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Il Libro degli Spiriti > LIBRO QUARTO — SPERANZE E CONSOLAZIONI > Capítulo I — Pene e Gioie Terrene > Disgusto della vita. Suicidio > 951
951. Il sacrificio della propria vita non è qualche volta meritorio, se
ha lo scopo di salvare quella altrui o di essere utile ai suoi simili?
«Questo e sublime, secondo l'intenzione, poiché il sacrificio della propria vita non è un suicidio. Ma Dio si oppone a un sacrificio inutile e non può vederlo con piacere se è offuscato dall'orgoglio. Un sacrificio è meritorio solo se disinteressato, mentre a volte chi lo compie ha un secondo fine, che ne diminuisce il valore agli occhi di Dio.»
Ogni sacrificio, fatto a spese della propria stessa felicita, e un atto sovranamente meritorio agli occhi di Dio, perché si tratta della pratica della legge di carità. Pertanto, essendo la vita il bene terreno al quale l'uomo attribuisce il più alto valore, chi vi rinuncia per il bene dei suoi simili non commette affatto un reato: e un sacrificio quello che compie. Ma prima di compierlo egli deve considerare se la sua vita non possa essere più utile della sua morte.
«Questo e sublime, secondo l'intenzione, poiché il sacrificio della propria vita non è un suicidio. Ma Dio si oppone a un sacrificio inutile e non può vederlo con piacere se è offuscato dall'orgoglio. Un sacrificio è meritorio solo se disinteressato, mentre a volte chi lo compie ha un secondo fine, che ne diminuisce il valore agli occhi di Dio.»
Ogni sacrificio, fatto a spese della propria stessa felicita, e un atto sovranamente meritorio agli occhi di Dio, perché si tratta della pratica della legge di carità. Pertanto, essendo la vita il bene terreno al quale l'uomo attribuisce il più alto valore, chi vi rinuncia per il bene dei suoi simili non commette affatto un reato: e un sacrificio quello che compie. Ma prima di compierlo egli deve considerare se la sua vita non possa essere più utile della sua morte.