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Capitolo XVII - PREDIZIONI DEL VANGELO
Nessuno è profeta nella sua patria
1. Recatosi nella sua
patria, insegnava nella loro sinagoga, così che stupivano e dicevano:
"Da dove gli vengono tanta sapienza e queste opere potenti? Non è questi
il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi
fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono
tutte tra di noi? Da dove gli vengono tutte queste cose?" E si
scandalizzavano a causa di lui.
Ma Gesù disse loro: " Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa sua". E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti. (Matteo 13:54-58)
Ma Gesù disse loro: " Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa sua". E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti. (Matteo 13:54-58)
2. Gesù enunciava così una
verità divenuta proverbio, che è di tutti i tempi, e a cui si potrebbe
dare una maggiore estensione dicendo che nessuno è profeta in vita.
Nel linguaggio comune, questa massima si applica al credito di cui gode un uomo tra i suoi e tra quelli in mezzo ai quali vive, alla fiducia ch'egli ispira loro per la superiorità della sua erudizione e della sua intelligenza. Se tale massima subisce delle eccezioni, queste sono ben rare e, in ogni caso, non sono mai assolute. Il principio di questa verità è una conseguenza naturale della fragilità umana, che si può anche spiegare.
L'abitudine di vedersi fin dall'infanzia, nelle comuni circostanze della vita, stabilisce tra gli individui una sorta di uguaglianza materiale, la quale fa sì che spesso ci si rifiuti di riconoscere una superiorità morale in colui di cui si è stati il compagno o il commensale, che è uscito dal medesimo ambiente e di cui si sono viste le prime debolezze. Il fatto è che l'orgoglio soffre dell'ascendente che è costretto a subire. Chiunque si elevi al di sopra del livello comune è sempre esposto alla gelosia e all'invidia. Quelli che si sentono incapaci di raggiungere la sua altezza cercano in tutti i modi di sottovalutarlo con la denigrazione, la maldicenza e la calunnia. Quanto più piccoli si vedono, tanto più forte gridano, credendo così di elevare sé stessi e di eclissare l'altro con tutto il rumore che fanno. Tale è stata e tale sarà la storia dell'umanità, fintantoché gli uomini non avranno compreso la loro natura spirituale e non avranno ampliato il loro orizzonte morale. Da tutto ciò risulta chiaramente come un simile pregiudizio sia proprio degli spiriti gretti e volgari che assumono la loro persona come punto di riferimento per ogni cosa.
D'altronde, degli uomini che si conoscono solo attraverso il loro spirito, ci si fa generalmente un ideale che cresce nella misura in cui tempi e luoghi vanno distanziandosi. Li si spoglia quasi dell'umanità. Sembra quasi ch'essi non debbano avere né sentito né parlato come tutti; che il loro linguaggio e i loro pensieri debbano essere stati costantemente al massimo grado del sublime, e ciò senza considerare che lo spirito non poteva essere incessantemente teso e in costante sovraeccitazione. Nel contatto giornaliero della vita privata, chiaramente si nota l'uomo materiale, poiché nulla lo distingue dal volgo. L'uomo corporale, sopraffatto dai sensi, quasi cancella l'uomo spirituale. Di quest'ultimo, invece, non si percepisce che lo spirito. Da lontano, non si vede che il lampo del genio; da vicino, si vede il riposo dello spirito.
Dopo la morte, non esistendo più il raffronto, resta soltanto l'uomo spirituale, ed egli sembra tanto più grande quanto più lontano è il ricordo dell'uomo corporale. Ecco perché gli uomini che hanno segnato il loro passaggio sulla Terra con opere di reale valore sono più apprezzati dopo la morte che in vita. Essi sono giudicati con maggiore imparzialità, perché, essendo spariti gli invidiosi e i gelosi, gli antagonismi personali non esistono più. La posterità è un giudice disinteressato che valuta l'opera dello Spirito, l'accetta senza ciechi entusiasmi se è buona, la respinge senza odio se è cattiva, indipendentemente dall'individualità che l'ha prodotta.
Tanto meno poteva sfuggire alle conseguenze di questo principio, che è inerente alla natura umana, Gesù, il quale viveva in un ambiente poco illuminato e fra uomini interamente votati alla vita materiale. I suoi compatrioti non vedevano in lui che il figlio del carpentiere, il fratello di uomini ignoranti quanto loro, e si domandavano che cosa potesse renderlo superiore a loro e dargli il diritto di rimproverarli. Così egli, notando che la sua parola godeva di una minore considerazione presso i compaesani, i quali lo disprezzavano, che presso gli estranei, andò a predicare tra coloro che lo ascoltavano e in mezzo ai quali riscuoteva maggior simpatia.
Ci si può fare un'idea dei sentimenti che verso di lui nutrivano i suoi parenti anche da questo fatto: i suoi fratelli, accompagnati dalla madre, andarono un giorno in un'assemblea dove Gesù si trovava per portarlo via, dicendo che aveva perduto il senso (Marco 3:20 21, 31 35; Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XIV).
Pertanto, da un lato, i sacerdoti e i farisei accusavano Gesù di agire per conto del demoni; dall'altro i suoi parenti più stretti lo tacciavano di follia. Non avviene forse così, ai giorni nostri, nei confronti degli Spiritisti?
E dovranno forse questi lamentarsi di non essere trattati dai loro concittadini meglio di quanto non lo fosse stato Gesù? Ma ciò che non avrebbe avuto nulla di sorprendente duemila anni fa, presso un popolo ignorante, è molto più strano oggi, nel diciannovesimo secolo, in seno a nazioni civilizzate.
Nel linguaggio comune, questa massima si applica al credito di cui gode un uomo tra i suoi e tra quelli in mezzo ai quali vive, alla fiducia ch'egli ispira loro per la superiorità della sua erudizione e della sua intelligenza. Se tale massima subisce delle eccezioni, queste sono ben rare e, in ogni caso, non sono mai assolute. Il principio di questa verità è una conseguenza naturale della fragilità umana, che si può anche spiegare.
L'abitudine di vedersi fin dall'infanzia, nelle comuni circostanze della vita, stabilisce tra gli individui una sorta di uguaglianza materiale, la quale fa sì che spesso ci si rifiuti di riconoscere una superiorità morale in colui di cui si è stati il compagno o il commensale, che è uscito dal medesimo ambiente e di cui si sono viste le prime debolezze. Il fatto è che l'orgoglio soffre dell'ascendente che è costretto a subire. Chiunque si elevi al di sopra del livello comune è sempre esposto alla gelosia e all'invidia. Quelli che si sentono incapaci di raggiungere la sua altezza cercano in tutti i modi di sottovalutarlo con la denigrazione, la maldicenza e la calunnia. Quanto più piccoli si vedono, tanto più forte gridano, credendo così di elevare sé stessi e di eclissare l'altro con tutto il rumore che fanno. Tale è stata e tale sarà la storia dell'umanità, fintantoché gli uomini non avranno compreso la loro natura spirituale e non avranno ampliato il loro orizzonte morale. Da tutto ciò risulta chiaramente come un simile pregiudizio sia proprio degli spiriti gretti e volgari che assumono la loro persona come punto di riferimento per ogni cosa.
D'altronde, degli uomini che si conoscono solo attraverso il loro spirito, ci si fa generalmente un ideale che cresce nella misura in cui tempi e luoghi vanno distanziandosi. Li si spoglia quasi dell'umanità. Sembra quasi ch'essi non debbano avere né sentito né parlato come tutti; che il loro linguaggio e i loro pensieri debbano essere stati costantemente al massimo grado del sublime, e ciò senza considerare che lo spirito non poteva essere incessantemente teso e in costante sovraeccitazione. Nel contatto giornaliero della vita privata, chiaramente si nota l'uomo materiale, poiché nulla lo distingue dal volgo. L'uomo corporale, sopraffatto dai sensi, quasi cancella l'uomo spirituale. Di quest'ultimo, invece, non si percepisce che lo spirito. Da lontano, non si vede che il lampo del genio; da vicino, si vede il riposo dello spirito.
Dopo la morte, non esistendo più il raffronto, resta soltanto l'uomo spirituale, ed egli sembra tanto più grande quanto più lontano è il ricordo dell'uomo corporale. Ecco perché gli uomini che hanno segnato il loro passaggio sulla Terra con opere di reale valore sono più apprezzati dopo la morte che in vita. Essi sono giudicati con maggiore imparzialità, perché, essendo spariti gli invidiosi e i gelosi, gli antagonismi personali non esistono più. La posterità è un giudice disinteressato che valuta l'opera dello Spirito, l'accetta senza ciechi entusiasmi se è buona, la respinge senza odio se è cattiva, indipendentemente dall'individualità che l'ha prodotta.
Tanto meno poteva sfuggire alle conseguenze di questo principio, che è inerente alla natura umana, Gesù, il quale viveva in un ambiente poco illuminato e fra uomini interamente votati alla vita materiale. I suoi compatrioti non vedevano in lui che il figlio del carpentiere, il fratello di uomini ignoranti quanto loro, e si domandavano che cosa potesse renderlo superiore a loro e dargli il diritto di rimproverarli. Così egli, notando che la sua parola godeva di una minore considerazione presso i compaesani, i quali lo disprezzavano, che presso gli estranei, andò a predicare tra coloro che lo ascoltavano e in mezzo ai quali riscuoteva maggior simpatia.
Ci si può fare un'idea dei sentimenti che verso di lui nutrivano i suoi parenti anche da questo fatto: i suoi fratelli, accompagnati dalla madre, andarono un giorno in un'assemblea dove Gesù si trovava per portarlo via, dicendo che aveva perduto il senso (Marco 3:20 21, 31 35; Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XIV).
Pertanto, da un lato, i sacerdoti e i farisei accusavano Gesù di agire per conto del demoni; dall'altro i suoi parenti più stretti lo tacciavano di follia. Non avviene forse così, ai giorni nostri, nei confronti degli Spiritisti?
E dovranno forse questi lamentarsi di non essere trattati dai loro concittadini meglio di quanto non lo fosse stato Gesù? Ma ciò che non avrebbe avuto nulla di sorprendente duemila anni fa, presso un popolo ignorante, è molto più strano oggi, nel diciannovesimo secolo, in seno a nazioni civilizzate.
Morte e passione di Gesù
3. (Dopo la guarigione del lunatico). E
tutti rimasero sbalorditi della grandezza di Dio. Mentre tutti si
meravigliavano di tutte le cose che Gesù faceva, egli disse ai suoi
discepoli:
"Voi tenete bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini." Ma essi non capivano queste parole che erano per loro velate, così da risultare incomprensibili, e temevano di interrogarlo su quanto aveva detto. (Luca 9:43-45)
"Voi tenete bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini." Ma essi non capivano queste parole che erano per loro velate, così da risultare incomprensibili, e temevano di interrogarlo su quanto aveva detto. (Luca 9:43-45)
4. Da allora Gesù cominciò a
spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire
molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi,
ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. (Matteo 16:21)
5. Mentre essi percorrevano
insieme la Galilea, Gesù disse loro: "Il Figlio dell'uomo sta per essere
dato nelle mani degli uomini; essi lo uccideranno e il terzo giorno
risusciterà". Ed essi ne furono molto rattristati. (Matteo 17:22-23)
6. Poi Gesù, mentre saliva
verso Gerusalemme, prese da parte i dodici; e strada facendo, disse
loro: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà dato
nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi; essi lo condanneranno a
morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e
crocifisso; e il terzo giorno risusciterà. (Matteo 20:17-19)
7. Poi, prese con sé i
dodici, e disse loro: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e saranno
compiute riguardo al Figlio dell'uomo tutte le cose scritte dai profeti;
perché egli sarà consegnato ai pagani, e sarà schernito e oltraggiato e
gli sputeranno addosso; e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno; ma
il terzo giorno risusciterà". Ed essi non capirono nulla di tutto
questo; quel discorso era per loro oscuro, e non capivano ciò che Gesù
voleva dire. (Luca 18:31-34)
8. Quando Gesù ebbe finito
tutti questi discorsi, disse ai suoi discepoli: "Voi sapete che fra due
giorni è la Pasqua, e il Figlio dell'uomo sarà consegnato per esser
crocifisso".
Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote che si chiamava Caiafa e deliberarono di prendere Gesù con inganno e di farlo morire. Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non accada qualche tumulto nel popolo". (Matteo 26:1-5)
Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote che si chiamava Caiafa e deliberarono di prendere Gesù con inganno e di farlo morire. Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non accada qualche tumulto nel popolo". (Matteo 26:1-5)
9. In quello stesso momento
vennero alcuni farisei a dirgli: "Parti, e vattene di qui, perché Erode
vuol farti morire". Ed egli disse loro: "Andate a dire a quella volpe:
'Ecco, io scaccio i demoni, compio guarigioni oggi e domani, e il terzo
giorno avrò terminato'". (Luca 13:31-32)
Persecuzione contro gli apostoli
10. "Guardatevi dagli
uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno
nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per
causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani.'
(Matteo 10:17-18)
11. "Vi espelleranno dalle
sinagoghe; anzi, l'ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di
rendere un culto a Dio. Faranno questo perché non hanno conosciuto né il
Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose, affinché quando sia giunta
l'ora, vi ricordiate che ve le ho dette. Non ve le dissi da principio
perché ero con voi." (Giovanni 16:2-4)
12. "Voi sarete traditi
perfino da genitori, fratelli, parenti e amici; faranno morire parecchi
di voi; e sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma neppure un
capello del vostro capo perirà. Con la vostra costanza salverete le
vostre vite." (Luca 21:16– 19)
13. (Martirio di san Pietro). "In
verità, in verità ti dico che quand'eri più giovane, ti cingevi da solo
e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e
un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti." Disse questo per
indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio. E, dopo aver parlato
così, gli disse: "Seguimi". (Giovanni 21:18-19)
Le città impenitenti
14. Allora egli prese a
rimproverare le città nelle quali era stata fatta la maggior parte delle
sue opere potenti, perché non si erano ravvedute: "Guai a te, Corazin!
Guai a te Betsaida! perché se in Tiro e Sidone fossero state fatte le
opere potenti compiute tra di voi, già da molto tempo si sarebbero
pentite, con cilicio e cenere. Perciò vi dichiaro che nel giorno del
giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra.
E tu, o Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai
fino all'Ades. Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti
compiute in te, essa sarebbe durata fino ad oggi. Perciò, vi dichiaro,
nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più
tollerabile della tua". (Matteo 11:20-24)
La rovina del tempio e di Gerusalemme
15. Mentre Gesù usciva dal
tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli
osservare gli edifici del tempio. Ma egli rispose loro: "Vedete tutte
queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su
pietra che non sia diroccata". (Matteo 24:1-2)
16. Quando fu vicino,
vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: "Oh se tu sapessi, almeno
oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi.
Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno
attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni
parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in
te pietra su pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei
stata visitata". (Luca 19:41-44)
17. “Mabisogna che io cammini oggi, domani e dopodomani, perché non può essere che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Io vi dico che non mi vedrete più, fino al giorno in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Luca 13:33-35)
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Io vi dico che non mi vedrete più, fino al giorno in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Luca 13:33-35)
18. Quando vedrete
Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua
devastazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea ; fuggano sui
monti; e quelli che sono in città, se ne allontanino; e quelli che sono
nella campagna non entrino nella città. Perché quelli sono giorni di
vendetta, affinché si adempia tutto quello che è stato scritto. Guai
alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei
giorni! Perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su questo popolo.
Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri
fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i
tempi delle nazioni siano compiuti. (Luca 21:20-24)
19. (Gesù in cammino verso il supplizio). Lo
seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano cordoglio e
lamento per lui. Ma Gesù, voltatosi verso di loro, disse: "Figlie di
Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i
vostri figli. Perché, ecco, i giorni vengono nei quali si dirà: ‘Beate
le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno
allattato’. Allora cominceranno a dire ai monti:‘Cadeteci addosso’; e ai colli: ‘Copriteci’. Perché se fanno questo al legno verde, che cosa sarà fatto al secco?" (Luca 23:27-31)
20. La facoltà di presentire
le cose future è uno degli attributi dell'anima e si spiega attraverso
la teoria della prescienza. Gesù la possedeva a un grado elevatissimo,
come tutte le altre sue facoltà. Egli ha dunque potuto prevedere gli
avvenimenti che sarebbero seguiti alla sua morte senza che in questo
fatto vi sia nulla di soprannaturale, poiché lo vediamo riprodursi sotto
i nostri occhi nelle situazioni più comuni. Non è raro il caso di
individui che annunciano con precisione l'istante della loro morte.
Avviene, infatti, che la loro anima, nello stato di liberazione, è come
l'uomo della montagna (cap. XVI, n. 1): abbraccia la strada da
percorrere e ne vede il termine.
21. Tanto più doveva essere
così per Gesù, il quale, avendo coscienza della missione che veniva a
compiere, sapeva che la morte mediante il supplizio ne sarebbe stata la
necessaria conseguenza. La vista spirituale, che in lui era permanente,
così come la penetrazione del pensiero, doveva mostrargliene le
circostanze e il periodo fatale. Per la medesima ragione, egli poteva
prevedere la rovina del tempio e quella di Gerusalemme, le disgrazie che
stavano per colpire i suoi abitanti, e la dispersione degli Ebrei.
Maledizione contro i farisei
22. (Giovanni Battista). Ma
vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro:
"Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l'ira futura? Fate
dunque dei frutti degni del ravvedimento. Non pensate di dire dentro di
voi: 'Abbiamo per padre Abramo'; perché io vi dico che da queste pietre
Dio può far sorgere dei figli ad Abramo. Ormai la scure è posta alla
radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene
tagliato e gettato nel fuoco". (Matteo 3:7-10)
23.
“Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei
cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare
quelli che cercano di entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa;ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: 'Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!' In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare. Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione”. (Matteo 23:13-36)
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa;ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: 'Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!' In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare. Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione”. (Matteo 23:13-36)
Le mie parole non passeranno
24. Allora i suoi discepoli
si avvicinarono e gli dissero: “Sai che i farisei quando hanno udito
questo discorso, ne sono rimasti scandalizzati?” Egli rispose loro: “Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata. Lasciateli;
sono ciechi, guide di ciechi; ora se un cieco guida un altro cieco,
tutti e due cadranno in un fosso”. (Matteo 15:12-14)
25. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. (Matteo 24:35)
26. Le parole di Gesù non
passeranno, perché esse saranno vere in tutti i tempi. Il suo codice
morale sarà eterno, perché racchiude le condizioni del bene, che
conducono l'uomo al suo destino eterno. Ma le sue parole sono pervenute
fino a noi non contaminate da mescolanze e da false interpretazioni? Ne
hanno afferrato lo spirito tutte le sette cristiane? Qualcuna di queste
non ne avrà forse alterato il vero significato, in seguito a dei
pregiudizi e all'ignoranza delle leggi della natura? Qualcuna non le
avrà trasformate in strumento di dominazione per servire le sue
ambizioni e i suoi interessi materiali, una sorta di pedana, non per
innalzarsi verso il cielo, ma per elevarsi sulla Terra? Si sono tutte le
sette cristiane proposte come regola di condotta la pratica delle
virtù, di cui Gesù ha fatto l'espressa condizione della salvezza? Sono
esse tutte esenti dai rimproveri che Gesù indirizzava ai farisei del suo
tempo? Alla fine, sono esse tutte l'espressione pura della sua
dottrina, nella teoria come nella pratica?
Essendo la verità una, non può trovarsi in affermazioni contrarie, né Gesù ha potuto voler dare alle sue parole un doppio significato. Se, dunque, le varie sette si contraddicono, se le une considerano come vero ciò che le altre condannano' come eresia, è impossibile che esse si trovino tutte nella verità. Se tutte avessero compreso il vero significato dell'insegnamento evangelico, si sarebbero incontrate sul medesimo terreno e non sarebbero esistite delle sette.
Ciò che non passerà è il vero senso delle parole di Gesù; ciò che passerà è quanto gli uomini hanno costruito sul falso senso ch'essi hanno dato a quelle medesime parole.
Avendo Gesù come missione quella di trasmettere agli uomini il pensiero di Dio, soltanto la sua dottrina pura può essere l'espressione di questo pensiero.È per questo ch'egli ha detto: Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata.
Essendo la verità una, non può trovarsi in affermazioni contrarie, né Gesù ha potuto voler dare alle sue parole un doppio significato. Se, dunque, le varie sette si contraddicono, se le une considerano come vero ciò che le altre condannano' come eresia, è impossibile che esse si trovino tutte nella verità. Se tutte avessero compreso il vero significato dell'insegnamento evangelico, si sarebbero incontrate sul medesimo terreno e non sarebbero esistite delle sette.
Ciò che non passerà è il vero senso delle parole di Gesù; ciò che passerà è quanto gli uomini hanno costruito sul falso senso ch'essi hanno dato a quelle medesime parole.
Avendo Gesù come missione quella di trasmettere agli uomini il pensiero di Dio, soltanto la sua dottrina pura può essere l'espressione di questo pensiero.È per questo ch'egli ha detto: Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata.
La pietra angolare
27. Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:
‘La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri?’ Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà".
I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta. (Matteo 21:42-46)
‘La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri?’ Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà".
I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta. (Matteo 21:42-46)
28. La parola di Gesù è
diventata la pietra angolare, cioè la pietra di consolidazione del nuovo
edificio della fede, eretto sulle rovine dell'antico. Avendo i Giudei, i
principi dei sacerdoti e i farisei rifiutata questa parola, essa li ha
schiacciati, così come schiaccerà coloro che, in seguito, l'hanno
disconosciuta, o che ne hanno snaturato il senso, a vantaggio della
propria ambizione.
Parabola dei vignaiuoli omicidi
29. "Udite un'altra
parabola: C'era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece
attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una
torre; poi l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio.
Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna. Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero altro e un altro lo lapidarono. Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo:
‘Avranno rispetto per mio figlio’. Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: 'Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità'. Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?" Essi gli risposero: "Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo". (Matteo 21:33-41)
Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna. Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero altro e un altro lo lapidarono. Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo:
‘Avranno rispetto per mio figlio’. Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: 'Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità'. Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?" Essi gli risposero: "Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo". (Matteo 21:33-41)
30. Il
padre di famiglia è Dio; la vigna che ha piantato è la legge ch'Egli ha
stabilito; i vignaiuoli ai quali ha affittato la Sua vigna sono gli
uomini che devono insegnare e praticare la Sua legge; i servitori che
inviò loro sono i profeti che quelli hanno massacrato; il figlio che
invia alla fine è Gesù, ch'essi egualmente hanno eliminato. Come,
dunque, il Signore tratterà i Suoi mandatari, prevaricatori della Sua
legge? Egli li tratterà come essi hanno trattato i Suoi inviati e ne
chiamerà altri che Gli daranno miglior conto dei Suoi beni e
dell'andamento del Suo gregge.
Così è accaduto con gli scribi, con i principi dei sacerdoti e con i farisei. E così accadrà quando tornerà di nuovo a domandar conto di ciò che ciascuno ha fatto della Sua dottrina. Toglierà l'autorità a colui che ne avrà abusato, perché vuole che il Suo campo sia amministrato secondo la Sua volontà.
Dopo diciotto secoli l'umanità, giunta all'età virile, è matura per comprendere quanto il Cristo ha soltanto adombrato, perché, come diceva egli stesso, altrimenti non sarebbe stato compreso. Ora, a quali risultati sono arrivati coloro che sono stati incaricati dell'educazione religiosa dell'umanità? Sono arrivati a vedere l'indifferenza far seguito alla fede e la miscredenza ergersi a dottrina. In nessun'altra epoca, infatti, lo scetticismo e lo spirito di negazione furono più diffusi che nell'epoca attuale, in seno a tutte le classi sociali.
Ma se alcune delle parole del Cristo sono nascoste sotto il velo dell'allegoria, riguardo invece a tutto ciò che concerne la regola di condotta, i rapporti tra uomo e uomo, i principi morali attraverso i quali espressamente egli condiziona la salvezza., riguardo a tutto ciò i suoi insegnamenti sono chiari, espliciti e senza ambiguità (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XV).
Delle sue massime di carità, di amore e di tolleranza che n'è statò? E delle raccomandazioni fatte ai suoi apostoli circa la conversione degli uomini attraverso la dolcezza e la persuasione? E della semplicità,dell'umiltà, dell'altruismo e di tutte le virtù di cui egli ha dato l'esempio? In suo nome, gli uomini si sono scagliati anatemi e maledizioni; si sono sgozzati in nome di colui che ha detto: "Tutti gli uomini sono fratelli". Di Colui, ch'egli ha proclamato infinitamente giusto, buono e misericordioso, si è creato un Dio geloso, crudele, vendicativo e parziale. A quel Dio di pace e di verità si sono sacrificate migliaia di vittime sui roghi, sotto le torture e con le persecuzioni, più di quante non ne abbiano mai sacrificate i pagani per i loro falsi dei. Si sono venduti i favori del cielo e le preghiere in nome di colui che ha scacciato i mercanti dal tempio e che ha detto ai suoi discepoli: "Date gratuitamente ciò che gratuitamente voi avete ricevuto".
Che cosa direbbe il Cristo, se vivesse oggi fra di noi? Se vedesse i suoi rappresentanti ambire agli onori, alle ricchezze, al potere e ai fasti dei príncipi del mondo, mentre lui, più re di tutti i re della Terra, fece il suo ingresso in Gerusalemme in groppa a un asino? Non si troverebbe egli in diritto di dire loro: "Che avete fatto dei miei insegnamenti, voi che incensate il vitello d'oro, voi che, durante le vostre preghiere, date largo spazio ai ricchi e riservate ai poveri uno spazio esiguo, mentre io vi ho detto: 'I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi del regno dei cieli?" Ma se egli non c'è carnalmente, c'è in Spirito e, come quel padrone della parabola, egli verrà a chieder conto ai suoi vignaiuoli del prodotto della sua vigna, quando sarà giunto il tempo della raccolta.
Così è accaduto con gli scribi, con i principi dei sacerdoti e con i farisei. E così accadrà quando tornerà di nuovo a domandar conto di ciò che ciascuno ha fatto della Sua dottrina. Toglierà l'autorità a colui che ne avrà abusato, perché vuole che il Suo campo sia amministrato secondo la Sua volontà.
Dopo diciotto secoli l'umanità, giunta all'età virile, è matura per comprendere quanto il Cristo ha soltanto adombrato, perché, come diceva egli stesso, altrimenti non sarebbe stato compreso. Ora, a quali risultati sono arrivati coloro che sono stati incaricati dell'educazione religiosa dell'umanità? Sono arrivati a vedere l'indifferenza far seguito alla fede e la miscredenza ergersi a dottrina. In nessun'altra epoca, infatti, lo scetticismo e lo spirito di negazione furono più diffusi che nell'epoca attuale, in seno a tutte le classi sociali.
Ma se alcune delle parole del Cristo sono nascoste sotto il velo dell'allegoria, riguardo invece a tutto ciò che concerne la regola di condotta, i rapporti tra uomo e uomo, i principi morali attraverso i quali espressamente egli condiziona la salvezza., riguardo a tutto ciò i suoi insegnamenti sono chiari, espliciti e senza ambiguità (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XV).
Delle sue massime di carità, di amore e di tolleranza che n'è statò? E delle raccomandazioni fatte ai suoi apostoli circa la conversione degli uomini attraverso la dolcezza e la persuasione? E della semplicità,dell'umiltà, dell'altruismo e di tutte le virtù di cui egli ha dato l'esempio? In suo nome, gli uomini si sono scagliati anatemi e maledizioni; si sono sgozzati in nome di colui che ha detto: "Tutti gli uomini sono fratelli". Di Colui, ch'egli ha proclamato infinitamente giusto, buono e misericordioso, si è creato un Dio geloso, crudele, vendicativo e parziale. A quel Dio di pace e di verità si sono sacrificate migliaia di vittime sui roghi, sotto le torture e con le persecuzioni, più di quante non ne abbiano mai sacrificate i pagani per i loro falsi dei. Si sono venduti i favori del cielo e le preghiere in nome di colui che ha scacciato i mercanti dal tempio e che ha detto ai suoi discepoli: "Date gratuitamente ciò che gratuitamente voi avete ricevuto".
Che cosa direbbe il Cristo, se vivesse oggi fra di noi? Se vedesse i suoi rappresentanti ambire agli onori, alle ricchezze, al potere e ai fasti dei príncipi del mondo, mentre lui, più re di tutti i re della Terra, fece il suo ingresso in Gerusalemme in groppa a un asino? Non si troverebbe egli in diritto di dire loro: "Che avete fatto dei miei insegnamenti, voi che incensate il vitello d'oro, voi che, durante le vostre preghiere, date largo spazio ai ricchi e riservate ai poveri uno spazio esiguo, mentre io vi ho detto: 'I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi del regno dei cieli?" Ma se egli non c'è carnalmente, c'è in Spirito e, come quel padrone della parabola, egli verrà a chieder conto ai suoi vignaiuoli del prodotto della sua vigna, quando sarà giunto il tempo della raccolta.
Un solo gregge e un solo pastore
31. Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore. (Giovanni 10:16)
32. Con queste parole, Gesù
annuncia, chiaramente che un giorno gli uomini si uniranno in un'unica
credenza. Ma come potrebbe effettuarsi questa unificazione? La cosa
appare difficile, se si considerano le differenze che esistono tra le
religioni, l'antagonismo che esse mantengono tra i loro rispettivi
adepti, e l'ostinazione di ciascuna nel credersi in possesso esclusivo
della verità. Tutte vogliono l'unità, ma tutte si illudono che avverrà a
loro proprio vantaggio, e nessuna intende fare una qualsiasi
concessione che non sia riguardo alle sue credenze.
Tuttavia, l'unità nella religione si farà — come tende a farsi socialmente, politicamente e commercialmente — con la caduta delle barriere che separano i popoli, con l'assimilazione dei costumi, degli usi e dei linguaggi. I popoli dell'intero mondo già fraternizzano, come quelli di province d'uno stesso antico impero. Si presagisce questa unità e tutti la desiderano. Essa si farà per forza di cose, perché diverrà una necessità per stringere i legami di fraternità tra le nazioni; essa si farà attraverso lo sviluppo della ragione umana, che dimostrerà la puerilità di tali dissidenze; si farà grazie al progresso delle scienze, che dimostra ogni giorno gli errori materiali sui quali tali dissidenze si fondano, e che distacca a poco a poco le pietre verminose dalle loro basi. Se la scienza demolisce, nelle religioni, quanto è opera dell'uomo e frutto della sua ignoranza riguardo alle leggi della natura, essa non può distruggere, malgrado l'opinione di alcuni, quanto è opera di Dio e la verità eterna. Allontanando gli accessori, la scienza prepara le vie verso l'unità.
Per giungere all'unità, le religioni dovranno incontrarsi su di un terreno neutro, sebbene comune a tutte; per questo tutte dovranno fare concessioni e sacrifici più o meno grandi, a seconda della molteplicità dei loro dogmi particolari. Ma, in virtù del principio d'immutabilità che tutte professano, l'iniziativa delle concessioni non potrà partire dal campo ufficiale; invece di prendere il loro punto di partenza dall'alto, esse lo prenderanno dal basso, attraverso l'iniziativa individuale.
Si va operando, da qualche tempo, un movimento di decentralizzazione che tende ad acquistare una forza irresistibile. Il principio di immutabilità che le religioni hanno considerato finora un'egida conservatrice, diverrà un elemento di distruzione. Infatti, considerato che i culti s'immobilizzano, mentre la società progredisce, essi verranno superati e, in seguito, assorbiti nella corrente delle idee progressiste.
L'immobilità, invece d'essere una forza, diviene una causa di debolezza e di rovina per chi non segue il movimento generale. Essa rompe l'unità, poiché coloro che vogliono andare avanti si separano da coloro che si ostinano a restare indietro.
Nello stato attuale dell'opinione e delle conoscenze, la religione che dovrà radunare un giorno tutti gli uomini sotto la medesima bandiera, sarà quella che meglio soddisferà la ragione e le legittime aspirazioni del cuore e dello spirito; che non sarà su nessun punto smentita dalla scienza positiva; che, invece di immobilizzarsi, seguirà l'umanità nella sua marcia progressiva, senza mai permettere che la oltrepassino; che non sarà né esclusivista né intollerante; che sarà l'emancipatrice dell'intelligenza, non ammettendone che la fede razionale; quella il cui codice morale sarà il più puro, il più razionale, il più in armonia con le esigenze sociali, il più appropriato, infine, a fondare sulla Terra il regno del bene, per mezzo della pratica della carità e della fraternità universali.
Ciò che alimenta l'antagonismo tra le religioni è l'idea che esse hanno, ciascuna, il proprio dio particolare, nonché la pretesa secondo cui il loro dio è sempre il solo vero dio e anche il più potente, il quale è in costante ostilità con gli dei degli altri culti e costantemente occupato a combattere la loro influenza. Quando esse saranno convinte che non c'è che un solo Dio nell'universo e che, in definitiva, è il medesimo che esse adorano sotto i nomi di Geova, Allah o Dio; quando esse saranno d'accordo sugli attributi essenziali della Divinità, esse comprenderanno che un Essere unico non può avere che una sola volontà; esse si tenderanno la mano, come i servitori di uno stesso Padrone o i figli di uno stesso Padre, e avranno così fatto un grande passo verso l'unità.
Tuttavia, l'unità nella religione si farà — come tende a farsi socialmente, politicamente e commercialmente — con la caduta delle barriere che separano i popoli, con l'assimilazione dei costumi, degli usi e dei linguaggi. I popoli dell'intero mondo già fraternizzano, come quelli di province d'uno stesso antico impero. Si presagisce questa unità e tutti la desiderano. Essa si farà per forza di cose, perché diverrà una necessità per stringere i legami di fraternità tra le nazioni; essa si farà attraverso lo sviluppo della ragione umana, che dimostrerà la puerilità di tali dissidenze; si farà grazie al progresso delle scienze, che dimostra ogni giorno gli errori materiali sui quali tali dissidenze si fondano, e che distacca a poco a poco le pietre verminose dalle loro basi. Se la scienza demolisce, nelle religioni, quanto è opera dell'uomo e frutto della sua ignoranza riguardo alle leggi della natura, essa non può distruggere, malgrado l'opinione di alcuni, quanto è opera di Dio e la verità eterna. Allontanando gli accessori, la scienza prepara le vie verso l'unità.
Per giungere all'unità, le religioni dovranno incontrarsi su di un terreno neutro, sebbene comune a tutte; per questo tutte dovranno fare concessioni e sacrifici più o meno grandi, a seconda della molteplicità dei loro dogmi particolari. Ma, in virtù del principio d'immutabilità che tutte professano, l'iniziativa delle concessioni non potrà partire dal campo ufficiale; invece di prendere il loro punto di partenza dall'alto, esse lo prenderanno dal basso, attraverso l'iniziativa individuale.
Si va operando, da qualche tempo, un movimento di decentralizzazione che tende ad acquistare una forza irresistibile. Il principio di immutabilità che le religioni hanno considerato finora un'egida conservatrice, diverrà un elemento di distruzione. Infatti, considerato che i culti s'immobilizzano, mentre la società progredisce, essi verranno superati e, in seguito, assorbiti nella corrente delle idee progressiste.
L'immobilità, invece d'essere una forza, diviene una causa di debolezza e di rovina per chi non segue il movimento generale. Essa rompe l'unità, poiché coloro che vogliono andare avanti si separano da coloro che si ostinano a restare indietro.
Nello stato attuale dell'opinione e delle conoscenze, la religione che dovrà radunare un giorno tutti gli uomini sotto la medesima bandiera, sarà quella che meglio soddisferà la ragione e le legittime aspirazioni del cuore e dello spirito; che non sarà su nessun punto smentita dalla scienza positiva; che, invece di immobilizzarsi, seguirà l'umanità nella sua marcia progressiva, senza mai permettere che la oltrepassino; che non sarà né esclusivista né intollerante; che sarà l'emancipatrice dell'intelligenza, non ammettendone che la fede razionale; quella il cui codice morale sarà il più puro, il più razionale, il più in armonia con le esigenze sociali, il più appropriato, infine, a fondare sulla Terra il regno del bene, per mezzo della pratica della carità e della fraternità universali.
Ciò che alimenta l'antagonismo tra le religioni è l'idea che esse hanno, ciascuna, il proprio dio particolare, nonché la pretesa secondo cui il loro dio è sempre il solo vero dio e anche il più potente, il quale è in costante ostilità con gli dei degli altri culti e costantemente occupato a combattere la loro influenza. Quando esse saranno convinte che non c'è che un solo Dio nell'universo e che, in definitiva, è il medesimo che esse adorano sotto i nomi di Geova, Allah o Dio; quando esse saranno d'accordo sugli attributi essenziali della Divinità, esse comprenderanno che un Essere unico non può avere che una sola volontà; esse si tenderanno la mano, come i servitori di uno stesso Padrone o i figli di uno stesso Padre, e avranno così fatto un grande passo verso l'unità.
Avvento di Elia
33. E i discepoli gli
domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire
Elia?" Egli rispose: "Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa.
Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi gli
hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio
dell'uomo deve soffrire da parte loro". Allora i discepoli capirono che
egli aveva parlato loro di Giovanni il battista. (Matteo 17:10-13)
34. Elia era già ritornato
nella persona di Giovanni Battista. Il suo nuovo avvento è annunciato in
maniera esplicita; ora, siccome egli non può ritornare che con un corpo
nuovo, abbiamo qui la consacrazione formale del principio della
pluralità delle esistenze (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. IV, n. 10).
Annuncio del Consolatore
35. "Se voi mi amate,
osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà
un altro consolatore, perché stia con voi per sempre lo Spirito di Verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi.
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto." (Giovanni 14:15–17,26; Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. VI)
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto." (Giovanni 14:15–17,26; Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. VI)
36. "Eppure, io vi dico la
verità: è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado,
non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò.
Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla
giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me;
quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto
al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito di Verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. (Giovanni 16:7-14)
Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito di Verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. (Giovanni 16:7-14)
37. Questa predizione è
incontestabilmente una delle più importanti dal punto di vista
religioso, perché constata, senza la possibilità del minimo equivoco,
che Gesù non ha detto tutto quello che aveva da dire, poiché
non sarebbe stato compreso, neppure dai suoi apostoli, dato che a loro
il Maestro si rivolgeva. Se egli avesse dato loro delle istruzioni
segrete, essi ne avrebbero fatta menzione nel Vangelo. Dal momento che
non ha detto tutto ai suoi apostoli, i successori di questi non hanno
potuto saperne più di loro. Essi, dunque, hanno potuto ingannarsi sul
senso delle parole del Signore e dare una falsa interpretazione ai suoi
pensieri, nascosti spesso sotto forma di parabola. Le religioni basate
sul Vangelo non possono dunque dirsi in possesso di tutta la verità,
poiché Gesù si è riservato di completare in seguito le sue istruzioni.
Il loro principio di immutabilità costituisce così una smentita inflitta
alle parole stesse di Gesù.
Egli annuncia sotto il nome di Consolatore e di Spirito di Verità la venuta di colui che deve insegnare tutte le cose e far ricordare ciò che egli ha detto: dunque il suo insegnamento non era completo. Anzi, egli prevede che ci si dimenticherà di ciò ch'egli ha detto e che lo si snaturerà, dal momento che lo Spirito di Verità dovrà farlo ricordare e, in accordo con Elia, dovrà ristabilire tutte le cose, cioè secondo il vero pensiero di Gesù.
Egli annuncia sotto il nome di Consolatore e di Spirito di Verità la venuta di colui che deve insegnare tutte le cose e far ricordare ciò che egli ha detto: dunque il suo insegnamento non era completo. Anzi, egli prevede che ci si dimenticherà di ciò ch'egli ha detto e che lo si snaturerà, dal momento che lo Spirito di Verità dovrà farlo ricordare e, in accordo con Elia, dovrà ristabilire tutte le cose, cioè secondo il vero pensiero di Gesù.
38. Quando dovrà venire
questo nuovo rivelatore? È più che evidente che se, all'epoca in cui
parlava Gesù, gli uomini non erano in grado di comprendere le cose che
gli restavano da dire, non è che in pochi anni avrebbero potuto
acquisire i lumi necessari. Per la comprensione di determinate parti del
Vangelo, fatta eccezione dei precetti morali, v'era bisogno di
conoscenze che soltanto il progresso delle scienze poteva dare e che
dovevano essere opera del tempo e di parecchie generazioni. Se dunque il
nuovo Messia fosse venuto poco tempo dopo il Cristo, avrebbe trovato
egualmente un terreno poco propizio e non avrebbe ottenuto nulla più di
lui. Ora, dai tempi del Cristo fino ai nostri giorni, non si è
verificata nessuna grande rivelazione che abbia completato il Vangelo e
che ne abbia delucidato le parti oscure, evidente indizio che l'Inviato
non è ancora apparso.
39. Chi dovrà essere questo
Inviato? Dicendo Gesù: "Pregherò il Padre mio, ed Egli vi invierà un
altro Consolatore", egli indica chiaramente che questo Consolatore non
sarà lui stesso, altrimenti avrebbe detto: "Ritornerò a completare ciò
che vi ho insegnato". Poi aggiunge: Perché egli rimanga eternamente con voi. E sarà in voi. Questa
espressione non potrebbe accordarsi con una individualità incarnata, la
quale non può restare eternamente con noi, né, ancor meno, essere in
noi. Tale espressione, invece, può molto bene intendersi con riferimento
a una dottrina, la quale, in effetti, allorché l'abbiamo assimilata,
può essere eternamente in noi. Il Consolatore è dunque,
nel pensiero di Gesù, la personificazione di una dottrina, consolante
in modo supremo, il cui ispiratore dovrà essere lo Spirito di Verità.
40. Lo Spiritismo realizza, come è stato dimostrato (cap. I, n. 30), tutte le condizioni del Consolatore promesso
da Gesù. Lo Spiritismo non è affatto una dottrina individuale, né di
concezione umana: nessuno può dirsene il creatore. Esso è il frutto
dell'insegnamento collettivo degli Spiriti, presieduto dallo Spirito di
Verità. Nulla esso sopprime del Vangelo: anzi lo completa e lo spiega.
Con l'aiuto delle nuove leggi, ch'esso rivela, unite a quelle della
scienza, fa sì che si comprenda ciò che era inintellegibile e che si
ammetta la possibilità di quanto l'incredulità riteneva inammissibile.
Esso ha avuto i suoi precursori e i suoi profeti, i quali hanno
preannunciato la sua venuta. Attraverso la sua potenza moralizzatrice,
prepara il regno del bene sulla Terra.
La dottrina di Mosè, incompleta, è rimasta circoscritta al popolo ebraico; quella di Gesù, più completa, si è diffusa su tutta la Terra attraverso il Cristianesimo, ma non ha convertito tutti; lo Spiritismo, ancora più completo, avendo radici in tutte le credenze, convertirà l'umanità. [92]
-------------------------
[92]
Tutte le dottrine filosofiche e religiose portano il nome del suo
fondatore. Si dice, infatti: il Mosaismo, il Cristianesimo, il
Maomettismo, il Buddismo, il Cartesianismo, il Fourierismo, il
Sansimonismo ecc. Il termine Spiritismo, al contrario, non fa
riferimento a nessuna personalità; racchiude un'idea generale, che
indica contemporaneamente il carattere e le fonti molteplici della
dottrina.La dottrina di Mosè, incompleta, è rimasta circoscritta al popolo ebraico; quella di Gesù, più completa, si è diffusa su tutta la Terra attraverso il Cristianesimo, ma non ha convertito tutti; lo Spiritismo, ancora più completo, avendo radici in tutte le credenze, convertirà l'umanità. [92]
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41. Dicendo ai suoi
apostoli: "Un altro verrà più tardi e vi insegnerà ciò che io ora non
posso insegnarvi", Gesù proclamava la necessità della reincarnazione.
Come avrebbero potuto quegli uomini approfittare di un insegnamento più
completo, che avrebbe dovuto essere loro impartito soltanto in seguito?
Come, dunque, sarebbero stati più idonei a comprenderlo, se non avessero
dovuto rivivere? Gesù avrebbe allora detto una incongruenza, dal
momento che gli uomini futuri avrebbero dovuto essere, secondo la
dottrina comune degli uomini nuovi, delle anime uscite dal nulla in
occasione della loro nascita. Si ammetta, al contrario, che gli apostoli
e gli uomini del loro tempo hanno vissuto ancora dopo, ch 'essi rivivono ancora oggi, e
allora la promessa di Gesù sarà pienamente giustificata. La loro
intelligenza, che si è dovuta necessariamente sviluppare a contatto del
progresso sociale, può raggiungere ora ciò che non poteva raggiungere
prima. Senza la reincarnazione, la promessa di Gesù sarebbe stata
illusoria.
42.
Se si dicesse che questa promessa si realizzò nel giorno di Pentecoste
per mezzo della discesa dello Spirito Santo, si potrebbe rispondere che
lo Spirito Santo li ha ispirati, che ha potuto dischiudere la loro
intelligenza, sviluppare in loro le attitudini medianiche, le quali
avrebbero dovuto facilitare la loro missione, ma che nulla ha insegnato
loro più di quanto non avesse già insegnato Gesù, poiché non si rinviene
traccia alcuna di un insegnamento particolare. Lo Spirito Santo non ha
dunque affatto realizzato ciò che Gesù aveva annunciato relativamente al
Consolatore, altrimenti gli apostoli avrebbero chiarito, quando erano
ancora in vita, tutto ciò che nel Vangelo è rimasto oscuro fino al
giorno d'oggi, e la cui interpretazione contraddittoria ha dato luogo
alle innumerevoli sette che hanno diviso il Cristianesimo fin dai primi
secoli.
Secondo avvento del Cristo
43. Allora Gesù disse ai
suoi discepoli: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso,
prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la
perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che
gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi
l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? Perché il
Figlio dell'uomo verrà nella gloria del
Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo
l'opera sua. In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui
presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il Figlio
dell'uomo venire nel suo regno". (Matteo 16:24-28)
44. Allora il sommo
sacerdote, alzatosi in piedi nel mezzo, domandò a Gesù: "Non rispondi
nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?" Ma egli tacque e non
rispose nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse:
"Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?" Gesù disse: "Io sono; e
vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire
sulle nuvole del cielo". Il sommo sacerdote si stracciò le vesti e
disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?" (Marco 14:60-63)
45. Gesù annuncia il suo secondo avvento, ma non dice affatto ch'egli tornerà sulla Terra con un corpo carnale, né che il Consolatore si
personificherà in lui. Egli si annuncia come se dovesse venire in
Spirito, nella gloria del Padre suo, a giudicare il merito e il demerito
e a dare a ciascuno secondo le sue opere quando saranno arrivati i
giusti tempi.
Queste parole: "Ci sono alcuni, di coloro che sono qui, che non patiranno la morte se non quando avranno visto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno" sembrano una contraddizione, poiché è certo ch'egli non è venuto da nessuno, ancora in vita, di quelli che erano lì presenti. Gesù non poteva tuttavia ingannarsi su una previsione di questa natura e soprattutto in relazione a una cosa contemporanea che lo riguardava personalmente. Innanzi tutto bisogna chiedersi se le sue parole sono sempre state rese in modo ineccepibilmente fedele. E di ciò si può anche dubitare, se si considera ch'egli non ha scritto nulla, e che le sue parole sono state raccolte soltanto dopo la sua morte. Quando poi si osserva che il medesimo discorso è stato quasi sempre riprodotto con termini differenti presso ciascun evangelista, si ha allora la prova evidente che quelle non sono le espressioni testuali di Gesù. È inoltre probabile che il senso debba essere stato talvolta alterato, attraverso il susseguirsi delle traduzioni.
D'altronde, è certo che se Gesù avesse detto tutto quello che avrebbe potuto dire, si sarebbe espresso in maniera chiara e precisa, così da non dar luogo a nessun equivoco, come fa per i principi morali, mentre ha dovuto velare il suo pensiero su quegli argomenti che ha giudicato opportuno non approfondire. Gli apostoli, persuasi che la generazione di cui essi facevano parte dovesse essere testimone di quanto egli annunciava, hanno dovuto interpretare il pensiero di Gesù secondo la loro idea. Essi hanno potuto, di conseguenza, redigere dal punto di vista del presente ciò che il Maestro aveva detto, facendolo in maniera più assoluta di quanto, forse, non avrebbe fatto lui stesso. Comunque sia, i fatti stanno qui a dimostrare che le cose non sono andate come essi supponevano.
Queste parole: "Ci sono alcuni, di coloro che sono qui, che non patiranno la morte se non quando avranno visto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno" sembrano una contraddizione, poiché è certo ch'egli non è venuto da nessuno, ancora in vita, di quelli che erano lì presenti. Gesù non poteva tuttavia ingannarsi su una previsione di questa natura e soprattutto in relazione a una cosa contemporanea che lo riguardava personalmente. Innanzi tutto bisogna chiedersi se le sue parole sono sempre state rese in modo ineccepibilmente fedele. E di ciò si può anche dubitare, se si considera ch'egli non ha scritto nulla, e che le sue parole sono state raccolte soltanto dopo la sua morte. Quando poi si osserva che il medesimo discorso è stato quasi sempre riprodotto con termini differenti presso ciascun evangelista, si ha allora la prova evidente che quelle non sono le espressioni testuali di Gesù. È inoltre probabile che il senso debba essere stato talvolta alterato, attraverso il susseguirsi delle traduzioni.
D'altronde, è certo che se Gesù avesse detto tutto quello che avrebbe potuto dire, si sarebbe espresso in maniera chiara e precisa, così da non dar luogo a nessun equivoco, come fa per i principi morali, mentre ha dovuto velare il suo pensiero su quegli argomenti che ha giudicato opportuno non approfondire. Gli apostoli, persuasi che la generazione di cui essi facevano parte dovesse essere testimone di quanto egli annunciava, hanno dovuto interpretare il pensiero di Gesù secondo la loro idea. Essi hanno potuto, di conseguenza, redigere dal punto di vista del presente ciò che il Maestro aveva detto, facendolo in maniera più assoluta di quanto, forse, non avrebbe fatto lui stesso. Comunque sia, i fatti stanno qui a dimostrare che le cose non sono andate come essi supponevano.
46. Un punto fondamentale
che Gesù non ha potuto sviluppare, perché gli uomini del suo tempo non
erano sufficientemente preparati a quest'ordine d'idee e alle relative
conseguenze, Ma di cui egli ha tuttavia posto il principio, come
d'altronde ha fatto per tutte le cose, è la grande e importante legge
della reincarnazione. Questa legge, studiata e messa in luce ai giorni
nostri dallo Spiritismo, è la chiave di parecchi passaggi del Vangelo
che, senza di essa, apparirebbero come dei controsensi.
È in questa legge che può trovarsi la spiegazione razionale delle parole di cui sopra, ammesso che siano testuali. Dal momento che non possono essere applicate alle persone degli apostoli, è evidente che si riferiscono al regno futuro del Cristo, cioè al tempo in cui la sua dottrina, in miglior modo compresa, sarà legge universale. Pertanto, dicendo Gesù che alcuni di coloro che erano presenti avrebberoassistito al suo avvento, ciò non poteva intendersi che in un solo senso: essi, cioè, di nuovo sarebbero vissuti in quell'epoca. Ma gli Ebrei s'immaginavano ch'essi fossero sul punto di vedere tutto ciò che Gesù annunciava, e prendevano alla lettera le sue allegorie.
Del resto, alcune delle sue predizioni si sono realizzate al loro tempo, quali la rovina di Gerusalemme, le disgrazie che ne seguirono, e la dispersione degli Ebrei. Ma Gesù proiettava la sua visione molto più lontano e, parlando del presente, alludeva costantemente al futuro.
È in questa legge che può trovarsi la spiegazione razionale delle parole di cui sopra, ammesso che siano testuali. Dal momento che non possono essere applicate alle persone degli apostoli, è evidente che si riferiscono al regno futuro del Cristo, cioè al tempo in cui la sua dottrina, in miglior modo compresa, sarà legge universale. Pertanto, dicendo Gesù che alcuni di coloro che erano presenti avrebberoassistito al suo avvento, ciò non poteva intendersi che in un solo senso: essi, cioè, di nuovo sarebbero vissuti in quell'epoca. Ma gli Ebrei s'immaginavano ch'essi fossero sul punto di vedere tutto ciò che Gesù annunciava, e prendevano alla lettera le sue allegorie.
Del resto, alcune delle sue predizioni si sono realizzate al loro tempo, quali la rovina di Gerusalemme, le disgrazie che ne seguirono, e la dispersione degli Ebrei. Ma Gesù proiettava la sua visione molto più lontano e, parlando del presente, alludeva costantemente al futuro.
Segni precursori
47. "Voi udrete parlare di
guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna
che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione
contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in
vari luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori." (Matteo
24:6-8)
48. Il fratello darà il
fratello alla morte, il padre darà il figlio; i figli insorgeranno
contro i genitori e li faranno morire. Sarete odiati da tutti a causa
del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
(Marco 13:12-13)
49. “Quando dunque vedrete l'abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi
legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea
fuggano ai monti; [93] chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere
quello che è in casa sua; e chi sarà nel campo non torni indietro a
prendere la sua veste. Guai alle donne che saranno incinte e a quelle
che allatteranno in quei giorni! Pregate che la vostra fuga non avvenga
d'inverno né di sabato; perché allora vi sarà una grande tribolazione,
quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi
sarà. Se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a
motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati." (Matteo 24:15-22)
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[93] Questa espressione, l'abominazione della desolazione, non solo non ha alcun senso, ma si presta al ridicolo. La traduzione di Ostervald dice: "L'abominazione che Causa la desolazione", il che è ben diverso; il senso allora diviene perfettamente chiaro, perché si comprende che le abominazioni devono arrecare la desolazione come
castigo. Quando, dice Gesù, l'abominazione s'installerà nel luogo
santo, vi subentrerà anche la desolazione, e questo sarà uno dei segnali
che prossimi sono i tempi.
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50. Subito dopo la
tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più
il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli
saranno scrollate. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio
dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e
vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran
potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per
riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli.
Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno
teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina. Così anche
voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino,
proprio alle porte. Io vi dico in verità che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute. (Matteo 24:29-34)
"Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo". (Matteo 24:37-39)
"Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo". (Matteo 24:37-39)
51. Quanto a quel giorno e a
quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il
Figlio, ma solo il Padre. (Marco 13:32)
52. "In verità, in verità vi
dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà.
Sarete rattristati, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia. La
donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua ora; ma
quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'angoscia
per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana. Così anche voi
siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si
rallegrerà e nessuno vi toglierà la vostra gioia". (Giovanni 16:20-22)
53. Molti falsi profeti
sorgeranno e sedurranno molti. Poiché l'iniquità aumenterà, l'amore dei
più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché
ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.
(Matteo 24:11-14)
54. Questo quadro della fine
dei tempi è evidentemente allegorico, come la maggior parte di quelli
che Gesù presentava. Per il loro vigore, le immagini che esso contiene
sono di una natura tale da impressionare delle intelligenze ancora
rozze. Per colpire queste immaginazioni poco perspicaci, c'era bisogno
di pitture vigorose, dai colori decisi. Gesù si rivolgeva soprattutto al
popolo, agli uomini meno illuminati, incapaci di comprendere le
astrazioni metafisiche e di afferrare la delicatezza delle forme. Per
giungere al cuore, bisognava parlare agli occhi per mezzo di segni
materiali, e alle orecchie attraverso la forza del linguaggio.
Per una conseguenza naturale di questa disposizione di spirito, la forza suprema non poteva manifestarsi, secondo la credenza di allora, se non attraverso cose straordinarie, soprannaturali; più esse erano impossibili e meglio venivano accettate come probabili.
Il Figlio dell'uomo che viene sulle nuvole del cielo, con una grande maestà, circondato dai suoi angeli e al suono delle trombe, appariva loro ben diversamente imponente da un essere investito del solo potere morale. Così gli Ebrei, che attendevano nel Messia un re della Terra, il più potente tra tutti i re, per porre la loro nazione in primo piano e risollevare il trono di Davide e di Salomone, non vollero riconoscerlo nell'umile figlio del carpentiere, senza alcuna autorità materiale.
Tuttavia, questo povero proletario della Giudea è diventato il più grande tra i più grandi; ha conquistato con la sua sovranità più regni di quanti non ne abbiano conquistati i più potenti tra i potenti; con la sola sua parola e con alcuni poveri pescatori ha rivoluzionato il mondo, ed è a lui che gli Ebrei dovranno la loro riabilitazione. Egli è dunque nel vero quando alla domanda di Pilato: "Sei tu re?" risponde: "Tu l'hai detto".
Per una conseguenza naturale di questa disposizione di spirito, la forza suprema non poteva manifestarsi, secondo la credenza di allora, se non attraverso cose straordinarie, soprannaturali; più esse erano impossibili e meglio venivano accettate come probabili.
Il Figlio dell'uomo che viene sulle nuvole del cielo, con una grande maestà, circondato dai suoi angeli e al suono delle trombe, appariva loro ben diversamente imponente da un essere investito del solo potere morale. Così gli Ebrei, che attendevano nel Messia un re della Terra, il più potente tra tutti i re, per porre la loro nazione in primo piano e risollevare il trono di Davide e di Salomone, non vollero riconoscerlo nell'umile figlio del carpentiere, senza alcuna autorità materiale.
Tuttavia, questo povero proletario della Giudea è diventato il più grande tra i più grandi; ha conquistato con la sua sovranità più regni di quanti non ne abbiano conquistati i più potenti tra i potenti; con la sola sua parola e con alcuni poveri pescatori ha rivoluzionato il mondo, ed è a lui che gli Ebrei dovranno la loro riabilitazione. Egli è dunque nel vero quando alla domanda di Pilato: "Sei tu re?" risponde: "Tu l'hai detto".
55. C'è da osservare che,
presso gli Antichi, i terremoti e l'oscuramento del sole erano
manifestazioni che accompagnavano obbligatoriamente tutti gli
avvenimenti e i presagi sinistri; si ritrovano alla morte di Gesù, a
quella di Cesare e in una infinità di circostanze della storia del
paganesimo. Se tali fenomeni si fossero veramente verificati così spesso
come si racconta, parrebbe impossibile che gli uomini non ne avessero
conservata la memoria attraverso la tradizione. Qui vengono persino
aggiunte le stelle che cadono dal cielo, quasi
a testimoniare alle generazioni future, senz'altro più illuminate, che
non si tratta che di una finzione, poiché ora si sa che le stelle non
possono cadere.
56. Tuttavia, sotto queste
allegorie si nascondono delle grandi verità. Innanzi tutto, c'è
l'annuncio di calamità di tutti i generi, che colpiranno l'umanità e la
decimeranno; calamità generate dalla lotta suprema tra il bene e il
male, tra la fede e la miscredenza, tra le idee progressiste e le idee
retrograde. In secondo luogo c'è l'annuncio della diffusione, per tutta
la Terra, del Vangelo, restituito alla sua purezza primitiva; quindi,
il regno del bene, che sarà quello della pace e della fraternità
universali, uscirà dal codice della morale evangelica e sarà messo in
pratica da tutti i popoli. Sarà questo il vero regno di Gesù, poiché
egli presiederà alla sua instaurazione e perché gli uomini vivranno
sotto l'egida della sua legge. Sarà il regno della felicità, perché egli
dice: "Dopo i giorni del dolore verranno i giorni della gioia".
57. Quando avverranno queste cose? "Nessuno lo sa", disse Gesù, "neppure il Figlio"; ma
quando il momento sarà giunto, gli uomini ne saranno avvertiti da
indizi precursori. Questi indizi non saranno né nel sole né nelle
stelle, ma nello stato sociale e in fenomeni più morali che fisici, i
quali si possono in parte dedurre dalle sue allusioni.
Senza alcun dubbio questo cambiamento non poteva essersi verificato mentre gli apostoli erano ancora in vita, altrimenti Gesù non avrebbe potuto ignorarlo, né d'altronde una tale trasformazione si sarebbe potuta compiere in pochi anni. Tuttavia Gesù parla loro come se essi ne dovessero essere testimoni; il fatto è che, in effetti, essi potranno rivivere in quell'epoca e impegnarsi essi stessi nella trasformazione. Talvolta egli parla della sorte vicina di Gerusalemme, talaltra egli assume questo fatto come punto di riferimento per quanto sarebbe avvenuto nel futuro.
Senza alcun dubbio questo cambiamento non poteva essersi verificato mentre gli apostoli erano ancora in vita, altrimenti Gesù non avrebbe potuto ignorarlo, né d'altronde una tale trasformazione si sarebbe potuta compiere in pochi anni. Tuttavia Gesù parla loro come se essi ne dovessero essere testimoni; il fatto è che, in effetti, essi potranno rivivere in quell'epoca e impegnarsi essi stessi nella trasformazione. Talvolta egli parla della sorte vicina di Gerusalemme, talaltra egli assume questo fatto come punto di riferimento per quanto sarebbe avvenuto nel futuro.
58. È forse la fine del
mondo che Gesù annuncia con la sua nuova venuta, quando dice: "Allorché
il Vangelo sarà predicato su tutta la Terra, è allora che giungerà la
fine"?
Non è però razionale supporre che Dio distrugga il mondo nel preciso momento in cui esso entrerà nella via del progresso morale, attraverso la pratica degli insegnamenti evangelici. Nulla, d'altronde, nelle parole del Cristo, indica una distruzione universale, la quale, in simili condizioni, non sarebbe affatto giustificata.
La pratica generale del Vangelo, dovendo portare a un miglioramento nello stato morale degli uomini, porterà, per ciò stesso, al regno del bene e causerà la caduta del regno del male. È dunque alla fine del vecchio mondo, del mondo governato dai pregiudizi, dall'orgoglio, dall'egoismo, dal fanatismo, dalla miscredenza, dalla cupidigia e da tutte le cattive passioni, che il Cristo allude, quando dice: "Allorché il Vangelo sarà predicato su tutta la Terra, è allora che giungerà la fine"; ma questa fine porterà con sé una lotta, ed è da questa lotta che nasceranno i mali ch'egli prevede.
Non è però razionale supporre che Dio distrugga il mondo nel preciso momento in cui esso entrerà nella via del progresso morale, attraverso la pratica degli insegnamenti evangelici. Nulla, d'altronde, nelle parole del Cristo, indica una distruzione universale, la quale, in simili condizioni, non sarebbe affatto giustificata.
La pratica generale del Vangelo, dovendo portare a un miglioramento nello stato morale degli uomini, porterà, per ciò stesso, al regno del bene e causerà la caduta del regno del male. È dunque alla fine del vecchio mondo, del mondo governato dai pregiudizi, dall'orgoglio, dall'egoismo, dal fanatismo, dalla miscredenza, dalla cupidigia e da tutte le cattive passioni, che il Cristo allude, quando dice: "Allorché il Vangelo sarà predicato su tutta la Terra, è allora che giungerà la fine"; ma questa fine porterà con sé una lotta, ed è da questa lotta che nasceranno i mali ch'egli prevede.
I vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno
59. "Avverrà negli ultimi giorni", dice Dio, "che
io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona, i vostri figli e le
vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e
i vostri vecchi sogneranno dei sogni. Anche sui miei servi e sulle mie
serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno." (Atti 2:17-18) (Gioele 2:28-29)
60. Se si considerano lo
stato attuale del mondo fisico e del mondo morale, le tendenze, le
aspirazioni e i presentimenti delle masse, la decadenza delle vecchie
idee, che invano si dibattono da un secolo contro le nuove idee, non si
può dubitare che un nuovo ordine di idee si sta preparando e che il
vecchio mondo sta sfiorando il suo termine.
Se ora, tenendo conto della forma allegorica di certi quadri e scrutando il senso più profondo delle parole di Gesù, si confrontassero la situazione attuale e quella dei tempi da lui descritti, quali indicatori dell'era del rinnovamento, non si potrebbe negare che molte delle sue predizioni si stanno oggi realizzando. Da ciò si deve concludere che ci avviciniamo ai tempi annunciati, cosa che confermano gli Spiriti, che si manifestano in tutti i punti del globo.
Se ora, tenendo conto della forma allegorica di certi quadri e scrutando il senso più profondo delle parole di Gesù, si confrontassero la situazione attuale e quella dei tempi da lui descritti, quali indicatori dell'era del rinnovamento, non si potrebbe negare che molte delle sue predizioni si stanno oggi realizzando. Da ciò si deve concludere che ci avviciniamo ai tempi annunciati, cosa che confermano gli Spiriti, che si manifestano in tutti i punti del globo.
61. Come si è visto (cap. I,
n. 32), l'avvento dello Spiritismo, coincidendo con altre circostanze,
realizza una delle più importanti predizioni di Gesù, per l'influenza
che deve necessariamente esercitare sulle idee. Esso è, inoltre,
chiaramente annunciato nella predizione che è riferita negli Atti degli
Apostoli: "Nei tempi a venire", dice il Signore, "io spanderò il mio
spirito su ogni carne; i vostri figli e le vostre figlie
profetizzeranno".
È l'annuncio inequivocabile della divulgazione della medianità, che si rivela ai nostri giorni in individui di ogni età, di ambo i sessi e di tutte le condizioni; di conseguenza, è l'annuncio della manifestazione universale degli Spiriti, posto che senza gli Spiriti non ci sarebbero i medium. Questo, è detto, avverrà nei tempi a venire, ora, poiché noi non ci troviamo alla fine del mondo, ma al contrario alla sua rigenerazione, bisogna intendere quelle parole come indicanti gli ultimi tempi del mondo morale, che sta per giungere al suo termine (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XXI).
È l'annuncio inequivocabile della divulgazione della medianità, che si rivela ai nostri giorni in individui di ogni età, di ambo i sessi e di tutte le condizioni; di conseguenza, è l'annuncio della manifestazione universale degli Spiriti, posto che senza gli Spiriti non ci sarebbero i medium. Questo, è detto, avverrà nei tempi a venire, ora, poiché noi non ci troviamo alla fine del mondo, ma al contrario alla sua rigenerazione, bisogna intendere quelle parole come indicanti gli ultimi tempi del mondo morale, che sta per giungere al suo termine (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XXI).
Il giudizio finale
62. “Quando il Figlio
dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto
sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui
ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore
dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli della sua destra: ‘Venite, voi, i benedetti
del Padre mio’” ecc. (Matteo 25:31–46) (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XV)
63. Dovendo il bene regnare
sulla Terra, è necessario che gli Spiriti induriti nel male e che
potrebbero portarvi dei turbamenti ne siano esclusi. Dio permise che vi
rimanessero il tempo necessario al loro miglioramento. Ma, essendo
giunto il momento in cui il globo deve elevarsi nella gerarchia dei
mondi, attraverso il progresso morale dei suoi abitanti, ne sarà
interdetta la dimora, come Spiriti e come Incarnati, a coloro che non
avranno tratto vantaggio dagli insegnamenti che erano stati in grado di
ivi ricevere. Essi saranno esiliati in mondi inferiori — come lo furono
un tempo sulla Terra quelli della razza adamitica — e saranno sostituiti
da Spiriti migliori. A tale separazione, che Gesù presiederà, alludono
queste sue parole del giudizio finale: "I buoni passeranno alla mia
destra, e i malvagi alla mia sinistra" (cap. XI, n. 31 e ss.).
64. La dottrina di un
giudizio finale, unico e universale, che metta per sempre fine
all'umanità, ripugna alla ragione, nel senso che essa implicherebbe
l'inattività di Dio durante l'eternità che ha preceduto la creazione
della Terra e durante l'eternità che seguirà alla sua distruzione. Ci si
domanda allora di quale utilità sarebbero il Sole, la Luna e le stelle
che, secondo la Genesi, sono stati creati per illuminare il nostro
mondo. Ci si stupisce che un'opera così immensa sia stata fatta per un
tempo così breve e a vantaggio di esseri, la cui maggior parte era
anticipatamente votata ai supplizi eterni.
65. Materialmente, l'idea di
un giudizio unico era, e fino a un certo punto, ammissibile per coloro
che non ricercano la ragione delle cose, quando si credeva che tutta
l'umanità fosse concentrata sulla Terra, e che tutto, nell'universo,
fosse stato fatto per i suoi abitanti. Ma questa idea diventa
inammissibile dopo che si è scoperto che ci sono miliardi di mondi
simili, i quali perpetuano le umanità per l'eternità, e fra i quali la
Terra è uno dei mondi meno considerevoli, quasi un impercettibile punto.
Ben si comprende da questo solo fatto che Gesù aveva ragione, quando diceva ai suoi discepoli: "Molte sono le cose che io non posso dirvi, per il fatto che voi non le capireste". Infatti, per una giusta interpretazione di alcune delle sue parole, era indispensabile il progresso delle scienze. Di sicuro, gli apostoli, san Paolo e i primi discepoli avrebbero fissato in modo ben diverso certi dogmi, se avessero avuto le conoscenze astronomiche, geologiche, fisiche, chimiche, fisiologiche e psicologiche che si possiedono al giorno d'oggi. Così, Gesù ha procrastinato il completamento dei suoi insegnamenti e ha annunciato che tutte le cose avrebbero dovuto essere ristabilite.
Ben si comprende da questo solo fatto che Gesù aveva ragione, quando diceva ai suoi discepoli: "Molte sono le cose che io non posso dirvi, per il fatto che voi non le capireste". Infatti, per una giusta interpretazione di alcune delle sue parole, era indispensabile il progresso delle scienze. Di sicuro, gli apostoli, san Paolo e i primi discepoli avrebbero fissato in modo ben diverso certi dogmi, se avessero avuto le conoscenze astronomiche, geologiche, fisiche, chimiche, fisiologiche e psicologiche che si possiedono al giorno d'oggi. Così, Gesù ha procrastinato il completamento dei suoi insegnamenti e ha annunciato che tutte le cose avrebbero dovuto essere ristabilite.
66. Moralmente, un giudizio
definitivo e senza appello è inconciliabile con la bontà infinita del
Creatore, che Gesù ci presenta di continuo come un buon Padre, che
lascia sempre una strada aperta al pentimento e sempre pronto a tendere
le braccia al figliol prodigo. Se Gesù avesse inteso il giudizio in quel
senso, avrebbe smentito le sue stesse parole.
E poi, se il giudizio finale deve sorprendere gli uomini all'improvviso, nel bel mezzo delle loro abituali occupazioni, e anche le donne incinte, ci si domanda per quale scopo Dio, il quale non fa nulla né d'inutile né d'ingiusto, farebbe nascere dei bambini e creerebbe delle nuove anime in quel momento supremo, al termine fatale dell'umanità. Sarebbe forse per sottoporle a giudizio subito al loro uscire dal grembo materno, prima che abbiano coscienza di sé stesse, quando altri hanno avuto migliaia di anni per prendere coscienza di sé? E da quale lato, a destra o a sinistra, si metteranno queste anime, le quali ancora non possono essere né buone né cattive, e alle quali ogni ulteriore via di progresso è ormai preclusa, dal momento che l'umanità non esisterà più? (cap. II, n. 19).
Quanti di coloro la cui ragione si accontenta di simili credenze le conservino pure: è nel loro diritto, né alcuno vi trovi nulla da ridire; ma non si consideri ingiustamente neppure il fatto che non tutti siano dello stesso parere.
E poi, se il giudizio finale deve sorprendere gli uomini all'improvviso, nel bel mezzo delle loro abituali occupazioni, e anche le donne incinte, ci si domanda per quale scopo Dio, il quale non fa nulla né d'inutile né d'ingiusto, farebbe nascere dei bambini e creerebbe delle nuove anime in quel momento supremo, al termine fatale dell'umanità. Sarebbe forse per sottoporle a giudizio subito al loro uscire dal grembo materno, prima che abbiano coscienza di sé stesse, quando altri hanno avuto migliaia di anni per prendere coscienza di sé? E da quale lato, a destra o a sinistra, si metteranno queste anime, le quali ancora non possono essere né buone né cattive, e alle quali ogni ulteriore via di progresso è ormai preclusa, dal momento che l'umanità non esisterà più? (cap. II, n. 19).
Quanti di coloro la cui ragione si accontenta di simili credenze le conservino pure: è nel loro diritto, né alcuno vi trovi nulla da ridire; ma non si consideri ingiustamente neppure il fatto che non tutti siano dello stesso parere.
67. Il giudizio, attraverso
il processo di emigrazione, come è stato definito più sopra (n. 63), è
razionale. Esso è fondato sulla più rigorosa giustizia dato che lascia
eternamente allo Spirito il suo libero arbitrio; dato che non
costituisce privilegi per nessuno; che un'eguale libertà d'azione è
concessa da Dio a tutte le Sue creature, al fine di progredire; e dato
che, infine, neppure l'annientamento di un mondo, che porta con sé la
distruzione del corpo, apporterebbe alcuna interruzione alla marcia
progressiva dello Spirito. Tali sono le conseguenze della pluralità dei
mondi e della pluralità delle esistenze.
Secondo questa interpretazione, la qualifica di giudizio finale non è esatta, poiché gli Spiriti passano attraverso analoghe corti d'assise a ogni rinnovamento dei mondi da essi abitati, finché non abbiano raggiunto un certo grado di perfezione. Non c'è, dunque, propriamente parlando, un giudizio finale, ma ci sono dei giudizi generali in tutte le epoche di rinnovamento parziale o totale della popolazione dei mondi. È in seguito a ciò che avvengono le grandi emigrazioni e immigrazioni degli Spiriti.
Secondo questa interpretazione, la qualifica di giudizio finale non è esatta, poiché gli Spiriti passano attraverso analoghe corti d'assise a ogni rinnovamento dei mondi da essi abitati, finché non abbiano raggiunto un certo grado di perfezione. Non c'è, dunque, propriamente parlando, un giudizio finale, ma ci sono dei giudizi generali in tutte le epoche di rinnovamento parziale o totale della popolazione dei mondi. È in seguito a ciò che avvengono le grandi emigrazioni e immigrazioni degli Spiriti.