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Capitolo VII - ABBOZZO GEOLOGICO DELLA TERRA
Periodi geologici
1. La Terra conserva in sé
le tracce evidenti della sua formazione. Si seguono le fasi di questa
formazione, con una precisione matematica, nei differenti terreni che ne
compongono l'ossatura. L'insieme di questi studi costituisce la scienza
chiamata geologia, scienza nata in questo
secolo XIX, e che ha gettato la luce sulla questione così controversa
della sua origine e di quella degli esseri viventi che l'abitano. Qui
non si tratta di ipotesi. Qui c'è il risultato rigoroso
dell'osservazione dei fatti, e in presenza dei fatti il dubbio non è più
permesso. La storia della formazione del globo sta scritta negli strati
geologici in maniera ben altrimenti certa che nei libri basati su
preconcetti, perché qui è la natura stessa che parla, che si mette a
nudo, e non l'immaginazione degli uomini che crea i sistemi. Dove si
vedono le tracce del fuoco, si può affermare con certezza che là il
fuoco è esistito; dove si vedono quelle dell'acqua con non minore
certezza si può dire che là vi è stata l'acqua; dove si vedono tracce di
animali, con certezza si può dire che là hanno vissuto degli animali.
La geologia è dunque una scienza tutta d'osservazione. Essa non trae conseguenze se non da ciò che vede; sui punti dubbi, essa non afferma nulla: emette soltanto delle opinioni da discutere, per la cui soluzione definitiva si dovranno attendere osservazioni più complete. Senza le scoperte della geologia, come pure senza quelle dell'astronomia, Genesi del mondo sarebbe ancora nelle tenebre della leggenda. Grazie alla geologia, oggi l'uomo conosce la storia della sua dimora, e il castello di favole che circondava la sua origine è crollato, per non riemergere mai più.
La geologia è dunque una scienza tutta d'osservazione. Essa non trae conseguenze se non da ciò che vede; sui punti dubbi, essa non afferma nulla: emette soltanto delle opinioni da discutere, per la cui soluzione definitiva si dovranno attendere osservazioni più complete. Senza le scoperte della geologia, come pure senza quelle dell'astronomia, Genesi del mondo sarebbe ancora nelle tenebre della leggenda. Grazie alla geologia, oggi l'uomo conosce la storia della sua dimora, e il castello di favole che circondava la sua origine è crollato, per non riemergere mai più.
2. Dappertutto nel terreno,
ove esistano fenditure, scavi naturali o praticati dall'uomo, si possono
osservare quelle che sono chiamate stratificazioni, cioè strati sovrapposti. I terreni che presentano questa disposizione sono designati con il nome di terreni stratificati. Gli
strati, di uno spessore molto variabile, da alcuni centimetri fino a
100 metri e più, si distinguono l'uno dall'altro, per il colore e la
natura delle sostanze di cui si compongono. I lavori d'arte, le
perforazioni dei pozzi, lo sfruttamento delle cave e soprattutto delle
miniere hanno permesso di osservarli fino a una profondità abbastanza
grande.
3. Gli strati sono
generalmente omogenei, vale a dire che ogni strato è formato da una
medesima sostanza, oppure da diverse sostanze che sono esistite insieme e
che hanno formato un tutto compatto. La linea di separazione che li
isola gli uni dagli altri è sempre delineata nettamente, come nei vari
livelli di una costruzione. Non si vedrà mai che una parte si mescoli o
si perda l'una nell'altra per quanto concerne i rispettivi confini, come
invece, per esempio, nei colori del prisma e nell'arcobaleno.
Da questi caratteri si deduce che tali strati si sono formati consecutivamente, depositandosi l'uno sull'altro in condizioni e per cause differenti. Naturalmente, i più profondi si sono formati per primi, i più superficiali posteriormente. L'ultimo di tutti, quello che si trova in superficie, è lo strato di terra vegetale, che deve le sue caratteristiche ai detriti delle materie organiche provenienti dalle piante e dagli animali.
Da questi caratteri si deduce che tali strati si sono formati consecutivamente, depositandosi l'uno sull'altro in condizioni e per cause differenti. Naturalmente, i più profondi si sono formati per primi, i più superficiali posteriormente. L'ultimo di tutti, quello che si trova in superficie, è lo strato di terra vegetale, che deve le sue caratteristiche ai detriti delle materie organiche provenienti dalle piante e dagli animali.
4. Gli strati inferiori, situati al di sotto dello strato vegetale, hanno ricevuto in geologia il nome di rocce, termine
che, in questa accezione, non sempre implica l'idea di una sostanza
pietrosa, ma significa un letto o banco, costituito da una sostanza
minerale qualsiasi. Alcune sono formate da sabbia, da argilla o creta,
da marna, da massi erratici; altre, da pietre propriamente dette, più o
meno dure, quali le arenarie, i marmi, il gesso, i calcari o pietre da
calce, le pietre molari, i carboni fossili, gli asfalti ecc. Si dice che
una roccia sia più o meno possente a seconda che il suo spessore sia
più o meno considerevole.
Attraverso l'analisi della natura di queste rocce o strati, si può riconoscere, da determinati segni, che alcuni strati provengono da materiali fusi e, a volte, vetrificati dall'azione del fuoco; che altri provengono da sostanze terrose depositate dalle acque e che alcune di queste sostanze si sono conservate disgregate come, per esempio, le sabbie; che altri strati ancora, in principio allo stato pastoso, sotto l'azione di certi agenti chimici o per altre cause, si sono induriti e hanno acquisito, a lungo andare, la consistenza della pietra. I banchi di pietre sovrapposte rivelano depositi successivi. Il fuoco e l'acqua hanno dunque avuto la loro parte attiva nella formazione dei materiali che compongono la struttura solida del globo.
Attraverso l'analisi della natura di queste rocce o strati, si può riconoscere, da determinati segni, che alcuni strati provengono da materiali fusi e, a volte, vetrificati dall'azione del fuoco; che altri provengono da sostanze terrose depositate dalle acque e che alcune di queste sostanze si sono conservate disgregate come, per esempio, le sabbie; che altri strati ancora, in principio allo stato pastoso, sotto l'azione di certi agenti chimici o per altre cause, si sono induriti e hanno acquisito, a lungo andare, la consistenza della pietra. I banchi di pietre sovrapposte rivelano depositi successivi. Il fuoco e l'acqua hanno dunque avuto la loro parte attiva nella formazione dei materiali che compongono la struttura solida del globo.
5. La posizione normale
degli strati terrosi o pietrosi che provengono da depositi acquei è la
direzione orizzontale. Quando si vedono quelle immense pianure, che si
stendono talvolta a perdita d'occhio, dalla orizzontalità perfetta,
uniformi come se fossero state livellate con un rullo compressore, o
quei fondivalle pianeggianti quanto la superficie di un lago, si può
esser certi che in un'epoca più o meno remota, quei luoghi sono stati
per lungo tempo coperti da acque tranquille che, ritirandosi, hanno
lasciato a secco quella terra che esse avevano depositata durante il
loro soggiorno. Dopo la ritirata delle acque, quelle terre si sono
ricoperte di vegetazione. Quando, invece che terre grasse, fangose,
argillose o marnose, atte ad assimilare i principi nutritivi, le acque
non hanno depositato che sabbie silicee e senza aggregazione, abbiamo
allora pianure sabbiose e aride che costituiscono le lande e i deserti. I
depositi che rilasciano le inondazioni parziali e quelli che le
alluvioni formano alle foci dei fiumi possono, in proporzioni ridotte,
darne un'idea.
6. Benché l'orizzontalità
sia la posizione normale e anche la più diffusa delle formazioni
acquose, spesso tuttavia su estensioni molto vaste, nei paesi di
montagna, possiamo osservare che rocce dure — la cui natura indica che
sono state formate dalle acque — si trovano in posizione inclinata e, a
volte, perfino verticale. Ora, siccome secondo le leggi dell'equilibrio
dei liquidi e del peso, i depositi acquosi possono formarsi soltanto su
piani orizzontali — dato che quelli che hanno luogo su piani inclinati
vengono trascinati in basso dalle correnti e dal loro stesso peso —
resta evidente che questi depositi hanno dovuto essere sollevati da una
qualsivoglia forza, dopo la loro solidificazione o trasformazione in
pietre.
Da queste considerazioni, si può concludere con certezza che tutti gli strati pietrosi provenienti da depositi acquosi, in una posizione perfettamente orizzontale, sono stati formati nel corso dei secoli da acque tranquille; mentre tutte le volte che tali strati hanno una posizione inclinata, è perché il suolo è stato tormentato e dislocato posteriormente da sconvolgimenti generali o parziali più o meno considerevoli.
Da queste considerazioni, si può concludere con certezza che tutti gli strati pietrosi provenienti da depositi acquosi, in una posizione perfettamente orizzontale, sono stati formati nel corso dei secoli da acque tranquille; mentre tutte le volte che tali strati hanno una posizione inclinata, è perché il suolo è stato tormentato e dislocato posteriormente da sconvolgimenti generali o parziali più o meno considerevoli.
7.
Un fatto caratteristico di grandissima importanza, per la testimonianza
irrefutabile che fornisce, consiste nel ritrovamento di resti fossili
di animali e di vegetali che si incontrano in quantità notevoli nei
diversi strati. Siccome questi resti si trovano anche nelle pietre più
dure, bisogna dedurre che l'esistenza di quegli esseri è anteriore alla
formazione di quelle pietre stesse. Ora, se si considera il numero
prodigioso di secoli che sono accorsi per effettuarne l'indurimento e
per portarle allo stato in cui esse si trovano da tempo immemorabile, si
arriva all'inevitabile conclusione secondo cui l'apparizione degli
esseri organici sulla Terra si perde nella notte dei tempi e, di
conseguenza, essa è molto anteriore alla data assegnata dalla Genesi.
[24]
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[24] Fossile, dal latino fossíle, derivato di fóssus, part. pass. di fodére “scavare”. Questo termine si impiega, in geologia, per indicare corpi o relitti di corpi organici provenienti da esseri che erano vissuti anteriormente ai tempi storici. Per estensione, questo termine si impiega egualmente per indicare delle sostanze minerali che portano le tracce della presenza di esseri organici, quali le impronte di vegetali o di animali.
Il termine pietrificazione si usa soltanto per i corpi trasformati in pietra attraverso l'infiltrazione di materie silicee o calcaree nei tessuti organici. Tutte le pietrificazioni sono necessariamente dei fossili, ma non tutti i fossili sono delle pietrificazioni.
Gli oggetti che si rivestono di uno strato pietroso, quando sono immersi in talune acque cariche di sostanze calcaree, come quelle del ruscello di Saint-Allyre, presso Clermont, in Alvernia, non sono delle pietrificazioni propriamente dette, ma delle semplici incrostazioni.
I monumenti, le iscrizioni e gli oggetti che provengono dalla fabbricazione umana appartengono alla archeologia.
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8. Fra questi resti di
vegetali o di animali, ve ne sono di quelli che sono stati penetrati in
tutti i punti della loro sostanza — senza che la loro forma ne sia stata
alterata — da materie silicee o calcaree, che li hanno trasformati in
pietre, alcune delle quali hanno la durezza del marmo. Sono, queste, le
pietrificazioni propriamente dette. Altri resti, invece, sono stati
semplicemente avvolti dalla materia, allo stato di malleabilità; li si
ritrova intatti, e alcuni nella loro interezza, nelle pietre più dure.
Altri resti, infine, non hanno lasciato che delle impronte, ma di una
nitidezza e di una delicatezza perfette. All'interno di certe pietre,
sono state perfino trovate le orme di passi, e dalla forma del piede,
delle dita e delle unghie, si è riusciti a riconoscere a quale specie di
animale appartenessero.
9. I fossili di animali non
comprendono quasi mai altro — e questo è facile da comprendere — se non
le parti solide e resistenti, cioè le ossa, le scaglie e le corna; non
di rado si trovano anche scheletri completi. Il più delle volte, però,
si trovano solo parti distaccate, di cui è tuttavia facile riconoscere
la provenienza. Analizzando una mascella o un dente si vede subito se
appartengono a un animale erbivoro o carnivoro. Siccome tutte le parti
dell'animale hanno una inevitabile correlazione, la forma della testa,
di una scapola, dell'osso di una zampa, di un piede, è sufficiente per
determinare la taglia, la forma in generale, il genere di vita
dell'animale. [25] Gli animali terrestri hanno una organizzazione che ci
impedisce di confonderli con gli animali acquatici. I pesci e le
conchiglie fossili sono oltremodo numerosi; le sole conchiglie formano a
volte interi banchi di grande spessore. Dalla loro natura, si riconosce
senza difficoltà se si tratta di animali marini o di acqua dolce.
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[25] Al livello in cui Georges Cuvier ha portato la scienza paleontologica, spesso è sufficiente un solo osso per determinare il genere, la specie, la forma di un animale e le sue abitudini, e ricostruirlo così tutto intero.
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[25] Al livello in cui Georges Cuvier ha portato la scienza paleontologica, spesso è sufficiente un solo osso per determinare il genere, la specie, la forma di un animale e le sue abitudini, e ricostruirlo così tutto intero.
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10. I ciottoli arrotondati,
che in certe zone costituiscono rocce poderose, sono un indice
inequivocabile della loro origine. Essi sono arrotondati come i
sassolini in riva al mare, segno certo dello sfregamento che essi hanno
subito per effetto delle acque. I luoghi, dove vengono trovati interrati
in masse considerevoli, sono stati incontestabilmente occupati
dall'oceano, oppure da altre acque o per un tempo molto lungo o
violentemente agitate.
11. I terreni delle diverse
formazioni sono, inoltre, caratterizzati dalla natura stessa dei fossili
che essi racchiudono. I più antichi contengono delle specie animali o
vegetali che sono del tutto scomparse dalla superficie del globo. Alcune
specie più recenti sono egualmente scomparse, ma hanno conservato i
loro analoghi, i quali differiscono dai loro capostipiti soltanto per la
grandezza e qualche sfumatura di forma. Altre specie, infine, di cui
noi vediamo gli ultimi rappresentanti, tendono a sparire in un avvenire
più o meno prossimo, come gli elefanti, i rinoceronti, gli ippopotami
ecc. Così, nella misura in cui gli strati terrestri si avvicinano alla
nostra epoca, anche le specie animali e vegetali si avvicinano a quelle
che esistono al giorno d'oggi.
Le perturbazioni e i cataclismi, che hanno avuto luogo sulla Terra fin dalla sua origine, ne hanno dunque cambiato le condizioni di capacità verso il sostentamento della vita e hanno fatto scomparire generazioni intere di esseri viventi.
Le perturbazioni e i cataclismi, che hanno avuto luogo sulla Terra fin dalla sua origine, ne hanno dunque cambiato le condizioni di capacità verso il sostentamento della vita e hanno fatto scomparire generazioni intere di esseri viventi.
12. Esaminando la natura
degli strati geologici, si viene a sapere nella maniera più positiva se,
all'epoca della loro formazione, la regione che li conserva era
occupata dal mare, da laghi, o da foreste e pianure popolate da animali
terrestri. Se, dunque, in una stessa zona, si trova una serie di strati
sovrapposti, contenenti alternativamente fossili marini, terrestri e
d'acqua dolce, parecchie volte ripetuti, questa è una prova irrefutabile
del fatto che quella stessa zona è stata numerose volte invasa dal
mare, coperta da laghi e messa a secco.
E quanti secoli di secoli, certamente, e quante migliaia di secoli, forse, sono accorsi a ciascun periodo per completarsi?! E quale possente forza è occorsa per spostare e rispostare l'oceano, sollevare le montagne?! Quante rivoluzione fisiche, quanti violenti sconvolgimenti la Terra ha dovuto attraversare prima di essere come noi la vediamo dall'inizio dei tempi storici?! E si vorrebbe che tutto questo fosse opera eseguita in meno tempo di quanto ne occorrerebbe per far spuntare una pianta!
E quanti secoli di secoli, certamente, e quante migliaia di secoli, forse, sono accorsi a ciascun periodo per completarsi?! E quale possente forza è occorsa per spostare e rispostare l'oceano, sollevare le montagne?! Quante rivoluzione fisiche, quanti violenti sconvolgimenti la Terra ha dovuto attraversare prima di essere come noi la vediamo dall'inizio dei tempi storici?! E si vorrebbe che tutto questo fosse opera eseguita in meno tempo di quanto ne occorrerebbe per far spuntare una pianta!
13. Lo studio degli strati
geologici attesta, come già è stato detto, formazioni susseguenti che
hanno cambiato l'aspetto del globo e dividono la sua storia in numerosi
periodi, che vengono chiamati periodi geologici, la
cui conoscenza è essenziale per la determinazione della Genesi. Se ne
contano sei principali, che sono stati designati con i nomi di periodo
primario, di transizione, secondario, terziario, diluviale,
postdiluviale o attuale. I terreni formatisi nel corso di ogni periodo
si chiamano perciò: terreni primitivi, di transizione, secondari ecc. Si
dice anche: il tale o talaltro strato, o roccia; il tale o talaltro
fossile si trova nei terreni del tale o talaltro periodo.
14. È essenziale osservare
che il numero di questi periodi non è affatto assoluto, e che esso
dipende dai sistemi di classificazione. Nelle sei epoche principali,
sopracitate, vengono comprese soltanto quelle che sono segnate da un
cambiamento notevole e generale nello stato del globo. Ma l'osservazione
prova che numerose formazioni successive si sono operate nel corso di
ogni periodo; ed è per questo motivo che si è proceduto a una ulteriore
divisione in sottoperiodi, caratterizzati dalla natura dei terreni, e
che portano a ventisei il numero delle formazioni generali ben
caratterizzate, senza contare poi quelle che provengono da modificazioni
dovute a cause puramente locali.
Stato primitivo del globo
15. Lo schiacciamento dei
poli e altri fenomeni decisivi sono indici certi che la Terra ha dovuto
essere, alla sua origine, in uno stato di fluidità o di malleabilità.
Questo stato poteva avere come causa la materia o liquefatta dal fuoco o
diluita dall'acqua.
Dice il proverbio: "Non c'è fumo senza fuoco". Questa frase rigorosamente vera, è un'applicazione del principio: non c'è effetto senza causa. Per la medesima ragione, si può dire: non c'è fuoco senza focolaio. Ora, attraverso i fatti che scorrono sotto i nostri occhi, non si tratta solo del fumo che viene prodotto, ma del fuoco molto reale, che deve avere un suo focolaio. Venendo questo fuoco dall'interno del pianeta e non dall'alto, interno deve essere il focolaio; ed essendo permanente il fuoco, egualmente deve esserlo il focolaio.
Il calore, che aumenta nella misura in cui si penetra nell'interno della Terra e che, a una certa distanza dalla superficie, raggiunge una temperatura altissima; le sorgenti termali, tanto più calde quanto maggiore è la profondità da cui provengono; i fuochi e le masse di materie fuse e infuocate, che erompono dai vulcani come da immensi sfiatatoi, o dalle fenditure del suolo, provocate da certi sconvolgimenti della Terra, non possono lasciare alcun dubbio sull'esistenza di un fuoco interiore.
Dice il proverbio: "Non c'è fumo senza fuoco". Questa frase rigorosamente vera, è un'applicazione del principio: non c'è effetto senza causa. Per la medesima ragione, si può dire: non c'è fuoco senza focolaio. Ora, attraverso i fatti che scorrono sotto i nostri occhi, non si tratta solo del fumo che viene prodotto, ma del fuoco molto reale, che deve avere un suo focolaio. Venendo questo fuoco dall'interno del pianeta e non dall'alto, interno deve essere il focolaio; ed essendo permanente il fuoco, egualmente deve esserlo il focolaio.
Il calore, che aumenta nella misura in cui si penetra nell'interno della Terra e che, a una certa distanza dalla superficie, raggiunge una temperatura altissima; le sorgenti termali, tanto più calde quanto maggiore è la profondità da cui provengono; i fuochi e le masse di materie fuse e infuocate, che erompono dai vulcani come da immensi sfiatatoi, o dalle fenditure del suolo, provocate da certi sconvolgimenti della Terra, non possono lasciare alcun dubbio sull'esistenza di un fuoco interiore.
16. L'esperienza dimostra
che la temperatura si eleva di 1 grado ogni 30 metri di profondità; da
ciò consegue che a una profondità di 300 metri l'aumento della
temperatura è di 10 gradi; a 3.000 metri, di 100 gradi, temperatura
dell'acqua bollente; a 30.000 metri, come dire da 7 a 8 leghe, la
temperatura è di 1.000 gradi; a 25 leghe, di 3.300 gradi e più,
temperatura alla quale nessuna materia conosciuta resiste alla fusione.
Da qui fino al centro c'è ancora uno spazio di oltre 1.400 leghe, con un
diametro cioè di 2.800 leghe, spazio che si suppone occupato da materie
fuse.
Benché questa sia soltanto una congettura, deducendo la causa attraverso l'effetto, essa ha tutti i caratteri della probabilità e si giunge così alla conclusione secondo cui la Terra è ancora una massa incandescente ricoperta d'una crosta solida dello spessore di 25 leghe tutt'al più, il che è appena la centoventesima parte del suo diametro. In proporzione, ciò sarebbe molto meno dello spessore della più sottile scorza d'arancia.
Del resto lo spessore della crosta terrestre è molto variabile, poiché vi sono zone, soprattutto nei terreni vulcanici, in cui il calore e la flessibilità del suolo indicano che non è affatto considerevole. L'alta temperatura delle acque termali è egualmente indice della vicinanza del fuoco centrale.
Benché questa sia soltanto una congettura, deducendo la causa attraverso l'effetto, essa ha tutti i caratteri della probabilità e si giunge così alla conclusione secondo cui la Terra è ancora una massa incandescente ricoperta d'una crosta solida dello spessore di 25 leghe tutt'al più, il che è appena la centoventesima parte del suo diametro. In proporzione, ciò sarebbe molto meno dello spessore della più sottile scorza d'arancia.
Del resto lo spessore della crosta terrestre è molto variabile, poiché vi sono zone, soprattutto nei terreni vulcanici, in cui il calore e la flessibilità del suolo indicano che non è affatto considerevole. L'alta temperatura delle acque termali è egualmente indice della vicinanza del fuoco centrale.
17. Stando così le cose,
diventa evidente che lo stato primitivo di fluidità o di malleabilità
della Terra deve aver avuto la sua causa nell'azione del calore e non in
quella dell'acqua. La Terra era dunque, alla sua origine, una massa
incandescente. Poi, in seguito all'irradiazione del calore, è accaduto
ciò che accade a ogni materia in fusione: a poco a poco essa si è
raffreddata, e il raffreddamento è naturalmente incominciato dalla
superficie, la quale si è indurita mentre all'interno è rimasta fluida.
Si può, quindi, paragonare la Terra a un blocco di carbone che esca
incandescente dalla fornace, e la cui superficie si spenga e si
raffreddi a contatto dell'aria; ma allorché lo si spezzi, si troverà
l'interno ancora ardente.
18. All'epoca in cui il
globo terrestre era una massa incandescente non conteneva né un atomo in
più né uno in meno di oggi. Solo che, sotto l'influenza di quell'alta
temperatura, la maggior parte di quelle sostanze che lo compongono e che
noi vediamo sotto forma di liquidi o di solidi, di terra, di pietre, di
metalli e di cristalli, si trovava in uno stato ben differente. Quelle
sostanze non hanno fatto altro che subire una trasformazione. In seguito
al raffreddamento e al loro mescolarsi, gli elementi hanno formato
nuove combinazioni. L'aria, considerevolmente dilatata, doveva
estendersi a una distanza immensa; tutta l'acqua, forzatamente ridotta
in vapore, era mescolata all'aria; tutte le materie suscettibili di
volatilizzazione, quali i metalli, lo zolfo, il carbone, si trovavano
allo stato di gas. Lo stato dell'atmosfera non aveva dunque niente di
paragonabile a ciò che è al giorno d'oggi; la densità di tutti questi
vapori le dava una opacità che non poteva essere attraversata da nessun
raggio di sole. Se un essere vivente avesse potuto esistere sulla
superficie del globo a quell'epoca, non sarebbe stato illuminato se non
dal bagliore sinistro della fornace, collocata sotto ai suoi piedi, e
dal bagliore dell'atmosfera infuocata. L'esistenza del Sole,
quell'essere vivente, non avrebbe neppure potuto immaginarla.
Periodo primario
19. Il primo effetto del
raffreddamento fu la solidificazione della superficie esteriore della
massa in fusione e la formazione di una crosta resistente, che, dapprima
sottile, si ispessì a poco a poco. Questa crosta, costituita da una
pietra chiamata granito, è di estrema
durezza ed è così denominata per il suo aspetto granulare. Vi si
distinguono tre sostanze principali: il feldspato, il quarzo o cristallo
di rocca e la mica; quest'ultima ha brillantezza metallica, quantunque
non sia un metallo.
Lo strato granitico è dunque il primo che si sia formato sul globo; esso lo avviluppa nella sua interezza e ne costituisce in qualche modo la struttura ossea; è il prodotto diretto della materia in fusione solidificatasi. È su questo strato e nelle cavità che presentava la sua superficie tormentata che si sono successivamente depositati gli strati degli altri terreni formatisi posteriormente. Lo strato granitico si distingue da questi ultimi per l'assenza di qualsiasi stratificazione, esso cioè forma una massa compatta e uniforme in tutto il suo spessore e non è disposto a strati. L'effervescenza della materia incandescente vi avrebbe prodotto numerose e profonde fenditure, attraverso cui tale materia si espandeva.
Lo strato granitico è dunque il primo che si sia formato sul globo; esso lo avviluppa nella sua interezza e ne costituisce in qualche modo la struttura ossea; è il prodotto diretto della materia in fusione solidificatasi. È su questo strato e nelle cavità che presentava la sua superficie tormentata che si sono successivamente depositati gli strati degli altri terreni formatisi posteriormente. Lo strato granitico si distingue da questi ultimi per l'assenza di qualsiasi stratificazione, esso cioè forma una massa compatta e uniforme in tutto il suo spessore e non è disposto a strati. L'effervescenza della materia incandescente vi avrebbe prodotto numerose e profonde fenditure, attraverso cui tale materia si espandeva.
20. Il secondo effetto del
raffreddamento fu la liquefazione di alcune delle materie contenute
nell'aria allo stato di vapore e che precipitarono sulla superficie del
suolo. Si formarono allora piogge e laghi di zolfo e bitume, veri
ruscelli di ferro, di rame, di piombo e di altri metalli fusi. Queste
materie, infiltrandosi nelle fenditure, hanno costituito le vene e i
filoni metallici.
Sotto l'influenza di questi diversi agenti, la superficie granitica subì alternative alterazioni. Si produssero dei miscugli che formarono i terreni primitivi propriamente detti, che, sebbene distinti dalla roccia granitica, si presentavano tuttavia in masse confuse e senza stratificazioni regolari.
Vennero in seguito le acque che, cadendo su un suolo ardente, vaporizzavano di nuovo, ricadevano in piogge torrenziali e così di seguito, fin quando la temperatura non permise loro di rimanere sul suolo allo stato liquido.
È con la formazione dei terreni granitici che si dà inizio alla serie dei periodi geologici, ai quali converrebbe aggiungere quello dello stato primitivo dell'incandescenza del globo.
Sotto l'influenza di questi diversi agenti, la superficie granitica subì alternative alterazioni. Si produssero dei miscugli che formarono i terreni primitivi propriamente detti, che, sebbene distinti dalla roccia granitica, si presentavano tuttavia in masse confuse e senza stratificazioni regolari.
Vennero in seguito le acque che, cadendo su un suolo ardente, vaporizzavano di nuovo, ricadevano in piogge torrenziali e così di seguito, fin quando la temperatura non permise loro di rimanere sul suolo allo stato liquido.
È con la formazione dei terreni granitici che si dà inizio alla serie dei periodi geologici, ai quali converrebbe aggiungere quello dello stato primitivo dell'incandescenza del globo.
21. Tale fu l'aspetto di questo primo periodo, vero caos di
tutti gli elementi confusi, che cercavano il loro assetto, e in cui
nessun essere vivente avrebbe potuto esistere. Così uno dei suoi
caratteri distintivi, in geologia, è l'assenza di ogni traccia di vita
animale e vegetale.
È impossibile assegnare una determinata durata a questo primo periodo, non più che ai periodi seguenti. Ma, tenuto conto del tempo che occorre a una sfera di un dato volume, riscaldata al calore bianco perché la sua superficie si raffreddi al punto che una goccia d'acqua possa restarvi allo stato liquido, si è calcolato che, se questa sfera avesse il volume della Terra, occorrerebbe più di un milione di anni.
È impossibile assegnare una determinata durata a questo primo periodo, non più che ai periodi seguenti. Ma, tenuto conto del tempo che occorre a una sfera di un dato volume, riscaldata al calore bianco perché la sua superficie si raffreddi al punto che una goccia d'acqua possa restarvi allo stato liquido, si è calcolato che, se questa sfera avesse il volume della Terra, occorrerebbe più di un milione di anni.
Periodo di transizione
22. All'inizio del periodo
di transizione, la crosta solida granitica non aveva ancora che un
ridotto spessore e non offriva che una debolissima resistenza
all'effervescenza delle materie infuocate, che quella ricopriva e
comprimeva. Nella crosta si producevano allora dei rigonfiamenti, ma
anche numerose fenditure dalle quali fuoriusciva, spandendosi sulla
superficie, la lava interiore. Poco considerevoli erano le ineguaglianze
che il suolo presentava.
Le acque, poco profonde, ricoprivano quasi tutta la superficie del globo, fatta eccezione delle parti sollevate che formavano delle terre basse, frequentemente sommerse.
L'aria si era a poco a poco purificata dalle materie più pesanti, momentaneamente allo stato gassoso, le quali, condensandosi per effetto del raffreddamento, erano precipitate sulla superficie del suolo ed erano poi state trascinate via e dissolte dalle acque.
Quando si parla di raffreddamento riferito a quell'epoca, bisogna interpretare questa parola in senso relativo, cioè in rapporto allo stato primitivo, perché la temperatura doveva essere ancora ardente.
I densi vapori acquei, che si levavano da ogni parte dell'immensa superficie liquida, ricadevano in piogge abbondanti e calde e oscuravano l'aria. Tuttavia, attraverso quell'atmosfera brumosa, incominciavano ad apparire i raggi del sole.
Una delle ultime sostanze da cui l'aria dovette purificarsi, poiché il suo stato naturale è quello gassoso, fu l'acido carbonico, che ne formava allora una delle sue parti costitutive.
Le acque, poco profonde, ricoprivano quasi tutta la superficie del globo, fatta eccezione delle parti sollevate che formavano delle terre basse, frequentemente sommerse.
L'aria si era a poco a poco purificata dalle materie più pesanti, momentaneamente allo stato gassoso, le quali, condensandosi per effetto del raffreddamento, erano precipitate sulla superficie del suolo ed erano poi state trascinate via e dissolte dalle acque.
Quando si parla di raffreddamento riferito a quell'epoca, bisogna interpretare questa parola in senso relativo, cioè in rapporto allo stato primitivo, perché la temperatura doveva essere ancora ardente.
I densi vapori acquei, che si levavano da ogni parte dell'immensa superficie liquida, ricadevano in piogge abbondanti e calde e oscuravano l'aria. Tuttavia, attraverso quell'atmosfera brumosa, incominciavano ad apparire i raggi del sole.
Una delle ultime sostanze da cui l'aria dovette purificarsi, poiché il suo stato naturale è quello gassoso, fu l'acido carbonico, che ne formava allora una delle sue parti costitutive.
23. In quell'epoca
incominciarono a formarsi gli strati di terreni di sedimento, depositati
dalle acque cariche di limo e di altre diverse materie adatte alla vita
organica.
Appaiono allora i primi esseri viventi del regno vegetale e del regno animale. Dapprima in piccolo numero, se ne trovano poi tracce sempre più frequenti, nella misura in cui si sale negli strati di questa formazione. È degno di nota il fatto che, dappertutto, la vita si manifesti non appena le condizioni le sono propizie, nascendo ogni specie non appena si realizzano le condizioni adatte alla sua esistenza.
Appaiono allora i primi esseri viventi del regno vegetale e del regno animale. Dapprima in piccolo numero, se ne trovano poi tracce sempre più frequenti, nella misura in cui si sale negli strati di questa formazione. È degno di nota il fatto che, dappertutto, la vita si manifesti non appena le condizioni le sono propizie, nascendo ogni specie non appena si realizzano le condizioni adatte alla sua esistenza.
24. I primi esseri organici
apparsi sulla Terra sono i vegetali, quelli dall'organizzazione meno
complessa, designati in botanica con i nomi di crittogame, acotiledoni,
monocotiledoni, vale a dire i licheni, i funghi, i muschi, le felci e le
piante erbacee. Ancora non si vedono assolutamente alberi con fusto
legnoso, ma soltanto piante del genere palma il cui fusto spugnoso è
simile a quello delle erbe.
Gli animali di questo periodo, succeduti ai primi vegetali, sono esclusivamente marini: in principio sono polipi, raggiati e zoofiti, animali il cui organismo semplice e, per così dire, rudimentale si avvicina maggiormente a quello dei vegetali. Più tardi verranno crostacei e pesci le cui specie, però, non esistono più al giorno d'oggi.
Gli animali di questo periodo, succeduti ai primi vegetali, sono esclusivamente marini: in principio sono polipi, raggiati e zoofiti, animali il cui organismo semplice e, per così dire, rudimentale si avvicina maggiormente a quello dei vegetali. Più tardi verranno crostacei e pesci le cui specie, però, non esistono più al giorno d'oggi.
25.
Sotto il dominio del calore e dell'umidità e in seguito all'accesso di
acido carbonico diffuso nell'aria — gas inadatto alla respirazione degli
animali terrestri, ma necessario alle piante — i terreni esposti si
coprirono rapidamente di una possente vegetazione e, nello stesso tempo,
le piante acquatiche si moltiplicarono nelle paludi. Piante del genere
di quelle che, ai nostri giorni, sono semplici erbe di qualche
centimetro, raggiungevano un'altezza e una grossezza prodigiose. È così
che apparvero foreste di felci arborescenti di 8 o 10 metri di altezza e
grossezza in proporzione; apparvero anche i licopodi ("piede di lupo",
un genere di muschio) della medesima taglia; gli equiseti [26] di 4 o 5
metri, che oggi a stento raggiungono il metro; e una infinità di specie
che non esistono più. Sul finire di questo periodo incominciarono ad
apparire alcuni alberi appartenenti al genere delle conifere o pinacee.
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[26] Pianta palustre, volgarmente chiamata coda di cavallo.
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26.
A seguito dello spostamento delle acque, le terre che producevano
queste masse di vegetali furono a più riprese sommerse e ricoperte di
nuovi sedimenti terrosi, mentre le terre che venivano messe a secco si
ricoprivano a loro volta di una analoga vegetazione. Ci furono così
numerose generazioni di vegetali che alternativamente si annientavano e
si rinnovavano. Non accadde lo stesso per gli animali, i quali, essendo
tutti acquatici, non erano soggetti a queste alternanze.
Questi detriti, accumulatisi durante una lunga serie di secoli, formarono degli strati di grande spessore. Sotto l'azione del calore, dell’umidità, della pressione esercitata dai depositi terrosi posteriori e, senza dubbio, sotto l'azione dei diversi agenti chimici, dei gas, degli acidi e dei sali, prodotti dalla combinazione degli elementi primitivi, queste materie vegetali subirono una fermentazione che le convertì in carbon fossile o litantrace. Le miniere di carbon fossile sono dunque il prodotto diretto della decomposizione di ammassi di vegetali accumulatisi durante il periodo di transizione. È per questo che lo si trova in quasi tutti i paesi. [27]
Questi detriti, accumulatisi durante una lunga serie di secoli, formarono degli strati di grande spessore. Sotto l'azione del calore, dell’umidità, della pressione esercitata dai depositi terrosi posteriori e, senza dubbio, sotto l'azione dei diversi agenti chimici, dei gas, degli acidi e dei sali, prodotti dalla combinazione degli elementi primitivi, queste materie vegetali subirono una fermentazione che le convertì in carbon fossile o litantrace. Le miniere di carbon fossile sono dunque il prodotto diretto della decomposizione di ammassi di vegetali accumulatisi durante il periodo di transizione. È per questo che lo si trova in quasi tutti i paesi. [27]
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[27] La torba si è formata alla stessa maniera, per la decomposizione di ammassi di vegetali in terreni paludosi; ma con questa differenza: essendo molto più recente e trovandosi senza dubbio in altre condizioni, non ha avuto il tempo di carbonizzarsi.
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27.
Trovandosi oggi i resti fossili della poderosa vegetazione di questo
periodo sotto i ghiacci delle terre polari, come pure nella zona
torrida, se ne deduce che, poiché la vegetazione era uniforme,
altrettanto doveva esserlo la temperatura. I poli non erano dunque
ricoperti di ghiacci, come ora. Il fatto è che allora la Terra traeva il
suo calore da sé stessa, dal fuoco centrale che riscaldava in modo
omogeneo tutto lo strato solido, ancora poco spesso. Questo calore era
di gran lunga superiore a quello che potevano dare i raggi solari,
indeboliti d'altronde dalla densità dell'atmosfera. Soltanto più tardi,
quando il calore centrale non poté esercitare sulla superficie esteriore
del globo che un'azione scarsa o addirittura nulla, il calore del Sole
divenne preponderante. Pertanto, le regioni polari, le quali ricevevano
soltanto dei raggi solari obliqui che davano assai poco calore, si
coprirono di ghiacci. Si comprende così che, all'epoca di cui stiamo
parlando e per lungo tempo dopo, il ghiaccio non era ancora conosciuto
sulla Terra.
Questo periodo ha dovuto essere molto lungo, a giudicare dal numero degli strati carboniferi e dal loro spessore. [28]
Supponendo solo mille anni per la formazione di ciascuno di questi livelli, sarebbero già 68.000 anni solo per questo strato carbonifero.
Questo periodo ha dovuto essere molto lungo, a giudicare dal numero degli strati carboniferi e dal loro spessore. [28]
Supponendo solo mille anni per la formazione di ciascuno di questi livelli, sarebbero già 68.000 anni solo per questo strato carbonifero.
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[28] Nella baia di Fundy (Nuova Scozia), il geologo scozzese Lyell ha trovato, in uno strato di carbon fossile dello spessore di 400 metri, 68 livelli differenti, che presentavano tracce evidenti di numerosi suoli di foreste. I tronchi degli alberi avevano ancora le loro radici (L. Figuier).
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Periodo secondario
28. Con il periodo di
transizione scompaiono la vegetazione colossale e gli animali che
caratterizzavano questo periodo, sia perché le condizioni atmosferiche
non erano più le stesse, sia perché una serie di cataclismi aveva
annientato tutto ciò che aveva vita sulla Terra. È probabile che le due
cause abbiano entrambe contribuito a questo cambiamento, poiché da una
parte lo studio dei terreni, che indicano la fine di questo periodo,
attesta grandi sconvolgimenti causati dai sollevamenti e dalle eruzioni,
che hanno riversato sul suolo grandi quantità di lava, mentre
dall'altra parte vengono attestati i notevoli cambiamenti che si sono
operati nei tre regni.
29. Il periodo secondario è
caratterizzato, sotto l'aspetto minerale, da strati numerosi e possenti
che attestano una formazione lenta in seno alle acque e marcano epoche
differenti ben caratterizzate.
La vegetazione è meno rapida e meno colossale che nel periodo precedente, senza dubbio in seguito alla diminuzione del calore e dell'umidità e in seguito a modificazioni sopraggiunte negli elementi costitutivi dell'atmosfera. Alle piante erbacce e polpose si aggiungono quelle dal fusto legnoso e i primi alberi propriamente detti.
La vegetazione è meno rapida e meno colossale che nel periodo precedente, senza dubbio in seguito alla diminuzione del calore e dell'umidità e in seguito a modificazioni sopraggiunte negli elementi costitutivi dell'atmosfera. Alle piante erbacce e polpose si aggiungono quelle dal fusto legnoso e i primi alberi propriamente detti.
30.
Gli animali sono ancora acquatici o tutt'al più anfibi; la vita animale
sulla terra arida fa pochi progressi. Una prodigiosa quantità di
animali con conchiglia si sviluppa in seno ai mari in seguito alla
formazione delle materie calcaree; prendono vita nuovi pesci,
dall'organismo più perfezionato di quello del periodo precedente; si
vedono apparire i primi cetacei. Gli animali più caratteristici di
questo periodo sono i rettili mostruosi. Qui di seguito diamo un breve
elenco dei principali.
L'ittiosauro, specie di pesce-lucertola che giungeva fino ai 10 metri di lunghezza, e le cui mascelle, prodigiosamente allungate, erano armate di 180 denti. In generale la sua forma ricorda un po' quella di un coccodrillo, ma senza la corazza scagliosa. I suoi occhi avevano il volume della testa di un uomo; aveva pinne natatorie come la balena e, come la balena, rigettava l'acqua dagli sfiatatoi.
Il plesiosauro, altro rettile marino, grande quanto l'ittiosauro, aveva un collo lungo in modo abnorme, che si snodava come quello di un cigno, dandogli l'aspetto di un enorme serpente attaccato a un corpo di tartaruga. Aveva la testa di una lucertola e i denti di un coccodrillo; la sua pelle doveva essere liscia come quella dell'ittiosauro, poiché non è stata trovata traccia né di scaglie né di carapace. [29]
Il teleosauro si avvicina molto agli attuali coccodrilli, i quali sembrano esserne le copie ridotte. Come questi ultimi, aveva una corazza scagliosa e viveva sia nell'acqua sia sulla terra; la sua lunghezza era intorno ai 10 metri, di cui ben 3 o 4 solo per la testa; le fauci, enormi, avevano un'apertura di 2 metri.
Il megalosauro, grande lucertola, era una specie di coccodrillo di 14 o 15 metri di lunghezza, essenzialmente carnivoro, nutrendosi di rettili, di piccoli coccodrilli e di tartarughe. La sua formidabile mascella era armata di denti a forma di lama di roncola a doppio taglio, curvati all'indietro, di modo che, una volta penetrati nella preda, a questa non era più possibile di liberarsi.
L' iguanodonte, la più grande delle lucertole che siano mai esistite sulla Terra, misurava tra i 20 e i 25 metri, dalla testa all'estremità della coda. Il suo muso era sormontato da un corno osseo simile a quello dell'iguana dei giorni nostri, dalla quale sembra differire solo per la taglia, raggiungendo quest'ultima appena 1 metro di lunghezza. La forma dei denti prova che era erbivoro, e quella dei piedi che era un animale terrestre.
Lo pterodattilo era uno strano animale della grandezza d'un cigno, che aveva nello stesso tempo il corpo di un rettile e la testa di un uccello. Una membrana carnosa, simile a quella dei pipistrelli, gli univa le dita, che erano di una prodigiosa lunghezza. Di tale membrana si serviva come di un paracadute, quando si precipitava sulla preda dall'alto di un albero o di una roccia. Non aveva affatto ‘un becco corneo come gli uccelli, ma le ossa delle mascelle, lunghe quanto la metà del corpo e dotate di denti, terminavano a punta come un becco.
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[29] I primo fossile di questo animale è stato scoperto in Inghilterra nel 1823. Dopo, ne sono stati trovati altri in Francia e in Germania.
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L'ittiosauro, specie di pesce-lucertola che giungeva fino ai 10 metri di lunghezza, e le cui mascelle, prodigiosamente allungate, erano armate di 180 denti. In generale la sua forma ricorda un po' quella di un coccodrillo, ma senza la corazza scagliosa. I suoi occhi avevano il volume della testa di un uomo; aveva pinne natatorie come la balena e, come la balena, rigettava l'acqua dagli sfiatatoi.
Il plesiosauro, altro rettile marino, grande quanto l'ittiosauro, aveva un collo lungo in modo abnorme, che si snodava come quello di un cigno, dandogli l'aspetto di un enorme serpente attaccato a un corpo di tartaruga. Aveva la testa di una lucertola e i denti di un coccodrillo; la sua pelle doveva essere liscia come quella dell'ittiosauro, poiché non è stata trovata traccia né di scaglie né di carapace. [29]
Il teleosauro si avvicina molto agli attuali coccodrilli, i quali sembrano esserne le copie ridotte. Come questi ultimi, aveva una corazza scagliosa e viveva sia nell'acqua sia sulla terra; la sua lunghezza era intorno ai 10 metri, di cui ben 3 o 4 solo per la testa; le fauci, enormi, avevano un'apertura di 2 metri.
Il megalosauro, grande lucertola, era una specie di coccodrillo di 14 o 15 metri di lunghezza, essenzialmente carnivoro, nutrendosi di rettili, di piccoli coccodrilli e di tartarughe. La sua formidabile mascella era armata di denti a forma di lama di roncola a doppio taglio, curvati all'indietro, di modo che, una volta penetrati nella preda, a questa non era più possibile di liberarsi.
L' iguanodonte, la più grande delle lucertole che siano mai esistite sulla Terra, misurava tra i 20 e i 25 metri, dalla testa all'estremità della coda. Il suo muso era sormontato da un corno osseo simile a quello dell'iguana dei giorni nostri, dalla quale sembra differire solo per la taglia, raggiungendo quest'ultima appena 1 metro di lunghezza. La forma dei denti prova che era erbivoro, e quella dei piedi che era un animale terrestre.
Lo pterodattilo era uno strano animale della grandezza d'un cigno, che aveva nello stesso tempo il corpo di un rettile e la testa di un uccello. Una membrana carnosa, simile a quella dei pipistrelli, gli univa le dita, che erano di una prodigiosa lunghezza. Di tale membrana si serviva come di un paracadute, quando si precipitava sulla preda dall'alto di un albero o di una roccia. Non aveva affatto ‘un becco corneo come gli uccelli, ma le ossa delle mascelle, lunghe quanto la metà del corpo e dotate di denti, terminavano a punta come un becco.
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[29] I primo fossile di questo animale è stato scoperto in Inghilterra nel 1823. Dopo, ne sono stati trovati altri in Francia e in Germania.
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31. Durante questo periodo,
che dovette essere assai lungo, come attestano il numero e la possanza
degli strati geologici, la vita animale assume un enorme sviluppo in
seno alle acque, così come lo era stato della vegetazione nel periodo
precedente. L'aria, maggiormente purificata e più adatta alla
respirazione, incomincia a permettere ad alcuni animali di vivere sulla
terra. Il mare si è spostato più volte, ma senza scosse violente. Con
questo periodo scompaiono a loro volta quelle razze di giganteschi
animali acquatici, sostituiti più tardi da specie analoghe, dalle forme
meno sproporzionate e di minor taglia.
32. L'orgoglio ha fatto dire
all'uomo che tutti gli animali erano stati creati a suo beneficio e per
i suoi bisogni. Ma quanto vale il numero di quegli animali che lo
servono direttamente e che egli ha potuto assoggettare, paragonato al
numero incalcolabile• di quelli con cui non ha mai avuto, né avrà mai,
alcun rapporto? Come sostenere una simile tesi, in presenza di quelle
innumerevoli specie che sono state le sole a popolare la Terra per
migliaia e migliaia di secoli — prima che l'uomo stesso vi apparisse — e
che poi sono scomparse? Si può forse dire che quelle specie furono
create a suo vantaggio? Tuttavia, quelle specie avevano tutte la loro
ragione di esistere, la loro utilità. Dio non ha potuto crearle per un
capriccio della Sua volontà e per dare a Sé Stesso, in seguito, il
piacere di annientarle, dal momento che tutte avevano la vita, gli
istinti, il sentimento del dolore e del benessere. Per quale fine
l'avrebbe fatto? Sovranamente saggio deve essere questo fine, quantunque
noi ancora non siamo in grado di comprenderlo. Forse un giorno sarà
concesso all'uomo di conoscerlo, per mortificarne l'orgoglio. Ma, nel
frattempo, quanto le sue idee si allargano di fronte a questi nuovi
orizzonti, nei quali oggi gli è permesso di immergere lo sguardo! Di
fronte allo spettacolo imponente di questa creazione, così maestosa
nella sua lentezza, così mirabile nella sua previdenza, così puntuale,
così precisa e così invariabile nei suoi risultati!
Periodo terziario
33. Con il periodo
terziario, incomincia per la Terra un nuovo ordine di cose: lo stato
della sua superficie cambia completamente aspetto; le condizioni di
vitalità sono profondamente cambiate e si avvicinano a quelle dello
stato attuale. I primi tempi di questo periodo sono contrassegnati da un
arresto nella produzione vegetale e animale; tutto porta le tracce di
un annientamento quasi generale degli esseri viventi, e allora appaiono
via via nuove specie, il cui organismo, più perfetto, è idoneo alla
natura dell'ambiente dove esse sono chiamate a vivere.
34. Durante i periodi
precedenti, la crosta solida del globo, a causa del suo scarso spessore,
presentava, come è stato detto, una assai debole resistenza all'azione
del fuoco interiore. Questo involucro, che si era facilmente squarciato,
faceva sì che le materie in fusione si spandessero liberamente sulla
superficie del suolo. Non fu più così quando la crosta solida ebbe
acquisito un certo spessore. Le materie infuocate, compresse da tutte le
parti, come acqua in ebollizione dentro un contenitore chiuso, finirono
per produrre una specie di esplosione. La massa granitica,
violentemente squarciata su una infinita di punti, fu solcata da
crepacci come un vaso incrinato. Lungo il percorso di questi crepacci, la
crosta solida, sollevatasi e innalzatasi formò i picchi, le catene di
montagne e le loro ramificazioni. Certe parti dell'involucro, non
lacerate, furono sollevate semplicemente, mentre su altri punti si
produssero affossamenti e depressioni.
La superficie del suolo divenne allora molto ineguale. Le acque che, fino ad allora, lo ricoprivano in maniera quasi uniforme nella maggior parte della sua estensione, furono respinte nelle parti più basse lasciando in secca o vasti continenti o sommità di montagne isolate dando così origine alle isole.
Questo è il grande fenomeno che si è verificato nel periodo terziari e che ha trasformato l'aspetto del globo. Esso non è avvenuto né istantaneamente né simultaneamente su tutti i punti del globo, ma in fasi susseguenti e in epoche più o meno distanziate.
La superficie del suolo divenne allora molto ineguale. Le acque che, fino ad allora, lo ricoprivano in maniera quasi uniforme nella maggior parte della sua estensione, furono respinte nelle parti più basse lasciando in secca o vasti continenti o sommità di montagne isolate dando così origine alle isole.
Questo è il grande fenomeno che si è verificato nel periodo terziari e che ha trasformato l'aspetto del globo. Esso non è avvenuto né istantaneamente né simultaneamente su tutti i punti del globo, ma in fasi susseguenti e in epoche più o meno distanziate.
35. Una delle prime
conseguenze di questi sollevamenti fu, come si è detto, l'inclinazione
degli strati di sedimento primitivamente orizzontali e che rimasero in
quest'ultima posizione ovunque il suolo non fosse stato sconvolto. È
dunque sui fianchi e nelle vicinanze delle montagne che queste
inclinazioni sono più pronunciate.
36.
Nei luoghi dove gli strati di sedimento hanno conservato la loro
orizzontalità, per raggiungere quelli di prima formazione bisogna
attraversare tutti gli altri, spesso a una profondità considerevole,
alla fine della quale si trova inevitabilmente la roccia granitica. Ma,
quando questi strati si sono sollevati in montagne, essi sono stati
portati al di sopra del loro livello normale e, talvolta, a una
elevatissima altezza, dimodoché, se si praticasse una fenditura
verticale nel fianco della montagna, gli strati si mostrerebbero a
giorno in tutto il loro spessore e sovrapposti come i piani di una
costruzione.
È così che, a grandi altezze, si trovano considerevoli banchi di conchiglie, formatisi originariamente in fondo ai mari. È al giorno d'oggi perfettamente riconosciuto che in nessuna epoca il mare ha potuto raggiungere una tale altezza, poiché non basterebbero tutte le acque che esistono sulla terra, quand'anche ce ne fossero cento volte di più. Sarebbe necessario dunque supporre che la quantità d'acqua è diminuita, e allora ci si domanderebbe che ne è stato della parte scomparsa. I sollevamenti, che sono al giorno d'oggi un fatto incontestabile, spiegano in maniera tanto logica quanto rigorosa i depositi marini che si incontrano su certe montagne. [30]
È così che, a grandi altezze, si trovano considerevoli banchi di conchiglie, formatisi originariamente in fondo ai mari. È al giorno d'oggi perfettamente riconosciuto che in nessuna epoca il mare ha potuto raggiungere una tale altezza, poiché non basterebbero tutte le acque che esistono sulla terra, quand'anche ce ne fossero cento volte di più. Sarebbe necessario dunque supporre che la quantità d'acqua è diminuita, e allora ci si domanderebbe che ne è stato della parte scomparsa. I sollevamenti, che sono al giorno d'oggi un fatto incontestabile, spiegano in maniera tanto logica quanto rigorosa i depositi marini che si incontrano su certe montagne. [30]
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[30] Si sono trovati strati di calcare conchilifero sulle Ande d'America, a 5.000 metri sul livello dell'Oceano.
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37. Nei luoghi dove il
sollevamento della roccia primitiva ha prodotto una spaccatura completa
del suolo — sia per la rapidità del fenomeno, sia per forma, altezza, e
volume della massa sollevata — il granito si è mostrato a nudo, come un dente che trapassi la gengiva. Gli
strati che lo coprivano, sollevati, spezzati e rialzati, sono stati
portati allo scoperto. È così che terreni appartenenti alle formazioni
più antiche e che, nella loro posizione primitiva, si trovavano a una
grande profondità, formano al giorno d'oggi il suolo di certe regioni.
38. La massa granitica,
dislocata per effetto dei sollevamenti, ha lasciato in alcune zone delle
fenditure da cui sfugge il fuoco interiore e da cui, spandendosi, si
riversano le materie in fusione: sono i vulcani. I vulcani possono
considerarsi le ciminiere di questa immensa fornace o, meglio ancora,
sono come degli sfiatatoi di sicurezza, i
quali, dando sfogo all'eccesso delle materie ignee, preservano da
sconvolgimenti ben altrimenti terribili. Perciò possiamo dire che il
numero dei vulcani in attività è motivo di sicurezza per l'insieme della
superficie del suolo.
Possiamo farci un'idea dell'intensità di questo fuoco, considerando che alcuni vulcani si aprono perfino in seno al mare, e che la massa d'acqua, che li ricopre e penetra in essi, non basta a spegnerli.
Possiamo farci un'idea dell'intensità di questo fuoco, considerando che alcuni vulcani si aprono perfino in seno al mare, e che la massa d'acqua, che li ricopre e penetra in essi, non basta a spegnerli.
39. I sollevamenti
effettuatisi nella massa solida hanno necessariamente spostato le acque,
che sono state così spinte nelle parti cave, diventate ancora più
profonde per l'innalzamento delle zone emerse e per gli affossamenti. Ma
questi stessi bassi fondali, sollevatisi a loro volta, ora in un punto
ora in un altro, hanno espulso le acque che sono rifluite altrove, e
così di seguito finché i territori occupati dalle acque non hanno potuto
assumere un assetto più stabile.
I successivi spostamenti di questa massa liquida hanno forzatamente travagliato e tormentato la superficie del suolo. Le acque, scorrendo, hanno trascinato con sé una parte dei terreni di formazione anteriore, messi allo scoperto dai sollevamenti; hanno denudato certe montagne che da esse erano ricoperte; hanno messo in luce la loro base granitica o calcarea; hanno scavato profonde vallate e altre ne hanno colmate.
Ci sono dunque montagne formate direttamente dall'azione del fuoco centrale: si tratta soprattutto delle montagne granitiche. Altre, invece, sono dovute all'azione delle acque che, trascinando con sé le terre mobili e le materie solubili, hanno scavato delle valli attorno a una base resistente, calcarea o di altra natura.
Le materie trascinate dalla corrente delle acque hanno formato gli strati del periodo terziario, i quali si distinguono facilmente da quelli dei periodi precedenti, più per la loro disposizione che per la loro composizione, la quale risulta essere quasi la stessa.
Gli strati del periodo primario, di transizione e secondario, formatisi su una superficie poco accidentata, sono uniformi su quasi tutta la Terra. Quelli del periodo terziario, al contrario, formatisi su una base molto ineguale e anche per la furia delle acque, presentano un carattere più locale. Dappertutto, scavando a una certa profondità, si trovano tutti gli strati anteriori e nell'ordine della loro formazione; non dappertutto, invece, è facile trovare terreno del periodo terziario, né di questo terreno sono reperibili tutti gli strati.
I successivi spostamenti di questa massa liquida hanno forzatamente travagliato e tormentato la superficie del suolo. Le acque, scorrendo, hanno trascinato con sé una parte dei terreni di formazione anteriore, messi allo scoperto dai sollevamenti; hanno denudato certe montagne che da esse erano ricoperte; hanno messo in luce la loro base granitica o calcarea; hanno scavato profonde vallate e altre ne hanno colmate.
Ci sono dunque montagne formate direttamente dall'azione del fuoco centrale: si tratta soprattutto delle montagne granitiche. Altre, invece, sono dovute all'azione delle acque che, trascinando con sé le terre mobili e le materie solubili, hanno scavato delle valli attorno a una base resistente, calcarea o di altra natura.
Le materie trascinate dalla corrente delle acque hanno formato gli strati del periodo terziario, i quali si distinguono facilmente da quelli dei periodi precedenti, più per la loro disposizione che per la loro composizione, la quale risulta essere quasi la stessa.
Gli strati del periodo primario, di transizione e secondario, formatisi su una superficie poco accidentata, sono uniformi su quasi tutta la Terra. Quelli del periodo terziario, al contrario, formatisi su una base molto ineguale e anche per la furia delle acque, presentano un carattere più locale. Dappertutto, scavando a una certa profondità, si trovano tutti gli strati anteriori e nell'ordine della loro formazione; non dappertutto, invece, è facile trovare terreno del periodo terziario, né di questo terreno sono reperibili tutti gli strati.
40. È facilmente intuibile
come, durante gli sconvolgimenti del suolo, che si sono verificati
all'inizio di questo periodo, la vita organica abbia dovuto subire una
battuta d'arresto, cosa che si riconosce dall'indagine di tali terreni,
privi di fossili. Ma appena sopraggiunse un periodo più calmo, i
vegetali e gli animali riapparvero. Essendo ambiate le condizioni di
vitalità, essendo l'atmosfera divenuta più pura, si videro formarsi
nuove specie, dall'organismo più perfetto. Le piante, riguardo alla loro
struttura, differivano poco da quelle dei giorni nostri.
41. Durante i due periodi
precedenti, i terreni non coperti dalle acque offrivano poca estensione
ed erano inoltre paludosi e frequentemente sommersi; è per questo che vi
erano soltanto animali acquatici o anfibi. Il periodo terziario, che ha
visto formarsi vasti continenti, è caratterizzato dalla comparsa degli
animali terrestri. Come il periodo di transizione ha visto nascere una
vegetazione colossale e il periodo secondario rettili mostruosi, questo
vede prodursi mammiferi giganteschi quali l'elefante, il rinoceronte, l’ippopotamo, il paleoterio, il megaterio, il dinoterio, il mastodonte, il mammut ecc.
Questi ultimi due, varietà dell'elefante, avevano dai 5 ai 6 metri di
altezza, e le loro zanne raggiungevano anche i 4 metri di lunghezza.
Questo periodo ha visto nascere anche gli uccelli, come pure la maggior
parte delle specie che ancora vivono ai giorni nostri. Alcune delle
specie di questo periodo sono sopravvissute ai cataclismi posteriori;
altre, che sono designate con la denominazione generica di animali antidiluviani, sono
completamente scomparse oppure sono state sostituite da specie analoghe
dalle forme meno pesanti e meno massicce, i cui primi esemplari sono
stati come degli abbozzi. Tali, per esempio, il Felsi spela, animale carnivoro della grandezza di un toro, con le caratteristiche anatomiche della tigre e del leone; il Cervus megaceron, una varietà del cervo, i cui palchi, di 3 metri di lunghezza, erano spaziati, alle estremità, di 3 o 4 metri.
Periodo diluviale
42. Questo periodo è
contrassegnato da uno dei più grandi cataclismi che abbiano mai
sconvolto il globo, cambiato ancora una volta l'aspetto della sua
superficie e distrutto per sempre una quantità di specie viventi di cui
non si ritrovano che i resti. Dappertutto questo cataclisma ha lasciato
tracce che attestano la sua universale estensione. Le acque,
violentemente buttate fuori dai loro letti, hanno invaso i continenti,
trascinando con sé le terre e le rocce, denudando le montagne,
sradicando le foreste secolari. I nuovi depositi che son venuti a
formarsi sono designati, in geologia, con il nome di terreni diluviali.
43. Una delle tracce più significative di questo immane cataclisma sono le rocce dette massi erratici. Vengono
chiamate così quelle rocce di granito che si trovano isolate nelle
pianure dei terreni del periodo terziario e al centro di terreni
diluviali, a volte a parecchie centinaia di leghe dalle montagne da cui
sono state strappate. È evidente che questi massi erratici non hanno
potuto essere trasportati a così grandi distanze che dalla violenza
delle correnti. [31]
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[31] È uno di questi blocchi, evidentemente proveniente, per la sua composizione, dalle montagne della Norvegia, che serve da piedistallo alla statua di Pietro il Grande, a San Pietroburgo.
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44. Un fatto non meno
caratteristico, di cui non ci si spiega ancora la causa, è che nei
terreni diluviali sono stati trovati i primi aeroliti. Poiché
è soltanto in questo periodo che essi hanno incominciato a cadere, ne
consegue che anteriormente non esisteva la causa che li produce.
45.
È ancora intorno a questo periodo che i poli incominciano a coprirsi di
ghiacci e che si formano i ghiacciai delle montagne, la qual cosa
indica un cambiamento notevole nella temperatura del globo. Questo
cambiamento dovette essere improvviso, perché, se si fosse verificato
gradualmente, animali come gli elefanti che oggi vivono solo nei climi
caldi — e che,' in gran numero, si trovano allo stato fossile nelle
terre polari — avrebbero avuto il tempo di ritirarsi a poco a poco verso
le regioni più temperate. Tutto prova, al contrario, che essi dovettero
essere colti bruscamente da un grande freddo e avviluppati dai ghiacci.
[32]
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[32] Nel 1771, il naturalista russo Pallas ha trovato in mezzo ai ghiacci del Nord il corpo integrale di un mammut rivestito della pelle, e che conservava ancora una parte delle carni. Nel 1799, se ne scoprì un altro, anch'esso racchiuso in un enorme blocco di ghiaccio, alla foce della Lena, in Siberia, e fu descritto dal naturalista Adams. Gli Iacuti dei dintorni ne fecero a pezzi le carni per nutrire i loro cani. La pelle era coperta da crini neri e il collo era guarnito da una folta criniera. La testa, senza tener conto delle zanne che misuravano più di 3 metri, pesava più di 400 libbre. Il suo scheletro è ora nel museo di San Pietroburgo. Nelle isole e sulle coste del Mar Glaciale si trova una tale quantità di zanne, tanto da essere oggetto di un considerevole commercio sotto la denominazione di avorio fossile o della Siberia.
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46. Questo, dunque, fu il
vero diluvio universale. Sulle cause che hanno potuto scatenarlo, le
opinioni sono divise, ma, quali che siano, non per questo il fatto cessa
di esistere.
Si suppone, abbastanza generalmente, che un brusco cambiamento abbia avuto luogo nella posizione dell'asse e dei poli della Terra: da qui un rovescio violento e generale delle acque sulla superficie terrestre. Se quel cambiamento si fosse verificato con lentezza, le acque si sarebbero spostate gradualmente, senza scosse; tutto, invece, indica una scossa violenta e improvvisa. Stante l'ignoranza assoluta della vera causa, non si possono fare che ipotesi.
Lo spostamento improvviso delle acque può anche essere stato causato dal sollevamento di alcune parti della crosta solida e dalla formazione di nuove montagne in seno ai mari, come è accaduto agli inizi del periodo terziario; ma oltre al fatto che allora il cataclisma non fu generale, questo non spiegherebbe il cambiamento improvviso della temperatura dei poli.
Si suppone, abbastanza generalmente, che un brusco cambiamento abbia avuto luogo nella posizione dell'asse e dei poli della Terra: da qui un rovescio violento e generale delle acque sulla superficie terrestre. Se quel cambiamento si fosse verificato con lentezza, le acque si sarebbero spostate gradualmente, senza scosse; tutto, invece, indica una scossa violenta e improvvisa. Stante l'ignoranza assoluta della vera causa, non si possono fare che ipotesi.
Lo spostamento improvviso delle acque può anche essere stato causato dal sollevamento di alcune parti della crosta solida e dalla formazione di nuove montagne in seno ai mari, come è accaduto agli inizi del periodo terziario; ma oltre al fatto che allora il cataclisma non fu generale, questo non spiegherebbe il cambiamento improvviso della temperatura dei poli.
47.
Nel disastro causato dallo sconvolgimento delle acque sono periti molti
animali. Altri, per sfuggire all'inondazione, si sono ritirati sulle
alture, nelle caverne e nei crepacci, dove sono morti in massa, sia per
fame, sia divorandosi l'un l'altro, sia, forse, anche per l'irruzione
delle acque nei luoghi dove si erano rintanati e da cui non erano
riusciti a fuggire. Così si spiega la grande quantità di ossa di animali
diversi, non solo carnivori, che si trovano alla rinfusa in certe
caverne, chiamate per questa ragione brecce o caverne ossifere, e
rintracciabili il più delle volte sotto le stalagmiti. In alcune, le
ossa sembrano esservi state trascinate dalla corrente delle acque. [33]
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[33] Si conoscono in gran numero simili caverne, alcune delle quali hanno un'estensione considerevole. Ne esistono alcune in Messico che misurano parecchie leghe; quella di Adelsberg – nome tedesco della città di Postumia –nella Carniola (Austria), non misura meno di tre leghe. Una delle più notevoli è quella di Gailenreuth, nel Wiirtemberg. Ve ne sono parecchie in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Sicilia e in altri paesi dell'Europa.
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Periodo postdiluviale o attuale - Nascita dell'uomo
48. Una volta ristabilitosi
l'equilibrio sulla superficie del globo, la vita animale e vegetale ha
prontamente ripreso il suo corso. Il suolo, consolidatosi, aveva assunto
un aspetto più stabile. L'aria, purificatasi, era ora adatta a
organismi più delicati. Il sole, che brillava in tutto il suo splendore
attraverso un'atmosfera limpida, spandeva, insieme alla luce, un calore
meno soffocante di quello della fornace interiore e più vivificante. La
Terra si popolava di animali meno feroci e più socievoli; le
vegetazioni, più succulente, offrivano un'alimentazione meno grossolana.
Tutto, infine, era pronto sulla Terra per il nuovo ospite che avrebbe
dovuto abitarla. È allora che apparve l’uomo, l'ultimo
essere della creazione, quello la cui intelligenza avrebbe, d'ora in
poi, concorso al progresso generale, progredendo lui stesso.
49. L'uomo
non compare realmente sulla Terra che dopo il periodo diluviale, oppure
appare prima di questo periodo? Tale questione è oggi molto
controversa, ma la soluzione, qualunque essa sia, non cambierebbe nulla
all'insieme dei fatti stabiliti, e l'apparizione della specie umana non
sarebbe meno di molte migliaia di anni anteriore alla data assegnatale
dalla Genesi biblica.
Ciò che aveva indotto a pensare che l'apparizione degli uomini fosse posteriore al diluvio è il fatto che non si era trovata alcuna autentica traccia della loro esistenza durante il periodo anteriore. Le ossa scoperte in diversi luoghi e che hanno fatto credere all'esistenza d'una pretesa razza di giganti antidiluviani sono state riconosciute come ossa di elefanti.
Non è messo in dubbio, invece, il fatto che l'uomo non esistesse né nel periodo primario né in quello di transizione e neppure nel periodo secondario, non solo perché non se ne trovano assolutamente tracce, ma perché allora non esistevano per l'uomo le condizioni di vitalità. Se è comparso nel periodo terziario, ciò non può essere che verso la fine, e tuttavia doveva essere ben poco diffuso.
Del resto, il periodo diluviale, essendo stato breve, non ha apportato notevoli cambiamenti nelle condizioni atmosferiche; gli animali e i vegetali erano gli stessi tanto prima quanto dopo. Non è dunque impossibile che l'apparizione dell'uomo abbia preceduto quel grande cataclisma. La presenza della scimmia in quel periodo è oggi comprovata, e recenti scoperte sembrerebbero confermare quella dell'uomo. [34]
In ogni modo, che l'uomo sia o non sia comparso prima del grande diluvio universale, certo è che il suo ruolo umanitario ha incominciato a disegnarsi realmente solo nel periodo postdiluviale. Questo è dunque il periodo che può considerarsi caratterizzato dalla sua presenza.
Ciò che aveva indotto a pensare che l'apparizione degli uomini fosse posteriore al diluvio è il fatto che non si era trovata alcuna autentica traccia della loro esistenza durante il periodo anteriore. Le ossa scoperte in diversi luoghi e che hanno fatto credere all'esistenza d'una pretesa razza di giganti antidiluviani sono state riconosciute come ossa di elefanti.
Non è messo in dubbio, invece, il fatto che l'uomo non esistesse né nel periodo primario né in quello di transizione e neppure nel periodo secondario, non solo perché non se ne trovano assolutamente tracce, ma perché allora non esistevano per l'uomo le condizioni di vitalità. Se è comparso nel periodo terziario, ciò non può essere che verso la fine, e tuttavia doveva essere ben poco diffuso.
Del resto, il periodo diluviale, essendo stato breve, non ha apportato notevoli cambiamenti nelle condizioni atmosferiche; gli animali e i vegetali erano gli stessi tanto prima quanto dopo. Non è dunque impossibile che l'apparizione dell'uomo abbia preceduto quel grande cataclisma. La presenza della scimmia in quel periodo è oggi comprovata, e recenti scoperte sembrerebbero confermare quella dell'uomo. [34]
In ogni modo, che l'uomo sia o non sia comparso prima del grande diluvio universale, certo è che il suo ruolo umanitario ha incominciato a disegnarsi realmente solo nel periodo postdiluviale. Questo è dunque il periodo che può considerarsi caratterizzato dalla sua presenza.
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[34] Vedere: rhomme antédiluvien (L'uomo antidiluviano) di Boucher de Perthes; Des outils de pierre (Utensili di pietra) dello stesso Autore, Casa Editrice Truttel. Discours sur les révolutions du globe (Discorso sulle rivoluzioni del globo) di Georges Cuvier, con note del dottor Hcefer, Casa Editrice Firmin Didot.
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[34] Vedere: rhomme antédiluvien (L'uomo antidiluviano) di Boucher de Perthes; Des outils de pierre (Utensili di pietra) dello stesso Autore, Casa Editrice Truttel. Discours sur les révolutions du globe (Discorso sulle rivoluzioni del globo) di Georges Cuvier, con note del dottor Hcefer, Casa Editrice Firmin Didot.
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