Il Libro degli Spiriti

Allan Kardec

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LIBRO SECONDO — MONDO SPIRITISTA O DEGLI SPIRITI



Capitolo I — Degli Spiriti



Origine e natura degli Spiriti

76. Quale definizione si può dare degli Spiriti?

«Si può dire che gli Spiriti sono gli esseri intelligenti della creazione. Essi popolano l'universo al di fuori del mondo materiale.»

Nota - La parola Spirito viene impiegata qui per designare l'individualità degli esseri extracorporei, e non più l'elemento intelligente universale.

77. Gli Spiriti sono esseri distinti dalla Divinità? Oppure non sarebbero essi che delle emanazioni o parti della Divinità, e per questa ragione chiamati figli o creature di Dio?

«Mio Dio! Sono una Sua opera, esattamente come un uomo che fabbrichi una macchina. Questa macchina e opera di questo uomo, non lui stesso. Si sa che quando l'uomo fa una cosa bella e utile, la chiama la sua creatura. Ebbene, lo stesso è di Dio: noi siamo Sue creature, perché siamo Sua opera.»

78. Gli Spiriti hanno avuto un inizio o, come Dio, esistono dall'eternità?

«Se gli Spiriti non avessero affatto avuto un inizio, sarebbero uguali a Dio, mentre invece sono una Sua creazione e sottoposti alla Sua volontà. Dio esiste dall'eternità, questo è incontestabile. Ma per quanto riguarda il sapere quando e come ci ha creati, non sappiamo niente. Si può dire che noi non abbiamo un inizio, se si intende con ciò che Dio, essendo eterno, ci ha dovuto creare incessantemente. Ma quando e come ognuno di noi è stato creato, ripeto, nessuno lo sa. Qui sta il mistero.»

79. Poiché ci sono due elementi generali nell'universo, l'elemento intelligente e quello materiale, si può dire che gli Spiriti sono formati dall'elemento intelligente, come i corpi inerti sono formati dall'elemento materiale?

«È evidente. Gli Spiriti sono l'individualizzazione del principio intelligente, come i corpi sono l'individualizzazione del principio materiale. Sono l'epoca e il modo di questa formazione che ci sono sconosciuti.»

80. La creazione degli Spiriti è perpetua oppure ha avuto luogo solo all'inizio dei tempi?

«È perpetua, ossia Dio non ha mai cessato di creare.»

81. Gli Spiriti si formano spontaneamente oppure procedono gli uni dagli altri?

«Dio li crea, come tutte le altre creature, di Sua volontà. Ma, ancora una volta, la loro origine e un mistero.»

82. È esatto dire che gli Spiriti sono immateriali?

«Come può definirsi una cosa quando mancano i termini di comparazione e non si possiede un linguaggio sufficiente? Un cieco può forse dare la definizione della luce? Immateriale non è il termine proprio. Incorporeo sarebbe più esatto, poiché si deve ben comprendere che lo Spirito, essendo una creazione, deve pur essere qualcosa. È una materia quintessenziata — ma non ve n'e di analoga presso di voi — così eterea che sfugge del tutto alla capacita dei vostri sensi.»

Noi diciamo che gli Spiriti sono immateriali, perché la loro essenza differisce da tutto do che noi conosciamo sotto il nome di materia. Un popolo di ciechi non avrebbe affatto dei termini per esprimere la luce e i suoi effetti. Il cieco dalla nascita crede di avere tutte le percezioni attraverso l'udito, l'odorato, il gusto e il tatto; ma non comprende quelle idee che il senso di cui manca potrebbe dargli. Anche noi, riguardo all'essenza degli esseri sovrumani, siamo dei veri ciechi. Possiamo definirli solo con comparazioni sempre imperfette, o con uno sforzo dell'immaginazione.

83. Gli Spiriti hanno una fine? Si comprende che l'inizio dal quale derivano sia eterno, ma ciò che noi domandiamo è se la loro individualità abbia un termine e se, a un determinato momento più o meno lungo, l'elemento di cui essi sono formati non si disperda e non ritorni alla massa, come succede per i corpi materiali. È difficile comprendere che una cosa che ha avuto un inizio possa non finire.

«Parecchie sono le cose che voi non comprendete, perché la vostra intelligenza è limitata. Ma questa non è una ragione per rifiutarle. Il bambino non comprende tutto ciò che comprende suo padre, né l'ignorante tutto ciò che comprende il dotto. Noi vi diciamo che l'esistenza degli Spiriti non finisce affatto. È tutto ciò che possiamo dire per ora.»




Mondo normale primitivo

84. Gli Spiriti costituiscono un mondo a parte, al di fuori di quello che vediamo?

«Sì. Essi costituiscono il mondo degli Spiriti o delle intelligenze incorporee.»

85. Quale dei due, mondo spirituale e mondo corporeo, è il principale nell'ordine delle cose?

«Il mondo spirituale. Esso e preesistente e sopravvive a tutto.»

86. Il mondo corporeo potrebbe cessare di esistere, o non essere mai esistito, senza per questo alterare l'essenza del mondo spirituale?

«Sì. I due mondi sono indipendenti, eppure la loro correlazione è incessante, perché agiscono di continuo l'uno sull'altro.»

87. Gli Spiriti occupano una determinata e circoscritta regione nello spazio?

«Gli Spiriti sono ovunque. Gli spazi, infiniti, sono da loro popolati all'infinito. Ce ne sono senza fine accanto a voi, e vi osservano e agiscono su di voi a vostra insaputa, poiché gli Spiriti sono una delle forze della natura e gli strumenti di cui Dio si serve per il compimento dei suoi disegni provvidenziali. Però non tutti vanno dappertutto, perché ci sono delle regioni interdette ai meno avanzati»




Aspetto e ubiquità degli Spiriti

88. Gli Spiriti hanno un aspetto determinato, limitato e costante?

«Ai vostri occhi, no; ai nostri, sì. Lo Spirito è, se volete, una fiamma, un bagliore, o una scintilla eterea.»


88a. Questa fiamma, o scintilla, ha un qualche colore?

«Per voi varia dal cupo allo splendore del rubìno, a seconda che lo Spirito sia più o meno puro.»

Generalmente ì geni sono rappresentati con una fiamma o una stella sulla fronte. È un'allegoria che richiama la natura essenziale degli Spiriti. La sì mette sulla sommità del capo perché è lì che ha sede l'intelligenza.


89. Gli Spiriti impiegano del tempo per percorrere lo spazio?

«Sì, ma un tempo veloce come il pensiero.»


89a. Il pensiero non è forse l'anima stessa che si sposta?

«Quando il pensiero si trova da qualche parte, l'anima lo e pure, dal momento che è l'anima che pensa. Il pensiero è un suo attributo.»

90. Lo Spirito che si trasferisce da un luogo all'altro ha coscienza della distanza che percorre e degli spazi che attraversa? Oppure è immediatamente trasportato nel luogo dove vuole andare?

«L'una e l'altra cosa. Lo Spirito può benissimo, se lo vuole, rendersi conto della distanza che percorre, ma questa distanza può anche venire completamente cancellata. Ciò dipende dalla sua volontà e anche dalla sua natura più o meno purificata.»

91. La materia costituisce un ostacolo per gli Spiriti?

«No, essi penetrano dappertutto: l'aria, la terra, l'acqua e persino il fuoco sono loro accessibili.»


92. Gli Spiriti hanno il dono dell'ubiquità? In altre parole: lo Spirito stesso può dividersi, o trovarsi in diversi punti contemporaneamente?

«Non può esserci divisione di uno stesso Spirito; ma ogni Spirito è un centro che si irradia in diverse direzioni, ed e per questo che sembra trovarsi in vari luoghi nello stesso tempo. Si veda il sole. È uno solo e tuttavia si irradia tutt'intorno e dirige i suoi raggi molto lontano. Malgrado do non si divide.»


92a. Tutti gli Spiriti si irradiano con la stessa intensità?

«Ci mancherebbe! Ciò dipende dal loro grado di purezza.»

Ogni Spirito è una unita indivisibile, ma ognuno di essi può estendere il suo pensiero in varie parti senza peraltro dividersi. È solamente in questo senso che si deve intendere il dono dell'ubiquità attribuita agli Spiriti; come una luce che proietti lontano il suo chiarore e può così essere percepita da tutti i punti dell'orizzonte; o, ancora, come un individuo che, senza spostarsi e senza dividersi, può trasmettere ordini, segnali e movimento in diversi punti.




Perispirito

93. Lo Spirito, propriamente detto, è scoperto oppure e, come alcuni pretendono, avvolto da una qualche sostanza?

«Lo Spirito è circondato da una sostanza vaporosa per voi, ma ancora molto grossolana per noi; abbastanza vaporosa, comunque, da permettergli di elevarsi nell'atmosfera e trasferirsi dove vuole.»

Come il seme di un frutto è circondato dal perisperma, così lo Spirito propriamente detto è rivestito di un involucro che, per analogia, si può chiamare perispirito.

94. Dove lo Spirito attinge il suo involucro semi materiale?

«Nel fluido universale di ogni globo. È per questo che non è il medesimo in tutti i mondi. Passando da un mondo all'altro lo Spirito cambia involucro, come voi cambiate abito.»


94a. Pertanto quando gli Spiriti, che abitano dei mondi superiori, vengono tra noi, si rivestono di un perispirito più grossolano?

«Si devono rivestire della vostra materia; l'abbiamo già detto.»

95. L'involucro semi materiale dello Spirito assume determinate forme e può essere percepibile?

«Sì. Ha una forma secondo il gradimento dello Spirito. Ed è così che vi appare qualche volta, sia nei sogni, sia in stato di veglia, e può assumere un aspetto visibile e persino tangibile.»




Differenti ordini di Spiriti

96. Gli Spiriti sono uguali, o tra di loro esiste una qualche gerarchia?

«Ce ne sono di differenti ordini, secondo il grado di perfezione al quale sono pervenuti.»

97. Ce un numero determinato di ordini o di gradi di perfezione tra gli Spiriti?

«Il numero e illimitato perché non c’è tra questi ordini una linea di demarcazione tracciata come confine, cosicché si possono moltiplicare o ridurre le divisioni a volontà. Comunque, se si considerano i caratteri generali, le divisioni si possono ridurre a tre principali.

Al primo posto si possono mettere gli Spiriti che hanno raggiunto la perfezione: sono gli Spiriti puri. Quelli del secondo ordine sono arrivati a metà della scala: il desiderio del bene e la loro preoccupazione. Quelli dell'ultimo grado si trovano ancora alla base della scala: sono gli Spiriti imperfetti, caratterizzati dall'ignoranza, dal desiderio del male e da tutte le cattive passioni che ritardano il loro avanzamento.»

98. Gli Spiriti del secondo ordine hanno solo il desiderio del bene o hanno anche il potere di praticarlo?

«Essi hanno questo potere secondo il grado di perfezione raggiunto: alcuni hanno la scienza, altri la saggezza e la bontà, ma tutti hanno ancora delle prove da affrontare.»

99. Gli Spiriti del terzo ordine sono tutti essenzialmente cattivi?

«No, alcuni non fanno né del bene né del male, altri invece si compiacciono del male e provano piacere quando hanno l'occasione di farlo. E poi ci sono ancora degli Spiriti leggeri, o folletti, più arruffoni che cattivi, i quali indulgono più alla malizia che alla cattiveria e provano piacere nel mistificare e causare piccole contrarietà di cui si fanno beffe.»




Scala spiritista

100. Osservazioni preliminari. - La classificazione degli Spiriti è basata sul grado del loro avanzamento, sulle qualità che hanno acquisito e sulle imperfezioni di cui ancora devono liberarsi. Questa classificazione, del resto, non ha niente di assoluto. Ogni categoria presenta un carattere netto solo nel suo complesso, ma da un grado all'altro il passaggio e insensibile, poiché sul confine la sfumatura va annullandosi come nei regni della natura, come nei colori dell'arcobaleno, oppure ancora come nei differenti periodi della vita dell'uomo. Si può così formare un numero più o meno grande di classi, a seconda del punto di vista dal quale si considera la questione. Succede qui come in tutti i sistemi di classificazioni scientifiche. Questi sistemi possono essere più o meno completi, più o meno razionali, più o meno accessibili all'intelligenza, ma comunque siano non cambiano in niente la sostanza della scienza. È possibile dunque che gli Spiriti interrogati su questo punto abbiano variato il numero delle categorie, senza per questo dar luogo a conseguenze. C’è chi si è armato di questa apparente contraddizione, senza riflettere che gli Spiriti non danno nessuna importanza a ciò che è puramente convenzionale. Per loro il pensiero e tutto e lasciano a noi la forma, la scelta dei termini, le classificazioni, in una parola, i sistemi.

Aggiungiamo ancora questa considerazione, che non si deve perdere mai di vista: fra gli Spiriti, esattamente come fra gli uomini, ce ne sono di molto ignoranti, e non si stara mai abbastanza in guardia dalla propensione a credere che tutti gli Spiriti debbano sapere tutto perché sono degli Spiriti. Qualsiasi classificazione esige metodo, analisi e conoscenza approfondita dell'argomento. Pertanto, nel mondo degli Spiriti, quelli che hanno delle conoscenze limitate sono, come sulla Terra gli ignoranti, incapaci di abbracciare un insieme e di formulare un sistema, non conoscono o non comprendono che imperfettamente una qualsiasi classificazione. Per costoro, tutti gli Spiriti superiori a loro sono di prim'ordine, senza che essi siano in grado di valutare le sfumature del sapere, della capacita e della moralità che li distinguono, come da noi l'uomo rozzo nei riguardi dell'uomo colto. Anche quelli che sono capaci di farlo possono variare nei particolari secondo il loro punto di vista, soprattutto quando una suddivisione non ha niente di assoluto. Linneo, Jussieu e Tournefort hanno elaborato ognuno un loro metodo, ma la botanica non è per questo cambiata. Il fatto è che essi non hanno inventato né le piante né le loro caratteristiche: essi ne hanno osservato le analogie in base alle quali hanno poi stabilito i gruppi e le classi. È così che noi abbiamo proceduto: non abbiamo inventato né gli Spiriti né le loro caratteristiche. Abbiamo visto e osservato, li abbiamo giudicati in base alle loro parole e ai loro atti, e poi classificati per analogie basandoci sui dati che essi stessi ci hanno fornito.

Gli Spiriti ammettono generalmente tre categorie principali o tre grandi suddivisioni. Nell'ultima, quella che si trova alla base della scala, ci sono gli Spiriti imperfetti, caratterizzati dalla predominanza della materia sullo spirito e la propensione al male. Quelli della seconda categoria sono caratterizzati dalla predominanza dello spirito sulla materia e dal desiderio del bene: questi sono i buoni Spiriti. Infine la prima comprende gli Spiriti puri, quelli che hanno raggiunto il grado supremo della perfezione.

Questa suddivisione ci sembra essere perfettamente razionale e presentare dei caratteri ben definiti. Non ci resta che far emergere, attraverso un numero sufficiente di suddivisioni, le sfumature principali dell'insieme. È ciò che abbiamo fatto con l'aiuto degli Spiriti, i quali non ci hanno mai fatto mancare le loro benevole istruzioni.

Con l'aiuto di questo schema sarà facile determinare la categoria e il grado di superiorità o di inferiorità degli Spiriti con i quali possiamo entrare in contatto e, di conseguenza, il grado di fiducia e di stima che loro spetta. È questa, in un certo senso, la chiave della scienza spiritista, che pero può solo orientarci sulle discrepanze che le comunicazioni presentano, chiarendoci le disuguaglianze intellettuali e morali degli Spiriti. Facciamo osservare, tuttavia, che gli Spiriti non appartengono sempre esclusivamente alla tale o tal altra classe. Avvenendo il loro progresso solo per gradi e, sovente, più in un senso che in un altro, essi possono riunire i caratteri di più categorie, cosa che è facile valutare dal loro linguaggio e dai loro atti.



Terzo ordine - Spiriti imperfetti

101. Caratteri generali - Predominanza della materia sullo spirito. Propensione al male. Ignoranza, orgoglio, egoismo, e tutte le cattive passioni che ne conseguono.

Hanno l'intuizione di Dio, ma non lo comprendono.

Non tutti sono essenzialmente cattivi. In alcuni c’è più leggerezza, incoerenza e malizia che vera cattiveria. Altri non fanno né del male né del bene, ma, per il fatto stesso che non fanno del tutto il bene, denotano la loro inferiorità. Altri ancora, invece, si compiacciono del male e sono contenti quando hanno l'occasione per farlo. Possono associare l'intelligenza alla cattiveria o alla malizia; ma qualunque sia il loro sviluppo intellettuale, le loro idee sono poco elevate e i loro sentimenti più o meno ignobili.

Le loro conoscenze sulle cose del mondo spiritista sono limitate, e il poco che sanno si confonde con le idee e i preconcetti della vita materiale. Ci possono dare solo delle nozioni false e incomplete; ma l'osservatore attento trova sovente nelle loro comunicazioni, anche se imperfette, la conferma delle grandi verità insegnate dagli Spiriti superiori.

Il loro carattere si rivela con il loro stesso linguaggio. Ogni Spirito che, nelle sue comunicazioni, tradisca un cattivo pensiero, può essere assegnato al terzo ordine. Di conseguenza qualsiasi cattivo pensiero che ci viene suggerito ci viene da uno Spirito di questo ordine. Essi vedono la felicita dei buoni, e questo e per loro un tormento incessante perché provano tutte le afflizioni che l'invidia e la gelosia possono originare.

Conservano il ricordo e la percezione delle sofferenze della vita fisica, e questa impressione è sovente più dolorosa della realtà. Soffrono dunque veramente, sia dei mali che essi hanno sopportato sia di quelli che hanno fatto sopportare agli altri. E, poiché soffrono da lungo tempo, credono di dover soffrire per sempre. Dio, per punirli, vuole che essi lo credano.

Gli Spiriti appartenenti al terzo ordine si possono dividere in cinque classi principali.

102. Decima classe. SPIRITI IMPURI - Sono inclini al male e ne fanno l'oggetto delle loro preoccupazioni. Come Spiriti danno dei consigli infidi, insinuano la discordia e la diffidenza, e assumono tutte le maschere per meglio ingannare. Si attaccano a persone dal carattere abbastanza debole da cedere alle loro suggestioni, per spingerli alla perdizione, contenti di poter ritardare il loro avanzamento facendoli soccombere nelle prove che subiscono.

Nelle manifestazioni si riconoscono dal loro linguaggio. La trivialità e la rozzezza delle espressioni, presso gli Spiriti come presso gli uomini, è sempre indice di inferiorità morale, se non intellettuale. Le loro comunicazioni rivelano la bassezza delle loro inclinazioni e, se cercano di trarre in inganno parlando in modo sensato, non possono sostenere a lungo il ruolo e finiscono sempre col tradire la loro origine.

Certi popoli ne hanno fatto delle Divinità malefiche, altri li designano sotto il nome di demoni, geni cattivi, Spiriti del male.

Gli esseri viventi che essi animano, quando sono incarnati, sono inclini a tutti i vizi che le passioni vili e degradanti generano: la sensualità, la crudeltà, l'impostura, l'ipocrisia, la cupidigia, l'avarizia sordida. Fanno del male per il piacere di farlo, il più delle volte senza motivo e, in odio al bene, scelgono quasi sempre le loro vittime tra i buoni. Essi sono dei flagelli per l'umanità, a qualsiasi rango della società appartengano, e la patina della civilizzazione non li mette al riparo dall'obbrobrio e dall'ignominia.

103. Nona classe. SPIRITI LEGGERI - Sono ignoranti, maligni, incoerenti e beffardi. Si intromettono in tutto, rispondono a qualsiasi domanda senza preoccuparsi della verità. Si compiacciono nel provocare dei piccoli dispiaceri e delle piccole gioie, nel molestare, nell'indurre malignamente in errore con mistificazioni e intrighi. A questa classe appartengono gli Spiriti comunemente designati sotto il nome di folletti, spiritelli, gnomi, elfi. Sono alle dipendenze degli Spiriti superiori che li impiegano sovente come noi facciamo con la servitù.

Nelle comunicazioni con gli uomini, il loro linguaggio è a volte spiritoso e faceto, ma quasi sempre superficiale. Colgono i difetti e il ridicolo che poi esprimono con battute mordenti e satiriche. Se prendono a prestito dei nomi falsi, è sovente più per malizia che per cattiveria.

104. Ottava classe. SPIRITI PSEUOSADPIENTI - Le loro conoscenze sono abbastanza ampie, ma credono di sapere più di quanto in realtà non sappiano. Avendo compiuto qualche progresso sotto diversi punti di vista, il loro linguaggio ha uno stile serio che può trarre in inganno circa le loro capacita e conoscenze. Ma nella maggior parte dei casi si tratta solo del riflesso dei preconcetti e delle idee sistematiche che conservano della vita terrena. E un miscuglio di alcune verità insieme agli errori più assurdi, in mezzo ai quali si fanno strada la presunzione, l'orgoglio, la gelosia e la cocciutaggine di cui non hanno saputo liberarsi.

105. Classe settima. SPIRITI NEUTRI - Non sono abbastanza buoni per praticare il bene, né abbastanza cattivi per fare del male. Tendono sia in un senso che nell'altro e non si elevano al di sopra della comune condizione dell'umanità, tanto per quanto riguarda la morale che l'intelligenza. Tengono alle cose di questo mondo, di cui rimpiangono le grossolane soddisfazioni.

106. Classe sesta. SPIRITI BATTITORI E PERTURBATORI - Questi Spiriti, propriamente parlando, non formano affatto una classe distinta quanto a qualità personali: possono appartenere a tutte le classi del terzo ordine. Manifestano sovente la loro presenza con degli effetti sensibili e psichici, quali i colpi, il movimento e lo spostamento anomalo di corpi solidi, l'agitazione dell'aria ecc. Sembrerebbero, più di altri, ancora attaccati alla materia. Sembra che siano essi gli agenti principali delle perturbazioni degli elementi del globo, sia che agiscano sull'aria, sull'acqua, sul fuoco, sui corpi solidi o nelle viscere della Terra. Si sa che questi fenomeni, quando hanno un carattere intenzionale e intelligente, non sono affatto dovuti a una causa fortuita e fisica. Tutti gli Spiriti possono produrre questi fenomeni, ma gli Spiriti elevati li lasciano generalmente come attribuzioni degli Spiriti subalterni, più idonei a cose materiali che a cose intelligenti. Quando giudicano che manifestazioni di questo genere possano essere utili, si servono degli Spiriti di questa classe come ausiliari.




Secondo ordine - Buoni Spiriti

107. Caratteri generali - Predominanza dello Spirito sulla materia e desiderio del bene. Le loro qualità e il loro potere per fare il bene sono in ragione del grado al quale sono pervenuti: alcuni hanno la scienza, altri la saggezza e la bontà. I più avanzati, alle qualità morali, uniscono il sapere. Non essendo ancora completamente smaterializzati, conservano più o meno, secondo il loro rango, le tracce dell'esistenza fisica, sia nello stile del linguaggio, sia nelle loro abitudini, in cui si possono persino ritrovare alcune delle loro manie. Altrimenti sarebbero degli Spiriti perfetti.

Essi hanno cognizione di Dio e dell'infinito e godono già della felicita dei buoni. Sono felici del bene che fanno e del male che impediscono. L'amore che li unisce è per loro fonte di una felicita ineffabile che non viene alterata né dall'invidia né dal rimorso né da alcune delle cattive passioni che costituiscono il tormento degli Spiriti imperfetti. Ma tutti hanno ancora delle prove da subire, finché non abbiano raggiunto la perfezione assoluta.

Come Spiriti, suscitano buoni pensieri, distolgono gli uomini dalla via del male, proteggono nella vita coloro che se ne rendono degni e neutralizzano l'influenza degli Spiriti imperfetti in coloro che non si compiacciono di subirla.

Coloro nei quali essi si sono incarnati sono buoni e benevoli verso i loro simili: non sono mossi né dall'orgoglio né dall'egoismo né dall'ambizione. Non provano ne odio né rancore né invidia né gelosia e fanno il bene perii bene.

A questo ordine appartengono gli Spiriti designati nelle credenze popolari sotto i nomi di buoni geni, geni protettori, Spiriti del bene. Ai tempi della superstizione e dell'ignoranza se ne fecero delle divinità benevole.

Si possono dividere in quattro gruppi principali.

108. Classe quinta. SPIRITI BENEVOLI - La loro qualità dominante e la bontà. A loro piace rendersi utili agli uomini e proteggerli, ma il loro sapere è limitato e il loro progresso si è realizzato più in senso morale che in senso intellettuale.

109. Classe quarta. SPIRITI SAPIENTI - Ciò che li distingue particolarmente e la vastità delle loro conoscenze. Si preoccupano meno delle questioni morali che delle questioni scientifiche per le quali hanno una maggiore attitudine. Ma considerano la scienza solo dal punto di vista utilitaristico e senza mescolarvi nessuna delle passioni proprie degli Spiriti imperfetti.

110. Classe terza. SPIRITI SAGGI - Le qualità morali dell'ordine più elevato costituiscono il loro carattere distintivo. Senza avere conoscenze illimitate, sono dotati di una capacita intellettuale che consente loro una sana capacita di giudizio sugli uomini e sulle cose.

111. Classe seconda. SPIRITI SUPERIORI - Riuniscono in sé la scienza, la sapienza e la bontà. Il loro linguaggio emana solo benevolenza ed e costantemente dignitoso, elevato, sovente sublime. la loro superiorità li rende atti, più degli altri, a darci le nozioni più giuste sulle cose del mondo incorporeo nei limiti di ciò che è concesso all'uomo sapere. Si mettono volentieri in contatto con coloro che cercano la verità in buona fede, e la cui anima e abbastanza libera dai legami terreni per comprenderla. Ma si allontanano da coloro che sono animati dalla sola curiosità o che l'influenza della materia distoglie dalla pratica del bene.

Quando, eccezionalmente, si incarnano sulla Terra, e per compiervi una missione di progresso e ci offrono allora quel modello della perfezione alla quale l'umanità può sulla Terra aspirare.




Primo ordine - Spiriti puri

112. Caratteri generali - Nessuna influenza della materia. Superiorità intellettuale e morale assoluta rispetto agli Spiriti degli altri ordini.

113. Classe prima. Classe unica - Hanno superato tutti i gradi della scala e si sono spogliati di tutte le impurità della materia. Avendo essi raggiunto il più alto grado di perfezione di cui è capace una creatura, non devono più essere sottoposti né a prove né a espiazioni. Non essendo più soggetti alla reincarnazione in corpi deperibili, e loro la vita eterna, che trascorrono nel seno di Dio.

Godono di una felicita inalterabile, perché non sono soggetti né alle necessita né alle vicissitudini della vita materiale. Ma questa felicita non è assolutamente quella di un ozio monotono trascorso in una contemplazione perpetua. Essi sono i messaggeri e i ministri di Dio, di cui eseguono gli ordini per mantenere l'armonia universale. Comandano tutti gli Spiriti a loro inferiori, li aiutano a perfezionarsi e assegnano loro la missione che a loro spetta. Assistere gli uomini nelle difficolta, esortarli al bene o all'espiazione degli errori, che li allontanano dalla felicita suprema, è per questi Spiriti una dolce occupazione. Li si designa a volte con il nome di angeli, arcangeli o serafini.

Gli uomini possono entrare in comunicazione con loro, ma molto presuntuoso sarebbe colui che pretendesse di averli costantemente ai suoi ordini.





Progressione degli Spiriti

114. Gli Spiriti sono buoni o cattivi per natura, oppure sono essi stessi che si migliorano?

«Sono gli stessi Spiriti che si migliorano e, migliorando, passano da un ordine inferiore a uno superiore.»


115. Fra gli Spiriti, alcuni sono stati creati buoni e altri cattivi?

«Dio ha creato tutti gli Spiriti semplici e ignoranti, ossia senza conoscenza. Ha dato a ognuno di loro una missione, allo scopo di illuminarli e di farli arrivare progressivamente alla perfezione attraverso la conoscenza della verità, e per avvicinarli a Lui. Per loro la felicita eterna e pura sta in questa perfezione. Gli Spiriti acquisiscono le conoscenze passando attraverso le prove che Dio loro impone. Alcuni accettano queste prove con sottomissione e arrivano più prontamente alla meta loro destinata; altri le supportano solo lamentandosi e pertanto restano, per colpa loro, lontani dalla perfezione e dalla felicita promessa.»


115a. Da ciò sembrerebbe che gli Spiriti siano alla loro origine come dei bambini, ignoranti e senza esperienza, ma che acquistino a poco a poco le conoscenze di cui mancano, percorrendo le differenti fasi della vita.

«Sì, il paragone è valido. Il bambino ribelle resta ignorante e imperfetto, traendo maggiore o minore profitto a seconda della sua docilità. Però la vita dell'uomo ha un termine, mentre quella degli Spiriti si prolunga all'infinito.»

116. Ci sono degli Spiriti che resteranno per sempre nelle classi inferiori?

«No, tutti diventeranno perfetti. Essi cambiano, ma ci vuole molto tempo. Infatti, come abbiamo già detto, un padre giusto e misericordioso non può bandire eternamente i suoi figli. Vorreste dunque che Dio così grande, così buono, così giusto, fosse peggio di quanto non siate voi stessi?»

117. Dipende dagli Spiriti affrettare i loro progressi verso la perfezione?

«Certamente. Essi vi arrivano più o meno rapidamente a seconda del loro desiderio e della loro sottomissione alla volontà di Dio. Un bambino docile non si istruisce forse più in fretta di un bambino neghittoso?»

118. Gli Spiriti possono regredire?

«No. Man mano che avanzano, comprendono ciò che ancora li separa dalla perfezione. Quando lo Spirito ha terminato una prova, possiede la conoscenza e non la dimentica più. Può restare in una situazione di stasi, ma non retrocede.»

119. Non poteva Dio esonerare gli Spiriti dalle prove che devono subire per arrivare al primo livello?

«Se gli Spiriti fossero stati creati perfetti non avrebbero meriti per gioire dei benefici di questa perfezione. Dove starebbe il merito senza la lotta? D'altra parte la disuguaglianza esistente fra loro è necessaria alla loro personalità. E, infine, la missione che compiono a questi differenti livelli è nei disegni della Provvidenza per l'armonia dell'universo.»

Poiché nella vita sociale tutti gli uomini possono arrivare ai più alti incarichi, tanto varrebbe domandarsi perché il sovrano di un Paese non fa di ciascuno dei suoi soldati un generale; perché tutti gli impiegati subalterni non sono degli impiegati superiori; perché tutti gli studenti non sono dei professori. Pertanto c’è una differenza fra la vita sociale e quella spirituale: la prima è limitata e non sempre permette di superare a tutti i livelli, mentre la seconda e indefinita e lascia a ognuno la possibilità di elevarsi al grado supremo.

120. Tutti gli Spiriti passano per la trafila del male per arrivare al bene?

«Non per la trafila del male, ma per quella dell'ignoranza.»

121. Perché certi Spiriti hanno seguito la via del bene e altri quella del male?

«Non hanno essi il libero arbitrio? Dio non ha affatto creato degli Spiriti cattivi. Ha creato Spiriti semplici e ignoranti, ossia con attitudine tanto al bene quanto al male. Quelli che sono cattivi lo diventano per loro volontà.»

122. Come possono gli Spiriti, alla loro origine, quando non hanno ancora coscienza di sé stessi, avere la libertà di scelta fra il bene e il male? Ce in essi un principio, una qualsiasi tendenza che li porta in una direzione piuttosto che in un'altra?

«Il libero arbitrio si sviluppa nella misura in cui lo Spirito acquisisce coscienza di sé stesso. Non ci sarebbe più libertà se la scelta fosse sollecitata da una causa indipendente dalla volontà dello Spirito. La causa non è in lui, bensì fuori di lui, nelle influenze alle quali cede in virtù della sua libera volontà. È la grande allegoria della caduta dell'uomo e del peccato originale: c’è chi ha ceduto alla tentazione e chi vi ha resistito.»


122a. Da dove vengono le influenze che si esercitano sullo Spirito?

«Dagli Spiriti imperfetti, che cercano di impossessarsi di lui per dominarlo e sono felici di vederlo fallire. È questo che si è voluto simbolizzare con la figura di Satana.»


122b. Questa influenza si esercita sullo Spirito, soltanto alla sua origine?

«Essa lo segue nella sua vita di Spirito finché non abbia raggiunto un controllo tale su di sé, che gli Spiriti malvagi rinunciano ad assediarlo.»

123. Perché Dio ha permesso che gli Spiriti potessero seguire la via del male?

«Come osate chiedere conto a Dio dei Suoi atti? Pensate di poter penetrare nei Suoi disegni? Tuttavia voi potete chiarirvi questo: la saggezza di Dio sta nella libertà, che Egli lascia a ognuno, di scegliere, affinché ognuno acquisisca i meriti secondo il suo operato.»

124. Poiché ci sono degli Spiriti che, fin dall'inizio, seguono la via del bene assoluto, e altri quella del male assoluto, ci saranno certamente dei livelli intermedi fra questi due estremi.

«Sì, senza dubbio, ed e quiche si trova la grande maggioranza degli Spiriti.»

125. Gli Spiriti che hanno seguito la via del male potranno arrivare allo stesso livello di superiorità degli altri?

«Sì, ma le eternità per loro saranno più lunghe.

Con la parola eternità si deve intendere l'idea che hanno gli Spiriti inferiori della perpetuità delle loro sofferenze, poiché non è dato loro vederne la fine, e questa idea si rinnova a ogni prova a cui essi devono soccombere.

126. Gli Spiriti, arrivati al grado supremo, dopo essere passati attraverso il male, hanno meno meriti degli altri agli occhi di Dio?

«Dio contempla quelli che hanno smarrito la strada con gli stessi occhi e li ama tutti con lo stesso cuore. Essi sono detti cattivi perché hanno ceduto, ma all'inizio non erano che dei semplici Spiriti.»

127. Gli Spiriti sono creati tutti uguali quanto a facoltà intellettuali?

«Sono creati tutti uguali ma, non sapendo essi da dove vengono, e necessario che il libero arbitrio faccia il suo corso Essi progrediscono, più o meno rapidamente, in intelligenza come in moralità.»

Gli Spiriti, che seguono sin dall'inizio la via del bene, non sono per questo Spiriti perfetti. Se non hanno delle tendenze cattive, devono comunque acquisire l'esperienza e le conoscenze necessarie per raggiungere la perfezione. Possiamo paragonarli a dei bambini che, qualunque sia la bontà dei loro istinti naturali, hanno bisogno di svilupparsi, di imparare, e dall'infanzia non arrivano all'età matura senza transizione. Come presso di noi ci sono uomini che sono buoni e altri che sono cattivi, fin dalla loro infanzia, così ci sono degli Spiriti buoni o cattivi fin dall'inizio. Con questa differenza fondamentale: il bambino ha degli istinti completamente formati, mentre lo Spirito, all'inizio della sua formazione, non è più cattivo che buono. Ha tutte le tendenze e prende l'una o l'altra direzione in base al suo libero arbitrio.




Angeli e demoni

128. Gli esseri che noi chiamiamo angeli, arcangeli e serafini formano una categoria particolare, di natura diversa dagli altri Spiriti?

«No, sono gli Spiriti puri, quelli che si trovano sul grado più alto della scala e riuniscono tutte le perfezioni.»

La parola angelo richiama generalmente l'idea della perfezione morale; ciononostante viene sovente applicata a tutti gli esseri buoni e cattivi che sono al di fuori dell'umanità. Si dice: l'angelo buono e l'angelo cattivo, l'angelo della luce e l'angelo delle tenebre. In questo caso e sinonimo di Spirito o di genio. Noi la usiamo qui nell'accezione di buono.

129. Gli angeli hanno superato tutti i gradi della scala evolutiva?

«Hanno superato tutti i livelli ma, come abbiamo già detto, alcuni hanno accettato la loro missione senza lamentarsi e sono arrivati più rapidamente alla perfezione, altri hanno impiegato un tempo più o meno lungo per arrivarci.»

130. Se l'opinione che ammette degli esseri creati perfetti c superiori a tutte le altre creature è erronea, come accade che tale convincimento si trova nella tradizione di quasi tutti i popoli?

«Sappiate che il vostro mondo non è assolutamente eterno, e che molto tempo prima che esistesse, degli Spiriti avevano già raggiunto il grado supremo dell'evoluzione. Per questo, allora, gli uomini hanno potuto credere di essere stati sempre perfetti.»

131. Ci sono dei demoni nel senso stretto del termine?

«Se ci fossero dei demoni sarebbero opera di Dio, e sarebbe forse Dio giusto e buono avendo fatto degli esseri eternamente votati al male e infelici? Se ci sono dei demoni, e nel vostro mondo inferiore o in altri simili al vostro ch'essi risiedono. Sono quegli uomini ipocriti che fanno, di un Dio giusto, un Dio malvagio e vendicativo, e che credono di essere a Lui graditi per le cose abominevoli che commettono in Suo nome.»

La parola demonio implica l'idea di cattivi Spiriti solo nella sua accezione moderna. Infatti la parola greca daimon, da cui deriva, significa genio, intelligenza, e s'impiegava anticamente per designare esseri incorporei, buoni o cattivi senza distinzione.

I demoni, secondo l'accezione corrente del termine, si suppone siano degli esseri essenzialmente maligni per natura. Essi sarebbero, come tutte le cose, creazione di Dio. Ora, Dio che è sovranamente giusto e buono non può aver creato degli esseri predestinati al male, per loro stessa natura, e condannati per l'eternità. Se poi non fossero opera di Dio, esisterebbero da e per tutta l'eternità come Lui, ossia ci sarebbero molti poteri sovrani.

La prima condizione di ogni dottrina è quella di essere logica. Ora, quella dei demoni, in senso assoluto, pecca di questa base essenziale. Che nella credenza di popoli arretrati — i quali, non conoscendo gli attributi di Dio, ammettevano delle Divinità malefiche — si ammettessero anche i demoni, questo è comprensibile. Ma, per chiunque faccia della bontà di Dio un attributo per eccellenza, e illogico e incoerente supporre che Egli abbia potuto creare degli esseri votati al male e destinati a praticarlo eternamente, perché questo sarebbe negare la Sua bontà. I sostenitori dei demoni si appoggiano sulle parole di Cristo. E non saremo certamente noi a contestare qui l'autorevolezza del Suo insegnamento, che vorremmo pero vedere nei cuori più che sulle bocche degli uomini. Ma i sostenitori di questa idea sono ben certi del senso che allora si attribuiva alla parola demonio? Non sappiamo forse già che la forma allegorica è uno dei modi distintivi del Suo linguaggio? Tutto ciò che il Vangelo racchiude deve forse essere preso alla lettera? Valga come prova solo questo passo:

«Subito dopo questi giorni di afflizione, il Sole si oscurerà, e la Luna non dara più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo, e le forze del cielo saranno scosse. In verità vi dico che questa generazione non passerà senza che tutte queste cose si siano compiute.»

Non abbiamo forse visto la forma del testo biblico contraddetta dalla scienza per ciò che riguarda la creazione e il moto della Terra? Non può essere lo stesso di certe allegorie impiegate dal Cristo, il quale doveva parlare secondo i costumi dei tempi e dei luoghi? Il Cristo non ha potuto dire scientemente una cosa falsa. Se dunque in queste parole ci sono delle cose che sembrano impressionare la ragione, è perché noi non le comprendiamo o le interpretiamo male.

Gli uomini hanno pensato riguardo ai demoni ciò che hanno pensato riguardo agli angeli. Come hanno creduto a degli esseri perfetti eterni, per analogia hanno preso gli Spiriti inferiori per degli esseri perpetuamente cattivi. La parola demonio deve dunque intendersi propria degli Spiriti impuri, che sovente non valgono più di quelli designati con il nome di demoni. Con la differenza, pero, che il loro stato e solo transitorio. Sono Spiriti imperfetti, i quali si lamentano delle prove che subiscono e che, per questo, le subiscono più a lungo, ma anche per essi arriverà il loro turno quando ne avranno la volontà. Si potrebbe dunque accettare il termine demonio con questa limitazione, ma, poiché oggi lo si intende in senso esclusivo, esso potrebbe indurre in errore facendo credere all'esistenza di esseri particolari, creati perii male.

Riguardo a Satana, è evidentemente la personificazione del male sotto una forma allegorica, poiché non si potrebbe ammettere un essere malvagio che lottasse da potenza a potenza con la Divinità, e la cui sola preoccupazione fosse quella di opporsi ai Suoi disegni. Siccome per l'uomo ci vogliono delle allegorie e delle immagini per colpirne l'immaginazione, egli stesso ha raffigurato gli esseri incorporei sotto una forma materiale, con attributi che richiamino le qualità o i difetti umani. È così che gli antichi, volendo personificare il Tempo, lo hanno dipinto con l'aspetto di un vecchio con una falce e una clessidra. Una figura di giovane uomo sarebbe stato un controsenso. Lo stesso è delle allegorie della fortuna, della verità ecc. Attualmente gli angeli, o puri Spiriti, vengono rappresentati attraverso una immagine radiosa, con delle ali bianche, emblema della purezza. Satana con corna, artigli e gli attributi della bestialità, emblema delle basse passioni. L'uomo comune, che prende le cose alla lettera, ha visto in questi emblemi un individuo reale, come già aveva visto Saturno nell'allegoria del Tempo.





Capitolo II — Incarnazione Degli Spiriti



Scopo dell'incarnazione

132. Qual è lo scopo dell'incarnazione degli Spiriti?

«Dio la impone loro con lo scopo di farli giungere alla perfezione. Per alcuni è un'espiazione, per altri una missione. Ma, per arrivare a questa perfezione, essi devono subire tutte le vicissitudini dell'esistenza fisica: questa è l'espiazione. L'incarnazione ha anche un altro scopo, quello di mettere lo Spirito in grado di compiere la sua parte nell'opera della creazione. Ed è per compierla ch'egli, in ogni mondo, prende un corpo in armonia con la materia essenziale di questo mondo: per eseguirvi, da questo punto di vista, gli ordini di Dio, in modo tale che, concorrendo all'opera generale, lui stesso avanzi.»

L'azione degli esseri corporei e necessaria al cammino dell'universo. Ma Dio, nella Sua saggezza, ha voluto che, in questa stessa azione, essi trovassero un mezzo per progredire e avvicinarsi a Lui. È così che, attraverso una mirabile legge della Sua provvidenza, tutto si concatena, tutto e compartecipe nella natura.

133. Gli Spiriti che, fin dall'inizio, hanno seguito il cammino del bene, hanno necessità dell'incarnazione?

«Tutti gli Spiriti sono creati semplici e ignoranti e si istruiscono con le lotte e le tribolazioni della vita fisica. Dio, che è giusto, non poteva crearne felici alcuni, senza pene e senza fatiche, e per conseguenza, senza merito.»


133a. Ma allora agli Spiriti che cosa serve aver seguito la via del bene, se ciò non li esonera dalle pene della vita fisica?

«Arrivano più rapidamente alla meta destinata. Inoltre le pene della vita sono sovente la conseguenza dell'imperfezione dello Spirito: minori sono le imperfezioni e minori sono i tormenti. Chi non è né invidioso né geloso né avaro né ambizioso non avrà i tormenti generati da questi difetti.»




Dell'anima

134. Che cose l'anima?

«Uno Spirito incarnato.»


134a. Che cos’era l'anima prima di unirsi al corpo?

«Uno Spirito.»


134b. Le anime e gli Spiriti sono dunque la stessa identica cosa?

«Sì, le anime non sono altro che gli Spiriti. Prima di unirsi al corpo l'anima è uno degli esseri intelligenti che popolano il mondo invisibile e che rivestono temporaneamente un involucro carnale per purificarsi e per istruirsi.»

135. Ce altro nell'uomo oltre l’anima e il corpo?

«C'è il legame che unisce l'anima al corpo.»


135a. Qual è la natura di questo legame?

«Semi materiale, ossia una via di mezzo fra lo Spirito e il corpo. Ed è necessario che lo sia affinché possano comunicare l'uno con l'altro. È per mezzo di questo legame che lo Spirito agisce sulla materia, e viceversa.»

L'uomo è così formato di tre parti essenziali:

1º - Il corpo o essere materiale, analogo a quello degli animali e animato dallo stesso principio vitale.

2º - L'anima, Spirito incarnato di cui il corpo è la dimora.

3º - Il principio intermedio o perispirito, sostanza semi materiale che serve da primo involucro allo Spirito e unisce l'anima e il corpo. Così come nei frutti sono il seme, il perisperma e il guscio.

136. L'anima è indipendente dal principio vitale?

«Il corpo non è che l'involucro, lo ripetiamo continuamente.»


136a. Può il corpo esistere senza l'anima?

«Sì. Tuttavia, nel momento in cui il corpo cessa di vivere, l'anima lo lascia. Prima della nascita, non c’è ancora una unione definitiva fra l'anima e il corpo, mentre dopo che questa unione è stata stabilita, la morte del corpo rompe i legami che lo uniscono all'anima, e l'anima lo lascia. La vita organica può animare un corpo senz'anima, ma l'anima non può abitare un corpo privato della vita organica.»


136b. Che sarebbe il nostro corpo se non avesse l'anima?

«Un ammasso di carne senza intelligenza, tutto quello che si vuole, eccetto che un uomo.»

137. Lo stesso Spirito può incarnarsi allo stesso tempo in due corpi diversi?

«No. Lo Spirito e indivisibile e non può animare simultaneamente due esseri differenti» (Vedere, ne Il libro dei medium, il capitolo "Bicorporeità e trasfigurazione").

138. Che cosa pensare dell'opinione di coloro che considerano l’anima come il principio della vita materiale?

«È una questione di termini. Non ci interessa. Cominciate con l'intendervi fra di voi.»

139. Certi Spiriti, e prima di loro certi filosofi, hanno definito l'anima “una scintilla animica emanata dal grande Tutto”. Perché questa contraddizione?

«Non c’è contraddizione; ciò dipende dall'accezione delle parole. Perché non avete una parola per ogni cosa?»

La parola anima viene impiegata per esprimere cose molto differenti. Alcuni chiamano così il principio della vita, e in questa accezione e esatto dire, in senso figurato, che l'anima è una scintilla animica emanata dal grande Tutto. Queste ultime parole descrivono la sorgente universale del principio vitale di cui ogni essere assorbe una porzione, e che ritorna alla massa dopo la morte. Questa idea non esclude assolutamente quella di un essere morale distinto, indipendente dalla materia, e che conserva la sua individualità. È questo essere che viene anche chiamato anima, ed è in questa accezione che si può dire che l'anima e uno Spirito incarnato. Dando dell'anima definizioni differenti, gli Spiriti hanno parlato secondo l'impiego che essi facevano del termine e secondo le idee terrene di cui erano più o meno imbevuti. Ciò attiene alle carenze del linguaggio umano, che non ha ancora un termine per ogni idea, e da qui l'origine di un'infinita di malintesi e di discussioni. Ecco perché gli Spiriti superiori ci dicono di intenderci prima sulle parole.[7]

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[7] Vedere, nell'introduzione al paragrafo II, la spiegazione sul termine anima.

140. Che cosa pensare della teoria dell'anima suddivisa in tante parti quanti sono i muscoli, presiedendo così a ognuna delle funzioni del corpo?

«Questo dipende ancora dal senso che si attribuisce alla parolaanima. Se essa viene intesa come fluido vitale, si ha ragione; se viene intesa come Spirito incarnato, si ha torto. L'abbiamo già detto, lo Spirito e indivisibile, trasmette il movimento agli organi attraverso il fluido intermediario senza per questo dividersi.»


140a. Ciononostante ci sono degli Spiriti che hanno dato questa definizione.

«Gli Spiriti ignoranti possono scambiare l'effetto per la causa.»

L'anima agisce tramite gli organi, e gli organi sono animati dal fluido vitale che si distribuisce in loro e più copiosamente in quelli che sono i centri o fonti del movimento. Ma questa spiegazione non si addice all'anima considerata come Spirito, che abita il corpo durante la vita e lo lascia alla morte.

141. C’è qualcosa di vero nell'opinione di coloro che pensano che l'anima sia all'esterno e circondi il corpo?

«L'anima non è affatto racchiusa nel corpo come l'uccello nella sua gabbia. Essa s'irradia e si manifesta all'esterno come la luce attraverso un globo di vetro, o come il suono intorno a un centro sonoro. È così che si può dire che è esterna, ma essa non è affatto per questo l'involucro del corpo. L'anima ha due involucri: l'uno sottile e leggero, che è il primo, quello da voi chiamato il perispirito. L'altro grossolano, materiale e pesante che è il corpo. L'anima è il centro di tutti e due questi involucri, come lo è il seme nel nocciolo. Noi l'abbiamo già detto.

142. Che dire di quest'altra teoria secondo la quale l'anima, nel bambino, si completa a ogni periodo della vita?

«Lo Spirito e uno solo. È completo nei bambini come negli adulti. Sono gli organi, o strumenti, delle manifestazioni dell'anima che si sviluppano e si completano. Ancora una volta è stato scambiato l'effetto per la causa.»

143. Perché gli Spiriti non definiscono l'anima tutti allo stesso modo?

«Gli Spiriti non sono tutti ugualmente illuminati su queste materie. Ci sono Spiriti le cui conoscenze sono ancora limitate e non comprendono le cose astratte. Succede come da voi con i bambini. Ci sono anche degli Spiriti pseudo sapienti che fanno sfoggio di parole per imporsi: è di nuovo come succede fra voi. E poi gli Spiriti illuminati possono essi stessi esprimersi con termini differenti, che hanno sostanzialmente lo stesso significato, soprattutto quando si tratta di cose che il vostro linguaggio è nell'impossibilità di rendere chiaramente. Si deve perciò ricorrere a figure allegoriche e a paragoni che voi prendete per reali.»


144. Che cosa si deve intendere per anima del mondo?

«È il principio universale della vita e dell'intelligenza, da dove nascono le individualità. Ma coloro che si servono di queste parole sovente non le comprendono loro stessi. La parola anima e così duttile che ognuno l'interpreta secondo la sua immaginazione. Alcune volte e stata attribuita perfino alla Terra, dovendosi con ciò intendere l'insieme degli Spiriti devoti che guidano le vostre azioni sulla buona strada, quando voi li ascoltate, e che sono in qualche modo i delegati di Dio presso il vostro globo.»

145. Come si spiega che tanti filosofi antichi e moderni hanno discusso così a lungo sulla scienza psicologica senza essere arrivati alla verità?

«Questi uomini sono stati i precursori della Dottrina Spiritista eterna. Hanno preparato il cammino. In quanto uomini, hanno potuto sbagliarsi, perché hanno preso le loro idee per la luce. Mai loro stessi errori servono a fare emergere la verità mostrando i pro e i contro. D'altra parte fra questi errori si trovano delle grandi verità, che uno studio comparato vi farà comprendere.»

146. L'anima ha una sede determinata e circoscritta nel colpo?

«No. Ma si trova soprattutto nella testa nei grandi genie in tutti quelli che pensano molto; nel cuore in coloro che hanno sentimenti molto elevati e le cui azioni sono tutte rivolte al bene dell'umanità.»

146a. Che cosa pensare dell'opinione di coloro che collocano l’anima in un centro vitale?

«Come dire che lo Spirito abita questa parte del vostro organismo, piuttosto che un'altra, in quanto e quiche confluiscono tutte le sensazioni. Quelli che collocano l'anima in quello che considerano come il centro della vitalità la confondono con il fluido o principio vitale. Tuttavia si può dire che la sede dell'anima si trova più specificamente negli organi che servono alle manifestazioni intellettuali e morali.»




Materialismo

147. Perché gli anatomisti, i fisiologi e, in generale, tutti quelli che studiano a fondo le scienze naturali sono così frequentemente portati al materialismo?

«Il fisiologo riconduce tutto a ciò che vede. Orgoglio degli uomini, che credono di sapere tutto e che non ammettono che qualcosa possa oltrepassare le loro conoscenze! È il loro stesso sapere che li rende presuntuosi: pensano che la natura non possa loro nascondere nulla.»

148. Non è increscioso che il materialismo sia una conseguenza di studi che dovrebbero, invece, mostrare all'uomo la superiorità dell'intelligenza che governa il mondo? Si deve allora concludere che tali studi sono dannosi?

«Non è esatto dire che il materialismo è una conseguenza di questi studi. È l'uomo che ne trae errate conseguenze perché può abusare di tutto, persino delle cose migliori. Il nulla, d'altra parte, li spaventa più di quanto diano a vedere, e i cosiddetti spiriti forti sono sovente più pavidi che coraggiosi. La maggior parte di essi è materialista perché non ha niente con cui colmare questo vuoto. Di fronte a questo baratro, che si apre davanti a loro, gettate loro un'ancora ed essi vi si aggrapperanno immediatamente.»

Per un'aberrazione dell'intelligenza, ci sono persone che non vedono negli esseri organici che l'azione della materia alla quale attribuiscono tutti i nostri atti. Essi non hanno visto nel corpo umano se non la macchina elettrica; non hanno studiato il meccanismo della vita se non nel gioco degli organi. Molte volte hanno visto quel corpo spegnersi per la rottura di un filo e non hanno visto niente altro che questo filo. Hanno cercato se restava qualcosa, e, per il fatto d'aver trovato solo la materia inerte, non hanno visto l'anima fuggire e non hanno potuto afferrarla, concludendo così che tutto risiedeva nelle proprietà della materia e che, di conseguenza, dopo la morte c’è solo l'annichilimento del pensiero. Triste conseguenza se così fosse, perché allora il bene e il male sarebbero senza scopo. L'uomo sarebbe portato a pensare solo a sé stesso e a mettere al di sopra di tutto le soddisfazioni dei suoi piaceri materiali. I legami sociali verrebbero spezzati e gli affetti più sacrosanti dissolti per sempre. Fortunatamente queste idee sono lontane dall'essere generali; si può persino dire che sono limitatissime e costituiscono solo delle opinioni individuali, poiché da nessuna parte si sono organizzate in dottrina. Una società fondata su queste basi porterebbe in sé il germe della sua dissoluzione, e i suoi membri si dilanierebbero reciprocamente come animali feroci.

L'uomo ha per istinto l'idea che per lui non tutto finisce con la vita. Ha orrore del nulla e ha un bell'irrigidirsi contro l'idea del futuro: quando viene il momento supremo, pochi sono quelli che non si domandino che cosa sarà di loro, perché l'idea di lasciare la vita senza la prospettiva di un ritorno ha qualcosa di penoso. Chi potrebbe, in effetti, guardare con indifferenza una separazione assoluta, eterna, da tutto ciò che ha amato? Chi potrebbe vedere senza orrore aprirsi davanti a sé il baratro immenso del nulla in cui verrebbero inghiottite per sempre tutte le sue facoltà, tutte le sue speranze, e dire a sé stesso: Cosa? Dopo di me il nulla, null'altro che il vuoto. Tutto e finito senza ritorno. Pochi giorni ancora e il mio ricordo sarà cancellato dalla memoria di coloro che sopravvivono a me. Presto non rimarrà nessuna traccia del mio passaggio sulla Terra. Lo stesso bene che ho fatto sarà dimenticato dagli ingrati che ho beneficiato. Niente per compensare tutto ciò, nessun'altra prospettiva se non quella del mio corpo roso dai vermi!

Questo quadro non ha qualcosa di orrendo, di glaciale? La religione ci insegna che non può essere così, e la ragione ce lo conferma. Ma questa esistenza futura, vaga e indefinita, non ha niente che potrebbe soddisfare la nostra propensione per il positivo. È questo che in molti genera il dubbio. Noi abbiamo un'anima, e sia, ma che cos'e questa nostra anima? Ha una forma, una qualsiasi apparenza? È un essere limitato o indefinito? Alcuni dicono che è un soffio divino, altri ancora una scintilla, altri una parte del grande Tutto, il principio della vita e dell'intelligenza. Ma che cosa ci insegna tutto ciò? Che cosa può importarci l'avere un'anima se dopo di noi essa si confonde nell'immensità come le gocce d'acqua nell'oceano? La perdita della nostra individuala non è forse per noi come il nulla? Si dice anche che l'anima e immateriale. Ma una cosa immateriale non potrebbe avere delle proporzioni definite; per noi perciò equivale al nulla. La religione ci insegna anche che noi saremo felici o infelici secondo il bene o il male che avremo fatto, Ma qual e questa felicita che ci attende nel seno di Dio? È una beatitudine, una contemplazione eterna, senza altro compito se non quello di cantare le lodi del Creatore? Le fiamme dell'inferno sono una realtà o una figura allegorica? La stessa Chiesa le intende in quest'ultima accezione; ma quali sono queste pene? Dov’è questo luogo del supplizio? In una parola, che cosa si fa, che cosa si vede in questo mondo che ci attende tutti? Si dice che nessuno sia ritornato per dircelo. È un errore. E missione dello Spiritismo è precisamente quella di illuminarci su questo futuro, di farcelo, fino a un certo punto, percepire con il tatto e con la vista, non più con il ragionamento, ma con i fatti Grazie alle comunicazioni spiritiste, non è più una presunzione, o una probabilità sulla quale ognuno ricama a modo suo, che i poeti abbelliscono con le loro fantasie, o disseminano di immagini allegoriche che ci ingannano. È la realtà che ci appare, perché ci sono gli esseri stessi dell'oltretomba che vengono a descriverci la loro situazione, a dirci che cosa fanno, che ci permettono di assistere, per così dire, a tutte le peripezie della loro nuova vita e, in questo modo, ci mostrano la sorte inevitabile che ci è riservata secondo i nostri meriti o demeriti. C’è forse in questo qualcosa di antireligioso? Al contrario, anzi. Perché gli increduli vi trovano la fede e gli indecisi un rinnovamento del fervore e della fede. Lo Spiritismo è dunque il più potente supporto della religione. Poiché ciò è quello che Dio permette, e lo permette per rianimare le nostre speranze vacillanti e per ricondurci sulla via del bene mediante la prospettiva del futuro.





Capitolo III — Ritorno Della Vita Fisica Alla Vita Spirituale



L'anima dopo la morte

149. Che cosa diventa l'anima al momento della morte?

«Ritorna Spirito, ossia rientra nel mondo degli Spiriti che aveva lasciato temporaneamente.»

150. L'anima, dopo la morte, conserva la sua individualità?

«Sì, non la perde mai. Che cosa sarebbe se non la conservasse?»

150a. Come può d'anima constatare la sua individualità, dal momento che non ha più il suo corpo materiale?

«Essa ha ancora un fluido — che le e proprio e che attinge nell'atmosfera del suo pianeta — che rappresenta l'aspetto della sua ultima incarnazione: il suo perispirito.»


150b. L'anima non porta niente con sé di questa Terra?

«Nient'altro che il ricordo e il desiderio di andare in un mondo migliore. Questo ricordo è pieno di dolcezza o di amarezza, a seconda dell'impiego che ha fatto della vita. Più essa è stata pura, tanto più l'anima comprende la futilità di quello che ha lasciato sulla Terra»

151. Che cosa pensare dell'opinione secondo la quale, dopo la morte, l'anima rientra nel tutto universale?

«Forse che l'insieme degli Spiriti non forma un tutto? Non è forse tutto un mondo? Quando ci si trova in un'assemblea, si è parte integrante di questa assemblea e tuttavia si conserva la propria individualità.»

152. Quale prova possiamo avere dell'individualità dell'anima dopo la morte?

«Non avete questa prova attraverso le comunicazioni che ricevete? Se non siete ciechi, vedrete; se non siete sordi, udrete, perché assai sovente una voce vi parla e vi rivela l'esistenza di un essere al di fuori di voi.»

Quelli che pensano che, alla morte, l'anima rientri nel tutto universale sono in errore, se intendono per questo che, simile a una goccia d'acqua la quale cada nell'oceano, essa vi perda la sua individualità. Questi sono invece nel vero se intendono il tutto universale come l'insieme degli esseri incorporei di cui ogni anima o Spirito è un elemento. Se le anime fossero confuse nella massa, non avrebbero che le qualità dell'insieme e niente le distinguerebbe le une dalle altre. Esse non avrebbero né intelligenza né qualità proprie, mentre in tutte le comunicazioni gli Spiriti dimostrano di avere coscienza dell'io e una volontà propria. La diversità infinita che le anime presentano sotto ogni aspetto è la conseguenza stessa delle individualità. Se ci fosse dopo la morte solo quello che si chiama il grande Tutto — che assorbe tutte le individualità — questo Tutto sarebbe uniforme e, di conseguenza, tutte le comunicazioni che si ricevono dal mondo invisibile sarebbero identiche. Poiché vi si incontrano degli esseri buoni e altri cattivi, dei sapienti e degli ignoranti, dei felici e degli infelici; e poiché ce ne sono di tutti i caratteri, tristi e allegri, leggeri e profondi ecc., e evidente che si tratta di esseri distinti.

L'individualità diventa ancora più evidente quando questi esseri danno prova della loro identità con segni incontestabili, con dettagli personali relativi alla loro vita terrena, che si possono comprovare. Né la loro identità può essere messa in dubbio quando si manifesta sotto gli occhi di tutti nelle loro apparizioni. L'individualità dell'anima ci è stata insegnata in teoria, come articolo di fede. Lo Spiritismo la rende evidente e, in qualche modo, concreta.


153. In quale senso deve intendersi la vita eterna?

«È la vita dello Spirito che è eterna, quella del corpo e transitoria e passeggera. Quando il corpo muore, l'anima ritorna alla vita eterna.»

153a. Non sarebbe più esatto chiamare vita eterna quella degli Spiriti puri, ossia di quelli che, avendo raggiunto il grado di perfezione, non hanno più prove da subire?

“Si tratta piuttosto della felicita eterna. Ma questa è, ancora una volta, una questione di termini. Chiamate le cose come volete, a condizione che vi intendiate.»




Separazione dell'anima e del corpo

154. La separazione dell'anima e del corpo è dolorosa?

«No. Il corpo soffre sovente di più durante la vita che al momento della morte, l'anima assolutamente no. Le sofferenze che a volte si provano al momento della morte sono una gioia per lo Spirito che vede arrivare la fine del suo esilio.»

Nella morte naturale, quella che arriva per l'esaurimento dell'organismo a causa dell'età, l'uomo lascia la vita senza accorgersene: e come un lume che si spegne per mancanza di alimentazione.



155. Come avviene la separazione dell'anima e del corpo?

«Essendosi spezzati i legami che la trattenevano, essa si libera.»

155a. La separazione avviene istantaneamente e con una brusca transizione? Ce una linea di demarcazione nettamente tracciata fra la vita e la morte?

«No, l'anima si libera gradualmente e non fugge via come un uccello in gabbia improvvisamente reso alla libertà. Questi due stadi si toccano e si confondono, in modo che lo Spirito si libera a poco a poco dai suoi legami: essi si sciolgono ma non si spezzano.»

Nel corso della vita lo Spirito si lega al corpo mediante il suo involucro semi materiale, o perispirito. La morte è la distruzione del solo corpo e non dì questo secondo involucro, che si separa dal corpo quando in esso cessa la vita organica. L'osservazione dimostra che al momento della morte l'affrancamento del perispirito non è subito completo. Avviene solo gradualmente e con una lentezza molto variabile, a seconda degli individui. In alcuni e assai rapido e si può dire che il momento della morte e anche quello della liberazione, a qualche ora di distanza. Ma in altri, soprattutto in coloro la cui vita e stata tutta materiale e sensuale, la liberazione è molto meno rapida e a volte dura dei giorni, delle settimane e persino dei mesi, cosa che non implica la minima vitalità del corpo né la possibilità di un ritorno alla vita, ma una semplice affinità fra il corpo e lo Spirito, affinità che è sempre in ragione della preponderanza che, durante la vita, lo Spirito ha dato alla materia. È ragionevole concepire, infatti, che più lo Spirito si è identificato con la materia, più fatica a separarsene. Invece, l'attività intellettuale e morale e l'elevatezza del pensiero operano l'inizio dell'affrancamento anche durante la vita fisica e, quando arriva la morte, la liberazione e quasi istantanea. Tale è il risultato degli studi fatti su tutti gli individui osservati al momento della morte. Queste osservazioni provano inoltre che l'affinità, che in certi individui persiste fra anima e corpo, è qualche volta molto dolorosa, perché lo Spirito può provare orrore per la decomposizione. Questo caso è eccezionale e specifico di un certo genere di vitae di un certo genere di morte. Esso si verifica in alcuni suicidi.



156. La separazione definitiva dell'anima e del corpo può avvenire prima della cessazione completa della vita organica?

«Durante l'agonia, l'anima qualche volta ha già lasciato il corpo, il quale non ha altro che la vita organica. L'individuo non ha più coscienza di sé stesso, e comunque gli resta ancora un soffio di vita. Il corpo è una macchina che il cuore fa funzionare; esiste finché il cuore fa circolare il sangue nelle vene e non ha bisogno dell'anima per questo.»

157. Al momento della morte, l'anima qualche volta ha un'aspirazione o un’estasi che le faccia intravedere il mondo in cui sta per entrare?

«Sovente l'anima sente sciogliersi i legami che la tengono attaccata al corpo. Allora essa fa ogni sforzo per romperli completamente. Già in parte liberata dalla materia, l'anima vede il futuro scorrere davanti a lei e gioisce in anticipo dello stato di Spirito.»

158. L'esempio del bruco che dapprima striscia per terra, poi si chiude nel bozzolo, diventa crisalide sotto una morte apparente, per rinascere con un’esistenza brillante, può offrirci un'idea della vita terrena, poi del sepolcro, e infine della nostra nuova esistenza?

«Un'idea in piccolo. L'allegoria è valida, ma dovreste prenderla alla lettera, come sovente vi succede.»

159. Quale sensazione prova l'anima nel momento in cui si riconosce nel mondo degli Spiriti?

«Dipende. Se si fa il male con l'intenzione di farlo, si prova in un primo momento tutta la vergogna per averlo fatto. Per il giusto e ben differente: l'anima e come alleggerita da un grande peso perché non teme alcuno sguardo indagatore.»


160. Lo Spirito ritrova immediatamente coloro che ha conosciuto sulla Terra e che sono morti prima di lui?

«Sì, secondo l'affetto che egli aveva per loro e quello che essi avevano per lui. Sovente vengono a riceverlo al suo rientro nel mondo degli Spiriti e lo aiutano a liberarsi dai legami della materia. Ritrova anche molti che aveva perduto di vista durante la sua permanenza sulla Terra. Vede quelli che sono erranti, quelli che sono incarnati, e va a trovarli.»

161. Nelle morti violente e accidentali, quando l'organismo non è ancora stato debilitato dall'età o dalle malattie, la separazione dell'anima e la cessazione della vita avvengono simultaneamente?

«Generalmente e così, ma in tutti i casi l'istante che li divide e molto breve.»

162. Dopo la decapitazione, per esempio, l'uomo conserva ancora per qualche istante coscienza di sé stesso?

«Molte volte la conserva per qualche minuto, finché la vita organica non sia completamente estinta. Ma sovente l'apprensione della morte gli fa perdere questa coscienza prima dell'istante del supplizio.»

Si tratta qui solo della coscienza che il suppliziato può avere di sé stesso, come uomo e tramite gli organi, e non come Spirito. Se non ha perduto questa coscienza prima del supplizio, può allora conservarla per alcuni istanti, che sono pero di brevissima durata. Essa cessa necessariamente con la vita organica del cervello, la qual cosa non implica, per questo, che il perispirito sia completamente liberato dal corpo. Anzi, in tutti i casi di morte violenta — quando la morte non è causata dall'estinzione graduale delle forze vitali — i legami che uniscono il corpo al perispirito sono più tenaci e la liberazione completa è più lenta.




Turbamento spiritista

163. L'anima, lasciando il corpo, ha Coscienza immediata di sé stessa?

«Coscienza immediata non è il termine esatto. Essa si trova per qualche tempo in uno stato di turbamento.»

164. Tutti gli Spiriti provano, allo stesso modo e per la stessa durata, il turbamento che segue la separazione dell'anima e del colpo?

«No, ciò dipende dal grado di elevatezza. Chi è già purificato si riconosce quasi immediatamente perché si è già liberato della materia durante la vita fisica, mentre l'uomo carnale, quello la cui coscienza non è pura, conserva ben più a lungo la sensazione di questa materia.»

165. La conoscenza dello Spiritismo esercita un'influenza sulla durata, più o meno prolungata, del turbamento?

«Un'influenza molto grande, poiché lo Spirito comprende già in anticipo la sua situazione. Però la pratica del bene e la coscienza pura esercitano l'influenza maggiore.»

Al momento della morte, tutto all'inizio e confuso. All'anima necessita un po' di tempo per riconoscersi. Essa e come stordita, è nello stato di chi esca da un sonno profondo e cerchi di rendersi conto della situazione. La lucidità delle idee e la memoria del passato gli ritornano nella misura in cui si cancella l'influenza della materia, di cui si va liberando e in cui si dissipa quella specie di nebbia che oscura il suo pensiero.

La durata del turbamento che segue la morte è molto varia. Può essere di qualche ora, come di molti mesi e persino di molti anni. È molto meno prolungata per coloro che si sono identificati, nella loro vita, con il loro stato futuro, perché comprendono immediatamente la loro situazione.

Questi turbamenti presentano delle circostanze peculiari secondo il carattere degli individui e soprattutto secondo il tipo di morte. Nelle morti violente, per suicidio, supplizio, incidente, apoplessia, ferimenti ecc., lo Spirito è sorpreso, spaventato. Non crede di essere morto e sostiene ciò con accanimento. Comunque, vede il suo corpo, sa che quel corpo è il suo e non comprende perché ne sia separato. Va dalle persone che ama, parla loro e non comprende perché non lo ascoltino. Questa illusione dura fino alla completa liberazione del perispirito. Solo allora lo Spirito si riconosce come tale e comprende che non fa più parte dei vivi.

Questo fenomeno si spiega facilmente. Preso alla sprovvista dalla morte, lo Spirito si sente stordito perii brusco cambiamento che si è verificato su di lui. Per lui la morte e ancora sinonimo di distruzione, di annientamento. Ma poiché è in grado di pensare, vedere, intendere, ha insomma tutti i suoi sensi, non si considera morto. Ciò che aumenta la sua illusione e il fatto di vedersi in un corpo simile per aspetto al precedente, ma di cui non ha ancora avuto il tempo di studiare la natura eterea. Lo giudica solido e compatto come il primo e, quando la sua attenzione viene richiamata su questo particolare, si stupisce di non poterlo toccare.

Questo fenomeno e analogo a quello dei sonnambuli novizi, i quali non credono di dormire. Per essi il sonno e sinonimo di sospensione delle facoltà. Pertanto, siccome pensano liberamente e vedono, secondo loro non dormono. Certi Spiriti presentano questa particolarità sebbene la morte non sia arrivata per loro inattesa. Però il fenomeno e ancora più diffuso in quelli che, sebbene malati, non pensano di morire. Si vede allora il singolare spettacolo di uno Spirito che assiste al proprio funerale come a quello di un estraneo, parlandone come di una cosa che non lo riguardi, fino al momento in cui comprende la verità.

Il turbamento che segue la morte non ha niente di doloroso per l'uomo dabbene: egli è calmo e in tutto simile a uno che si svegli tranquillo. Invece, per colui la cui coscienza non è pura, la morte e piena di ansietà e di angosce che aumentano man mano ch'egli acquista coscienza di sé.

Nei casi di morte collettiva, e stato osservato che tutti quelli che periscono nello stesso momento non sempre si rivedono immediatamente. Nel turbamento che segue la morte, ognuno va per proprio conto o si preoccupa solo di coloro che gli interessano.





Capitolo IV — Pluralità Delle Esistenze



Della reincarnazione

166. In che modo un'anima che non abbia raggiunto la perfezione, durante la vita fisica, può completare la sua purificazione?

«Subendo la prova di una nuova esistenza.»


166a. Come l'anima realizza questa nuova esistenza? Attraverso la sua trasformazione come Spirito?

«L'anima, purificandosi, subisce senza dubbio una trasformazione, ma per questo e necessaria la prova della vita fisica.»


166b. L'anima ha dunque numerose esistenze fisiche?

«Sì. Tutti noi abbiamo moltissime esperienze. Quelli che dicono il contrario vogliono tenervi nell'ignoranza in cui essi stessi si trovano. È il loro desiderio.»


166c. Sembra risultare da questo principio che l'anima, dopo aver lasciato il colpo, ne prenda un altro, ossia che si reincarni in un nuovo corpo. È così che si deve intendere?

«È evidente.»

167. Qual è lo scopo della reincarnazione?

«Espiazione e miglioramento progressivo dell'umanità. Senza ciò, dove sarebbe la giustiziar

168. Il numero delle esistenze fisiche è limitato, oppure lo Spirito si reincarna perpetuamente?

«A ogni nuova esistenza, lo Spirito fa un passo avanti sulla via del progresso. Quando si è spogliato di tutte le sue impurità, non ha più alcuna necessita delle prove della vita fisica.»

169. Il numero delle incarnazioni è lo stesso per tutti gli Spiriti?

«No, chi avanza rapidamente si risparmia delle prove. Tuttavia le incarnazioni successive sono sempre numerosissime, perché il progresso è pressoché infinito.»

170. Che cosa diventa lo Spirito dopo la sua ultima incarnazione?

«Uno Spirito beato. Un puro Spirito.»




Giustizia della reincarnazione

171. Su che cosa si fonda il dogma della reincarnazione?

«Sulla giustizia di Dio e sulla rivelazione, perché — lo ripeteremo di continuo — un buon padre lascia sempre ai suoi figli una porta aperta al pentimento. La ragione non vi dice forse che sarebbe ingiusto privare per sempre della felicita eterna tutti quelli il cui miglioramento non è dipeso da loro stessi? Gli uomini non sono forse tutti figli di Dio? È solo fra gli uomini egoisti che si trovano l'iniquità, l'odio implacabile e i castighi senza remissione.»

Tutti gli Spiriti tendono alla perfezione, e Dio fornisce loro i mezzi per raggiungerla attraverso le prove della vita materiale. Ma, nella Sua giustizia, permette loro di compiere nelle nuove esistenze ciò che essi non hanno potuto fare o terminare in una precedente prova.

Non sarebbe né secondo l'equità né secondo la bontà di Dio, condannare per sempre quelli che hanno potuto incontrare degli ostacoli al loro miglioramento, al di là della loro volontà e dell'ambiente in cui sono venuti a trovarsi. Se la sorte dell'uomo fosse irrevocabilmente fissata dopo la morte, Dio non avrebbe pesato le azioni di tutti sulla stessa bilancia né li avrebbe trattati con imparzialità.

La dottrina della reincarnazione, ossia quella che consiste nell'ammettere per l'uomo molte esistenze consecutive, e la sola che risponda all'idea che noi ci facciamo della giustizia di Dio, riguardo agli uomini che si trovano in una condizione morale inferiore, la sola che possa spiegarci il futuro e rafforzare le nostre speranze, perché essa ci offre il mezzo per riscattare i nostri errori con delle nuove prove. La ragione ce lo indica e gli Spiriti ce lo insegnano.

L'uomo che ha coscienza della sua inferiorità attinge nella dottrina della reincarnazione una speranza consolatrice. Se crede nella giustizia divina, non può sperare di essere a un tratto, e per l'eternità, uguale a coloro che hanno agito meglio di lui. Tuttavia il pensiero che questa inferiorità non lo priverà per sempre del bene supremo e che egli potrà conquistarlo con nuovi sforzi, lo sostiene e rianima il suo coraggio. Qual è quello che, al termine della sua carriera, non rimpiange di aver acquisito troppo tardi un'esperienza di cui non può più approfittare? Questa esperienza tardiva non è assolutamente persa. Egli la metterà a profitto in una nuova vita.




Incarnazione nei diversi mondi

172. Le nostre differenti esistenze fisiche si compiono tutte sulla Terra?

«Non tutte, bensì nei diversi mondi. Quella di questa Terra non è né la prima né l'ultima, ed è una delle più materiali e delle più lontane dalla perfezione.»

173. L'anima, a ogni nuova esistenza fisica, passa da un mondo all'altro, oppure può compierne molte sullo stesso globo?

«Essa può rivivere molte volte sullo stesso globo, se non è abbastanza avanzata per passare a un mondo superiore.»


173a. Così noi possiamo riapparire molte volte sulla Terra?

«Certamente.»


173b. Possiamo noi ritornarci dopo essere vissuti in altri mondi?

«Sicuramente. Voi potete essere vissuti in altri mondi e sulla Terra»

174. È una necessità vivere di nuovo sulla Terra?

«No, ma se non avanzate, potete andare in un altro mondo che non è migliore e che può essere persino peggiore.»

175. Ci sono dei vantaggi nel tornare a vivere sulla Terra?

«Nessun vantaggio particolare, a meno che non ci si trovi in missione. Allora si avanza qui come altrove.»


175a. Non saremmo più felici se restassimo Spiriti?

«No, no! Vorrebbe dire rimanere stazionari, mentre ciò che si vuole e avanzare verso Dio.»

176. Gli Spiriti, dopo essere stati incarnati in altri mondi, possono esserlo in questo senza esserci mai stati prima?

«Sì, come voi negli altri. Tutti i mondi sono solidali: ciò che non si compie in uno si compie in un altro.»


176a. Perciò ci sono degli uomini che si trovano sulla Terra per la prima volta?

«Ce ne sono molti e a diversi livelli.»


176b. Si può riconoscere, da un segnale qualsiasi, uno Spirito che sia alla sua prima apparizione sulla Terra?

«Ciò non sarebbe di alcuna utilità.»

177. Per arrivare alla perfezione e alla beatitudine suprema, che sono lo scopo finale di tutti gli uomini, lo Spirito deve passare attraverso la successione di tutti i mondi che esistono nell'universo?

«No, perché ci sono molti mondi che sono allo stesso livello della scala evolutiva e dove lo Spirito non imparerebbe niente di nuovo.»


177a. Come spiegare allora la pluralità delle sue esistenze su uno stesso globo?

«Lo Spirito può trovarsi ogni volta in situazioni molto differenti, che sono per lui altrettante occasioni per acquisire esperienza.»

178. Gli Spiriti possono rivivere fisicamente in un mondo relativamente inferiore a quello dove sono già vissuti?

«Sì, quando devono compiere una missione per contribuire al progresso. Allora essi accettano con gioia le tribolazioni di questa esistenza, perché esse offrono loro un mezzo per avanzare.»


178a. Questo non potrebbe forse succedere anche per espiazione? Dio non potrebbe mandare degli Spiriti ribelli in mondi inferiori?

«Gli Spiriti possono restare stazionari, ma non regrediscono, e allora la loro punizione è quella di non avanzare e di dover ricominciare le esistenze impiegate male, nell'ambiente che più conviene alla loro natura.»


178b. Chi sono quelli che devono ricominciare la stessa esistenza?

«Quelli che falliscono nella loro missione o nelle loro prove.»

179. Gli esseri che abitano nei vari mondi sono arrivati tutti allo stesso grado di perfezione?

«No, e come sulla Terra: ce ne sono di più o meno avanzati.»

180. Passando da questo mondo a un altro, lo Spirito conserva l'intelligenza che aveva su questa Terra?

«Senza dubbio, l'intelligenza non si perde, ma egli può non avere gli stessi mezzi per manifestarsi. Questo dipende dal grado della sua superiorità e dalle condizioni del corpo che prenderà.» (Vedere Influenza Dell'organismo, dal n.367 al n.370).

181. Gli esseri che abitano i diversi mondi hanno un corpo simile al nostro?

«Senza dubbio essi hanno un corpo, perché e pur necessario che lo Spirito sia rivestito di materia per poter agire sulla materia. Però questo involucro e più o meno materiale a seconda del grado di purezza a cui sono arrivati gli Spiriti, ed è questo che fa la differenza dei mondi che noi dobbiamo percorrere. Infatti ci sono molte dimore nella casa del Padre nostro e pertanto molti livelli. Alcuni lo sanno e ne hanno coscienza su questa Terra, altri non hanno assolutamente questa coscienza.»

182. Possiamo conoscere esattamente lo stato fisico e morale dei diversi mondi?

«Noi, Spiriti, non possiamo rispondere che seguendo il livello di avanzamento nel quale vi trovate. Ossia noi non dobbiamo rivelare queste cose a tutti, perché non tutti sono nella condizione di comprenderle, e questo li turberebbe

Man mano che lo Spirito si purifica, di pari grado il corpo che lo riveste si avvicina alla natura spirituale. La materia e meno densa, essa non si trascina più penosamente al suolo, le necessita fisiche diventano meno grossolane e gli esseri viventi non devono più distruggersi reciprocamente per nutrirsi. Lo Spirito e più libero e ha, per le cose lontane, delle percezioni che a noi sono sconosciute: vede con gli occhi fisici ciò che noi vediamo solo con il pensiero.

La purificazione degli Spiriti produce negli esseri nei quali essi sono incarnati il perfezionamento morale. Le passioni brute si affievoliscono, e l'egoismo lascia il posto al sentimento fraterno. È per questa ragione che, nei mondi superiori alla Terra, le guerre sono sconosciute, e l'odio e le discordie non hanno ragion d'essere, perché nessuno pensa di fare torto al suo simile. La percezione che hanno del loro futuro, la sicurezza che da loro una coscienza esente da rimorsi, fanno sì che la morte non causi loro alcuna apprensione. Essi la vedono arrivare senza timore e come una semplice trasformazione.

La durata della vita, nei diversi mondi, sembra essere commisurata al grado di superiorità fisica e morale di questi mondi, e ciò e perfettamente logico. Meno il corpo è materiale, meno e soggetto alle vicissitudini che lo devastano. Più lo Spirito e puro, più è libero dalle passioni che lo insidiano. È un altro beneficio della Provvidenza che vuole in questo modo alleviare le sofferenze.

183. Passando da un mondo all'altro, lo Spirito passa attraverso una nuova infanzia?

L'infanzia e ovunque una transizione necessaria, ma non dappertutto e così sprovveduta come presso di voi.»

184. Lo Spirito ha facoltà di scegliere ii nuovo mondo dove andrà ad abitare?

«Non sempre. Ma può domandare e può ottenere, se lo merita. I mondi sono infatti accessibili agli Spiriti solo secondo il grado della loro elevatezza.»


184a. Se lo Spirito non domanda niente, che cose che determina il mondo dove dovrà reincarnarsi?

«Il grado della sua elevatezza.»

185. La condizione fisica e morale degli esseri viventi è eternamente la stessa in ogni globo?

«No. Anche i mondi sono sottoposti alla legge del progresso. Tutti hanno cominciato come il vostro trovandosi in uno stato di inferiorità, e la stessa Terra subirà una trasformazione simile. Diventerà un paradiso terrestre quando gli uomini saranno diventati buoni.»

Pertanto le razze che oggi popolano la Terra spariranno un giorno e saranno sostituite da esseri sempre più perfetti. Queste razze, così trasformate, succederanno alla razza attuale, come questa è succeduta ad altre ancora più rozze.

186. Ci sono mondi in cui lo Spirito, cessando di abitare un colpo materiale, non ha più per involucro che il solo perispirito?

«Sì, ci sono. Questo stesso involucro diventa talmente etereo che per voi è come se non esistesse: è questo dunque lo stato dei puri Spirito.»


186a. Sembra risultare da ciò che non ci sia una netta demarcazione fra lo stato delle ultime incarnazioni e quello di puro Spirito.

«Questa demarcazione non esiste. Sparendo la differenza a poco a poco, insensibilmente diventa come la notte che svanisce alle prime luci dell'alba.»

187. La sostanza del perispirito è la medesima in tutti i globi?

«No. È più o meno eterea. Passando da un mondo all'altro, lo Spirito si riveste della materia propria di ciascuno, è ciò avviene con la celerità di un lampo.»

188. I puri Spiriti abitano mondi speciali, oppure si trovano nello spazio universale senza essere legati a un globo piuttosto che a un altro?

«I puri Spiriti abitano determinati mondi, ma non vi sono confinati come succede agli uomini sulla Terra; essi possono meglio di altri essere ovunque.» [8]

______________

[8] Secondo gli Spiriti, di tutti i globi che compongono il nostro sistema planetario, la Terra sarebbe uno di quelli i cui abitanti sono i meno avanzati sia fisicamente sia moralmente. Marte sarebbe meno avanzato ancora e Giove di molto superiore sotto ogni aspetto. Il Sole non sarebbe affatto un mondo abitato da esseri fisici, ma un luogo di incontro degli Spiriti superiori che di là s'irradierebbero con il pensiero verso altri mondi, che essi guidano per mezzo di Spiriti meno elevati, con i quali comunicano attraverso il fluido universale. Riguardo alla costituzione fisica, il Sole sarebbe un centro di elettricità. Tutti i Soli sembrano trovarsi in una posizione identica.

Il volume e la lontananza dal Sole non avrebbero necessariamente nessun rapporto con il grado di avanzamento dei mondi, poiché sembra che Venere sia più progredita della Terra, e Saturno meno di Giove.

Molti Spiriti, che hanno animato persone conosciute sulla Terra, hanno detto di essere stati incarnati su Giove, uno dei mondi più vicini alla perfezione, e ci si è meravigliati di vedere, in un globo così avanzato, degli uomini che l'opinione comune non collocava qui sulla Terra al medesimo livello. Ma ciò non ha niente di sorprendente, se si considera che certi Spiriti, che hanno abitato questo pianeta, possono essere stati inviati sulla Terra per compiervi una missione che, ai nostri occhi, non li poneva in primo piano. In secondo luogo, bisogna considerare che fra la loro esistenza terrena e quella su Giove, essi hanno potuto avere esistenze intermedie nelle quali si sono migliorati. Terzo, infine, è da considerare che in quel mondo, come nel nostro, ci sono differenti gradi di sviluppo e che fra questi livelli ci può essere la distanza che da noi separa il primitivo dall'uomo civilizzato. Pertanto, dal fatto che uno abiti su Giove, non consegue che sia al livello degli esseri più avanzati, non più di quanto uno sia al livello di un sapiente dell'Istituto, perii solo fatto che abiti a Parigi.

Le condizioni di longevità non dappertutto sono le stesse di quelle sulla Terra, e l'età non può paragonarsi. Una persona deceduta da qualche anno, essendo stata evocata, disse di essersi incarnata dopo sei mesi in un mondo ii cui nome è a noi sconosciuto. Interrogata sull'età che aveva in questo mondo, rispose: "Non posso valutarla perché noi non ne facciamo il computo come voi. Ne consegue che il modo di esistere non è lo stesso: qui ci si sviluppa molto più rapidamente. Pertanto, quantunque siano solo sei dei vostri mesi che io sono qui, posso dire che, riguardo all'intelligenza, ho trent'anni dell'età che avevo sulla Terra".

Molte risposte analoghe sono state date da altri Spiriti, e ciò non ha niente di inverosimile. Non vediamo forse, sulla Terra, un gran numero di animali raggiungere in pochi mesi il loro completo sviluppo? Perché non dovrebbe essere lo stesso dell'uomo in altre sfere? Si noti, inoltre, che lo sviluppo, raggiunto dall'uomo sulla Terra all'età di trent'anni, non può essere che una specie di infanzia, a confronto di quello che deve raggiungere. Bisogna essere ben limitati per credere di essere in tutto il prototipo della creazione, e bisogna ben sminuire la Divinità per credere che al di fuori di noi non ci sia niente che a Lui sia possibile.






Trasmigrazione progressiva

189. Fin dall'inizio della sua formazione, lo Spirito gode della pienezza delle sue facoltà?

«No, perché lo Spirito, come l'uomo, ha anche la sua infanzia. In origine, gli Spiriti hanno solo un'esistenza istintiva e, a stento, una coscienza di sé stessi e delle loro azioni. Non è che a poco a poco che l'intelligenza si sviluppa.»

190. Qual è lo stato dell'anima alla sua prima incarnazione?

«Lo stato dell'infanzia nella vita corporea. La sua intelligenza sta sbocciando: l’anima prova a vivere

191. Le anime dei nostri primitivi sono anime allo stato infantile?

«Relativamente infantile. Ma sono anime già sviluppate e hanno delle passioni,»


191a. Le passioni sono dunque un segno di sviluppo?

«Di sviluppo, sì, ma non di perfezione. Esse sono un segno sia di attività sia della coscienza dell'io, mentre nell'anima primitiva l'intelligenza e la vita sono allo stato di germe.»

La vita dello Spirito, nel suo insieme, attraversa le stesse fasi che noi conosciamo nella vita fisica. Lo Spirito passa gradualmente dallo stato di embrione a quello dell'infanzia, per arrivare, attraverso una successione di periodi, allo stato adulto che è quello della perfezione, con la differenza pero che non c'è ne declino né decrepitezza come nella vita fisica. Né per la sua vita, che ha avuto un inizio, ci sarà una fine. Gli ci vuole inoltre moltissimo tempo, dal nostro punto di vista, per passare dall'infanzia spiritista a uno sviluppo completo. Infine il suo progresso si compie non in una sola sfera, ma passando per mondi diversi. La vita dello Spirito si compone pertanto di una serie di esistenze fisiche, ciascuna delle quali è per lui un'occasione di progresso, così come ogni esistenza corporea si compone di una serie di giorni, in ognuno dei quali l'uomo acquisisce dell'esperienza e dell'istruzione in più. Ma, come nella vita dell'uomo ci sono giorni che non portano nessun frutto, così in quella dello Spirito ci sono esistenze fisiche che sono senza risultato, perché egli non ha saputo metterle a profitto.

192. Si può, fin da questa vita, con una condotta irreprensibile, superare tutti i livelli e diventare puro Spirito senza passare per livelli intermedi?

«No, perché ciò che l'uomo crede perfetto e lontano dalla perfezione. Ci sono delle qualità che gli sono sconosciute e che non può comprendere. Egli può essere perfetto tanto quanto comporta la sua natura terrena, ma ciò non è la perfezione assoluta. Come un bambino, per precoce che sia, deve passare attraverso la giovinezza prima di arrivare all'età matura; e come il malato deve passare attraverso la convalescenza prima di recuperare pienamente la sua salute. Inoltre lo Spirito deve progredire in conoscenza e moralità: se è progredito solo in un senso, deve progredire anche nell'altro, per raggiungere la sommità della scala. Però, quanto più l'uomo avanza nella sua vita presente, tanto meno le prove successive saranno lunghe e penose.»


192a. L'uomo può almeno assicurarsi in questa vita un'esistenza futura meno piena di amarezze?

«Sì. Senza dubbio, può abbreviare la durata e le difficolta del cammino. Solo l'incurante si trova sempre allo stesso punto.»

193. Un uomo, nelle sue nuove esistenze, può scendere a un livello più basso di quello in cui si trovava?

«Come posizione sociale, sì, come Spirito, no.»

194. L'anima di un uomo dabbene può, in una nuova incarnazione, animare il corpo di uno scellerato?

«No, perché non può regredire.»


194a. L'anima di un uomo perverso può diventare quella di un uomo dabbene?

«Sì, se egli si è pentito. E allora questa è una ricompensa.»

Il cammino degli Spiriti e progressivo e mai regressivo. Essi si elevano gradualmente nella gerarchia e non scendono affatto dal livello al quale sono pervenuti. Nelle loro differenti esistenze fisiche, possono scendere come uomini, ma non come Spiriti. Così l'anima di un potente della Terra può in futuro animare il più umile artigiano, e viceversa. Infatti i ranghi fra gli uomini sono sovente inversamente proporzionali alla nobiltà dei sentimenti morali. Erode era un re, e Gesù un falegname.

195. La possibilità di migliorare in un'altra esistenza non può forse portare certuni a perseverare sulla cattiva strada, con l'idea che potranno sempre correggersi più tardi?

«Chi pensa così non crede a niente né maggiormente lo trattiene l'idea di un castigo eterno, poiché la sua ragione lo fa arretrare. Inoltre, questa idea conduce all'incredulità su tutte le cose. Se fossero stati impiegati solo dei mezzi razionali per orientare gli uomini, non ci sarebbero tanti scettici. Uno Spirito imperfetto può, in effetti, pensare come voi pensate durante la sua vita fisica; ma una volta liberato dalla materia pensa diversamente, perché ben presto si accorge che ha fatto un calcolo errato, ed è allora che in una nuova esistenza egli reca con sé un sentimento contrario. È così che si compie il progresso, ed ecco perché voi avete sulla Terra uomini più avanzati di altri. Alcuni hanno un'esperienza che altri non hanno ancora, ma che acquisiranno poco alla volta. Dipende da loro affrettare il loro progredire o ritardarlo all'infinito.»

L'uomo che si trova in una cattiva posizione desidera uscirne il più presto possibile. Chi è persuaso che le tribolazioni di questa vita siano la conseguenza dei suoi difetti cercherà di assicurarsi una nuova e meno penosa esistenza. E questo pensiero lo distoglierà dalla via del male più di quello del fuoco eterno, al quale peraltro non crede.

196. Sembrerebbe che, potendo gli Spiriti migliorare solo subendo le tribolazioni dell'esistenza fisica, la vita materiale sia una sorta di setaccio o di purgatorio, attraverso cui devono passare gli esseri del mondo spiritista per arrivare alla perfezione.

«Sì, e esattamente così. Gli Spiriti migliorano attraverso queste prove evitando il male e praticando il bene. Ma e solo dopo molte e successive incarnazioni o purificazioni che essi raggiungono lo scopo al quale tendono, in un tempo più o meno lungo, secondo il loro impegno


196a. È il corpo che influisce sullo Spirito per migliorarlo, o è lo Spirito che influisce sul corpo?

«Il vostro Spirito e tutto; il vostro corpo e un rivestimento che si decompone: ecco tutto.»

Troviamo nel succo dell'uva un raffronto materiale dei differenti gradi di purificazione dell'anima. L'uva contiene il liquido chiamato spirito o alcol, ma indebolito da una quantità di materie estranee che ne alterano l'essenza. Questa essenza arriva alla purezza assoluta solo dopo molte distillazioni in ognuna delle quali si libera di qualche impurità. L'alambicco e il corpo nel quale l'essenza deve entrare per purificarsi. Le materie estranee sono come il perispirito, che si depura lui stesso nella misura in cui lo Spirito si avvicina alla perfezione.




Sorte dei bambini dopo la morte

197. Lo Spirito di un bambino morto in tenera età è evoluto come quello di un adulto?

«A volte lo e di più, perché può esser vissuto molto di più e avere più esperienze, specialmente se ha progredito molto.»


197a. Lo Spirito di un bambino può allora essere più avanzato di quello di suo padre?

«Questo e un fatto molto frequente. Non lo constatate sovente voi stessi sulla Terra?»

198. Lo Spirito del bambino che muore in tenera età, e che non ha quindi potuto fare del male, appartiene ai gradi superiori?

«Se non ha potuto fare del male, non ha neppure potuto fare del bene, e Dio non lo esime dalle prove che dovrà subire. S e è puro, lo e non perché era un bambino, ma perché era più avanzato.»

199. Perché la vita viene sovente interrotta fin dall'infanzia?

«La durata della vita di un bambino può essere, per lo Spirito che è in lui incarnato, l'integrazione di un'esistenza precedente interrotta prima del termine stabilito. Inoltre la sua morte è sovente una prova o un'espiazione per i genitori


199a. Che ne è dello Spirito di un bambino morto in tenera età?

«Ricomincia una nuova vita.»

Se l'uomo non avesse che una sola esistenza e se, dopo questa esistenza la sua sorte futura venisse fissata per l'eternità, quale sarebbe il merito della metà del genere umano che muore in tenera età, per godere senza sforzo della beatitudine eterna? E con quale diritto sarebbe affrancato dalle condizioni, sovente così dure, imposte all'altra metà? Un tale ordine di cose non potrebbe esistere, secondo la giustizia di Dio. Con la reincarnazione, invece, l'uguaglianza e per tutti. Il futuro appartiene a tutti senza eccezione e senza favoritismi per alcuno. Chi arriva per ultimo non può incolpare che sé stesso. L'individuo deve avere il merito dei suoi atti, così come deve averne la responsabilità.

D'altra parte non sarebbe logico considerare l'infanzia come un normale stato d'innocenza. Non si vedono forse dei bambini dotati dei peggiori istinti in un'età in cui l'educazione non ha potuto ancora esercitare la sua influenza? Non se ne vedono forse di quelli che sembrano portare con sé, fin dalla nascita, l'astuzia, la falsità, la perfidia, persino l'istinto del furto e della violenza, nonostante i buoni esempi da cui essi sono circondati? La legge civile assolve i loro misfatti perché, dice la legge, essi hanno agito senza discernimento. E ha ragione, perché in effetti essi agiscono più per istinto che per deliberato proposito. Ma da dove possono provenire questi istinti così diversi in bambini della stessa età, educati allo stesso modo e sottoposti alle medesime influenze? Da dove viene questa perversità precoce se non dall'inferiorità dello Spirito, dal momento che l'educazione non c'entra per niente? Quei bambini che sono viziosi Io sono perii fatto che il loro Spirito ha progredito meno e pertanto ne subisce le conseguenze, non per le loro azioni infantili, ma per quelle delle loro esistenze precedenti. E d è così che la legge e uguale per tutti, e che la giustizia di Dio raggiunge tutti.






Sesso degli Spiriti

200. Gli Spiriti hanno un sesso?

«Non proprio come voi lo pensate, perché il sesso dipende dall'organismo. C’è fra di loro amore e simpatia ma fondati sull'affinità dei sentimenti.»

201. Lo Spirito che ha animato il corpo di un uomo può, in una nuova esistenza, reincarnarsi in quello di una donna, e viceversa?

«Sì. Lo stesso Spirito può reincarnarsi in un uomo o in una donna.»

202. Quando si è nello stato di Spirito, si preferisce essere incarnati nel corpo di un uomo o di una donna?

«È di poca importanza per lo Spirito, dal momento che tutto dipende dalle prove che deve subire.»

Gli Spiriti si incarnano come uomini e come donne, perché sono asessuati. Poiché devono progredire in tutto, ognuno dei due sessi, così come ogni posizione sociale, offre loro delle prove e dei doveri particolari e l'occasione per acquisire esperienza. Chi fosse sempre uomo non saprebbe che quello che sanno gli uomini.




Parentela e filiazione

203. I genitori trasmettono ai figli una parte della loro anima, oppure non fanno altro che donare loro la vita animale alla quale una nuova anima viene più tardi ad aggiungere la vita morale?

«I genitori danno solo la vita animale, perché l'anima è indivisibile. Un padre stupido può avere dei figli intelligenti, e viceversa.»

204. Poiché abbiamo avuto molte esistenze, la parentela risale oltre la nostra esistenza attuale?

«Non può essere diversamente. La successione delle esistenze fisiche stabilisce fra gli Spiriti dei legami che risalgono alle vostre esistenze precedenti. Da qui molte volte le ragioni della simpatia fra voi e alcuni Spiriti che sembrerebbero estranei.»

205. Agli occhi di certe persone, la dottrina della reincarnazione sembra spezzare i legami familiari, facendoli risalire al di là dell'esistenza attuale.

«Essa li estende, ma non li distrugge. Essendo la parentela fondata su affetti precedenti, i legami che uniscono i membri di una stessa famiglia sono meno precari. Questa dottrina aumenta, inoltre, i doveri della fraternita, poiché nel vostro vicino, o nel vostro subalterno, può trovarsi uno Spirito che è stato a voi legato da legami di sangue.»


205a. Allora la reincarnazione diminuisce l'importanza che alcuni attribuiscono al loro ceppo generazionale, dal momento che uno può aver avuto per padre uno Spirito appartenuto a tutt'altra razza, o che è vissuto in tutt'altra condizione?

«È vero, ma questa importanza e fondata sull'orgoglio. Ciò che la maggioranza onora nei propri antenati sono i titoli, il rango, la fortuna. Gente simile arrossirebbe per avere avuto come avo un onesto ciabattino e si vanterebbe invece di discendere da un gentiluomo dissoluto. Ma comunque dicano o facciano, non impediranno alle cose di essere quello che sono, perché Dio non ha regolato le leggi della natura sulla loro vanta.»

206. Per il fatto che non ci sia legame di filiazione fra gli Spiriti dei discendenti di una stessa famiglia, si deduce che il culto degli antenati sia cosa ridicola?

«Assolutamente no, perché si deve essere orgogliosi di appartenere a una famiglia nella quale si sono incarnati Spiriti elevati. Sebbene gli Spiriti non procedano gli uni dagli altri, non provano meno affetto per quelli che sono legati a loro da rapporti familiari, perché questi Spiriti sono sovente attirati in una famiglia piuttosto che in un'altra per motivi di simpatia o da legami precedenti. Però state pur certi che gli Spiriti dei vostri antenati non si sentono affatto onorati dal culto che rendete loro per orgoglio. Il loro merito si riflette su di voi solo nella misura in cui voi vi sforzate di seguire i buoni esempi che essi vi hanno dato, ed è solo allora che il vostro ricordo può esser loro non solo gradito ma persino utile.»




Somiglianze fisiche e morali

207. In molti casi i genitori trasmettono ai figli una somiglianza fisica. Trasmettono loro anche una somiglianza morale?

«No, perché essi sono anime o Spiriti diversi. Il corpo procede dal corpo, ma lo Spirito non procede dallo Spirito. Fra i discendenti di una famiglia, c'è solo consanguineità.»


207a. Da dove vengono le somiglianze morali esistenti a volte fra genitori e figli?

«Dal fatto che sono Spiriti simpatici attirati dalla somiglianza delle loro tendenze.»

208. Lo Spirito dei genitori non ha influenza su quello dei figli dopo la loro nascita?

«Ce n'e una molto grande. Come abbiamo già detto, gli Spiriti devono concorrere reciprocamente al progresso. Dunque lo Spirito dei genitori ha per missione lo sviluppo del progresso dei loro figli attraverso l'educazione. Per lui e un compito: se vi viene meno, è colpevole

209. Perché dei genitori buoni e virtuosi danno vita a figli di natura perversa? In altre parole, perché le buone qualità dei genitori non sempre attirano, per simpatia, uno Spirito buono affinché si incarni nel loro bambino?

«Uno Spirito cattivo può chiedere dei buoni genitori, nella speranza che i loro consigli lo guidino su una strada migliore. Sovente Dio lo affida proprio a loro.»

210. Possono i genitori, con i loro pensieri e le loro preghiere, attirare nel corpo del bambino uno Spirito buono piuttosto che uno Spirito inferiore?

«No. Ma possono migliorare lo Spirito del bambino a cui hanno dato la vita e che è stato loro affidato: e un loro dovere. I figli cattivi costituiscono una prova per i genitori.»

211. Da dove viene la somiglianza di carattere sovente esistenti tra fratelli, soprattutto fra gemelli?

«Viene dall'essere Spiriti simpatici che si avvicinano per somiglianza di sentimenti e che sono felici di trovarsi insieme.»

212. Nei fratelli siamesi, i cui corpi sono uniti e hanno certi organi in comune, si hanno due Spiriti, ossia due anime?

«Sì. Ma la somiglianza fra le due anime è tale che sovente ai vostri occhi non ne appare che una sola.»

213. Poiché gli Spiriti s'incarnano nei gemelli per simpatia, da dove viene l'avversione che a volte si nota fra di loro?

«Non è una regola quella secondo cui i gemelli hanno solo Spiriti simpatici. Spiriti cattivi potrebbero voler lottare insieme sulla scena della vita.»

214. Che pensare della storia per cui ci sarebbero bambini che già tirano calci nel grembo materno?

«È una metafora! Per dimostrare che il loro odio era già radicato, lo si fa risalire a prima della loro nascita. Generalmente voi non tenete sufficientemente conto delle figure poetiche.»

215. Da dove viene il carattere distintivo che si nota in ogni popolo?

«Anche gli Spiriti hanno famiglie formate per affinità delle loro tendenze, più o meno purificate, secondo il grado di elevatezza. Ebbene! Un popolo è una grande famiglia in cui si uniscono gli Spiriti tra loro simpatici. La tendenza che i membri di queste famiglie hanno a unirsi sta all'origine della somiglianza che esiste nel carattere distintivo di ogni popolo. Credete che degli Spiriti buoni e umani cercherebbero un popolo barbaro e ignorante? No. Gli Spiriti simpatizzano con le masse come simpatizzano con gli individui. Là si trovano nel loro ambiente.»

216. L'uomo conserva, nelle sue nuove esistenze, tracce del carattere morale delle sue esistenze precedenti?

«Sì, può succedere. Ma migliorando cambia. la sua posizione nella società può anche non essere più la stessa. Se da padrone diventa subalterno, i suoi gusti saranno del tutto diversi e voi avrete delle difficolta a riconoscerlo. Essendo lo Spirito sempre lo stesso nelle varie reincarnazioni, le sue manifestazioni possono avere, dall'una all'altra, certe analogie, sebbene modificate dalle abitudini della sua nuova condizione, fintantoché un notevole miglioramento non ne abbia cambiato completamente il carattere. Infatti, da orgoglioso e cattivo può diventare umile e umano se si è pentito.»

217. L'uomo, nelle sue varie incarnazioni, conserva tracce del tipo fisico delle esistenze precedenti?

«Il corpo viene distrutto, e il nuovo non ha nessun rapporto con il precedente. Comunque lo Spirito si riflette sul corpo. Certo il corpo non è che materia. Malgrado ciò, esso e modellato sulle capacita dello Spirito, che gli imprime un certo carattere, soprattutto al volto, ed e con ragione che gli occhi sono stati designati come lo specchio dell'anima. Vale a dire che il volto in modo particolare riflette l'anima, cosicché anche una persona molto brutta ha qualcosa che piace quando essa è l'involucro di uno Spirito buono, saggio, umano. Mentre ci sono dei volti molto belli che non suscitano nessuna emozione, per i quali si prova anzi repulsione. Voi potreste credere che solo i corpi ben fatti siano l'involucro degli Spiriti più elevati, mentre incontrate tutti i giorni uomini dabbene sotto aspetti deformi. Senza avere una somiglianza pronunciata, le affinità dei gusti e delle tendenze possono dunque dare quel che si dice un'aria di famiglia

Non avendo il corpo che riveste l'anima in una nuova reincarnazione nessun rapporto necessario con quello che essa ha lasciato — poiché può ottenerlo da tutt'altra fonte —, sarebbe assurdo dedurre una successione di esistenze da una somiglianza che è solo fortuita. Ciononostante le qualità dello Spirito modificano sovente gli organi che servono alle loro manifestazioni e imprimono sul volto, e anche all'insieme dei modi, un carattere particolare. È così che sotto l'involucro più umile si può trovare l'espressione della grandezza e della dignità, mentre sotto l'abito del gran signore si vede a volte quella della bassezza e dell'ignominia. Certe persone, uscite dalla posizione più infima prendono agevolmente le abitudini e le maniere del gran mondo, sembrano ritrovarsi nel loro elemento, mentre altre, malgrado la loro nascita e la loro educazione, si trovano sempre in imbarazzo. Come spiega re questo fatto se non come un riflesso di quello che in precedenza è stato lo Spirito?




Idee innate

218. Lo Spirito incarnato non conserva alcuna traccia delle percezioni che ha avuto nelle esistenze precedenti e delle conoscenze che ha acquisito?

«Gli rimane un vago ricordo che gli da ciò che va sotto il nome di idee innate.»


218a. La teoria delle idee innate non è dunque una chimera?

«No. Le conoscenze acquisite in ogni esistenza non si perdono. Lo Spirito, libero dalla materia, se ne ricorda sempre. Durante l'incarnazione, può dimenticarle in parte, momentaneamente, ma l'intuizione che gliene resta contribuisce al suo avanzamento. Senza ciò dovrebbe ricominciare sempre daccapo. A ogni nuova esistenza, lo Spirito prende il suo punto di partenza da quello in cui era rimasto nella sua precedente esistenza.»


218b. Deve allora esserci una grande connessione fra due esistenze consecutive?

«Non sempre così grande come si potrebbe credere, perché le situazioni sono sovente molto differenti e, nell'intervallo, lo Spirito potrebbe essere progredito.» (Vedere n. 216 di quest'opera)


219. Qual è l'origine delle facoltà straordinarie degli individui che, senza studi precedenti, sembrano avere l'intuizione di certe conoscenze, come le lingue, il calcolo ecc.?

«Ricordi del passato, progresso anteriore dell'anima, ma di cui lo Spirito stesso non ha coscienza. Da dove volete che vengano? Il corpo cambia, ma lo Spirito no, benché cambi veste.»

220. Cambiando il corpo, si possono perdere certe facoltà intellettuali, non avere più, per esempio, il gusto per le arti?

«Sì, se questa intelligenza è stata sprecata o nel caso se ne sia fatto un cattivo uso. Una facoltà può, inoltre, rimanere assopita per tutta una esistenza, perché lo Spirito vuole esercitarne un'altra che non è in relazione. Allora questa facoltà rimane allo stato latente per riapparire in seguito.»

221. È a un ricordo retrospettivo che l'uomo deve, anche allo stato primitivo, il sentimento istintivo dell’esistenza di Dio e il presentimento della vita futura?

«È il ricordo che ha conservato di ciò che sapeva come Spirito prima di reincarnarsi, ma l'orgoglio soffoca sovente questo sentimento.»


221a. È a questo stesso ricordo che sono dovute certe credenze relative alla Dottrina Spiritista e che si ritrovano presso tutti i popoli?

«Questa Dottrina è antica come il mondo. È per questa ragione che la ritroviamo dappertutto ed è anche la prova che è vera. Lo Spirito incarnato, conservando l'intuizione del suo stato di Spirito, ha la coscienza istintiva del mondo invisibile, ma sovente essa viene falsata dai pregiudizi, e l'ignoranza vi mescola la superstizione.»





Capitolo V — Considerazioni Sulla Pluralità Delle Esistenze

222. Il dogma della reincarnazione, dicono alcuni, non è assolutamente nuovo. È stato risuscitato da Pitagora. Noi non abbiamo mai detto che la Dottrina Spiritista sia un'invenzione moderna. Essendo lo Spiritismo una legge di natura, doveva già esistere fin dall'origine dei tempi, e noi ci siamo sempre impegnati a dimostrare che se ne trovano le tracce nella più lontana antichità. Pitagora, come e noto, non è l'autore del sistema della metempsicosi. L'ha attinta dai filosofi indiani e dagli Egiziani presso i quali esisteva da tempo immemorabile. L'idea della trasmigrazione delle anime era dunque una credenza popolare, ammessa dagli uomini più eminenti. Attraverso quale strada è giunta fino a loro? Per rivelazione o per intuizione? Non lo sappiamo ma, comunque sia, un'idea non attraversa i tempi e non viene accettata dalle menti più eccelse senza avere un suo lato serio. Il fatto che questa dottrina sia così antica, sarebbe dunque una prova piuttosto che un'obiezione. Tuttavia, come e ugualmente noto, c’è, fra la metempsicosi degli antichi e la moderna dottrina della reincarnazione, questa grande differenza: gli Spiriti escludono, nel modo più assoluto, la trasmigrazione dell'uomo negli animali e viceversa.

Gli Spiriti, insegnando il dogma della pluralità delle esistenze fisiche, rinnovano perciò una dottrina nata agli albori del mondo e che si è conservata fino ai nostri giorni nel pensiero intimo di molti. Solo che gli Spiriti la presentano sotto un punto di vista più razionale, più conforme alle progressive leggi della natura e più in armonia con la sapienza del Creatore, spogliandola di tutti gli orpelli della superstizione. Una circostanza degna di nota è che non solo in questo libro essi l'hanno insegnata in questi ultimi tempi; ma prima ancora della sua pubblicazione, numerose comunicazioni della stessa natura sono state ottenute in diversi paesi e si sono considerevolmente moltiplicate. Forse sarebbe qui il caso di esaminare perché gli Spiriti non sembrino essere tutti d'accordo su questo punto. Ci ritorneremo più avanti.

Esaminiamo la questione sotto un altro punto di vista, escludendo qualsiasi intervento degli Spiriti. Mettiamoli da parte per un momento e supponiamo che questa teoria non li riguardi; supponiamo anche che non sia mai stata una questione di Spiriti. Poniamoci dunque momentaneamente su un terreno neutro, ammettendo lo stesso grado di probabilità per entrambe le ipotesi, quella cioè della pluralità e quella dell'unicità delle esistenze fisiche, e vediamo da quale parte ci porterà la ragione e il nostro stesso interesse.

Qualcuno respinge l'idea della reincarnazione per il solo motivo che non gli conviene, dicendo che ne ha abbastanza di un'esistenza e che non vorrebbe ricominciarne un'altra uguale. Noi conosciamo alcuni che al solo pensiero di ricomparire sulla Terra sussultano di rabbia. Abbiamo una sola cosa da chieder loro: se il Signore abbia tenuto conto del loro parere e consultato i loro gusti per reggere l'universo. Pertanto, delle due l'una: o la reincarnazione esiste o non esiste. Se esiste, essa ha un bel contrariarli, dovranno subirla. Dio non chiederà il permesso a loro. Ci sembra di sentire un malato che dica: "Ho sofferto abbastanza oggi, non voglio più soffrire domani". Ma, qualunque sia il suo cattivo umore, domani e nei giorni seguenti non dovrà soffrire meno, e ciò fin quando non sarà guarito. Pertanto, se costoro devono rivivere fisicamente, rivivranno e si reincarneranno. Avranno un bel ribellarsi, come un bambino che non voglia andare a scuola, o come un condannato in prigione: attraverseranno ciò che dovranno attraversare. Simili obiezioni sono troppo infantili per meritare un più serio esame. Ciononostante noi diremo loro, per rassicurarli, che la Dottrina Spiritista, sulla reincarnazione, non è così terribile come essi credono, e che se l'avessero studiata a fondo non sarebbero tanto terrorizzati. Essi saprebbero che la condizione della nuova esistenza dipende da loro: sarà felice o infelice secondo quello che avranno fatto sulla Terra, e possono già da questa vita elevarsi così in alto da non dover più temere di ricadere nel fango.

Noi supponiamo di parlare a chi crede a un futuro qualsiasi dopo la morte e non a chi, come prospettiva, si offre il nulla o vuole affondare la propria anima nel tutto universale, senza individualità, come le gocce di pioggia nell'oceano, che è pressappoco la stessa cosa. Se tu credi in un futuro qualsiasi, senza dubbio non ammetterai che esso sia uguale per tutti, altrimenti in che cosa consisterebbe l'utilità del bene? Perché reprimersi? Perché non soddisfare tutte le passioni, tutti i propri desideri, foss'anche a danno degli altri, dal momento che sarebbe la stessa cosa? Non credi che questo futuro sarà più o meno felice a seconda di quello che avremo fatto durante la vita? Non avrai allora il desiderio d'essere il più felice possibile, dal momento che ciò dev'essere per l'eternità? Avrai forse la pretesa di considerarti uno degli uomini più perfetti che siano mai esistiti sulla Terra e di avere pertanto immediatamente diritto alla suprema felicita degli eletti? No. Ammetterai allora che ci sono degli uomini che valgono più di te e che hanno diritto a un posto migliore, senza che per questo tu sia fra i reprobi. Ebbene! Poniti per un istante con il pensiero nella posizione intermedia, che sarà probabilmente la tua, poiché l'hai appena ammesso, e supponi che qualcuno venga a dirti: 'Tu soffri, non sei così felice come potresti invece essere, mentre hai di fronte a t e degli esseri che godono di una felicita completa. Vuoi tu cambiare la tua condizione con la loro?" "Senz'altro — dirai tu —. Che cosa bisogna fare?" "Meno di niente. Rifare ciò che è stato fatto male e cercare di farlo meglio." Esiteresti ad accettare, foss'anche al prezzo di più esistenze di prova? Ma prendiamo a paragone qualcosa di più semplice. Se a un uomo che, senza essere in estrema miseria, sopporta tuttavia delle privazioni a causa della modestia delle sue risorse, gli si dicesse: "Ecco un'immensa fortuna. Puoi godere. Bisogna per questo che tu lavori duramente per un minuto." Fosse pure il più pigro della Terra, dira senza esitare: "Lavorerò un minuto, due minuti, un'ora, un giorno, se e necessario. Che sarà mai questo, pur di finire la mia vita nell'abbondanza?" Pertanto, che cos'e la durata della vita fisica a confronto dell'eternità? Meno di un minuto, meno di un secondo.

Abbiamo inteso anche fare questo ragionamento: Dio, che è sovranamente buono, non può imporre all'uomo di ricominciare una serie di miserie e di tribolazioni. Si penserebbe per caso che ci sarebbe più bontà a condannare l'uomo a una sofferenza eterna per qualche momento di errore, piuttosto che dargli i mezzi per riparare i suoi errori? "Due imprenditori avevano ognuno un dipendente che poteva aspirare a diventare il socio del capo. Ora accadde che questi due dipendenti impiegassero una volta assai male la loro giornata lavorativa e si meritassero di essere licenziati. Uno dei due imprenditori mando via, malgrado le suppliche, il suo dipendente che, non avendo trovato un altro lavoro, morì di stenti. L'altro imprenditore disse al suo: "Hai perso un giorno, me ne devi quindi uno in compensazione. Hai fatto male il tuo lavoro e pertanto me ne devi il risarcimento: ti permetto di rifarlo. Cerca di farlo bene e conserverai il tuo lavoro e potrai sempre aspirare alla posizione superiore che ti ho promesso". È necessario chiedere quale dei due imprenditori è stato il più umano? Dio, che è la clemenza stessa, sarebbe forse più spietato di un uomo? Il pensiero che la nostra sorte sia per sempre determinata da qualche anno di prova, anche quando non sempre è dipeso da noi raggiungere la perfezione sulla Terra, ha qualcosa di angoscioso, mentre l'idea opposta e eminentemente consolatoria poiché essa ci concede la speranza. Così, senza pronunciarci a favore o contro la pluralità delle esistenze, senza aderire a un'ipotesi piuttosto che all'altra, diciamo che, se ci fosse dato il diritto di scelta, non ci sarebbe nessuno che preferirebbe un giudizio senza appello. Un filosofo ha detto che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo per la felicita del genere umano. Lo stesso si potrebbe dire per la pluralità delle esistenze. Ma, come abbiamo già detto, Dio non chiede il nostro permesso, non consulta il nostro parere: questo e o n on è. Vediamo da che parte stanno le probabilità, affrontiamo la questione da un altro punto di vista — escludendo sempre l'insegnamento degli Spiriti — e analizziamola unicamente come studio filosofico.

Se non c’è reincarnazione, l'esistenza fisica e una sola, questo è evidente. Se la nostra esistenza fisica attuale è l'unica, l'anima di ogni uomo si costituisce al momento della nascita, a meno che non si ammetta l'anteriorità dell'anima, nel qual caso ci si domanderà che cosa era l'anima prima della nascita e se questo stato non costituiva un'esistenza sotto una qualche forma. Non c'è via di mezzo: o l'anima esisteva, o non esisteva prima del corpo. Se esisteva, qual era la sua condizione? Aveva oppure non aveva coscienza di sé stessa? Se non ne aveva coscienza, e quasi come se non esistesse. Se aveva la sua individualità, essa era progressiva o stazionaria: in un caso come nell'altro, a quale grado essa e arrivata nel corpo? Ammettendo, secondo la credenza popolare, che l'anima nasca con il corpo oppure, ed e la stessa cosa, che anteriormente alla sua reincarnazione essa abbia solo delle facoltà negative, poniamo le seguenti domande:

1º. Perché l'anima mostra delle attitudini così diverse e indipendenti dalle idee acquisite con l'educazione?

2º. Da dove viene l'attitudine eccezionale di certi bambini in tenera età per la tale arte o la tale scienza, mentre altri rimangono inferiori o mediocri per tutta la loro vita?

3º. Da dove vengono, in alcuni, le idee innate o intuitive che non esistono in altri?

4º. Da dove vengono, in certi bambini, quegli istinti precoci di vizi o di virtù, quei sentimenti innati di bassezza o di dignità che contrastano con l'ambiente in cui sono nati?

5º. Perché certe persone, indipendentemente dall'educazione ricevuta, sono più avanzate di altre?

6º. Perché ci sono degli uomini primitivi e degli uomini civilizzati? Se prendete un lattante ottentotto e lo portate in uno dei nostri più famosi licei, né farete mai di lui un Laplace o un Newton?

Ci domandiamo allora qual è la filosofia o teosofia che può risolvere questi problemi. O le anime alla loro nascita sono uguali o non lo sono, su ciò non v'e dubbio. Se sono uguali perché quelle attitudini così diverse? Si dirà che ciò dipende dall'organismo? In questo caso sarebbe la dottrina più mostruosa e immorale. L'uomo non sarebbe altro che una macchina, una vittima della materia, non avrebbe più la responsabilità dei suoi atti e potrebbe attribuire tutto alle sue imperfezioni fisiche. Se le anime non sono uguali, e perché Dio le ha create così. Ma allora perché quella superiorità innata concessa ad alcuni? Questa parzialità e forse conforme alla giustizia di Dio e all'amore che Egli riversa ugualmente su tutte le sue creature?

Ammettiamo, invece, una successione di esistenze anteriori progressive per ogni anima, e tutto si spiega. Nascendo gli uomini portano con sé l'intuizione di ciò che hanno acquisito. Essi sono più o meno avanzati secondo il numero delle esistenze trascorse e secondo che siano più o meno distanti dal loro punto di partenza: esattamente come in un'assemblea di individui di ogni età, ognuno avrà uno sviluppo proporzionato al numero di anni vissuti. Le esistenze successive saranno, per la vita dell'anima, quello che gli anni sono per la vita del corpo. Radunate un giorno mille individui, da uno a ottant'anni; immaginate che un velo venga calato su tutti i loro giorni passati. E immaginate che, nella vostra ignoranza, voi li crediate così tutti nati nello stesso giorno. Naturalmente vi domanderete come accade che alcuni siano grandi e altri piccoli, alcuni vecchi e altri giovani, alcuni istruiti e altri ignoranti. Ma se il velo, che vi nasconde il passato, si sollevasse, se veniste a sapere che hanno tutti vissuto chi più e chi meno a lungo, tutto vi sarà chiaro. Dio, nella Sua giustizia, non ha potuto creare delle anime perfette e altre meno. Ma, con la pluralità delle esistenze, la disuguaglianza che notiamo non è più assolutamente in contrasto con la più rigorosa giustizia. Il fatto e che noi vediamo solo il presente e non il passato. Questo ragionamento poggia su un sistema o su una supposizione gratuita? No, noi partiamo da un fatto evidente, incontestabile: la disuguaglianza delle attitudini e dello sviluppo intellettuale e morale. Non riusciamo a spiegare questo fatto con tutte le teorie possibili, mentre la spiegazione è semplice, naturale, con un'altra teoria. È forse logico preferire quella che non spiega anziché quella che spiega?

Riguardo alla sesta domanda, si dirà senza dubbio che l'Ottentotto e di razza inferiore; pertanto ci si domanderà se l'Ottentotto è un uomo o no. Se è un uomo, perché Dio ha privato lui e la sua razza dei privilegi accordati, per esempio, alla razza Caucasica? Se quello non è un uomo, perché cercare di farlo cristiano? La Dottrina Spiritista va oltre a tutto ciò: per essa non ci sono più specie umane, ci sono solo uomini il cui Spirito è più o meno arretrato, ma suscettibile di progresso. Questo non è forse più conforme alla giustizia di Dio?

Abbiamo appena esaminato la condizione dell'anima nel suo passato e nel suo presente. Se la considereremo nel suo avvenire troveremo le stesse difficolta.

1º. Se la nostra attuale esistenza fosse la sola a decidere del nostro avvenire, qual è, nella vita futura, la rispettiva posizione del primitivo e dell'uomo civilizzato? Stanno essi sullo stesso piano? O sono distanziati rispetto alla somma di beatitudine eterna?

2º. L'uomo che ha impiegato tutta la sua vita a migliorarsi e allo stesso livello di chi e rimasto a un livello inferiore, non per colpa sua, ma perché non ha avuto né il tempo né la possibilità di migliorarsi?

3º. L'uomo che ha fatto del male, perché non ha potuto istruirsi, è responsabile di uno stato di cose che non sono dipese da lui?

4º. Si lavora per istruire gli uomini, moralizzarli e civilizzarli. Ma, per uno che si istruisce, ce ne sono milioni che ogni giorno muoiono prima che la luce sia giunta fino a loro. Qu a I è la sorte di costoro? Vengono trattati come dei reprobi? In caso contrario, che cosa hanno fatto per meritare di trovarsi allo stesso livello degli altri?

5º. Qual è la sorte dei bambini che muoiono in tenera età prima di aver potuto fare del bene o del male? Se sono fra gli eletti, perché questa concessione senza aver fatto niente per meritarla? In base a quale privilegio sono essi affrancati dalle tribolazioni della vita?

Esiste una dottrina che possa risolvere questa questione? Ammettete delle esistenze consecutive e tutto e spiegato in conformità alla giustizia di Dio. Ciò che non si è potuto fare in un'esistenza, lo si farà in un'altra. È così che nessuno sfugge alla legge del progresso, che ognuno sarà ricompensato secondo i suoi meriti reali, e così che nessuno e escluso dalla beatitudine suprema, alla quale può aspirare quali che siano gli ostacoli che abbia incontrato sul suo cammino.

Queste questioni potrebbero essere moltiplicate all'infinito, perché moltissimi sono i problemi psicologici e morali che trovano soluzione solo nella pluralità delle esistenze. Noi ci siamo limitati ai più comuni. Qualunque cosa sia — si potrà forse dire — la dottrina della reincarnazione non è assolutamente ammessa dalla Chiesa. Ciò sarebbe dunque un capovolgimento della religione. Il nostro scopo in questo momento non è quello di trattare tale questione: ci basta aver dimostrato che questa dottrina e eminentemente morale e razionale. Pertanto ciò che è morale e razionale non può essere cosa contraria a una religione la quale proclama che Dio e la Bontà e la Ragione per eccellenza. Che cosa sarebbe stato della religione se, contro l'opinione universale e la testimonianza della scienza, si fosse ostinata di fronte all'evidenza e avesse radiato dal proprio seno chiunque non avesse creduto al moto del Sole o ai sei giorni della creazione? Quale credibilità avrebbe meritato e quale autorevolezza avrebbe avuto presso i popoli più illuminati, una religione fondata su errori manifesti imposti come articoli di fede? Quando l'evidenza e stata dimostrata, la Chiesa si è saggiamente schierata dalla parte dell'evidenza. Dal momento che è stato dimostrato che alcune cose di questo mondo sono impossibili da spiegare senza la reincarnazione, che certi punti del dogma si possono spiegare solo in questo modo, bisognerà pure ammetterla e riconoscere che l'antagonismo di questa dottrina e di questi dogmi e solo apparente. Più avanti dimostreremo che la religione è forse meno lontana dalla Dottrina degli Spiriti di quanto si pensi, e che non soffrirebbe più di quanto non abbia sofferto per la scoperta del moto della Terra e dei periodi geologici che, a prima vista, sembrarono smentire i testi sacri. D'altra parte il principio della reincarnazione traspare in molti passaggi delle Scritture e si trova notoriamente formulato in modo esplicito nel Vangelo:

«Poi mentre scendevano dal monte, Gesù diede loro quest'ordine: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo sia risuscitato dai morti". E i discepoli gli domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". Egli rispose: "Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio dell'uomo deve soffrire da parte loro". Allora i discepoli capirono che egli aveva parlato loro di Giovanni il battista.» (Matteo, capitolo XVII)

Poiché Giovanni Battista era Elia, c’è dunque stata reincarnazione dello Spirito o dell'anima di Elia nel corpo di Giovanni Battista.

Del resto qualunque sia l'opinione che ci si faccia della reincarnazione, che la si accetti o che non la si accetti, non si potrà fare a meno di subirla, se esiste nonostante ogni credenza contraria. Il punto essenziale e che l'insegnamento degli Spiriti è eminentemente cristiano, poiché poggia sull'immortalità dell'anima, sulle pene e ricompense future, sulla giustizia di Dio, sul libero arbitrio dell'uomo, sulla morale di Cristo. Dunque non è contro la religione.

Finora abbiamo ragionato, come abbiamo detto, escludendo qualsiasi insegnamento spiritista che, per taluni, non ha alcuna autorevolezza. Se noi, con molti altri, abbiamo adottato il principio della pluralità delle esistenze, non è solo perché esso ci viene dagli Spiriti, ma e perché questo principio ci è sembrato il più logico, il solo atto a risolvere questioni finora insolute. Anche se ci fosse venuto da un semplice mortale, noi l'avremmo adottato lo stesso ne avremmo più a lungo esitato a rinunciare alle nostre idee personali. Dal momento in cui un errore viene dimostrato, l'amor proprio ha più da perderci che da guadagnarci a ostinarsi in un'idea errata. Parimenti, avremmo respinto questo principio, quantunque proveniente dagli Spiriti, se ci fosse sembrato contrario alla ragione, come ne abbiamo rifiutati tanti altri, poiché sappiamo per esperienza che non si deve accettare ciecamente tutto ciò che viene dagli Spiriti, non più di ciò che viene dagli uomini. Secondo noi, il primo titolo di questo principio è pertanto quello di essere prima di tutto logico. Ce n'e un altro, ed e quello di essere stato confermato dai fatti: fatti positivi e per così dire tangibili, che uno studio attento e ragionato può rivelare a chiunque si dia la pena di osservare con pazienza e perseveranza, e di fronte ai quali il dubbio non è più ammesso. Quando questi fatti verranno divulgati, come quelli della formazione e del moto della Terra, ci si dovrà pur arrendere all'evidenza, e gli oppositori pagheranno le spese della loro contraddizione.

In conclusione, riconosciamo dunque che la dottrina della pluralità delle esistenze e l'unica che spieghi quanto, senza di essa, sarebbe inesplicabile; l'unica che sia eminentemente consolatoria e conforme alla giustizia più rigorosa, l'unica che sia per l'uomo l'ancora della salvezza che Dio gli ha dato nella Sua misericordia.

Le parole stesse di Gesù non possono lasciare dubbi al riguardo. Ecco che cosa si legge nel Vangelo secondo san Giovanni, capitolo III:

3.Gesù rispose a Nicodemo: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio".

4.Nicodemo gli disse: "Come può un uomo nascere quando e già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?"

5.Gesù rispose: "In verità, in verità ti dico che se uno non e nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.

Quello che e nato dalla carne, e carne; e quello che e nato dallo Spirito, e spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo". (Vedere il capitolo Resurrezione della carne, n. 1010).




Capitolo VI — Vita Spiritista



Spiriti erranti

223. L’anima si reincarna immediatamente dopo la separazione dal corpo?

«A volte immediatamente, ma più di frequente dopo intervalli più o meno lunghi. Nei mondi superiori la reincarnazione e quasi sempre immediata. Poiché la materia fisica lì e meno rozza, lo Spirito incarnato vi fruisce di quasi tutte le sue facoltà di Spirito; il suo stato normale e simile a quello dei vostri sonnambuli lucidi.»

224. Che cosa diventa l’anima nell'intervallo fra un'incarnazione e l’altra?

«Uno Spirito errante, che aspira alla sua nuova destinazione e attende.»


224a. Quale può essere la durata di questi intervalli?

«Da qualche ora a qualche migliaio di secoli. Del resto, per essere esatti, allo stato errante non è stato affatto fissato un limite estremo, che può protrarsi a lungo, ma che in ogni caso non sarà mai perpetuo. Lo Spirito ha sempre, prima o poi, l'opportunità di ricominciare un'esistenza, che serve alla purificazione delle sue esistenze precedenti.»


224b. Questa durata è subordinata alla volontà dello Spirito o può essere imposta come espiazione?

«È una conseguenza del libero arbitrio, poiché gli Spiriti sanno perfettamente quel che fanno. Ma ci sono casi in cui è una punizione inflitta da Dio. Altri ancora domandano di prolungare la durata per compiervi degli studi che non possono essere fatti con profitto se non nello stato di Spirito.»

225. Lo stato erratico è, di per sé, indice di inferiorità presso gli Spiriti?

«No, perché ci sono Spiriti erranti di tutti i livelli. L'incarnazione e uno stato transitorio, l'abbiamo già detto: nel suo stato normale, lo Spirito e libero dalla materia.»

226. Si pub dire che tutti gli Spiriti non incarnati siano erranti?

«Quelli che si devono reincarnare, sì. Ma i puri Spiriti, che sono giunti alla perfezione, non sono erranti: il loro stato e definitivo.»

Sotto l'aspetto delle qualità intime, gli Spiriti sono di differenti ordini o livelli, che essi percorrono in successione nella misura in cui si purificano. Come stato, essi possono essere: incarnati, ossia uniti a un corpo; erranti, ossia liberi dal corpo materiale e in attesa di una nuova incarnazione per migliorarsi; puri Spiriti, ossia quelli perfetti e che non hanno più necessita di reincarnarsi.

Fra gli Spiriti non incarnati ve ne sono di quelli che hanno delle missioni da compiere, delle occupazioni attive e che godono di una relativa felicita, altri invece fluttuano nel vuoto e nell'incertezza. Questi ultimi sono Spiriti erranti nel vero senso della parola, e sono in realtà quelli che vengono designati col nome di anime in pene. I primi non sempre si considerano erranti, perché essi fanno una distinzione tra la loro situazione e quella degli altri (1015). (Quest'ultimo paragrafo fa parte degli Errata della 5a edizione, 1865.)

227. In che modo gli Spiriti erranti si istruiscono? Sicuramente non lo fanno come noi.

«Essi studiano il loro passato e cercano i mezzi per elevarsi. Guardano e osservano ciò che succede nei luoghi che percorrono. Ascoltano i discorsi degli uomini illuminati e i consigli degli Spiriti di più alto livello, e ciò fornisce loro delle idee che prima non avevano.»

228. Gli Spiriti conservano qualcuna delle passioni umane?

«Gli Spiriti elevati, perdendo il loro involucro, abbandonano le cattive passioni e conservano soltanto quelle volte al bene. Ma gli Spiriti inferiori le conservano, altrimenti farebbero parte del primo ordine.»

229. Perché gli Spiriti, lasciando la Terra, non vi lasciano tutte le loro cattive passioni dal momento che ne riconoscono gli inconvenienti?

«Ci sono delle persone eccessivamente gelose in questo mondo. Credete forse che dopo che l'hanno lasciato perdano questo difetto? Esso rimane, dopo la partenza dalla Terra, — soprattutto in quelli che hanno avuto delle spiccate passioni —, come una sorta di atmosfera che li avvolge lasciando loro tutte quelle cose cattive, proprio perché lo Spirito non è completamente libero. Solo per alcuni momenti esso intravede la verità, quasi a mostrargli la retta via.»

230. Lo Spirito progredisce nello stato errante?

«Può migliorare molto, sempre secondo la sua volontà e il suo desiderio. Ma è nell'esistenza fisica ch'egli mette in pratica le nuove idee che ha acquisito.»


231. Gli Spiriti erranti sono felici o infelici?

«Più o meno secondo i loro meriti. Soffrono per passioni di cui hanno conservato le tracce, oppure essi sono felici a seconda che si siano più o meno smaterializzati. Nello stato errante, lo Spirito intravede ciò che gli manca per essere più felice. È allora che cerca i mezzi per giungervi, ma non sempre gli è permesso di reincarnarsi a suo piacimento, e questa è allora una punizione.»

232. Allo stato errante, gli Spiriti possono andare in tutti i mondi?

«Secondo i casi. Quando lo Spirito ha lasciato il corpo, non per questo si è completamente liberato della materia e appartiene ancora al mondo in cui è vissuto, o a un mondo dello stesso livello, a meno che, durante la sua vita, non si sia elevato, ed e questo il fine cui deve tendere. Senza di ciò non si perfezionerebbe mai. Egli può tuttavia andare in certi mondi superiori, ma allora vi si trova da straniero. È, per così dire, come se li intravedesse, ed è ciò che gli accende il desiderio di migliorarsi, per essere degno della felicita di cui lì si gode e potervi più tardi abitare.»

233. Gli Spiriti, già purificati, vanno nei mondi inferiori?

«Ci vanno sovente per aiutarli a progredire. Senza di ciò questi mondi sarebbero abbandonati a sé stessi senza alcuna guida che li orienti.»




Mondi transitori

234. Esistono, come già e stato detto, dei mondi che servano agli Spiriti erranti come stazioni transitorie o luoghi di sosta?

«Sì. Ci sono dei mondi destinati in particolare agli esseri erranti, mondi nei quali essi possono abitare per qualche tempo. Sono specie di bivacchi, di campi per riposarsi da un troppo lungo errare, stato questo sempre piuttosto penoso. Sono delle posizioni intermedie fra gli altri mondi, graduate secondo la natura degli Spiriti, i quali possono soggiornarvi e godere di un benessere più o meno grande.»


234a. Gli Spiriti che abitano questi mondi possono lasciarli quando vogliono?

«Sì. Gli Spiriti che si trovano in questi mondi possono staccarsene per andare dove devono recarsi. Immaginatevi degli uccelli migratori che atterrino su un'isola, in attesa di riprendere le forze per recarsi al luogo di destinazione.»

235. Gli Spiriti progrediscono durante le loro soste nei mondi transitori?

«Certamente. Quelli che si riuniscono così lo fanno con lo scopo di istruirsi e di poter più facilmente ottenere il permesso di recarsi in luoghi migliori e raggiungere la posizione che ottengono gli eletti.»

236. I mondi transitori, per la loro particolare natura, sono destinati perpetuamente agli Spiriti erranti?

«No. La loro situazione è solo temporanea.»


236a. Questi mondi sono abitati contemporaneamente da esseri fisici?

«No. La loro superficie e sterile. Coloro che li abitano non hanno bisogno di niente.»


236b. Questa sterilità è permanente e concerne la loro particolare natura?

«No. Essi sono sterili transitoriamente.»


236c. Questi mondi allora sono privi di bellezze naturali?

«La natura si manifesta attraverso le bellezze dell'immensità, che non sono meno ammirevoli di quelle che voi chiamate le bellezze della natura


236d. Poiché lo stato di questi mondi e transitorio, la nostra Terra sarà parte un giorno di quel numero?

«Lo è stata.»


236e. In quale epoca?

«Durante la sua formazione.»

Niente e inutile in natura: ogni cosa ha il suo scopo, la sua finalità. Niente è vuoto, tutto è abitato, la vita è dappertutto. Così nel lungo corso dei secoli che si sono succeduti prima dell'apparizione dell'uomo sulla Terra, durante questi lenti periodi di transizione, attestati dagli strati geologici, prima ancora della formazione dei primi esseri organici, su questa massa informe, in questo arido caos dove gli elementi erano confusi, non c'era assenza di vita. Vi trovavano rifugio esseri che non avevano né i nostri bisogni né le nostre sensazioni fisiche. Dio ha voluto che, anche in questa condizione imperfetta, questo nostro mondo servisse a qualcosa. Pertanto chi oserebbe dire, che fra i miliardi di mondi che ruotano nell'immensità, uno solo, uno dei più piccoli, perso nella moltitudine, ebbe il privilegio esclusivo di essere popolato? Quale sarebbe dunque l'utilità degli altri? Dio li avrebbe fatti al solo scopo di ricreare i nostri occhi? Supposizione assurda, incompatibile con la saggezza che scaturisce da tutte le Sue opere, e inammissibile se si pensa a tutte quelle cose che non possiamo percepire. Nessuno contesterà che, in questa idea di mondi non ancora adatti alla vita materiale, e tuttavia popolati da esseri viventi idonei a questo ambiente, c’è qualcosa di grande e di sublime, dove forse si trova la soluzione a più di un problema.




Percezioni, sensazioni e sofferenze degli Spiriti

237. L'anima, una volta nel mondo degli Spiriti, ha ancora le percezioni che aveva quando era incarnata?

«Sì. E altre che prima non possedeva, perché il suo corpo era come un velo che le ottenebrava. L'intelligenza e un attributo dello Spirito, ma essa si manifesta più liberamente quando non ci sono ostacoli.»

238. Le percezioni e le conoscenze degli Spiriti sono infinite? In una parola gli Spiriti sanno tutto?

«Più essi si avvicinano alla perfezione, più sanno. Se sono Spiriti superiori, sanno di più, mentre gli Spiriti inferiori sono più o meno ignoranti su tutte le cose.»

239. Gli Spiriti conoscono il principio delle cose?

«Dipende dal loro grado di elevatezza e purezza. Gli Spiriti inferiori non sanno più degli uomini.»

240. Gli Spiriti hanno la nostra stessa nozione del tempo?

«No. Ed è per questo che accade che non sempre ci comprendete quando si tratta di fissare date oppure epoche.»

Gli Spiriti vivono al di fuori del tempo, come lo intendiamo noi. La durata del tempo per loro è, per così dire, nulla. I secoli, interminabili per noi, sono per loro degli istanti che svaniscono nell'eternità, come le asperità del suolo si annullano e spariscono per chi si alza nello spazio.

241. Gli Spiriti hanno un'idea più precisa e più esatta del presente di quanto l'abbiamo noi?

«Succede più o meno come a chi abbia una buona vista e si fa più di un cieco un'idea precisa delle cose. Gli Spiriti vedono ciò che voi non vedete, perciò giudicano in modo diverso da voi. Ma, ancora una volta, ciò dipende dal loro grado di elevatezza.»

242. Come hanno gli Spiriti conoscenza del passato? Questa conoscenza è per loro senza limiti?

«Il passato, quando noi ce ne occupiamo, è un presente, esattamente come quando voi ricordate una cosa che vi ha colpito nel corso del vostro esilio terreno. Solo che noi, non avendo più il velo materiale che ottenebra invece la vostra intelligenza, ricordiamo cose che per voi sono state cancellate. Però gli Spiriti non conoscono tutto, a cominciare dalla loro creazione.»

243. Gli Spiriti conoscono il futuro?

«Anche questo dipende dal loro livello di perfezione. Sovente lo intravedono soltanto, ma non sempre è loro permesso di rivelarlo. Quando lo vedono a loro sembra un presente. Lo Spirito vede il futuro più chiaramente nella misura in cui si avvicina a Dio. Dopo la morte, l'anima vede e abbraccia in un sol colpo d'occhio le sue emigrazioni passate, ma non può vedere ciò che Dio le riserva. Perché questo accada, è necessario che l'anima sia completamente in Lui dopo moltissime esistenze.»


243a. Gli Spiriti giunti alla perfezione assoluta hanno una conoscenza completa del futuro?

«Completa non è la parola giusta, perché Dio solo è il maestro sovrano, e nessuno può uguagliarlo.»

244. Gli Spiriti vedono Dio?

«Solo gli Spiriti superiori Lo vedono e Lo comprendono. Gli Spiriti inferiori Lo sentono e Lo intuiscono.»


244a. Quando uno Spirito inferiore dice che Dio gli vieta o gli permette una cosa, come sa che viene da Dio?

«Lo Spirito inferiore non vede Dio, ma sente la Sua sovranità, e quando una cosa non deve essere fatta o una parola non deve essere detta, egli sente come un'intuizione, come un avvertimento invisibile che gli impedisce di farla. Voi stessi non avete forse dei presentimenti che sono per voi come degli avvertimenti segreti per fare o non fare la tale o la talaltra cosa? Lo stesso è per noi, solamente a un livello superiore, perché comprenderete bene che l'essenza degli Spiriti, essendo più affinata della vostra, può ricevere meglio gli avvertimenti divini.»


244b. L'ordine viene trasmesso allo Spirito direttamente da Dio o per mezzo di altri Spiriti?

«Non gli viene direttamente da Dio. Per comunicare con Dio bisogna esserne degni. Dio gli trasmette i Suoi ordini per mezzo di Spiriti che si trovano a un alto grado di perfezione e istruzione.»


245. La vista, negli Spiriti, è circoscritta come negli esseri fisici?

«No. Essa risiede in loro stessi.»

246. Gli Spiriti hanno bisogno della luce per vedere?

«Essi vedono da sé stessi e non hanno bisogno della luce. Per loro niente tenebre, eccetto quelle nelle quali possono trovarsi per espiazione.»

247. Gli Spiriti sono obbligati a spostarsi per vedere due punti differenti? Per esempio, possono vedere simultaneamente i due emisferi del nostro globo?

«Poiché lo Spirito si sposta con la rapidità del pensiero, si può dire ch'egli vede tutto contemporaneamente. Il suo pensiero può irradiarsi e spostarsi allo stesso tempo su più differenti punti, ma questa facoltà dipende dal suo grado di purezza: meno e puro, più la sua vista è limitata. Solo gli Spiriti superiori possono abbracciare la totalità.»

Negli Spiriti, la facoltà di vedere è una proprietà inerente alla loro natura, e che perciò risiede in tutto il loro essere, come la luce risiede in tutte le parti di un corpo luminoso. È una specie di lucidità universaleche si estende a tutto, abbraccia allo stesso tempo lo spazio, i tempi e le cose, e per la quale non ci sono né tenebre né ostacoli materiali. E si comprende perché deve essere così. Nell'uomo, agendo la vista per mezzo del meccanismo di un organo sensibilizzato dalla luce, senza di essa egli si trova nell'oscurità. Nello Spirito, invece, la facoltà di vedere, essendo un attributo proprio, che esclude qualsiasi agente esterno, e indipendente dalla luce. (Vedere Ubiquità, n. 92)

248. Lo Spirito vede le cose distintamente come noi?

«Più distintamente, perché la sua vista penetra ciò che voi non potete penetrare. Niente glielo offusca.»

249. Lo Spirito percepisce i suoni?

«Sì. E percepisce anche quelli che i vostri sensi ottusi non possono percepire.»


249a. La facoltà di udire è in tutto il suo essere come quella di vedere?

«Tutte le percezioni sono attributi dello Spirito e fanno parte del suo essere. Quando e rivestito da un corpo materiale, queste facoltà gli pervengono solo attraverso gli organi, ma in stato di libertà esse non sono più localizzate.»

250. È possibile allo Spirito sottrarsi alle percezioni, dal momento che esse sono attributi di lui stesso?

«Lo Spirito vede e sente soltanto ciò che vuole. Questo vale in generale e soprattutto per gli Spiriti elevati, perché quelli che sono imperfetti frequentemente vedono e sentono, loro malgrado, ciò che può essere utile per il loro miglioramento.»

251. Gli Spiriti sono sensibili alla musica?

«Intendi parlare della vostra musica? Che cos'e essa a confronto della musica celeste? Di quell'armonia di cui niente sulla Terra può darvi un'idea? L'una sta all'altra come il canto del selvaggio sta a una soave melodia. Comunque degli Spiriti volgari possono provare un certo piacere nell'udire la vostra musica, perché non è ancora dato loro comprenderne una più sublime. La musica ha per gli Spiriti attrattive infinite date le loro sviluppatissime qualità sensitive. Mi riferisco alla musica celeste, che è tutto quanto l'immaginazione spirituale può concepire di più bello e di più soave.»

252. Gli Spiriti sono sensibili alle bellezze della natura?

«Le bellezze della natura degli altri mondi sono così varie, che si e ben lontani dal conoscerle tutte. Sì. Gli Spiriti sono portati, secondo la loro attitudine, ad apprezzarle e comprenderle. Per gli Spiriti elevati ci sono delle bellezze d'insieme davanti alle quali spariscono, per così dire, le bellezze dei particolari.»

253. Gli Spiriti provano le nostre necessita e le nostre sofferenze fisiche?

«Essi le conoscono, perché le hanno subite, ma non le provano materialmente come voi. Sono Spiriti.»

254. Gli Spiriti sentono la fatica e ii bisogno di riposo?

«Essi non possono avvertire la fatica come l'intendete voi, e di conseguenza non hanno bisogno del vostro tipo di riposo fisico, in quanto non hanno organi le cui forze debbano essere ritemprate. Ma lo Spirito si riposa in questo senso: egli non è in costante attività. Egli non agisce in senso materiale e la sua azione è tutta intellettuale. Il suo riposo e completamente morale, vale a dire che ci sono dei momenti in cui il suo pensiero cessa di essere così attivo e non si concentra più su un determinato oggetto. Si tratta di un vero riposo, che pero non è paragonabile a quello del corpo. Il tipo di fatica che gli Spiriti possono provare è commisurato al loro livello di inferiorità, perché più sono elevati e meno hanno necessita di riposarsi.»

255. Quando uno Spirito dice che soffre, di quale natura è la sofferenza che prova?

«Angosce morali che lo torturano più dolorosamente delle sofferenze fisiche.»

256. A che cosa è dovuto allora il fatto che alcuni Spiriti si sono lamentati di soffrite ii freddo e il caldo?

«È un ricordo di quello che avevano sofferto durante la vita, ricordo a volte tanto penoso quanto la realtà. Sovente è un paragone attraverso cui, in mancanza di meglio, essi esprimono la loro situazione. Quando si ricordano del loro corpo, provano una specie di sensazione, simile a quella che si prova quando ci si toglie un mantello e si crede, per qualche tempo ancora, di continuare a portarlo.»




Saggio teorico sulle sensazioni negli Spiriti

257. Il corpo e lo strumento del dolore. Se non ne e la causa prima, ne è per lo meno la causa immediata. L'anima ha la percezione di questo dolore, e questa percezione è l'effetto. Il ricordo che l'anima ne conserva può essere molto penoso, ma non può avere alcuna azione fisica. In effetti né il freddo né il caldo possono sconvolgere il tessuto dell'anima: essa non può subire né congelamenti né bruciature. Non constatiamo forse tutti i giorni come il ricordo o i l timore di un male fisico possa produrre l'effetto della realtà? Causarne addirittura la morte? Tutti sanno che le persone che hanno subito un'amputazione provano dolore nell'arto che non esiste più. Sicuramente questo arto non può essere affatto la sede e neppure il punto di origine del dolore, ma è il cervello che ne ha conservata la sensazione, ecco tutto. Si può dunque credere che d sia qualcosa di analogo nelle sofferenze dello Spirito dopo la morte. Uno studio più approfondito del perispirito, che svolge un ruolo così importante in tutti i fenomeni spiritisti — nelle apparizioni impalpabili o tangibili, nello stato dello Spirito al momento della morte, nell'idea così frequente in lui di essere ancora vivo, nel quadro così toccante dei suicidi, dei suppliziati, di coloro che si sono lasciati assorbire dai piaceri materiali — e tanti altri fatti hanno gettato la luce su questa questione e hanno dato luogo a delle spiegazioni di cui facciamo qui il riassunto.

Il perispirito e il legame che unisce lo Spirito alla materia del corpo e viene attinto dall'ambiente e dal fluido universale. Possiede allo stesso tempo elettricità, fluido magnetico e, fino a un certo punto, materia inerte. Si potrebbe dire che è la quintessenza della materia, il principio della vita organica, ma non quello della vita intellettuale: la vita intellettuale risiede nello Spirito. È inoltre l'agente delle sensazioni esterne. Nel corpo, queste sensazioni sono determinate dagli organi specifici, che servono loro da canali. Distrutto il corpo, le sensazioni diventano generali. Ecco perché lo Spirito non dice di soffrire di mal di testa piuttosto che di dolore ai piedi. Bisogna d'altra parte guardarsi dal confondere le sensazioni del perispirito, reso indipendente, con quelle del corpo: possiamo prendere queste ultime solo come termine di paragone ma non come analogia. Liberato del corpo, lo Spirito può soffrire, ma questa sofferenza non è quella del corpo e tuttavia non è neanche una sofferenza esclusivamente morale, come il rimorso, poiché si lamenta del freddo e del caldo. Lo Spirito non soffre maggiormente in inverno che in estate: abbiamo visto Spiriti passare attraverso le fiamme senza provare alcun dolore. La temperatura non provoca dunque su di loro nessuna impressione. Il dolore che avvertono non è pertanto un dolore propriamente fisico: e una vaga sensazione intima di cui lo Spirito stesso non sempre si rende perfettamente conto, proprio perché il dolore non è localizzato e perché non è provocato da agenti esterni; e un ricordo piuttosto che una realtà, ma comunque un ricordo penoso. Qualche volta pero c’è qualcosa di più di un ricordo, come vedremo.

L'esperienza ci insegna che al momento della morte il perispirito si libera più o meno lentamente del corpo. Nei primi istanti, lo Spirito non sa spiegarsi la situazione; non crede di essere morto, si sente vivo, vede il suo corpo lì accanto, sa che è il suo e non capisce che ne è separato. Questo stato persiste finché c’è un legame fra corpo e perispirito. Un suicida ci ha detto: "No, non sono morto". E ha aggiunto: "E ciononostante sento i vermi che mi rodono". Ebbene, sicuramente i vermi non rodevano il suo perispirito e ancor meno lo Spirito, essi non rodevano che il suo corpo. Ma poiché la separazione del corpo e del perispirito non era ancora completa, ne risultava una sorta di ripercussione morale che gli trasmetteva la sensazione di ciò che stava succedendo nel corpo. Ripercussione forse non è la parola giusta, poiché potrebbe far credere a un effetto troppo materiale. È piuttosto la vista di quello che succedeva nel suo corpo, al quale il suo perispirito ancora lo teneva legato, a produrre in lui un'illusione, che egli prendeva per realtà. Perciò non era un ricordo, poiché durante la vita mai era stato roso dai vermi: era una sensazione di quel momento. Vediamo pertanto le deduzioni che si possono trarre dai fatti, quando sono osservati attentamente. Durante la vita, il corpo riceve le sensazioni esterne e le trasmette allo Spirito tramite il perispirito che costituisce, probabilmente, il cosiddetto fluido nervoso. Il corpo, essendo morto, non avverte più niente, perché non c’è più in lui né Spirito né perispirito. Il perispirito, liberato del corpo, prova la sensazione, ma poiché non gli giunge più da un determinato canale, la sensazione diventa generale. Ora, essendo esso nella realtà solo un agente di trasmissione fra corpo e Spirito — poiché è lo Spirito ad avere coscienza — si deduce che, se potesse esistere un perispirito senza Spirito, esso non avvertirebbe più niente, esattamente come un corpo quando è morto. Egualmente, se lo Spirito non avesse affatto il perispirito, sarebbe inaccessibile a qualsiasi sensazione dolorosa, cosa che succede agli Spiriti completamente purificati. Noi sappiamo che quanto più gli Spiriti diventano puri, tanto più l'essenza del perispirito diventa eterea, da cui consegue che l'influenza materiale diminuisce man mano che lo Spirito progredisce, ossia man mano che lo stesso perispirito diventa meno grossolano.

Ma, si dira, le sensazioni gradevoli, come quelle sgradevoli, vengono trasmesse allo Spirito dal perispirito. Pertanto se lo Spirito puro è inaccessibile alle une, deve esserlo egualmente alle altre. Sì, senza dubbio, per quelle che provengono unicamente dall'influenza della materia che conosciamo. Per esempio, il suono dei nostri strumenti e il profumo dei nostri fiori non gli fanno nessuna impressione. Tuttavia egli ha in sé delle sensazioni intime di un'attrattiva indefinibile, di cui noi non riusciamo a farci nessuna idea, perché siamo a questo riguardo come dei ciechi dalla nascita di fronte alla luce: sappiamo che essa esiste, ma come? Qui e dove si ferma la nostra scienza. Sappiamo che esistono nello Spirito delle percezioni, delle sensazioni, l'udito, la vista, e che questi requisiti sono di tutto l'essere e non, come negli uomini, di una parte dell'essere. Ma, di nuovo, attraverso quale intermediario? È questo che non sappiamo. Gli Spiriti stessi non possono darcene conto perché la nostra lingua non possiede i termini per esprimere idee che non abbiamo, così come la lingua del selvaggio non ha i termini per esprimere le nostre arti, le nostre scienze e le nostre dottrine filosofiche.

Dicendo che gli Spiriti sono inaccessibili alle impressioni della nostra materia, ci riferiamo agli Spiriti molto elevati, il cui involucro etereo non ha niente di analogo su questa Terra. Non è lo stesso per quegli Spiriti il cui perispirito e più denso. Essi percepiscono i nostri suoni e i nostri odori, non pero attraverso una parte limitata della loro individualità, come quando erano vivi. Si potrebbe dire che le sensazioni molecolari si fanno sentire in tutto il loro essere e arrivano così al loro sensorium commune, che è lo Spirito stesso, sia pure in modo differente, e fors'anche con un'impressione diversa. È questo che produce una modificazione nella percezione. Essi intendono il suono della nostra voce e pertanto ci comprendono senza l'ausilio della parola, con la sola trasmissione del pensiero. Ciò che viene a sostegno di quanto stiamo dicendo, è che questa penetrazione del pensiero è tanto più facile quanto più lo Spirito e smaterializzato. Riguardo alla vista, essa è indipendente dalla nostra luce. La facoltà della vista e un attributo essenziale dell'anima, per la quale non c’è oscurità. Ma essa è più ampia, più penetrante in quelli che sono più purificati. L'anima, o Spirito, ha dunque in sé la facoltà di tutte le percezioni. Nella vita fisica, queste facoltà sono attenuate dalla rozzezza dei nostri organi, in quella extracorporea le percezioni si affinano nella misura in cui l'involucro semi materiale diventa più etereo.

Questo involucro, attinto dall'ambiente naturale, varia secondo la natura dei mondi. Passando da un mondo all'altro, gli Spiriti cambiano involucro come noi cambiamo d'abito passando dall'estate all'inverno, dall'equatore al polo. Gli Spiriti più elevati, quando vengono a visitarci, si rivestono dunque del perispirito terreno, e da quel momento le loro percezioni si attuano come presso i nostri Spiriti inferiori. Ma tutti gli Spiriti, sia inferiori che superiori, odono e ascoltano solo quello che vogliono udire e ascoltare. Senza avere degli organi sensitivi, possono rendere le loro percezioni attive o nulle, secondo il loro volere. C’è solo una cosa che sono obbligati a udire: i consigli degli Spiriti buoni. La vista e sempre attiva, ma essi possono rendersi reciprocamente invisibili. Secondo il rango che occupano, possono celarsi agli Spiriti che sono a loro inferiori, ma non a quelli a loro superiori. Nei primi momenti che seguono alla morte, la vista dello Spirito e sempre offuscata e confusa. Essa si schiarisce man mano che si libera della materia, e può acquistare la stessa limpidezza di quando egli era in vita, indipendentemente dalla possibilità di penetrare attraverso i corpi che per noi sono opachi. Quanto alla sua estensione attraverso lo spazio infinito, nel futuro e nel passato, essa dipende dal grado di purificazione e di elevatezza dello Spirito.

Tutte queste teorie, si dira, non sono per niente rassicuranti. Noi pensavamo che, una volta sbarazzatici del nostro grossolano involucro, strumento dei nostri dolori, non avremmo sofferto più, ed ecco che voi venite a insegnarci che soffriremo ancora, la qual cosa, sia in un modo sia in un altro, non è soffrire meno. Ebbene sì! Possiamo soffrire ancora, e molto, e a lungo, ma possiamo anche non soffrire più, fin dall'istante in cui lasciamo questa vita fisica.

Le sofferenze di questa Terra a volte non dipendono da noi, ma molte di esse sono la conseguenza della nostra volontà. Si risalga all'origine, e si vedrà che la maggior parte delle sofferenze e da attribuire a cause che avremmo potuto evitare. Quanti mali, quante infermità l'uomo non deve se non ai suoi eccessi, alla sua ambizione, in una parola alle sue passioni? L'uomo che avrà vissuto sempre sobriamente, che non avrà abusato di niente, che sarà sempre stato semplice nei suoi gusti, moderato nei suoi desideri, si risparmierà molte tribolazioni. Lo stesso è per gli Spiriti: le sofferenze che patiscono sono sempre la conseguenza del modo in cui vissero sulla Terra. Senza dubbio non avranno più ne gotta né reumatismi, ma subiranno altre sofferenze che non sono da meno. Abbiamo visto che queste sofferenze sono il risultato dei legami che ancora esistono fra lo Spirito e la materia, che più lo Spirito si libererà dell'influenza della materia, in altre parole, più sarà smaterializzato e meno avrà sensazioni dolorose. Pertanto dipende dall'uomo affrancarsi dalle influenze di questa vita: ha il suo libero arbitrio e di conseguenza la facoltà di scelta di fare o non fare. Domini le sue basse passioni, non provi né odio né invidia né gelosia né orgoglio, non sia preda dell'egoismo, purifichi la sua anima con i buoni sentimenti, faccia del bene, attribuisca alle cose di questo mondo solo l'importanza che meritano. Allora, benché ancora nell'involucro materiale, già si sta purificando e liberando della materia e, quando abbandonerà questo involucro, non ne subirà più l'influenza. Le sofferenze fisiche provate non lasceranno in lui nessun ricordo doloroso, nessuna impressione sgradevole rimarrà in lui, perché esse riguardano solo il corpo e non lo Spirito. Sarà felice di essersene liberato, e la tranquillità della sua coscienza lo affrancherà da qualsiasi sofferenza morale. Abbiamo interrogato migliaia di Spiriti, appartenenti a tutti i ranghi e ceti sociali quando erano su questa Terra, li abbiamo studiati in tutti i periodi della loro vita spiritista, fin dall'istante in cui hanno lasciato il corpo. Li abbiamo seguiti passo dopo passo nella vita d'oltretomba per osservare i cambiamenti che si operavano in loro, nelle loro idee, nelle loro sensazioni. E sotto questo aspetto non sono gli uomini più comuni quelli che ci hanno fornito i soggetti di studio meno preziosi. Pertanto abbiamo visto che le sofferenze sono sempre in rapporto alla condotta terrena, di cui essi subiscono le conseguenze, e che questa nuova esistenza e fonte di una beatitudine ineffabile per quelli che hanno seguito la retta via. Da questo consegue che quelli che soffrono è perché l'hanno voluto e devono prendersela solo con sé stessi, tanto nell'altro mondo come in questo.





Scelta delle prove

258. Nello stato errante, e prima di intraprendere una nuova esistenza fisica, lo Spirito ha coscienza e presentimento delle cose che gli succederanno durante la vita?

«Lo Spirito sceglie lui stesso il genere di prove che vuole subire ed e in ciò che consiste il suo libero arbitrio.»


258a. Non è Dio dunque che gli impone le sofferenze della vita come castigo?

«Niente succede senza il permesso di Dio, perché e Lui che ha stabilito tutte le leggi che reggono l'universo. Domandatevi pertanto perché ha fatto la tale legge piuttosto che la talaltra! Dando allo Spirito la libertà di scelta, gli lascia tutta la responsabilità dei suoi atti e delle relative conseguenze. Niente intralcia il suo futuro. La via del bene gli sta di fronte come quella del male. Mas e soccombe, gli rimane una consolazione, quella, cioè, che non tutto e finito per lui e che Dio, nella Sua bontà, lo lascia libero di rifare ciò che ha eseguito male. Si deve, d'altronde, distinguere ciò che è opera della volontà di Dio da ciò che è opera della volontà dell'uomo. Se un pericolo vi minaccia, non siete voi che avete creato questo pericolo, e Dio. Voi avete pero la volontà di esporvi, perché in ciò avete visto un mezzo di avanzamento, ed e Dio che lo ha permesso.»

259. Se lo Spirito ha facoltà di scelta nel genere di prova che deve subire, ne consegue che tutte le sofferenze che proviamo nella vita sono state previste e scelte da noi?

«Tutte non è il termine corretto, perché non si può dire che voi abbiate scelto e previsto tutto ciò che vi capita nella vita, fin nei minimi particolari. Voi avete scelto il genere di prova, ma i fatti in dettaglio sono la conseguenza della situazione e sovente delle vostre stesse azioni. Se, per esempio, lo Spirito ha voluto nascere in mezzo a gente di malaffare, sapeva a quali tentazioni egli si sarebbe esposto, ma non conosceva una per una le azioni che avrebbe commesso. Queste azioni sono l'effetto della sua volontà o del suo libero arbitrio. Lo Spirito sa che scegliendo una tale strada avrà un certo tipo di lotta da affrontare. Egli conosce pertanto la natura delle vicissitudini che incontrerà, ma non sa se sarà il tale avvenimento piuttosto che il talaltro. Gli eventi secondari nascono dalle circostanze e dalla forza delle cose. Sono solo i grandi eventi — quelli che influiscono sul destino — che sono prevedibili. Se si prende un cammino pieno di ostacoli, si sa che si devono prendere molte precauzioni perché si corre il pericolo di cadere, ma non si sa dove si andrà a cadere, E può anche darsi che non si cada, se si e molto prudenti. Se, camminando per strada, vi cade una tegola in testa, non crediate che, come comunemente si dice, stava scritto.»

260. Come può lo Spirito voler nascere fra gente di malaffare?

«Si deve pur mandarlo in un ambiente dove possa subire la prova che ha domandato. Ebbene! È necessario che ci sia analogia: per lottare contro l'istinto del brigantaggio, bisogna ch'egli si trovi fra gente di questo tipo.»


260a. Se non ci fossero individui della malavita sulla Terra, lo Spirito non potrebbe allora trovarvi l'ambiente adeguato a determinate prove?

«Ci si dovrebbe allora lamentare per questo? È ciò che succede nei mondi superiori dove il male non ha accesso. È per questo che lì ci sono solo i buoni Spiriti. Fate in modo che sia al più presto così anche sulla vostra Terra.»


261. Lo Spirito, nelle prove che deve subire per arrivare alla perfezione, deve provare ogni genere di tentazioni? Deve passare attraverso tutte le situazioni che possano provocare in lui orgoglio, gelosia, avarizia, sensualità ecc.?

«Certamente no, poiché si sa che ci sono Spiriti che prendono, sin dall'inizio, un cammino che li affranca da molte prove. Ma chi sì lascia trascinare sulla cattiva strada, corre tutti i pericoli di questa strada. Per esempio, uno Spirito può chiedere la ricchezza e gli può anche essere accordata. Allora, secondo il suo carattere, potrà diventare avaro o prodigo, egoista o generoso, oppure si abbandonerà a tutti i piaceri dei sensi. Ma non è detto che dovrà passare per forza attraverso la trafila di tutte queste inclinazioni.»

262. Come può lo Spirito, che in origine è semplice, ignorante e senza esperienza, scegliere un'esistenza con cognizione di causa ed essere responsabile della sua scelta?

«Dio supplisce alla sua inesperienza tracciandogli il cammino che deve seguire, come si fa con un bambino sin dalla culla. Poi a poco a poco lo lascia padrone di scegliere nella misura in cui il suo libero arbitrio si sviluppa, ed è allora che sovente traligna, prendendo la cattiva strada se non ascolta i consigli dei buoni Spiriti. È questa che può chiamarsi la caduta dell'uomo.»


262a. Quando lo Spirito fruisce del libero arbitrio, la scelta dell'esistenza fisica dipende sempre esclusivamente dalla sua volontà, oppure questa esistenza gli può essere imposta dalla volontà di Dio come espiazione?

«Dio sa attendere: non affretta l'espiazione. Ciononostante Dio può imporre un'esistenza a uno Spirito, quando questo, a causa del suo basso livello o per la sua cattiva volontà, non è adatto a comprendere ciò che per lui potrebbe essere più salutare, o quando vede che questa esistenza può servire alla sua purificazione e al suo avanzamento, trovandovi nello stesso tempo un'espiazione.»

263. Lo Spirito fa la sua scelta immediatamente dopo la morte?

«No. Molti credono all'eternità delle pene. V i è stato già detto: questo è un castigo.»

264. Che cose che orienta lo Spirito nella scelta delle prove che vuole subire?

«Sceglie quelle che, secondo la natura delle sue colpe, possono essere per lui un'espiazione e possono farlo avanzare più rapidamente. Alcuni possono dunque imporsi una vita di miseria e di privazioni per tentare di sopportarla con coraggio, altri possono voler mettersi alla prova attraverso le tentazioni delle ricchezze e del potere, ben più pericolose per l'abuso o i l cattivo uso che se ne può fare, e per le basse passioni che suscitano. Altri infine vogliono mettersi alla prova attraverso le lotte che devono sostenere a contatto con il vizio.»

265. Se certi Spiriti scelgono il contatto con il vizio come prova, ve ne sono di quelli che lo scelgono per simpatia e per il desiderio di vivere in un ambiente conforme alle loro tendenze, o per potersi abbandonare liberamente alle soddisfazioni materiali?

«Ce ne sono, e certo, ma solo tra quelli il cui senso morale è ancora poco sviluppato. La prova viene da sé ed essi la subiscono più a lungo. Prima o poi comprendono che la soddisfazione delle basse passioni ha per loro delle conseguenze deplorevoli che essi subiranno per un tempo che sembrerà loro eterno. Dio potrà lasciarli in questa condizione fin quando non abbiano compreso la loro colpa e non chiedano essi stessi di espiarla con delle prove proficue.»

266. Non appare naturale che scelgano le prove meno penose?

«Per voi, sì. Ma per lo Spirito, no. Quando si libera della materia, l'illusione cessa ed egli pensa in modo diverso.»

L'uomo, sulla Terra, posto sotto l'influenza delle idee materiali, vede in queste prove solo il lato penoso ed è per questo che gli sembra naturale scegliere quelle che, dal suo punto di vista, coincidono con i piaceri materiali. Ma nella vita spirituale confronta queste soddisfazioni fuggitive e grossolane con la felicita inalterabile che intravede. Pertanto che cosa può importargli qualche sofferenza passeggera? Lo Spirito può dunque scegliere la prova più dura e, di conseguenza, l'esistenza più penosa, nella speranza di raggiungere più in fretta una condizione migliore, così come molte volte il malato sceglie la medicina più sgradevole per guarire prima. Chi vuole legare il proprio nome alla scoperta di un paese sconosciuto non sceglie una strada tra i fiori. Conosce i pericoli che corre, ma sa anche della gloria che lo attende se riesce nell'impresa.

La dottrina della libertà, nella scelta delle nostre esistenze e delle prove cui saremo sottoposti, cessa di sembrare straordinaria se si considera che gli Spiriti, liberatisi della materia, valutano le cose in modo diverso da quello con cui le valutiamo noi. Essi percepiscono l'obiettivo, obiettivo per loro ben più serio di quanto non lo siano le gioie passeggere del mondo. Dopo ogni esistenza essi vedono il passo avanti compiuto e quanto ancora manchi loro in purezza, per raggiungere questo obiettivo. Ecco perché si sottomettono volontariamente a tutte le vicissitudini della vita fisica, domandando essi stessi quelle prove che possano farglielo raggiungere il più presto possibile. È dunque a torto che ci si meraviglia nel vedere lo Spirito non dare la preferenza all'esistenza più dolce. Di questa vita esente da amarezze egli non può godere finché si trova nel suo stato d'imperfezione. La intravede ed è per arrivarci che cerca di migliorarsi.

D'altra parte non abbiamo forse sotto gli occhi tutti i giorni l'esempio di scelte simili? L'uomo che lavora per buona parte della sua vita senza tregua né riposo, per accumulare quanto gli serve per procurarsi il benessere, cos'e che fa se non svolgere un compito che si impone, in vista di un avvenire migliore? Il soldato che si offre per una missione pericolosa, il viaggiatore che affronta pericoli non meno gravi nell'interesse della scienza o della propria fortuna, cos'e che fanno se non compiere delle prove volontarie, che possono procurar loro felicita e profitto se riusciranno nell'impresa? A che cosa l'uomo non si sottomette e non si espone per il suo interesse o per la sua gloria? Tutti i concorsi non sono anch'essi prove volontarie alle quali ci si sottomette in vista di un avanzamento nella carriera che si e scelta? Si arriva a una posizione sociale di alto livello nelle scienze, nelle arti, nell'industria, solo passando per la trafila dei gradi inferiori che sono anch'essi altrettante prove. La vita umana e così il calco della vita spirituale: vi ritroviamo in piccolo tutte le stesse peripezie. Se dunque, nella vita terrena, scegliamo sovente le prove più dure in vista di una posizione più elevata, perché lo Spirito — che vede più lontano di noi uomini di questa Terra, e per il quale la vita fisica non è che un incidente passeggero — non dovrebbe fare la scelta di un'esistenza penosa e laboriosa, se essa può condurlo alla felicità eterna? Coloro che dicono che, se l'uomo avesse la scelta della propria esistenza, essi chiederebbero di essere principi o milionari, sono come i miopi che vedono solo quello che toccano, o come quei bambini golosi ai quali si domandi quale lavoro preferiscono e rispondono: pasticciere o cioccolataio.

Così è il viaggiatore che, in fondo a una valle immersa nella nebbia, non vede né la lunghezza né i due punti estremi della sua strada. Ma, arrivato in vetta alla montagna, abbraccia con lo sguardo il cammino che ha percorso e quel che gli resta da percorrere. Vede la sua meta, gli ostacoli che deve ancora superare, e può organizzare con maggiore sicurezza i mezzi per arrivarci. Lo Spirito incarnato e come il viaggiatore ai piedi della montagna. Sbarazzatosi dei legami terreni, domina la situazione come chi sta sulla vetta della montagna. Per il viaggiatore la meta e il riposo dopo la fatica, per lo Spirito il fine è la beatitudine suprema dopo le tribolazioni e le prove.

Tutti gli Spiriti dicono che nello stato errante indagano, studiano, osservano per fare la loro scelta. Non ne abbiamo un esempio nella vita su questa Terra? Non cerchiamo sovente per anni la carriera sulla quale fissiamo liberamente la nostra scelta, perché la crediamo la più idonea per farci realizzare il nostro cammino? Se falliamo in una, ne cerchiamo un'altra. Ogni carriera che abbracciamo e una fase, un periodo della vita. Ogni giorno non è forse impiegato nel cercare ciò che faremo il giorno seguente? Ora, che cosa sono le varie esistenze fisiche, per lo Spirito, se non delle fasi, dei periodi, dei giorni per la sua vita spiritista, che è, come si sa, la sua vita normale, essendo la vita fisica solo transitoria e passeggera?


267. Lo Spirito ha la possibilità di fare la sua scelta durante il suo stato corporeo?

«Il suo desiderio può avere una certa influenza; ciò dipende dall'intenzione. Quando ritorna Spirito, vede le cose in modo ben diverso. È solo lo Spirito che fa la scelta. Ma, lo ripeto, può farla anche nella vita materiale, perché lo Spirito ha sempre dei momenti in cui è indipendente dalla materia in cui abita.»


267a. Molti desiderano il potere e le ricchezze e di certo né come espiazione né come prova.

«Senza dubbio è la materia che tende a questi poteri per goderne, ed e lo Spirito che li desidera per conoscerne le vicissitudini.»

268. Finché lo Spirito non arriva allo stato di purezza perfetta, deve continuamente subire delle prove?

«Sì, ma esse non sono come le Intendete voi, che chiamate prove le tribolazioni materiali. Ora, lo Spirito, pervenuto a un certo grado, pur senza essere perfetto, non ha più prove da subire, ma ha sempre dei doveri che l'aiutano a perfezionarsi. Questi doveri non hanno niente di penoso per lui, non fosse altro che quello di aiutare gli altri a perfezionarsi.»

269. Lo Spirito può ingannarsi sull'efficacia della prova che sceglie?

«Potrebbe sceglierne una che è al di sopra delle sue forze, e allora egli soccombe. Ma potrebbe anche sceglierne una che non gli giova affatto, come nel caso in cui cercasse un genere di vita oziosa e inutile. Ma allora, una volta rientrato nel mondo degli Spiriti, si accorge di non aver guadagnato niente e domanda di recuperare il tempo perduto.»

270. A che cosa sono dovute le vocazioni di alcuni e il loro desiderio di seguire una carriera piuttosto che un'altra?

«Mi sembra che possiate rispondere voi stessi a questa domanda. Non è forse la conseguenza di tutto ciò che abbiamo detto sulla scelta delle prove e sul progresso compiuto in un'esistenza precedente?»

271. Nello stato erratico lo Spirito, studiando le diverse condizioni nelle quali potrà progredire, come pensa di poter realizzare ciò? Per esempio, nascendo fra i popoli cannibali?

«Non sono gli Spiriti già avanzati quelli che nascono fra i cannibali, ma Spiriti della natura dei cannibali o che sono a loro inferiori.»

Sappiamo che i nostri antropofagi non si trovano all'ultimo gradino della scala evolutiva e che ci sono dei mondi in cui l'abbrutimento e la ferocia non hanno uguali sulla Terra. Questi Spiriti sono dunque inferiori ai più inferiori del nostro mondo, e venire fra i nostri selvaggi e per loro un progresso, come sarebbe un progresso per i nostri antropofagi esercitare fra di noi una professione che li obbligasse a versare il sangue. Se non mirano più in alto, e perché l'inferiorità morale non permette loro di comprendere un progresso più completo. Lo Spirito non può avanzare che gradualmente. Non può superare d'un balzo la distanza che separa la barbarie dalla civilizzazione, ed e in ciò che troviamo una delle necessita della reincarnazione, che corrisponde veramente alla giustizia di Dio. Altrimenti che cosa diventerebbero questi milioni di esseri che muoiono ogni giorno all'ultimo stadio del degrado, se non avessero i mezzi per raggiungere il grado superiore? Perché Dio avrebbe dovuto privarli dei favori concessi agli altri uomini?


272. Gli Spiriti che vengono sulla Terra da un mondo inferiore, o da un popolo molto arretrato, come i cannibali, per esempio, potrebbero nascere fra i popoli civilizzati?

«Sì, ce ne sono che fuorviano volendo salire troppo in alto. Ma allora si trovano fuori posto fra voi perché hanno dei costumi e degli istinti che cozzano con i vostri.»

Questi esseri ci offrono il triste spettacolo della ferocia in mezzo alla civilizzazione. Rinascendo essi fra i cannibali, non sarebbe una retrocessione, poiché non farebbero altro che riprendere il loro posto e forse ci guadagnerebbero ancora.

273. Un uomo che è appartenuto a una società civilizzata potrebbe, per espiazione, essere reincarnato in un selvaggio?

«Si.Ma ciò dipende dal genere di espiazione. Un padrone che sia stato duro con i suoi schiavi potrà diventare schiavo a sua volta e subire i maltrattamenti che ha fatto subire. Chi un giorno ha comandato può, in una nuova esistenza, obbedire proprio a coloro che si erano piegati alla sua volontà. Si tratta di un'espiazione, nel caso avesse abusato del suo potere, e Dio può imporgliela. Uno Spirito buono può anche scegliere un'esistenza autorevole fra questi popoli per farli avanzare, e allora si tratta di una missione.»




Relazioni d'Oltretomba

274. I differenti ordini di Spiriti stabiliscono fra loro una gerarchia di potere? Ci sono fra gli Spiriti dei subordinati e dei superiori?

«Sì. C’è una gerarchia molto significativa. Gli Spiriti esercitano gli uni sugli altri un'autorità in relazione alla loro superiorità, che essi esercitano attraverso un'influenza morale irresistibile.»


274a. Gli Spiriti inferiori possono sottrarsi all’autorità degli Spiriti che sono a loro superiori?

«Ho detto: irresistibile.»

275. Il potere e la stima di cui un individuo ha goduto sulla Terra gli conferiscono una supremazia nel mondo degli Spiriti?

«No. Perché i piccoli saranno innalzati e i grandi saranno abbassati. Leggi i Salmi.»


275a. Come dobbiamo intendere questo innalzarsi e questo abbassarsi?

«Non sapete che gli Spiriti sono di ordini diversi secondo il merito? Ebbene! Il più grande della Terra può trovarsi all'ultimo rango fra gli Spiriti, mentre il suo servo potrebbe essere al primo. È chiaro? Gesù non ha forse detto: Chiunque si umilia sarà elevato, e chiunque si eleva sarà umiliato?»

276. Chi è stato grande sulla Terra e si trova inferiore fra gli Spiriti prova dell'umiliazione?

«Sovente una umiliazione molto grande, soprattutto se era orgoglioso e invidioso.»

277. Il soldato, che dopo la battaglia ritrova il suo generale nel mondo degli Spiriti, lo riconosce ancora come suo superiore?

«Il titolo non conta niente, la superiorità reale conta su tutto.»

278. Gli Spiriti di ordini diversi sono mescolati fra di loro?

«Sì e no. Ovvero essi si vedono, ma rimangono distinti gli uni dagli altri. Si respingono o si attraggono secondo le affinità o l'antipatia dei loro sentimenti, come succede fra di voi. È tutto un mondo di cui il vostro è il riflesso offuscata. Quelli dello stesso livello si radunano per una sorta di affinità e formano dei gruppi o famiglie di Spiriti, uniti dalla simpatia e dall'obiettivo che si propongono: i buoni perii desiderio di fare del bene, i cattivi per il desiderio di fare del male, per la vergogna delle loro colpe e per la necessita di trovarsi fra esseri simili a loro.»

Come in una grande città dove gli uomini di tutti i livelli e di tutte le condizioni sociali si vedono e si incontrano senza confondersi, dove le società si formano per affinità di gusti, dove vizio e virtù stanno gomito a gomito, senza interloquire.

279. Tutti gli Spiriti possono reciprocamente avvicinarsi gli uni agli altri?

«I buoni vanno dappertutto, e bisogna che sia così affinché possano esercitare la loro influenza sui malvagi. Ma le regioni abitate dai buoni sono interdette agli Spiriti imperfetti, in modo che non possano apportarvi i turbamenti delle cattive passioni.»

280. Qual è la natura delle relazioni fra i buoni e i cattivi Spiriti?

«I buoni cercano di combattere le cattive tendenze degli altri al fine di aiutarli a elevarsi. È una missione.»


281. Perché gli Spiriti inferiori si compiacciono di indurci al male?

«Per l'invidia di non aver meritato di trovarsi fra i buoni. Il loro desiderio e di impedire, per quanto è nelle loro possibilità, agli Spiriti ancora inesperti di arrivare al bene supremo; vogliono fare provare agli altri quello che essi stessi provano. Non notate questo anche fra di voi?»

282. Come gli Spiriti comunicano fra di loro?

«Essi si guardano e si comprendono. La parola appartiene alla materia: è il riflesso dello Spirito. Il fluido universale stabilisce fra di loro una comunicazione costante. È il veicolo della trasmissione del pensiero, come per voi l'aria è il veicolo della trasmissione del suono. È una specie di telegrafo universale che unisce tutti i mondi e permette agli Spiriti di corrispondere da un mondo all'altro.»

283. Gli Spiriti possono dissimulare reciprocamente i loro pensieri? Possono nascondersi gli uni agli altri?

«No. Per loro tutto e allo scoperto, soprattutto quando sono perfetti. Possono allontanarsi gli uni dagli altri, ma continuano a vedersi. Comunque questa non è affatto una regola assoluta, perché certe categorie di Spiriti possono benissimo rendersi invisibili agli altri Spiriti, se ritengono utile farlo.»

284. Come possono gli Spiriti, dal momento che non hanno più corpo, constatare la loro individualità e distinguersi dagli altri Spiriti che li circondano?

«Constatano la loro individualità attraverso il perispirito che ne fa degli esseri distinti gli uni dagli altri, così come il corpo per gli uomini.»

285. Gli Spiriti si riconoscono per aver coabitato sulla Terra? Il figlio riconosce suo padre, l'amico ii suo amico?

«Sì. E così di generazione in generazione.»

Essi possono egualmente riconoscersi, quando ciò sia necessario, attraverso le sembianze che avevano da vivi. Allo Spirito arrivato da poco e che perciò non abbia ancora familiarizzato con il suo nuovo stato, gli Spiriti che vanno ad accoglierlo si presentano sotto un'apparenza che permetta a quello di riconoscerli. (Quest'ultimo paragrafo fa parte degli Errata della 5a edizione, 1865.)


285a. Come gli uomini che si sono conosciuti sulla Terra possono riconoscersi nel mondo degli Spiriti?

«Noi vediamo la nostra vita passata e vi leggiamo come in un libro. Vedendo il passato dei nostri amici e dei nostri nemici, vediamo il loro passaggio dalla vita alla morte.»

286. L'anima, lasciando le sue spoglie mortali, vede immediatamente i suoi parenti e amici che l'hanno preceduta nel mondo degli Spiriti?

«Immediatamente non sempre e il termine esatto, perché, come abbiamo già detto, ci vuole un po' di tempo per riconoscersi e scuoter via il velo materiale.»

287. Come viene accolta l'anima al suo ritorno nel mondo degli Spiriti?

«Quella del giusto come un fratello benamato e atteso da lungo tempo, quella del malvagio come un essere che si disprezza.»


288. Quale sentimento provano gli Spiriti impuri alla vista di uno Spirito cattivo che arriva fra loro?

«I malvagi sono soddisfatti nel vedere degli esseri a loro immagine e, come loro, privati della beatitudine infinita Esattamente come accade sulla Terra a un perverso fra i suoi simili.»

289. I nostri parenti e i nostri amici ci vengono qualche volta incontro quando lasciamo la Terra?

«Sì. Accolgono l'anima che prediligono, si rallegrano come al ritorno da un viaggio — se ha saputo evitare i pericoli del cammino — e l'aiutano a liberarsi dei legami corporei. È un premio per gli Spiriti buoni, quando quelli che li hanno molto amati si fanno loro incontro. Quello, invece, che è ancora macchiato rimane isolato o e circondato solo da Spiriti simili a lui: si tratta di un castigo.»

290. I parenti egli amici si riuniscono sempre dopo la morte?

«Dipende dalla loro elevatezza e dal cammino che seguono per il loro avanzamento. Se uno e più avanzato e cammina più velocemente di un altro, essi non potranno restare insieme. Potranno vedersi qualche volta, ma saranno riuniti insieme per sempre solo quando potranno camminare fianco a fianco o quando avranno raggiunto Io stesso livello di perfezione. Infine l'impossibilità di vedere parenti e amici è a volte una punizione.»




Rapporti di simpatia e di antipatia fra gli Spiriti. Le metà eterne

291. Oltre alla simpatia, che generalmente nasce per affinità, gli Spiriti hanno fra di loro degli affetti particolari?

«Sì. Come fra gli uomini. Ma il legame che unisce gli Spiriti e più forte in assenza del corpo, perché questo non è più esposto alle vicissitudini delle passioni.»

292. Gli Spiriti nutrono odi tra di loro?

«Ci sono odi solo fra gli Spiriti impuri, e sono costoro gli stessi che seminano fra voi inimicizia e zizzania.»

293. Due esseri che sono stati nemici sulla Terra, conserveranno del risentimento reciproco nel mondo degli Spiriti?

«No. Essi comprenderanno che il loro odio era stupido e la causa puerile. Solo gli Spiriti imperfetti conservano una sorta di animosità finché non si siano purificati. Se non è stato che un interesse materiale a dividerli, non ci penseranno più, per quanto poco possano essere smaterializzati. Se non c’è antipatia fra di loro e se non esiste più motivo di discussione, essi possono rivedersi con piacere.»

Come due scolari che, giunti all'età della ragione, riconoscano la puerilità del litigio avuto nella loro infanzia, e cessino di volersene.

294. Il ricordo delle cattive azioni che due persone hanno potuto commettere l'una nei riguardi dell'altra, può costituire un ostacolo a una loro simpatia?

«Sì. Questo li porta a tenersi lontani.»

295. Quale sentimento provano, dopo la morte, quelli ai quali abbiamo fatto del male qui sulla Terra?

«Se sono buoni, perdonano a seconda del vostro pentimento. Se sono malvagi, possono conservare del risentimento e, a volte, perseguitarvi persino in un'altra esistenza. Dio può permetterlo come castigo.»

296. Gli affetti individuali degli Spiriti sono suscettibili di alterazione?

«No, perché non possono ingannare: non hanno più la maschera sotto la quale si nascondono gli ipocriti. Ecco perché i loro affetti sono inalterabili quando sono puri. L'amore che li unisce è per loro fonte di una suprema felicita.»

297. L'affetto che due esseri hanno reciprocamente nutrito sulla Terra continua in tutti i casi nel mondo degli Spiriti?

«Sì. Senza dubbio, s e è fondato su una simpatia reale. Ma s e la componente fisica ha avuto più peso della simpatia, l'affetto cessa con la causa. Gli affetti fra gli Spiriti sono più solidi e più duraturi di quelli sulla Terra, perché non sono minimamente soggetti al capriccio degli interessi materiali e dell'amor proprio.»

298. Le anime che devono unirsi sono predestinate a questa unione fin dalla loro origine? E ognuno di noi ha, in qualche parte dell'universo, la sua metà alla quale un giorno sarà fatalmente unito?

«No. Non esiste un'unione particolare e fatale fra due anime. L'unione esiste fra tutti gli Spiriti, ma a livelli differenti secondo il posto che occupano, ossia secondo il grado di perfezione acquisito: più sono perfetti, più sono uniti. Dalla discordia nascono tutti i mali dell'umanità, dalla concordia discende la felicita completa.»

299. In quale senso deve intendersi la parola metà, di cui sovente certi Spiriti si servono per designare gli Spiriti simpatici?

«L'espressione non è esatta. Se uno Spirito era la metà di un altro, separato da questo sarebbe incompleto.»


300. Due Spiriti perfettamente simpatici, una volta riuniti, lo sono per l'eternità, oppure possono separarsi e unirsi ad altri Spiriti?

«Tutti gli Spiriti sono uniti fra di loro. Io parlo di quelli giunti alla perfezione. Nelle sfere inferiori, allorché uno Spirito si eleva, non ha più la medesima simpatia per quelli che ha lasciato indietro.»

301. Due Spiriti simpatici sono il completamento l'uno dell'altro? Oppure questa simpatia è il risultato di una identità perfetta?

«La simpatia che attira uno Spirito verso un altro e il risultato della perfetta concordanza delle loro inclinazioni e dei loro istinti. Se uno dovesse completare l'altro, perderebbe la propria individualità.»


302. L'identità necessaria per una simpatia perfetta consiste solo nell'affinità di pensieri e sentimenti, o anche nell'uniformità delle cognizioni acquisite?

«Nell'uguaglianza dei gradi di elevatezza.»

303. Gli Spiriti che oggi non sono simpatici possono diventarlo in seguito?

«Sì. Tutti lo saranno. Così, lo Spirito che è oggi in una certa sfera inferiore, perfezionandosi perverrà nella sfera dove risiede un talaltro Spirito. Il loro incontro avverrà più prontamente, se lo Spirito più elevato, avendo mal sopportato le prove alle quali si è sottoposto è rimasto allo stesso livello.»


303a. Due Spiriti tra di loro simpatici possono cessare di esserlo?

«Certo. Quando uno dei due non si impegna a sufficienza.»

La teoria delle metà eterne è solo una metafora che rappresenta l'unione di due Spiriti simpatici; e un'espressione usata persino nel linguaggio corrente e che non è da prendere alla lettera. Gli Spiriti che se ne sono serviti di certo non appartengono all'ordine più elevato. La sfera delle loro idee e necessariamente limitata ed essi hanno potuto rendere il loro pensiero attraverso i termini di cui si sarebbero serviti nella loro vita fisica. Si deve dunque rigettare l'idea che due Spiriti creati l'uno per l'altro debbano fatalmente riunirsi un giorno nell'eternità, dopo essere stati separati per un lasso di tempo più o meno lungo.




Ricordo dell'esistenza fisica

304. Lo Spirito si ricorda della sua esistenza fisica?

«Sì. Ossia essendo vissuto più volte come uomo, si ricorda di quello che è stato e posso assicurare che, a volte, sorride di compassione per sé stesso.»

Così come l'uomo che ha raggiunto l'età della ragione ride delle follie della sua gioventù o delle ingenuità della sua infanzia.

305. Il ricordo dell'esistenza fisica si presenta allo Spirito in modo completo e improvviso dopo la morte?

«No, gli ritorna poco per volta, come qualcosa che sbuchi dalla nebbia, e via via ch'egli vi fissa l'attenzione.»

306. Lo Spirito ricorda nei particolari tutti gli avvenimenti della sua vita e ne abbraccia l'insieme in un colpo d'occhio retrospettiva?

«Si ricorda delle cose in ragione delle conseguenze che esse hanno sulla sua condizione di Spirito. Ma si deve capire che ci sono delle circostanze della sua vita alle quali non da nessuna importanza e di cui non cerca nemmeno di ricordarsi.»


306a. Se lo volesse, potrebbe ricordarsene?

«Può ricordare alcuni particolari e gli episodi più minuziosi, sia degli avvenimenti sia persino dei pensieri. Ma quando ciò e senza alcuna utilità, non lo fa.»


306b. Intravede lo scopo della vita terrena in rapporto alla vita futura?

«Sicuramente lo vede e lo comprende molto meglio di quando era incarnato. Comprende la necessita di purificazione per arrivare all'infinito e sa che a ogni esistenza si libera di qualche impurità.»

307. In quale modo la vita passata si affaccia alla memoria dello Spirito? È per uno sforzo della sua immaginazione, o è come un quadro ch'egli abbia davanti agli occhi?

«L'uno e l'altro. Tutti gli atti che ha interesse a ricordare sono per lui come se fossero presenti. Gli altri sono più o meno vaghi nel suo pensiero o completamente dimenticati. Più e smaterializzato, e minore importanza dà alle cose materiali. Provate a evocare spesso uno Spirito errante, che abbia appena lasciato la Terra, e noterete che non ricorda i nomi delle persone che ha amato né quei particolari che, a voi, sembrano importanti: a lui poco interessano ed e così che cadono nell'oblio. Ciò di cui si ricorda molto bene sono i fatti principali, che l'aiutano a migliorarsi.»

308. Lo Spirito si ricorda di tutte le esistenze che hanno preceduto l'ultima che egli ha appena lasciato?

«Tutto il suo passato scorre davanti a lui, come le tappe che ha percorso un viaggiatore. Ma, l'abbiamo già detto, non ricorda completamente tutti gli atti. Se ne ricorda solo in ragione dell'influenza che hanno sul suo stato presente. Quanto alle prime esistenze, quelle che si possono considerare come l'infanzia dello Spirito, esse si perdono nel vago e spariscono nella notte dell'oblio.»

309. Come lo Spirito considera il corpo che ha appena lasciato?

«Come un brutto abito che lo impacciava e di cui è felice d'essersi sbarazzato.»


309a. Quale sentimento egli prova alla vista del suo corpo in decomposizione?

«Quasi sempre un sentimento di indifferenza, come per una cosa cui non tiene più.»

310. Alla fine di un certo lasso di tempo, lo Spirito riconosce il suo mucchio di ossa o altri oggetti come cose che erano a lui appartenute?

«A volte sì. Dipende dal punto di vista più o meno elevato dal quale considera le cose terrene.»


311. Il rispetto che si ha per le cose materiali che restano dello Spirito attira la sua attenzione su questi stessi oggetti? Ed egli considera questo rispetto con piacere?

«Lo Spirito è sempre felice del ricordo che si ha di lui. Le cose che di lui si conservano lo rievocano nella memoria. Ma e il pensiero che lo attira verso di voi, non sono gli oggetti.»

312. Gli Spiriti conservano il ricordo delle sofferenze che hanno patito durante la loro ultima esistenza corporea?

«Sovente lo conservano, e questo ricordo fa loro meglio sentire il valore della felicita di cui possono godere come Spiriti.»


313. L'uomo che è stato felice sulla Terra rimpiange i piaceri dopo che l'ha lasciata?

«Solo gli Spiriti inferiori possono rimpiangere piaceri che propendono per l'impurità della loro natura e che essi espiano con sofferenza Per gli Spiriti elevati, la felicita eterna è mille volte preferibile agli effimeri piaceri della Terra.»

Così come l'uomo adulto ride di ciò che ha fatto la delizia della sua infanzia.

314. Chi ha cominciato dei grandi lavori, con un fine utile, e li vede interrotti dalla morte rimpiange nell’altro mondo di averli lasciati incompiuti?

«No, perché vede che altri sono destinati a terminarli. Anzi, cerca di influenzare altri Spiriti incarnati a continuarli. Il suo fine sulla Terra era il bene dell'umanità. Questo fine continua a essere lo stesso nel mondo degli Spiriti.»

315. Chi ha lasciato delle opere d'arte o di letteratura conserva per queste opere l'amore che aveva da vivo?

«Le giudica da un altro punto di vista, secondo il suo grado di elevatezza, e sovente disapprova ciò che ammirava di più.»


316. Lo Spirito si interessa ancora ai lavori che si tengono sulla Terra, al progresso delle arti e delle scienze?

«Dipende dalla sua elevatezza o dalla missione che può dover compiere. Ciò che a voi sembra magnifico è sovente ben poca cosa per certi Spiriti. Essi l'ammirano, come l'erudito ammira l'opera dell'allievo. Lo Spirito prende in esame do che può attestare l'elevatezza degli Spiriti incarnati e il loro progresso.»

317. Gli Spiriti, dopo la morte, conservano l’amor patrio?

«Si tratta sempre dello stesso principio: per gli Spiriti elevati la patria è l'universo. Sulla Terra, la patria, per loro, e dove si trova il maggior numero di persone a loro simpatiche.»

La situazione degli Spiriti e il loro modo di vedere le cose variano all'infinito in ragione del loro grado di sviluppo morale e intellettuale. Gli Spiriti di ordine elevato generalmente non fanno sulla Terra che permanenze di breve durata. Tutto ciò che si fa qui è ben meschino a confronto della grandezza dell'infinito! Le cose alle quali gli uomini danno maggiore importanza sono così puerili ai loro occhi da trovarle ben poco seduttive, a meno che non siano chiamati sulla Terra in missione, per concorrere al progresso dell'umanità. Gli Spiriti di ordine medio soggiornano più frequentemente fra noi, pero considerano le cose da un punto di vista più elevato di quando erano incarnati. Gli Spiriti volgari si trovano li stabilmente e costituiscono la massa della popolazione del mondo invisibile: hanno conservato più o meno le stesse idee, gli stessi gusti e le stesse tendenze che avevano sotto il loro involucro corporeo. Si immischiano nelle nostre riunioni, nei nostri affari e nei nostri divertimenti, ai quali prendono parte in modo più o meno attivo, a seconda del loro carattere. Non potendo soddisfare le loro passioni, gioiscono alla vista di quelli che vi si abbandonano e verso di esse li incitano. Nel numero, ce ne sono anche dì più seri, che vedono e osservano per istruirsi e perfezionarsi.

318. Le idee degli Spiriti si modificano quando esse sono allo stato di spirito?

«Molto. Le idee subiscono delle grandissime modificazioni via via che lo Spirito si smaterializza. Può restare a volte lungo tempo con le stesse idee, ma l'influenza della materia a poco a poco diminuisce ed egli vede allora le cose più chiaramente. È a questo punto che lo Spirito cerca ì mezzi per migliorarsi.»

319. Poiché lo Spirito ha già vissuto la vita spiritista prima della sua ultima incarnazione, da dove viene la sua sorpresa rientrando nel mondo degli Spiriti?

«È solo l'effetto del primo momento e del turbamento che segue il risveglio. Più tardi si riconoscerà perfettamente, nella misura in cui gli ritorna il ricordo del passato, e l'impressione della vita terrena sì cancella.» (Vedere n. 163 e sgg.)




Commemorazione dei morti. Funerali

320. Gli Spiriti sono sensibili al ricordo di quelli che hanno amato sulla Terra?

«Molto più di quanto si possa credere. Questo ricordo, se sono felici, accresce la loro felicita; se sono infelici, è per loro un addolcimento.»

321. Il giorno della commemorazione dei defunti è qualcosa di più solenne per gli Spiriti? Si preparano a venire a visitare quelli che devono andare a pregare sulle loro spoglie mortali?

«Gli Spiriti si presentano all'appello del pensiero in quel giorno come negli altri giorni.»


321a. Questo giorno è per loro un appuntamento presso le loro sepolture?

«Sono più numerosi in quel giorno perché più numerosi sono quelli che li chiamano, ma ciascuno di loro viene solo per gli amici e non per la folla degli indifferenti.»


321b. Sotto quale forma si presentano e come li si vedrebbe se potessero rendersi visibili?

«Quella sotto la quale li si conobbe da vivi.»


322. Gli Spiriti dimenticati, le cui tombe nessuno va a visitare, vengono qui malgrado do? E provano dispiacere nel vedere che nessun amico si ricorda di loro?

«Che importa loro della Terra? Si tiene a essa solo attraverso il cuore. Se non c’è l'amore, non c’è più niente che li riallacci a essa: lo Spirito ha tutto l'universo per sé.»

323. La visita alla tomba da allo Spirito più soddisfazione della preghiera fatta per lui in casa propria?

«La visita alla tomba è un modo di dimostrare che si pensa allo Spirito assente: si tratta di un'immagine. L'ho già detto: e la preghiera che santifica l'atto del ricordo. Poco importa il luogo, se viene detta con il cuore.»

324. Gli Spiriti delle persone alle quali sono state erette statue o tombe assistono a queste specie d'inaugurazioni e le vedono con piacere?

«Molti vi assistono quando possono, ma sono meno sensibili all'onore che viene reso loro, che al ricordo.»

325. Da dove può venire a certe persone il desiderio di essere sotterrate in un luogo piuttosto che in un altro? Vi ritornano forse più volentieri dopo la morte? E questa importanza attribuita a una cosa materiale costituisce un segno di inferiorità presso lo Spirito?

«La predilezione dello Spirito per determinati luoghi è inferiorità morale. Che importa un angolo di terra piuttosto che un altro allo Spirito elevato? Non sa forse che la sua anima sarà ricongiunta a quelli ch'egli ama, anche se in Terra le loro ossa sono separate?»


325a. Il ricongiungimento dei resti mortali di tutti membri di una stessa famiglia deve essere considerato futile?

«No, e una pia usanza e una testimonianza di simpatia per quelli che abbiamo amato. Se questa riunione poco importa agli Spiriti, essa e utile agli uomini: i ricordi, in uno stesso luogo, sono più raccolti.»

326. L’anima, rientrando nella vita spirituale, è sensibile agli onori resi alle sue spoglie mortali?

«Quando lo Spirito è arrivato già a un certo livello di perfezione, non ha più quel genere di vanita terrena e comprende la futilità di tutte queste cose. Però sappiate che sovente ci sono degli Spiriti che, nel primo momento della loro morte materiale, provano o un grande piacere per gli onori che vengono loro resi, o un'afflizione per l'abbandono del loro involucro perché conservano ancora alcuni pregiudizi terreni.»

327. Lo Spirito assiste al proprio funerale?

«Molto spesso vi assiste, ma a volte, s e è ancora turbato, non si rende conto di ciò che vi succede.»


327a. È lusingato dal concorso dei partecipanti al suo funerale?

«Più o meno, secondo il sentimento che li anima.»


328. Lo Spirito di chi è appena morto assiste alla riunione degli eredi?

«Quasi sempre. Dio lo vuole per la sua istruzione e come castigo dei colpevoli. È qui che lo Spirito giudica quanto valevano le loro manifestazioni di affetto: per lui tutti i sentimenti vengono allo scoperto e la delusione che prova, vedendo la rapacità di quelli che si dividono il suo patrimonio, lo illumina sui loro sentimenti. Ma anche per costoro verrà il loro turno.»

329. Il rispetto istintivo che tuoni°, in tutti i tempi e presso tutti i popoli, testimonia per i morti è dovuto all'intuizione ch'egli ha di una vita futura?

«Ne è la conseguenza naturale: senza quella intuizione, quel rispetto sarebbe senza scopo.»





Capitolo VII — Ritorno Alla Vita Corporea



Preludi del ritorno

330. Gli Spiriti sanno in quale epoca saranno reincarnati?

«L'avvertono, come il cieco sente il fuoco a cui si avvicina. Sanno che devono ritornare in un corpo, come voi sapete che un giorno dovrete morire, senza sapere pero quando ciò avverrà.» (Vedere n. 166)


330a. La reincarnazione e dunque una necessita della vita spiritista, così come la morte è una necessità della vita corporea?

«É esattamente così.»

331. Tutti gli Spiriti si preoccupano della loro reincarnazione?

«Ce ne sono alcuni che non ci pensano affatto, che persino non la comprendono. Ciò dipende dalla loro natura più o meno avanzata. Per alcuni il non sapere dove si troveranno nel loro futuro è una punizione.»

332. Lo Spirito può affrettare o ritardare il momento della sua reincarnazione?

«Può affrettarla sollecitandola con le sue preghiere. Può anche ritardarla se indietreggia di fronte alle prove, perché anche fra gli Spiriti ci sono dei codardi e degli indifferenti. Ma non lo fa impunemente: ne soffre come chi indietreggi davanti a un rimedio salutare, che potrebbe guarirlo.»

333. Se uno Spirito fosse abbastanza felice fra gli Spiriti erranti di condizione media, che non ebbe l'ambizione di superare, potrebbe prolungare questo stato indefinitamente?

«Indefinitamente no. L'avanzamento è una necessita che lo Spirito prima o poi avverte. Tutti gli Spiriti devono progredire: è il loro destino.»

334. L'unione dell'anima con il tale o talaltro corpo è predestinata oppure la scelta viene fatta solo all'ultimo momento?

«Lo Spirito viene sempre designato prima. Scegliendo la prova ch' egli vuole subire, domanda di essere incarnato. Pertanto Dio, che tutto sa e tutto vede, ha saputo e visto in anticipo che la tale anima si unirà al tale corpo.»

335. Lo Spirito ha la scelta del corpo nel quale deve entrare o ha solamente la scelta del genere di vita che gli deve servire di prova?

«Può anche scegliere il corpo, poiché le imperfezioni di questo corpo sono per lui delle prove che concorrono al suo avanzamento, se supera gli ostacoli che vi incontra. Ma la scelta non sempre dipende da lui; tuttavia egli può anche chiedere.»


335a. Lo Spirito potrebbe, all'ultimo momento, rifiutare di entrare nel corpo scelto per lui?

«Se rifiutasse, egli soffrirebbe molto di più di un altro che non avesse tentato nessuna prova.»

336. Potrebbe succedere che un bambino che deve nascere non trovi uno Spirito che voglia incarnarsi in lui?

«Dio vi provvederebbe. Il bambino, quando deve nascere vitale, e sempre predestinato ad avere un'anima. Niente e stato creato senza uno scopo.»

337. L'unione dello Spirito con un determinato corpo può essere imposta da Dio?

«Può essere imposta, come le diverse prove, soprattutto quando lo Spirito non è ancora idoneo a fare una scelta con cognizione di causa. Come espiazione, lo Spirito può essere costretto a unirsi al corpo di un certo bambino che, per la nascita e la posizione che avrà nel mondo, potrà diventare per lui un motivo di castigo.»

338. Se succedesse che molti Spiriti si presentassero per un medesimo colpo che deve nascere, chi deciderebbe fra di loro?

«Molti possono chiederlo, ma in simili casi è Dio che giudica chi è il più adatto a compiere la missione alla quale il bambino è destinato. Però, come ho già detto, lo Spirito viene designato ancor prima del momento in cui deve unirsi al corpo.»

339. Il momento dell'incarnazione è accompagnato da un turbamento simile a quello che si verifica all'uscita dal corpo?

«Un turbamento molto più profondo e soprattutto più lungo. Alla morte lo Spirito esce dalla schiavitù, alla nascita vi entra.»

340. L'istante in cui uno Spirito deve incarnarsi è per lui un momento solenne? Compie questo atto come una cosa seria e importante per lui?

«Egli è come un viaggiatore che s'imbarchi per una traversata pericolosa e che non sappia se troverà la morte fra i marosi che affronta.»

Il navigante che s'imbarca sa a quali pericoli si espone, ma non sa se farà naufragio. Così è dello Spirito: conosce il genere di prove alle quali si sottopone, ma non sa se soccomberà.

Come la morte del corpo è una specie di rinascita per lo Spirito, così la reincarnazione è per lui una specie di morte, o piuttosto di esilio e di clausura. Egli lascia il mondo degli Spiriti per il mondo corporeo, così come l'uomo lascia il mondo corporeo per il mondo degli Spiriti. Lo Spirito sa che si reincarnerà, come l'uomo sa che morirà. Ma, come questi, non ne ha coscienza che all'ultimo momento, quando il tempo voluto e arrivato. Allora, in questo momento supremo, il turbamento s'impossessa di lui, come accade per l'uomo che è in agonia, e questo turbamento persiste finché la nuova esistenza non si sia nettamente formata. L'avvicinarsi della reincarnazione è una sorta di agonia per lo Spirito.

341. L'incertezza, in cui si trova lo Spirito riguardo all'eventualità di successo delle prove che sta per subire nella vita, è per lui motivo di ansietà prima della sua reincarnazione?

«Un'ansietà molto grande, in quanto le prove della sua esistenza rallenteranno o promoveranno il suo progresso secondo che le abbia sopportate bene o male.»

342. Al momento della reincarnazione, lo Spirito è accompagnato da altri Spiriti suoi amici, che vengono ad assisterlo nel momento della sua dipartita dal mondo spiritista, così come verranno a riceverlo quando vi rientrerà?

«Dipende dalla sfera in cui lo Spirito abita. Se si trova nella sfera dove regna l'affetto, gli Spiriti che lo amano lo accompagnano fino all'ultimo istante, lo incoraggiano e sovente lo seguono anche durante la vita.»

343. Gli Spiriti amici che ci seguono nella vita sono quelli che a volte vediamo in sogno, che ci dimostrano affetto e si presentano a noi sotto un aspetto sconosciuto?

«Molto frequentemente sono loro. Essi vengono a visitarvi, come voi andate a visitare in prigione un carcerato.»




Unione dell'anima con il corpo. Aborto

344. In quale momento l'anima si unisce al colpo?

«L'unione ha inizio al momento della concezione, ma non è completa che al momento della nascita. Dal momento della concezione, lo Spirito, designato ad abitare un determinato corpo, si unisce a esso con un legame fluidico, che va sempre più consolidandosi, fino all'istante in cui il bambino viene alla luce. Il grido che prorompe allora dal bambino annuncia ch'egli fa parte dei viventi e dei servitori di Dio.»

345. L'unione fra lo Spirito e il corpo è definitiva fin dal momento della concezione? In questo primo periodo lo Spirito potrebbe rinunciare ad abitare il corpo designato?

«L'unione è definitiva nel senso che nessun altro Spirito potrebbe sostituire quello che è stato designato per quel corpo. Ma poiché i legami che lo uniscono a esso sono molto fragili, possono facilmente rompersi e possono essere rotti per volontà dello Spirito, che indietreggia davanti alla prova che ha scelto. Ma in questo caso il bambino non vive più.»

346. Che cosa accade allo Spirito se il corpo che ha scelto viene a mancare prima della nascita?

«Ne sceglie un altro.»


346a. Quale può essere l'utilità di queste morti premature?

«Sono le imperfezioni della materia a essere, il più delle volte, la causa di queste morti.»

347. Di quale utilità può essere per uno Spirito la sua incarnazione in un colpo che muore pochi giorni dopo la nascita?

«L'essere non ha una coscienza sufficientemente sviluppata della sua esistenza, per cui l'importanza della morte è quasi nulla. Sovente si tratta, come già e stato detto, di una prova per i genitori.»

348. Lo Spirito conosce in anticipo che il corpo che sceglie non ha possibilità di vita?

«Qualche volta lo sa. Ma, se lo sceglie per questo motivo, è perché indietreggia di fronte alle prove.»

349. Quando, per lo Spirito, un'incarnazione fallisce, per una causa qualsiasi, vi si supplisce immediatamente con un'altra esistenza?

«Non sempre immediatamente. Allo Spirito necessita del tempo per scegliere di nuovo, a meno che la reincarnazione istantanea non provenga da una determinazione precedente.»

350. Lo Spirito, una volta unito al corpo del bambino, e quando è troppo tardi per tornare indietro, rimpiange qualche volta la scelta che ha fatto?

«Voi intendete sapere se, come uomo, egli si lamenta della vita che ha e se la desidera diversa? Sì. Se invece come Spirito si pente della scelta che ha fatto, risponderò di no, perché non sa di aver fatto quella scelta. Lo Spirito, una volta incarnato, non può rimpiangere una scelta di cui non ha coscienza. Può trovare invece l'onere troppo grave e, se lo ritiene al di sopra delle sue forze, e allora che ricorre al suicidio.

351. Nell'intervallo fra il concepimento e la nascita, lo Spirito fruisce di tutte le sue facoltà?

«Più o meno secondo il periodo, visto che non è ancora incarnato, bensì attaccato. Dall'istante del concepimento, lo Spirito incomincia a essere preso dal turbamento, che lo avverte così che è venuto il momento di intraprendere una nuova esistenza. Questo turbamento va crescendo fino alla nascita, e in questo lasso di tempo il suo stato e pressappoco quello di uno Spirito incarnato, durante il sonno del corpo. Man mano che il momento della nascita si avvicina, le sue idee si cancellano così come un ricordo del passato, di cui non avrà più coscienza, come uomo, una volta entrato nella vita. Ma questo ricordo gli ritorna a poco a poco alla memoria ritornando allo stato di Spirito.»

352. Al momento della nascita lo Spirito recupera completamente la pienezza delle sue facoltà?

«No, esse si sviluppano gradualmente con gli organi. Per lui è una nuova esistenza e deve imparare a servirsi dei suoi strumenti. Le idee gli ritornano un poco alla volta, come quando si esce dal sonno e ci si trova in una posizione diversa da quella che si aveva prima di addormentarsi.»

353. Essendo l'unione dello Spirito con il corpo completa e definita solo dopo la nascita, si può ritenere che il feto abbia un'anima?

«Lo Spirito che deve animarlo esiste, in un certo senso, fuori di lui. Esso non ha dunque, propriamente parlando, un'anima, poiché l'incarnazione e soltanto in via di attuazione, mail feto è legato all'anima ch'egli deve possedere.»

354. Come spiegare la vita dentro l'utero?

«È come quella della pianta che vegeta. Il bambino vive di vita animale. L'uomo ha in sé la vita animale e la vita vegetale, che alla nascita si completa con la vita spirituale.»

355. Ci sono, come dice la scienza, dei bambini che, fin dal grembo materno, non sono nati vitali. A quale scopo ciò avviene?

«Succede frequentemente. Dio lo permette come prova, sia per i genitori, sia per lo Spirito designato a reincarnarsi.»

356. Ci sono dei bambini, nati morti, che non sono stati affatto designati per l'incarnazione di uno Spirito?

«Sì. Ci sono bambini che non hanno mai avuto uno Spirito destinato al loro corpo: niente doveva compiersi per loro. E allora e solo per i genitori che questo bambino è venuto al mondo.»


356a. Un essere di questa natura può giungere a termine?

«Sì, qualche volta. Però non sopravvive.»


356b. Pertanto, ogni bambino che sopravviva alla sua nascita ha necessariamente uno Spirito incarnato in sé?

«Che cosa sarebbe senza? Non sarebbe un essere umano.»


357. Quali sono, per lo Spirito, le conseguenze dell'aborto?

«L'aborto e un'esistenza annullata che dev'essere ricominciata.»

358. L'aborto procurato è un crimine indipendentemente dal momento del concepimento?

«Si tratta sempre di un crimine, perché voi trasgredite la Legge del Signore. La madre, o qualsiasi altra persona, commetterà sempre un crimine togliendo la vita a un bambino prima della sua nascita, perché impedisce all'anima di subire le prove di cui il corpo avrebbe dovuto essere lo strumento.»

359. Nel caso in cui la vita della madre fosse in pericolo per la nascita del bambino, è un crimine sacrificare il bambino per salvare la madre?

«È meglio sacrificare l'essere che non esiste che l'essere che esiste.»

360. È ragionevole avere per il feto lo stesso riguardo che si ha per il corpo di un bambino che sarebbe vissuto?

«In tutto do dovete vedere sempre la volontà di Dio e la Sua opera. Non trattate dunque alla leggera cosa che dovete rispettare. Perché non rispettare le opere della Creazione che a volte sono incomplete per volontà del Creatore? Questo rientra nei Suoi disegni, che nessuno è autorizzato a giudicare.»




Facoltà morali e intellettuali dell'uomo

361. Da dove provengono all'uomo le sue qualità morali, buone o cattive?

«Sono quelle dello Spirito che si è incarnato in lui. Più questo Spirito e puro, più l'uomo è predisposto al bene.»


361a. Sembra risultare da ciò che l'uomo dabbene sia l'incarnazione di uno Spirito buono e l'uomo vizioso quella di uno Spirito malvagio.

«Sì. Ma dite piuttosto che è uno Spirito imperfetto, altrimenti si potrebbe credere all'esistenza di Spiriti sempre cattivi, a qualcosa che voi chiamate demoni.»


362. Qual è il carattere degli individui nei quali si incarnano Spiriti folletti e leggeri?

«Frivolo, malizioso e qualche volta malvagio.»

363. Gli Spiriti hanno delle passioni che non appartengono al genere umano?

«No, altrimenti ve le avrebbero comunicate.»

364. È il medesimo Spirito che da all'uomo le qualità morali e quelle dell'intelligenza?

«Sicuramente e il medesimo, e ciò in ragione del livello al quale e pervenuto. L'uomo non può avere in sé due Spiriti.»

365. Perché uomini molto intelligenti, cosa che indica in loro uno Spirito superiore, sono a volte profondamente viziosi?

«Perché lo Spirito in lui incarnato non è abbastanza puro, e l'uomo cede allora all'influenza di altri Spiriti più cattivi. Lo Spirito progredisce secondo una marcia ascensionale inavvertibile, mai 1 progresso non si compie simultaneamente in tutti i sensi: in un periodo può avanzare nelle scienze, in un altro in moralità.»

366. Che cosa pensare dell'opinione secondo la quale le differenti facoltà intellettuali e morali dell'uomo sarebbero il prodotto di altrettanti Spiriti diversi, incarnati in lui e aventi ognuno un'attitudine particolare?

«Se ci si riflette, si riconoscerà che è assurdo. Lo Spirito deve avere tutte le attitudini, ma per poter progredire ha bisogno dì una volontà unica. Se l'uomo fosse un amalgama di Spiriti, questa volontà unica non esisterebbe e non ci sarebbe assolutamente per lui alcuna individualità, poiché alla sua morte tutti questi Spiriti sarebbero come un volo di uccelli fuggiti dalla gabbia. L'uomo si lamenta sovente di non comprendere certe cose, ed e singolare vedere come egli moltiplichi le difficolta, mentre ha sotto mano una spiegazione tanto semplice e naturale. È di nuovo prendere l'effetto per la causa. È fare nei riguardi dell'uomo ciò che i pagani facevano nei riguardi di Dio: credevano a tanti dei quanti sono i fenomeni nell'universo. Ma anche fra loro c'erano delle persone sensate che vedevano in questi fenomeni solo degli effetti aventi per causa un unico Dio.»

Il mondo fisico e il mondo morale ci offrono a questo proposito numerosi punti di confronto. Si è creduto alla molteplice esistenza della materia, tanto che ci si è fermati all'apparenza dei fenomeni. Oggi si comprende che questi fenomeni così vari possono benissimo essere delle modificazioni di una materia elementare unica. Le varie facoltà sono manifestazioni di una stessa causa, che è l'anima, o dello Spirito incarnato, e non di molte anime, così come i differenti suoni dell'organo sono il prodotto di una stessa specie di aria e non di tante specie di arie quanti sono i suoni. Da un siffatto sistema risulterebbe che, quando un uomo perde o acquista certe attitudini, certe tendenze, sarebbero tanti gli Spiriti che vengono o che se ne vanno. La qual cosa farebbe di lui un essere multiplo senza individualità e, di conseguenza, senza responsabilità. Questo inoltre e confutato da esempi veramente numerosi di manifestazioni attraverso le quali gli Spiriti dimostrano la loro personalità e la loro identità.





Influenza dell'organismo

367. Lo Spirito, unendosi al corpo, si identifica con la materia?

«La materia e solo il rivestimento dello Spirito, come l'abito e il rivestimento del corpo. Lo Spirito, unendosi al corpo, conserva gli attributi specifici della sua natura spirituale.»

368. Le facoltà dello Spirito vengono esercitate in tutta libertà dopo l'unione dello Spirito con il corpo?

«L'esercizio delle facoltà dipende dagli organi che servono loro da strumento. Esse sono comunque indebolite dalla grossolanità della materia.»


368a. Di conseguenza l'involucro materiale sarebbe un ostacolo alla libera manifestazione delle facoltà dello Spirito, come un vetro opaco si frappone alla libera emissione della luce?

«Sì. L'involucro e molto opaco.»

Si può anche paragonare l'azione della materia grossolana del corpo sullo Spirito a quella di un'acqua fangosa che tolga la libertà di movimento al corpo che vi si immerga.

369. Il libero esercizio delle facoltà dell'anima è subordinato allo sviluppo degli organi?

«Gli organi sono gli strumenti della manifestazione delle facoltà dell'anima. Questa manifestazione si trova a essere subordinata allo sviluppo e al grado di perfezione di questi stessi organi, così come la qualità di un lavoro e subordinata alla qualità dell'attrezzo.»

370. Si può dedurre dall'influenza degli organi che ci sia un rapporto fra lo sviluppo degli organi cerebrali e quello delle facoltà morali e intellettive?

«Non confondete l'effetto con la causa. Lo Spirito mantiene sempre le facoltà che gli sono proprie. Pertanto non sono gli organi a donare le facoltà, ma sono le facoltà a sollecitare lo sviluppo degli organi.»


370a. Di conseguenza la diversità delle attitudini nell'uomo dipende unicamente dalla condizione dello Spirito?

«Unicamente non è del tutto esatto. Le qualità dello Spirito, che può essere più o meno avanzato, sono il principio. Ma bisogna tener conto dell'influenza della materia che intralcia, più o meno, l'esercizio delle sue facoltà.»

Lo Spirito, incarnandosi, apporta certe predisposizioni. Però, se si ammette, per ognuna di queste predisposizioni, un corrispondente organo nel cervello, lo sviluppo di questi organi sarà un effetto e non una causa. Se le facoltà avessero il loro avvio negli organi, l'uomo sarebbe una macchina senza libero arbitrio e senza alcuna responsabilità dei suoi atti. Si dovrebbe allora ammettere che i più grandi geni, eruditi, poeti e artisti, sono dei geni solo perché il caso ha dato loro degli organi particolari, da cui consegue che essi, senza questi organi, non sarebbero stati dei geni, e che l'ultimo degli imbecilli avrebbe potuto essere un Newton, un Virgilio o un Raffaello se fosse stato provvisto di certi organi. Supposizione ancor più assurda quando la si applichi alle qualità morali. Così, secondo questo criterio, san Vincenzo de' Paoli, se fosse stato dotato dalla natura del tale o talaltro organo avrebbe potuto essere uno scellerato e al più grande scellerato non mancherebbe che un organo per essere san Vincenzo de' Paoli. Ammettete invece che gli organi speciali, concesso che esistano, sono susseguenti, che si sviluppano con l'esercizio della facoltà, come i muscoli con il movimento, e non ci troverete niente di irrazionale. Prendiamo un paragone alla mano, a prova di verità. Da certi segni fisionomici potete riconoscere l'uomo dedito al bere. Sono questi segni che lo rendono etilico o è l'alcolismo che fa sorgere in lui questi segni? Si può dire che gli organi ricevono l'impronta dalle facoltà.




Idiotismo e follia

371. L'opinione secondo la. quale gli ebeti e i deficienti avrebbero un'anima di natura inferiore è fondata?

«No. Essi hanno un'anima umana sovente più intelligente di quanto si pensi e che soffre per l'insufficienza dei mezzi di cui dispone per comunicare, come il muto soffre per non poter parlare.»

372. Qual è lo scopo della Provvidenza allorché crea degli esseri disgraziati quali gli ebeti e i deficienti?

«Sono Spiriti in punizione quelli che abitano i corpi dei deficienti. Questi Spiriti soffrono per le costrizioni cui sono sottoposti e per l'impossibilità in cui si trovano a esprimersi attraverso organi non sviluppati o non funzionanti.»


372a. Non è dunque esatto dire che gli organi non hanno influenza sulle facoltà?

«Non abbiamo mai detto che gli organi siano senza influenza. Ne hanno, e molto grande, sulla manifestazione delle facoltà, ma non generano le facoltà: qui sta la differenza. Un buon musicista con un cattivo strumento non farà della buona musica, ma ciò non gli impedirà di essere un buon musicista.»

Si deve distinguere lo stato normale dallo stato patologico. Nello stato normale l'animo supera l'ostacolo che la materia gli oppone. Ma ci sono dei casi in cui la materia oppone una resistenza tale per cui le manifestazioni vengono impedite o snaturate, come nell'idiotismo e nella follia. Questi sono dei casi patologici, e in questo stato l'anima non fruisce di tutta la sua libertà, la legge umana stessa la esime dalla responsabilità dei suoi atti.

373. Quali meriti può avere l'esistenza di esseri come i deficienti egli ebeti, che, non potendo fare né del bene né del male non possono neppure progredire?

«Si tratta di un'espiazione imposta per l'abuso che si è potuto fare di certe facoltà.: è un periodo di stasi.»


373a. Il corpo di un deficiente può così ospitare uno Spirito che abbia animato un uomo di genio in una precedente esistenza?

«Sì. Il genio diventa a volte un danno quando se ne abusi.»

La superiorità morale non sempre e in ragione della superiorità intellettuale, e i più grandi geni possono avere molto da espiare. Da ciò sovente deriva un'esistenza inferiore a quella che già hanno trascorso e una causa di sofferenza. Gli ostacoli, che lo Spirito incontra nelle sue manifestazioni, sono per lui come le catene che impediscono i movimenti a un uomo vigoroso. Si può dire che l'ebete e il deficiente sono storpi nel cervello, come lo zoppo lo è nelle gambe e il cieco negli occhi.

374. Il deficiente, allo stato di Spirito, ha coscienza del suo stato mentale?

«Sì, molto spesso. Comprende che le catene, che impediscono il suo progresso, sono una prova e una espiazione.»

375. Qual è la situazione dello Spirito nella follia?

«Lo Spirito, nella condizione di libertà, riceve le impressioni direttamente e direttamente esercita la sua azione sulla materia. Ma, incarnato, si trova in tutt'altre condizioni e nella necessita di agire solo con l'aiuto di organi speciali. Qualora una parte o l'insieme di questi organi fosse alterata, le sue azioni o le sue impressioni, per quanto concerne questi organi, verrebbero interrotte. Se si perde la vista si diventa ciechi, se si tratta dell'udito si diventa sordi ecc. Immaginate ora che l'organo che presiede agli effetti dell'intelligenza e della volontà sia parzialmente o completamente colpito o modificato, vi sarà allora facile comprendere che — avendo lo Spirito a sua disposizione solo organi incompleti o danneggiati — ne debba risultare una perturbazione di cui lo Spirito, attraverso sé stesso e nella propria coscienza, ha perfetta consapevolezza, ma non è padrone di arrestarne il corso.»


375a. Pertanto è sempre il corpo, e non lo Spirito, che è disorganizzato?

«Sì. Ma non si deve perdere di vista che, allo stesso modo che lo Spirito agisce sulla materia, questa reagisce su di lui in una certa misura, e che lo Spirito può trovarsi momentaneamente impressionato a causa dell'alterazione degli organi attraverso i quali egli si manifesta e riceve le impressioni. Può succedere che col tempo, quando la follia e durata a lungo, la ripetizione degli stessi atti finisca con l'avere sullo Spirito un'influenza di cui si libererà solo dopo la sua completa separazione da ogni impressione materiale.»

376. A che cosa è dovuto il fatto che la follia porta qualche volta al suicidio?

«Lo Spirito soffre per le costrizioni che prova e per l'impossibilità in cui si trova a esprimersi liberamente. È per questo ch'egli cerca nella morte un mezzo per spezzare i suoi legami.»

377. Lo Spirito dell'alienato risente, dopo la morte, della devastazione delle sue facoltà?

«Può risentirne per qualche tempo dopo la morte finché non sia completamente liberato dalla materia, come chi si sveglia risente per qualche tempo del torpore in cui il sonno lo ha immerso.»

378. Come l'alterazione del cervello può reagire sullo Spirito dopo la morte?

«È un ricordo, un peso che opprime lo Spirito. E siccome non ha avuto conoscenza di tutto ciò che è accaduto durante la sua follia, gli occorre sempre un certo tempo per rendersi conto di tutto. È per questo che più a lungo e durata la follia durante la vita, più a lungo dureranno la pena e l'angoscia dopo la morte. Lo Spirito, liberato dal corpo, risente per qualche tempo dell'impressione dei suoi legami.»




Dell'infanzia

379. Lo Spirito che anima il corpo di un bambino è sviluppato come quello di un adulto?

«Può esserlo anche di più se di più ha progredito. Sono soltanto gli organi non ancora formati a impedirgli di manifestarsi per quello che e. Egli agisce in base all'aiuto degli strumenti di cui può disporre.»

380. In un bambino in tenera età, lo Spirito, esclusi gli ostacoli che l'imperfezione degli organi oppone al suo libero manifestarsi, pensa come un bambino o come un adulto?

«Quando e bambino, è naturale che gli organi dell'intelligenza, non essendo ancora sviluppati, non possono dargli tutta l'intuizione di un adulto. In effetti ha un'intelligenza molto limitata fino a che l'età non maturerà la sua ragione. Il turbamento che accompagna l'incarnazione non si placa immediatamente, al momento della nascita, ma si dissipa solo gradualmente con lo sviluppo degli organi.»

Un'osservazione avvalora questa risposta: i sogni di un bambino non hanno la stessa caratteristica di quelli dell'adulto. Il loro oggetto è quasi sempre puerile, il che indica di quale natura siano le preoccupazioni dello Spirito.

381. Alla morte del bambino, lo Spirito riprende immediatamente il vigore di prima?

«Lo deve riprendere, perché si è liberato del suo involucro carnale. Comunque riprende la sua precedente lucidità solo quando la separazione e completa, ossia quando non esiste più nessun legame fra lo Spirito e il corpo.»

382. Lo Spirito incarnato soffre, durante l'infanzia, delle limitazioni che l'imperfezione dei suoi organi gli impone?

«No. Questo stato è una necessita, e nella natura e secondo i disegni della Provvidenza. È un momento di pausa per lo Spirito

383. Qual è per lo Spirito l'utilità di passare attraverso lo stato infantile?

«Lo Spirito, incarnandosi per perfezionarsi, a quell'età e più accessibile alle impressioni che riceve e che possono concorrere al suo avanzamento, al quale devono contribuire coloro che sono incaricati della sua educazione.»

384. Perché il primo grido del bambino è il pianto?

«Per sollecitare l'interesse della madre e sollecitarne le cure che gli sono necessarie. Non comprendete che, se avesse solo gridi di gioia, quando ancora non sa parlare, ci si preoccuperebbe poco di ciò di cui ha bisogno? Ammirate pertanto in ogni cosa la saggezza della Provvidenza.»

385. A che cosa è dovuto il cambiamento che avviene nel carattere, a una certa età, e particolarmente uscendo dall'adolescenza? È lo Spirito che si modifica?

«È lo Spirito che riprende la sua natura e si mostra qual era.

Voi non conoscete i segreti che i bambini nascondono nella loro innocenza. Non sapete quello che sono né quello che sono stati né quello che saranno. E, ciononostante, voi li amate, li amate teneramente, come se fossero una parte di voi stessi, tanto che l'amore di una madre per le sue creature e considerato il più grande amore che un essere possa nutrire per un altro essere. Da dove viene questo dolce affetto, questa tenera benevolenza che gli stessi estranei provano verso un bambino? Lo sapete? No. E d è ciò che vi spiegherò.

I bambini sono gli esseri che il Signore invia in nuove esistenze. Perché essi non Gli possano rimproverare una severità troppo grande, Egli da loro tutte le apparenze dell'innocenza. Anche di un bambino dall'indole cattiva si coprono le malefatte, non avendo egli coscienza dei suoi atti. Questo stato di innocenza non è vera superiorità rispetto a quello che erano prima, non è l'immagine di quello che dovrebbero essere. E, se così non sono, e solo su di loro che ricade la colpa.

Ma non è soltanto per loro stessi che Dio li ha dotati di questo aspetto. È anche e soprattutto per i genitori il cui amore e loro necessario, in quanto i bambini sono esseri deboli; e questo amore sicuramente si affievolirebbe di fronte a un carattere intrattabile e rozzo. Invece, credendo le loro creature buone e dolci, danno loro tutto l'affetto e li circondano delle più grandi premure. Ma quando i bambini non hanno più bisogno di questa protezione, dell'assistenza data loro per quindici o vent'anni, il loro vero e personale carattere ricompare in tutta la sua autenticità. Si conserva buono se era fondamentalmente buono, ma si screzia delle sfumature che erano rimaste nascoste nella prima infanzia.

Vedete bene che le vie del Signore sono sempre le migliori e, quando si ha il cuore puro, la spiegazione è facile da individuare.

In effetti, considerate che lo Spirito dei bambini, che nascono fra voi, potrebbe venire da un mondo da cui ha preso abitudini ben differenti. Come volete che stia in mezzo a voi questo nuovo essere che viene con passioni completamente diverse da quelle che voi avete, con inclinazioni e gusti assolutamente opposti ai vostri, come volete che si inserisca nei vostri ranghi se non come Dio ha voluto, vale a dire, attraverso il setaccio dell'infanzia? Qui vengono a confondersi tutti i pensieri, tutti i caratteri, tutte le varietà di esseri generati da questa molteplicità di mondi nei quali crescono le creature. E voi stessi, disincarnando, vi troverete in una sorta d'infanzia, fra nuovi fratelli. E nella vostra nuova esistenza extra terrena ignorerete le abitudini, i costumi, i rapporti di questo mondo nuovo per voi. Tratterete a fatica in una lingua che non sarete abituati a parlare, lingua più viva di quanto non sia oggi un vostro pensiero. (Vedere n. 319)

L'infanzia ha anche un'altra utilità: gli Spiriti entrano nella vita corporea solo per perfezionarsi e migliorarsi. La fragilità della giovinezza li rende più flessibili e accessibili ai consigli sia dell'esperienza sia di quelli che devono farli progredire. È allora che si può correggere il loro carattere e reprimere le loro cattive tendenze. Tale e il dovere che Dio ha affidato ai loro genitori, missione sacra di cui dovranno rispondere.

Ed è per questo che l'infanzia è non solamente utile, necessaria e indispensabile, ma è anche la conseguenza naturale delle Leggi che Dio ha stabilito e che reggono l'universo.»






Simpatie e antipatie terrene

386. Due esseri che si siano conosciuti e amati possono ritrovarsi in un'altra esistenza corporea e riconoscersi?

«Riconoscersi, no; ma essere attratti l'uno verso l'altro, sì. Sovente dei legami intimi fondati su un affetto sincero non hanno altra causa. Due esseri sono avvicinati l'uno all'altro per circostanze in apparenza fortuite, ma che sono la ragione dell'attrazione di due Spiriti che si cercano tra la folla


386a. Non sarebbe più piacevole per loro riconoscersi?

«Non sempre. Il ricordo delle esistenze passate avrebbe degli inconvenienti più grandi di quanto voi non crediate. Dopo la morte si riconosceranno e sapranno del tempo che hanno passato insieme.» (Vedere n. 392).

387. La simpatia ha sempre per origine una conoscenza precedente?

«No. Due Spiriti, che si trovino in accordo, si cercano naturalmente anche se non si sono conosciuti come uomini.»

388. Gli incontri, che si fanno talvolta con certe persone e che vengono attribuiti al caso, non potrebbero essere l'effetto di una specie di rapporto di simpatia?

«Ci sono fra gli esseri pensanti dei legami che voi ancora non conoscete. Il magnetismo è la guida di questa scienza che comprenderete meglio più avanti.»


389. Da dove viene il rifiuto istintivo che, a prima vista, si prova per certe persone?

«Spiriti antipatici che si percepiscono e si riconoscono senza neppure parlarsi.»

390. L'antipatia istintiva è sempre un segno di natura perversa?

«Due Spiriti non sono necessariamente cattivi perché non si trovano simpatici. L'antipatia può nascere da una mancanza di affinità nel pensiero. Ma nella misura in cui essi si elevano, le divergenze svaniscono e l'antipatia sparisce.»

391. L'antipatia fra due persone nasce prima in quella il cui Spirito è peggiore o prima in quella ii cui Spirito è migliore?

«Sia nell'uno che nell'altro, ma le cause e gli effetti sono differenti Uno Spirito cattivo prova antipatia verso chiunque possa giudicarlo e smascherarlo. Vedendo una persona per la prima volta, egli sa che sarà disapprovato. Il suo allontanamento si tramuta in odio e gelosia, generando in lui il desiderio di fare del male. Lo Spirito buono prova repulsione per quello cattivo, perché sa che non sarà compreso, non condividendo gli stessi sentimenti. Ma, forte della sua superiorità, non nutre contro di lui né odio né gelosia: si accontenta di evitarlo e di compiangerlo.»




Oblio del passato

392. Perché lo Spirito incarnato perde la memoria del suo passato?

«L'uomo non può né deve sapere tutto. Dio vuole così nella Sua saggezza. Senza il velo che gli copre certe cose, l'uomo sarebbe abbagliato come chi passi di colpo dall'oscurità alla luce. Con l’oblio del passato l'uomo è più sé stesso

393. Come può l'uomo essere responsabile di atti ed espiare errori di cui non ha memoria? Come può approfittare dell’esperienza acquisita in esistenze cadute nell'oblio? Sarebbe comprensibile che le tribolazioni della vita fossero per lui una lezione, se ricordasse ciò che ha potuto causargliele. Ma, dal momento che non se ne ricorda, ogni esistenza è per lui come se fosse la prima, e deve così sempre ricominciare tutto daccapo. Come conciliare ciò con la giustizia di Dio?

«A ogni nuova esistenza, l'uomo ha più intelligenza e può distinguere meglio il bene dal male. Dove starebbe il merito se ricordasse tutto il passato? Quando lo Spirito rientra nella sua vita originaria (quella spiritista), tutta la sua vita passata si snoda davanti a lui. Vede gli errori, che ha commesso e che sono causa della sua sofferenza, e quello che avrebbe potuto impedirgli di commetterli. Lo Spirito comprende che la posizione che gli è stata assegnata e giusta e cerca allora l'esistenza che potrebbe riparare quella che si è appena conclusa. Cerca delle prove, analoghe a quelle attraverso le quali e passato, o le lotte che crede idonee al suo avanzamento, e domanda agli Spiriti che gli sono Superiori di aiutarlo in questo nuovo compito che sta per intraprendere. Egli sa infatti che lo Spirito, che gli sarà dato come guida in questa nuova esistenza, cercherà di fargli riparare i suoi errori, donandogli una specie di intuizione degli errori che ha commesso. Questa intuizione e il pensiero, il desiderio perverso che sovente vi assale, e al quale resistete istintivamente, attribuendo per lo più la vostra resistenza all'educazione ricevuta dai vostri genitori, mentre è la voce della coscienza che vi parla. E questa voce e il ricordo del passato, voce che vi avverte di non ricadere negli errori che avete già commesso. Lo Spirito entrato in questa nuova esistenza, se sopporta queste prove con coraggio e se resiste, si eleva e sale nella gerarchia degli Spiriti, quando ritorna fra loro.»

Se e vero che noi non abbiamo, durante la vita corporea, un ricordo preciso di ciò che siamo stati e di ciò che abbiamo fatto di bene e di male nelle nostre esistenze precedenti, ne abbiamo pero l'intuizione. Le nostre tendenze istintive sono una reminiscenza del nostro passato, alle quali la nostra coscienza — che è in buona sostanza il desiderio che noi concepiamo di non ricadere più negli stessi errori — ci avverte di resistere.


394. Nei mondi più avanzati del nostro, dove non si è assolutamente soggetti a tutte le nostre necessità materiali e alle nostre malattie, gli esseri comprendono che sono più felici di noi? La felicità generalmente è relativa, la si avverte attraverso il confronto con una condizione meno felice. Siccome, in definitiva, alcuni di questi mondi, per quanto migliori del nostro, non si trovano ancora nello stato di perfezione, gli esseri che li abitano devono avere motivi di afflizioni, sebbene di genere diverso dal nostro? Fra di noi il ricco, per il f atto di non avere l'assillo delle necessità materiali come il povero, non ha certo meno tribolazioni a rendergli amara la vita. Pertanto io domando se, nella loro posizione, gli abitanti di questi mondi non si credano infelici quanto noi e non si lamentino della loro sorte, non avendo memoria di un'esistenza inferiore con cui confrontarla?

«A ciò bisogna dare due risposte differenti. Ci sono dei mondi, fra quelli citati, i cui abitanti hanno un ricordo molto netto e molto preciso delle loro esistenze passate. Costoro, tu lo comprenderai bene, possono e sanno apprezzare la felicita che Dio permette loro di assaporare. Ma ci sono altri mondi i cui abitanti, situati in condizioni migliori delle vostre, hanno lo stesso dei grandi dispiaceri, persino delle sventure. Costoro non apprezzano la loro felicita per la ragione stessa che non hanno il ricordo di uno stato ancora più infelice. Però se non l'apprezzano come uomini, l'apprezzano come Spiriti.»

Non c’è forse nell'oblio di queste esistenze passate, soprattutto quando sono state dolorose, qualcosa di provvidenziale e in cui si rivela la saggezza divina? È nei mondi superiori, quando il ricordo delle esistenze infelici non è altro che un brutto sogno, che esse si presentano alla memoria, Nei mondi inferiori, le disgrazie presenti non sarebbero forse aggravate dal ricordo di tutte quelle che uno ha già potuto soffrire? Da ciò concludiamo dunque che tutto quanto Dio ha fatto è ben fatto, e che non spetta a noi né criticare il Suo operato né dire come avrebbe dovuto reggere l'universo.

Il ricordo delle nostre individualità precedenti avrebbe degli inconvenienti molto gravi. Potrebbe in certi casi stranamente umiliarci, in altri casi inorgoglirci e, proprio per questo, influenzare il nostro libero arbitrio. Dio ci ha dato, per migliorarci, esattamente ciò che ci necessita e può bastarci: la voce della coscienza e le nostre tendenze istintive, mentre ci priva di ciò che potrebbe nuocerci. Aggiungiamo ancora che, se noi avessimo il ricordo delle nostre azioni personali anteriori, avremmo pure il ricordo di quelle altrui, e questa conoscenza potrebbe avere i più incresciosi effetti sulle nostre relazioni sociali. Non sempre avendo noi motivo di gloriarci del nostro passato, è sovente un bene che un velo vi venga calato sopra. Ciò e in perfetto accordo con la Dottrina degli Spiriti sui mondi superiori al nostro. Nei mondi in cui regna solo il bene, il ricordo del passato non ha niente di penoso. Ecco perché ci si ricorda della propria precedente esistenza, così come noi ci ricordiamo di ciò che abbiamo fatto il giorno prima. Riguardo alla permanenza che abbiamo potuto fare nei mondi inferiori, non è più, come abbiamo detto, che un brutto sogno.


395. Possiamo avere qualche rivelazione sulle nostre esistenze anteriori?

«Non sempre. Ciononostante molti sanno che cosa sono stati e che cosa hanno fatto. Se fosse loro permesso raccontarlo, farebbero delle singolari rivelazioni sul loro passato.»

396. Alcuni credono di avere un vago ricordo di un passato sconosciuto, che si presenta loro come l'immagine fuggevole di un sogno che si cerca invano di afferrare. Questa idea è solo un'illusione?

«A volte è vera. Ma sovente è anche un'illusione nei cui riguardi bisogna stare all'erta, perché può essere l'effetto di una immaginazione sovreccitata.»
397. Nelle esistenze corporee di natura più elevata della nostra, il ricordo delle esistenze precedenti è più netto?

«Sì, man mano che il corpo diventa meno materiale, ci si ricorda meglio. Il ricordo del passato è più chiaro per quelli che abitano mondi di un ordine superiore.»

398. Poiché le tendenze istintive dell'uomo sono una reminiscenza del suo passato, ne consegue che l'uomo, attraverso lo studio delle sue tendenze, può conoscere gli errori che ha commesso?

«Senza dubbio, pero fino a un certo punto. È necessario tener conto del progresso che si è potuto operare nello Spirito e delle determinazioni che ha preso durante lo stato erratico. L'esistenza attuale può essere molto migliore della precedente.»


398a. Può anche essere peggiore? Ossia l'uomo può commettere in un'esistenza errori che non ha commesso nelle esistenze precedenti?

«Ciò dipende dal suo avanzamento. Se non sa far fronte alle prove, può essere trascinato in nuovi errori che sono la conseguenza della condizione che ha scelto. Ma in generale questi errori denunciano uno stato stazionario piuttosto che un arretramento, perché lo Spirito può avanzare o fermarsi, ma non indietreggia mai.»

399. Essendo le vicissitudini della vita corporea, allo stesso tempo, sia un'espiazione per gli errori passati sia delle prove pera futuro, si deduce che, dalla natura di queste vicissitudini, si possa intuire il tipo di esistenza anteriore?

«Molto di frequente è così, dal momento che ognuno viene punito per ciò che ha commesso. Ciononostante non se ne deve fare una regola assoluta: le tendenze istintive sono l'indizio più certo, perché le prove che lo Spirito subisce valgono tanto per il futuro quanto per il passato.»

Arrivato il momento, fissato dalla Provvidenza, di lasciare la vita erratica, lo Spirito sceglie lui stesso le prove alle quali vuole sottoporsi per accelerare il suo avanzamento, ossia ii genere di esistenza che crede più consono a fornirgliene i mezzi. Queste prove sono sempre in rapporto alle colpe ch'egli deve espiare: se le supera s'innalza, se soccombe deve ricominciare.

Lo Spirito fruisce sempre del suo libero arbitrio ed e in virtù di questa libertà che, allo stato di spirito, sceglie le prove della vita corporea, mentre allo stato di incarnato decide ciò che farà o non farà e sceglie fra il bene e il male. Negare all'uomo ii libero arbitrio sarebbe ridurlo allo stato di macchina.

Rientrato nella vita corporea, lo Spirito perde temporaneamente il ricordo delle sue esistenze passate, come se un velo gliele nascondesse. Tuttavia a volte ne ha una vaga coscienza e, in certe circostanze, possono persino venirgli rivelate. Ma, in questo caso, ciò avviene solo per volontà degli Spiriti superiori, che lo fanno di loro volontà per uno scopo utile e mai per soddisfare una vana curiosità.

Le esistenze future non possono essere rivelate in nessun caso, per la ragione che dipendono dal modo in cui si conduce la vita presente e dalla scelta che lo Spirito farà.


L'oblio delle colpe commesse non è un ostacolo per il miglioramento dello Spirito perché, quantunque non ne abbia un ricordo preciso, la conoscenza che ne aveva allo stato erratico e il desiderio ch'egli ha concepito di ripararle lo guidano per intuizione e gli inculcano il pensiero di resistere al male. Questo pensiero e la voce della coscienza, nella quale e assecondato dagli Spiriti che lo assistono, se ascolta le buone ispirazioni che gli suggeriscono.

Se l'uomo non conosce le azioni stesse che ha compiuto nelle sue esistenze precedenti, può sempre sapere di quale genere di errori si è reso colpevole e qual era il suo carattere dominante. Gli basta studiare sé stesso, e può giudicare che cosa egli è stato in passato, non per quello che è, ma per le sue tendenze.

Le vicissitudini della vita corporea sono, allo stesso tempo, un'espiazione per le colpe passate e delle prove per il futuro. Esse ci purificano e ci elevano a patto che noi le sopportiamo con rassegnazione e senza lamentele.

La natura delle vicissitudini e delle prove che subiamo può anche chiarirci su ciò che siamo stati e su ciò che abbiamo fatto, come su questa Terra giudichiamo i fatti di un colpevole dal castigo che a lui infligge la legge. Così un tale sarà punito nel suo orgoglio attraverso l'umiliazione di un'esistenza da subalterno; il ricco malvagio e l'avaro attraverso la miseria; colui che è stato duro con gli altri attraverso la durezza ch'egli subirà; il tiranno attraverso la schiavitù, il figlio cattivo attraverso l'ingratitudine dei suoi figli; il pigro attraverso un lavoro forzato, e così via.






Capitolo VIII — Emancipazione Dell'anima



Il sonno e i sogni

400. Lo Spirito incarnato rimane volentieri nel suo involucro corporeo?

«Sarebbe come domandare a un prigioniero se gli piace il carcere. Lo Spirito incarnato aspira incessantemente alla liberazione, e più l'involucro e grossolano più desidera sbarazzarsene.»

401. Durante il sonno l'anima si riposa come il corpo?

«No, Io Spirito non è mai inattivo. Durante il sonno, i legami che lo uniscono al corpo si allentano e perciò, non avendo il corpo bisogno dello Spirito, esso percorre lo spazio ed entra in relazione più diretta con gli altri Spiriti

402. Come possiamo provare la condizione di libertà dello Spirito durante ii sonno?

«Con i sogni. Posso assicurarti che quando il corpo riposa, lo Spirito ha più facoltà che durante la veglia. Ha il ricordo del passato e qualche volta le previsioni del futuro. Acquisisce più forza e può entrare in comunicazione con gli altri Spiriti, sia in questo mondo sia in un altro. Tu dici sovente: "Ho fatto un sogno bizzarro, un sogno terribile, ma che non ha alcuna verosimiglianza". È un errore. Si tratta sovente del ricordo di luoghi e di cose che hai visto o che vedrai in un'altra esistenza o in un altro momento. Essendo il corpo assopito, lo Spirito cerca di spezzare la sua catena alla ricerca del passato o del futuro.

Poveri uomini che poco conoscete i fenomeni più comuni della vita! Credete d'essere tanto sapienti, e poi le cose più comuni vi mettono in imbarazzo. Alla domanda di tutti i bambini: "Che cosa facciamo mentre dormiamo? Che cosa sono i sogni?" rimanete interdetti.

Il sonno libera in parte l'anima dal corpo. Quando si dorme, si è momentaneamente nello stato in cui ci si trova, in maniera permanente, dopo la morte. Gli Spiriti che alla loro morte si liberano presto della materia hanno avuto dei sonni intelligenti. Questi, quando dormono, raggiungono la società degli altri esseri superiori a loro e con loro viaggiano, discutono, si istruiscono e lavorano persino a delle opere che trovano poi compiute quando disincarnano. Questo dovrebbe insegnarvi una volta di più a non temere la morte, perché si muore ogni giorno, secondo la parola di un santo.

Questo per gli Spiriti elevati. Ma per la massa degli uomini che, alla morte, devono rimanere lunghe ore in quel turbamento, in quell'incertezza di cui si è già parlato, non è così. Costoro, mentre dormono, vanno, sia nei mondi inferiori alla Terra, dove antichi affetti li richiamano, sia a cercare piaceri forse ancora più bassi di quelli che ci sono qui. Vanno ad attingervi dottrine ancora più spregevoli, più ignobili, più nocive di quelle che professano fra di voi. E ciò che genera la simpatia sulla Terra altro non è se non il fatto di sentirsi, al risveglio, vicini col cuore a coloro con cui si sono appena passate otto o nove ore di felicita o di piacere. Cosa che, di converso, spiega anche certe antipatie invincibili. Il fatto e che in fondo al cuore sappiamo che certe persone hanno una coscienza diversa dalla nostra, perché noi quelle persone le conosciamo, pur senza averle mai viste con gli occhi. Infine e anche ciò che spiega l'indifferenza, perché non ci si tiene a farsi dei nuovi amici quando si sa di averne altri che ci amano e ci dimostrano il loro affetto. In una parola, il sonno influisce sulla nostra vita più di quanto si pensi.

Per effetto del sonno, gli Spiriti incarnati sono sempre in rapporto con il mondo degli Spiriti e ciò fa sì che gli Spiriti superiori acconsentano, senza troppa repulsione, a incarnarsi fra gli uomini. Dio ha voluto che, durante il loro contatto con il vizio, essi possano andare a ritemprarsi alla fonte del bene, affinché essi stessi non cadano in errore, essi che venivano a istruire gli altri. Il sonno e la porta che Dio ha loro aperta verso gli amici del Cielo, e la ricreazione dopo il lavoro, in attesa della grande liberazione, la liberazione finale che li restituirà al loro vero ambiente.

Il sogno e il ricordo di ciò che il vostro Spirito ha visto durante il sonno. Ma si noti che non sempre si sogna perché non sempre si ricorda ciò che si è visto, o tutto quanto si è visto. La vostra anima non è nel suo pieno sdoppiamento. Molte volte si tratta solo del ricordo del turbamento che accompagna la partenza o l'arrivo dello Spirito a cui si unisce il turbamento di ciò che si è fatto o di cui ci si è preoccupati da svegli. Senza ciò come spiegare quei sogni assurdi che fanno sia i più eruditi sia i più semplici? I cattivi Spiriti si servono anche dei sogni per tormentare le anime dei deboli e dei pusillanimi.

Del resto, voi vedrete tra poco svilupparsi un'altra specie di sogni, che è antica quanto quella che conoscete, ma voi lo ignorate. Il sogno di Giovanna D'Arco, il sogno di Giacobbe, il sogno dei profeti ebrei e di alcuni divinatori indiani: questi sogni sono il ricordo dell'anima completamente slegata dal corpo, il ricordo di quella seconda vita di cui vi parlavo poco fa.

Fate attenzione a ben distinguere queste due specie di sogni, tra quelli di cui vi ricorderete. Senza di ciò cadreste in contraddizioni ed errori che si rivelerebbero funesti per la vostra fede.»

I sogni sono il risultato dell'emancipazione dell'anima, resa più indipendente dalla sospensione della vita attiva e di relazione. Da qui una sorta di chiaroveggenza indefinita, che si estende ai luoghi più lontani o che non si sono mai visti e, qualche volta, anche ad altri mondi. Da qui, ancora, il ricordo che ripercorre nella memoria fatti compiuti nell'esistenza presente o nelle esistenze anteriori. Da qui, immagini singolari di ciò che accade o è accaduto in mondi sconosciuti, mescolate alle cose del mondo attuale, formano quegli insiemi bizzarri e confusi che sembrano essere senza senso e senza nesso.

L'incoerenza dei sogni si spiega inoltre con le lacune che presenta l'incompleto ricordo di ciò che ci è apparso in sogno. Così si presenterebbe un racconto di cui si fossero troncate a caso delle frasi o delle parti di frasi: i frammenti che ne rimarrebbero, una volta riuniti, sarebbero privi di ogni ragionevole significato.


403. Non sempre ci si ricorda dei sogni. Perché?

«In quello che voi chiamate sonno non c’è che il riposo del corpo, mentre lo Spirito è sempre in attività. E d è così ch'egli recupera un po' della sua libertà e comunica con quanti gli sono cari, sia in questo mondo sia negli altri. Ma, poiché il corpo è una materia pesante e grossolana, difficilmente conserva le impressioni che lo Spirito ha ricevute, dal momento che lo Spirito non le ha percepite attraverso gli organi del corpo.»

404. Che cosa pensare del significato che si attribuisce ai sogni?

«I sogni non sono affatto veridici, almeno non nel modo in cui li intendono gli indovini. Infatti, è assurdo credere che sognare una tal cosa preannunci la tal cosa. Essi sono veri nel senso che presentano delle immagini che sono reali per gli Spiriti, ma che non hanno alcun rapporto con quanto avviene nella vita corporea. Spesso i sogni, come abbiamo detto, rispecchiano un ricordo. Qualche volta, infine, possono essere un presagio del futuro, se Dio lo permette, oppure la visione di ciò che sta accadendo in quel momento in un altro luogo, e dove l'anima si trasporta. Non avete voi forse numerosi esempi di persone che appaiono in sogno e vengono per avvertire i loro parenti o amici di ciò che sta loro per accadere? Che cosa sono queste apparizioni se non l'anima o lo Spirito di queste persone che vengono per comunicare con il vostro Spirito? Quando voi raggiungete la certezza che quanto avete visto e realmente accaduto, non avete forse la prova che l'immaginazione non c'entra per nulla, soprattutto se questa cosa non era minimamente nei vostri pensieri durante lo stato di veglia?»


405. Spesso in sogno si vedono cose che sembrano essere dei presagi, che poi non avvengono. Da che cosa deriva ciò?

«Se non perii corpo, quelle cose possono avvenire per lo Spirito, vale a dire che lo Spirito vede la cosa che desidera, perché va a cercarsela. Non bisogna dimenticare che, durante il sonno, l'anima e sempre più o meno sotto l'influenza della materia e che, di conseguenza, non si affranca mai completamente dalle idee terrene. Ne deriva che i pensieri, che si hanno durante lo stato di veglia, possono dare a ciò che si vede in sogno l'apparenza di quanto si desidera o di quanto si teme. E questo è veramente ciò che può dirsi un effetto dell'immaginazione. Quando si è fortemente assillati da un'idea, si fa riferimento a questa per tutto ciò che si vede.»

406. Quando noi vediamo in sogno delle persone viventi, che conosciamo perfettamente, compiere atti ai quali esse non pensano assolutamente, non è un effetto di pura immaginazione?

«Atti ai quali esse non pensano assolutamente? Ma che cosa ne sapete voi? Il loro Spirito può venire a visitare il vostro, così come il vostro può visitare il loro, e non sempre voi sapete che cosa egli pensi. E poi, spesso, voi stessi attribuite a persone che conoscete, e secondo i vostri desideri, cose che sono avvenute o avvengono in altre esistenze.»

407. È necessario il sonno completo per l'emancipazione dello Spirito?

«No. Lo Spirito recupera la sua libertà appena i sensi incominciano a indebolirsi. Per emanciparsi, egli approfitta di ogni istante di tregua che il corpo gli concede. Non appena compare un infiacchimento delle forze vitali, lo Spirito inizia a liberarsi. E quanto più il corpo è debole, tanto più lo Spirito e libero.

È così che il dormiveglia, o anche un semplice intorpidimento dei sensi, presenta le stesse immagini del sogno.»


408. Talvolta ci sembra di sentire in noi stessi delle parole distintamente pronunciate e che non hanno alcun rapporto con quanto ci impensierisce. Da che cosa deriva ciò?

«Sì, e anche vi sembra di sentire intere frasi, soprattutto quando i sensi incominciano a indebolirsi. Si tratta, talvolta, della flebile eco di uno Spirito che vuole comunicare con voi.»

409. Spesso in uno stato che non è ancora quello del dormiveglia, quando pero già abbiamo gli occhi chiusi, noi vediamo distintamente delle immagini, delle figure di cui cogliamo i particolari più minuziosi. È questo l'effetto di una visione o dell'immaginazione?

«Essendo il corpo intorpidito, lo Spirito tenta di spezzare le sue catene: si trasporta e vede. Se il sonno era profondo, si tratterebbe proprio di un sogno.»

410. Accade a volte che durante il sonno o i l dormiveglia si abbiano delle ottime idee, che poi, per quanti sforzi si facciano per ricordarle, esse si cancellino dalla memoria. Da dove vengono queste idee?

«Esse sono il risultato della libertà dello Spirito, che si emancipa e che in quel momento fruisce di maggiori facoltà. Spesso sono anche consigli che altri Spiriti danno.»


410a. Ma a che cosa servono quelle idee, dal momento che se ne perde il ricordo e di cui, perciò, non si può approfittare?

«Queste idee appartengono, a volte, più al mondo degli Spiriti che al mondo corporeo. Ma il più delle volte, se il corpo dimentica, lo Spirito ricorda, e l'idea ritorna al momento opportuno come un'ispirazione del momento.»

411. Lo Spirito incarnato, nei momenti in cui è slegato dalla materia e agisce come Spirito, è a conoscenza del periodo della sua morte?

«Sovente la presagisce, a volte ne ha una lucidissima coscienza, ed è proprio questo che nello stato di veglia gliene da l'intuizione. Da ciò deriva il fatto che certe persone prevedano a volte la loro morte con estrema esattezza.»

412. L’attività dello Spirito, durante il riposo o i l sonno del corpo, può arrecare affaticamento a quest'ultimo?

«Sì, perché lo Spirito sta attaccato al corpo, come il pallone frenato sta attaccato al palo. Ora, allo stesso modo in cui i sobbalzi del pallone scuotono il palo, così l'attività dello Spirito si ripercuote sul corpo e può arrecargli affaticamento.»




Visite spiritiste tra persone viventi

413. All'inizio della liberazione dell'anima durante il sonno, sembra risultare che noi abbiamo simultaneamente una doppia esistenza: quella corporea, che ci consente la vita di relazione esteriore, e quella dell'anima, che ci dà la vita di relazione occulta. È esatto?

«Nello stato di emancipazione la vita del corpo cede il posto alla vita dell'anima, ma non si può propriamente parlare di due esistenze. Si tratta piuttosto di due fasi della stessa esistenza, perché l'uomo non ha una doppia vita.»

414. Due persone che si conoscono possono incontrarsi durante il san no?

«Sì. E anche molte altre persone, che credono di non conoscersi, si riuniscono e si parlano. Puoi avere, senza che tu lo sospetti, degli amici in un altro paese. Il fatto di andare a trovare, durante il sonno, degli amici, dei parenti, dei conoscenti, delle persone che possono esserci utili, è talmente frequente che lo si compie quasi tutte le notti.»

415. Quale può essere l'utilità di queste visite notturne dal momento che uno non se ne ricorda?

«Di solito, al risveglio, ne rimane un'intuizione, che sta sovente all'origine di certe idee che sorgono spontaneamente senza una spiegazione plausibile e che altro non sono che le idee stesse che uno attinge in quei colloqui.»

416. L'uomo può provocare visite spiritiste di sua volontà? Per esempio, può dire addormentandosi: Questa notte voglio incontrare in Spirito la tale persona, parlarle e dirle la tale cosa?

«Ecco che cosa succede: l'uomo si addormenta e lo Spirito si sveglia. Lo Spirito e sovente ben lontano dall'eseguire ciò che l'uomo aveva programmato, perché la vita dell'uomo interessa ben poco allo Spirito quando è slegato dalla materia. Questo riguarda gli uomini già abbastanza evoluti, gli altri trascorrono ben diversamente la loro esistenza spirituale: o si abbandonano alle loro passioni o rimangono inattivi. Può dunque succedere, secondo il motivo che ci si è proposti, che lo Spirito faccia la visita richiesta. Però, il fatto di averne la volontà da svegli, non è la ragione per cui lo Spirito la fa.»

417. Un certo numero di Spiriti incarnati può riunirsi e formare delle assemblee?

«Senza alcun dubbio. Legami di amicizia, antichi o nuovi, riuniscono sovente diversi Spiriti, felici di trovarsi insieme.»

Con il termine antico, bisogna intendere i legami di amicizia contratti in altre precedenti esistenze. Al risveglio, riportiamo un'intuizione delle idee che abbiamo attinto durante quei colloqui occulti, ma di cui ignoriamo la fonte.

418. Una persona che credesse un suo amico morto, mentre non lo e, potrebbe incontrarsi con lui in Spirito e venire così a sapere che è vivo? Potrebbe in questo caso conservarne l'intuizione al risveglio?

«Come Spirito può certamente vederlo e conoscere la sua sorte. Se alla persona non viene imposto, come prova, di credere nella morte dell'amico potrebbe avere il presentimento della sua esistenza, come potrebbe avere quello della sua morte.»




Trasmissione occulta del pensiero

419. A che cosa è dovuto il fatto che una stessa idea, per esempio quella di una scoperta, si manifesti nello stesso tempo in molti luoghi?

«Abbiamo già detto che durante il sonno gli Spiriti comunicano fra di loro. Pertanto, quando il corpo si sveglia, lo Spirito ricorda ciò che ha imparato e l'uomo crede di essere lui ad aver inventato ciò che ha invece appreso. Così molti possono scoprire la stessa cosa simultaneamente. Quando voi dite che un'idea e nell'aria, è un'immagine più giusta di quanto possiate credere: ognuno contribuisce a diffonderla senza sospettarlo.»

Perciò il nostro Spirito rivela lui stesso ad altri Spiriti, e a nostra insaputa, ciò che era l'oggetto delle nostre preoccupazioni da svegli.

420. Gli Spiriti possono comunicare se il corpo è completamente sveglio?

«Lo Spirito non è chiuso dentro il corpo come in una scatola: s'irradia tutto intorno, ed è per questo che può comunicare con gli altri Spiriti, anche nello stato di veglia, benché lo faccia con maggiore difficolta.»

421. A che cosa è dovuto il fatto che due persone, perfettamente sveglie, hanno sovente istantaneamente lo stesso pensiero?

«Sono due Spiriti simpatici che comunicano e vedono reciprocamente il loro pensiero, anche quando il corpo non dorme.»

C’è fra gli Spiriti che si incontrano una comunicazione di pensiero che fa sì che due persone si vedano e si comprendano senza dover ricorrere ai segni esteriori del linguaggio. Si potrebbe dire che si parlano con il linguaggio degli Spiriti.




Letargia, catalessi, morte apparente

422. I letargici e i catalettici vedono e sentono generalmente ciò che succede intorno a loro, ma non riescono a manifestarlo. Ciò avviene attraverso gli organi dell'udito e della vista?

«No. Avviene attraverso lo Spirito. Lo Spirito ha coscienza di sé, ma non può comunicare.»


422a. Perché non può comunicare?

«Gli si oppongono le condizioni del corpo. Questo particolare stato degli organi confermano che c’è nell'uomo, oltre al corpo, qualcosa d'altro. Infatti il corpo non funziona più, mentre lo Spirito e attivo.»

423. Durante lo stato letargico, lo Spirito può separarsi completamente dal corpo, in modo da dare a questo tutte le apparenze della morte, e ritornarvi in seguito?

«Nello stato letargico il corpo non è morto, dal momento che sussistono delle funzioni. La vitalità è allo stato latente, come nella crisalide, ma non è affatto annullata. Pertanto, lo Spirito e unito al corpo finché questo vive. Una volta rotti i legami con la morte reale e la disgregazione degli organi, la separazione e completa, e lo Spirito non ritorna più. Quando qualcuno, apparentemente morto, ritorna in vita, e segno che la morte non era totale.»

424. Si possono, con debite cure prestate in tempo utile, riannodare dei legami che erano sul punto di rompersi e riportare in vita un essere che, in mancanza di soccorsi, sarebbe potuto morire definitivamente?

«Sì, senza dubbio e se ne ha tutti i giorni la prova. Il magnetismo è sovente, in casi del genere, un potente mezzo, perché restituisce al corpo il fluido vitale che gli manca e che era insufficiente per mantenere il funzionamento degli organi.»

La letargia e la catalessi hanno la stessa origine, ossia la perdita momentanea della sensibilità e del movimento per cause fisiologiche ancora sconosciute. La loro differenza sta in questo: nella letargia, la sospensione delle forze vitali e generale e da al corpo tutte le apparenze della morte, mentre nella catalessi essa è localizzata e può colpire una parte più o meno estesa del corpo, in modo da lasciare la capacita di intendere libera di manifestarsi, cosa che evita di confonderla con la morte. La letargia è sempre naturale, mentre la catalessi è a volte spontanea, ma può anche essere provocata e annullata artificialmente dall'azione magnetica.






Sonnambulismo

425. Il sonnambulismo naturale ha rapporti con i sogni? Come lo si può spiegare?

«Il sonnambulismo e un'indipendenza dell'anima più completa che nei sogni, e quindi le facoltà dell'anima sono più sviluppate. Essa ha delle percezioni che non ha nel sogno, il quale e uno stato di sonnambulismo imperfetto.

Nel sonnambulismo, lo Spirito è nel pieno possesso di sé stesso, e gli organi fisici, essendo in qualche modo in catalessi, non ricevono più le impressioni esterne. Questo stato si manifesta soprattutto durante il sonno: e il momento in cui lo Spirito può lasciare provvisoriamente il corpo, essendo questo consegnato al riposo necessario alla materia. Quando si generano fatti di sonnambulismo, vuol dire che lo Spirito, preoccupato per qualcosa, si abbandona a un'azione qualsiasi che necessiti dell'uso del suo corpo. E di questo si serve, allora, in modo analogo all'impiego ch'egli fa di una tavola o di qualsiasi altro oggetto materiale nel fenomeno delle manifestazioni fisiche, o anche della vostra mano nei casi di comunicazioni scritte. Nei sogni di cui si ha coscienza, gli organi, compresi quelli della memoria, cominciano a svegliarsi e a ricevere imperfettamente le impressioni prodotte da oggetti o da cause esteriori e le comunicano allo Spirito. Questo, esso stesso a riposo, percepisce solo delle sensazioni confuse, sovente senza nesso e senza alcuna apparente ragion d'essere, mescolate come sono a vaghi ricordi, sia di questa esistenza sia di esistenze precedenti. È allora facile comprendere perché i sonnambuli non custodiscano nessun ricordo di ciò che è loro successo quando si trovavano nello stato sonnambolico, e perché i sogni di cui si conserva memoria non abbiano il più delle volte nessun senso. Dico il più delle volte, perché accade che i sogni siano la conseguenza di un ricordo preciso di avvenimenti di una vita precedente e qualche volta persino una specie di intuizione del futuro.»


426. Il cosiddetto sonnambulismo magnetico ha un qualche rapporto con ii sonnambulismo naturale?

«È la stessa cosa, se non che il sonnambulismo magnetico è stato provocato.»

427. Qual è la natura dell'agente chiamato fluido magnetico?

«Fluido vitale o elettricità animalizzata, che sono delle modificazioni del fluido universale.»

428. Qual è la causa della chiaroveggenza sonnambolica?

«L'abbiamo già detto: è l'anima che vede

429. Come può il sonnambulo vedere attraverso i corpi opachi?

«Esistono corpi opachi solo per i vostri organi grossolani. Non abbiamo forse già detto che per lo Spirito la materia non è assolutamente un ostacolo, poiché può attraversarla liberamente? Sovente il sonnambulo vi dice che vede con la fronte, con le ginocchia ecc., perché voi, completamente dentro la materia, non comprendete ch'egli possa vedere senza l'aiuto degli organi della vista. Lui stesso, sollecitato dal desiderio che voi avete, crede di dover ricorrere a questi organi. Mas e lo lasciaste libero, comprenderebbe che vede con tutte le parti del suo corpo o, per meglio dire, è al di fuori del suo corpo ch'egli vede.»

430. Dato che la chiaroveggenza del sonnambulo è quella della sua anima, o del suo Spirito, perché non vede tutto? E perché sovente si sbaglia?

«Innanzi tutto non e dato agli Spiriti imperfetti vedere e conoscere tutto. Si sa che condividono ancora i vostri errori e i vostri pregiudizi. E poi, quando sono attaccati alla materia, non godono di tutte le loro facoltà di Spirito. Dio ha dato all'uomo la facoltà del sonnambulismo per uno scopo utile e serio e non per insegnargli quello che non deve sapere. Ecco perché i sonnambuli non possono dire tutto.»

431. Qual è l'origine delle idee innate del sonnambulo e come può parlare con esattezza di cose che ignora da sveglio e che sono anche al di sopra delle sue capacità intellettive?

«Succede che il sonnambulo possegga più cognizioni di quante si supponga. Solo che in lui sonnecchiano, poiché il suo involucro e troppo imperfetto perché egli se ne possa ricordare. Ma in definitiva chi e il sonnambulo? Come noi, uno Spirito che è incarnato nella materia per compiere la sua missione, e lo stato nel quale entra lo risveglia da questa letargia. Noi vi abbiamo detto molto spesso che riviviamo parecchie volte. È dunque questo cambiamento che gli fa perdere materialmente ciò che ha potuto imparare in un'esistenza precedente. Egli, entrando nello stato che voi chiamate crisi, ricorda, ma non sempre completamente. Sa, ma non potrebbe dire da dove provenga la sua conoscenza, né come l'abbia acquisita. Passata la crisi, tutti i ricordi si cancellano, ed egli rientra nell'oscurità.»

L'esperienza dimostra che il sonnambulo riceve anche delle comunicazioni da altri Spiriti che gli trasmettono ciò che deve dire e suppliscono alle sue carenze. Questo si evidenzia soprattutto nelle prescrizioni mediche: lo Spirito del sonnambulo vede il male, un altro gli indica il rimedio. Questa doppia azione e a volte evidente e si rivela inoltre attraverso queste espressioni molto frequenti: "uno mi dice di dire", oppure "uno mi proibisce di dire la tale cosa". In quest'ultimo caso e sempre pericoloso insistere per ottenere una rivelazione che è stata rifiutata, perché si dà adito agli Spiriti leggeri di parlare, ed essi parlano senza scrupolo e senza darsi pena della verità.


432. Come si spiega la facoltà della vista a distanza di certi sonnambuli?

«Forse che l'anima non si trasferisce durante il sonno? Lo stesso succede nel sonnambulismo.»


433. Il maggiore o minore sviluppo della chiaroveggenza sonnambolica riguarda la costituzione fisica o la natura dello Spirito incarnato?

«Sia l'una che l'altra. Ci sono delle predisposizioni fisiche che permettono allo Spirito di liberarsi più o meno facilmente della materia.»

434. Le facoltà di cui fruisce il sonnambulo sono le stesse dello Spirito dopo la morte?

«Fino a un certo punto, perché bisogna tener conto dell'influenza della materia alla quale e ancora legato.»

435. Il sonnambulo può vedere gli altri Spiriti?

«La maggioranza dei sonnambuli li vede e molto bene. Dipende dal grado e dalla natura della lucidità dei sonnambuli, ma qualche volta essi non se ne rendono subito conto e li scambiano per esseri corporei. Ciò succede soprattutto a quelli che non hanno nessuna conoscenza dello Spiritismo e non comprendono ancora l'essenza degli Spiriti. Questa cosa li spaventa ed è per questo che li scambiano per degli esseri incarnati.»

Lo stesso effetto si produce nel momento della morte in colui che crede di essere ancora vivo. Niente intorno a lui gli sembra cambiato, allo Spirito sembra di avere un corpo come il nostro e scambia l'apparenza del suo stesso corpo per un corpo reale.

436. Il sonnambulo, che vede a distanza, vede dal punto dove si trova il proprio corpo o da quello dove si trova la sua anima?

«Perché questa domanda dal momento che si sa che è l'anima che vede e non il corpo?»


437. Poiché è l'anima che si sposta, come può ii sonnambulo provare nel suo corpo le sensazioni di caldo o di freddo del luogo in cui si trova la sua anima, che a volte è molto lontana dal suo corpo?

«L'anima non lascia affatto il corpo completamente. Essa vi rimane sempre attaccata dai legami che a esso la uniscono; sono questi legami i conduttori delle sensazioni. Quando due persone comunicano tra di loro da una città all'altra per mezzo dell'elettricità, è l'elettricità il legame tra i loro pensieri. È per questa ragione che comunicano tra di loro come se fossero l'una accanto all'altra.» (vedere n. 257; prova teorica sulla sensazione presso gli Spiriti).

438. L'uso che un sonnambulo fa della sua facoltà influisce sullo stato del suo Spirito dopo la morte?

«Molto, come il buono o cattivo uso di tutte le facoltà che Dio ha dato all'uomo.»




Estasi

439. Qual e la differenza fra l'estasi e ii sonnambulismo?

«L'estasi è un sonnambulismo più purificato. Inoltre l'anima dell'estatico è ancora più indipendente.»


440. Lo Spirito dell'estatico penetra veramente nei mondi superiori?

«Sì. Egli li vede e comprende la beatitudine di quelli che vi si trovano. È per questo che vorrebbe rimanervi. Ma ci sono mondi inaccessibili a quegli Spiriti che non sono sufficientemente purificati.»

441. Quando l'estatico esprime il desiderio di lasciare la Terra, parla sinceramente? Non è trattenuto dall'istinto di conservazione?

«Dipende dal grado di purificazione dello Spirito. Se vede la sua situazione futura migliore della sua vita presente, si sforza di rompere i legami che lo tengono legato alla Terra.»

442. Se si abbandonasse l'estatico a sé stesso, la sua anima potrebbe lasciare definitivamente il corpo?

«Sì, egli potrebbe morire. È per questo che bisogna richiamarlo per mezzo di tutto ciò che ancora può legarlo alla Terra, soprattutto facendogli intravedere che, se egli spezzasse la catena che lo trattiene qui, questo sarebbe il vero motivo per non restare là dove vede che sarebbe felice.»

443. Ci sono delle cose che l'estatico pretende di vedere e che sono evidentemente frutto di una immaginazione esaltata dalle credenze e dai pregiudizi terreni. Tutto quello che vede non è allora vero?

«Le cose che vede sono vere per lui. Ma, poiché il suo Spirito è sempre sotto l'influenza delle idee terrene, può vederle a modo suo o, per meglio dire, può esprimerle in un linguaggio conforme ai suoi pregiudizi, alle idee con cui è stato educato o alle vostre idee, per farsi meglio comprendere. È soprattutto in questo senso che può sbagliare.»

444. Quale grado di fiducia si può accordare alle rivelazioni degli estatici?

«L'estatico può molto frequentemente essere in errore, soprattutto quando vuole penetrare ciò che deve rimanere un mistero per l'uomo, perché allora si affida alle sue proprie idee oppure diventa lo zimbello di Spiriti ingannatori, che approfittano del suo entusiasmo per affascinarlo.»

445. Quali conseguenze si possono trarre dai fenomeni del sonnambulismo e dell'estasi? Sarebbero forse una sorta di iniziazione alla vita futura?

«Per la verità, e la vita passata e quella futura che l'uomo intravede. Studi l'uomo questi fenomeni e troverà la soluzione a più di un mistero, che la sua ragione cerca inutilmente di penetrare.»

446. I fenomeni del sonnambulismo e dell'estasi potrebbero conciliarsi con il materialismo?

«Chi li studia in buona fede e senza prevenzione non può essere né materialista né ateo.»




Seconda vista

447. Il fenomeno designato con il nome di seconda vista ha un qualche rapporto con il sogno e il sonnambulismo?

«Tutto ciò non è che la medesima cosa. Quello che viene detto seconda vista è ancora una volta lo Spirito, che è più libero, benché il corpo non sia addormentato. La seconda vista è la vista dell'anima»

448. La seconda vista è permanente?

«La facoltà, sì. L'esercizio, no. Nei mondi meno materiali del vostro, gli Spiriti si liberano del corpo più facilmente ed entrano in comunicazione con il solo pensiero, senza escludere tuttavia il linguaggio articolato. Così la doppia vista e per lo più una facoltà permanente. Lo stato normale degli Spiriti può essere paragonato a quello dei vostri sonnambuli lucidi, e questa è anche la ragione per la quale si manifestano più facilmente di quelli che sono incarnati in corpi più grossolani.»

449. La seconda vista si sviluppa spontaneamente o secondo la volontà di chi ne è dotato?

«La maggior parte delle volte è spontanea, ma sovente anche la volontà vi gioca un grande ruolo. Prendiamo per esempio i cosiddetti indovini, di cui alcuni hanno questo potere di divinare, e si constaterà che è la volontà che li aiuta a entrare in questa seconda vista e in ciò che voi chiamate visione.»


450. La seconda vista può essere suscettibile di sviluppo attraverso l'esercizio?

«Sì. Il lavoro fa sempre progredire, e il velo che copre le cose si dissipa.»


450a. Questa facoltà attiene in certo modo alla costituzione fisica?

«Certo. L'organismo vi gioca la sua parte. Però ci sono anche organismi che vi si ribellano.»

451. A che cosa è dovuto il fatto che la seconda vista sia, come sembra, ereditaria in certe famiglie?

«Ciò è dovuto alla somiglianza dell'organismo, che si trasmette come le altre qualità fisiche, e poi allo sviluppo della facoltà, attraverso una sorta di educazione, che si trasmette così dall'uno all'altro.»

452. È vero che certe circostanze provocano o sviluppano la seconda vista?

«Sì. Per esempio, una malattia, l'approssimarsi di un pericolo, una grande emozione possono svilupparla. Il corpo si trova qualche volta in una condizione particolare, tale da permettere allo Spirito div edere ciò che non si può vedere con gli occhi fisici.»

I tempi di crisi e di calamita, le grandi emozioni, tutte le cause infine che sovreccitano il morale provocano a volte lo sviluppo della seconda vista. Sembra quasi che la Provvidenza, in presenza di un pericolo, ci dia il mezzo per scongiurarlo. Tutte le sette e tutte le fazioni perseguitate ne offrono numerosi esempi.

453. Le persone dotate della seconda vista ne hanno sempre coscienza?

«Non sempre. Per loro è una cosa del tutto naturale, e molti credono che, se tutti si osservassero, ognuno scoprirebbe di possederla.»

454. Si potrebbe attribuire a una sorta di seconda vista la perspicacia di certe persone che, senza avere niente di straordinario, giudicano le cose con maggiore esattezza di altri?

«Si tratta sempre dell'anima che s'irradia più liberamente e che giudica meglio di chi si trova sotto il velo della materia.»


454a. Questa facoltà può, in certi casi, dare la prescienza delle cose?

«Sì. Essa dona anche i presentimenti, perché in questa facoltà si distinguono vari gradi, e lo stesso soggetto può averli tutti o averne solo qualcuno.»





Compendio teorico del sonnambulismo, dell'estasi e della seconda vista

455. I fenomeni del sonnambulismo naturale si producono spontaneamente e sono indipendenti da ogni causa esteriore conosciuta. Comunque in certe persone, dotate di un organismo speciale, possono essere provocati artificialmente dall'azione dell'agente magnetico.

Lo stato conosciuto sotto il nome di sonnambulismo magnetico differisce dal sonnambulismo naturale solo per il fatto che uno è provocato mentre l'altro è spontaneo.

Il sonnambulismo naturale e un fatto notorio che nessuno si sogna di mettere in dubbio, nonostante l'eccezionalità dei fenomeni che presenta. Che cosa ha dunque di più eccezionale o di più irrazionale il sonnambulismo magnetico? Il fatto di essere prodotto artificialmente come, d'altronde, tante altre cose? I mistificatori, si dice, l'hanno sfruttato. Una ragione di più per non lasciarlo nelle loro mani. Quando la scienza se ne sarà appropriata, la ciarlataneria godrà di ben meno credito presso le masse. Comunque, in attesa — poiché il sonnambulismo naturale o artificiale è un fatto e poiché contro i fatti non ci sono argomenti possibili — esso si afferma nonostante la cattiva volontà di alcuni. E ciò accade nella scienza stessa, dove penetra attraverso un'infinita di piccole porte anziché entrare dalla porta principale. Quando si sarà totalmente affermato, bisognerà pure accordargli il diritto di cittadinanza.

Per lo Spiritismo, il sonnambulismo è più di un fenomeno fisiologico: e una luce gettata sulla psicologia. È qui che si può studiare l'anima perché qui si mostra allo scoperto. Ora, uno dei fenomeni attraverso i quali l'anima si caratterizza è la chiaroveggenza, che è indipendente dagli organi materiali della vista. Coloro che contestano il fatto si basano su ciò che il sonnambulo non sempre vede, e non secondo la volontà dello sperimentatore, come succede con gli occhi. C’è forse da stupirsi se, essendo gli strumenti differenti, gli effetti non sono più gli stessi? È ragionevole pretendere degli effetti identici quando lo strumento non esiste più? L'anima ha le sue proprietà come l'occhio ha le sue: le si deve giudicare per quello che sono e non per analogia.

La causa della chiaroveggenza del sonnambulo magnetico e del sonnambulo naturale è esattamente la stessa: è un attributo dell’anima, una facoltà inerente a tutte le parti dell'essere incorporeo che è in noi e che non ha limiti se non quelli che sono stati assegnati all'anima stessa. Egli vede ovunque possa trasferirsi la sua anima, qualunque sia la distanza.

Nella vista a distanza, il sonnambulo non vede le cose dal punto in cui si trova il suo corpo, ma le vede come per un effetto telescopico. Le vede presenti e come se egli stesse nel luogo dove quelle cose si trovano, perché la sua anima e in realtà là. È per questo che il suo corpo e come annientato e sembra essere privo di sensazioni, fino al momento in cui l'anima viene a riprenderne possesso. Questa separazione parziale dell'anima dal corpo è uno stato anormale che può avere una durata più o meno lunga, ma non indefinita Questa è la causa della fatica che il corpo prova dopo un certo tempo, soprattutto quando l'anima si dà a un lavoro attivo.

La vista dell'anima, o dello Spirito, non è circoscritta ne ha una sede determinata, e ciò spiega perché i sonnambuli non possono assegnarle un organo particolare. Essi vedono perché vedono, senza sapere né perché né come, non avendo, per loro, la vista una sede propria in quanto Spiriti. Se si riferiscono al loro corpo, sembra loro che questa sede si trovi nei centri dove l'attività vitale e massima: principalmente nel cervello, nella regione epigastrica o nell'organo che per loro è il punto di collegamento più tenace fra lo Spirito e il corpo.

La forza della lucidità sonnambolica non è affatto indefinita. Lo Spirito, anche se completamente libero, e limitato nelle sue facoltà e nelle sue conoscenze a seconda del grado di perfezione al quale è pervenuto. L o è ancora di più quando è legato alla materia di cui subisce l'influenza. Questa e la causa per la quale la chiaroveggenza sonnambolica non è né universale né infallibile. Ancor meno si può contare sulla sua infallibilità, quando la si distoglie dallo scopo cui mirava la natura, e se ne fa un oggetto di curiosità e di sperimentazione.

Nello stato di libertà in cui si trova, lo Spirito del sonnambulo entra più facilmente in comunicazione con gli altri Spiriti incarnati o non incarnati. Questa comunicazione si stabilisce per mezzo del contatto dei fluidi che compongono il perispirito e che servono di trasmissione al pensiero come un conduttore elettrico. Il sonnambulo non ha dunque necessita che il pensiero venga articolato attraverso la parola: egli lo sente e lo indovina. È questo che Io rende estremamente impressionabile e accessibile alle influenze dell'atmosfera morale nella quale si trova collocato. È anche per questo che un'affluenza numerosa di spettatori, e soprattutto di curiosi più o meno malevoli, nuoce essenzialmente allo sviluppo delle sue facoltà, che si ripiegano, per così dire, su sé stesse e si esplicano in tutta libertà solo nell'intimità e in un ambiente simpatico. La presenza di persone malintenzionate o antipatiche produce sul sonnambulo l’effetto del contatto della mano su una pianta sensitiva.

Il sonnambulo vede simultaneamente il suo stesso Spirito e il suo corpo. Sono, per così dire, due esseri che gli mostrano la duplice esistenza spirituale e fisica, e pertanto si confondono con i legami che li uniscono. Il sonnambulo non sempre si rende conto di questa situazione, e questa dualità fa sì che sovente egli parli di sé stesso come se parlasse di un'altra persona, tanto s e è l'essere fisico che parla all'essere spirituale quanto se è l'essere spirituale che parla a quello fisico.

Lo Spirito acquisisce un sovrappiù di conoscenze e di esperienza a ognuna delle sue esistenze corporee. Le dimentica in parte durante la sua incarnazione in una materia troppo grossolana, ma se ne ricorda come Spirito. È così che certi sonnambuli rivelano conoscenze superiori al loro grado d'istruzione e anche alle loro capacita intellettive apparenti. L'inferiorità intellettuale e scientifica del sonnambulo in stato di veglia non pregiudica affatto le conoscenze che può rivelare in stato di lucidità. Secondo le circostanze e lo scopo che ci si propone, egli può attingerle dalla propria esperienza, dalla chiaroveggenza delle cose presenti o dai consigli che riceve da altri Spiriti. Ma, poiché il suo stesso Spirito può essere più o meno avanzato, egli può dire delle cose più o meno esatte.

Attraverso i fenomeni del sonnambulismo, sia naturale che magnetico, la Provvidenza ci dà la prova inconfutabile dell'esistenza e dell'indipendenza dell'anima e ci fa assistere allo spettacolo sublime della sua emancipazione: attraverso ciò l'anima ci apre il libro del nostro destino. Quando il sonnambulo descrive quanto succede lontano, è evidente che lo vede, e non con gli occhi fisici. Egli vi vede sé stesso e vi si sente trasportato. Laggiù c’è dunque qualcosa di lui, e questo qualcosa, non essendo il suo corpo, non può essere che la sua anima o il suo Spirito. Mentre l'uomo si perde nelle sottigliezze di una metafisica astratta e inintelligibile per correre alla ricerca delle cause della nostra esistenza morale, Dio mette tutti i giorni, sotto i suoi occhi e sotto la sua mano, i mezzi più semplici e più evidenti per lo studio della psicologia sperimentale.

L'estasi è lo stato nel quale l'indipendenza dell'anima e del corpo si manifesta nel modo più sensibile e diventa in qualche modo tangibile.

Nel sogno e nel sonnambulismo l'anima erra nei mondi terreni. Nell'estasi essa penetra in un mondo sconosciuto, in quello degli Spiriti eterei con i quali entra in comunicazione, senza tuttavia poter oltrepassare certi limiti, che non potrebbe varcare senza spezzare completamente i legami che la tengono unita al corpo. Un chiarore risplendente e del tutto nuovo la circonda, armonie sconosciute sulla Terra la estasiano, un benessere indefinibile la penetra: essa gode in anticipo della beatitudine celeste, e si può dire ch'ella poggi un piede sulla soglia dell'eternità.

Nello stato di estasi l'annullamento del corpo è quasi completo, e rimane soltanto, per così dire, la vita organica. Si sente che l'anima vi è trattenuta solo da un tenue filo, che un minimo sforzo potrebbe spezzare senza ritorno.

In questo stato, tutti i pensieri terreni spariscono per fare posto al sentimento purificato che è l'essenza stessa del nostro essere immateriale. Interamente preso da questa contemplazione sublime, l'estatico considera la vita solo come una sosta momentanea. Per lui il bene e il male, le gioie grossolane e le miserie della Terra non sono che irrilevanti incidenti di un viaggio di cui è felice di vedere la fine. Questo succede sia agli estatici sia ai sonnambuli: la loro lucidità può essere più o meno perfetta, e il loro stesso Spirito, secondo che sia più o meno elevato, e più o meno atto a conoscere e a comprendere le cose. A volte in loro c’è più esaltazione che vera lucidità o, per meglio dire, la loro esaltazione nuoce alla loro lucidità.per questo che le loro rivelazioni sono sovente un miscuglio di verità e di errori, di cose sublimi e di cose assurde o persino ridicole. Sovente degli Spiriti inferiori approfittano di questa esaltazione, che è sempre causa di debolezza quando non la si sappia padroneggiare, per dominare l'estatico. E a tale scopo rivestono ai suoi occhi apparenze che Io tengono legato alle idee e ai pregiudizi di quando e sveglio. Questo rappresenta uno scoglio, ma non tutti gli statici sono uguali, sta a noi giudicare freddamente e pesare le loro rivelazioni con la bilancia della ragione.

L'emancipazione dell'anima si manifesta qualche volta nello stato di veglia e produce il fenomeno che va sotto il nome di seconda vista, che dà a quelli che ne sono dotati la facoltà di vedere, d'intendere e di sentire oltre i limiti dei nostri sensi. Essi percepiscono le cose lontane ovunque l'anima estenda la sua azione. Essi le vedono, per così dire, attraverso la vista ordinaria e come per una sorta di miraggio.

Nel momento in cui si produce il fenomeno della seconda vista, Io stato fisico dell'individuo risulta sensibilmente modificato. L'occhio ha qualcosa di vago, egli guarda senza vedere, e tutta la fisionomia riflette una sorta di esaltazione. Si constata che gli organi della vista sono estranei al fenomeno, in quanto la visione persiste, malgrado gli occhi siano chiusi.

Questa facoltà sembra, a colui che ne fruisce, naturale come quella di vedere: per lui è un attributo del suo essere, tale da non sembrargli eccezionale. L'oblio molto spesso fa seguito a questa lucidità passeggera, il cui ricordo, sempre più vago, finisce per sparire come il ricordo di un sogno.

La forza della seconda vista varia dalla sensazione confusa fino alla percezione chiara e netta delle cose vicine o lontane. Nella fase rudimentale, essa da a certuni il tatto, la perspicacia, una sorta di sicurezza nel loro agire che si potrebbe chiamare la giustezza del colpo d'occhio morale. Più sviluppata, essa risveglia i presentimenti. Più sviluppata ancora, mostra gli avvenimenti accaduti o sul punto di accadere.

Il sonnambulismo naturale e artificiale, l'estasi e la seconda vista, non sono che delle varianti o modificazioni di una medesima causa. Questi fenomeni, come gli stessi sogni, sono nella natura: ecco perché sono esistiti in tutti i tempi. La Storia ci mostra che sono stati conosciuti, e persino indagati, fin dalla più lontana antichità, e in essi si trova la spiegazione di numerosissimi fatti, che i pregiudizi hanno fatto passare per soprannaturali.





Capitolo IX — Intervento Degli Spiriti Nel Mondo Corporeo



Come gli Spiriti possono penetrare nel nostro pensiero

456. Gli Spiriti vedono tutto ciò che facciamo?

«Possono vederlo in quanto ne siete continuamente circondati, ma ogni Spirito vede solo le cose sulle quali dirige la sua attenzione. Infatti, delle cose che sono loro indifferenti non si occupano.»

457. Gli Spiriti possono conoscere i nostri più segreti pensieri?

«Sovente conoscono ciò che vorreste nascondere a voi stessi. Né atti ne pensieri possono essere loro dissimulati.»


457a. Da ciò sembrerebbe più facile nascondere qualcosa a una persona vivente di quanto non sia possibile farlo a questa stessa persona dopo la sua morte.

«Certamente. E quando credete di esservi ben nascosti, sovente avete intorno a voi una moltitudine di Spiriti che vi stanno osservando.»





Influenza occulta degli Spiriti sui nostri pensieri e sulle nostre azioni

459. Gli Spiriti influiscono sui nostri pensieri e sulle nostre azioni?

«Per quanto riguarda ciò, la loro influenza è più grande di quanto crediate, perché molto di frequente sono loro che vi guidano.»

460. Noi abbiamo pensieri che ci sono propri e altri che ci vengono suggeriti?

«La vostra anima è uno Spirito che pensa. Voi, di certo, non ignorate che molti pensieri vi arrivano contemporaneamente su uno stesso soggetto, e sovente diametralmente opposti gli uni agli altri. Ebbene, ce ne sono sempre di vostri e di nostri. È questo che vi crea incertezza, perché avete in voi due idee che si combattono.»

461. Come distinguere i pensieri che ci sono propri da quelli che ci vengono suggeriti?

«Quando un pensiero vi viene suggerito è come se una voce vi parlasse. I pensieri propri sono quelli del primo impulso. Del resto per voi questa distinzione non riveste un grande interesse, e sovente e utile non saperlo: l'uomo agisce più liberamente. Se decide per il bene lo fa più volentieri, se prende la cattiva strada, ha solo una maggiore responsabilità.»

462. Gli uomini d'intelligenza e di genio attingono sempre le loro idee nel profondo del loro intimo?

«Qualche volta le idee vengono dal loro stesso Spirito, ma frequentemente esse sono suggerite da altri Spiriti, che li giudicano capaci di comprenderle e degni di trasmetterle. Quando non le trovano in sé stessi, fanno appello all'ispirazione: e un'evocazione che fanno senza rendersene conto.»

Se fosse stato utile distinguere chiaramente i nostri pensieri da quelli che ci vengono suggeriti, Dio ce ne avrebbe dato il mezzo, come ci ha dato quello per distinguere il giorno dalla notte. Quando una cosa e nel vago, è così che conviene che accada.

463. Si dice a volte che il primo impulso è sempre quello buono. È vero?

«Può essere buono o cattivo secondo la natura dello Spirito incarnato. È sempre buono in chi ascolta le buone ispirazioni.»


464. Come distinguere se un pensiero suggerito viene da uno Spirito buono o da uno cattivo?

«Considerate bene la cosa: i buoni Spiriti consigliano solo il bene. Sta a voi distinguere.»

465. A quale scopo gli Spiriti imperfetti ci spingono al male?

«Per farvi soffrire come essi soffrono.»


465a. Questo diminuisce le loro sofferenze?

«No, ma essi lo fanno per invidia nel vedere degli esseri più felici di loro.»


465b. Che genere di sofferenze vogliono farci provare?

«Quelle di un essere appartenente a un ordine inferiore e lontano da Dio.»


466. Perché Dio permette che degli Spiriti ci inducano al male?

«Gli Spiriti imperfetti sono gli strumenti destinati a provare la fede e la costanza degli uomini nel praticare il bene. Tu, essendo Spirito, devi progredire nella scienza dell'infinito, è per questo che passi attraverso le prove del male per giungere al bene. La nostra missione è quella di metterti sulla retta via e, quando delle cattive influenze agiscono su di te, sei tu che le chiami con il desiderio del male, perché gli Spiriti inferiori vengono in tuo aiuto nel male quando tu hai la volontà di commetterlo. Essi possono indurti al male solo quando tu vuoi il male. Se sei incline all'omicidio, ebbene, tu avrai un nugolo di Spiriti che alimenteranno in te questo pensiero. Ma ne avrai anche altri che tenteranno di orientarti verso il bene, cosa che ristabilisce l'equilibrio della bilancia e ti lascia padrone della scelta.»

È così che Dio lascia alla nostra coscienza la scelta del cammino che dobbiamo seguire e la libertà di cedere all'una o all'altra delle influenze contrapposte che vengono esercitate su di noi.

467. Ci si può affrancare dall'influenza degli Spiriti che inducono al male?

«Sì, perché si occupano solo di coloro che li sollecitano con i loro desideri o li attirano con i loro pensieri.»

468. Gli Spiriti, la cui influenza viene respinta con la volontà, rinunciano ai loro tentativi?

«Che cosa vuoi che facciano? Quando non c’è niente da fare, si fanno da parte. Ciononostante stanno in agguato, in attesa del momento favorevole, come il gatto sta in agguato in attesa del topo.»

469. Con quale mezzo si può neutralizzare l'influenza dei cattivi Spiriti?

«Praticando il bene e ponendo tutta la vostra fiducia in Dio, voi respingete l'influenza degli Spiriti inferiori e annientate il predominio che essi vogliono esercitare su di voi. Guardatevi dall'ascoltare le suggestioni degli Spiriti che suscitano in voi cattivi pensieri, che seminano la discordia tra di voi e che suscitano in voi tutte le cattive passioni. Diffidate soprattutto di coloro che fanno leva sul vostro orgoglio, perché vi prendono dal vostro lato debole. Ecco perché Gesù vi fa dire nella preghiera domenicale: "Signore! Fa' che non cadiamo in tentazione, ma liberaci dal male!"»

470. Gli Spiriti che cercano di indurci al male, mettendo così a dura prova la nostra determinazione nel praticare il bene, hanno ricevuto la missione di farlo? E, se è una missione quella che essi compiono, ne sono responsabili?

«Nessuno Spirito riceve la missione di fare il male. Quando lo fa, e per sua stessa volontà e perciò ne subisce le conseguenze. Dio può lasciarlo fare per mettere voi alla prova. Ma non glielo ordina. Sta a voi quindi respingerlo.»

471. Quando proviamo un sentimento di angoscia, di ansietà indefinibile o di soddisfazione interiore senza una causa precisa, ciò attiene unicamente a una disposizione fisica?

«È quasi sempre un effetto delle comunicazioni che voi avete, a vostra insaputa, con gli Spiriti o che voi avete avuto con loro durante il sonno.»

472. Gli Spiriti che vogliono indurci al male non fanno che approfittare delle circostanze in cui ci troviamo o possono far nascere queste circostanze?

«Approfittano delle circostanze, ma sovente le provocano spingendovi, a vostra insaputa, verso l'oggetto della vostra cupidigia. Così, per esempio, una persona trova sul suo cammino una somma di denaro: non crediate che siano stati gli Spiriti ad aver portato il denaro in quel luogo, ma essi possono dare alla persona l'idea di dirigersi verso quella direzione. E allora da loro le viene suggerito il pensiero di impossessarsene, mentre altri Spiriti le suggeriscono di restituire la somma al legittimo proprietario, Lo stesso accade per tutte le altre tentazioni.»




Posseduti

473. Uno Spirito può momentaneamente entrare nell'involucro di una persona vivente, ossia introdursi in un corpo animato e agire in luogo dello Spirito che vi si trova incarnato?

«Uno Spirito non entra in un corpo come voi entrate in una casa. Si può assimilare con uno Spirito incarnato, che abbia gli stessi difetti e le stesse qualità, per agire congiuntamente. Ma è sempre lo Spirito incarnato che agisce come vuole sulla materia di cui è rivestito. Uno Spirito non può sostituirsi a quello incarnato perché lo Spirito e il corpo sono legati per tutto il tempo designato, fino al termine dell'esistenza materiale.»

474. Se non c’è possessione propriamente detta, ossia coabitazione di due Spiriti nel medesimo corpo, l'anima può trovarsi a dipendere da un altro Spirito così da esserne soggiogata od ossessa al punto che la sua volontà ne venga in qualche modo paralizzata?

«Sì, e questi sono i veri posseduti. Ma tenete presente che questo dominio non si verifica mai senza il concorso di colui che lo subisce, sia per sua debolezza, sia per suo desiderio. Sovente sono stati presi per posseduti degli epilettici o dei malati mentali che avevano più bisogno di un medico che di un esorcismo.»

La parola posseduto, secondo l'accezione comune, presuppone l'esistenza di demoni, ossia di una categoria di esseri dalla natura perversa, e la coabitazione di uno di questi esseri con l'anima che si trova nel corpo di un individuo. Poiché non ci sono demoni in questo senso, e poiché due Spiriti non possono abitare contemporaneamente lo stesso corpo, non esistono posseduti secondo il significato attribuito a questo termine. Il termine posseduto, deve intendersi solo come la dipendenza assoluta in cui può venire a trovarsi l'anima riguardo a Spiriti imperfetti che la soggiogano.


475. Possiamo allontanare da noi stessi gli Spiriti cattivi e liberarci del loro dominio?

«Si può sempre scuotere un giogo quando se ne abbia la ferma volontà.»


476. Può succedere che la fascinazione esercitata dai cattivi Spiriti sia tale che la persona soggiogata non se ne accorga. Una terza persona potrebbe allora far cessare la soggezione e, in questo caso, quale condizione dovrebbe soddisfare?

«Se è un uomo dabbene, la sua volontà può venirgli in aiuto chiedendo il concorso dei buoni Spiriti, perché quanto più si è uomini dabbene, tanto più si ha potere sugli Spiriti imperfetti per allontanarli e sui buoni Spiriti per attrarli. Comunque tutto sarebbe inutile se chi e soggiogato non collabora. Ci sono persone che si compiacciono di una dipendenza che lusinga i loro gusti e i loro desideri. In ogni caso, chi non ha il cuore puro non può esercitare alcuna influenza, perché i buoni Spiriti lo disprezzano, e i cattivi non lo temono.»

477. Le formule di esorcismo hanno qualche efficacia sui cattivi Spiriti?

«No. Quando questi Spiriti vedono che si prende la cosa sul serio, se la ridono e vi si ostinano.»

478. Ci sono delle persone che, pur animate da buone intenzioni, cionondimeno sono ossesse. Qual è il mezzo migliore per liberarsi degli Spiriti ossessori?

«Fiaccare la loro insistenza, non tenere in alcun conto le loro suggestioni, mostrare loro che perdono solo tempo. Allora, quando vedono che non c’è niente da fare, se ne vanno.»

479. la preghiera è un mezzo efficace per guarire dall'ossessione?

«La preghiera è sempre un potente soccorso in tutto. Ma siate pur certi che non basta bisbigliare qualche parola per ottenere ciò che si desidera. Dio assiste coloro che agiscono e non quelli che si limitano a chiedere. Bisogna dunque che l'ossesso faccia da parte sua ciò che è necessario perché sia eliminata in lui stesso la causa che attira gli Spiriti malvagi.» (vedere Il Libro dei Medium, al capitolo su "L'ossessione").

480. Che cosa pensare della cacciata dei demoni di cui si parla nel Vangelo?

«Dipende dall'interpretazione. Se voi chiamate demonio uno Spirito cattivo che soggioga un individuo, quando la sua influenza sarà annientata, esso sarà veramente cacciato. Se una vostra malattia viene attribuita al demonio, una volta che avrete debellato la malattia, potrete anche dire che avete scacciato il demonio. Una cosa può essere vera o falsa secondo il significato che si attribuisce alle parole. Le più grandi verità possono sembrare assurde quando si tenga conto solo della forma e quando si prenda l'allegoria per la realtà. Cercate di comprendere bene ciò e fatene tesoro: si tratta di regole di larga applicazione.»




Convulsionari

481. Gli Spiriti giocano un certo ruolo nei fenomeni che si generano in individui designati con il nome di convulsionari?

«Sì. Un ruolo molto grande, come quello del magnetismo che n e è la causa prima. Ma la ciarlataneria ha sovente sfruttato ed esagerato questi fenomeni, facendo cadere nel ridicolo i convulsionari.»


481a. In generale di quale natura sono gli Spiriti che concorrono a questo genere di fenomeni?

«Di natura poco elevata. Credete forse che gli Spiriti superiori si divertano con cose di questo genere?»


482. Come può lo stato anormale dei convulsionari e di coloro che soffrono di crisi nervose in genere diffondersi improvvisamente in tutta una popolazione?

«Per effetto simpatico. Le disposizioni morali si comunicano molto facilmente in certi casi. Nessuno di voi e così estraneo agli effetti magnetici da non comprendere questo e come certi Spiriti debbano prendervi parte per simpatia verso quelli che li provocano.»

Fra le strane facoltà che si notano nei convulsionari, si riconoscono facilmente quelle di cui il sonnambulismo e il magnetismo offrono numerosi esempi. Tali sono, tra le altre, l'insensibilità fisica, la trasmissione del pensiero, la trasmissione per simpatia dei dolori ecc. Non si può dunque dubitare che queste persone in preda a crisi nervose si trovino in una sorta di sonnambulismo allo stato di veglia, provocato dall'influenza che gli uni esercitano sugli altri. Essi sono a loro volta magnetizzatori e magnetizzati a loro insaputa.


483. Qual e la causa dell'insensibilità fisica che si nota sia in certi convulsionari, sia in taluni individui sottoposti alle più atroci torture?

«In alcuni si tratta di un effetto esclusivamente magnetico, che agisce sul sistema nervoso allo stesso modo di certe sostanze. In altri l'esaltazione del pensiero attenua la sensibilità cosicché la vita sembra essersi ritirata dal corpo per trasferirsi nello Spirito. Non sapete forse che quando lo Spirito e fortemente preoccupato per una cosa, il corpo non sente, non vede e non ode niente?»

L'esaltazione fanatica e l'entusiasmo offrono sovente, nei supplizi, l'esempio di una calma e di un sangue freddo che non potrebbero trionfare su un dolore acuto, se non si ammettesse che la sensibilità si trova neutralizzata da una sorta di effetto anestetico. Si sa che nell'ardore della battaglia sovente non ci si accorge di una grave ferita mentre, in circostanze ordinarie, una scalfittura farebbe trasalire.

Poiché questi fenomeni dipendono da una causa fisica e dall'azione di certi Spiriti, ci si potrebbe domandare come, in certi casi, sia potuto dipendere dall'autorità farli cessare. La ragione di ciò è semplice. L'azione degli Spiriti in questi casi e solo secondaria, poiché non fanno che approfittare di una disposizione naturale. L'autorità non ha soppresso questa disposizione, ma ha soppresso la causa che la manteneva e la esaltava. Da attiva l'ha resa latente e ha avuto ragione ad agire così, poiché ne risultava abuso e scandalo. Si sa, del resto, che interventi di questo genere non hanno successo quando l'azione degli Spiriti è diretta e spontanea.




Affetto degli Spiriti per determinate persone

484. Gli Spiriti, affettivamente, hanno preferenze per certe persone

«Gli Spiriti buoni simpatizzano per gli uomini dabbene, o per quelli suscettibili di miglioramento. Gli Spiriti inferiori simpatizzano per gli uomini viziosi o che possono diventarlo. Da qui il loro attaccamento, conseguenza della somiglianza dei sentimenti.»

485. L'affetto degli Spiriti per certe persone è esclusivamente morale?

«Il vero affetto non ha niente di carnale. Ma, quando uno Spirito si attacca a una persona, non sempre e per affetto, poiché vi si può mescolare un ricordo di passioni umane.»

486. Gli Spiriti si interessano alle nostre disgrazie e alla nostra prosperata? Quelli che ci vogliono bene si affliggono per le sofferenze che proviamo durante la vita?

«Gli Spiriti buoni fanno tutto il bene possibile e sono felici di tutto ciò che vi fa felici. Si affliggono per i vostri mali quando non li sopportate con rassegnazione, poiché questi mali sono senza beneficio per voi, in quanto voi vi comportate come il malato che rifiuta l'amara pozione che deve guarirlo.»


487. Qual è il tipo di male per cui più si affliggono gli Spiriti nei nostri confronti? Si tratta di male fisico o di male morale?

«Si affliggono per il vostro egoismo e la vostra durezza di cuore: poiché da ciò deriva tutto. Essi si beffano di tutti quei mali immaginari che nascono dall'orgoglio e dall'ambizione e si rallegrano per quei mali che abbreviano il vostro tempo di prova.»

Gli Spiriti, sapendo che la vita fisica e solo transitoria e che le tribolazioni che l'accompagnano sono dei mezzi per arrivare a uno stato migliore, si affliggono per noi più per le cause morali che ce ne allontanano che per i mali fisici che sono solo passeggeri.

Gli Spiriti si prendono poca cura delle disgrazie che non riguardano altro che le nostre idee mondane, così come noi facciamo riguardo ai dispiaceri puerili dell'infanzia.

Lo Spirito, che vede nelle afflizioni della vita un mezzo di avanzamento per noi, le considera come la crisi momentanea che deve salvare il malato. Ha compassione per le nostre sofferenze come noi ne abbiamo per quelle di un amico. Ma, vedendo le cose da un punto di vista più giusto, egli le giudica in modo diverso dal nostro. Mentre gli Spiriti buoni mettono in rilievo il nostro coraggio nell'interesse del nostro avvenire, quelli cattivi ci spingono alla disperazione per comprometterlo.


488. I nostri parenti e i nostri amici, che ci hanno preceduti nell'altra vita, hanno per noi più simpatia di quegli Spiriti che ci sono estranei?

«Senza dubbio e sovente vi proteggono come Spiriti, secondo quanto è in loro potere.»


488a. Sono sensibili all'affetto che manteniamo verso di loro?

«Molto sensibili, ma dimenticano chi li dimentica.»




Angeli custodi. Spiriti protettori, familiari o simpatici

489. Ci sono degli Spiriti che si legano a un individuo in particolare per proteggerlo?

«Sì. Il fratello spirituale, quello che chiamate il buono Spirito o il buon genio

490. Che cosa si deve intendere per Angelo Custode?

«Lo Spirito protettore di un ordine elevato.»

491. Qual è la missione dello Spirito protettore?

«Quella di un padre per i suoi figli. Condurre cioè il suo protetto sulla buona via, aiutarlo con i suoi consigli, consolarlo nelle sue afflizioni, sostenere il suo coraggio nelle prove della vita.»

492. Lo Spirito protettore è attaccato all'individuo fin dalla sua nascita?

«Dalla nascita alla morte e molte volte lo segue dopo la morte nella vita spiritista e anche in numerose esistenze corporee perché queste esistenze non sono che fasi molto brevi in confronto alla vita dello Spirito.»

493. La missione dello Spirito protettore è volontaria od obbligatoria?

«Lo Spirito è obbligato a vegliare su di voi, perché ha accettato questo compito, ma può scegliere fra gli esseri che gli sono simpatici. Per alcuni e un piacere, per altri una missione o un dovere.»


493a. Legandosi a una persona, lo Spirito rinuncia a proteggerne delle altre?

«No. Ma lo fa in modo meno esclusivo.»

494. Lo Spirito protettore è fatalmente legato all'essere affidato alla sua custodia?

«Succede sovente che certi Spiriti lascino la loro posizione per adempiere varie missioni. Ma in questo caso vengono sostituiti.»

495. Lo Spirito protettore abbandona qualche volta il suo protetto, quando questi si ribella ai suoi consigli?

«Si allontana quando vede che i suoi consigli sono inutili e quando la volontà del suo protetto, di subire cioè l'influenza degli Spiriti inferiori, è più forte. Ma non lo abbandona completamente e si fa sempre sentire, ed è allora che l'uomo si tappa le orecchie. Però ritorna non appena lo si chiami.

È una dottrina che dovrebbe convertire anche i più increduli, per il suo fascino e per la sua dolcezza: e la dottrina degli angeli custodi. Pensare di avere sempre accanto a sé degli esseri a voi superiori, che sono sempre pronti a darvi dei consigli, a sostenervi, ad aiutarvi a scalare l'impervia montagna del bene, che sono amici più sicuri e più devoti dei legami più intimi che si possano intrecciare su questa Terra, non è forse un pensiero molto consolante? Questi esseri sono lì per ordine di Dio. È Lui che li ha messi accanto a voi, ed essi sono lì per amore di Dio e compiono presso voi una bella per quanto difficile missione. Sì, ovunque voi siate, l'angelo custode sarà con voi: carceri, ospedali, luoghi di corruzione, solitudine, niente vi separa da questo amico che non potete vedere, ma di cui la vostra anima sente i più dolci impulsi e intende i saggi consigli.

Perché non conoscete meglio questa verità? Quante volte vi aiuterebbe nei momenti di crisi, quante volte vi salverebbe dagli Spiriti cattivi! Ma nel grande giorno, questo angelo del bene dovrà spesso dirvi: "Non te l'ho forse detto? E tu non l'hai fatto. Non ti ho forse mostrato l'abisso? E tu ci sei precipitato. Non ti ho forse fatto sentire nella coscienza la voce della verità? E tu hai seguito i consigli della menzogna." Ah! interrogate i vostri angeli custodi, stabilite fra loro e voi quella tenera intimità che regna fra gli amici migliori. Non pensate di poter loro nascondere niente, perché sono l'occhio di Dio e non potete ingannarli. Pensate al futuro. Cercate di progredire in questa vita e le vostre prove saranno più brevi e le vostre esistenze più felici. Andiamo, uomini, coraggio! Gettate lontano da voi, una volta per tutte, pregiudizi e idee arretrate, entrate nella nuova via che si apre davanti a voi. Marciate! Marciate! Avete delle guide, seguitele: lo scopo non può mancarvi, perché questo scopo è Dio stesso.

A quelli che pensassero che è impossibile per degli Spiriti veramente elevati sobbarcarsi in ogni momento un compito così arduo, noi diremo che influenziamo le vostre anime anche quando ci troviamo a parecchi milioni di chilometri da voi. Per noi lo spazio e niente e pur vivendo in un altro mondo, i nostri Spiriti conservano il loro legame con il vostro. Noi fruiamo di qualità che voi non potete comprendere, ma siate certi che Dio non ci ha imposto un compito superiore alle nostre forze e che non vi ha abbandonati soli sulla Terra, senza amici e senza sostegno. Ogni angelo custode ha il suo protetto sul quale veglia, come un padre veglia sul proprio figlio. È felice quando lo vede sulla buona strada, è triste quando i suoi consigli non sono ascoltati.

Non temete di affaticarci con le vostre richieste. Siate invece sempre in rapporto con noi: sarete più forti e più felici. Sono proprio le comunicazioni di ogni uomo con il suo Spirito familiare che fanno di tutti gli uomini dei medium, medium oggi ignorati ma che si manifesteranno più avanti e dilagheranno come un oceano infinito per soffocare l'incredulità e l'ignoranza. Uomini istruiti, istruite! Uomini di talento, elevate i vostri fratelli! Voi non sapete quale opera compireste così: è quella del Cristo, quella che Dio vi impone. Perché Dio vi avrebbe dato l'intelligenza e la scienza se non per farne partecipi i vostri fratelli, per farli avanzare sulla strada del bene e della felicita eterna?»

SAN LUIGI, SANT'AGOSTINO


La dottrina degli angeli custodi, che vegliano sui loro protetti nonostante la distanza che separa i mondi, non ha niente che debba sorprendere. Al contrario, essa e grande e sublime. Non vediamo forse sulla Terra dei padri vegliare sui figli, anche se lontani, e aiutarli con i loro consigli per corrispondenza? Che cosa ci sarebbe dunque di tanto impressionante nel fatto che gli Spiriti possano guidare coloro che prendono sotto la loro protezione, da un mondo all'altro, dal momento che per loro la distanza che separa i mondi è minore di quella che sulla Terra separa i continenti? Non hanno essi inoltre quel fluido universale che, collegando tutti i mondi e rendendoli solidali, è uno straordinario veicolo della trasmissione del pensiero, come l'aria e per noi il veicolo della trasmissione del suono?


496 Lo Spirito che abbandona il suo protetto, non facendogli più del bene, può fargli del male?

«I buoni Spiriti non fanno mai del male, semmai lo lasciano fare a quelli che prendono il loro posto. E allora voi accusate la sorte delle disgrazie che vi accadono, mentre vostra è la colpa.»

497. Lo Spirito protettore può lasciare il suo protetto alla merce di uno Spirito che potrebbe volergli del male?

«Ci sono degli Spiriti malvagi che si riuniscono per neutralizzare l'azione dei buoni; ma, se il protetto lo vuole, restituirà al suo buono Spirito ogni forza. Può darsi pero che il buono Spirito trovi una buona volontà per aiutare altrove e, in attesa di ritornare presso il suo protetto, ne approfitta.»

498. Quando lo Spirito protettore lascia che il suo protetto possa fuorviare nella vita, si tratta di impotenza, da parte sua, a lottare contro degli Spiriti malevoli?

«Non è perché non può, bensì perché non vuole. Il suo protetto esce dalle prove più perfetto e più istruito. Lo assiste con dei consigli attraverso i buoni pensieri che gli suggerisce, ma che sfortunatamente non sempre vengono ascoltati. Sono la debolezza, l'indifferenza o l'orgoglio dell'uomo che danno forza ai cattivi Spiriti Il loro potere su di voi deriva solo dal fatto che voi non opponete loro alcuna resistenza.»

499. Lo Spirito protettore è costantemente con il suo protetto? Non esiste nessuna circostanza nella quale, pur senza abbandonarlo, lo perda di vista?

«Ci sono delle circostanze in cui la presenza dello Spirito protettore accanto al suo protetto non è necessaria.»

500. Arriva un momento in cui lo Spirito non ha più necessita dell'angelo custode?

«Sì. Quando e in grado di gestirsi da solo. Così come arriva un momento in cui l'allievo non ha più bisogno del maestro. Però questo sulla vostra Terra non succede.»

501. Perché fazione degli Spiriti sulla nostra esistenza è occulta? Perché, quando ci proteggono, non lo fanno in modo palese?

«Se voi contaste sul loro appoggio non agireste da voi stessi, e il vostro Spirito non progredirebbe. Perché possa avanzare, gli ci vuole dell'esperienza e sovente bisogna che l'acquisisca a proprie spese. Deve esercitare le sue forze, poiché senza do sarebbe come un bambino a cui non fosse mai concesso di camminare da solo. L'azione degli Spiriti che vi vogliono bene è sempre regolata in modo da lasciarvi il vostro libero arbitrio perché, se non avete delle responsabilità, non procedete nel cammino che deve condurvi a Dio. L'uomo, non vedendo il suo sostegno, si affida alle proprie forze. Comunque, la sua guida continua a vegliare su di lui e di tanto in tanto lo avverte di stare attento a un pericolo.»

502. Lo Spirito protettore che riuscisse a condurre il suo protetto sulla retta via trarrebbe per sé un qualche beneficio?

«È un merito di cui si tiene conto, sia riguardo al suo avanzamento sia riguardo alla sua felicita. Egli è felice quando vede il suo impegno coronato da successo, ne va fiero come un precettore va fiero dei successi del suo discepolo.»


502a. È responsabile se non ci riesce?

«No, poiché ha fatto tutto ciò che dipendeva da lui.»

503. Lo Spirito protettore, che vede il suo protetto seguire una cattiva strada malgrado i suoi avvertimenti, non prova della pena? E ciò non è causa per lui di turbamento alla sua felicita?

rattrista per gli errori del suo protetto e se ne lamenta, ma questa afflizione non è l'angoscia della paternità terrena, perché sa che c’è rimedio al male e che ciò che non si fa oggi si farà domani.»

504. Possiamo sapere sempre il nome del nostro Spirito o angelo custode?

«Come pretendete di conoscere dei nomi che per voi non esistono? Credete forse che fra gli Spiriti ci siano solo quelli che voi conoscete?»


504a. Allora come possiamo invocarli se non li conosciamo?

«Dategli il nome che volete, quello di uno Spirito superiore per il quale avete della simpatia o della venerazione. Il vostro Spirito protettore verrà alla vostra chiamata, perché tutti i buoni Spiriti sono fratelli e si assistono fra di loro.»


505. Gli Spiriti protettori, che prendono dei nomi conosciuti, sono sempre realmente quelli delle persone che portavano questi nomi?

«No. Ma sono nomi di Spiriti a loro simpatici, e che sovente vengono per loro ordine. Avete proprio bisogno di un nome? Allora essi ne prendono uno che vi ispiri fiducia. D'altronde quando voi non potete compiere una missione di persona, inviate un altro voi stesso che agisca a nome vostro.»

506. Quando saremo nella vita spiritista, riconosceremo il nostro Spirito protettore?

«Sì, perché sovente lo conoscevate già prima di incarnarvi.»

507. Gli Spiriti protettori appartengono tutti alla classe degli Spiriti superiori? Se ne possono trovare di livello intermedio? Un padre, per esempio, può diventare lo Spirito protettore di suo figlio?

«Lo può. Ma la protezione presuppone non solo un certo grado di elevatezza, ma anche un potere e una virtù in più accordati da Dio. Un padre, che protegga suo figlio, può essere lui stesso assistito da uno Spirito più elevato.»

508. Gli Spiriti che hanno lasciato la Terra in buone condizioni possono sempre proteggere quelli che amano e che sono a loro sopravvissuti?

«Il loro potere è più o meno limitato. La posizione in cui si trovano non sempre lascia loro ogni libertà di agire.»

509. Gli uomini allo stato selvaggio, o in stato d'inferiorità morale, hanno anch’essi i loro Spiriti protettori? E, in tal caso, questi Spiriti sono di un ordine tanto elevato quanto quello degli uomini più avanzati?

«Ogni uomo ha uno Spirito che veglia su di lui, ma le missioni sono relative al loro obiettivo. Voi non assegnate a un bambino che debba imparare a leggere un professore di filosofia. Il progresso dello Spirito familiare segue quello dello Spirito protetto. Avendo voi uno Spirito superiore che veglia su di voi, potete a vostra volta diventare il protettore di uno Spirito inferiore, e i progressi che voi lo aiuterete a compiere, contribuiranno al vostro avanzamento. Dio non chiede allo Spirito più di quanto non comportino la sua natura e il grado di elevatezza al quale egli è pervenuto.»

510. Allorché il padre che vigila sul proprio figlio si reincarnerà continuerà a vegliare su di lui?

«È più difficile. Ma, in un momento di scioglimento dai legami, prega uno Spirito simpatico di assisterlo in questa missione. D'altra parte gli Spiriti accettano solo missioni che possono assolvere fino alla fine.

Lo Spirito incarnato, soprattutto nei mondi dove l'esistenza è ancora molto materiale, dipende troppo dal suo corpo per poter dedicarsi completamente a un altro Spirito, ossia assisterlo personalmente. Per questo, quelli che non sono abbastanza elevati vengono a loro volta assistiti da Spiriti superiori, in modo che, se uno si assenta per un motivo qualsiasi, viene sostituito da un altro.»

511. Oltre allo Spirito protettore, uno Spirito cattivo è attaccato a ogni individuo con lo scopo di spingerlo al male e fornirgli l'occasione di lottare fra il bene e il male?

Attaccato non è il termine esatto. È pur vero che i cattivi Spiriti cercano di sviare dal buon cammino quando se ne presenta l'occasione. Ma quando uno di loro si lega a un individuo, lo fa di sua volontà perché spera di essere ascoltato. È allora che c’è la lotta fra il buono e il cattivo, e vince quello al quale l'uomo lascia prendere il predominio su di sé.»


512. Possiamo avere più Spiriti protettori?

«Ogni uomo ha sempre degli Spiriti simpatici, più o meno elevati, che gli sono affezionati e s'interessano a lui, ma ne ha anche di quelli che lo coadiuvano nel male.»


513. Gli Spiriti simpatici agiscono in virtù di una missione?

«Qualche volta possono avere una missione temporanea, ma per lo più sono sollecitati dall'affinità di pensiero e di sentimento tanto nel bene come nel male.»


513a. Sembrerebbe risultare da ciò che gli Spiriti simpatici possono essere buoni o cattivi.

«È così. L'uomo trova sempre degli Spiriti che simpatizzano con lui, qualunque sia il suo carattere.»


514. Gli Spiriti familiari sono gli stessi Spiriti simpatici o sono gli Spiriti protettori?

«Ci sono molte gradazioni nella protezione e nella simpatia. Date loro il nome che volete. Lo Spirito familiare è piuttosto l'amico di casa.»

Dalle spiegazioni precedenti e dalle osservazioni fatte sulla natura degli Spiriti che si legano all'uomo, si può dedurre quanto qui di seguito spieghiamo.

Lo Spirito protettore, angelo custode o buon genio, e quello che ha per missione di seguire l'uomo nel corso della sua vita e di aiutarlo a progredire. È sempre di natura superiore a quella del protetto.

Gli Spiriti familiari si legano a certe persone, con legami più o meno duraturi, con l'intento di essere loro utili, nei limiti delle proprie possibilità sovente assai limitate. Sono buoni, ma a volte poco avanzati e persino un po' leggeri. Si occupano volentieri dei particolari della vita intima e agiscono solo su ordine o con il permesso degli Spiriti protettori.

Gli Spiriti simpatici sono quelli che attraggono su di noi affetti particolari e una certa affinità di gusti e di sentimenti nel bene come nel male. La durata delle loro relazioni e quasi sempre subordinata alle circostanze.

Il cattivo genio è uno Spirito imperfetto o perverso che si lega all'uomo con lo scopo di sviarlo dal bene, ma agisce di sua propria volontà e non in nome di una missione. La sua ostinazione è in rapporto all'accesso più o meno facile che incontra. L'uomo è sempre libero di ascoltare la sua voce o di respingerla.


515. Che cosa si deve pensare di quelle persone che sembrano legarsi a certi individui per spingerli fatalmente a perdersi, oppure per guidarli sulla retta via?

«Certe persone in effetti esercitano sugli altri una specie di fascinazione che sembra irresistibile. Quando ciò accade riguardo al male, si tratta di Spiriti malvagi che si servono di altri Spiriti malvagi per meglio dominare. Dio può permettere questo per mettervi alla prova.»

516. Il nostro genio buono e quello cattivo potrebbero incarnarsi per accompagnarci nella vita in modo più diretto?

«A volte questo succede. Ma sovente incaricano di questa missione anche altri Spiriti incarnati, che sono loro simpatici.»


517. Ci sono degli Spiriti che si legano a un'intera famiglia per proteggerla?

«Certi Spiriti si legano ai membri di una stessa famiglia, che vivono insieme e che sono uniti da affetto. Ma non crediate che siano Spiriti protettori dell'orgoglio delle razze.»

518. Gli Spiriti, essendo attratti da singoli individui per simpatia, sono egualmente attratti dalle collettività per delle cause particolari?

«Gli Spiriti vanno di preferenza dove ci sono individui simili a loro. Là si trovano più a loro agio e sono più sicuri di essere ascoltati. L'uomo attira a sé gli Spiriti in ragione delle sue tendenze, sia ch'egli sia solo, sia che formi una collettività, quale una società, una città o un popolo. Ci sono pertanto delle società, delle città e dei popoli che sono assistiti da Spiriti più o meno elevati, secondo il carattere e le passioni che vi dominano. Gli Spiriti imperfetti si allontanano da coloro che li respingono. Ne risulta che il perfezionamento morale di ogni collettività, come quello degli individui, tende ad allontanare gli Spiriti cattivi e ad attirare i buoni, che stimolano e mantengono il sentimento del bene nelle masse, come altri possono insinuarvi le cattive passioni.»

519. I raggruppamenti di individui, come le società, le città e le nazioni, hanno i loro particolari Spiriti protettori?

«Sì, perché questi raggruppamenti sono delle individualità collettive che marciano con uno scopo comune e che pertanto necessitano di una guida superiore.»

520. Gli Spiriti protettori delle masse sono di una natura più elevata di quella degli Spiriti che si legano ai singoli individui?

«Tutto e relativo al grado di avanzamento delle masse, esattamente come per gli individui.»

521. Certi Spiriti possono favorire il progresso delle arti proteggendo coloro che se ne occupano?

«Esistono Spiriti che sono dei protettori speciali e assistono gli artisti che li invocano, quando pero li ritengano degni di ciò. Ma che volete che facciano con quelli che credono di essere ciò che non sono? Non possono certo far sì che i ciechi vedano né che i sordi odono.»

Gli Antichi ne avevano fatto delle Divinità speciali. Le Muse altro non erano che la personificazione allegorica degli Spiriti protettori delle scienze e delle arti, così come designavano con il nome di Lari o di Penati gli Spiriti protettori della famiglia. Anche attualmente le arti, le varie industrie, le citta, le contrade hanno i loro patroni protettori, che altro non sono che gli Spiriti superiori, ma sotto altri nomi.

Avendo ogni uomo i propri Spiriti simpatici, ne consegue che in tutte le collettività la maggior parte degli Spiriti simpatici e in rapporto con la maggior parte degli individui e che gli Spiriti estranei vi sono attirati dall'affinità dei gusti e delle idee. In una parola, certe collettività, così come gli individui, sono più o meno circondate, assistite e influenzate a seconda della natura delle idee della moltitudine.

Presso i popoli, le cause di attrazione degli Spiriti sono i costumi, le abitudini, il carattere dominante e soprattutto le leggi, perché il carattere di una nazione si riflette nelle sue leggi. Gli uomini, che si adoperano perché regni la giustizia, combattono l'influenza dei cattivi Spiriti. Ovunque, dove le leggi consacrano delle cose ingiuste, contrarie all'umanità, i buoni Spiriti sono in minoranza, e la massa dei cattivi Spiriti che vi affluisce mantiene la nazione sotto le proprie idee e paralizza le parziali buone influenze, perdutosi nella moltitudine, come una spiga in mezzo ai rovi. Studiando i costumi dei popoli, o di ogni collettività di uomini, e quindi agevole farsi un'idea della popolazione occulta che esercita la sua influenza sul loro pensiero e sulle loro azioni.






Presentimenti

522. Il presentimento è sempre un avvertimento dello Spirito protettore?

«Il presentimento è il consiglio intimo e occulto di uno Spirito che vi vuole bene. Esso sta anche alla base dell'intuizione riguardo alla scelta che si f a. È la voce dell'istinto. Lo Spirito, prima di incarnarsi, ha conoscenza delle principali fasi della sua esistenza, ossia del genere di prove nelle quali dovrà impegnarsi. Quando le prove hanno un carattere rilevante, lo Spirito ne conserva una sorta d'impressione nel proprio intimo, e questa impressione, che è la voce dell'istinto, risvegliandosi quando il momento si avvicina, diventa presentimento.»

523. I presentimenti e la voce dell'istinto hanno sempre qualche cosa di vago. Che cosa dobbiamo fare nell'incertezza?

«Quando vi trovate nel vago, invocate il buono Spirito, o pregate il Maestro di tutti, Dio, affinché vi mandi uno dei Suoi messaggeri, cioè uno di noi


524. Gli avvertimenti dei nostri Spiriti protettori hanno come unico obiettivo la condotta morale oppure anche la condotta da tenere nelle cose della vita privata?

«Tutt'e due. Essi tentano di farvi vivere il meglio possibile, pero sovente voi siete sordi ai buoni consigli e siete infelici per colpa vostra.»

Gli Spiriti protettori ci aiutano con i loro consigli attraverso la voce della coscienza, che essi fanno parlare in noi. Ma, siccome non sempre vi attribuiamo la dovuta importanza, essi ce ne danno altri più diretti, servendosi delle persone che ci circondano. Esamini ognuno le varie circostanze felici o infelici della sua vita e vedrà che in molte occasioni ha ricevuto dei consigli di cui non sempre ha approfittato. Si renderà inoltre conto che molti dispiaceri gli sarebbero stati risparmiati se avesse ascoltato quei consigli.




Influenza degli Spiriti sugli avvenimenti della vita

525. Gli S piriti esercitano un'influenza sugli avvenimenti della vita?

«Certamente, in quanto danno consigli.»


525a. In quale altro modo, oltre che attraverso i pensieri, essi esercitano questa influenza? Ossia hanno un'azione diretta sull'accadimento delle cose?

«Sì, ma non agiscono mai al di fuori delle leggi della natura.»

Noi immaginiamo, a torto, che l'azione degli Spiriti debba manifestarsi solo attraverso fenomeni eccezionali. Vorremmo che ci venissero in aiuto con dei miracoli e ce li raffiguriamo sempre muniti di una bacchetta magica. Non è assolutamente così. Ecco perché il loro intervento ci sembra occulto e ciò che si fa per mezzo del loro concorso ci sembra del tutto naturale. Così, per esempio, essi provocheranno l'incontro di due persone che sembreranno incontrarsi per caso; ispireranno a qualcuno il pensiero di passare per il tale luogo e richiameranno la sua attenzione sul tale punto, se ciò deve condurre al risultato che essi vogliono ottenere. In modo che l'uomo, credendo di seguire solo il proprio impulso, conserva sempre il suo libero arbitrio.

526. Avendo gli Spiriti dominio sulla materia, possono provocare determinati effetti per far sì che accada un determinato evento? Per esempio, un uomo deve morire. Egli sale su una scala, la scala si spezza e l'uomo s'ammazza. Sono stati gli Spiriti che hanno fatto rompere la scala, affinché si compisse il destino di quest'uomo?

«È pur vero che gli Spiriti hanno dominio sulla materia, ma per il compimento delle leggi della natura e non per derogarvi facendo nascere al momento opportuno un avvenimento inatteso e contrario a queste leggi. Nell'esempio citato, la scala si è spezzata perché era o tarlata o non abbastanza robusta da sopportare il peso dell'uomo. Se era nel destino di quest'uomo morire in tal modo, gli Spiriti gli avranno ispirato il pensiero di salire su quella scala, che si sarebbe rotta sotto il suo peso. La sua morte si sarebbe così verificata per un effetto naturale e senza la necessita di dover ricorrere a un miracolo.»

527. Prendiamo un altro esempio in cui lo stato naturale della materia non vi abbia nessuna parte. Un uomo deve morire a causa di un fulmine. Si rifugia sotto un albero, ii fulmine cade ed egli rimane ucciso. Possono gli Spiriti aver provocato ii fulmine e averlo diretto su di lui?

«È ancora la medesima cosa. Il fulmine si è schiantato su quell'albero e in quel momento, perché era nelle leggi della natura che andasse così. Esso non è stato diretto su quell'albero perché sotto c'era quell'uomo, ma a quell'uomo e stato ispirato il pensiero di rifugiarsi sotto un albero sul quale si sarebbe dovuto abbattere il fulmine. E l'albero ne sarebbe stato comunque colpito, sia che l'uomo si fosse o non si fosse trovato lì sotto.»

528. Un uomo malintenzionato spara su qualcuno un colpo di arma da fuoco che lo sfiora, ma non lo colpisce. Potrebbe essere stato uno Spirito benevolo a deviarlo?

«Se l'individuo non deve essere colpito, lo Spirito benevolo gli ispirerà il pensiero di schivarlo. Oppure potrà abbagliare il suo nemico in modo da offuscargli la vista. Perché il proiettile, una volta partito, segue la traiettoria che deve percorrere.»

529. E che pensare dei proiettili incantati di cui trattano certe favole e che raggiungono fatalmente l'obiettivo?

«Pura immaginazione. L'uomo ama il fantastico e non si accontenta delle meraviglie della natura.»


529a. Gli Spiriti che dirigono gli avvenimenti della vita possono essere ostacolati da Spiriti che vorrebbero il contrario?

«Ciò che Dio vuole deve essere. Se c’è ritardo o impedimento, è per Sua volontà.»


530. Gli Spiriti leggeri e beffardi possono suscitare quei piccoli inconvenienti che vanno a intralciare i nostri progetti e a scompigliare le nostre previsioni? In una parola, sono loro gli autori di ciò che comunemente chiamiamo le piccole miserie della vita umana?

«Essi si compiacciono di quei disagi che sono per voi delle prove con cui esercitare la vostra pazienza, ma smettono quando vedono che non ottengono risultati. Comunque non sarebbe né giusto né esatto addossare a loro tutte le contrarietà di cui voi stessi siete i primi artefici a causa della vostra sventatezza. Non dubitate: se le vostre stoviglie si rompono, ciò più che agli Spiriti e dovuto alla vostra mancanza di destrezza.»


530a. Gli Spiriti che provocano molestie agiscono in conseguenza di un'animosità personale oppure se la prendono con il primo che capita, senza un determinato motivo, unicamente per malignità?

«L'una e l'altra cosa. A volte si tratta di nemici che vi siete fatti durante questa o un'altra vita e che vi perseguitano. Altre volte non c’è alcun motivo.»


531. La malevolenza degli esseri che ci hanno fatto del male sulla Terra si estingue con la loro vita corporea?

«Sovente essi riconoscono il loro agire ingiusto e il male che hanno fatto. Ma sovente vi perseguitano ancora con la loro animosità — se Dio lo permette — per continuare a mettervi alla prova.»


531a. Si può porvi un termine? E in quale modo?

«Sì, potete pregare per loro, poiché rendendo voi bene per male, essi finiscono per comprendere i loro torti. Del resto, se riuscite a mettervi al di sopra delle loro macchinazioni, essi smettono vedendo che non ci guadagnano niente.»

L'esperienza prova che certi Spiriti persistono nelle loro vendette da un'esistenza all'altra. È così che si espiano, prima o poi, i torti fatti a qualcuno.


532. Gli Spiriti hanno il potere di allontanare i mali che incombono su certe persone e di inviare su di loro la prosperità?

«Non completamente, perché ci sono dei mali che sono nei disegni della Provvidenza. Ma essi alleviano i vostri dolori dandovi la pazienza e la rassegnazione.

Sappiate pure che sovente dipende da voi allontanare questi mali o, perlomeno, attenuarli. Dio vi ha dato l'intelligenza perché voi ve ne possiate servire ed e soprattutto in ciò che gli Spiriti vi vengono in aiuto suggerendovi pensieri propizi, ma essi assistono solo quelli che sanno aiutarsi da sé stessi. Questo e il senso delle parole: "Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto".

Sappiate inoltre che quello che vi sembra un male non sempre e un male. Sovente ne può derivare un bene più grande del male. È questo ciò che voi non comprendete, perché pensate solo al presente o a voi stessi.»

533. Gli Spiriti possono far ottenere i doni della fortuna, se li si sollecita per questo scopo?

«Qualche volta come prova, ma perlopiù essi si rifiutano, così come non si cede a un bambino che faccia richieste sconsiderate.»


533a. Sono i buoni o i cattivi Spiriti che accordano questi favori?

«Gli uni e gli altri: dipende dall'intenzione. Ma più spesso sono quegli Spiriti che vogliono trascinarvi verso il male e che, a questo scopo, trovano un facile mezzo nelle soddisfazioni che la buona sorte procura»

534. Quando degli ostacoli sembrano fatalmente sopraggiungere per opporsi ai nostri progetti, potrebbe trattarsi dell'influenza di qualche Spirito?

«A volte sono gli Spiriti, altre volte, e sono le più numerose, accade che siate voi a sbagliare. La posizione e il carattere influiscono molto. Se vi ostinate su una strada che non è la vostra, gli Spiriti non c'entrano per niente. Siete voi stessi il vostro genio malefico.»

535. Quando ci succede qualcosa di felice, dobbiamo forse ringraziare il nostro Spirito protettore?

«Ringraziate prima di tutto Dio, senza il cui permesso non si fa niente, e poi i buoni Spiriti che sono stati i Suoi agenti.»


535a. Che cosa succederebbe se trascurassimo di ringraziar Lo?

«Quel che succede agli ingrati.»


535b. Ciononostante, ci sono persone che non pregano ne ringraziano e a cui va tutto bene.

«Sì, ma bisogna vedere alla fine. Pagheranno ben cara questa felicita passeggera che non hanno meritata, perché più avranno ricevuto, più avranno da rendere.»






Azione degli Spiriti sui fenomeni della Natura

536. I grandi fenomeni della Natura, quelli considerati come una perturbazione degli elementi, sono dovuti a cause fortuite oppure hanno tutti uno scopo provvidenziale?

«Tutto ha una ragion d'essere, e niente succede senza il permesso di Dio.»


536a. Questi fenomeni hanno sempre l'uomo come obiettivo?

«Qualche volta essi hanno una precisa ragion d'essere verso l'uomo, ma sovente non hanno altro obiettivo che quello di ristabilire l'equilibrio e l'armonia delle forze fisiche della Natura.»


536b. Comprendiamo perfettamente che la volontà di Dio sia la causa prima in questa come in tutte le cose. Ma, poiché sappiamo che gli Spiriti hanno un potere sulla materia e che sono gli agenti della volontà di Dio, vorremmo sapere se alcuni di essi non esercitino un'influenza sugli elementi per agitarli, calmarli od orientarli.

«Ma questo e evidente, e non potrebbe essere diversamente. Dio non si interessa a un'azione diretta sulla materia dal momento che ha i Suoi agenti devoti a tutti i livelli della scala dei mondi.»

537. La mitologia degli Antichi è completamente fondata sulle idee spiritiste, con la differenza che essi consideravano gli Spiriti delle divinità. Pertanto ci hanno rappresentato questi dei, o questi Spiriti, con delle attribuzioni speciali. Così alcuni erano incaricati dei venti, altri dei fulmini, altri ancora di presiedere alla vegetazione ecc. Questa credenza è forse priva di fondamento?

«Essa è così poco destituita da fondamento, che è ancora molto al di sotto della verità.»


537a. Pertanto, per la stessa ragione, ci potrebbero essere degli Spiriti che abitano all'interno della Terra e che presiedono ai fenomeni geologici?

«Questi Spiriti non abitano realmente la Terra, ma presiedono e dirigono secondo le loro attribuzioni. Un giorno avrete la spiegazione di tutti questi fenomeni e li comprenderete meglio.»

538. Gli Spiriti che presiedono ai fenomeni della natura formano una categoria particolare nel mondo spiritista? Sono degli esseri a parte o degli Spiriti che sono stati incarnati come noi?

«Sono Spiriti che sono stati incarnati o che lo saranno.»


538a. Questi Spiriti appartengono agli ordini superiori o inferiori della gerarchia spiritista?

«A seconda che il loro ruolo sia più o meno intelligente o materiale. Gli uni comandano, gli altri eseguono. Quelli che eseguono le cose materiali sono sempre di un ordine inferiore, presso gli Spiriti così come presso gli uomini.»


539. Nel generare certi fenomeni, le tempeste per esempio, è un solo Spirito che agisce o si riuniscono in molti?

«In masse innumerevoli.»

540. Gli Spiriti che esercitano un'azione sui fenomeni della natura agiscono con conoscenza di causa, in virtù del loro libero arbitrio, o per un impulso istintivo e irrazionale?

«Alcuni sì, altri no. Facciamo un esempio: immaginiamo quella miriade di animaletti che poco per volta fanno emergere dal mare isole e arcipelaghi. Credete voi che non ci sia in ciò uno scopo provvidenziale e che questa trasformazione della superficie del globo non sia necessaria per l'armonia generale? Non sono che animaletti del grado più basso a compiere queste cose per provvedere alle loro necessita, senza avere coscienza di essere gli strumenti di Dio. Ebbene! Allo stesso modo gli Spiriti più arretrati sono utili all'insieme. Mentre sperimentano la vita, e prima di avere la piena coscienza dei loro atti e del loro libero arbitrio, agiscono su certi fenomeni di cui a loro insaputa sono gli agenti. Dapprima eseguono. Più tardi, quando la loro intelligenza sarà più evoluta, comanderanno e dirigeranno le cose del mondo materiale. Più tardi ancora potranno dirigere le cose del mondo morale. È così che tutto serve, che tutto si concatena nella natura, dall'atomo primitivo all'arcangelo, che ha cominciato anche lui dall'atomo. Mirabile legge d'armonia di cui il vostro Spirito limitato non può ancora percepire l'insieme.»




Gli Spiriti nelle battaglie

541. Nelle battaglie, ci sono degli Spiriti che sostengono ciascuna delle parti?

«Sì. E ne stimolano il coraggio.»

Così, una volta, gli Antichi ci rappresentavano gli dei che prendevano parte per il tale o talaltro popolo. Questi dei, altro non erano che degli Spiriti presentati sotto figure allegoriche.

542. In una guerra, la giustizia si trova sempre da una parte. Come si spiega che degli Spiriti si schierino dalla parte di chi ha torto?

«Sapete bene che ci sono degli Spiriti che cercano solo la discordia e la distruzione. Per loro la guerra e la guerra. La giustezza della causa li riguarda poco.»

543. Certi Spiriti possono influenzare il generale nel progetto dei suoi piani strategici?

«Senza alcun dubbio. Gli Spiriti possono avere influenza in questo come su tutti gli altri progetti.»

544. Degli Spiriti malvagi potrebbero suggerire a un generale delle strategie errate con lo scopo ch'egli venga sconfitto?

«Sì. Ma lui non ha forse il suo libero arbitrio? Se la sua capacita di giudizio non gli permette di distinguere un'idea giusta da un'idea errata, egli ne subisce le conseguenze e farebbe meglio a obbedire piuttosto che a comandare.»

545. Il generale può, a volte, essere guidato da una sorta di seconda vista, una vista intuitiva che gli mostri in anticipo l'esito delle sue strategie?

«Sovente e così per l'uomo di genio. È ciò che si chiama ispirazione e fa sì che l'individuo agisca con una specie di certezza. Questa ispirazione gli viene dagli Spiriti, che lo guidano e mettono a profitto le facoltà di cui egli e dotato.»

546. Nel furore della battaglia, che cosa succede agli Spiriti di coloro che soccombono? Continuano a interessarsi alla battaglia dopo la morte?

«Alcuni continuano a interessarsene, altri se ne allontanano.»

Nei combattimenti succede ciò che sempre succede in tutti i casi di morte violenta: in un primo momento lo Spirito e sorpreso e come stordito e non crede di essere morto. Gli sembra di prendere ancora parte all'azione. Solo a poco a poco gli appare la realtà.

547. Gli Spiriti che da vivi si combattono come avversari, una volta morti si riconoscono ancora come nemici e continuano ad accanirsi gli uni contro gli altri?

«Lo Spirito, in quei momenti, non ha mai sangue freddo. In un primo momento può ancora odiare il suo nemico e persino perseguitarlo, ma quando le idee gli si chiariscono, comprende che la sua animosità non ha più scopo. Ciononostante può ancora conservarne delle tracce più o meno marcate, secondo il suo carattere.»


547a. Continua a percepire il fragore della battaglia?

«Sì, perfettamente.»


548. Lo Spirito che assiste a sangue freddo a una battaglia, come spettatore, è testimone della separazione dell'anima dal corpo? E come gli si presenta questo fenomeno?

«Sono poche le morti completamente istantanee. Per la maggior parte del tempo lo Spirito, il cui corpo viene colpito mortalmente, sul momento non ne ha coscienza. Quando comincia a riconoscersi, è allora che si può distinguere lo Spirito che si mette a fianco del cadavere. Ciò appare così naturale che la vista del corpo morto non causa nessun effetto sgradevole. Essendo tutta la vita trasferita nello Spirito, solo quest'ultimo attira l'attenzione. È con lui che si conversa, e a lui che ci si rivolge.»




Dei patti

549. Ce qualcosa di vero nei patti con í cattivi Spiriti?

«No. Non ci sono dei patti, ma una cattiva natura che simpatizza con i cattivi Spiriti. Per esempio: se si vuole tormentare il proprio vicino, e non si sa in che modo prendersela con lui, allora ci si appella a degli Spiriti inferiori che, come gli uomini cattivi, vogliono solo il male e, per aiutarci, esigono che li si assecondi nei loro cattivi propositi. Ma da ciò non consegue che quel tale vicino non possa sbarazzarsi di loro con una macchinazione contraria e di sua volontà. Chi vuole commettere una cattiva azione chiama in aiuto proprio degli Spiriti cattivi. Egli è perciò obbligato a servirli come essi fanno per lui, perché anch'essi hanno bisogno di lui per attuare il male che vogliono commettere. Solo in ciò consiste il patto.»

La dipendenza dagli Spiriti inferiori, in cui qualche volta si trova l'uomo, proviene dal suo abbandonarsi ai cattivi pensieri che quelli gli suggeriscono, e non da un qualsiasi patto fra loro e lui. Il patto, nel senso comune attribuito a questo termine, è una allegoria, che rappresenta una natura malvagia che simpatizza per gli Spiriti maligni.

550. Qual è il senso delle leggende fantastiche secondo le quali degli individui avrebbero venduto la loro anima a Satana per ottenerne determinati favori?

«Tutte le favole racchiudono un insegnamento e un concetto morale. Il vostro torto è di prenderle alla lettera. Questa e una allegoria che si può spiegare così: chi chiama in suo aiuto gli Spiriti per ottenerne i doni della fortuna, od ogni altro favore, si ribella alla Provvidenza, rinuncia alla missione che ha ricevuto e alle prove che deve subire su questa Terra e ne subirà le conseguenze nella vita futura. Ciò non vuol dire che la sua anima sia per sempre votata alla sofferenza. Ma poiché, invece di staccarsi dalla materia, egli vi affonda sempre più, ciò che avrà avuto in termini di felicita sulla Terra non l'avrà nel mondo degli Spiriti finché non l'avrà riscattato con nuove prove, forse più. grandi e penose. A causa della sua passione per le soddisfazioni materiali, egli si pone alle dipendenze degli Spiriti impuri. Si stabilisce così tra costoro e lui un tacito patto che lo conduce alla perdizione, ma che gli è sempre facile rompere con l'assistenza dei buoni Spiriti, se ne ha la ferma volontà.»




Potere occulto. Talismani. Fattucchieri

551. Un uomo cattivo può, con l'aiuto di uno Spirito cattivo, che sia a lui devoto, fare del male al suo prossimo?

«No. Dio non lo permetterebbe.»

552. Che pensare della credenza secondo la quale certe persone avrebbero il potere di gettare il malocchio?

«Certe persone hanno un potere magnetico molto forte di cui possono fare un cattivo uso se il loro Spirito è cattivo e, in questo caso, possono essere assecondati da altri Spiriti cattivi. Ma non si creda a questo preteso potere magico che è solo nell'immaginazione di individui superstiziosi e che ignorano le vere leggi della natura. I fatti che si raccontano sono fatti naturali male osservati e soprattutto male intesi.»

553. Quale può essere l'effetto delle formule e delle pratiche con il cui aiuto certe persone pretendono di disporre della volontà degli Spiriti?

«L'effetto e quello di renderli ridicoli, se sono in buona fede. In caso contrario, si tratta di imbroglioni che meritano un castigo. Tutte le formule sono pura ciarlataneria. Non esiste alcuna parola sacramentale né alcun segno cabalistico né alcun talismano che abbia un qualsiasi potere sugli Spiriti, perché questi sono attirati solo dal pensiero e non dalle cose materiali.»


553a. Ma certi Spiriti non hanno a volte dettato essi stessi delle formule cabalistiche?

«Sì. Ci sono degli Spiriti che vi indicano dei segni, delle parole bizzarre o vi prescrivono delle azioni per mezzo delle quali voi fate quelle che vengono chiamate congiure. Ma state pur certi che questi sono Spiriti che si beffano di voi e abusano della vostra credulità.»

554. Chi, a torto o a ragione, abbia fiducia nella cosiddetta virtù di un talismano, non può, in nome di questa medesima virtù, attirare uno Spirito? Perché allora sarebbe il pensiero ad agire, e il talismano altro non sarebbe che un segno che aiuta a dirigere il pensiero?

«È vero. Ma la natura dello Spirito attratto dipende dalla purezza dell'intenzione e da un elevato grado dei sentimenti. Ora, e raro che colui che è così semplice da credere alla virtù di un talismano non abbia uno scopo più materiale che morale. In tutti i casi, ciò dimostra una ristrettezza e una debolezza di idee che offrono una buona occasione agli Spiriti imperfetti e beffardi.»

555. Quale senso si deve attribuire alla qualifica di fattucchiere?

«Quelli che voi chiamate fattucchieri sono persone che, allorché in buona fede, sono dotate di certe facoltà quali il potere magnetico o la seconda vista. Pertanto, siccome fanno delle cose che non comprendete, li credete dotati di un potere soprannaturale. I vostri sapienti non sono forse passati spesso per dei fattucchieri agli occhi degli ignoranti?»

Lo Spiritismo e il magnetismo ci danno la chiave di moltissimi fenomeni su cui l'ignoranza ha intessuto un'infinita di favole nelle quali i fatti vengono esagerati dall'immaginazione. La conoscenza conclamata di queste due scienze — che, per così dire, ne formano una sola —, mostrando la realtà delle cose e la loro vera causa, e il migliore antidoto contro le idee superstiziose. Infatti essa dimostra ciò che è possibile e ciò che non è possibile, ciò che è nelle leggi della natura e ciò che è solo una ridicola credenza.

556. Certe persone hanno veramente il dono di guarire attraverso la semplice facoltà tattile?

«Il potere magnetico può arrivare fino a questo, quando è sostenuto dalla purezza dei sentimenti e da un ardente desiderio di fare il bene, perché solo allora i buoni Spiriti vengono in aiuto. Ma si deve diffidare del modo in cui le cose vengono raccontate da persone troppo credule o troppo entusiaste, sempre propense a vedere del meraviglioso nelle cose più semplici e naturali. Si deve anche diffidare dei racconti interessati da parte di persone che sfruttano la credulità a proprio profitto.»




Benedizioni e maledizioni

557. La benedizione e la maledizione possono attirare il bene o il male su coloro che ne sono l'oggetto?

«Dio assolutamente non ascolta una maledizione ingiusta, e davanti ai Suoi occhi è colpevole chi la pronuncia. Poiché abbiamo i due geni opposti, il bene e il male, può esserci un'influenza momentanea, anche sulla materia. Ma questa influenza avviene, sempre e solo, per volontà di Dio e come ulteriore prova per colui che n e è l'oggetto. D'altra parte, il più delle volte si maledice il cattivo e si benedice il buono. La benedizione e la maledizione non possono mai distogliere la Provvidenza dalla via della giustizia, che non colpisce il maledetto se non quando e malvagio, mentre la sua protezione raggiunge solo chi la merita.»





Capitolo X — Occupazioni e Missioni Degli Spiriti

558. Alguma outra coisa incumbe aos Espíritos fazer, que não seja melhorarem-se pessoalmente?

“Concorrem para a harmonia do universo, executando as vontades de Deus, cujos ministros eles são. A vida espírita é uma ocupação contínua, mas que nada tem de penosa, como a vida na Terra, porque não há a fadiga corporal, nem as angústias das necessidades.”

559. Gli Spiriti inferiori e imperfetti svolgono anch’essi un ruolo utile nell'universo?

«Tutti hanno dei doveri da compiere. L'ultimo dei manovali non concorre forse all'edificazione di un palazzo come l'architetto?» (Vedere n. 540)

560. Ogni Spirito ha attribuzioni particolari?

«Tutti noi dobbiamo abitare in tutti i luoghi e acquisire la conoscenza di tutte le cose, presiedendo progressivamente a tutte le funzioni dell'universo. Ma, come è detto nelle Ecclesiaste, c’è un tempo per tutto. Così mentre il tale compie oggi il suo destino in questo mondo, il talaltro lo compirà o l'ha già compiuto, in un altro tempo, sulla terra, nell'acqua, nell'aria ecc.»

561. Le funzioni che gli Spiriti adempiono nell'ordine delle cose sono fisse per ognuno e sono nelle attribuzioni esclusive di certe classi?

«Tutti devono percorrere i vari gradi della scala per perfezionarsi. Dio, che è giusto, non può voler dare la scienza agli uni senza fatica, mentre altri l'acquisiscono solo con dolore.»

Lo stesso succede fra gli uomini: nessuno arriva al massimo grado di abilita in una qualsiasi arte, senza aver acquisito le conoscenze necessarie praticando nei minimi particolari quest'arte.

562. Gli Spiriti dell'ordine più elevato, non avendo più niente da acquisire, si trovano in uno stato di completo riposo oppure hanno anch'essi delle occupazioni?

«Che cosa vorreste che facessero durante l'eternità? L'ozio eterno sarebbe un eterno supplizio.»


562a. Qual è la natura delle loro occupazioni?

«Ricevere gli ordini direttamente da Dio, trasmetterli in tutto l'universo e sorvegliare la loro esecuzione.»

563. Le occupazioni degli Spiriti sono incessanti?

«Sì, sono incessanti. Ma nel senso che il loro pensiero e sempre attivo, perché gli Spiriti vivono con il pensiero. Né si devono paragonare le loro occupazioni con quelle materiali degli uomini, poiché, per gli Spiriti, la loro stessa attività e un godimento, data la consapevolezza che hanno di essere utili.»


563a. Questo è concepibile per gli Spiriti buoni. Ma che ne è degli Spiriti inferiori?

«Ci Spiriti inferiori hanno delle occupazioni appropriate alla loro natura. Affidereste forse al manovale e all'incompetente i lavori dell'uomo in essi abile?»


564. Ci sono fra gli Spiriti gli oziosi o quelli che non si occupano di cose utili?

«Sì, ma questa condizione e temporanea e subordinata allo sviluppo della loro intelligenza. Ce ne sono alcuni che, come ce ne sono fra gli uomini, vivono solo per sé stessi. Ma questa oziosità presto o tardi diventa un peso, e il desiderio di avanzare fa loro sentire la necessita di essere attivi, e sono felici di potersi rendere utili. Stiamo parlando di Spiriti giunti al punto d'avere coscienza di sé stessi e del loro libero arbitrio, perché in origine sono come dei bambini appena nati, che agiscono più per istinto che per una volontà determinata.»

565. Gli Spiriti osservano le nostre opere d'arte e se ne interessano?

«Osservano ciò che può provare l'elevatezza degli Spiriti e il loro progresso.»

566. Uno Spirito che ha avuto sulla Terra una sua peculiarità, per esempio un pittore o un architetto, si interessa di preferenza ai lavori che sono stati l'oggetto della sua occupazione durante la vita?

«Tutto confluisce in un disegno generale. Se lo Spirito e buono, se ne interessa nella misura in cui ciò gli permetta di aiutare le anime a salire verso Dio. D'altra parte voi state dimenticando che uno Spirito, che ha svolto un'attività artistica durante l'esistenza da voi conosciuta, può averne svolta un'altra in un'altra esistenza, poiché bisogna che egli sappia di tutto per essere perfetto. Così, a seconda del suo grado di avanzamento, potrebbe non esserci più nulla di speciale per lui. È ciò che si intende quando si dice che tutto confluisce in un disegno generale. Notate ancora questo: ciò che può essere sublime per voi, nel vostro mondo arretrato, potrebbe essere una cosa del tutto infantile per dei mondi più avanzati. Come potete pensare che gli Spiriti, i quali abitano questi mondi dove esistono delle arti a voi sconosciute, ammirino ciò che per loro è solo un'opera da scolaretti? L'ho già detto: essi osservano solo ciò che può dimostrare ii vostro progresso.»


566a. Riconosciamo che così debba essere per Spiriti molto avanzati. Ma noi stiamo parlando di Spiriti più arretrati, e che assolutamente non si sono ancora elevati al di sopra delle idee terrene.

«Per questi si tratta di altra cosa. Essendo il loro punto di vista più limitato, possono ammirare ciò che voi stessi ammirate.»


567. Gli Spiriti si intromettono qualche volta nelle nostre occupazioni e partecipano dei nostri piaceri?

«I cosiddetti Spiriti volgari, come voi li chiamate, sì. Questi si trovano costantemente intorno a voi e a volte prendono una parte molto attiva a ciò che voi fate, a seconda della loro natura. E d è necessario che lo facciano, dovendo spingere l'uomo sui vari sentieri della vita e dovendo stimolare o moderare le sue passioni.»

Gli Spiriti si occupano delle cose di questo mondo in ragione della loro elevatezza o del loro grado di inferiorità. Gli Spiriti superiori hanno senza dubbio la facoltà di considerarle nei minimi dettagli, ma lo fanno solo nella misura in cui ciò è utile al progresso. Solamente gli Spiriti inferiori danno a questo un'importanza che è in relazione ai ricordi, ancora presenti nella loro memoria, e alle idee materiali non ancora del tutto cancellate.

568. Gli Spiriti che hanno delle missioni da compiere le compiono nello stato di erranti o nello stato di incarnati?

«Possono trovarsi nell'uno e nell'altro stato. Per certi Spiriti erranti è una grande occupazione.»

569. In che cosa consistono le missioni di cui possono essere incaricati gli Spiriti erranti?

«Esse sono così varie che sarebbe impossibile descriverle tutte. D'altra parte ce ne sono di quelle che non potreste comprendere. Gli Spiriti eseguono il volere di Dio e voi non potete penetrare tutti i suoi disegni.»

Le missioni degli Spiriti hanno sempre il bene come obiettivo. Sia come Spiriti, sia come uomini, sono incaricati di contribuire al progresso dell'umanità, dei popoli o degli individui — in un giro di idee più o meno ampio, più o meno particolare —, di preparare la strada a certi avvenimenti e di sorvegliare che certe cose giungano a compimento. Alcuni hanno delle missioni più limitate e in un certo senso personali o del tutto circoscritte quali assistere gli ammalati, gli agonizzanti, gli afflitti; vegliare su quelli di cui diventano guide e protettori; orientarli suggerendo loro consigli o buoni pensieri. Si può dire che ci sono tanti generi di missione quanti sono gli interessi da sorvegliare, sia nel mondo fisico sia in quello morale. Lo Spirito avanza secondo il modo in cui esegue questo compito.

570. Gli Spiriti comprendono sempre i disegni della cui esecuzione ricevono l'incarico?

«No. Ci sono quelli che sono strumenti ciechi, ma altri che sanno molto bene qual e lo scopo p e r il quale agiscono.»

571. Sono solo gli Spiriti elevati che adempiono alle missioni?

«L'importanza delle missioni e in rapporto alle capacita e all'elevatezza dello Spirito. La staffetta che porta un dispaccio compie anch'essa una missione, che non è pero la stessa del generale.»

572. La missione di uno Spirito viene a lui imposta o essa dipende dalla sua volontà?

«Egli la richiede ed e felice di ottenerla.»


572a. Una stessa missione può essere richiesta da più Spiriti?

«Sì. Ci sono frequentemente molti candidati, ma non tutti vengono accettati.»

573. In che cosa consiste la missione degli Spiriti incarnati?

«Istruire gli uomini, aiutarli nel loro avanzamento, migliorare le loro istituzioni con mezzi diretti e pratici. Ma le missioni sono tutte più o meno generali e importanti. Colui che coltiva la terra compie una missione, così come colui che governa o colui che istruisce. Tutto nella natura si concatena. Nello stesso tempo che lo Spirito si purifica attraverso l'incarnazione, concorre, sotto questa forma, al compimento dei disegni della Provvidenza. Ognuno ha la sua missione su questa Terra, poiché ognuno può essere utile a qualcosa.»

574. Quale può essere la missione di persone volontariamente inutili sulla Terra?

«Ci sono effettivamente delle persone che vivono solo per sé stesse e non sanno rendersi utili a nulla. Sono dei poveri esseri che bisogna compiangere perché espieranno crudelmente la loro volontaria inutilità, e il loro castigo sovente incomincia su questa Terra con la noia e il disgusto per la vita.»


574a. Dal momento che potevano scegliere, perché hanno preferito una vita che non poteva procurar loro alcun vantaggio?

«Fra gli Spiriti ci sono anche dei pigri, che indietreggiano di fronte a una vita laboriosa. Dio li lascia fare. Comprenderanno in seguito e a proprie spese gli inconvenienti della loro inutilità e saranno i primi a domandare di recuperare il tempo perduto. Forse hanno anche scelto una vita più utile, ma una volta all'opera indietreggiano e si lasciano trascinare dai suggerimenti di certi Spiriti che li incoraggiano nella loro oziosità.»


575. Le occupazioni comuni ci sembrano piuttosto dei doveri anziché delle missioni propriamente dette. La missione, secondo l'idea che si attribuisce a questo termine, ha un carattere di importanza meno esclusiva e soprattutto meno personale. Da questo punto di vista, come si può riconoscere che un individuo ha una vera missione sulla Terra?

«Dalle grandi cose che compie, dal progresso che fa fare ai suoi simili.»

576. Gli uomini che hanno una missione importante vi sono predestinati prima della nascita? E ne hanno consapevolezza?

«Qualche volta sì. Ma quasi sempre lo ignorano. Hanno solo l'idea di un vago scopo quando vengono sulla Terra. La loro missione si delinea dopo la nascita e a seconda delle circostanze. Dio li spinge sulla via dove essi devono compiere i Suoi disegni.»

577. Quando un uomo fa una cosa utile, e sempre in virtù di una missione anteriore e predestinata o può ricevere una missione non prevista?

«Non tutto ciò che un uomo fa e il risultato di una missione predestinata. Egli e sovente lo strumento di cui uno Spirito si serve per far eseguire qualcosa che ritiene utile. Per esempio, uno Spirito giudica che sarebbe bene scrivere un certo libro, che scriverebbe lui stesso se fosse incarnato. Cerca lo scrittore che sia il più adatto a comprendere il suo pensiero e a realizzare l'opera. Gliene da l'idea e lo guida nella realizzazione. Però quest'uomo non è assolutamente venuto sulla Terra con la missione di compiere quest'opera. Lo stesso e per certi lavori d'arte e per certe scoperte. Bisogna dire inoltre che durante il sonno del corpo, lo Spirito incarnato comunica direttamente con lo Spirito disincarnato errante e prende accordi sull'esecuzione dell'opera.»

578. Lo Spirito può fallire la sua missione per sua colpa?

«Sì, se non è uno Spirito superiore.»


578a. Quali sono per lui le conseguenze?

«Si deve assegnargli di nuovo il compito: è la sua punizione. E poi subirà le conseguenze del male di cui sarà stato causa.»

579. Poiché lo Spirito riceve la sua missione da Dio, come mai Dio affida una missione importante e di interesse generale a uno Spirito che potrebbe fallire?

«Forse che Dio non sa se il suo generale riporterà la vittoria o se sarà vinto? Losa, siatene certi. E i Suoi piani, quando sono importanti, non vengono affatto affidati a quelli che abbandonerebbero le loro opere nel bel mezzo dei lavori. Per voi tutto il problema consiste nella conoscenza che Dio ha del futuro, ma che a voi non è dato conoscere.»

580. Lo Spirito che si incarna per compiere una missione ha la stessa apprensione di chi la compie per prova?

«No. Questo Spirito ha dell'esperienza.»


581. Gli uomini che, con il loro genio, diventano fiaccola, che illumina il genere umano, hanno certamente una missione. Ma fra questi uomini ce ne sono di quelli che s'ingannano e che, accanto a grandi verità, diffondono grandi errori. Come si deve considerare la loro missione?

«Come falsata da loro stessi. Essi sono al di sotto del compito che hanno intrapreso. Ciononostante, si deve tener conto delle circostanze. Gli uomini di genio hanno dovuto parlare secondo i tempi in cui vivevano. E un certo insegnamento, che appare errato o ingenuo in un'epoca avanzata, poteva invece essere adeguato al loro secolo.»

582. Si può considerare la paternità come una missione?

«È, senza tema di smentita, una missione. Allo stesso tempo e un dovere molto grande che impegna, più di quanto l'uomo pensi, la sua responsabilità per il futuro. Dio ha messo il bambino sotto la tutela dei suoi genitori perché lo guidino sulla via del bene e ne ha facilitato il compito dando al bambino un organismo fragile e delicato che lo rende sensibile a tutte le influenze. Ma ci sono genitori più preoccupati a raddrizzare gli alberi del loro giardino e a far sì che producano molti buoni frutti che a raddrizzare il carattere del loro bambino. Se questi fallisce per colpa loro, ne subiranno le conseguenze. I patimenti del bambino, nella vita futura, ricadranno su di loro per non aver fatto ciò che dipendeva da loro, per il suo avanzamento sulla via del bene.»

583. Se un bambino diventa cattivo, nonostante le cure dei suoi genitori, sono essi responsabili?

«No. Ma quanto più le disposizioni del bambino sono cattive, tanto più il compito dei genitori e pesante, e tanto più grande sarà il loro merito qualora riuscissero a sviarlo dalla cattiva strada.»


583a. Se un bambino diventa una persona dabbene, malgrado la negligenza e il cattivo esempio dei genitori, costoro ne trarranno qualche bene

«Dio è giusto.»


584. Quale può essere la natura della missione del conquistatore che ha in mente solo l'idea di soddisfare la sua ambizione e che, per raggiungere questo scopo, non indietreggia di fronte a nessuna delle calamità che causa dietro di sé?

«Il più delle volte è solo uno strumento di cui Dio si serve per il compimento dei suoi disegni. E queste calamità sono a volte un mezzo per far avanzare un popolo più rapidamente.»


584a. Colui che è lo strumento di queste calamità passeggere è estraneo al bene che ne può derivare, dato che si era proposto solo uno scopo personale. Nondimeno beneficerà di questo bene?

«Ognuno e ricompensato secondo le sue opere, il bene che ha voluto fare e la rettitudine delle sue intenzioni.»

Gli Spiriti incarnati hanno delle occupazioni inerenti alla loro esistenza fisica. Nello stato errante, o di smaterializzazione, queste occupazioni sono proporzionali al grado del loro avanzamento.

Alcuni percorrono i mondi, si istruiscono e si preparano a una nuova incarnazione.

Altri, più avanzati, si occupano del progresso orientando gli avvenimenti e suggerendo pensieri propizi. Inoltre, assistono gli uomini di genio che concorrono all'avanzamento dell'umanità.

Altri si incarnano con una missione di progresso.

Altri ancora prendono sotto la loro tutela gli individui, le famiglie, le associazioni, le citta e i popoli, di cui sono gli angeli custodi, i geni protettori e gli Spiriti familiari.

Altri infine presiedono ai fenomeni della natura di cui sono gli agenti diretti.

Gli Spiriti comuni si mescolano alle nostre occupazioni e ai nostri divertimenti.

Gli Spiriti impuri o imperfetti attendono nelle sofferenze e nelle angosce il momento in cui piacerà a Dio procurar loro i mezzi per avanzare. Se fanno del male e per risentimento, a causa del bene di cui non possono ancora fruire.




Capitolo XI — I Tre Regni



I minerali e le piante

585. Che pensate della divisione della Natura in tre regni, oppure in due classi: gli esseri organici e gli esseri inorganici? Alcuni fanno della specie umana un quarto regno. Quale di queste divisioni è preferitile?

«Sono tutte valide, dipende dal punto di vista. Sotto l'aspetto della materia ci sono solo degli esseri organici e degli esseri inorganici. Dal punto di vista morale ci sono evidentemente quattro gradi.»

Questi quattro gradi hanno in effetti caratteri distinti, per quanto i loro confini sembrino confondersi. La materia inerte, che costituisce il regno minerale, non ha in sé che una forza meccanica. Le piante, per quanto composte di materia inerte, sono dotate di vitalità. Gli animali, composti di materia inerte e dotati di vitalità, hanno in più una sorta d'intelligenza istintiva limitata e hanno coscienza della loro esistenza e della loro individualità. L'uomo, avendo tutto ciò che c’è nelle piante e negli animali, domina tutte le altre classi con un'intelligenza particolare, indefinita, che gli dà la coscienza del suo avvenire, la percezione delle cose extra materiali e la conoscenza di Dio.


586. Le piante hanno coscienza della loro esistenza?

«No. Esse non pensano e hanno solo la vita organica.»

587. Le piante provano delle sensazioni? Soffrono quando vengono mutilate?

«Le piante ricevono delle impressioni fisiche che agiscono sulla materia, ma non hanno delle percezioni. Di conseguenza, non provano la sensazione del dolore.»

588. La forza che attrae le piante le une verso le altre è indipendente dalla loro volontà?

«Sì, dal momento che non pensano. Si tratta di una forza meccanica che agisce sulla materia ed esse non potrebbero opporvisi.»

589. Certe piante, come la sensitiva e la dionea, per esempio, hanno movimenti che rivelano una grande sensibilità e in certi casi una sorta di volontà, come la dionea i cui lobi imbrigliano la mosca, che va a posarsi sopra per succhiarne il nettare e alla quale la pianta sembra tendere una trappola per farla in seguito morire. Queste piante sono dotate della facoltà di pensare? Hanno una volontà? Formano una classe intermedia fra la natura vegetale e la natura animale? Sono cioè una classe di transizione dall'una all'altra?

«Tutto e transizione nella natura, per il fatto stesso che niente è simile, e pertanto tutto e concatenato. Le piante non pensano e di conseguenza non hanno una volontà. L'ostrica che si apre e tutti gli zoofiti non hanno affatto il pensiero: non v'e in loro che un istinto cieco e naturale.»

L'organismo umano ci offre esempi di movimenti analoghi senza la partecipazione della volontà, come nelle funzioni digestive e circolatorie. Il piloro si rinserra a contatto di certi corpi per impedirne il passaggio. Lo stesso e per la sensitiva i cui movimenti non implicano affatto la necessita di una percezione e, ancor meno, di una volontà.


590. Non c’è forse nelle piante, come negli animali, un istinto di conservazione che li porta a cercare ciò che può essere loro utile e a fuggire ciò che può loro nuocere?

«È, se si vuole, una sorta d'istinto; dipende dal significato che si dà a questo termine, ma si tratta di un istinto puramente meccanico. Quando, negli esperimenti di chimica, osservate due corpi aggregarsi, è perché l'uno si addice all'altro, vale a dire che fra loro c’è affinità. E questo voi non lo chiamate istinto


591. Nei mondi superiori le piante sono, come gli altri esseri, di una natura più perfetta?

«Tutto là e più perfetto. Ma le piante sono pur sempre delle piante, come gli animali sono sempre degli animali e gli uomini sempre degli uomini.»




Gli animali e l'uomo

592. Se confrontiamo l'uomo e gli animali sotto il profilo dell'intelligenza, la linea di demarcazione sembra difficile da stabilire perché certi animali hanno, sotto questo aspetto, una notoria superiorità su certi uomini. Questa linea di demarcazione può essere stabilita in modo preciso?

«Su questo punto i vostri filosofi non sono quasi mai d'accordo. Alcuni vogliono che l'uomo sia un animale e altri che l'animale sia un uomo: hanno tutti torto. L'uomo è un essere a parte che a volte scende molto in basso o che può elevarsi molto in alto. Fisicamente, l'uomo e come gli animali e a volte assai meno dotato di molti di lo ro. La natura ha dato agli animali tutto ciò che l'uomo è obbligato a trovare con l'intelligenza per provvedere alle proprie necessità e alla sua conservazione. Il suo corpo deperisce come quello degli animali, e vero, mail suo Spirito ha un destino che solo lui può comprendere, perché solo lui e libero. Poveri uomini, che vi abbassate aldi sotto del bruto! Non sapete distinguervi? Riconoscete l'uomo dalla facoltà ch'egli ha di pensare a Dio!»

593. Si può dire che gli animali agiscono solo per istinto?

«È ancora una congettura. È pur vero che l'istinto domina la maggior parte degli animali, ma non vedete forse che molti agiscono con una volontà determinata? Si tratta di intelligenza, ma di una intelligenza limitata.»

Oltre a possedere l'istinto, non sarebbe possibile negare che certi animali compiono degli atti congiunti, che denotano una volontà di agire in un determinato senso e secondo le circostanze. C’è dunque in loro una specie di intelligenza il cui esercizio e pero più esclusivamente concentrato sui modi di soddisfare le loro necessita fisiche e di provvedere alla loro conservazione. In loro, nessuna creatività, nessun miglioramento. Qualunque sia il talento che noi ammiriamo nei loro esercizi, notiamo che quello che facevano una volta, lo fanno oggi, né meglio né peggio, secondo modi ed equilibri costanti e invariabili. L'uccellino, isolato da quelli della sua specie, costruisce il suo nido esattamente sul medesimo modello, senza avere ricevuto alcun insegnamento. Se alcuni sono suscettibili di una certa educazione, il loro sviluppo intellettuale, sempre contenuto in limiti ristretti, è dovuto all'azione dell'uomo su una natura duttile, poiché non esiste alcun progresso che sia ascrivibile a loro stessi. Ma anche questo progresso e effimero e puramente individuale, perché l'animale, se lasciato nuovamente a sé stesso, non tarda a rientrare nei limiti assegnatigli dalla natura.

594. Gli animali hanno un linguaggio?

«Se intendete un linguaggio formato da parole e da sillabe, no. Ma se intendete un modo per comunicare fra loro, sì. Essi si dicono più cose di quanto voi crediate. Mail loro linguaggio, come d'altronde le loro idee, è limitato alle loro necessita.»


594a. Ci sono degli animali che non hanno voce e pertanto sembrano non avere un linguaggio.

«Essi si comprendono con altri mezzi. Voialtri uomini avete forse solo la parola per comunicare? E che dire allora dei muti? Gli animali, avendo una vita di relazione, hanno dei mezzi per avvertirsi e per esprimere le sensazioni che provano. Credete forse che i pesci non s'intendano fra di loro? L'uomo non ha dunque affatto il privilegio esclusivo del linguaggio. Però quello degli animali e istintivo e limitato all'ambito delle loro necessita e delle loro idee, mentre quello dell'uomo e perfettibile e si presta a tutte le concezioni della sua intelligenza.»

In effetti i pesci che, come le rondini, emigrano in massa e che obbediscono alla guida che li conduce, devono avere dei mezzi per informarsi, per intendersi e per mettersi d'accordo. Forse ciò avviene per via di una vista più acuta, che permette loro di distinguere i segnali che si fanno. Forse anche l'acqua può essere un veicolo che trasmette loro determinate vibrazioni. Comunque sia, è incontestabile che abbiano un mezzo per intendersi, come tutti gli animali privi di voce, e che fanno dei lavori in comune. Ci si deve pertanto stupire, in base a ciò, che gli Spiriti possano comunicare fra loro senza ricorrere alla parola articolata? (Vedere n. 282)

595. Gli animali posseggono ii libero arbitrio dei loro atti?

«Non sono, come si crede, delle semplici macchine. Tuttavia la loro libertà di azione e limitata alle loro necessita né può essere paragonata a quella dell'uomo. Essendo di molto inferiori a lui, non hanno gli stessi doveri. La loro libertà è circoscritta agli atti della vita materiale.»

596. Da dove viene l'attitudine di certi animali a imitare ii linguaggio dell'uomo? E perché questa attitudine si trova negli uccelli piuttosto che nella scimmia, per esempio, la cui conformazione ha più analogie con quella umana?

«Una particolare conformazione degli organi vocali è assecondata dall'istinto di imitazione. Avviene così che la scimmia imiti i gesti e che certi uccelli imitino la voce.»


597. Poiché gli animali hanno un'intelligenza che da loro una certa libertà d'azione, esiste in loro un principio indipendente dalla materia?

«Sì. E sopravvive al corpo.»


597a. Questo principio è un'anima simile a quella dell'uomo?

«È anch'essa un'anima, se si vuole; dipende dal senso che si dà a questa parola; ma è inferiore a quella dell'uomo. C’è, fra l'anima degli animali e quella dell'uomo, la stessa distanza che c’è fra l'anima dell'uomo e Dio.»


598. L'anima degli animali conserva, dopo la morte, la sua individualità e la coscienza di sé stessa?

«La sua individualità, sì. Ma la coscienza del suo io, no. La vita intelligente resta allo stato latente.»


599. L'anima degli animali può scegliere di incarnarsi in un animale piuttosto che in un altro?

«No. Essa non ha il libero arbitrio.»

600. L'anima dell'animale, la quale sopravvive al colpo, dopo la morte si trova in uno stato errante come quella dell'uomo?

«Si tratta di una specie di erraticità poiché non è unita a un corpo, ma non è uno Spirito errante. Lo Spirito errante è un essere che pensa e agisce di sua volontà. L'anima degli animali non ha la medesima facoltà. È la coscienza di sé stesso ciò che costituisce l'attributo principale dello Spirito. Lo Spirito dell'animale viene classificato, subito dopo la morte, dagli Spiriti cui questo compito compete, e quasi subito utilizzato senza che abbia il tempo di mettersi in contatto con altre creature.»

601. Gli animali seguono una legge evolutiva come quella degli uomini?

«Sì, perché nei mondi superiori, dove gli uomini sono più avanzati, anche gli animali lo sono avendo dei mezzi di comunicazione più sviluppati. Ma sono sempre inferiori e sottomessi all'uomo. Essi sono per lui dei servitori intelligenti.»

Non c’è niente di straordinario in ciò. Prendiamo i nostri animali più intelligenti, il cane, l'elefante, il cavallo che hanno una conformazione idonea ai lavori manuali. Che cosa potrebbero fare senza la guida dell'uomo?

602. Gli animali progrediscono, come l'uomo, in virtù della loro volontà o per forza di cose?

«Per forza di cose, ed e per questo che per loro non c’è affatto espiazione.»


603. Nei mondi superiori gli animali conoscono Dio?

«No. L'uomo è un dio per loro, come un tempo gli Spiriti sono stati degli dei per gli uomini.»

604. Essendo gli animali, anche quelli più perfetti dei mondi superiori, sempre inferiori all'uomo, ne deriverebbe che Dio avrebbe creato degli esseri intellettivamente votati a una perenne inferiorità, cosa che pare non accordarsi con la unità di vedute e di progresso che si può osservare in tutte le Sue opere.

«Tutto si concatena nella natura con dei legami che voi non potete ancora conoscere. Le cose in apparenza più disparate hanno dei punti di contatto che l'uomo non arriverà mai a comprendere allo stato attuale. Può intravederle con uno sforzo della sua intelligenza. Ma sarà solo quando questa intelligenza avrà raggiunto tutto il suo sviluppo e sarà affrancata dai pregiudizi dell'orgoglio e dell'ignoranza che potrà vedere chiaramente nell'opera di Dio. Fino ad allora le sue idee limitate gli fanno vedere le cose da un punto di vista meschino e ristretto. Sappiate che Dio non può contraddirsi e che tutto, nella natura, si armonizza con leggi generali che non si allontanano mai dalla sublime saggezza del Creatore.»


604a. L'intelligenza è pertanto una proprietà comune, un punto di contatto fra l'anima degli animali e quella dell'uomo?

«Sì. Ma gli animali hanno solo l'intelligenza della vita fisica. Nell'uomo l'intelligenza dà la possibilità della vita morale.»


605. Se si considerano tutti i punti di contatto esistenti fra l'uomo e gli animali, non si potrebbe pensare che l'uomo possiede due anime: l'anima animale e l'anima spiritista? E che, se non avesse quest'ultima, potrebbe sì vivere, ma come il bruto? In altre parole, l'animale è un essere simile all'uomo, ma senza l'anima spiritista? Ne risulterebbe che i buoni e i cattivi istinti dell'uomo sarebbero l'effetto della predominanza di una di queste due anime.

«No. L'uomo non ha due anime, mail corpo ha i suoi istinti, che sono il risultato della sensazione degli organi. In lui c’è solo una doppia natura: la natura animale e la natura spirituale. Con il corpo partecipa della natura degli animali e dei loro istinti, con l'anima partecipa della natura degli Spiriti.»


605a. Così, oltre alle proprie imperfezioni, di cui lo Spirito deve spogliarsi, l'uomo deve anche lottare contro l'influenza della materia?

«Sì. Quanto più egli e inferiore, tanto più i legami fra Spirito e materia sono stretti. Non lo vedete? No, l'uomo non ha due anime; l'anima e sempre unica in un solo corpo. L'anima dell'animale e quella dell'uomo sono distinte l'una dall'altra, in modo tale che l'anima dell'uno non può animare il corpo creato per l'altro. Ma se l'uomo non ha anima animale che lo ponga, con le sue passioni, al livello degli animali, ha pero il corpo che lo abbassa a volte fino a loro. Infatti il suo corpo e un essere dotato di vitalità che ha degli istinti, inintelligenti e limitati al solo interesse della conservazione.»

Lo Spirito, incarnandosi nel corpo dell'uomo, gli conferisce il principio intellettivo e morale che lo rende superiore agli animali. Le due nature esistenti nell'uomo danno alle sue passioni due origini differenti: passioni provenienti dagli istinti della natura animale, e passioni provenienti dalle impurità dello Spirito di cui è l'incarnazione e che simpatizza più o meno con la grossolanità degli appetiti animali. Lo Spirito, purificandosi, si libera a poco a poco dell'influenza della materia (è sotto questa influenza che si avvicina al bruto). Libero da questa influenza, s'innalza verso la sua vera meta.


606. Dove gli animali attingono il principio intelligente che costituisce la specie particolare di anima della quale sono dotati?

«Nell'intelligenza universale.


606a. L'intelligenza dell'uomo e quella degli animali emanano dunque da un principio unico?

«Senza alcun dubbio. Ma nell'uomo esso ha ricevuto un'elaborazione che lo eleva al di sopra del principio che anima il bruto.»

607. È stato detto che l'anima dell'uomo, alla sua origine, e come lo stato dell'infanzia nella vita corporea, che la sua intelligenza sboccia a fatica e che si avventura nella vita. (Vedere n. 190) Dove lo Spirito compie questa prima fase.?

«In una serie di esistenze che precedono il periodo che voi chiamate l'umanità


607a. L'anima sembrerebbe così essere stata il principio intelligente degli esseri inferiori della Creazione?

«Non abbiamo forse detto che tutto in natura si concatena e tende all'unita? e in questi esseri — che voi siete lontani dal conoscere nella loro totalità — che il principio intelligente si elabora, si individualizza a poco a poco e si cimenta nella vita, come abbiamo già detto. È in un certo senso un lavoro preparatorio, come quello della germinazione, a seguito del quale il principio intelligente subisce una trasformazione e diventa Spirito. È allora che incomincia per lui il periodo dell'umanizzazione e con esso la coscienza del futuro, la distinzione fra il bene e il male e la responsabilità dei propri atti. Così come dopo il periodo dell'infanzia viene quello dell'adolescenza, poi della giovinezza e infine dell'età matura. Non c’è niente del resto, in questa origine, che possa umiliare l'uomo. I grandi geni si sentono forse umiliati per essere stati informi feti nel seno della loro madre? Se qualcosa deve umiliarlo e la sua inferiorità davanti a Dio, e la sua impotenza a sondare la profondità dei Suoi disegni e la saggezza delle leggi che regolano l'armonia dell'universo. Riconoscete la grandezza di Dio in questa mirabile armonia, che fa sì che tutto in natura sia correlato. Credere che Dio abbia potuto fare qualcosa senza scopo e creato degli esseri intelligenti senza futuro, sarebbe offendere la Sua bontà, che si estende su tutte le Sue creature.»


607b. Questo periodo dell'umanizzazione comincia sulla nostra Terra?

«La Terra non è il punto di partenza della prima incarnazione umana. Il periodo dell'umanizzazione incomincia generalmente nei mondi ancora meno evoluti. Questa comunque non è una regola assoluta e potrebbe accadere che un qualche Spirito, fin dall'inizio della sua umanizzazione, sia adatto a vivere sulla Terra. Non è un caso frequente e sarebbe piuttosto un'eccezione.»


608. Lo Spirito dell'uomo, dopo la morte, ha coscienza delle esistenze che hanno preceduto per lui il periodo dell'umanizzazione?

«No, perché è solo da questo periodo che incomincia per lui la sua vita di Spirito. A fatica ricorda le sue prime esistenze come uomo, esattamente come l'uomo non ricorda più i primi tempi della sua infanzia e ancor meno il tempo che ha passato nel grembo materno. È per questo che gli Spiriti vi dicono che non sanno come hanno cominciato.» (Vedere n. 78)

609. Lo Spirito, una volta entrato nel periodo dell'umanizzazione, conserva tracce di ciò che era precedentemente, ossia dello stato in cui si trovava nel periodo che si potrebbe chiamare preumano?

«Dipende dalla distanza che separa i due periodi e dal progresso compiuto. Durante alcune generazioni può esserci un riflesso più o meno pronunciato dello stato primitivo, perché niente in natura avviene con una brusca transizione. Ci sono sempre degli anelli che collegano le estremità della catena degli esseri e degli avvenimenti. Ma queste tracce si cancellano con lo sviluppo del libero arbitrio. I primi progressi si compiono lentamente perché non sono ancora sostenuti dalla volontà, ma seguono una progressione più rapida nella misura in cui lo Spirito acquisisce una coscienza più completa di sé stesso.»

610. Gli Spiriti che hanno detto che l'uomo e un essere a parte nell'ordine della Creazione sono dunque caduti in errore?

«No. Ma la questione non era stata sviluppata e, d'altra parte, ci sono cose che non possono venire chiarite se non a tempo debito. L'uomo è effettivamente un essere a parte perché ha delle facoltà che lo distinguono da tutti gli altri esseri e ha un altro destino. La specie umana e quella che Dio ha scelto per l'incarnazione degli esseri che possono conoscer Lo




Metempsicosi

611. Il fatto che vi sia un'origine comune riguardo al principio intelligente non è forse la consacrazione della dottrina della metempsicosi?

«Due cose possono avere la medesima origine e, in seguito, non assomigliarsi affatto. Chi riconoscerebbe l'albero, le sue foglie, i suoi fiori e i suoi frutti nel germe informe contenuto nel seme da dove e uscito? Nel momento in cui il principio intelligente raggiunge il livello necessario per essere Spirito ed entrare nel periodo dell'umanizzazione, non ha più alcun rapporto con il suo stato primitivo en on è l'anima della bestia più di quanto l'albero non sia il seme. Nell'uomo, dell'animale ci sono solo il corpo e le passioni, che nascono dall'influenza del corpo e dall'istinto di conservazione inerente alla materia. Non si può dunque dire che il tale uomo sia l'incarnazione dello Spirito del tale animale, e di conseguenza la metempsicosi, così come la si intende, e in errore.»

612. Lo Spirito che ha animato il corpo di un uomo potrebbe incarnarsi in un animale?

«Sarebbe un retrocedere e lo Spirito non retrocede. Il fiume non rimonta alla sorgente.» (Vedere n. 118)


613. Per errata che sia l'idea attribuita alla metempsicosi, non potrebbe essere il risultato del sentimento intuitivo delle diverse esistenze dell'uomo?

«Questo sentimento intuitivo si trova in questa credenza come in molte altre. Ma, come ha fatto per la maggior parte delle sue idee intuitive, l'uomo l'ha snaturata.»

L'idea attribuita alla metempsicosi sarebbe vera se con questo termine si intendesse la progressione dell'anima da uno stato inferiore a uno stato superiore, dove essa raggiungesse sviluppi tali da trasformare la sua natura. Ma tale idea e errata riguardo a una trasmigrazione diretta dall'animale all'uomo e viceversa, cosa che implicherebbe l'idea di una regressione o di una fusione. Ora, non potendo questa fusione aver luogo fra gli esseri corporei di due specie, è segno che esse si trovano a livelli non assimila bili e che lo stesso deve essere degli Spiriti che li animano. Se lo stesso Spirito potesse animarli alternativamente, ne conseguirebbe un'identità di natura che si tradurrebbe nella possibilità della riproduzione fisica. La reincarnazione insegnata dagli Spiriti e fondata invece sul cammino ascendente della natura e sulla progressione dell'uomo nella sua propria specie, la qual cosa non toglie nulla alla sua dignità. La abbassa invece il cattivo uso ch'egli fa delle facoltà che Dio gli ha dato perii suo avanzamento. Comunque sia, l'antichità e l'universalità della dottrina della metempsicosi, nonché gli uomini eminenti che l'hanno professata, provano che il principio della reincarnazione ha le sue radici nella natura stessa. Sono dunque ben più gli argomenti a suo favore di quanti gliene siano contrari.

Il punto di partenza dello Spirito e una di quelle questioni che attengono al principio delle cose e che sono nel segreto di Dio. Non è dato all'uomo conoscerle in modo assoluto, e si possono fare, a questo proposito, solo delle supposizioni e costruire dei sistemi più o meno probabili. Gli Spiriti, essi stessi, sono lontani dal conoscere tutto. Su ciò che non sanno, possono anche avere delle opinioni personali più o meno sensate.

È per questo, per esempio, che non tutti la pensano allo stesso modo a proposito dei rapporti che esistono fra l'uomo e gli animali. Secondo alcuni, lo Spirito non arriva al periodo dell'umanizzazione se non dopo essersi elaborato e individualizzato nei differenti stadi degli esseri inferiori della creazione. Secondo altri, lo Spirito dell'uomo sarebbe sempre appartenuto alla razza umana senza percorrere l'iter animale. Il primo di questi sistemi ha il vantaggio di dare uno scopo al futuro degli animali, che formerebbero così i primi anelli della catena degli esseri pensanti. Il secondo e più conforme alla dignità dell'uomo e può essere riassunto come è illustrato qui di seguito.

Le differenti specie di animali non procedono affatto intellettivamente le une dalle altre per progressione. Così lo spirito dell'ostrica non diventa affatto successivamente quello del pesce, dell'uccello, del quadrupede e della scimmia. Ogni specie è un tipo assoluto, fisicamente e moralmente, e ogni individuo attinge alla fonte universale la quantità del principio intelligente che gli è necessaria, secondo il grado di perfezione dei suoi organi e l'opera che deve compiere nei fenomeni della natura, quantità che alla sua morte restituisce alla fonte universale. Gli animali dei mondi più avanzati del nostro (vedere n. 188) sono egualmente delle razze speciali, adatte alle necessita di quei mondi e al grado d'avanzamento di quegli uomini — di cui sono gli ausiliari — ma che non procedono affatto da quelli della Terra, spiritualmente parlando. Non è lo stesso per l'uomo. Dal punto di vista fisico, egli forma evidentemente un anello della catena degli esseri viventi. Ma, dal punto di vista morale, fra l'animale e l'uomo c’è soluzione di continuità. L'uomo possiede una propria anima, o Spirito, scintilla divina che gli dona il senso morale e una portata intellettiva che mancano agli animali. C’è in lui l'essere principale, preesistente e sopravvivente al corpo conservandone la individualità. Qual è l'origine dello Spirito? Dov’è il suo punto di partenza? Si forma egli dal principio intelligente individuato? Questo e un mistero che sarebbe inutile cercare di penetrare, e sul quale, come abbiamo già detto, non si possono che costruire dei sistemi. La costante che emerge, allo stesso tempo, dal ragionamento e dall'esperienza, e la sopravvivenza dello Spirito, la conservazione della sua individualità dopo la morte, la sua facoltà progressiva, il suo stato felice o infelice, proporzionato al suo avanzamento sulla via del bene, e tutte le verità morali che sono la conseguenza di questo principio. Quanto ai rapporti misteriosi che esistono fra l'uomo e gli animali, là si trova, lo ripetiamo, il segreto di Dio, come molte altre cose la cui conoscenza attuale non ha affatto importanza per il nostro avanzamento e sulle quali sarebbe inutile insistere.