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LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo > La Genesi > Capitolo VI - URANOGRAFIA GENERALE > I deserti dello spazio > 47
47. Al di là di quelle vaste
solitudini, infatti, nella loro magnificenza risplendono dei mondi,
proprio come nelle regioni accessibili alle investigazioni umane. Al di
là di quei deserti, splendide oasi vagano nel limpido etere e rinnovano
incessantemente le scene meravigliose dell'esistenza e della vita. Là si
dispiegano i lontani aggregati di sostanza cosmica, che l'occhio
profondo del telescopio percepisce attraverso le regioni trasparenti del
nostro cielo, a cui voi date il nome di nebulose irresolubili, e
che vi appaiono come leggere nuvole di polvere bianca, sperdute in un
punto sconosciuto dello spazio etereo. Là si rivelano e si sviluppano
mondi nuovi, le cui condizioni, varie e diverse da quelle che sono
peculiari al vostro globo, donano loro una vita che le vostre concezioni
non possono immaginare, né i vostri studi costatare. È là che risplende
in tutta la sua pienezza la potenza creatrice. Per colui che viene
dalle regioni occupate dal vostro sistema, là sono in azione altre
leggi, le cui forze reggono le manifestazioni della vita. E i nuovi
cammini, che ci si presentano in così singolari regioni, ci dischiudono
sorprendenti prospettive. [22]
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[22] Si dà, in astronomia, il nome di nebulose irresolubili a quelle di cui non si sono ancora potute distinguere le stelle che le compongono. In principio, erano state considerate come degli ammassi di materia cosmica in via di condensazione per formare dei mondi; ma oggi, in generale, si pensa che questa apparenza sia dovuta alla distanza e che, con strumenti abbastanza potenti, tutte sarebbero risolubili.
Un paragone familiare può dare un'idea, sebbene molto imperfetta, delle nebulose risolubili: sono i gruppi di scintille proiettate dai fuochi d'artificio, al momento della loro esplosione. Ciascuna di queste scintille rappresenterà una stella, e l'insieme di esse sarà la nebulosa o gruppo di stelle riunite in un punto dello spazio e sottoposte a una legge comune d'attrazione e di movimento. Viste da una certa distanza, queste scintille si distinguono a malapena, e il loro gruppo ha l'apparenza di una piccola nuvola di fumo. Questo paragone non reggerebbe se si trattasse di masse di materia cosmica condensata.
La nostra Via Lattea è una di queste nebulose. Essa conta quasi 30 milioni di stelle o soli, che non occupano meno di alcune centinaia di trilioni di leghe d'estensione, e tuttavia non è la più grande. Supponiamo soltanto una media di 20 pianeti abitati che girano attorno a ciascun sole. Si tratterebbe di circa 600 milioni di mondi per il nostro solo gruppo.
Se potessimo trasferirci dalla nostra nebulosa in un'altra, noi saremmo come nel mezzo della nostra Via Lattea, ma con un cielo stellato di tutt'altro aspetto. Questa, inoltre, nonostante le sue colossali dimensioni rispetto a noi, da lontano ci apparirebbe come un piccolo batuffolo lenticolare perduto nell'infinito. Ma prima di raggiungere la nuova nebulosa, noi saremmo come un viaggiatore che lasci una città e percorra una vasta regione disabitata prima di giungere in un'altra città. Noi, in tal caso, avremmo varcato spazi incommensurabili privi di stelle e di mondi, ciò insomma che Galileo chiama i deserti dello spazio. Via via che noi avanzassimo, vedremmo la nostra nebulosa fuggire dietro di noi, diminuendo di estensione ai nostri occhi. Nello stesso tempo, davanti a noi, si presenterebbe quella verso la quale noi ci dirigiamo, sempre più distinta, simile alla massa di scintille dei fuochi d'artificio. Trasportandoci con la mente nelle regioni dello spazio, al di là dell'arcipelago della nostra nebulosa, noi vedremo tutt'intorno a noi milioni di arcipelaghi e di forme diverse, ognuno dei quali racchiude milioni di soli e centinai di milioni di mondi abitati.
Tutto ciò che ci permette di assimilare l'immensità dell'estensione spaziale alla struttura dell'universo è utile all'ampliamento delle nostre idee, così ristrette a causa delle credenze popolari. Dio aumenta la Sua grandezza ai nostri occhi, nella misura in cui meglio comprendiamo la grandezza delle Sue opere e la nostra infimità. Noi siamo lontani, come ben si vede, da quella credenza stabilita dalla Genesi mosaica, la quale fa della nostra piccola e impercettibile Terra la creazione principale di Dio, e dei suoi abitanti i soli oggetti della Sua sollecitudine. Noi comprendiamo la vanità di quegli uomini, i quali credono che tutto è stato fatto per loro nell'universo, e anche di quelli che osano mettere in discussione l'esistenza dell'Essere supremo. Fra alcuni secoli, ci si stupirà che una religione fatta per glorificare Dio Lo abbia ridotto a così meschine proporzioni e che abbia respinto, come se fossero concezioni dello Spirito del male, quelle scoperte che avrebbero invece potuto aumentare la nostra ammirazione per la Sua onnipotenza, iniziandoci così ai grandiosi misteri della creazione. Ancor di più ci se ne stupirà, quando si saprà che tali scoperte sono state respinte, perché avrebbero dovuto emancipare lo spirito degli uomini e togliere così il predominio a coloro che si ritenevano i rappresentanti di Dio sulla Terra.
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[22] Si dà, in astronomia, il nome di nebulose irresolubili a quelle di cui non si sono ancora potute distinguere le stelle che le compongono. In principio, erano state considerate come degli ammassi di materia cosmica in via di condensazione per formare dei mondi; ma oggi, in generale, si pensa che questa apparenza sia dovuta alla distanza e che, con strumenti abbastanza potenti, tutte sarebbero risolubili.
Un paragone familiare può dare un'idea, sebbene molto imperfetta, delle nebulose risolubili: sono i gruppi di scintille proiettate dai fuochi d'artificio, al momento della loro esplosione. Ciascuna di queste scintille rappresenterà una stella, e l'insieme di esse sarà la nebulosa o gruppo di stelle riunite in un punto dello spazio e sottoposte a una legge comune d'attrazione e di movimento. Viste da una certa distanza, queste scintille si distinguono a malapena, e il loro gruppo ha l'apparenza di una piccola nuvola di fumo. Questo paragone non reggerebbe se si trattasse di masse di materia cosmica condensata.
La nostra Via Lattea è una di queste nebulose. Essa conta quasi 30 milioni di stelle o soli, che non occupano meno di alcune centinaia di trilioni di leghe d'estensione, e tuttavia non è la più grande. Supponiamo soltanto una media di 20 pianeti abitati che girano attorno a ciascun sole. Si tratterebbe di circa 600 milioni di mondi per il nostro solo gruppo.
Se potessimo trasferirci dalla nostra nebulosa in un'altra, noi saremmo come nel mezzo della nostra Via Lattea, ma con un cielo stellato di tutt'altro aspetto. Questa, inoltre, nonostante le sue colossali dimensioni rispetto a noi, da lontano ci apparirebbe come un piccolo batuffolo lenticolare perduto nell'infinito. Ma prima di raggiungere la nuova nebulosa, noi saremmo come un viaggiatore che lasci una città e percorra una vasta regione disabitata prima di giungere in un'altra città. Noi, in tal caso, avremmo varcato spazi incommensurabili privi di stelle e di mondi, ciò insomma che Galileo chiama i deserti dello spazio. Via via che noi avanzassimo, vedremmo la nostra nebulosa fuggire dietro di noi, diminuendo di estensione ai nostri occhi. Nello stesso tempo, davanti a noi, si presenterebbe quella verso la quale noi ci dirigiamo, sempre più distinta, simile alla massa di scintille dei fuochi d'artificio. Trasportandoci con la mente nelle regioni dello spazio, al di là dell'arcipelago della nostra nebulosa, noi vedremo tutt'intorno a noi milioni di arcipelaghi e di forme diverse, ognuno dei quali racchiude milioni di soli e centinai di milioni di mondi abitati.
Tutto ciò che ci permette di assimilare l'immensità dell'estensione spaziale alla struttura dell'universo è utile all'ampliamento delle nostre idee, così ristrette a causa delle credenze popolari. Dio aumenta la Sua grandezza ai nostri occhi, nella misura in cui meglio comprendiamo la grandezza delle Sue opere e la nostra infimità. Noi siamo lontani, come ben si vede, da quella credenza stabilita dalla Genesi mosaica, la quale fa della nostra piccola e impercettibile Terra la creazione principale di Dio, e dei suoi abitanti i soli oggetti della Sua sollecitudine. Noi comprendiamo la vanità di quegli uomini, i quali credono che tutto è stato fatto per loro nell'universo, e anche di quelli che osano mettere in discussione l'esistenza dell'Essere supremo. Fra alcuni secoli, ci si stupirà che una religione fatta per glorificare Dio Lo abbia ridotto a così meschine proporzioni e che abbia respinto, come se fossero concezioni dello Spirito del male, quelle scoperte che avrebbero invece potuto aumentare la nostra ammirazione per la Sua onnipotenza, iniziandoci così ai grandiosi misteri della creazione. Ancor di più ci se ne stupirà, quando si saprà che tali scoperte sono state respinte, perché avrebbero dovuto emancipare lo spirito degli uomini e togliere così il predominio a coloro che si ritenevano i rappresentanti di Dio sulla Terra.
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