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LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo > Le Predizioni > Capitolo XVI - TEORIA DELLA PRESCIENZA
Capitolo XVI - TEORIA DELLA PRESCIENZA
1. Come è possibile la
conoscenza del futuro? Ben si comprende la possibilità di prevedere gli
avvenimenti che devono risultare dallo stato presente; non quella, però,
di prevedere avvenimenti che con il presente non hanno alcuna
relazione; né, ancor meno, avvenimenti che sono comunemente attribuiti
al caso. Non esistono, dicono, le cose future; esse si trovano ancora
nel nulla. Come, dunque, è possibile sapere che accadranno? Sono,
tuttavia, in grande numero i casi di profezie che si sono realizzate,
per cui diventa giocoforza necessario concludere in tal caso che è un
fenomeno per la cui spiegazione manca la chiave, poiché non esiste
effetto senza causa. Ed è questa causa che tenteremo di scoprire. Ancora
una volta sarà lo Spiritismo, esso stesso già chiave di tanti misteri,
che ce la fornirà, mostrandoci inoltre che il fatto delle profezie non
si verifica affatto con esclusione delle leggi naturali.
Prendiamo, come raffronto, un esempio fra le cose usuali. Esso ci aiuterà a comprendere il principio che dovremo sviluppare.
Prendiamo, come raffronto, un esempio fra le cose usuali. Esso ci aiuterà a comprendere il principio che dovremo sviluppare.
2. Immaginiamo un uomo che
si trovi sulla cima di un'alta montagna e che osservi la vasta distesa
della pianura sottostante. In questa posizione, la superficie di una
lega sarà ben poca cosa, ed egli potrà abbracciare in un solo colpo
d'occhio tutti gli accidenti del terreno, da un estremo all'altro della
strada. Un viaggiatore che percorra questa strada per la prima volta sa
che, camminando, arriverà alla fine di essa: è questa una semplice
previsione della conseguenza che avrà la sua marcia. Ma gli accidenti
del terreno, le salite e le discese, i corsi d'acqua da superare, i
boschi da attraversare, i precipizi in cui potrebbe cadere, i ladri
appostati per rapinarlo, le case ospitali in cui potrà riposarsi, tutto
questo non dipende dalla sua persona. Tutto questo è per lui l'ignoto,
l'avvenire, perché la sua vista non va al di là della piccola area che
lo circonda. In quanto alla durata, egli la misura attraverso il tempo
che impiega a percorrere il cammino; toglietegli i punti di riferimento,
e la durata si cancella. Per l'uomo che si trova sulla montagna e che
segue con lo sguardo il viaggiatore, tutto ciò è il presente. Supponiamo
che quell'uomo scenda dalla montagna, si avvicini al viaggiatore e gli
dica: "Nel tale momento, incontrerete la tal cosa, sarete aggredito e
soccorso". Gli starà così predicendo il futuro; ma è il futuro per il
viaggiatore; per l'uomo della montagna il futuro è il presente.
3. Se ora usciamo dal campo
delle cose puramente materiali ed entriamo, per mezzo del pensiero,
nell'ambito della vita spirituale, noi vedremo questo fenomeno prodursi
su più vasta scala. Gli Spiriti smaterializzati sono come l'uomo della
montagna: lo spazio e la durata non esistono per loro. Ma l'estensione e
la penetrazione della loro vista sono proporzionali alla loro
purificazione e alla loro elevazione nella gerarchia spirituale; essi
sono, in confronto agli Spiriti inferiori, come l'uomo dotato di un
potente telescopio, accanto a quello che non ha che i propri occhi.
Negli Spiriti inferiori, la visione è circoscritta, non solo perché
soltanto difficilmente possono allontanarsi dal globo al quale sono
legati, ma anche perché la grossolanità del loro perispirito vela le
cose distanti, proprio come farebbe una nebbia per gli occhi del corpo.
Si comprende pertanto come uno Spirito possa abbracciare, secondo il suo grado di perfezione, un periodo di alcuni anni, di alcuni secoli e anche di parecchie migliaia di anni. Perché, in fondo, che cos'è un secolo di fronte all'infinito? Gli eventi non si dipanano affatto consequenzialmente davanti a lui, come gli incidenti della strada del viaggiatore: egli vede simultaneamente l'inizio e la fine del periodo; tutti gli avvenimenti che, in quel periodo, sono il futuro per l'uomo della Terra, per lui sono il presente. Potrebbe, pertanto, venire a dirci con sicurezza: la tal cosa accadrà nella tale epoca; infatti egli vede questa cosa, come l'uomo della montagna vede ciò che attende il viaggiatore sulla strada. Se non lo fa è perché la conoscenza del futuro nuocerebbe all'uomo; ostacolerebbe il suo libero arbitrio; lo paralizzerebbe nel lavoro ch'egli deve compiere per il suo progresso. Il bene e il male che l'attendono, trovandosi nel campo dell'ignoto, costituiscono per lui la prova.
Se una tale facoltà, anche se limitata, si può contare fra gli attributi della creatura umana, a quale grado di potere dovrà mai elevarsi nel Creatore, che abbraccia l'infinito? Per Lui il tempo non esiste: l'inizio e la fine dei mondi sono il presente. In questo immenso panorama, che cosa sarà mai la durata della vita d'un uomo, d'una generazione, d'un popolo?
Si comprende pertanto come uno Spirito possa abbracciare, secondo il suo grado di perfezione, un periodo di alcuni anni, di alcuni secoli e anche di parecchie migliaia di anni. Perché, in fondo, che cos'è un secolo di fronte all'infinito? Gli eventi non si dipanano affatto consequenzialmente davanti a lui, come gli incidenti della strada del viaggiatore: egli vede simultaneamente l'inizio e la fine del periodo; tutti gli avvenimenti che, in quel periodo, sono il futuro per l'uomo della Terra, per lui sono il presente. Potrebbe, pertanto, venire a dirci con sicurezza: la tal cosa accadrà nella tale epoca; infatti egli vede questa cosa, come l'uomo della montagna vede ciò che attende il viaggiatore sulla strada. Se non lo fa è perché la conoscenza del futuro nuocerebbe all'uomo; ostacolerebbe il suo libero arbitrio; lo paralizzerebbe nel lavoro ch'egli deve compiere per il suo progresso. Il bene e il male che l'attendono, trovandosi nel campo dell'ignoto, costituiscono per lui la prova.
Se una tale facoltà, anche se limitata, si può contare fra gli attributi della creatura umana, a quale grado di potere dovrà mai elevarsi nel Creatore, che abbraccia l'infinito? Per Lui il tempo non esiste: l'inizio e la fine dei mondi sono il presente. In questo immenso panorama, che cosa sarà mai la durata della vita d'un uomo, d'una generazione, d'un popolo?
4. Siccome, tuttavia, l'uomo
deve contribuire al progresso generale, e siccome certi avvenimenti
devono risultare dalla sua cooperazione, può essere utile, in casi
speciali, ch'egli sia preavvertito riguardo a questi avvenimenti,
affinché ne prepari il corso e si tenga pronto ad agire quando sarà
giunto il momento. Ciò avviene perché Dio permette talvolta che un
angolo del velo venga sollevato; ma è sempre per un fine utile e mai per
soddisfare una vana curiosità. Questa missione può dunque essere
conferita, però non a tutti gli Spiriti, poiché ve ne sono di quelli che
conoscono il futuro meno degli uomini, ma ad alcuni Spiriti
sufficientemente avanzati per fare questo. Ora v'è da osservare che
questo genere di rivelazione è sempre fatto spontaneamente e giammai, o
almeno ben raramente, in risposta a una domanda diretta.
5. Egualmente, questa missione può essere conferita a certi uomini, e vi spieghiamo in quale maniera.
Colui al quale è dato l'incarico di rivelare una cosa occulta può ricevere, a sua insaputa, l'ispirazione da Spiriti che la conoscono, ed egli allora la trasmette macchinalmente, senza rendersene conto. Si sa inoltre che, sia durante il sonno, sia in stato di veglia, nelle estasi della doppia vista, l'anima si libera e acquisisce in grado più o meno elevato, le facoltà dello Spirito libero. Se questo è uno Spirito avanzato, se soprattutto ha, come i profeti, ricevuto una missione speciale per questo effetto, godrà, nei momenti di emancipazione dell'anima, della facoltà di abbracciare, da sé stesso, un periodo più o meno lungo, e vedrà, come fossero al presente, gli avvenimenti di quel periodo. Può allora rivelarli all'istante o conservarne la memoria al suo risveglio. Se questi avvenimenti devono restare segreti, allora egli ne perderà il ricordo oppure non gliene resterà che una vaga intuizione, sufficiente per guidarlo istintivamente.
Colui al quale è dato l'incarico di rivelare una cosa occulta può ricevere, a sua insaputa, l'ispirazione da Spiriti che la conoscono, ed egli allora la trasmette macchinalmente, senza rendersene conto. Si sa inoltre che, sia durante il sonno, sia in stato di veglia, nelle estasi della doppia vista, l'anima si libera e acquisisce in grado più o meno elevato, le facoltà dello Spirito libero. Se questo è uno Spirito avanzato, se soprattutto ha, come i profeti, ricevuto una missione speciale per questo effetto, godrà, nei momenti di emancipazione dell'anima, della facoltà di abbracciare, da sé stesso, un periodo più o meno lungo, e vedrà, come fossero al presente, gli avvenimenti di quel periodo. Può allora rivelarli all'istante o conservarne la memoria al suo risveglio. Se questi avvenimenti devono restare segreti, allora egli ne perderà il ricordo oppure non gliene resterà che una vaga intuizione, sufficiente per guidarlo istintivamente.
6. È cosi che si vede questa
facoltà svilupparsi provvidenzialmente in certe occasioni, per esempio
nei pericoli imminenti, nelle grandi calamità, nelle rivoluzioni; ed è
così che la maggior parte delle sette perseguitate ha avuto numerosi veggenti;
ed è ancora così che si vedono grandi capitani marciare risoluti contro
il nemico, con la certezza della vittoria; e uomini di genio come
Cristoforo Colombo, per esempio, avanzare verso una meta, prevedendo,
per così dire, il momento in cui l'avrebbero raggiunta. Il fatto è che
essi l'hanno vista questa meta, che per il loro Spirito non è l'ignoto.
Il dono della predizione, dunque, non è più soprannaturale di un'infinità di altri fenomeni. Esso si fonda sulle proprietà dell'anima e sulla legge dei rapporti del mondo visibile con il mondo invisibile, che lo Spiritismo viene a farci conoscere.
Questa teoria della prescienza non risolve forse in maniera assoluta tutti i casi che la rivelazione del futuro può presentare, ma non si può negare ch'essa ne stabilisce il principio fondamentale.
Il dono della predizione, dunque, non è più soprannaturale di un'infinità di altri fenomeni. Esso si fonda sulle proprietà dell'anima e sulla legge dei rapporti del mondo visibile con il mondo invisibile, che lo Spiritismo viene a farci conoscere.
Questa teoria della prescienza non risolve forse in maniera assoluta tutti i casi che la rivelazione del futuro può presentare, ma non si può negare ch'essa ne stabilisce il principio fondamentale.
7. Spesso le persone dotate
della facoltà della preveggenza, nello stato estatico o sonnambolico,
vedono gli avvenimenti disegnarsi come in un quadro, la qual cosa
potrebbe anche spiegarsi attraverso la fotografia del pensiero. Poniamo
che un avvenimento si trovi nel pensiero degli Spiriti, i quali si
adoperano alla sua realizzazione, oppure nel pensiero degli uomini, le
cui azioni tale avvenimento devono provocare. Questo pensiero,
attraversando lo spazio come il suono attraversa l'aria, può divenire
immagine per il veggente. Ma siccome la realizzazione può essere
affrettata o ritardata per un concorso di circostanze, egli vede la cosa
senza poterne precisare il momento. A volte questo pensiero può perfino
essere soltanto un progetto o un desiderio, che perciò potrebbe non
avere alcun seguito. Da qui i frequenti errori di fatto e di data nelle
previsioni (cap. XIV, n. 13 e ss.).
8. Per comprendere le cose
spirituali, per farcene cioè un'idea netta quanto quella che ci facciamo
d'un paesaggio che sta sotto i nostri occhi, ci manca in verità un
senso, esattamente come al cieco manca il senso necessario per
comprendere gli effetti della luce, dei colori e della vista senza il
contatto. Per cui è soltanto con uno sforzo dell'immaginazione che noi
vi perveniamo, nonché grazie ai confronti tratti dalle cose che ci sono
familiari. Ma le cose materiali non possono dare che delle idee molto
imperfette delle cose spirituali. È per questo che non bisognerebbe
prendere questi paragoni troppo alla lettera e credere, per esempio, che
il valore delle facoltà percettive degli Spiriti attenga alla loro
effettiva elevazione, e che essi abbiano bisogno di essere su una
montagna o al di sopra delle nuvole per abbracciare il tempo e lo
spazio.
Questa facoltà è inerente allo stato di spiritualizzazione o, se si preferisce, di smaterializzazione. Vale a dire che la spiritualizzazione produce un effetto che si può paragonare, per quanto molto imperfettamente, a quello della visione d'insieme dell'uomo che è sulla montagna. Questo raffronto aveva semplicemente lo scopo di dimostrare come avvenimenti che sono nel futuro per gli uni, siano nel presente per gli altri e possano così essere predetti, la qual cosa non implica che l'effetto si produca nello stesso modo.
Per godere di tale percezione, lo Spirito non ha dunque bisogno di trasportarsi su di un qualche punto dello spazio. Colui che è sulla Terra, al nostro fianco, può possederla in tutta la sua pienezza, allo stesso modo che se dalla Terra fosse lontano mille leghe, mentre noi non vediamo nulla al di fuori dell'orizzonte visuale. Presso gli Spiriti, non producendosi la visione né nella stessa maniera, né con gli stessi elementi che negli uomini, tutt'altro è il loro orizzonte visuale. Ora, è precisamente questo il senso che ci manca per concepirlo. Lo Spirito, a fianco di un incarnato, è come il vedente a fianco di un cieco.
Questa facoltà è inerente allo stato di spiritualizzazione o, se si preferisce, di smaterializzazione. Vale a dire che la spiritualizzazione produce un effetto che si può paragonare, per quanto molto imperfettamente, a quello della visione d'insieme dell'uomo che è sulla montagna. Questo raffronto aveva semplicemente lo scopo di dimostrare come avvenimenti che sono nel futuro per gli uni, siano nel presente per gli altri e possano così essere predetti, la qual cosa non implica che l'effetto si produca nello stesso modo.
Per godere di tale percezione, lo Spirito non ha dunque bisogno di trasportarsi su di un qualche punto dello spazio. Colui che è sulla Terra, al nostro fianco, può possederla in tutta la sua pienezza, allo stesso modo che se dalla Terra fosse lontano mille leghe, mentre noi non vediamo nulla al di fuori dell'orizzonte visuale. Presso gli Spiriti, non producendosi la visione né nella stessa maniera, né con gli stessi elementi che negli uomini, tutt'altro è il loro orizzonte visuale. Ora, è precisamente questo il senso che ci manca per concepirlo. Lo Spirito, a fianco di un incarnato, è come il vedente a fianco di un cieco.
9. Dobbiamo inoltre
considerare che questa percezione non si limita all'estensione, ma che
essa comprende la penetrazione di tutte le cose. Essa è, lo ripetiamo,
una facoltà inerente e proporzionata allo stato di smaterializzazione.
Questa facoltà viene attenuata
dall'incarnazione, ma non ne è completamente annullata, poiché l'anima
non è racchiusa nel corpo come fosse in una scatola. L'incarnato la
possiede, benché sempre a un livello minore di quando è completamente
libero. È questo che conferisce a certi uomini un potere di penetrazione
che manca invece totalmente ad altri, una maggiore giustezza nel colpo
d'occhio morale, una più facile comprensione delle cose extramateriali.
Lo Spirito incarnato non solo percepisce, ma ricorda anche ciò che ha
visto allo stato di Spirito, e questo suo ricordare è come un quadro che
gli si ridisegna nella mente. Nell'incarnazione, egli vede, ma
vagamente e come attraverso un velo; allo stato libero, egli vede e
concepisce chiaramente. Il principio della vista non è al di fuori di lui, ma in lui.
È per questo ch'egli non ha bisogno della nostra luce esteriore.
Attraverso lo sviluppo morale il campo delle idee e dei concetti si
allarga; attraverso la smaterializzazione graduale del perispirito,
questo si purifica di quegli elementi grossolani che alteravano la
delicatezza delle percezioni; per cui diventa facile comprendere come
l'ampliamento di tutte le facoltà accompagni il progresso dello Spirito.
10. È il grado
dell'estensione delle facoltà dello Spirito che, nell'incarnazione, lo
rende più o meno atto a concepire le cose spirituali. Tuttavia, questa
attitudine non è necessariamente la conseguenza dello sviluppo
dell'intelligenza; la scienza comune di certo non la dà: è per questo
che s'incontrano uomini di grande erudizione tanto ciechi per le cose
spirituali quanto altri lo sono per le cose materiali. Essi sono verso
di esse refrattari perché non le comprendono; e questo dipende dal fatto
che il loro progresso non si è ancora
compiutamente realizzato in tal senso, mentre s'incontrano persone di
una cultura e di una intelligenza comuni che le apprendono con la più
grande facilità, la qual cosa dimostra che di quelle cose esse avevano
una precedente intuizione. C'è in loro un ricordo retrospettivo di ciò
che hanno visto e conosciuto, sia durante l'erraticità, sia nelle loro
esistenze anteriori, così come altri hanno l'intuizione di alcune lingue
e scienze che hanno anteriormente possedute.
11. In quanto al futuro
dello Spiritismo, gli Spiriti, come si sa, sono unanimi nell'affermarne
il prossimo trionfo, nonostante gli ostacoli che gli vengono opposti.
Questa previsione è per loro facile, prima di tutto perché la diffusione
dello Spiritismo è loro opera personale: concorrendo al movimento o
dirigendolo, essi sanno, di conseguenza, ciò che devono fare. In secondo
luogo, è loro sufficiente abbracciare un periodo di breve durata perché
in tale periodo essi vedano, lungo il loro cammino, i più potenti
ausiliari che Dio possa suscitare e che non tarderanno a manifestarsi.
Benché non siano Spiriti disincarnati, possano gli Spiritisti portarsi avanti anche di soli trent'anni in mezzo alla generazione che cresce. Da lì considerino ciò che accade oggi; ne seguano la marcia progressiva e vedranno così consumarsi in vani sforzi coloro che si ritengono chiamati ad arrestarla. Essi li vedranno sparire a poco a poco dalla scena, accanto all'albero che cresce e le cui radici si estendono ogni giorno di più.
12. Gli avvenimenti comuni
della vita privata sono, il più volte, la conseguenza del modo di agire
di ciascuno: il tale riuscirà secondo le sue capacità, il suo tatto, la
sua perseveranza, la sua prudenza e le sue energie, là dove un altro
fallirà per la sua inefficienza. Di modo che si può dire che ognuno è
l'artefice del proprio futuro, che giammai si trova soggetto a una cieca
fatalità che sia indipendente dalla persona. Conoscendo il carattere di
un individuo, facilmente gli si può predire la sorte che l'attende
sulla strada lungo la quale egli s'avvia.
13. Gli avvenimenti che
toccano gli interessi generali dell'umanità sono regolati dalla
Provvidenza. Quando una cosa è nei disegni di Dio, essa deve compiersi
in ogni modo, sia con un mezzo sia con un altro. Gli uomini concorrono
alla sua realizzazione, ma nessuno è indispensabile, altrimenti Dio
stesso sarebbe alla mercé delle Sue creature. Se colui cui spetta la
missione di eseguirlo fallisce, ne viene incaricato un altro. Non ci
sono affatto missioni fatali. L'uomo è sempre libero di compiere o di
non compiere la missione che gli viene affidata e che volontariamente ha
accettata. Se non la compie, perde i benefici che da essa gli sarebbero
derivati e si assume la responsabilità dei ritardi che possono
risultare dalla sua negligenza o dalla sua cattiva volontà. Se egli
diviene un ostacolo alla realizzazione della missione, Dio può
distruggerlo in un soffio.
14. Il risultato finale di
un avvenimento può dunque essere certo, perché è nei disegni di Dio. Ma
poiché il più delle volte i dettagli e la maniera di realizzarsi di tale
avvenimento sono subordinati alle circostanze e al libero arbitrio
degli uomini, vie e mezzi possono avere il carattere dell'eventualità.
Gli Spiriti possono preavvertirci sull'insieme, se è utile che noi ne
siamo avvisati; ma per precisare il luogo e la data, bisognerebbe
ch'essi conoscessero in precedenza la decisione che prenderà il tale o
il talaltro individuo. Ora, se questa decisione non è ancora nella sua
mente, a seconda di quella che sarà, essa può affrettare o ritardare la
realizzazione del fatto, modificare i mezzi d'azione secondari,
raggiungendo tuttavia il medesimo risultato. È così, per esempio, che
gli Spiriti possono, attraverso l'insieme delle circostanze, prevedere
se una guerra è più o meno vicina, se è inevitabile, senza tuttavia
poter predire il giorno in cui tale guerra comincerà, né in dettaglio
gli incidenti che possono venir modificati dalla volontà degli uomini.
15. Per la determinazione
dell'epoca degli avvenimenti futuri, bisogna inoltre tener conto di una
circostanza inerente alla natura stessa degli Spiriti.
Il tempo, allo stesso modo dello spazio, non può essere valutato se non con l'aiuto di punti di paragone o di riferimento, i quali lo dividono in periodi che si possono contare. Sulla Terra, la divisione naturale del tempo in giorni e anni è contrassegnata dal levarsi e dal tramontare del Sole, e dalla durata del movimento di traslazione della Terra. Le unità di misura del tempo variano necessariamente a seconda dei mondi, poiché i periodi astronomici sono differenti. Avviene così, per esempio, che su Giove un giorno equivale a dieci delle nostre ore, e un anno a circa dodici anni terrestri.
C'è dunque per ogni mondo una maniera diversa di calcolare la durata, a seconda della natura delle rivoluzioni astrali che vi si compiono. Questa sarebbe già una difficoltà per la determinazione delle nostre date, da parte di Spiriti che non conoscessero il nostro mondo. Ma, al di fuori dei mondi, questi sistemi di valutazione non esistono. Per uno Spirito, nello spazio, non vi sono né levarsi né tramontar di sole a segnare i giorni, né rivoluzione periodica a segnare gli anni. Per lui non esistono che il tempo e lo spazio infiniti (cap. VI, n. 1 e ss.). Quello, dunque, che non fosse mai venuto sulla Terra non avrebbe nessuna nozione dei nostri calcoli, che, del resto, gli sarebbero completamente inutili. Ma c'è di più. Quello che non fosse mai stato incarnato su nessuno dei mondi non avrebbe alcuna nozione del frazionamento del tempo. Quando uno Spirito estraneo alla Terra viene qui a manifestarsi, egli non può assegnare una data agli avvenimenti se non adeguandosi ai nostri usi, cosa che è senza dubbio in suo potere, ma che il più delle volte egli non giudica utile fare.
Il tempo, allo stesso modo dello spazio, non può essere valutato se non con l'aiuto di punti di paragone o di riferimento, i quali lo dividono in periodi che si possono contare. Sulla Terra, la divisione naturale del tempo in giorni e anni è contrassegnata dal levarsi e dal tramontare del Sole, e dalla durata del movimento di traslazione della Terra. Le unità di misura del tempo variano necessariamente a seconda dei mondi, poiché i periodi astronomici sono differenti. Avviene così, per esempio, che su Giove un giorno equivale a dieci delle nostre ore, e un anno a circa dodici anni terrestri.
C'è dunque per ogni mondo una maniera diversa di calcolare la durata, a seconda della natura delle rivoluzioni astrali che vi si compiono. Questa sarebbe già una difficoltà per la determinazione delle nostre date, da parte di Spiriti che non conoscessero il nostro mondo. Ma, al di fuori dei mondi, questi sistemi di valutazione non esistono. Per uno Spirito, nello spazio, non vi sono né levarsi né tramontar di sole a segnare i giorni, né rivoluzione periodica a segnare gli anni. Per lui non esistono che il tempo e lo spazio infiniti (cap. VI, n. 1 e ss.). Quello, dunque, che non fosse mai venuto sulla Terra non avrebbe nessuna nozione dei nostri calcoli, che, del resto, gli sarebbero completamente inutili. Ma c'è di più. Quello che non fosse mai stato incarnato su nessuno dei mondi non avrebbe alcuna nozione del frazionamento del tempo. Quando uno Spirito estraneo alla Terra viene qui a manifestarsi, egli non può assegnare una data agli avvenimenti se non adeguandosi ai nostri usi, cosa che è senza dubbio in suo potere, ma che il più delle volte egli non giudica utile fare.
16. Gli Spiriti, che
compongono la popolazione invisibile del nostro globo, dove essi hanno
già vissuto e dove continuano a vivere in mezzo a noi, si ritrovano
naturalmente adeguati alle nostre abitudini, di cui conservano il
ricordo nell'erraticità. Di conseguenza, essi potrebbero più facilmente
assegnare una data agli avvenimenti futuri allorché la conoscessero; ma
oltre al fatto che ciò non sempre è loro permesso, essi ne sono impediti
da questa ragione: tutte le volte che le circostanze di dettaglio sono
subordinate al libero arbitrio e alla eventuale decisione dell'uomo, la
data precisa non esiste realmente se non allorché l'avvenimento è già
avvenuto.
Ecco perché le predizioni circostanziate non possono offrire alcuna certezza e devono essere accolte soltanto come probabilità, quand'anche esse non portino con sé un marchio di legittima suspicione. Pertanto gli Spiriti veramente saggi non predicono mai nulla a epoche prestabilite; essi si limitano a fare previsioni sull'esito di cose che ci è utile conoscere. Insistere per avere dettagli precisi significa esporsi alle mistificazioni degli Spiriti leggeri, che predicono tutto ciò che si vuole, senza per nulla preoccuparsi della verità, e si divertono degli spaventi e degli abbagli che causano.
Ecco perché le predizioni circostanziate non possono offrire alcuna certezza e devono essere accolte soltanto come probabilità, quand'anche esse non portino con sé un marchio di legittima suspicione. Pertanto gli Spiriti veramente saggi non predicono mai nulla a epoche prestabilite; essi si limitano a fare previsioni sull'esito di cose che ci è utile conoscere. Insistere per avere dettagli precisi significa esporsi alle mistificazioni degli Spiriti leggeri, che predicono tutto ciò che si vuole, senza per nulla preoccuparsi della verità, e si divertono degli spaventi e degli abbagli che causano.
17. La forma finora
impiegata per le predizioni ne fa degli autentici enigmi, spesso
indecifrabili. Questa forma misteriosa e cabalistica, di cui Nostradamus
ci offre il genere più completo, conferisce a tali predizioni un certo
prestigio agli occhi del volgo, il quale dà a esse tanto più valore,
quanto più incomprensibili sono. Per la loro ambiguità esse si prestano
alle più diverse interpretazioni; cosicché, secondo il senso attribuito a
certe parole allegoriche o convenzionali, secondo il modo attraverso
cui si effettua il calcolo bizzarramente complicato delle date, e con un
po' di buona volontà, vi si trova quasi tutto ciò che si vuole.
Comunque sia, bisogna convenire che alcune predizioni hanno un carattere serio e confondono con la loro veridicità. È probabile che, un tempo, questa forma velata abbia avuto la sua ragion d'essere e anche la sua necessità.
Al giorno d'oggi le circostanze non sono più le stesse; il positivismo del secolo mal si adatterebbe al linguaggio sibillino. Perciò, le predizioni dei giorni nostri non ostentano più quelle strane forme di linguaggio; le predizioni che fanno gli Spiriti non hanno niente di mistico; essi parlano usando il linguaggio di tutti, come avrebbero fatto da vivi, poiché non hanno cessato di appartenere all'umanità; ci avvertano delle cose future, personali o generali, quando ciò può essere utile e nella misura della perspicacia di cui sono dotati, proprio come farebbero dei consiglieri o degli amici. Le loro previsioni, dunque, sono degli avvertimenti — che nulla tolgono al libero arbitrio — piuttosto che delle predizioni propriamente dette, che implicherebbero una fatalità assoluta. La loro opinione, inoltre, è quasi sempre motivata, perché essi non vogliono che l'uomo annulli la sua ragione sotto una fede cieca e desiderano ch'egli ne consideri l'esattezza.
Comunque sia, bisogna convenire che alcune predizioni hanno un carattere serio e confondono con la loro veridicità. È probabile che, un tempo, questa forma velata abbia avuto la sua ragion d'essere e anche la sua necessità.
Al giorno d'oggi le circostanze non sono più le stesse; il positivismo del secolo mal si adatterebbe al linguaggio sibillino. Perciò, le predizioni dei giorni nostri non ostentano più quelle strane forme di linguaggio; le predizioni che fanno gli Spiriti non hanno niente di mistico; essi parlano usando il linguaggio di tutti, come avrebbero fatto da vivi, poiché non hanno cessato di appartenere all'umanità; ci avvertano delle cose future, personali o generali, quando ciò può essere utile e nella misura della perspicacia di cui sono dotati, proprio come farebbero dei consiglieri o degli amici. Le loro previsioni, dunque, sono degli avvertimenti — che nulla tolgono al libero arbitrio — piuttosto che delle predizioni propriamente dette, che implicherebbero una fatalità assoluta. La loro opinione, inoltre, è quasi sempre motivata, perché essi non vogliono che l'uomo annulli la sua ragione sotto una fede cieca e desiderano ch'egli ne consideri l'esattezza.
18. Anche l'umanità
contemporanea conta i suoi profeti. Più di uno scrittore, poeta,
letterato, storico o filosofo ha preannunciato nei suoi scritti il
cammino futuro delle cose che oggi abbiamo visto realizzarsi.
Questa attitudine spesso deriva, senza dubbio, dalla rettitudine di giudizio, che dal presente deduce le conseguenze logiche; ma spesso è anch'essa il risultato di una speciale chiaroveggenza inconscia o di una ispirazione che viene dall'esterno. Ciò che questi uomini hanno fatto da vivi, possono a maggior ragione farlo nello stato di Spiriti liberi, quando la vista spirituale non è più ottenebrata dalla materia.
Questa attitudine spesso deriva, senza dubbio, dalla rettitudine di giudizio, che dal presente deduce le conseguenze logiche; ma spesso è anch'essa il risultato di una speciale chiaroveggenza inconscia o di una ispirazione che viene dall'esterno. Ciò che questi uomini hanno fatto da vivi, possono a maggior ragione farlo nello stato di Spiriti liberi, quando la vista spirituale non è più ottenebrata dalla materia.