LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo

Allan Kardec

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Il giudizio finale

62. “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli della sua destra: ‘Venite, voi, i benedetti del Padre mio’” ecc. (Matteo 25:31–46) (Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XV)

63. Dovendo il bene regnare sulla Terra, è necessario che gli Spiriti induriti nel male e che potrebbero portarvi dei turbamenti ne siano esclusi. Dio permise che vi rimanessero il tempo necessario al loro miglioramento. Ma, essendo giunto il momento in cui il globo deve elevarsi nella gerarchia dei mondi, attraverso il progresso morale dei suoi abitanti, ne sarà interdetta la dimora, come Spiriti e come Incarnati, a coloro che non avranno tratto vantaggio dagli insegnamenti che erano stati in grado di ivi ricevere. Essi saranno esiliati in mondi inferiori — come lo furono un tempo sulla Terra quelli della razza adamitica — e saranno sostituiti da Spiriti migliori. A tale separazione, che Gesù presiederà, alludono queste sue parole del giudizio finale: "I buoni passeranno alla mia destra, e i malvagi alla mia sinistra" (cap. XI, n. 31 e ss.).

64. La dottrina di un giudizio finale, unico e universale, che metta per sempre fine all'umanità, ripugna alla ragione, nel senso che essa implicherebbe l'inattività di Dio durante l'eternità che ha preceduto la creazione della Terra e durante l'eternità che seguirà alla sua distruzione. Ci si domanda allora di quale utilità sarebbero il Sole, la Luna e le stelle che, secondo la Genesi, sono stati creati per illuminare il nostro mondo. Ci si stupisce che un'opera così immensa sia stata fatta per un tempo così breve e a vantaggio di esseri, la cui maggior parte era anticipatamente votata ai supplizi eterni.

65. Materialmente, l'idea di un giudizio unico era, e fino a un certo punto, ammissibile per coloro che non ricercano la ragione delle cose, quando si credeva che tutta l'umanità fosse concentrata sulla Terra, e che tutto, nell'universo, fosse stato fatto per i suoi abitanti. Ma questa idea diventa inammissibile dopo che si è scoperto che ci sono miliardi di mondi simili, i quali perpetuano le umanità per l'eternità, e fra i quali la Terra è uno dei mondi meno considerevoli, quasi un impercettibile punto.

Ben si comprende da questo solo fatto che Gesù aveva ragione, quando diceva ai suoi discepoli: "Molte sono le cose che io non posso dirvi, per il fatto che voi non le capireste". Infatti, per una giusta interpretazione di alcune delle sue parole, era indispensabile il progresso delle scienze. Di sicuro, gli apostoli, san Paolo e i primi discepoli avrebbero fissato in modo ben diverso certi dogmi, se avessero avuto le conoscenze astronomiche, geologiche, fisiche, chimiche, fisiologiche e psicologiche che si possiedono al giorno d'oggi. Così, Gesù ha procrastinato il completamento dei suoi insegnamenti e ha annunciato che tutte le cose avrebbero dovuto essere ristabilite.

66. Moralmente, un giudizio definitivo e senza appello è inconciliabile con la bontà infinita del Creatore, che Gesù ci presenta di continuo come un buon Padre, che lascia sempre una strada aperta al pentimento e sempre pronto a tendere le braccia al figliol prodigo. Se Gesù avesse inteso il giudizio in quel senso, avrebbe smentito le sue stesse parole.

E poi, se il giudizio finale deve sorprendere gli uomini all'improvviso, nel bel mezzo delle loro abituali occupazioni, e anche le donne incinte, ci si domanda per quale scopo Dio, il quale non fa nulla né d'inutile né d'ingiusto, farebbe nascere dei bambini e creerebbe delle nuove anime in quel momento supremo, al termine fatale dell'umanità. Sarebbe forse per sottoporle a giudizio subito al loro uscire dal grembo materno, prima che abbiano coscienza di sé stesse, quando altri hanno avuto migliaia di anni per prendere coscienza di sé? E da quale lato, a destra o a sinistra, si metteranno queste anime, le quali ancora non possono essere né buone né cattive, e alle quali ogni ulteriore via di progresso è ormai preclusa, dal momento che l'umanità non esisterà più? (cap. II, n. 19).

Quanti di coloro la cui ragione si accontenta di simili credenze le conservino pure: è nel loro diritto, né alcuno vi trovi nulla da ridire; ma non si consideri ingiustamente neppure il fatto che non tutti siano dello stesso parere.

67. Il giudizio, attraverso il processo di emigrazione, come è stato definito più sopra (n. 63), è razionale. Esso è fondato sulla più rigorosa giustizia dato che lascia eternamente allo Spirito il suo libero arbitrio; dato che non costituisce privilegi per nessuno; che un'eguale libertà d'azione è concessa da Dio a tutte le Sue creature, al fine di progredire; e dato che, infine, neppure l'annientamento di un mondo, che porta con sé la distruzione del corpo, apporterebbe alcuna interruzione alla marcia progressiva dello Spirito. Tali sono le conseguenze della pluralità dei mondi e della pluralità delle esistenze.

Secondo questa interpretazione, la qualifica di giudizio finale non è esatta, poiché gli Spiriti passano attraverso analoghe corti d'assise a ogni rinnovamento dei mondi da essi abitati, finché non abbiano raggiunto un certo grado di perfezione. Non c'è, dunque, propriamente parlando, un giudizio finale, ma ci sono dei giudizi generali in tutte le epoche di rinnovamento parziale o totale della popolazione dei mondi. È in seguito a ciò che avvengono le grandi emigrazioni e immigrazioni degli Spiriti.