LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo

Allan Kardec

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La visione di Dio

31. Posto che Dio è dappertutto, perché noi non lo vediamo? Quando lasceremo la Terra lo vedremo? Queste sono le domande che quotidianamente ci poniamo.

Alla prima è facile rispondere. I nostri organi materiali hanno delle percezioni limitate, che li rendono inadatti alla visione di determinate cose, anche materiali. È così che certi fluidi sfuggono totalmente alla nostra vista e ai nostri strumenti d'analisi, e tuttavia noi non dubitiamo della loro esistenza. Noi vediamo gli effetti della peste, e non vediamo il fluido che la trasporta; noi vediamo i corpi muoversi sotto l'influenza della forza di gravità, ma non vediamo questa forza.

32. Le cose di essenza spirituale non possono essere percepite dagli organi materiali. Soltanto con la visione spirituale noi possiamo vedere gli Spiriti e le cose del mondo immateriale; solo la nostra anima può, dunque, avere la percezione di Dio. Lo vede essa, subito dopo la morte? È quello che solo le comunicazioni d'oltretomba possono insegnarci. Attraverso di esse noi sappiamo che la visione di Dio è privilegio solo delle anime più purificate, cosicché ben pochi possiedono, dopo aver lasciato il loro involucro terreno, il grado di smaterializzazione necessario. Un comune paragone lo renderà facilmente comprensibile.

33. Colui che si trovi al fondo di una valle, avvolta in una densa nebbia, non vede il sole. Tuttavia, dalla luce diffusa, egli intuisce la presenza del sole. Se s'inerpica su per la montagna, nella misura in cui egli sale, la nebbia si dirada, la luce diventa via via più viva, ma egli non vede ancora il sole. È soltanto dopo essersi completamene innalzato al di sopra della coltre brumosa, che, trovandosi in un'aria perfettamente pura, egli lo vede in tutto il suo splendore.

La medesima cosa avviene riguardo all'anima. L'involucro perispiritistico, benché invisibile e impalpabile per noi, è per l'anima una vera materia, ancora troppo grossolana per certe percezioni. Questo involucro si spiritualizza nella misura in cui l'anima si eleva in moralità. Le imperfezioni dell'anima sono come coltri di nebbia che oscurano la sua vista. Ogni imperfezione di cui essa si disfa è una macchia in meno; ma è solo dopo essersi completamente purificata ch'essa può godere pienamente delle sue facoltà.

34. Essendo Dio, l'essenza divina per eccellenza, non può essere percepito in tutto il Suo splendore che dagli Spiriti arrivati al più alto grado di smaterializzazione. Se gli Spiriti imperfetti non Lo vedono, non è che essi ne siano più lontani degli altri. Questi Spiriti, come tutti gli esseri della natura, si trovano immersi nel fluido divino, come noi lo siamo nella luce. Il fatto è che le loro imperfezioni sono come dei vapori che Lo sottraggono alla loro vista. Quando la nebbia si sarà dissipata, essi lo vedranno risplendere; per questo non avranno bisogno né di salire, né di andare a cercarLo nelle profondità dell'Infinito. Essendosi la vista spirituale sbarazzata delle bende morali che la oscuravano, essi Lo vedranno in qualunque luogo si trovino, foss'anche sulla Terra. Perché Egli è dappertutto.

35. Lo Spirito non si purifica che col passare del tempo, e le varie incarnazioni sono gli alambicchi nel cui fondo esso lascia ogni volta qualche impurità. Lasciando il suo involucro corporale esso non si libera istantaneamente delle sue imperfezioni. È per questo motivo che vi sono di quelli che, dopo la morte, non vedono Dio più di quanto non lo vedessero da vivi; ma nella misura in cui si purificano, essi ne hanno una intuizione più distinta; sebbene non lo vedano, lo comprendono meglio: la luce è meno diffusa. Pertanto, quando gli Spiriti dicono che Dio vieta loro di rispondere a una certa domanda, non significa che Dio sia loro apparso o abbia loro rivolto la parola per ordinare o vietare la tale o talaltra cosa, no di certo. Ma essi lo sentono; ricevono le emanazioni del suo pensiero, come accade a noi riguardo agli Spiriti, che ci avvolgono nel loro fluido, quantunque noi non li vediamo affatto.

36. Nessun uomo può, dunque, vedere Dio con gli occhi della carne. Se questa grazia fosse accordata a qualcuno, ciò non avverrebbe che nello stato d'estasi, allorché l'anima è tanto liberata dai legami della materia durante l'incarnazione, che ciò diviene possibile. Un tale privilegio, d'altronde, sarebbe soltanto delle anime elette, incarnate in missione e non per espiazione. Ma siccome gli Spiriti dell'ordine più elevato risplendono d'un fulgore abbagliante, può accadere che Spiriti meno elevati, incarnati o disincarnati, colpiti dallo splendore che li circonda, abbiano creduto di vedere Dio stesso. È come chi veda talvolta un ministro e lo prenda per il suo sovrano.

37. Sotto quale aspetto Dio si presenta a coloro che si sono resi degni di questo privilegio? Sotto una forma qualsiasi? Sotto l'aspetto di una figura umana o come focolaio risplendente di luce? È quello che la lingua umana è impossibilitata a descrivere, perché non esiste per noi alcun termine di paragone che ce ne possa dare un'idea; siamo come dei ciechi cui si cercherebbe invano di far comprendere lo splendore del sole. Il nostro vocabolario è limitato ai nostri bisogni e alla cerchia delle nostre idee; quello dei selvaggi non potrebbe illustrare le meraviglie della civilizzazione; quello dei popoli più civilizzati è troppo povero per descrivere lo splendore dei cieli, la nostra intelligenza troppo limitata per comprenderli, e la nostra vista, troppo debole, ne resterebbe abbagliata.