti, la cui dottrina è quella del Cristo interpretata secondo il progresso dei lumi attuali, vengono trattati come i Giudei che riconoscevano in Gesù il Messia. Scomunicandoli, li si mette fuori dalla Chiesa, come fecero gli scribi e i farisei nei confronti dei seguaci di Gesù. Così ecco un uomo che viene scacciato, perché non può credere che colui che l'ha guarito sia un posseduto del demonio, e perché egli glorifica Dio per la sua guarigione! Non è forse ciò che viene fatto nei confronti degli Spiritisti? Quanto questi ottengono — saggi consigli dagli Spiriti, ritorno a Dio e al bene, guarigioni — tutto è opera del diavolo, e anatemi vengono scagliati contro di loro. Non si è forse sentito dire da certi preti, dall'alto dei loro pulpiti, che val meglio rimanere miscredenti piuttosto che riacquistare la fede attraverso lo Spiritismo? Non si è forse sentito dire a dei mala ti che mai avrebbero dovuto farsi guarire dagli Spiritisti, i quali possedevano tale dono, in quanto questo è un dono satanico? Da altri non si è forse sentito predicare che gli sventurati non dovevano accettare il pane distribuito dagli Spiritisti, perché era il pane del diavolo? Forse che i sacerdoti ebrei e i farisei dicevano e facevano qualcosa di più? D'altronde è detto: tutto deve accadere oggi come ai tempi del Cristo.
La domanda dei discepoli: "È stato il peccato di quest'uomo che ha fatto sì che egli nascesse cieco?" rivela ch'essi avevano l'intuizione di una esistenza anteriore, altrimenti tale domanda non avrebbe senso. Infatti, il peccato che fosse la causa di una infermità fin dalla nascita dovrebbe essere stato commesso prima della nascita e, di conseguenza, in una esistenza anteriore. Se Gesù avesse ravvisato in ciò una idea falsa, avrebbe detto loro: "Come quest'uomo avrebbe potuto peccare prima d'essere nato?" Invece di ciò, egli dice loro che se quest'uomo è cieco, non è perché egli ha peccato, ma è cieco affinché la potenza di Dio risplenda in lui; vale a dire ch'egli doveva essere lo strumento di una manifestazione della potenza di Dio. Se non si trattava di una espiazione del passato, si trattava di una prova che doveva servire al suo avanzamento, perché Dio, che è giusto, non poteva certamente imporgli una sofferenza senza ricompensa.
In quanto al mezzo impiegato per guarirlo, è evidente che quella specie di fango fatto di terra e saliva non poteva avere altra virtù se non per l'azione del fluido guaritore di cui quel fango era impregnato. È così che le sostanze più insignificanti, per esempio l'acqua, possono acquisire potenti ed effettive qualità sotto l'azione del fluido spirituale o magnetico, al quale esse servono da veicolo o, se si preferisce, da serbatoio.
Essere scacciato dalla sinagoga equivaleva a esser allontanato dalla Chiesa; si trattava di una sorta di scomunica. Gli Spiritisti, la cui dottrina è quella del Cristo interpretata secondo il progresso dei lumi attuali, vengono trattati come i Giudei che riconoscevano in Gesù il Messia. Scomunicandoli, li si mette fuori dalla Chiesa, come fecero gli scribi e i farisei nei confronti dei seguaci di Gesù. Così ecco un uomo che viene scacciato, perché non può credere che colui che l'ha guarito sia un posseduto del demonio, e perché egli glorifica Dio per la sua guarigione! Non è forse ciò che viene fatto nei confronti degli Spiritisti? Quanto questi ottengono — saggi consigli dagli Spiriti, ritorno a Dio e al bene, guarigioni — tutto è opera del diavolo, e anatemi vengono scagliati contro di loro. Non si è forse sentito dire da certi preti, dall'alto dei loro pulpiti, che val meglio rimanere miscredenti piuttosto che riacquistare la fede attraverso lo Spiritismo? Non si è forse sentito dire a dei mala ti che mai avrebbero dovuto farsi guarire dagli Spiritisti, i quali possedevano tale dono, in quanto questo è un dono satanico? Da altri non si è forse sentito predicare che gli sventurati non dovevano accettare il pane distribuito dagli Spiritisti, perché era il pane del diavolo? Forse che i sacerdoti ebrei e i farisei dicevano e facevano qualcosa di più? D'altronde è detto: tutto deve accadere oggi come ai tempi del Cristo.
La domanda dei discepoli: "È stato il peccato di quest'uomo che ha fatto sì che egli nascesse cieco?" rivela ch'essi avevano l'intuizione di una esistenza anteriore, altrimenti tale domanda non avrebbe senso. Infatti, il peccato che fosse la causa di una infermità fin dalla nascita dovrebbe essere stato commesso prima della nascita e, di conseguenza, in una esistenza anteriore. Se Gesù avesse ravvisato in ciò una idea falsa, avrebbe detto loro: "Come quest'uomo avrebbe potuto peccare prima d'essere nato?" Invece di ciò, egli dice loro che se quest'uomo è cieco, non è perché egli ha peccato, ma è cieco affinché la potenza di Dio risplenda in lui; vale a dire ch'egli doveva essere lo strumento di una manifestazione della potenza di Dio. Se non si trattava di una espiazione del passato, si trattava di una prova che doveva servire al suo avanzamento, perché Dio, che è giusto, non poteva certamente imporgli una sofferenza senza ricompensa.
In quanto al mezzo impiegato per guarirlo, è evidente che quella specie di fango fatto di terra e saliva non poteva avere altra virtù se non per l'azione del fluido guaritore di cui quel fango era impregnato. È così che le sostanze più insignificanti, per esempio l'acqua, possono acquisire potenti ed effettive qualità sotto l'azione del fluido spirituale o magnetico, al quale esse servono da veicolo o, se si preferisce, da serbatoio.
Numerose guarigioni di Gesù
26. Gesù andava attorno per
tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il
Vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il
popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria; gli recarono tutti i
malati colpiti da varie infermità e da vari dolori, indemoniati,
epilettici, paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle lo seguirono
dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre
il Giordano. (Matteo 4:23-25)
27. Di tutti i fatti che
testimoniano la potenza di Gesù, i più numerosi sono incontestabilmente
le guarigioni. Egli voleva dimostrare in tal modo che il vero potere è
quello che produce il bene, che il suo scopo era quello di rendersi
utile e non quello di soddisfare la curiosità degli indifferenti per
mezzo di cose straordinarie.
Alleviando la sofferenza, egli legava a sé la gente dalla parte del cuore e raccoglieva così proseliti più numerosi e più sinceri che se costoro fossero stati colpiti solo dallo spettacolo che si svolgeva davanti ai loro occhi. Con questo mezzo egli si faceva amare, mentre se si fosse limitato a produrre degli effetti materiali sorprendenti, come ne richiedevano i farisei, la maggior parte della gente non avrebbe visto in lui che un mago o un abile prestigiatore che i perdigiorno sarebbero stati lì a guardare per distrarsi.
Così, quando Giovanni Battista gli manda a chiedere dai suoi discepoli se è il Cristo, egli non dice: "Lo sono", poiché qualsiasi impostoreavrebbe potuto dire altrettanto; non parla loro né di prodigi né di cose meravigliose, ma risponde loro semplicemente: "Andate a dire a Giovanni: i ciechi vedono, i malati sono guariti, i sordi odono, il Vangelo è annunciato ai poveri". Era lo stesso che dire: "Riconoscetemi dalle mie opere, giudicate l'albero dal suo frutto", perché questo è il vero carattere della sua missione divina.
Alleviando la sofferenza, egli legava a sé la gente dalla parte del cuore e raccoglieva così proseliti più numerosi e più sinceri che se costoro fossero stati colpiti solo dallo spettacolo che si svolgeva davanti ai loro occhi. Con questo mezzo egli si faceva amare, mentre se si fosse limitato a produrre degli effetti materiali sorprendenti, come ne richiedevano i farisei, la maggior parte della gente non avrebbe visto in lui che un mago o un abile prestigiatore che i perdigiorno sarebbero stati lì a guardare per distrarsi.
Così, quando Giovanni Battista gli manda a chiedere dai suoi discepoli se è il Cristo, egli non dice: "Lo sono", poiché qualsiasi impostoreavrebbe potuto dire altrettanto; non parla loro né di prodigi né di cose meravigliose, ma risponde loro semplicemente: "Andate a dire a Giovanni: i ciechi vedono, i malati sono guariti, i sordi odono, il Vangelo è annunciato ai poveri". Era lo stesso che dire: "Riconoscetemi dalle mie opere, giudicate l'albero dal suo frutto", perché questo è il vero carattere della sua missione divina.
28. Lo
Spiritismo dà prova della sua missione provvidenziale anche attraverso
il bene che riesce a mettere in atto. Esso guarisce i mali fisici; ma
guarisce soprattutto le malattie morali, e sono proprio questi i più
grandi prodigi con i quali esso si afferma. I suoi più sinceri adepti
non sono quelli che sono stati colpiti solo dalla visione dei fenomeni
straordinari, ma quelli che sono stati toccati al cuore dalla
consolazione; quelli che sono stati liberati dai tormenti del dubbio;
quelli il cui coraggio è stato rafforzato nelle afflizioni; quelli che
hanno attinto la forza nella certezza dell'avvenire — certezza che lo
Spiritismo ha loro apportato —, nella consapevolezza del loro essere
spirituale e della sua destinazione. Quelli, ecco, la cui fede è
incrollabile, perché ascoltano e comprendono.
Coloro che vedono nello Spiritismo soltanto degli effetti materiali non possono comprendere la sua forza morale. Anche gli increduli, i quali non lo conoscono se non attraverso quei fenomeni di cui non ammettono la causa prima, non vedono negli Spiritisti se non dei prestigiatori e dei ciarlatani. Non è dunque attraverso dei prodigi che lo Spiritismo trionferà sull'incredulità, ma moltiplicando i suoi benefici morali. Infatti se gli increduli non ammettono i prodigi, essi conoscono, come tutti, le sofferenze e le afflizioni, e nessuno, si sa, rifiuta il sollievo e la consolazione.
Coloro che vedono nello Spiritismo soltanto degli effetti materiali non possono comprendere la sua forza morale. Anche gli increduli, i quali non lo conoscono se non attraverso quei fenomeni di cui non ammettono la causa prima, non vedono negli Spiritisti se non dei prestigiatori e dei ciarlatani. Non è dunque attraverso dei prodigi che lo Spiritismo trionferà sull'incredulità, ma moltiplicando i suoi benefici morali. Infatti se gli increduli non ammettono i prodigi, essi conoscono, come tutti, le sofferenze e le afflizioni, e nessuno, si sa, rifiuta il sollievo e la consolazione.