LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo

Allan Kardec

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Esistenza di Dio

1. Essendo Dio la causa prima di ogni cosa, il punto di partenza di tutto e il perno sul quale poggia l'edificio della creazione, è importante considerare innanzitutto queste cose.

2. È principio elementare che si giudichi una causa dai suoi effetti, quand'anche la causa non si veda.

Se un uccello che fende l'aria viene raggiunto da piombo mortale, si ritiene che un abile tiratore l'abbia colpito, benché il tiratore non si veda. Non sempre, dunque, è necessario aver visto una cosa per sapere che esiste. In tutto, è osservandone gli effetti che si giunge alla conoscenza delle cause.

3. Un altro principio egualmente elementare, e passato ad assioma in virtù della sua verità, è quello secondo cui ogni effetto intelligente deve avere una causa intelligente.

Se si domandasse chi è il costruttore di un certo ingegnoso meccanismo, che cosa si penserebbe di colui il quale rispondesse che si è fatto completamente da solo? Allorché si guardi un capolavoro dell'arte o dell'industria, si dice che questo deve essere il prodotto di un uomo di genio, perché solo un'alta intelligenza ha potuto presiedere alla sua concezione. Nondimeno si pensa che un uomo ha dovuto farlo, perché si sa che la cosa non è al di sopra della capacità umana. A nessuno, però, verrà l'idea di dire che essa è uscita dalla mente di un idiota o di un ignorante, e ancor meno ch'essa è il lavoro di un animale o il prodotto del caso.

4. Ovunque, si riconosce la presenza dell'uomo dalle sue opere. L'esistenza degli uomini antidiluviani non sarebbe provata soltanto attraverso i fossili umani, ma anche, e con altrettanta certezza, dalla presenza, nei terreni di quell'epoca, di oggetti lavorati dagli uomini. Il frammento di un vaso, una pietra tagliata, un'arma, un mattone basteranno per attestare la loro presenza. Dalla rozzezza o dall'accuratezza del lavoro si riconoscerà il grado di intelligenza e di avanzamento di coloro che l'hanno compiuto. Se, dunque, trovandovi in un paese abitato esclusivamente da selvaggi, scopriste una statua degna di Fidia, voi non esitereste a dire che, poiché dei selvaggi non sarebbero stati capaci di scolpirla, essa deve essere necessariamente l'opera di una intelligenza superiore a quella dei selvaggi.

5. Ebbene, gettando uno sguardo attorno a noi, sulle opere della natura, osservando la previdenza, la saggezza e l'armonia che presiedono a tutte queste opere, noi riconosciamo che non ve n'è nessuna che non superi i limiti dell'intelligenza umana, a meno che non si voglia affermare che esistono degli effetti senza causa.

6. A questo, alcuni contrappongono il ragionamento che qui riportiamo:

Le opere dette della natura sono prodotte da forze materiali che agiscono meccanicamente in base alle leggi di attrazione e di repulsione; le molecole dei corpi inerti si aggregano e si disgregano sotto il potere di queste leggi. Le piante nascono, germogliano, crescono e si moltiplicano sempre allo stesso modo, ciascuna nella sua specie, in virtù di quelle stesse leggi; ciascun soggetto è simile a quello da cui è nato. La crescita, la fioritura, la fruttificazione e la colorazione sono subordinate a cause materiali, quali il calore, l'elettricità, la luce, l'umidità ecc. Lo stesso è per gli animali. Gli astri si formano a causa dell'attrazione molecolare e si muovono perpetuamente nelle loro orbite per effetto della gravitazione. Questa regolarità meccanica nell'impiego delle forze naturali non dimostra affatto una intelligenza libera. L'uomo muove il suo braccio quando vuole e come vuole, ma colui che lo muovesse sempre nello stesso senso dalla nascita alla morte sarebbe un automa. Orbene, le forze organiche della natura sono puramente automatiche.

Tutto ciò è vero. Ma queste forze sono degli effetti che devono pur avere una causa, e nessuno pretende che esse costituiscano la Divinità. Esse sono materiali e meccaniche; di per sé stesse non so no affatto intelligenti, e questo è ancora vero. Ma vengono messe in azione, distribuite e adattate alle necessità di ogni cosa da una intelligenza che non è quella degli uomini. L'utile applicazione di queste forze è un effetto intelligente che denota una causa intelligente. Un pendolo si muove con una regolarità automatica, ed è in questa regolarità che sta il merito. È tutta materiale la forza che lo fa muovere e non ha nulla di intelligente. Ma che cosa sarebbe questo pendolo se una intelligenza non avesse combinato, calcolato e distribuito l'impiego di questa forza per farlo andare con precisione? Per il fatto che l'intelligenza non risiede nel meccanismo del pendolo, e per il fatto che non la si vede, sarebbe razionale concludere ch'essa non esiste? Giudichiamola dai suoi effetti.

L'esistenza dell'orologio attesta l'esistenza dell'orologiaio; l'ingegnosità del meccanismo attesta l'intelligenza e l'abilità dell'orologiaio. Quando un pendolo vi dà, a un determinato momento, l'indicazione di cui avete bisogno, è mai venuto in mente a qualcuno di dire: ecco un pendolo molto intelligente?

Così è per il meccanismo dell'universo: Dio non si mostra, ma si rivela attraverso le Sue opere.


7. L'esistenza di Dio è dunque un fatto acquisito, non soltanto attraverso la rivelazione, ma anche attraverso l'evidenza materiale dei fatti. I popoli selvaggi non hanno avuto alcuna rivelazione e tuttavia credono istintivamente all'esistenza di una potenza sovrumana. Essi vedono cose che sono al di sopra del potere umano e ne concludono che provengono da un essere che è superiore al genere umano. Non sono forse essi più logici di quanti pretendono che quelle cose si sono fatte da sé stesse?