7. Il momento dell'ultimo
respiro non è quindi il più penoso, perché, nella maggior parte dei
casi, l'anima non ha coscienza di sé stessa. Ma prima, soffre per la
disgregazione della materia durante le convulsioni dell'agonia, e dopo,
per le angosce del turbamento. Diciamo subito che questo stato non è
generale. L'intensità e la durata della sofferenza sono, come abbiamo
già detto, proporzionali all'affinità che esiste tra il corpo e il
perispirito; più grande è questa affinità, più gli sforzi dello Spirito,
per liberarsi dai suoi legami, sono lunghi e dolorosi. Ma ci sono
persone presso le quali la coesione è così debole che il distacco si
attua da sé stesso e naturalmente. Lo Spirito si separa dal corpo come
un frutto maturo si stacca dal suo ramo; è il caso, questo, delle morti
tranquille e dei risvegli pacifici.