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Il Libro degli Spiriti > LIBRO PRIMO — LE CAUSE PRIME > Capitolo IV — Principio Vitale > La vita e la morte > 70
70. Che ne è della materia e del principio vitale degli esseri organici alla loro morte?
«La materia inerte si decompone e forma nuovi esseri organici. Il principio vitale ritorna alla sua origine.»
Quando l'essere organico e morto, gli elementi di cui è costituito subiscono delle nuove combinazioni che costituiscono nuovi esseri. Questi attingono alla fonte universale il principio della vita e dell'attività, l'assorbono e l'assimilano per restituirlo a questa fonte quando cesseranno di vivere.
Gli organi sono, per così dire, impregnati di fluido vitale. Questo fluido da a tutte le parti dell'organismo un tipo di attività, che ne opera il riavvicinamento in certe lesioni e ristabilisce le funzioni momentaneamente sospese. Ma quando gli elementi essenziali al congegno degli organi sono distrutti, o troppo profondamente danneggiati, il fluido vitale si trova nell'impossibilità di trasmettere loro il movimento della vita, e l'essere muore.
Gli organi reagiscono più o meno necessariamente gli uni sugli altri ed e dall'armonia del loro insieme che risulta la loro azione reciproca. Quando una qualsiasi causa distrugge questa armonia, le loro funzioni si arrestano come il movimento di un meccanismo i cui ingranaggi essenziali si siano rotti; come un orologio che si usuri nel tempo, o rimanga per disgrazia danneggiato, e la cui forza motrice risulti impotente a rimetterlo in movimento.
Possiamo farci un'immagine più precisa della vita e della morte con un apparecchio elettrico. Questo apparecchio nasconde l'elettricità, come tutti i corpi della natura, allo stato latente. I fenomeni elettrici si manifestano solo quando il fluido è messo in attività da una causa particolare: allora si potrebbe dire che l'apparecchio e vivo. Venendo a cessare la causa d'attività, anche il fenomeno cessa: l'apparecchio ritorna allo stato d'inerzia. I corpi organici sarebbero così delle specie di pile o apparecchi elettrici nei quali l'attività del fluido produce il fenomeno della vita: la cessazione di questa attività produce la morte.
La quantità di fluido vitale non è uguale in tutti gli esseri organici; essa varia a seconda delle specie e non è assolutamente costante né nello stesso individuo né negli individui della stessa specie. Esistono quelli che ne sono, per così dire, saturi, e altri che ne hanno appena una quantità sufficiente. Da ciò consegue che per alcuni la vita è più attiva, più tenace e, in un certo senso, sovrabbondante.
La quantità di fluido vitale si esaurisce e può diventare insufficiente per la conservazione della vita se non è rinnovato con l'assorbimento e l'assimilazione delle sostanze che lo contengono.
Il fluido vitale si trasmette da un individuo all'altro. Chi ne ha di più può donarlo a chi ne ha meno e, in alcuni casi, richiamare una vita sul punto di spegnersi.
«La materia inerte si decompone e forma nuovi esseri organici. Il principio vitale ritorna alla sua origine.»
Quando l'essere organico e morto, gli elementi di cui è costituito subiscono delle nuove combinazioni che costituiscono nuovi esseri. Questi attingono alla fonte universale il principio della vita e dell'attività, l'assorbono e l'assimilano per restituirlo a questa fonte quando cesseranno di vivere.
Gli organi sono, per così dire, impregnati di fluido vitale. Questo fluido da a tutte le parti dell'organismo un tipo di attività, che ne opera il riavvicinamento in certe lesioni e ristabilisce le funzioni momentaneamente sospese. Ma quando gli elementi essenziali al congegno degli organi sono distrutti, o troppo profondamente danneggiati, il fluido vitale si trova nell'impossibilità di trasmettere loro il movimento della vita, e l'essere muore.
Gli organi reagiscono più o meno necessariamente gli uni sugli altri ed e dall'armonia del loro insieme che risulta la loro azione reciproca. Quando una qualsiasi causa distrugge questa armonia, le loro funzioni si arrestano come il movimento di un meccanismo i cui ingranaggi essenziali si siano rotti; come un orologio che si usuri nel tempo, o rimanga per disgrazia danneggiato, e la cui forza motrice risulti impotente a rimetterlo in movimento.
Possiamo farci un'immagine più precisa della vita e della morte con un apparecchio elettrico. Questo apparecchio nasconde l'elettricità, come tutti i corpi della natura, allo stato latente. I fenomeni elettrici si manifestano solo quando il fluido è messo in attività da una causa particolare: allora si potrebbe dire che l'apparecchio e vivo. Venendo a cessare la causa d'attività, anche il fenomeno cessa: l'apparecchio ritorna allo stato d'inerzia. I corpi organici sarebbero così delle specie di pile o apparecchi elettrici nei quali l'attività del fluido produce il fenomeno della vita: la cessazione di questa attività produce la morte.
La quantità di fluido vitale non è uguale in tutti gli esseri organici; essa varia a seconda delle specie e non è assolutamente costante né nello stesso individuo né negli individui della stessa specie. Esistono quelli che ne sono, per così dire, saturi, e altri che ne hanno appena una quantità sufficiente. Da ciò consegue che per alcuni la vita è più attiva, più tenace e, in un certo senso, sovrabbondante.
La quantità di fluido vitale si esaurisce e può diventare insufficiente per la conservazione della vita se non è rinnovato con l'assorbimento e l'assimilazione delle sostanze che lo contengono.
Il fluido vitale si trasmette da un individuo all'altro. Chi ne ha di più può donarlo a chi ne ha meno e, in alcuni casi, richiamare una vita sul punto di spegnersi.