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Il Libro degli Spiriti > LIBRO QUARTO — SPERANZE E CONSOLAZIONI > Capítulo II - Dolori e Gioie Future > Espiazione e pentimento > 1000
1000. Possiamo, fin da questa vita, riscattare le nostre colpe?
«Sì, riparandole. Ma non crediate di poterle riscattare con qualche privazione puerile, o facendo delle donazioni dopo la morte, quando non avrete più necessita di nulla. Dio non tiene alcun conto d'un pentimento sterile, sempre facile, e che costa solo la fatica di battersi il petto. La perdita di un dito mignolo, realizzando un servizio, cancella più colpe che il supplizio del cilicio subito per anni, senz'altro scopo se non se stessi. (Vedere n. 726)
Il male si risarcisce solo col bene, e la riparazione non ha nessun
merito se non colpisce l'uomo né nel suo orgoglio né nei suoi interessi materiali.
Che gli serve, a sua discolpa, restituire dopo la morte i beni male acquisiti, quando gli diventano inutili e di cui ha approfittato?
Che gli serve la privazione di qualche piacere futile e di qualcosa di superfluo, se il torto fatto agli altri resta il medesimo?
Che gli serve, infine, umiliarsi davanti a Dio, se mantiene il suo orgoglio davanti agli uomini?» (Vedere nn. 720-721)
«Sì, riparandole. Ma non crediate di poterle riscattare con qualche privazione puerile, o facendo delle donazioni dopo la morte, quando non avrete più necessita di nulla. Dio non tiene alcun conto d'un pentimento sterile, sempre facile, e che costa solo la fatica di battersi il petto. La perdita di un dito mignolo, realizzando un servizio, cancella più colpe che il supplizio del cilicio subito per anni, senz'altro scopo se non se stessi. (Vedere n. 726)
Il male si risarcisce solo col bene, e la riparazione non ha nessun
merito se non colpisce l'uomo né nel suo orgoglio né nei suoi interessi materiali.
Che gli serve, a sua discolpa, restituire dopo la morte i beni male acquisiti, quando gli diventano inutili e di cui ha approfittato?
Che gli serve la privazione di qualche piacere futile e di qualcosa di superfluo, se il torto fatto agli altri resta il medesimo?
Che gli serve, infine, umiliarsi davanti a Dio, se mantiene il suo orgoglio davanti agli uomini?» (Vedere nn. 720-721)