9. Quanto lento è l'uomo a
disfarsi dei suoi pregiudizi, delle sue abitudini, delle sue idee
primitive! Quaranta secoli ci separano da Mosè, e la nostra generazione
cristiana vede ancora tracce delle antiche usanze barbare consacrate, o
almeno approvate, dalla religione attuale! C'è stato bisogno della
potenza dell'opinione dei non ortodossi, di
coloro che sono ritenuti eretici, per mettere fine ai roghi e far
comprendere la vera grandezza di Dio. Ma, in assenza dei roghi, le
persecuzioni materiali e morali sono ancora in pieno vigore, tanto
l'idea di un Dio crudele è radicata nell'uomo. Cresciuto nei sentimenti
che gli vengono inculcati fin dall'infanzia, può forse l'uomo
meravigliarsi se il Dio, che gli presentano come onorato da atti
barbari, condanna a torture eterne e osserva senza pietà alcuna le
sofferenze dei dannati?
Sì. Ci sono dei filosofi — empi
secondo alcuni — i quali si sono scandalizzati nel vedere il nome di
Dio, profanato da atti indegni di Lui. Sono coloro che l'hanno mostrato
agli uomini in tutta la Sua grandezza, dispogliandoLo delle passioni e
delle grettezze umane attribuiteGli da una fede non illuminata. La
religione ha guadagnato in dignità ciò che essa ha perduto in prestigio
esteriore. Infatti, se ci sono meno uomini attaccati alla forma, ce ne
sono molti di più che sono sinceramente religiosi con il cuore e con i
sentimenti.
Ma, a fianco di questi, quanti sono quelli che,
arrestandosi alla superficie, sono stati indotti alla negazione di ogni
provvidenza! Non avendo saputo mettere, al momento opportuno, in
armonia le credenze religiose con il progresso della ragione umana, si è
fatto nascere negli uni il deismo, negli altri la miscredenza assoluta,
in altri ancora il panteismo, vale a dire che l'uomo si è fatto dio lui
stesso, non vedendone alcuno abbastanza perfetto.