IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Capitolo II - SPIRITI FELICI

Il signor Sanson


Il signor Sanson, antico membro della Società Spiritista di Parigi, è morto il 21 aprile 1862, dopo un anno di crudeli sofferenze. In previsione della sua fine, egli aveva indirizzato al presidente della Società una lettera contenente il brano che segue.

"Potendo darsi il caso che venga sorpreso dalla separazione tra la mia anima e il mio corpo, ho l'onore di ricordarvi una preghiera che vi ho già fatta circa un anno fa. Si tratta di evocare il mio Spirito il più presto possibile e quanto più spesso voi giudicherete al riguardo, in modo che io, membro alquanto inutile della nostra Società durante la mia esistenza sulla Terra, possa servirle a qualcosa nell'oltretomba. Potrei così darle, in queste evocazioni, i mezzi per studiare fase per fase le diverse circostanze che fanno seguito a ciò che il volgo chiama morte, ma che, per noi Spiritisti, altro non è che una trasformazione, secondo le vedute insondabili di Dio, ma sempre utile allo scopo ch'Egli si propone.

Oltre a tale autorizzazione e alla preghiera di farmi l'onore di questa specie di autopsia spirituale — che il mio modesto avanzamento come Spirito renderà forse sterile, nel qual caso la vostra saggezza vi porterà naturalmente a non spingervi oltre a un certo numero di tentativi — io oso rivolgervi ancora un'altra preghiera. Io prego personalmente voi, così come tutti i miei colleghi, di voler supplicare l'Onnipotente affinché voglia permettere ai buoni Spiriti di assistermi con i loro benevoli consigli — in particolare, san Luigi, nostro presidente spirituale —, con lo scopo di guidarmi nella scelta e circa l'epoca di una reincarnazione. Infatti, fin d'ora ciò molto mi preoccupa; temo di ingannarmi sulle mie forze spirituali e di domandare a Dio, troppo presto e troppo presuntuosamente, uno stato corporale nel quale io non potrei giustificare la bontà divina, cosa che, invece di servirmi per avanzare, prolungherebbe la mia permanenza sulla Terra o altrove, nel caso in cui fallissi."

Per conformarci al suo desiderio di essere evocato il più presto possibile dopo il suo decesso, ci siamo recati nella camera mortuaria con alcuni membri della Società. Il dialogo che riportiamo ha avuto luogo, al cospetto del cadavere, un'ora prima dell'inumazione. Noi avevamo, in questo, un duplice scopo, quello di esaudire un'ultima volontà, e quello di osservare una volta di più la situazione dell'anima in un momento così vicino alla morte; e ciò, in un uomo eminentemente intelligente e illuminato e profondamente convinto delle verità spiritiste. Volevamo costatare l'influenza di queste credenze sullo stato dello Spirito, per afferrare le sue prime impressioni. La nostra attesa non è stata ingannata. Il signor Sanson ha descritto con perfetta lucidità l'istante della transizione. Egli si è visto morire e si è visto rinascere, circostanza poco comune e che dipendeva dall'elevatezza del suo Spirito.


I

(Camera mortuaria, 23 aprile 1862)


1. Evocazione. Vengo al vostro appello per mantenere la mia promessa.

2. Caro signor Sanson, compiendo un dovere, con piacere vi abbiamo evocato il più presto possibile dopo la vostra morte, come era vostro desiderio.

«È una speciale grazia di Dio che permette al mio Spirito di poter comunicare. Vi ringrazio per la vostra buona volontà; ma io sono così debole che tremo.»

3. Soffrivate tanto che possiamo, io penso, chiedervi come state ora. Risentite ancora dei vostri dolori? Quale sensazione provate paragonando la vostra presente situazione con quella di due giorni fa?

«La mia posizione è molto felice, perché io non sento più nulla dei miei vecchi dolori; sono come rigenerato e rimesso a nuovo, come dite tra di voi. La transizione dalla vita terrena alla vita degli Spiriti, per prima cosa, mi aveva lasciato in uno stato di totale confusione, perché restiamo talvolta per parecchi giorni senza aver recuperato la nostra lucidità. Ma, prima di morire, io ho rivolto una preghiera a Dio per chiederGli di poter parlare con coloro che amo, e Dio mi ha ascoltato.»

4. Dopo quanto tempo avete recuperato la lucidità delle vostre idee?

«Dopo otto ore. Dio, ve lo ripeto, mi aveva dato un segno della Sua bontà; mi aveva giudicato sufficientemente degno, e io non saprò mai sufficientemente ringraziarLo.»

5. Siete ben certo di non appartenere più al nostro mondo? E da che cosa l o stabilite?

«Oh, certamente! No, non faccio più parte del vostro mondo. Ma io sarò sempre accanto a voi per proteggervi e sostenervi, al fine di predicare la carità e l'abnegazione che furono le guide della mia vita. E poi insegnerò la fede vera, la fede spiritista che deve risollevare la credenza del buono e del giusto. Io sono forte, anzi fortissimo, in una parola, trasformato; voi non riconoscereste più il vecchio infermo, che doveva dimenticare tutto tenendo lontano da sé ogni piacere, ogni gioia. Io sono uno Spirito; la mia patria è lo Spazio, e il mio avvenire è Dio, che risplende nell'immensità. Vorrei poter parlare ai miei figli, perché insegnerei loro ciò che hanno sempre disdegnato di credere.»

6. Che effetto vi fa la vista del vostro corpo, qui a fianco?

«Il mio corpo! Povera e infima spoglia, tu devi tornare alla polvere, e io, io conservo il buon ricordo di tutti quelli che mi stimavano. Guardo questa povera carne deformata, dimora del mio Spirito, prova di tanti anni! Grazie, mio povero corpo! Tu hai purificato il mio Spirito, e la sofferenza, dieci volte santa, mi ha dato un posto ben meritato, dal momento che immediatamente ho avuta la possibilità di parlare con voi.»

7. Avete conservato le vostre idee fino all'ultimo istante?

«Sì. Il mio Spirito ha conservato le sue facoltà; io non vedevo più, ma presentivo. Tutta la mia vita mi si è dispiegata nella memoria, e il mio ultimo pensiero, la mia ultima preghiera è stata quella di potervi parlare, cosa che sto facendo ora. Poi ho chiesto a Dio di proteggervi, affinché il sogno della mia vita si concludesse.»

8. Avete avuto coscienza del momento in cui il vostro corpo ha esalato l'ultimo respiro? Che cosa è successo in voi in quel momento? Quale sensazione avete provata?

«La vita si spezza, e la vista — o piuttosto la vista dello Spirito — si spegne. S'incontra il vuoto, l'ignoto, e, trasportati da non so quale potere, ci si trova in un mondo dove tutto è gioia e magnificenza. Io non sentivo più, non mi rendevo conto di nulla, e tuttavia mi colmava una ineffabile felicità. Io non sentivo più la morsa del dolore.»

9. Avete conoscenza di... (che cosa mi accingo a leggere sulla vostra tomba?)

Le prime parole della domanda sono state appena pronunciate, che lo Spirito risponde prima ancora che la domanda sia completamente formulata. Egli interviene inoltre — e senza che la questione venga proposta — in una discussione, che si era levata tra gli astanti, sull'opportunità di leggere questa comunicazione al cimitero, relativamente al fatto che le persone avrebbero potuto o non potuto condividere tali opinioni.

«Oh! amico mio, io lo so, perché vi ho visto ieri e vi vedo oggi; grandissima è la mia soddisfazione!...Grazie! Grazie! Parlate, affinché mi si comprenda e vi si stimi; nulla dovete temere, poiché si rispetta la morte; parlate dunque, affinché i non credenti acquistino la fede. Addio! Parlate! Coraggio e fiducia! E possano i miei figli convertirsi a una fede sacrosanta!»

J. SANSON


Durante la cerimonia al cimitero, egli dettò le seguenti parole: "Che la morte non vi spaventi, amici miei; essa è uno stadio della vostra vita, se avete saputo ben vivere; essa è una felicità, se avete degnamente meritato e superato le vostre prove. Ve lo ripeto: coraggio e buona volontà! Non attribuite che un prezzo mediocre ai beni della terra, e ne sarete ricompensati. Non si può gioire troppo, senza sottrarre il benessere a un altro, e senza farsi moralmente un male immenso. Che la terra mi sia leggera."


II

(Società Spiritista di Parigi, 25 aprile 1862)


1. Evocazione. Sono accanto a voi, amici miei.

2. Siamo molto felici del colloquio che abbiamo avuto con voi il giorno della vostra sepoltura e, poiché lo permettete, vi saremmo grati se fosse possibile completarlo a beneficio della nostra istruzione.

«Sono pronto e sono felice che pensiate a me.»

3.Tutto ciò che può illuminarci sullo stato del mondo invisibile e farcelo comprendere è un alto insegnamento perché è l'idea falsa, che di esso ci si fa, che conduce il più delle volte alla incredulità. Non siate dunque sorpreso delle domande che potremo rivolgervi.

«Non ne sarò stupito e attendo le vostre domande.»

4. Voi avete descritto con luminosa chiarezza il passaggio dalla vita alla morte. Avete detto che nel momento in cui il corpo esala l'ultimo respiro la vita si spezza, e che la vista dello Spirito si spegne. Questo momento è accompagnato da una sensazione penosa, dolorosa?

«Senza dubbio, perché la vita è un susseguirsi continuo di dolori, e la morte è il completamento di tutti questi dolori. Da qui, uno strappo violento, come se lo Spirito dovesse compiere uno sforzo sovrumano per fuggire dal suo involucro, ed è questo sforzo che assorbe tutto il nostro essere facendogli perdere la coscienza di ciò che avviene.»

Questo non è un caso comune. L'esperienza dimostra che molti Spiriti perdono conoscenza prima di spirare, e che, in coloro che sono giunti a un certo grado di smaterializzazione, la separazione si attua senza sforzi.

5. Sapete se ci sono degli Spiriti per i quali questo momento è più doloroso? Per esempio, è più penoso per il materialista, per chi crede che tutto per lui finisca in quel momento?

«Questo è certo, perché lo Spirito preparato ha già dimenticato la

sofferenza, o piuttosto ne ha l'abitudine, e la serenità con cui egli vede la morte gli impedisce di soffrire doppiamente, perché sa ciò che lo attende. La pena morale è quella più forte, e l'assenza di questa nell'istante della morte è un sollievo molto grande. Colui che non crede assomiglia a quel condannato alla pena capitale, il cui pensiero vede il coltello e l'ignoto. C'è una certa analogia tra questa morte e quella dell'ateo.»

6. Esistono materialisti così irriducibili da credere seriamente che, in questo momento supremo, stiano per essere sprofondati nel nulla?

«Senza dubbio. Ve ne sono di quelli che fino all'ultima ora credono al nulla. Ma, al momento della separazione, lo Spirito ha un profondo ravvedimento; il dubbio s'impadronisce di lui e lo tortura, perché si domanda che cosa diventerà; vuole afferrare qualcosa e non vi riesce. La separazione non può avvenire senza queste impressioni.»

Uno Spirito ci ha dato, in un'altra circostanza, il seguente quadro della fine dell'incredulo.

"L'incredulo irriducibile prova nei suoi ultimi istanti le angosce di quei terribili incubi, dove ci si vede sull'orlo di un precipizio, sul punto di cadere nell'abisso; si fanno inutili sforzi per fuggire, ma non si riesce a camminare; ci si vuole aggrappare a qualcosa, afferrare un punto d'appoggio, ma ci si sente scivolare; si vuole invocare qualcuno, ma non si può articolare alcun suono; è a questo punto che si vede il moribondo dibattersi, torcersi le mani ed emettere grida soffocate, segni certi dell'incubo al quale è in preda. Nell'incubo comune, il risveglio vi tira fuori dall'inquietudine, e voi vi sentite felici di scoprire che avete fatto soltanto un sogno. Ma l'incubo della morte si protrae spesso per lungo tempo, anche per anni, dopo il trapasso, e ciò che rende queste sensazioni ancora più penose per lo Spirito sono le tenebre, in cui a volte egli si trova sprofondato."

7. Voi avete detto che al momento di morire non vedevate più, ma che presentivate. Non vedevate più corporalmente, questo ben si comprende; ma, prima dell'estinzione della vita, presentivate già in che cosa sarebbe consistita la luminosità del mondo degli Spiriti?

«È ciò che ho detto precedentemente: l'istante della morte dona allo Spirito la chiaroveggenza; gli occhi non vedono più, ma lo Spirito, che possiede una vista ben più profonda, scopre istantaneamente un mondo sconosciuto. La verità, che improvvisamente gli appare, gli dà — momentaneamente, è vero — o una gioia profonda o una pena inesprimibile, secondo lo stato della sua coscienza e il ricordo della sua vita passata.»

Si tratta dell'istante che precede quello in cui lo Spirito perde conoscenza, il che spiega l'impiego del termine momentaneamente perché le medesime impressioni, gradevoli o penose, proseguono al risveglio.

8. Abbiate la compiacenza di riferirci ciò che, nell'istante in cui i vostri occhi si sono aperti alla luce, vi ha impressionato maggiormente, ciò che, insomma, avete visto. Se è possibile, descriveteci l'aspetto delle cose che si sono offerte alla vostra vista.

«Quando son potuto tornare in me e ho potuto vedere ciò che avevo davanti agli occhi, ero come tramortito e non me ne rendevo ben conto, poiché la lucidità non ritorna istantaneamente. Ma Dio, che mi ha dato un segno profondo della Sua bontà, ha permesso che io recuperassi le mie facoltà. Io mi sono visto attorniato da numerosi e fedeli amici. Tutti gli Spiriti protettori che vengono ad assisterci mi attorniavano e mi sorridevano; una felicità senza pari li animava, e io stesso, forte e in salute, potevo, senza sforzo alcuno, trasportarmi attraverso lo Spazio. Ciò che ho visto non ha nome nel linguaggio umano.

Vi parlerò, del resto, più ampiamente di tutte le mie felicità, senza tuttavia oltrepassare il limite che Dio esige. Sappiate che la felicità, come fra di voi la concepite, è una finzione. Vivete saggiamente, santamente, nello spirito di carità e di amore, e vi sarete preparati a delle impressioni che i vostri più grandi poeti non saprebbero descrivere.»

Le fiabe sono senza dubbio piene di cose assurde; ma non sarebbero in alcuni punti, l'immagine di ciò che avviene nel mondo degli Spiriti? Il racconto del Signor Sanson non assomiglia forse a quello di un uomo che, addormentatosi in una povera e buia capanna, si sveglia in uno splendido palazzo, in mezzo a una corte brillante?


III


9. Sotto quale aspetto gli Spiriti vi si sono presentati? Sotto forma umana?

«Sì, mio caro amico. Gli Spiriti, sulla Terra, ci avevano insegnato che essi conservavano nell'altro mondo la forma transitoria che avevano avuto sulla Terra; ed è la verità. Ma quale differenza tra la macchina informe, che si trascina penosamente con il suo carico di prove, e la meravigliosa fluidità del corpo degli Spiriti! La bruttezza non esiste più, perché i tratti hanno perduto la durezza d'espressione che forma il carattere distintivo della razza umana. Dio ha beatificato tutti questi corpi graziosi che si muovono con ogni eleganza della forma; il linguaggio ha delle intonazioni, per voi intraducibili, e lo sguardo ha la profondità di una stella. Fate in modo di vedere, con il pensiero, ciò che Dio può fare nella sua onnipotenza, Lui l'architetto degli architetti, e vi sarete fatti una tenue idea della forma degli Spiriti.»

10. E voi, voi come vi vedete? Vi riconoscete una forma delimitata, circoscritta, benché fluidica? Vi sentite una testa, un tronco, delle braccia, delle gambe?

«Lo Spirito, avendo conservato la sua forma umana, ma divinizzata e idealizzata, ha incontestabilmente tutte le membra di cui voi parlate. Io mi sento perfettamente gambe e dita, perché noi possiamo, per nostra volontà, apparirvi o stringervi le mani. Io sono accanto a voi e ho stretto la mano di tutti i miei amici, senza che essi ne abbiano avuta coscienza; la nostra fluidità può stare dappertutto senza perturbare lo spazio, senza dare alcuna sensazione, se questo è il nostro desiderio. In questo momento, voi avete le mani intrecciate, e io ho le mie tra le vostre. Io vi dico: vi voglio bene, ma il mio corpo non occupa spazio, la luce lo attraversa, e quello che voi chiamereste un miracolo — nel caso ciò fosse possibile —, per gli Spiriti è l'azione continua di tutti gli istanti.

La vista degli Spiriti non si può paragonare con la vista umana, allo stesso modo che il loro corpo non ha una qualsiasi somiglianza reale, poiché tutto è cambiato nell'insieme e nell'essenza. Lo Spirito — ve lo ripeto — ha una perspicacia divina che abbraccia tutto, poiché può intuire anche il vostro pensiero; e può anche, all'occasione, prendere la forma che meglio può ricordarlo alla vostra memoria. Ma, di fatto, lo Spirito superiore, che ha terminato le sue prove, ama la forma che ha potuto condurlo vicino a Dio.»

11. Gli Spiriti non hanno sesso. Tuttavia, poiché fino a pochi giorni fa voi eravate un uomo, nel vostro nuovo stato, conservate la natura maschile più di quella femminile? Ed è la medesima cosa per uno Spirito che avesse lasciato il suo corpo da lungo tempo?

«Non abbiamo alcun motivo per essere di natura maschile o femminile: gli Spiriti non si riproducono. Dio li creò secondo la Sua volontà e se, per i Suoi disegni meravigliosi, Egli ha voluto che gli Spiriti si reincarnassero sulla Terra, ha dovuto decretare la riproduzione delle specie attraverso il maschio e la femmina. Ma — ben lo capirete, senza che sia necessaria alcuna spiegazione — gli Spiriti non possono avere un sesso.»

Sempre è stato detto che gli Spiriti non hanno sesso; i sessi non sono necessari che per la riproduzione dei corpi. E poiché gli Spiriti non si riproducono, i sessi sarebbero per loro inutili. La nostra domanda non si prefiggeva di confermare questo fatto; ma, in seguito alla recente morte del signor Sanson, noi volevamo sapere se gli rimaneva qualche impressione del suo stato terreno. Gli Spiriti purificati si rendono perfettamente conto della loro natura, ma fra gli Spiriti inferiori, non dematerializzati, ve ne sono molti che credono di essere ancora ciò che erano sulla Terra e conservano le medesime passioni e i medesimi desideri. Costoro si credono ancora uomini o donne, ed ecco perché ci sono di quelli che hanno affermato che gli Spiriti hanno un sesso. È così che certe contraddizioni derivano dallo stato più o meno avanzato degli Spiriti che si manifestano; il torto non è però tanto da addebitare agli Spiriti, quanto a coloro che li interrogano e non si danno la pena di approfondire le questioni.

12. Con quale aspetto vi si presenta la seduta? È, per le vostre nuove vedute, ciò che vi appariva quando eravate vivo? Le persone hanno per voi il medesimo aspetto? Tutto è parimenti chiaro, parimenti nitido?

«Più che chiaro, perché io posso leggere nel pensiero di tutti, e sono molto felice della benefica impressione che mi procura la buona volontà di tutti gli Spiriti riuniti. Io desidero che la medesima intesa possa avvenire non solo a Parigi, attraverso la riunione di tutti i gruppi, ma anche nella Francia intera, dove vi sono dei gruppi che si separano, invidiandosi vicendevolmente, incitati da Spiriti turbolenti che si compiacciono del disordine, mentre lo Spiritismo deve essere l'oblio completo e assoluto dell'io.»

13. Voi dite che leggete nel nostro pensiero. Potreste farci comprendere come avviene questa trasmissione del pensiero?

«Ciò non è facile. Per descrivervi, per spiegarvi questo prodigio singolare della vita degli Spiriti, bisognerebbe schiudervi tutto un arsenale di agenti nuovi, così che voi diventereste sapienti quanto noi, il che non è possibile, poiché le vostre facoltà sono limitate dalla materia. Pazienza! Migliorate, e vi arriverete. Voi, attualmente, non avete che quanto Dio vi concede, ma con la speranza di progredire continuamente. Più avanti, voi sarete come noi. Nel frattempo fate dunque in modo di ben morire per saperne di più. La curiosità, che è lo stimolo dell'uomo pensante, vi accompagna tranquillamente fino alla morte, riservandovi l'appagamento di tutte le vostre curiosità passate, presenti, e future. Nell'attesa, per rispondere, bene o male che sia, alla vostra domanda, vi dirò: l'aria che vi circonda, come noi impalpabile, trasporta, per così dire, il carattere del vostro pensiero; il respiro che voi esalate è, per così dire, la pagina scritta dei vostri pensieri; essi sono letti e commentati dagli Spiriti che di continuo sono acanto a voi; sono i messaggi di una telegrafia divina cui nulla sfugge.»


La morte del giusto


Dopo la prima evocazione del signor Sanson, avvenuta presso la Società di Parigi, uno Spirito fece, a tal proposito, la comunicazione che segue.

"La morte dell'uomo di cui vi occupate in questo momento è stata la morte del giusto; vale a dire, accompagnata da tranquillità e speranza. Come il giorno succede naturalmente all'alba, così la vita spirituale è succeduta per lui alla vita terrena, senza scosse, senza lacerazioni, e il suo ultimo respiro è stato esalato in un inno di riconoscenza e di amore. Quanto pochi sono coloro che attraversano così questo duro passaggio! Quanto pochi sono coloro che, dopo la confusione e la disperazione della vita, sentono il ritmo armonioso delle sfere! Come l'uomo in buona salute, mutilato da una pallottola, soffre ancora nelle membra da cui il suo corpo è ormai separato, così l'anima dell'uomo, che muore senza fede e senza speranza, si lacera e palpita fuggendo dal corpo e lanciandosi, inconscia di sé stessa, nello Spazio.

Pregate per queste anime tormentate; pregate per tutti coloro che soffrono; la carità non è limitata all'Umanità visibile: essa soccorre e consola anche gli esseri che popolano lo Spazio. Voi ne avete avuta una prova toccante attraverso la conversione così improvvisa di questo Spirito, mosso a pietà dalle preghiere spiritiste recitate sulla tomba dell'uomo dabbene, che voi dovete interrogare e che desidera farvi avanzare sulla santa via. 1 L'amore non ha limiti; esso riempie lo Spazio donando e ricevendo mutuamente le sue divine consolazioni. Il mare si estende in una prospettiva infinita, il suo ultimo orizzonte sembra confondersi con il cielo, e lo Spirito è inebriato dallo splendido spettacolo di queste due grandezze. Così l'amore, più profondo dei flutti, più infinito dello Spazio, deve riunire tutti voi, incarnati e disincarnati, nella medesima comunione di carità e realizzare la sublime fusione del finito e dell'eterno."

GEORGES

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[1] Allusione allo Spirito di Bernard, che spontaneamente si è manifestato il giorno delle esequie del signor Sanson (vedere la Rivista Spiritista del maggio 1862, p.132)
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Il signor Jobard


Direttore del Museo dell'Industria di Bruxelles; nato a Bissey (Alta Marna); morto a Bruxelles, d'un attacco di apoplessia fulminante, il 27 ottobre 1861, all'età di sessantanove anni

Il signor Jobard era presidente onorario della Società Spiritista di Parigi. Si era stabilito di evocarlo nella seduta dell'8 novembre, allorché egli prevenne il nostro desiderio, dandoci spontaneamente la comunicazione che segue.

"Eccomi, sono quello che voi state per evocare, e voglio manifestarmi subito al medium che finora ho vanamente sollecitato.

Innanzi tutto voglio raccontarvi le impressioni da me provate al momento della separazione della mia anima: ho avvertito in me una scossa incredibile, di colpo mi sono ricordato della mia nascita, della mia giovinezza, della mia età matura; tutta la mia vita è sfilata nitida nella mia memoria. Non provavo che un pio desiderio: quello di ritrovarmi nelle regioni rivelate dalla cara credenza; poi, tutto questo tumulto si è calmato. Io ero libero, e il mio corpo giaceva inerte. Ah, miei cari amici, quale ebbrezza liberarsi del peso del corpo! Quale ebbrezza abbracciare lo Spazio! Non dovete pensare tuttavia che io sia diventato tutt'a un tratto un eletto del Signore. No. Io mi trovo tra quegli Spiriti che, avendo imparato qualcosa, molto devono ancora imparare. Non ho tardato a ricordarmi di voi, miei fratelli in esilio, e, ve lo assicuro, siete stati circondati da tutta la mia simpatia e da tutti i miei auguri.

Volete sapere quali sono gli Spiriti che mi hanno ricevuto? Quali sono state le mie impressioni? Mi sono stati amici tutti coloro che noi evochiamo, tutti i fratelli che hanno partecipato ai nostri lavori. Ho conosciuto lo splendore, ma non riesco a descriverlo. Mi sono applicato per ravvisare ciò che c'era di vero nelle comunicazioni, pronto a rettificare tutte le asserzioni erronee; pronto, infine, a essere il cavaliere della verità nell'altro mondo come lo sono stato nel vostro."

Jobard


1. Quando eravate vivo, ci avevate raccomandato di chiamarvi quando avreste lasciato la Terra; lo stiamo facendo, non solo per conformarci al vostro desiderio, ma soprattutto per rinnovarvi la testimonianza della nostra vivissima e sincera simpatia, e anche nell'interesse della nostra istruzione, poiché voi, come nessun altro, siete in grado di offrirci degli insegnamenti precisi riguardo al mondo in cui vi trovate. Saremmo dunque felici se voi voleste rispondere alle nostre domande.

«In questo momento, ciò che importa di più è la vostra istruzione. Riguardo alla vostra simpatia, io la vedo e non ne avverto più la manifestazione solo attraverso le orecchie, la qual cosa costituisce un grande progresso.»

2. Per meglio fissare le nostre idee e per non parlare in modo vago, vi domanderemo subito quale posto, qui, voi occupate, e come vi vedremmo se potessimo vedervi.

«Mi trovo vicino al medium, e voi mi vedreste sotto le apparenze di quel Jobard che sedeva al vostro tavolo, poiché i vostri occhi mortali, ancora bendati, possano vedere gli Spiriti solo sotto le loro apparenze mortali.»

3. Avreste voi la possibilità di rendervi visibile a noi? E se non lo potete, che cosa vi si oppone?

«La predisposizione che, riguardo a ciò, voi avete e che è del tutto personale. Un medium veggente mi vedrebbe, ma gli altri non mi vedono.»

4. Questo posto è quello che voi occupavate da vivo, quando assistevate alle nostre sedute, e che noi vi abbiamo riservato. Quindi coloro che vi hanno visto qui devono immaginare di vedervi qui tale e quale eravate allora. Se non ci siete con il vostro corpo materiale, ci siete con il vostro corpo fluidico che ha la medesima forma. Se noi non vi vediamo con gli occhi del corpo, vi vediamo con quelli del pensiero; se voi non potete comunicare con la parola, potete farlo attraverso la scrittura con l'aiuto di un medium. I nostri rapporti con voi non sono dunque affatto interrotti a causa della vostra morte, e possiamo intrattenerci con voi altrettanto facilmente e altrettanto completamente come le altre volte. È dunque così che stanno le cose?

«Sì. E voi lo sapete da molto tempo. Occuperò spesso questo posto, e anche a vostra insaputa, perché il mio Spirito abiterà fra di voi.»

Osservazione: Richiamiamo l'attenzione su quest'ultima frase: "Il mio Spirito abiterà fra di voi". In questo caso, non si tratta di una figura retorica, ma di una realtà. In virtù della conoscenza che lo Spiritismo ci dà sulla natura degli Spiriti, sappiamo che uno Spirito può essere tra di noi non solamente con il pensiero, ma di persona, per mezzo del suo corpo etereo, che fa di lui una individualità ben distinta. Uno Spirito può dunque abitare tra di noi dopo la morte, come da vivo con il suo corpo; anzi, meglio ancora, poiché può andare e venire quando vuole. Noi abbiamo così una folla di ospiti invisibili, alcuni indifferenti, altri che sono a noi legati dall'affetto. È a questi ultimi soprattutto che si addice questa frase: "Essi abitano fra di noi," che può così tradursi: essi ci assistono, ci ispirano e ci proteggono.

5. Non è molto che, da vivo, voi sedevate in questo medesimo posto; le condizioni nelle quali vi trovate ora vi sembrano strane? Quale effetto produce in voi questo cambiamento?

«Queste condizioni non mi sembrano affatto strane, poiché il mio Spirito disincarnato gode di una chiarezza che non lascia in ombra nessuna delle questioni ch'egli considera.»

6. Vi ricordate di essere stato in questa medesima condizione prima della vostra ultima esistenza? E vi trovate in qualcosa cambiato?

«Ricordo le mie anteriori esistenze e trovo che sono migliorato; per questo mi identifico con ciò che vedo. All'epoca delle mie precedenti incarnazioni — il mio Spirito era turbato — mi accorgevo soltanto delle lacune terrene.»

7. Vi ricordate della vostra penultima esistenza, di quella che precedette l'esistenza del signor Jobard?

«Nella mia penultima esistenza, io ero un operaio meccanico, tormentato dalla miseria e dal desiderio di perfezionarmi nel mio lavoro. Ho realizzato, diventando Jobard, i sogni del povero operaio, e lodo Dio la cui bontà infinita ha fatto germogliare la pianta, di cui aveva deposto il seme nel mio cervello.»

8. Voi avete già comunicato da qualche altra parte?

«Finora non ho comunicato che molto poco. In molti luoghi, uno Spirito ha preso il mio nome; a volte ero vicino a lui, senza poterlo fare direttamente; la mia morte è così recente che ancora sono soggetto a certe influenze terrene. Dev'esserci una perfetta simpatia perché io possa esprimere il mio pensiero. Fra poco agirò incondizionatamente; ma, lo ripeto, attualmente non posso ancora farlo. Quando un uomo alquanto conosciuto muore, viene chiamato da tutte le parti; mille Spiriti s'impegnano a rivestire la sua individualità; è ciò che è accaduto anche a me in parecchie circostanze. Io vi assicuro che subito dopo la liberazione, non sono molti gli Spiriti che possono comunicare, neppure con il medium preferito.»

9. Vedete gli Spiriti, che sono qui con noi?

«Io vedo soprattutto Lazzaro ed Éraste, poi, più lontano, lo Spirito di Verità che plana nello Spazio; poi una folla di Spiriti amici, i quali vi attorniano solleciti e benevoli. Siate felici, amici, poiché buone influenze vi contendono alle calamità dell'errore.»

10. Quand'eravate vivo, voi condividevate l'opinione che era stata formulata sulla formazione della Terra, che essa, cioè, risulterebbe dall'incrostazione di quattro pianeti che sarebbero stati saldati insieme. Siete sempre di questa stessa opinione?

«Si tratta di un errore. Le recenti scoperte geologiche provano le convulsioni della Terra e la sua successiva formazione. La Terra, come gli altri pianeti, ha avuto la sua propria vita, e Dio non ha avuto bisogno di quel grande disordine o di quella aggregazione di pianeti. L'acqua e il fuoco sono i soli elementi organici della Terra.»

11. Voi pensavate anche che gli uomini potessero entrare in catalessi per un tempo illimitato? E che il genere umano fosse apparso sulla Terra in questo modo?

«Illusione della mia immaginazione che superava sempre il limite. La catalessi può essere lunga, ma non indeterminata. Tradizioni, grossolane leggende elaborate dall'immaginazione orientale. Amici miei, io ho già molto sofferto riandando col pensiero alle illusioni di cui ho nutrito il mio spirito: non ingannatevi a questo riguardo. Molto avevo appreso e, posso ben dirlo, la mia intelligenza, pronta ad appropriarsi di questi vasti e diversi studi, aveva mantenuto nella mia ultima incarnazione l'amore per il meraviglioso e per il complicato, attinto dalle immaginazioni popolari.

Io, per ora, mi sono poco occupato delle questioni puramente intellettuali, nel senso che intendete voi. E come potrei farlo, abbagliato e incantato come sono dallo spettacolo meraviglioso che mi circonda? Il vincolo dello Spiritismo, più forte di quanto voialtri potete immaginare, è il solo che può attirare il mio essere verso questa Terra che io abbandono, non con gioia — ciò sarebbe un'empietà ma con la profonda riconoscenza della liberazione.»

Al momento della sottoscrizione aperta dalla Società a favore degli operai di Lione, nel febbraio del 1862, un membro ha versato 50 franchi, di cui 25 a suo nome, e 25 a nome del signor Jobard. Questi fece, a tale proposito, la seguente comunicazione:

"Sono felice e riconoscente per non essere stato dimenticato dai miei fratelli spiritisti. Grazie al cuore generoso che vi ha portato l'offerta, che vi avrei data io stesso se avessi ancora abitato il vostro mondo. In quello in cui abito ora, non v'è bisogno di denaro. Perciò ho dovuto attingere nella borsa dell'amicizia per dare la prova materiale che anch'io ero rimasto profondamente turbato dall'infortunio occorso ai miei fratelli di Lione. Onesti lavoratori, che ardentemente coltivate la vigna del Signore, quanto ora dovete credere che la carità non è una vana parola, dal momento che piccoli e grandi vi hanno dimostrato simpatia e fraternità! Siete sulla grande strada umanitaria del progresso: possa Dio mantenervici, e possiate essere più felici. Gli Spiriti amici vi sosterranno, e voi trionferete!

Io incomincio a vivere spiritualmente, più calmo e meno tormentato dalle evocazioni che piovevano su di me da ogni parte. La moda impera anche sugli Spiriti. Quando la 'moda Jobard' farà posto a un'altra moda, e quando io rientrerò nel nulla dell'oblio umano, io, allora, pregherò i miei amici seri — intendo, attraverso questo termine, coloro la cui intelligenza non dimentica — e li pregherò di evocarmi; approfondiremo, allora, quelle questioni trattate troppo superficialmente, e il vostro Jobard, completamente trasfigurato, potrà essere utile, cosa ch'egli si augura di tutto cuore."

Jobard

Dopo i primi tempi, consacrati a rassicurare i suoi amici, il signor Jobard ha preso posto tra gli Spiriti che lavorano attivamente al rinnovamento sociale, attendendo il suo prossimo ritorno tra i vivi per prendere una parte ancora più attiva e diretta a tale movimento. Dopo questo periodo, ha sovente dato alla Società di Parigi, della quale egli tiene molto a restare membro, delle comunicazioni di incontestabile superiorità senza allontanarsi dall'originalità e dalle battute spiritose che costituivano il fondo del suo carattere e che lo fanno riconoscere prima ancora ch'egli vi abbia apposto la sua firma.


Samuel Philippe


Samuel Philippe era un uomo dabbene, nella totale accezione del termine. Nessuno ricordava di avergli mai visto commettere una cattiva azione, né fare volontariamente un torto a chicchessia. D'una devozione senza limiti verso i suoi amici, si poteva star certi di trovarlo sempre disponibile quando si trattava di fare un favore, fors'anche a scapito dei suoi interessi. Pene, fatiche, sacrifici, nulla gli impediva di essere utile, ed egli faceva tutto naturalmente, senza alcuna ostentazione, meravigliandosi anzi che gliene si facesse un merito. Giammai ne ha voluto a coloro che gli avevano fatto del male, e poneva, nel rendere loro dei piaceri, altrettanta sollecitudine che se gli avessero fatto del bene. Quando aveva a che fare con degli ingrati, diceva: "Non me bisogna compiangere, bensì loro". Benché molto intelligente e benché dotato naturalmente di molto spirito, la sua vita, interamente fatta di lavoro, era stata oscura e disseminata di dure prove. Era una di quelle nature elette che fioriscono nell'ombra, di cui il mondo non parla, e il cui splendore non erompe su questa terra. Egli aveva attinto dalla conoscenza dello Spiritismo un'ardente fede nella vita futura e una grande rassegnazione riguardo ai mali della vita terrena. È morto nel dicembre del 1862, all'età di cinquant'anni, in seguito a una dolorosa malattia, sinceramente rimpianto dalla sua famiglia e dagli amici. È stato evocato parecchi mesi dopo la sua morte.

— Avete un ricordo preciso dei vostri ultimi istanti sulla Terra?

«Certamente. Questo ricordo mi è ritornato poco a poco, poiché in quel momento le mie idee erano ancora confuse.»

— Vorreste descriverci, per nostra istruzione e per l'interesse che ci ispira la vostra vita esemplare, come per voi si è effettuato il passaggio dalla vita corporale alla vita spirituale? E qual è la vostra situazione nel mondo degli Spiriti?

«Questa relazione non sarà utile soltanto a voi, ma lo sarà anche a me. Riportando i miei pensieri sulla Terra, il confronto mi farà ancor meglio apprezzare la bontà del Creatore.

Voi sapete di quante tribolazioni è stata disseminata la mia vita; ma io, grazie a Dio, non ho mai mancato di coraggio nelle avversità. E oggi ne gioisco. Quante cose avrei perduto se avessi ceduto allo scoraggiamento! E ancora tremo al solo pensiero che, per una mia debolezza, ciò che ho sopportato sarebbe stato senza alcuna utilità e tutto sarebbe stato da ricominciare daccapo. Oh, amici miei, possiate voi intimamente compenetrarvi in questa verità! Ne va della vostra felicità futura. No, siatene certi, non significa acquistare questa felicità a un prezzo troppo alto il pagarla con alcuni anni di sofferenza. Ah, se voi sapeste quanto siano pochi alcuni anni di fronte all'infinito!

Se la mia ultima esistenza ha avuto, ai vostri occhi, qualche merito, non altrettanto avreste detto di quelle che l'hanno preceduta. È a forza di lavoro su me stesso che io sono diventato quello che adesso sono. Per cancellare le ultime tracce dei miei errori anteriori, era necessario che io subissi ancora queste ultime prove che ho volontariamente accettato. Dalla fermezza delle mie risoluzioni ho attinto la forza per sopportarle senza lamentele. Oggi, quelle prove, io le benedico; grazie a esse, ho rotto con il passato, che per me altro non è che un ricordo, e posso ormai contemplare con legittima soddisfazione il cammino che ho percorso.

Oh voi, che mi avete fatto soffrire sulla Terra, che siete stati duri e maldisposti verso di me, che mi avete umiliato e riempito d'amarezza, o voi, la cui malafede mi ha spesso indotto alle più dure privazioni, non solo io vi perdono, ma vi ringrazio. Volendo farmi del male, voi non sospettavate che mi stavate facendo altrettanto bene.

È vero, pertanto, che è a voi che io devo in gran parte la felicità di cui ora godo, perché voi mi avete fornito l'occasione di perdonare e di rendere bene per male. Dio vi ha messo sulla mia strada per saggiare la mia pazienza, e perché io mi esercitassi nella pratica della carità, quella più difficile: l'amore per i propri nemici.

Non perdete la pazienza per questa mia digressione. Arrivo subito a ciò che mi avete domandato.

Nella mia ultima malattia, pur soffrendo crudelmente, io non ho avuto agonia; la morte è venuta per me, come viene il sonno, senza lotte e senza scosse. Non avendo alcun genere di apprensione per il futuro, non mi sono avvinghiato alla vita; non ho dovuto, di conseguenza, dibattermi sotto le ultime strette; la separazione si è conclusa senza sforzi, senza dolore e senza che io me ne accorgessi.

Non so quanto sia durato quest'ultimo sonno, ma credo sia stato breve. Il risveglio è stato di una calma che contrastava con il mio stato precedente. Non avvertivo più dolore e ne gioivo; volevo alzarmi, camminare, ma un intorpidimento che però non aveva niente di sgradevole, che aveva anzi una certa attrattiva, mi tratteneva, e io mi ci abbandonavo con una sorta di voluttà senza affatto rendermi conto della mia situazione e senza sospettare di aver lasciato la Terra. Ciò che mi circondava mi appariva come in un sogno. Vidi mia moglie e alcuni miei amici, in ginocchio nella stanza, che piangevano, e io mi dissi che senza dubbio essi mi credevano morto. Volli disincantarli, ma non riuscii ad articolare parola, dal che dedussi che stavo sognando. Ciò che mi confermò questa idea è il fatto che io mi vidi attorniato da molte persone care, morte da tempo, e da altre che di primo acchito non riconobbi, e che sembravano vegliare su di me e attendere il mio risveglio.

Questo stato fu inframmezzato da momenti di lucidità e di torpore, durante i quali recuperavo e perdevo alternativamente la coscienza del mio Io. A poco, a poco le mie idee acquisirono una maggiore nitidezza; la luce che intravedevo solo attraverso una specie di nebbia, divenne più brillante; allora incominciai a riconoscermi e compresi che non appartenevo più al mondo terreno. Se non avessi conosciuto lo Spiritismo, l'illusione si sarebbe senza dubbio protratta molto più a lungo.

La mia spoglia mortale non era stata ancora seppellita. La considerai con pietà, gioendo di essermene alla fine sbarazzato. Ero così felice di essere libero! Respiravo perfettamente a mio agio, come qualcuno che esca da un'atmosfera nauseabonda; una indicibile sensazione di felicità penetrava tutto il mio essere. La presenza di coloro che io avevo amato mi colmava di gioia, né ero per nulla sorpreso di vederli; ciò mi sembrava del tutto naturale, ma mi pareva di rivederli dopo un lungo viaggio. Una cosa mi stupì subito, ed era il fatto che ci comprendessimo senza articolare alcuna parola; i nostri pensieri si trasmettevano attraverso il solo sguardo e come per una penetrazione fluidica.

Tuttavia io non mi ero ancora del tutto liberato dalle idee terrene; il ricordo di ciò che avevo sopportato mi ritornava di tanto in tanto alla memoria, come per farmi meglio apprezzare la mia nuova situazione. Avevo sofferto fisicamente, ma soprattutto moralmente; ero stato bersaglio della maldicenza, di quelle mille preoccupazioni più penose forse a sopportarsi delle sofferenze reali, poiché sono causa di un'ansietà perpetua. Quella impressione non mi si era ancora completamente cancellata, e a volte io mi chiedevo se me ne fossi realmente liberato; mi sembrava di udire ancora certe sgradevoli voci; temevo quegli imbarazzi che tanto spesso mi avevano tormentato e, mio malgrado, tremavo. Mi tastavo, per così dire, per assicurarmi che non ero vittima di un sogno. E, quando raggiunsi la certezza che tutto quello era per davvero finito, mi sembrò che un peso enorme mi fosse stato levato via. È dunque vero, mi dicevo, che sono alfine libero da tutte quelle preoccupazioni che costituiscono il tormento della vita. E ne rendevo grazie a Dio. Ero come un povero al quale tutt'a un tratto tocchi in sorte una grande fortuna; per qualche tempo egli dubita della realtà e avverte ancora le apprensioni del bisogno. Oh, se gli uomini concepissero la vita futura! Quale forza, quale coraggio darebbe loro questo convincimento nelle avversità! Che cosa essi non farebbero, mentre sono sulla Terra, per assicurarsi la felicità che Dio riserva a quanti dei Suoi figli sono stati ligi alle Sue leggi! Vedrebbero essi quanto le gioie che invidiano siano ben poca cosa a fronte di quelle che trascurano!»

— Questo mondo — per voi così nuovo e al cui confronto il nostro è sì poca cosa — e i numerosi amici, che qui avete ritrovato, vi hanno fatto forse perdere di vista la vostra famiglia e i vostri amici ancora sulla Terra?

«Se li avessi dimenticati, sarei indegno della felicità di cui godo: Dio non ricompensa l'egoismo, lo punisce. Il mondo in cui mi trovo può farmi disdegnare la Terra, ma non gli Spiriti che vi sono incarnati. È soltanto fra gli uomini che notiamo come la prosperità faccia dimenticare i compagni di sventura. Io vado spesso a rivedere i miei; sono felice del buon ricordo ch'essi hanno serbato di me. Il loro pensiero mi attrae verso di loro; assisto alle loro conversazioni, gioisco delle loro gioie, le loro pene mi rattristano, ma non si tratta più di quella tristezza ansiosa della vita umana, perché comprendo che quelle pene non sono che temporanee e sono per il loro bene. Io sono felice al pensiero che un giorno essi verranno in questa fortunata dimora dove il dolore è sconosciuto. È in ciò che io mi impegno, al fine di renderli meritevoli di questo. Mi sforzo di suggerir loro la rassegnazione, che io stesso ho avuto, alla volontà di Dio. La mia più grande pena è quella di vederli protrarre questo momento con la loro mancanza di coraggio, con le loro lamentele, con i loro dubbi sull'avvenire o con qualche azione biasimevole. Cerco allora di allontanarli dalla cattiva strada; se ci riesco, è una grande felicità per me, e tutti qui ne esultiamo; se fallisco, mi dico con amarezza: ancora, per loro, un ritardo. Mami consolo pensando che nulla è irrimediabilmente perduto.»


Il signor Van Durst


Ex funzionario, morto ad Anversa nel 1863, all'età di ottant'anni

Poco tempo dopo la sua morte, avendo un medium domandato alla sua guida spirituale se si poteva evocarlo, gli fu cosi risposto: "Questo Spirito sta lentamente uscendo dal suo turbamento. Egli potrebbe già rispondervi, ma la comunicazione gli costerebbe troppa fatica. Vi prego perciò di attendere ancora quattro giorni, ed egli vi risponderà. Da qui ad allora egli saprà delle buone intenzioni che voi avete espresso nei suoi riguardi, e vi verrà incontro riconoscente e da buon amico".

Quattro giorni più tardi lo Spirito dettò quanto segue:

"Amico mio, la mia vita fu di ben poco peso sulla bilancia dell'eternità; tuttavia io sono lontano dall'essere infelice; mi trovo nella condizione modesta, ma relativamente felice, di colui che praticò poco il male, senza per questo mirare alla perfezione. Se ci sono persone felici in una piccola sfera, ebbene, io sono tra queste! Non rimpiango che una cosa, ed è quella di non aver conosciuto ciò che voi ora sapete; il mio turbamento sarebbe stato meno lungo e meno penoso. Esso, in effetti, è stato grande: un vivere e non vivere; vedere il proprio corpo, esservi fortemente attaccato, e tuttavia non poter più servirsene; vedere quelli che abbiamo amato e sentire il pensiero, che ci unisce a loro, affievolirsi. Oh, come è terribile! Oh, che momento crudele! Che momento quello, allorché lo stordimento vi afferra e vi soffoca! E, un istante dopo, le tenebre. Sentire e, un istante dopo, essere annientati. Si vuole avere la coscienza del proprio io, e non si può ritrovarla; non si esiste più, e tuttavia si sente che si esiste; ma ci si trova in un turbamento profondo! E poi, dopo un tempo incommensurabile, un tempo di angosce represse, perché non si ha più la forza di sentirle, dopo questo tempo che pare interminabile, rinascere lentamente alla vita:

svegliarsi in un mondo nuovo! Niente più corpo materiale, niente più vita terrena: la vita immortale! Niente più uomini carnali, ma forme leggere, Spiriti che vagano da ogni parte, che volteggiano intorno a voi; e voi non potete abbracciarli tutti con lo sguardo, perché è nell'infinito ch'essi fluttuano! Avere davanti a sé lo spazio e poterlo varcare con la sola volontà; comunicare attraverso il pensiero con tutto ciò che vi circonda! Amico, quale nuova vita! Quale vita brillante! Quale vita di gioie!... Salve! Oh, salve eternità, che mi serri nel tuo seno!... Addio, Terra, che così a lungo mi trattenesti lontano dall'elemento naturale della mia anima! No. Io non voglio più saperne di te, perché tu sei terra d'esilio, e la tua più grande felicità è un nulla!

Ma se io avessi saputo ciò che voi sapete, quanto questa iniziazione all'altra vita mi sarebbe stata più facile e più piacevole! Avrei saputo prima di morire ciò che ho dovuto apprendere più tardi, al momento della separazione dal corpo, e la mia anima si sarebbe liberata più facilmente. Voi siete sulla via, ma non andrete mai e poi mai troppo lontano! Ditelo a mio figlio, ma diteglielo tante e tante volte finché vi creda e s'istruisca; allora, al suo arrivo qui, non saremo separati.

Addio a tutti, amici, addio. Vi attendo e, per tutto il tempo che voi sarete sulla Terra, verrò spesso a istruirmi presso di voi, perché io ancora non so tanto quanto parecchi di voi sanno. Ma imparerò velocemente qui, dove non ho più ostacoli che mi trattengono, e dove non ho più gli anni a indebolire le mie forze. Qui si vive a grandi tratti e si avanza, perché si vedono davanti a sé orizzonti così belli che si è impazienti di abbracciarli.

Addio, vi lascio, addio."

VAN DURST


Sixdeniers


Uomo dabbene, morto in un incidente, da vivo, conosciuto dal medium

(Bordeaux, 11 febbraio 1861)

— Potete darmi alcuni dettagli sulla vostra morte?

«Dettagli sulla mia morte, dopo essere annegato, sì.»

— Perché non prima?

«Perché già li conosci» (Il medium effettivamente li conosceva).

— Vogliate dunque descrivermi le vostre sensazioni dopo la morte.

«È trascorso molto tempo prima di riconoscermi, ma con la grazia di Dio e con l'aiuto di coloro che mi circondavano, quando si è fatta luce, ne sono stato inondato. Puoi ben sperare: sempre troverai più di quanto t'attendi. Niente di materiale; tutto colpisce i sensi nascosti; tutto ciò che non può toccare né l'occhio né la mano. Mi comprendi? Si tratta di un'estasi spirituale che supera il vostro intendimento, perché non ci sono parole per spiegarla: solo l'anima può percepirla.

Il mio risveglio è stato molto felice. La vita è uno di quei sogni che, nonostante l'idea grottesca che si attribuisce a questa parola, posso solo definire come un incubo spaventoso. Immagina di essere chiuso in un carcere infetto; immagina che il tuo corpo, roso dai vermi che penetrano fin nel midollo delle ossa, sia sospeso sopra una fornace ardente; che la tua bocca riarsa non trovi neppure l'aria per rinfrescarla; che il tuo Spirito colpito dall'onore non veda intorno a te che mostri pronti a divorarti; figurati, infine, tutto ciò che di più odioso, di più orribile un sogno fantastico può generare, e trovati tutt'a un tratto trasportato in un Eden delizioso. Svegliati circondato da tutti coloro che tu hai amato e pianto; guarda intorno a te i loro adorati volti che ti sorridono di gioia; respira i più soavi odori; rinfrescati la gola riarsa alla sorgente d'acqua viva; senti come il tuo corpo si elevi nello Spazio infinito, che lo trasporta e lo culla come fa la brezza con un fiore staccato dalla cima di un albero; sentiti avvolto dall'amore di Dio, come il bimbo che nasce è avviluppato dall'amore di sua madre. E, pur con tutto ciò, tu non avrai che un'idea imperfetta di questa transizione. Io ho cercato di spiegarti la felicità della vita che attende l'uomo dopo la morte del suo corpo, ma non ho potuto farlo che blandamente. Si spiega forse l'infinito a colui che ha gli occhi chiusi alla luce e le cui membra non sono mai potute uscire dallo stretto cerchio in cui sono racchiuse? Per spiegarti la felicità eterna, ti dirò questo: ama! Solo l'amore infatti può farla presentire; e chi dice amore, dice assenza d'egoismo.»

— La vostra situazione è stata felice fin dal vostro ingresso nel mondo degli Spiriti?

«No. Dovetti pagare il debito dell'uomo. Il mio cuore mi aveva fatto presentire l'avvenire dello Spirito, ma mi mancava la fede. E ho dovuto espiare la mia indifferenza verso il mio Creatore, ma la Sua misericordia ha tenuto conto di quel poco di bene che avevo potuto fare, dei dolori che avevo sopportato con rassegnazione nonostante la mia sofferenza. La Sua giustizia, inoltre, che ha una bilancia che gli uomini non comprenderanno mai, ha pesato il bene con tanta bontà e tanto amore che il male è stato velocemente cancellato.»

— Vorreste darmi notizie di vostra figlia? (Morta quattro o cinque anni dopo la morte del padre.)

«È in missione sulla vostra Terra.»

— Ed è felice come incarnata? Ma non vorrei farvi una domanda indiscreta.

«Lo so bene: non vedo io forse il tuo pensiero come un quadro davanti ai miei occhi? No. Come creatura incarnata non è felice, al contrario. Devono attenderla tutte le miserie della vostra vita; ma essa deve predicare con l'esempio quelle grandi virtù da cui voi traete grandi parole; io l'aiuterò, perché devo vegliare su di lei; ma lei non farà grande fatica a superare gli ostacoli. Ella non è in espiazione, ma in missione. Rassicurati dunque per lei, e grazie del tuo ricordo.» In questo momento, il medium prova una certa difficoltà a scrivere e dice: "Se c'è uno Spirito sofferente che mi sta fermando, io lo prego di inserirsi".

«Una infelice.»

— Vogliate dirmi il vostro nome.

«Valerie.»

— Volete dirmi che cosa ha attirato il castigo su di voi?

«No.»

— Siete pentita dei vostri errori?

«Tu lo vedi bene.»

— Chi vi ha condotto qui?

«Sixdeniers.»

— Con qual fine lo ha fatto?

«Perché tu possa aiutarmi.»

— Siete voi che mi avete impedito di scrivere poco fa?

«Mi ha messo al suo posto.»

— Che rapporto c'è fra voi due?

«Lui mi guida.»

— Domandategli di unirsi a noi per la preghiera. (Dopo la preghiera, Sixdeniers riprende.)

«Grazie per lei. Hai capito. Non ti dimenticherò. Pensa a lei.»

— (A Sixdeniers) Come Spirito, avete molti Spiriti sofferenti da guidare?

«No. Ma non appena ne abbiamo ricondotto uno al bene, ne prendiamo un altro, senza per questo abbandonare i primi.»

— Come potete sopperire a una sorveglianza che deve moltiplicarsi all'infinito, nei secoli?

«Tu comprendi che quelli che abbiamo ricondotto al bene si purificano e progrediscono; dunque comportano per noi meno fatica; nello stesso tempo, poi, eleviamo noi stessi, e, nell'ascesa, le nostre facoltà progrediscono e il nostro potere risplende proporzionalmente alla nostra purezza.»

Osservazione: Gli Spiriti inferiori sono dunque assistiti dagli Spiriti buoni che hanno la missione di guidarli; questo compito non è affidato esclusivamente agli incarnati, ma questi devono concorrervi, poiché è per loro un mezzo di avanzamento. Allorché uno Spirito inferiore viene a mettersi di traverso durante una buona comunicazione, come nel presente caso, senza dubbio non sempre lo fa con buone intenzioni, ma gli Spiriti buoni lo permettono, sia come prova, sia perché colui al quale lo Spirito inferiore si rivolge lavori al suo miglioramento. La sua persistenza, è vero, degenera a volte in ossessione, ma più essa è tenace, più dimostra quanto grande sia il bisogno di aiuto. È quindi un errore respingerlo; bisogna considerarlo come un povero che venga a chiedere l'elemosina, e dirsi: "È uno Spirito infelice che i buoni Spiriti mi inviano per provvedere alla sua educazione. Se vi riuscissi, avrei la gioia di aver ricondotto un'anima al bene e di aver abbreviato le sue sofferenze". Questo compito è spesso faticoso; senza dubbio sarebbe più piacevole avere sempre delle belle comunicazioni e conversare soltanto con Spiriti di propria scelta. Ma non è cercando solo la propria soddisfazione e rifiutando le occasioni che ci si offrono per fare il bene, che meriteremo la protezione dei buoni Spiriti.


Il dottor Demeure


Morto ad Albi (Tarn), il 25 gennaio del 1865

Demeure era un notissimo medico omeopata di Albi. Tanto con il suo carattere quanto con la sua scienza, si era guadagnato la stima e la venerazione dei suoi concittadini. La sua bontà e la sua carità erano inestimabili, e, nonostante l'età avanzata, non si risparmiava quando si trattava di andare a prestare le sue cure a dei poveri malati. Il prezzo delle sue visite era il minore dei suoi crucci; di preferenza sacrificava la sua comodità per gli sventurati, piuttosto che per quelli ch'egli sapeva che potevano pagarlo, perché, diceva, questi ultimi in mancanza di lui potevano sempre procurarsi un medico. Ai primi non solo dava le medicine gratuitamente, ma spesso lasciava loro di che sopperire ai bisogni materiali, cosa che a volte è la più utile delle medicine. Si può dire di lui che era il curato d'Ars della medicina.

Il dottor Demeure aveva abbracciato con ardore la Dottrina Spiritista, nella quale aveva trovato la chiave dei problemi più gravi, di cui aveva invano cercato la soluzione nella scienza e in tutte le filosofie. Il suo Spirito profondo e indagatore gliene fece immediatamente comprendere tutta la portata, e così divenne uno dei suoi più attivi propagatori. Rapporti di viva e vicendevole simpatia si erano stabiliti tra lui e noi per corrispondenza.

Apprendemmo della sua morte il 30 gennaio, e il nostro primo pensiero fu quello di intrattenerci con lui. Ecco la comunicazione che ci fece quel giorno stesso:

"Eccomi. In vita, mi ero ripromesso che, appena fossi morto, sarei venuto, se ciò mi fosse stato possibile, a stringere la mano al mio caro maestro e amico Allan Kardec.

La morte aveva dato alla mia anima quel sonno pesante chiamato letargo; ma il mio pensiero vegliava. Io mi sono liberato da questo funesto torpore che prolunga il turbamento che segue alla morte, mi sono svegliato e d'un balzo ho fatto il viaggio.

Quanto sono felice! Non sono più né vecchio né infermo. Il mio corpo altro non era che un mascheramento imposto. Io sono giovane e bello, bello di quella eterna giovinezza degli Spiriti, perché le rughe non segnano mai il loro volto, e i capelli non imbiancano col protrarsi del tempo. Io sono leggero come l'uccello che attraversa in rapido volo l'orizzonte del vostro cielo nebuloso, e ammiro, contemplo, benedico, amo e m'inchino, io che non sono che un atomo, dinanzi alla grandezza, alla saggezza, alla scienza del nostro Creatore, dinanzi alle meraviglie che mi circondano.

Io sono felice! Sono nella gloria! Oh, chi potrà mai raccontare le splendide bellezze della dimora degli eletti; i Cieli, i Mondi, i Soli e il loro importante ruolo nel concorrere all'armonia dell'Universo? Ebbene, io ci proverò, o mio maestro! Studierò tali bellezze e deporrò accanto a voi l'omaggio dei miei lavori di Spirito, che vi dedico fin d’ora. A presto."

Demeure


Osservazione: Le due comunicazioni che seguono, fatte il 1° e il 2 febbraio, sono relative alla malattia che ci aveva colpito in quel momento. Benché tali comunicazioni siano personali, le riproduciamo, perché provano che il dottor Demeure è tanto buono come Spirito, quanto lo era come uomo.

"Mio buon amico, abbiate fiducia in noi e abbiate coraggio. Questa crisi, benché spossante e dolorosa, non sarà lunga, e con le precauzioni prescritte voi potrete, secondo i vostri desideri, portare a termine l'opera che è stata lo scopo principale della vostra esistenza. Nondimeno ci sono sempre io a starvi accanto, con lo Spirito di Verità che mi permette di prendere a suo nome la parola, come ultimo dei vostri amici venuto tra gli Spiriti. Essi mi fanno gli onori di benvenuto. Caro maestro, come sono felice di essere morto in tempo per essere con loro in questo momento! Forse, se fossi morto prima, avrei potuto evitarvi questa crisi che non prevedevo. Da troppo poco tempo ero disincarnato, perché potessi occuparmi di altre cose che non fossero quelle spirituali. Ma ora veglierò su di voi, caro maestro. È il vostro fratello e amico che è felice di essere Spirito per essere accanto a voi e offrirvi le sue cure nella vostra malattia. Ma voi conoscete il proverbio: 'Aiutati, e il Cielo ti aiuterà'. Aiutate dunque gli Spiriti buoni nelle cure ch'essi vi offrono, attenendovi strettamente alle loro prescrizioni.

Qui fa troppo caldo; questo fumo è irritante. Fintanto che sarete malato, non bruciate carbone; esso contribuisce ad aumentare la vostra oppressione; e i gas che da esso si liberano sono deleteri."

Il vostro amico DEMEURE


"Sono io, Demeure, l'amico del signor Kardec. Vengo per dirgli che io ero accanto a lui al momento dell'incidente che gli è occorso, e che avrebbe potuto essere funesto senza l'intervento efficace al quale sono stato felice di concorrere. Secondo le mie osservazioni e gli insegnamenti che ho attinto da una buona fonte, è evidente, a mio parere, che, tanto prima si opererà la sua disincarnazione e tanto prima potrà compiersi la reincarnazione, attraverso la quale porterà a termine la sua opera. Tuttavia, prima di partire, bisogna ch'egli dia un ultimo sguardo alle opere che devono completare la teoria dottrinale di cui è l'iniziatore. Egli si rende colpevole d'omicidio volontario, poiché contribuisce, con un eccesso di lavoro, alla sua debilitazione organica, che lo minaccia d'una improvvisa partenza verso il nostro mondo. Non bisogna temere di dirgli tutta la verità, affinché stia in guardia e segua alla lettera le nostre prescrizioni."

DEMEURE


La comunicazione che segue è stata ottenuta a Montauban, il 26 gennaio, l'indomani della sua morte, nella cerchia dei suoi amici spiritisti ch'egli aveva in quella città.

"Antoine Demeure. Per voi, miei buoni amici, io non sono morto. Sono morto solo per coloro che non conoscono, come voi conoscete, questa santa dottrina che riunisce coloro che si sono amati su questa Terra, e che hanno avuto i medesimi pensieri e i medesimi sentimenti d'amore e di carità.

Io sono felice, più felice di quanto potessi sperare, poiché godo di una lucidità che è rara negli Spiriti liberatisi della materia da così poco tempo. Prendete coraggio, miei buoni amici; io sarò spesso presso di voi, e non mancherò d'istruirvi su molte cose, che ignoriamo quando siamo attaccati alla nostra povera materia, la quale ci nasconde tante magnificenze e tante gioie. Pregate per coloro che sono privi di questa felicità, perché essi non sanno il male che fanno a sé stessi.

Oggi non continuerò più a lungo, ma voglio dirvi che io non mi sento del tutto estraneo in questo mondo degli invisibili; mi sembra di avervi sempre abitato. Qui io sono felice, perché qui vedo i miei amici e posso comunicare con loro tutte le volte che lo desidero.

Non piangete, amici miei: mi fareste rimpiangere di avervi conosciuto. Lasciate fare al tempo, e Dio vi condurrà a questa dimora dove dovremo trovarci riuniti tutti insieme. Buonasera, amici miei: che Dio vi consoli. Io sono accanto a voi."

DEMEURE


Un'altra lettera, da Montauban, contiene il racconto che segue. "Avevamo nascosto alla signora G., medium veggente e sonnambula lucidissima, la morte del dottor Demeure per rispettare la sua estrema sensibilità. E il buon dottore, assecondando le nostre intenzioni, aveva evitato di manifestarsi a lei. Il 10 febbraio scorso, eravamo tutti riuniti, su invito delle nostre guide, le quali — dicevano — volevano confortare la signora G. per una lussazione di cui soffriva crudelmente dal giorno prima. Noi non ne sapevamo niente di più ed eravamo lontani dall'attenderci la sorpresa che ci stavano preparando. Non appena la signora fu in stato di sonnambulismo, cominciò a lanciare grida strazianti, mostrando il suo piede. Ed ecco che cosa accadde.

La signora G. vedeva uno Spirito chino sulla sua gamba, ma il suo viso le rimaneva nascosto; egli effettuava frizioni e massaggi, esercitando di quando in quando sulla parte malata una trazione longitudinale, esattamente come avrebbe potuto fare un medico. L'operazione era così dolorosa che la paziente si lasciava andare talvolta a urla e a movimenti scoordinati. Ma la crisi non ebbe lunga durata; in capo a dieci minuti ogni traccia di lussazione era scomparsa, niente più infiammazione, e il piede aveva ripreso il suo aspetto normale. La signora G. era guarita.

Tuttavia lo Spirito continuava a rimanere sconosciuto alla medium e insisteva a non mostrare il viso. Egli aveva anzi l'aria di volersene fuggir via, quando d'un balzo la nostra malata, che fino a qualche minuto prima non poteva fare un passo, si slancia in mezzo alla stanza per prendere e stringere la mano del suo dottore spirituale. Anche questa volta lo Spirito aveva voltato la testa lasciandole la mano nella sua. A quel punto la signora G. getta un grido e cade svenuta sul pavimento. Aveva appena riconosciuto nello Spirito guaritore il dottor Demeure. Durante la sincope, la signora ricevette le cure premurose di molti simpatici Spiriti. Infine, avendo recuperato la lucidità sonnambolica, ella parlò con gli Spiriti, scambiando con loro calorose strette di mano; soprattutto con lo Spirito del dottore, il quale rispondeva alle sue testimonianze di affetto irradiandola con un fluido riparatore.

Questa scena non è forse sorprendentemente drammatica? E non ci si immaginerebbe forse di vedere tutti questi personaggi giocare il loro ruolo nella vita umana? Non è forse questa una prova, tra le mille, che gli Spiriti sono esseri reali, aventi un corpo, e che agiscono come facevano prima sulla Terra? Noi eravamo felici di ritrovare spiritualizzato il nostro amico, il nostro amico con il suo splendido cuore e la sua delicata premura. Egli era stato, durante la sua vita, il medico della medium; conosceva la sua profonda sensibilità e aveva avuto cura di lei, come di una sua figlia. Questa prova d'identità, data a coloro che lo Spirito amava, non è stupefacente? E non è forse fatta proprio per farci considerare la vita futura sotto il suo aspetto più consolante?"

Osservazione: La condizione del dottor Demeure, come Spirito, è proprio quella che poteva far presentire la sua vita così degnamente e utilmente vissuta. Ma un altro fatto non meno istruttivo si evince da queste comunicazioni, cioè l'attività ch'egli svolge, quasi immediatamente dopo la sua morte, per rendersi utile. Per la sua profonda intelligenza e per le sue qualità morali, egli appartiene all'ordine degli Spiriti molto avanzati; egli è felice, ma la sua felicità non è l'inattività. Fino a pochi giorni prima della sua morte, egli curava i malati come medico, e, appena liberatosi della materia, si affretta ad andare a curarli come Spirito. Che cosa si guadagna dunque nell'essere nell'altro mondo, diranno certuni, se non vi si gode di alcun riposo? In risposta a ciò noi innanzitutto chiederemmo loro se non significa niente non aver più né gli affanni né i bisogni né le infermità della vita, essere liberi, poter percorrere senza fatica lo Spazio con la rapidità del pensiero e andare a vedere i propri amici a qualsiasi ora e a qualsiasi distanza essi si trovino. Poi aggiungeremmo: quando sarete nell'altro mondo, niente e nessuno vi obbligheranno a fare una qualsiasi cosa; voi sarete perfettamente liberi di rimanere in un ozio beato quanto a lungo vi piacerà; ma vi stancherete ben presto di questo ozio egoistico e sarete voi i primi a cercare una occupazione. Allora vi sarà risposto: se a non far niente vi annoiate, cercatevi voi stessi qualcosa da fare; le occasioni per rendersi utili non mancano, tanto nel mondo degli Spiriti quanto fra gli uomini. È così che l'attività spirituale non è una costrizione, ma un'esigenza, una soddisfazione per gli Spiriti, i quali ricercano le occupazioni in rapporto ai loro gusti e alle loro attitudini e scelgono di preferenza quelle che possono concorrere al loro avanzamento.


La vedova Foulon, nata Wollis


La signora Foulon, morta ad Antibes il 3 febbraio del 1865, aveva a lungo abitato a Le Havre, dove si era fatta una reputazione come abilissima miniaturista. Il suo notevole talento, agli inizi, non fu per lei che un passatempo amatoriale; ma più tardi, quando vennero i tempi duri, ella seppe farne una risorsa per lei preziosa. Ciò che la faceva soprattutto amare e stimare, ciò che rende cara la sua memoria, a tutti quelli che l'hanno conosciuta, è la festosità del suo carattere, sono le sue qualità personali, di cui possono apprezzare tutta la profondità solo coloro che conoscono la sua vita intima; infatti, come tutte le persone in cui il sentimento del bene è innato non ne faceva sfoggio, anzi neppure sospettava di possederlo. Se c'è qualcuno su cui l'egoismo non aveva alcuna presa, era senza dubbio lei; forse mai il sentimento dell'abnegazione personale fu portato più lontano. Sempre pronta a sacrificare il suo riposo, la sua salute, i suoi interessi per coloro cui ella poteva essere utile, la sua vita non è stata che un lungo susseguirsi di dedizioni, come, dopo la giovinezza non è stata che un lungo susseguirsi di dure e crudeli prove, di fronte alle quali il suo coraggio, la sua rassegnazione e la sua perseveranza non sono mai venute meno. Ma, ahimè, la sua vista, affaticata da un lavoro così minuzioso, si andava spegnendo di giorno in giorno; poco tempo ancora, e la cecità, già molto avanzata, sarebbe stata completa.

Quando la signora Foulon venne a conoscere la Dottrina Spiritista, fu per lei come un raggio di luce; le parve che un velo si alzasse su qualcosa che non le era sconosciuto, ma di cui non aveva che una vaga intuizione. Così si mise a studiarla con ardore, ma nello stesso tempo con quella lucidità di spirito, con quella onestà di giudizio che costituivano la caratteristica della sua profonda intelligenza. Bisogna conoscere tutte le perplessità della sua vita — perplessità che avevano sempre avuto come movente non lei stessa, ma gli esseri che le erano cari — per capire quante consolazioni ella attinse da questa sublime rivelazione, che le dava una fede incrollabile nell'avvenire e le mostrava il nulla delle cose terrene.

La sua morte è stata degna della sua vita. Ella ne ha visto l'avvicinarsi senza alcuna penosa apprensione; per lei si trattava della liberazione dai legami terreni, che doveva aprirle quella felice vita spirituale con la quale si era identificata attraverso lo studio dello Spiritismo. Ella è morta con tranquillità, perché aveva la coscienza di aver compiuto la missione che aveva accettato venendo sulla Terra, e di aver scrupolosamente adempiuto i suoi doveri di sposa e di madre di famiglia; perché aveva, durante la sua vita, rinunciato a ogni risentimento nei confronti di coloro di cui ella avrebbe avuto di che lagnarsi, e che l'avevano ripagata con l'ingratitudine; perché aveva sempre reso bene per male; perché, infine, ha lasciato la vita perdonandoli e rimettendosi, per quanto riguardava sé stessa, alla bontà e alla giustizia di Dio. Ella è morta, infine, con la serenità che proviene da una coscienza pura, e dalla certezza di essere meno separata dai suoi figli di quanto lo fosse durante l'esistenza fisica, poiché ormai avrebbe potuto essere con loro in Spirito; e in qualunque punto del globo essi si fossero trovati, avrebbe potuto aiutarli con i suoi consigli e con la sua protezione.

Non appena abbiamo saputo della morte della signora Foulon, il nostro primo desiderio fu quello di evocarla. I rapporti di amicizia e di simpatia, che la Dottrina Spiritista aveva fatto nascere tra lei e noi, spiegano alcune sue frasi e la familiarità del suo linguaggio.


I


(Parigi, 6 febbraio 1865, tre giorni dopo la sua morte)

"Io ero sicura che voi avreste avuto l'idea di evocarmi subito dopo la mia liberazione dalla materia e mi tenevo pronta a rispondervi, poiché non ho subito alcun turbamento; soltanto coloro che hanno paura vengono avvolti dalle fitte tenebre della morte.

Ebbene, amico mio, io ora sono felice! Questi poveri occhi — che si erano indeboliti e che mi lasciavano solo il ricordo dei prismi che avevano colorato del loro cangiante splendore la mia giovinezza — si sono qui aperti e hanno ritrovato gli splendidi orizzonti che idealizzavano, nelle loro vaghe riproduzioni, alcuni dei vostri grandi artisti, ma la cui realtà maestosa, severa e tuttavia piena di fascino, è improntata alla più completa realtà.

Sono solo tre giorni dacché sono morta, e sento di essere un'artista. Le mie aspirazioni verso l'ideale della bellezza nell'arte non erano che l'intuizione di facoltà che avevo studiato e acquisito in altre esistenze e che nella mia ultima si sono sviluppate. Ma quanto devo lavorare per riprodurre un capolavoro degno del grande scenario che colpisce lo spirito, giungendo nella regione della luce! Dei pennelli, dei pennelli! Proverò al mondo che l'arte spiritista è il completamento dell'arte pagana e dell'arte cristiana che sta andando a rotoli, proverò altresì che soltanto allo Spiritismo è riservata la gloria di far rivivere quest'arte in tutto il suo splendore nel vostro mondo diseredato.

Basta con l'artista; ora tocca all'amica.

Perché, mia buona amica, (si riferisce alla signora Allan Kardec) addolorarvi così per la mia morte? Voi soprattutto, che conoscete le delusioni e le amarezze della mia vita, dovreste al contrario rallegrarvi nel vedere che io ora non debbo più bere dall'amaro calice dei dolori terreni, che ho svuotato fino alla feccia. Credetemi, i morti sono più felici dei vivi, e piangerli vuol dire dubitare della verità dello Spiritismo. Mi rivedrete, siatene certa; io sono partita per prima perché il mio compito sulla Terra era terminato; ciascuno ha il suo da compiere sulla Terra, e quando anche il vostro sarà terminato, verrete a riposarvi un po' accanto a me, per ricominciare poi, se ve n'è bisogno, posto che niente nella natura resta inattivo. Ognuno ha le sue tendenze e vi obbedisce: è una legge suprema che prova la potenza del libero arbitrio. Pertanto, buona amica, indulgenza e carità: noi tutti ne abbiamo reciprocamente bisogno, sia nel mondo visibile sia nel mondo invisibile. Con questo motto, tutto va bene.

Voi non mi direste mai di fermarmi. Sapete voi che è la prima volta che parlo così a lungo? Pertanto, ora vi lascio e mi rivolgo al mio eccellente amico, signor Kardec. Voglio ringraziarlo delle affettuose parole che ha avuto la benevolenza di rivolgere all'amica che l'ha preceduto nella tomba, dal momento che non siamo riusciti a partire insieme per il mondo dove io mi trovo, mio buon amico! (Allusione alla malattia di cui parla il dottor Demeure.) Che cosa avrebbe detto la compagna tanto amata dei vostri giorni, se i buoni Spiriti non fossero intervenuti? È allora che avrebbe pianto e sofferto, e io comprendo questo. Ma lei deve vegliare affinché voi non vi esponiate di nuovo al pericolo prima di aver portato a termine il vostro lavoro d'iniziazione spiritista; senza di ciò voi correreste il rischio di arrivare troppo presto tra di noi e di vedere, come Mosè, la Terra promessa solo da lontano. Riguardatevi, dunque, è un'amica che vi avverte.

Ora, io me ne vado. Ritorno presso i miei cari figli; poi andrò a vedere, al di là dei mari, se la mia pecorella viaggiatrice è finalmente giunta in porto o se è in balia della tempesta (si tratta di una delle mie figlie, che abitava in America). Che i buoni Spiriti la proteggano; vado a unirmi a loro per questo. Tornerò a parlare con voi, perché sono una conversatrice instancabile, e voi ve ne ricordate certamente. Arrivederci, dunque, buoni e cari amici. A presto."

Vedova Faulon


II


(8 febbraio 1865)

— Cara signora Foulon, sono felicissimo della comunicazione che mi avete fatto pervenire l'altro giorno e della vostra promessa di continuare la nostra conversazione.

Vi ho perfettamente riconosciuta nella comunicazione; in essa parlate di cose ignorate dal medium e che quindi non possono venire che da voi; inoltre il vostro linguaggio, così affettuoso nei nostri riguardi, è proprio quello della vostra anima delicata. Ma c'è nelle vostre parole una sicurezza, un autocontrollo, una fermezza che io non vi conoscevo quando eravate in vita. Voi sapete che, a questo riguardo, mi sono permesso più di una volta di rivolgervi delle esortazioni in determinate circostanze.

«È vero; ma da quando mi sono vista gravemente ammalata, ho riacquistato la mia fermezza di spirito, perduta a causa degli affanni e delle vicissitudini che talvolta in vita mi avevano reso timorosa. Mi sono detta: "Tu sei Spirito; dimentica la Terra; preparati alla trasformazione del tuo essere; cerca di vedere, con il pensiero, il sentiero luminoso che la tua anima deve seguire lasciando il tuo corpo, e che la condurrà, felice e libera, nelle sfere celesti dove tu devi ormai vivere".

Voi mi direte che era un po' presuntuoso, da parte mia, contare sulla perfetta felicità lasciando la terra, ma tanto avevo sofferto che avevo dovuto espiare le mie colpe di questa esistenza e delle esistenze precedenti. Questa intuizione non mi aveva ingannata, ed è stata lei a darmi il coraggio, la calma e la fermezza degli ultimi istanti. Questa fermezza è naturalmente aumentata quando, dopo la mia liberazione, ho visto le mie speranze realizzate.»

— Usateci ora la cortesia di descriverci il vostro passaggio, il vostro risveglio e le vostre prime impressioni.

«Ho sofferto, ma il mio Spirito è stato più forte della sofferenza materiale che il distacco gli faceva provare. Mi sono ritrovata, dopo l'ultimo respiro, come in deliquio, non avendo alcuna coscienza del mio stato, non pensando a nulla, e come immersa in una vaga sonnolenza che non era né il sonno del corpo né il risveglio dell'anima. Sono rimasta così abbastanza a lungo; poi, come se venissi fuori da un lungo svenimento, mi sono a poco a poco risvegliata in mezzo a fratelli che non conoscevo. Essi si prodigavano in cure e premure e, mostrandomi un punto nello Spazio che assomigliava a una stella splendente, mi hanno detto: "È là che tu verrai con noi. Tu non appartieni più alla Terra". Allora mi sono ricordata. Mi sono appoggiata a loro, e, come un elegante gruppo che si lancia verso le sfere sconosciute, ma con la certezza di trovarvi la felicità, siamo saliti, saliti, e la stella ingrandiva, ingrandiva. È un mondo felice, un mondo superiore, dove la vostra buona amica troverà il riposo. E intendo dire riposo riguardo alle fatiche fisiche, che io ho sopportato, e alle vicissitudini della vita terrena; non intendo certo l'indolenza dello Spirito, poiché l'attività per lo Spirito è una gioia.»

— Avete abbandonata la Terra definitivamente?

«Vi lascio ancora troppi esseri che mi sono cari per abbandonarla definitivamente. Vi ritornerò, perciò, in Spirito, perché ho una missione da compiere accanto ai miei nipotini. Voi sapete bene, d'altronde, come nessun ostacolo possa opporsi acché gli Spiriti che risiedono nei mondi superiori vengano a visitare la Terra.»

— Vi sembra che la posizione in cui vi trovate debba rallentare i vostri rapporti con coloro che avete lasciato sulla Terra?

«No, amico mio. L'amore avvicina le anime. Credetemi, sulla Terra si può essere più vicini a quanti hanno raggiunto la perfezione che a quanti inferiorità ed egoismo fanno turbinare intorno alla sfera terrestre. Carità e amore sono due motori di potente attrazione, credete, la quale è il legame che cementa l'unione delle anime legate l'una all'altra e che la prolunga nonostante luoghi e distanze. La distanza esiste solo per i corpi materiali, per gli Spiriti non esiste.»

— Quale idea vi siete fatta, ora, dei miei lavori concernenti lo Spiritismo?

«Trovo che abbiate la responsabilità di molte anime e che il fardello sia faticoso da portare. Ma ne comprendo il fine e so che lo raggiungerete. Io vi aiuterò, se sarà possibile, con i miei consigli di Spirito, perché voi possiate superare le difficoltà che vi si presenteranno, esortandovi a prendere opportunamente determinate misure atte ad attivare, mentre siete in vita, il movimento rinnovatore al quale mira lo Spiritismo. Il vostro amico Demeure, unito allo Spirito di Verità, sarà per voi un aiuto più utile ancora: egli è più sapiente e più saggio di me. Ma poiché io so che l'assistenza dei buoni Spiriti vi fortifica e vi sostiene nel vostro lavoro, credete, il mio aiuto vi sarà assicurato sempre e ovunque.»

— Si potrebbe dedurre da alcune vostre parole che voi non offrirete una cooperazione personale molto attiva all'opera dello Spiritismo.

«Vi sbagliate. Il fatto è che io vedo tanti altri Spiriti più validi di me a trattare questa importante questione, che un invincibile sentimento di timidezza m'impedisce, per il momento, di rispondervi secondo i vostri desideri. Questo forse avverrà; avrò più coraggio, più audacia; ma prima occorre che io conosca meglio questi Spiriti. Non sono che quattro giorni dacché sono morta; sono ancora sotto l'influenza abbagliante di tutto ciò che mi circonda. Amico mio, non lo comprendete? Non riesco a esprimere le nuove sensazioni che provo. Ho dovuto farmi forza per sottrarmi al fascino che esercitano sul mio essere le meraviglie ch'esso ammira. Io non posso che benedire e adorare Dio nelle Sue opere. Ma tutto ciò passerà. Gli Spiriti mi assicurano che presto io mi sarò abituata a tutte queste meraviglie e che potrò allora, cori la mia lucidità di Spirito, trattare tutte le questioni relative al rinnovamento terrestre. Inoltre, tenete conto che, con tutto ciò, in questo momento soprattutto, io ho una famiglia da consolare.

Addio e a presto. La vostra buona amica che vi ama e vi amerà sempre, mio maestro, perché è a voi ch'essa deve la sola consolazione vera e duratura che ha provato sulla Terra.»

Vedova Faulon


III


La comunicazione che segue fu fatta per i suoi figli, il 9 febbraio:

"Miei amatissimi figli, Dio mi ha allontanata da voi, ma la ricompensa ch'Egli si degna di accordarmi è grandissima, in confronto al poco che io ho compiuto sulla Terra. Rassegnatevi, miei buoni figli, alla volontà dell'Altissimo; attingete, in tutto quello ch'Egli ha permesso che voi riceveste, la forza per sopportare le prove della vita. Tenete sempre racchiusa nel vostro cuore questa fede, la quale tanto ha facilitato il mio passaggio dalla vita terrena alla vita che ci attende nell'uscire da questo mondo. Dio ha effuso su di me, dopo la morte, la Sua inesauribile bontà, così come ha voluto fare quando ero sulla Terra. RingraziateLo di tutti i benefici ch'Egli vi accorda; benediteLo, figli miei, benediteLo sempre, in ogni istante. Non perdete mai di vista lo scopo che vi è stato indicato né la via che dovete seguire; pensate all'impiego che dovete fare del tempo che Dio vi accorda sulla Terra. Ne sarete felici, carissimi, felici gli uni per gli altri, se l'unione regna tra di voi; felici per i vostri figli, se li educherete verso la buona strada, quella che Dio ha permesso che vi fosse rivelata.

Oh, se voi non potete vedermi, sappiate che il legame che ci univa sulla Terra non è affatto rotto dalla morte del corpo, perché non è l'involucro che ci univa, ma lo Spirito! Ed è attraverso questo, miei carissimi, che io potrò, in virtù della bontà dell'Onnipotente, guidarvi ancora e incoraggiarvi nel vostro cammino per ricongiungerci più tardi.

Andate, figli miei, coltivate con lo stesso amore questa fede sublime; bei giorni sono a voi riservati, a voi che credete. Vi è stato detto, ma io non dovevo vederli sulla Terra. È dall'alto che io giudicherò i tempi felici promessi dal Dio buono, giusto e misericordioso.

Non piangete, figli miei. Fortifichino questi colloqui la vostra fede, il vostro amore in Dio, che tanti doni ha profuso su di voi, che tante volte ha inviato soccorsi a vostra madre. PregateLo sempre: la preghiera fortifica. Conformate alle istruzioni, che io seguivo tanto ardentemente, la vita che Dio vi accorda.

Tornerò a voi, figli miei, ma bisogna che io sostenga la mia povera figlia che ha ancora tanto bisogno di me. Addio, a presto. Credete nella bontà dell'Onnipotente. Io Lo prego per voi. Arrivederci."

Vedova Faulon


Osservazione: Ogni Spiritista serio e illuminato trarrà facilmente, da queste comunicazioni, gli insegnamenti che ne derivano; noi, richiameremo l'attenzione soltanto su due punti. Il primo di questi punti s'incentra sul fatto che questo esempio ci dimostra la possibilità di non incarnarci più sulla Terra e di passare da qui in un mondo superiore, senza per questo venire separati dagli esseri cari che vi si lasciano. Quanti, dunque, temono la reincarnazione a causa delle miserie della vita, possono liberarsi da questo timore agendo come si deve, vale a dire lavorando al proprio miglioramento. Proprio come chi non voglia vegetare nei ranghi inferiori deve istruirsi e lavorare per salire di grado.

Il secondo punto riguarda la conferma di questa verità, secondo cui noi, dopo la morte, siamo separati dagli esseri che ci sono cari, meno di quanto lo fossimo durante la vita. La signora Foulon, trattenuta dall'età e dalla malattia, in una piccola città del Mezzogiorno, non aveva accanto a sé che una piccola parte della sua famiglia; la maggior parte dei suoi figli e dei suoi amici era sparsa in località lontane; inoltre, ostacoli materiali si opponevano affinché ella potesse vederli tanto sovente quanto da una parte e dall'altra si sarebbe desiderato. La grande lontananza rendeva anche la corrispondenza rara e difficile per alcuni di loro. Non appena liberatasi dell'involucro, accorre leggera presso ciascuno di loro, annulla le distanze senza fatica con la velocità della luce, li vede, assiste alle loro riunioni personali, li circonda della sua protezione e, attraverso la medianità, può intrattenersi con loro a ogni istante, come da viva. E dire che c'è gente che a questo consolante pensiero preferisce l'idea d'una separazione indefinita!


Un medico russo


Il dottor R era un medico di Mosca, noto sia per le sue eccelse qualità morali sia per la sua scienza. La persona che lo ha evocato lo conosceva soltanto di fama e non aveva avuto con lui che dei rapporti indiretti. La comunicazione originale era in lingua russa.

— (Dopo l'evocazione) Siete qui?

«Sì. Il giorno della mia morte io vi ho incalzato con la mia presenza, ma voi vi siete opposti a tutti i miei tentativi per indurvi a scrivere. Avevo saputo delle vostre considerazioni sul mio conto; questo mi aveva dato l'occasione di conoscervi, e allora ho avuto il desiderio d'intrattenermi con voi per esservi utile.»

— Perché voi, che siete così buono, avete tanto sofferto?

«La bontà era del Signore, il quale voleva in tal modo farmi doppiamente sentire il prezzo della mia liberazione e farmi avanzare il più possibile sulla Terra.»

— Il pensiero della morte vi ha causato terrore?

«Avevo sufficiente fede in Dio perché ciò non succedesse.»

— La separazione è stata dolorosa?

«No. Ciò che voi chiamate l'ultimo momento non è nulla. Io non ho sentito che un brevissimo scricchiolio, e subito dopo mi sono ritrovato tutto felice per essermi sbarazzato della mia miserabile carcassa.»

— Che cosa è accaduto allora?

«Ho avuto la gioia di vedere un gran numero di amici venirmi incontro e darmi il benvenuto, soprattutto coloro che ebbi la soddisfazione di aiutare.»

— Quale regione abitate? Vi trovate su di un pianeta?

«Tutto ciò che non è un pianeta è ciò che voi chiamate Spazio. È qui che io mi trovo. Ma quanti gli stadi in questa immensità di cui l'uomo non può farsi un'idea! Quanti i gradini in questa scala di Giacobbe che va dalla Terra al Cielo, vale a dire dall'avvilimento dell'incarnazione su di un mondo inferiore come il vostro, fino alla purificazione completa dell'anima! Qui, dove io mi trovo, non si arriva che in seguito a molte prove, il che significa dopo molte incarnazioni.»

— A questa stregua voi dovete aver avuto parecchie esistenze.

«Come potrebbe essere altrimenti? Nell'ordine immutabile stabilito da Dio, nulla può costituire un'eccezione; la ricompensa non può venire che dopo la vittoria riportata sulla lotta; e quando la ricompensa è grande, bisogna necessariamente che anche la lotta lo sia stata. Ma la vita umana è così breve che la lotta, in realtà, non avviene che a intervalli, e questi intervalli sono il susseguirsi delle diverse esistenze. Ora, poiché io mi trovo su di un gradino già elevato, è certo che ho raggiunto questa felicità attraverso una serie continua di combattimenti nei quali Dio ha permesso che talvolta io riportassi la vittoria.»

— In che cosa consiste la vostra felicità?

«Questo è più difficile da farvi comprendere. La felicità di cui godo è una specie di estrema contentezza di me stesso; non dei miei meriti — questo sarebbe orgoglio, e l'orgoglio è proprio degli Spiriti malvagi —, ma una contentezza come immersa, per così dire, nell'amore di Dio, nella riconoscenza per la Sua bontà infinita; è la gioia profonda che ci proviene dal bene; è la gioia di dire a sé stessi: "Forse ho contribuito al miglioramento di alcuni di coloro che si sono elevati verso il Signore". È come identificarsi con il benessere; è una specie di fusione dello Spirito e della bontà divina. Si ha il dono di vedere gli Spiriti più avanzati, di comprenderne la missione, e di sapere che anche noi arriveremo là. Si intravedono, nell'infinito incommensurabile, le regioni così risplendenti del fuoco divino che se ne rimane abbagliati pur contemplandole attraverso il velo che ancora le ricopre. Ma che cosa vado dicendovi? Comprendete le mie parole? Per esempio, questo fuoco di cui parlo, credete voi forse che sia simile al sole? No. No. È qualcosa d'indicibile per l'uomo, perché le parole esprimono solo gli oggetti, le cose fisiche o metafisiche di cui egli ha conoscenza attraverso la memoria o l'intuizione della sua anima, mentre, non potendo avere questa memoria riguardo all'ignoto assoluto, non esistono termini che possano dargliene la percezione. Ma sappiatelo: è già un'immensa felicità pensare che ci si può elevare infinitamente.»

— Avete avuta la bontà di dirmi che volete essermi utile. Vi prego: in che cosa?

«Posso aiutarvi quando cadete in errore, sostenervi nelle vostre debolezze, consolarvi nelle vostre afflizioni. Se la vostra fede, scossa da qualche affanno che vi turba, sta per vacillare, chiamatemi: Dio mi darà le parole giuste perché possiate voi ricordarvi di Lui e possa io ricondurvi a Lui. Se vi sentite sul punto di soccombere sotto il peso di inclinazioni che anche voi riconoscete essere riprovevoli, chiamatemi: io vi aiuterò a portare la vostra croce, come un tempo Gesù fu aiutato a portare la sua, quella che doveva proclamarci in modo così sublime la verità e la carità. Se sotto il peso dei vostri affanni diventate fragile, se la disperazione s'impossessa di voi, chiamatemi: io verrò a trarvi fuori da questo abisso parlandovi da Spirito a Spirito, richiamandovi ai doveri che vi sono stati imposti, non per delle considerazioni sociali e materiali, ma per l'amore che voi sentirete m me, amore che Dio ha posto nel mio essere, perché sia trasmesso a coloro che da questo amore possono essere salvati.

Senza dubbio voi avete sulla Terra degli amici; forse costoro prendevano parte ai vostri dolori e forse vi hanno già salvata. Nel dolore voi andate a trovarli, andate a portar loro i vostri lamenti e le vostre lacrime, ed essi vi daranno, in cambio di questo vostro segno d'affetto, i loro consigli, il loro appoggio, le loro premure. Ebbene, non ritenete che avere un amico anche qui sia una buona cosa? È certo consolante poter dire a sé stessi: "Quando morirò, i miei amici della Terra saranno al mio capezzale, pregando per me e piangendo su di me". Ma più consolante ancora è poter dire: "I miei amici dello Spazio saranno sulla soglia della vita e verranno, sorridenti, a prendermi per condurmi nel luogo che avrò meritato con le mie virtù".»

— In qual modo dunque ho io meritata la protezione che voi avete la bontà di accordarmi?

«Ecco perché mi sono legato a voi fin dal giorno della mia morte. Ho visto che siete una Spiritista, una buona medium e una sincera adepta. Fra coloro che ho lasciato sulla Terra, subito non ho visto che voi; allora ho deciso di venire a contribuire al vostro avanzamento, senza dubbio nel vostro interesse, ma ancor più nell'interesse di tutti coloro che voi siete chiamata a istruire nella verità. Pur lo vedete, Dio vi ama tanto da rendervi missionaria; attorno a voi, tutti, a poco a poco, condividono le vostre credenze; i più ribelli, almeno vi ascoltano, e un giorno, vedrete, vi crederanno. Non stancatevi! Continuate a camminare, malgrado gli ostacoli del cammino. Prendetemi come il vostro bastone nei momenti di debolezza.»

— Credete davvero che io meriti un così grande favore?

«Senza dubbio, siete lontana dalla perfezione. Ma il vostro ardore nel diffondere le sane dottrine, nel sostenere la fede di coloro che vi ascoltano, nel predicare la carità, la bontà, la benevolenza — anche quando verso di voi si usano delle cattive maniere —, la tenacia nell'opporvi ai vostri istinti di collera, che così facilmente potrebbero darvi soddisfazione contro quanti vi affliggono o disconoscono le vostre intenzioni, servono per fortuna da contrappeso a quanto in voi può esserci di cattivo. E seppiatelo: non c'è contrappeso più potente del perdono.

Dio vi colma delle Sue grazie attraverso la facoltà che vi concede e che spetta a voi sviluppare con i vostri sforzi, al fine di lavorare efficacemente alla salvezza del prossimo. Ora vi lascio, ma contate su di me. Cercate di limitare i vostri pensieri terreni e di vivere più spesso con i vostri amici di qui.»


Bernardin


(Bordeaux, aprile del 1862)

"Io sono uno Spirito dimenticato da molti secoli. Ho vissuto sulla Terra nella miseria e nell'ignominia. Ho lavorato senza tregua per portare ogni giorno alla mia famiglia un misero tozzo di pane. Amavo, però, il mio vero Signore, e quando quello che mi tormentava sulla Terra aumentava il mio fardello di dolori, io dicevo: 'Mio Dio, datemi la forza di sopportare questo peso senza lamentarmi'. Io espiavo, amici miei. Ma una volta uscito da questa dura prova, il Signore mi ha ricevuto nella pace, e il mio augurio più caro è quello di riunirvi tutti attorno a me, figli miei, fratelli miei, e dirvi: 'Qualsiasi prezzo paghiate, la felicità che vi attende è ancora ben al di sopra di quel prezzo'.

Io non avevo una posizione sociale. Figlio di una famiglia numerosa, ho servito chi poteva aiutarmi a sopportare la mia esistenza. Nato in un'epoca in cui l'essere servi era condizione crudele, ho sopportato tutte le ingiustizie, tutte le fatiche, tutti i pesi che ai subalterni del Signore piaceva impormi. Ho visto la mia sposa oltraggiata; ho visto le mie figlie rapite e in seguito ripudiate, senza che io potessi protestare; ho visto i miei figli, buttati in guerre di crimini e saccheggi, venire impiccati per colpe che non avevano commesso! Se voi sapeste, miei poveri amici, ciò che ho sopportato nella mia troppo lunga esistenza! Ma attendevo. Attendevo la felicità che non sta sulla Terra, e il Signore me l'ha concessa. A voi tutti dunque, fratelli miei, coraggio, pazienza e rassegnazione.

Tu, figlio mio, custodisci ciò che ti ho dato: è un insegnamento pratico. Colui che predica è molto meglio ascoltato quando può dire: Io ho ascoltato più di voi. Io ho sopportato senza lamentarmi."

— In quale epoca siete vissuto?

«Dal 1400 al 1460.»

— Dopo, avete avuta un'altra esistenza?

«Sì. Ho vissuto ancora tra di voi come missionario. Sì, missionario della fede; ma di quella vera, di quella pura, di quella che proviene dalla mano di Dio, e non di quella manipolata dagli uomini.

— Ora, come Spirito, avete ancora delle occupazioni?

«Potresti forse credere che gli Spiriti restino inattivi? L'inattività, l'inutilità sarebbe un supplizio per loro. La mia missione è quella di guidare dei centri operai nello Spiritismo. Ispiro loro dei buoni pensieri e mi sforzo di neutralizzare quelli che gli Spiriti malvagi cercano di suggerire loro.»

BERNARDIN


La contessa Paula

Era una donna giovane, bella, ricca, di origine illustre e, inoltre, un modello perfetto di tutte le qualità del cuore e dello spirito. È morta, a trentasei anni, nel 1851. Era una di quelle persone la cui orazione funebre si compendia su tutte le bocche in queste parole: "Perché Dio toglie tanto presto dalla Terra siffatte persone?" Beati coloro che, così, rendono benedetta la loro memoria! Ella era buona, dolce e indulgente verso tutti; sempre pronta a scusare o attenuare il male, invece di acuirlo; mai la maldicenza aveva insudiciato le sue labbra. Senza presunzione né alterigia, trattava i suoi subalterni con una benevolenza che non aveva nulla della familiarità condiscendente, e senza ostentare verso di loro arie di altezzosità o di protezionismo mortificante. Comprendendo che le persone che vivono del proprio lavoro non hanno rendite personali, e che del denaro loro dovuto hanno realmente bisogno, sia per la loro condizione, sia per vivere, mai fece loro attendere un solo salario. Il pensiero che qualcuno potesse soffrire per la mancanza di un pagamento a causa sua, sarebbe stato per lei un rimorso di coscienza. Non era certo di quelle persone che per soddisfare i propri capricci il denaro lo trovano sempre, mentre per pagare ciò che devono non ne hanno mai. Lei non capiva come potesse essere di buon gusto per un ricco avere dei debiti; lei si sarebbe sentita umiliata se qualcuno avesse potuto dire che i suoi fornitori erano obbligati a farle credito. Così, alla sua morte, non ci furono che rimpianti e neppure una rimostranza.

La sua beneficenza era inesauribile, ma non si trattava di quella beneficenza ufficiale che veniva ostentata alla luce del sole; in lei c'era la carità del cuore e non quella dell'ostentazione. Dio solo sa le lacrime che lei ha asciugato e le disperazioni che ha quietato, poiché queste buone azioni non avevano come testimoni altri che lei e gli infelici ch'ella assisteva. Sapeva soprattutto scoprire quelle sventure nascoste, che sono le più strazianti, e vi portava il suo soccorso cori una tale delicatezza da risollevare il morale anziché deprimerlo.

Il suo rango e le alte funzioni di suo marito la obbligavano a un tenore di vita al quale non poteva derogare. Ma, pur ottemperando alle esigenze della sua posizione sociale senza grette avarizie, ella si avvaleva di un metodo tale che, evitando gli sprechi rovinosi e le spese superflue, le permetteva di sopperirvi con metà del denaro che avrebbero speso altri, i quali non per questo avrebbero ottenuto risultati migliori.

Poteva così prelevare dal suo patrimonio una più larga parte per i bisognosi. Dalle sue sostanze aveva distratto un importante capitale, la cui rendita era esclusivamente destinata a questo scopo, che lei considerava sacro, e motivo per cui aveva meno da spendere per la sua casa. Trovava così il modo di conciliare i suoi doveri verso la società e quelli verso la sventura. [2]

Evocata, dodici anni dopo la sua morte, da uno dei suoi parenti, iniziato allo Spiritismo, ha fatta la comunicazione, qui sotto riportata, in risposta a diverse domande che le erano state rivolte. [3]

"Voi avete ragione, amico mio, di pensare che sono felice. Lo sono, in effetti, al di là di tutto quanto si possa esprimere, eppure sono ancora lontana dall'ultimo gradino. Anche sulla Terra ero tra i fortunati, dal momento che non ricordo di aver mai provato un vero dolore. Giovinezza, salute, ricchezze, omaggi: io avevo tutto quello che costituisce la felicità tra di voi; ma che cos'è questa felicità vicino a quella che si gode qui? Che cosa sono le vostre feste più splendide, in cui si ostentano gli ornamenti più ricchi, accanto a questa folla di Spiriti risplendenti di un bagliore che la vostra vista non potrebbe sopportare e che è l'appannaggio della purezza? Che cosa sono i vostri palazzi e i vostri saloni dorati accanto alle dimore aeree, ai vasti campi dello Spazio disseminati di colori che farebbero impallidire l'arcobaleno? Che cosa sono le vostre passeggiate dai passi contati nei vostri parchi, a paragone delle corse attraverso l'immensità, più veloci del lampo? Che cosa sono i vostri orizzonti limitati e nuvolosi accanto allo spettacolo grandioso dei mondi che si muovono nell'Universo senza confini, sotto la mano possente dell'Altissimo? Quanto i vostri più melodiosi concerti sono tristi e stridenti a paragone di questa soave armonia che fa vibrare i fluidi dell'etere e tutte le fibre dell'anima! Quanto le vostre più grandi gioie sono tristi e insulse accanto alla ineffabile sensazione di felicità che incessantemente penetra in tutto il nostro essere come un benefico effluvio, senza quella vaga mescolanza d'inquietudine, di apprensione e di sofferenza! Qui tutto spira amore, fiducia, sincerità. Dappertutto cuori che si amano, dappertutto degli amici, da nessuna parte ci sono né invidiosi né gelosi. Questo è il mondo dove io mi trovo, amico mio, e dove voi giungerete infallibilmente seguendo la retta via.

Tuttavia prima o poi ci si stancherebbe di una felicità tanto uniforme; non crediate perciò che la nostra sia esente da vicissitudini di vario genere. Tale felicità non consiste né in un concerto perpetuo, né in una festa senza fine, né in una beata contemplazione per tutta l'eternità. No. Essa è il movimento, la vita, l'attività. Le occupazioni, benché esenti da vere e proprie fatiche, vi apportano una incessante varietà di aspetti ed emozioni, a causa dei mille avvenimenti di cui tali occupazioni sono permeate. Ognuno ha la sua missione da compiere, i suoi protetti da assistere, amici della Terra da visitare, meccanismi della Natura da dirigere, anime sofferenti da consolare; si va, si viene, non da una strada all'altra, ma da un mondo all'altro; ci si raduna, ci si separa per ricongiungersi in seguito; a un certo punto ci si riunisce, ci si comunica ciò che si è fatto, ci si congratula a vicenda dei successi ottenuti; ci si accorda, ci si assiste reciprocamente nei casi difficili. Vi assicuro, infine, che nessuno ha il tempo di annoiarsi un solo secondo.

In questo momento la Terra è il centro delle nostre più gravi preoccupazioni. Quale sommovimento tra gli Spiriti! Quali e quante coorti vi affluiscono per concorrere alla trasformazione di questo pianeta! Si direbbe trattarsi di un nugolo di lavoratori occupati a diboscare una foresta, sotto gli ordini di capi esperti; gli uni abbattono con la scure i vecchi alberi e ne strappano le profonde radici; gli altri spianano il terreno, quelli arandolo e seminandolo; questi edifi cando la nuova città sulle rovine decrepite del vecchio mondo. Per tutto questo tempo, i capi si radunano, tengono consigli e inviano messaggeri a dare ordini in tutte le direzioni. La Terra deve essere rigenerata in un determinato tempo. Bisogna che i disegni della Provvidenza si compiano, ed è per questo che ciascuno è all'opera. Non crediate, però, che io sia una semplice spettatrice di questo grande lavoro; proverei vergogna a restarmene inattiva quando tutti sono indaffarati. Mi è stata affidata una importante missione e cerco di compierla al meglio delle mie possibilità.

Non è certo senza lotte che sono arrivata al rango che ora occupo nella vita spirituale. Sappiate che la mia ultima esistenza, per quanto meritevole possa sembrarvi, non sarebbe stata, per questo, sufficiente. Durante parecchie esistenze, sono passata attraverso le prove del lavoro e della miseria che avevo volontariamente scelto per fortificare e purificare la mia anima. Ho avuto la fortuna di uscirne vittoriosa, ma restava ancora una prova da sopportare, la più pericolosa di tutte: quella della ricchezza e del benessere materiale, di un benessere senza ombra di amarezza, e qui stava il pericolo. Prima di tentare questa prova, ho voluto sentirmi abbastanza forte per non esserne travolta. Dio ha tenuto conto delle mie buone intenzioni e mi ha fatto la grazia di sostenermi. Molti altri Spiriti, sedotti dalle apparenze, si affrettano a fare questa scelta: troppo deboli, ahimè, per affrontarne il pericolo! Cosicché le seduzioni hanno facilmente ragione della inesperienza di costoro.

Lavoratori, io sono stata nelle vostre fila. Io, la nobile dama, mi sono guadagnata, come voi, il pane col sudore della fronte; ho sopportato le privazioni, ho sofferto le intemperie, ed è questo che ha sviluppato le forze virili del mio animo. Altrimenti avrei probabilmente fallito nella mia ultima prova, la qual cosa mi avrebbe rigettato molto indietro. Come me, anche voi, a vostra volta, avrete la prova della fortuna, ma non affrettatevi a chiederla troppo presto. E voi che siete ricchi abbiate sempre presente nella vostra mente che la vera fortuna, la fortuna imperitura, non sta sulla Terra, e comprenderete a quale prezzo potete meritare i benefici dell'Onnipotente."

PAULA, sulla Terra contessa di ***

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[2] Possiamo dire che questa dama era il ritratto vivente della donna benefica, tracciato ne Il Vangelo secondo lo Spiritismo, cap. XIII.

[3] Abbiamo estrapolato da questa comunicazione, il cui originale è in lingua tedesca, le parti più importanti riguardo all'argomento che ci interessa, sopprimendo quanto è d'interesse esclusivamente familiare.
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Jean Reynaud


(Società Spiritista di Parigi. Comunicazione spontanea)

"Amici miei, quanto questa nuova vita è meravigliosa! Simile a un torrente luminoso trascina nel suo corso immenso le anime inebriate dall'infinito! Dopo il distacco dai legami carnali, i miei occhi hanno abbracciato i nuovi orizzonti che mi circondano e hanno gioito delle splendide meraviglie dell'infinito. Sono passato dalle ombre della materia all'alba luminosa che annuncia l'Onnipotente. Io sono salvo, non per merito delle mie azioni, ma per la conoscenza del principio eterno, che mi ha fatto evitare le macchie impresse dall'ignoranza sulla povera Umanità. La mia morte è stata benedetta; i miei biografi la giudicheranno prematura. Quei ciechi! Rimpiangeranno qualche scritto nato dalla polvere, e non comprenderanno quanto quel poco di rumore, che si fa attorno alla mia tomba socchiusa, sia utile alla santa causa dello Spiritismo. La mia opera era terminata; i miei predecessori seguivano la rotta; io avevo raggiunto quel punto culminante in cui l'uomo ha dato ciò che aveva di meglio, in cui non può far altro che ricominciare. La mia morte ravviva l'attenzione dei letterati e la riconduce sulla mia opera fondamentale che tratta della grande questione spiritista, che essi fingono di disconoscere e che ben presto li avvincerà. Gloria a Dio! Con l'aiuto degli Spiriti Superiori che proteggono la nuova dottrina, sarò uno dei precursori che vi indicheranno la strada."

Jean Reynaud


(Parigi, riunione familiare. Altra comunicazione spontanea)

Lo Spirito risponde a una riflessione sulla sua morte inaspettata, a un'età poco avanzata, che ha sorpreso tutti.

"Chi vi dice che la mia morte non sia un beneficio per lo Spiritismo, per il suo avvenire, per le sue conseguenze? Avete notato, amico mio, la strada che sta imboccando il progresso, la strada che sta prendendo la fede spiritista? Dio ha prima di tutto dato delle prove materiali: la danza dei tavolini, i colpi picchiati e ogni sorta di fenomeni. Era per richiamare l'attenzione; era un inizio divertente. Agli uomini occorrono delle prove palpabili per credere. Ora vi è ben altro! Dopo i fatti materiali, Dio si rivolge all'intelligenza, al buonsenso, alla fredda ragione; non si tratta più di azioni faticose, ma di cose razionali che devono convincere e riunire anche gli increduli più ostinati. E questo non è che l'inizio. Fate molta attenzione a ciò che vi dico: seguirà tutta una serie di fatti intelligenti e irrefutabili, e il numero degli adepti della fede spiritista, già così grande, aumenterà ancora. Dio s'insinuerà nel fior fiore delle intelligenze, nelle vette più alte dello Spirito, del talento e del sapere. Sarà un raggio di luce che si spanderà su tutta la Terra come un fluido magnetico irresistibile, e spingerà i più recalcitranti alla ricerca dell'infinito, allo studio di questa scienza meravigliosa che ci insegna massime così sublimi. Tutti si raduneranno attorno a voi e, prescindendo dal diploma di genio che è stato loro dato, si faranno umili e piccoli per apprendere e per convincersi. Poi, più avanti, quando saranno ben istruiti e convinti, si serviranno della loro autorità e della notorietà del loro nome per spingersi ancora più lontano e raggiungere gli ultimi limiti del fine che voi tutti vi siete proposti: la rigenerazione della specie umana attraverso la conoscenza ragionata e approfondita delle esistenze passate e future. Ecco la mia opinione sincera sullo stato attuale dello Spiritismo."

(Bordeaux)

Evocazione. "Con piacere, signora, io mi presento al vostro appello. Sì, voi avete ragione; il turbamento spirituale, per così dire, per me non è esistito (questo rispondeva al pensiero della medium). Esiliato volontariamente sulla vostra Terra, dove dovevo gettare il primo seme serio delle grandi verità che avvolgono il mondo in questo momento, io ho sempre avuto la coscienza della mia patria spirituale e mi sono rapidamente riconosciuto in mezzo ai miei fratelli."

— Vi ringrazio per esser voluto venire. Non avrei mai creduto, però, che il mio desiderio d'intrattenermi con voi avrebbe avuto una qualche influenza su di voi. Deve necessariamente esserci una tale differenza tra di noi, che io penso a voi soltanto col più grande rispetto.

«Grazie, figlia mia, di questo bel pensiero. Ma dovete anche sapere che, qualunque distanza possano stabilire tra noi le prove superate più o meno prontamente, più o meno felicemente, c'è sempre un potente legame che ci unisce: la simpatia. E voi, questo legame, lo avete rafforzato con il vostro costante pensiero.»

— Benché siano molti gli Spiriti che hanno spiegato le loro prime sensazioni al momento del risveglio, sareste così gentile da rivelarmi che cosa avete provato voi riconoscendomi? E come si è verificata la separazione del vostro Spirito e del vostro corpo?

«Come per tutti. Ho sentito avvicinarsi il momento della liberazione; ma, più fortunato di molti altri, essa non mi ha causato angosce poiché ne conoscevo i risultati, quantunque fossero più grandi di quanto non pensassi. Il corpo costituisce un ostacolo alle facoltà spirituali, e — quali che siano le luci da esso conservate — esse sono sempre più o meno offuscate dal contatto della materia. Mi sono addormentato confidando in un risveglio felice; il sonno è stato breve, lo stupore immenso! Gli splendori celesti, che si estendevano sotto il mio sguardo, brillavano in tutta la loro magnificenza. La mia vista meravigliata s'immergeva nella immensità di questi mondi di cui avevo constatato l'esistenza e l'abitabilità. Era un miraggio che mi rivelava e, nello stesso tempo, mi confermava la verità dei miei sentimenti. L'uomo ha un bel credersi sicuro, ma quando parla ha spesso in fondo al cuore dei momenti di dubbio, d'incertezza. Egli sovente diffida — se non delle verità che proclama — almeno dei mezzi imperfetti di cui si serve per dimostrarla. Convinto della verità che volevo far accogliere, ho dovuto spesso combattere contro me stesso, contro lo scoraggiamento di vedere, di toccare, per così dire, la verità, e di non poterla rendere palpabile a coloro che tanto avrebbero avuto bisogno di credervi per camminare sicuri sulla via che devono seguire.»

— Durante la vostra vita, professavate lo Spiritismo?

«Tra il professare e il praticare c'è una grande differenza. Molti professano una dottrina che non praticano affatto; io praticavo, ma non professavo. Come ogni uomo che segua, foss'anche senza conoscerle, le leggi del Cristo è Cristiano, così ogni uomo può essere Spiritista, quando creda all'immortalità della sua anima, alle sue reincarnazioni, al suo progressivo e incessante cammino, alle sue prove terrene, abluzioni necessarie per purificarsi. Io credevo in tutto questo, io ero dunque uno Spiritista. Ho compreso l'erraticità, questo legame intermedio tra le incarnazioni, questo purgatorio dove lo Spirito colpevole si spoglia delle sue vesti insozzate per indossare una veste nuova, dove lo Spirito in progresso tesse con diligenza la veste che indosserà nuovamente e che vuole conservare pura. Io ho compreso — ve l'ho detto — e senza professare ho continuato a praticare.»

Osservazione: Queste tre comunicazioni sono state ottenute da tre medium diversi, completamente estranei l'uno all'altro. Dall'analogia dei pensieri, dallo stile del linguaggio, possiamo, almeno come presunzione, ammetterne l'autenticità. L'espressione tesse con diligenza la veste che indosserà nuovamente è un'espressione seducente che rispecchia la sollecitudine con cui lo Spirito in progresso prepara la nuova esistenza che dovrà farlo progredire ulteriormente. Gli Spiriti arretrati prendono meno precauzioni e fanno a volte scelte infelici che li inducono a ricominciare.


Antoine Costeau


Membro della Società Spiritista di Parigi, fu inumato il 12 settembre 1863 nel cimitero di Montmartre, nella fossa comune. Era un uomo di cuore che lo Spiritismo ha ricondotto a Dio; la sua fede nel futuro era completa, sincera e profonda. Semplice operaio lastricatore, praticava la carità attraverso i pensieri, le parole e le azioni, e, secondo le sue deboli risorse, trovava ancora il modo di assistere quelli che avevano meno di lui. Se la Società Spiritista non ha sostenuto le spese di una sepoltura individuale, è perché c'era un impiego più utile da Fare di quei fondi, che sarebbero stati adoperati senza profitto per i vivi, per una vana soddisfazione d'amor proprio. Gli Spiritisti, soprattutto, sanno che la fossa comune è una porta che conduce al cielo tanto quanto il più sontuoso mausoleo.

Il signor Canu, segretario della Società Spiritista, un tempo radicato materialista, ha pronunciato ai suoi funerali l'orazione che qui riportiamo.

"Caro fratello Costeau, soltanto alcuni anni fa, molti di noi — e, lo confesso, io primo fra tutti — non avrebbero visto davanti a questa tomba aperta che la fine delle miserie umane e, dopo, il nulla, il terribile nulla; vale a dire niente anima per meritare premi o espiare e, di conseguenza, niente Dio che ricompensi, castighi o perdoni. Oggi, grazie alla nostra divina dottrina, noi vi ravvisiamo la fine delle prove, e per voi, fratello caro, di cui rendiamo alla terra le spoglie mortali, noi vi scorgiamo il trionfo del vostro impegno e il principio delle ricompense che avete meritato con il vostro coraggio, con la vostra rassegnazione, con la vostra carità, in una parola con le vostre virtù; e soprattutto vi scorgiamo la glorificazione di un Dio saggio, onnipotente, giusto e buono. Siate dunque, fratello caro, il portatore delle grazie che noi rendiamo all'Eterno, il quale ha voluto dissipare attorno a noi le tenebre dell'errore e della miscredenza. Infatti, fino a poco tempo fa, noi, la fronte triste e la mestizia nel cuore, in questa circostanza vi avremmo detto: 'Addio, amico, addio per sempre'. Oggi noi, la fronte alta e splendente di speranza, il cuore pieno di coraggio e d'amore, vi diciamo: 'Fratello caro, arrivederci, e pregate per noi'." [4]

Uno dei medium della Società ricevette, sulla fossa stessa non ancora ricoperta, la comunicazione che segue, della quale tutti gli astanti, compresi i necrofori, ascoltarono la lettura, a testa nuda e con profonda emozione. Era, infatti, uno spettacolo nuovo e impressionante udire le parole di un morto, raccolte dal seno stesso della tomba.

"Grazie, amici, grazie. La mia tomba non è ancora chiusa eppure, ancora un secondo, e la terra ricoprirà i miei resti. Ma — voi lo sapete — sotto questa polvere non verrà seppellita la mia anima. Essa si librerà nello Spazio, per salire verso Dio!

Cosicché diviene consolante poter ancora dire a sé stessi: Oh, no! Io non sono affatto morto, io vivo della vita vera, della vita eterna!

Il corteo funebre del povero non è seguito da un grande numero di persone. Sulla sua tomba non hanno luogo superbe manifestazioni, tuttavia, amici, credetemi, la folla immensa qui non manca, e Spiriti buoni hanno seguito con voi e con queste pie donne il corpo di colui che ora è steso laggiù! Almeno voi, voi tutti, avete dimostrato di credere e di amare il buon Dio!

Oh, certo che no! Noi non moriamo perché il nostro corpo va in frantumi, sposa amatissima! D'ora in poi io sarò sempre accanto a te per consolarti e aiutarti a sopportare la prova. Dura sarà per te la vita. Ma con l'idea dell'eternità, e pieno il tuo cuore dell'amore di Dio, quanto le tue sofferenze ti saranno leggere!

Parenti che attorniate la mia amatissima compagna, amatela e rispettatela; siate per lei dei fratelli e delle sorelle. Non dimenticate che voi tutti vi dovete reciproca assistenza sulla Terra, se volete entrare nella dimora del Signore.

E a voi Spiritisti, fratelli e amici, grazie per essere venuti a dirmi addio fino a questa dimora di polvere e di fango. Ma voi, voi sapete bene che la mia anima vive immortale, e che talvolta essa verrà a chiedervi delle preghiere, che non mi saranno rifiutate, così da aiutarmi a camminare su questa magnifica strada, che voi, Spiritisti, mi avete rivelata durante la mia vita terrena.

A voi tutti, che siete qui, addio! Potremo rivederci in altro luogo che non sia su questa tomba. Le anime mi chiamano al loro raduno.

Addio! Voi pregate per quelle che soffrono. Arrivederci!"

COSTEAU


Tre giorni più tardi, lo Spirito di Costeau, evocato da un gruppo privato, tramite un altro medium, dettò quanto qui di seguito riportiamo.

"La morte è la vita. Io non faccio che ripetere ciò che è stato già detto; ma per voi non c'è altra espressione che questa, malgrado ciò che dicono i materialisti, i quali vogliono restare ciechi. Oh, amici miei, quale splendida visione quella di veder sventolare sulla Terra le bandiere dello Spiritismo! Questa scienza immensa di cui voi possedete appena le prime parole! Quali chiarezze essa porta agli uomini di buona volontà, a coloro che hanno spezzato le terribili catene dell'orgoglio per levare in alto la loro fede in Dio! Pregate, umani, ringraziateLo di tutti i Suoi benefici. Povera Umanità! Ah, se ti fosse concesso di comprendere!... E invece no! Ancora non è giunto quel tempo in cui la misericordia del Signore dovrà estendersi su tutti gli uomini, affinché riconoscano le Sue volontà e vi si sottomettano.

Sarà attraverso i tuoi raggi luminosi, scienza benedetta, ch'essi vi arriveranno e comprenderanno. Sarà al tuo calore benefico e al fuoco divino, portatore di fede e consolazioni, ch'essi verranno a riscaldare i loro cuori. Sarà sotto i tuoi raggi vivificanti che il padrone e l'operaio si confonderanno e costituiranno una persona sola, perché avranno compreso quella carità fraterna predicata dal divino Messia.

Oh, miei fratelli, pensate alla fortuna immensa che possedete per essere stati i primi iniziati all'opera rigeneratrice. Onore a voi, amici! Continuate così e, come me, un giorno venendo nella patria degli Spiriti, voi direte: La morte è la vita; o, piuttosto è un sogno, una specie di sogno angoscioso che dura lo spazio di un minuto, e dal quale si esce per vedersi circondati da amici, che vi festeggiano e sono felici di tendervi le braccia. La mia felicità è stata così grande che io non riuscivo a comprendere come Dio potesse accordarmi tante grazie per aver fatto io così poco. Mi sembrava di sognare e, siccome qualche volta mi era capitato di sognare che ero morto, ho avuto paura, per un istante, di essere obbligato a ritornare in quel misero corpo; ma non tardai a rendermi conto della realtà, e ne ringraziai Dio. Benedicevo il maestro che così bene aveva saputo risvegliare in me i doveri dell'uomo che crede nella vita futura. Sì, io lo benedicevo e lo ringraziavo, perché Il libro degli Spiriti aveva risvegliato nella mia anima gli slanci d'amore per il mio Creatore.

Grazie, miei buoni amici, per avermi attratto verso di voi. Dite ai nostri fratelli che io sono spesso in compagnia del nostro amico Sanson. Arrivederci e coraggio! La vittoria vi attende! Felici coloro che avranno preso parte alla battaglia!"

Dopo di allora il signor Costeau si è sovente manifestato sia nella Società Spiritista sia in altre riunioni, dove ha sempre dato prova dell'elevatezza di pensiero che caratterizza gli Spiriti avanzati.

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[4] Per maggiori dettagli e per altre orazioni funebri, si veda la Rivista Spiritista dell'ottobre 1863, pag. 297.
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La signorina Emma


La signorina Emma [5] era una giovane donna, morta in seguito a un incidente causato dal fuoco, e dopo crudeli sofferenze. Qualcuno si era proposto di chiederne l'evocazione alla Società Spiritista di Parigi, allorché ella si è presentata spontaneamente il 31 luglio 1863, poco tempo dopo la sua morte.

"Eccomi, dunque, ancora sulle scene del mondo, io che mi credevo sepolta per sempre nel mio velo d'innocenza e giovinezza. Il fuoco della Terra mi salvava dal fuoco dell'Inferno: questo io pensavo nella mia fede cattolica e, se non osavo intravedere gli splendori del paradiso, la mia anima si rifugiava trepidante nell'espiazione del purgatorio. E pregavo, soffrivo, piangevo. Ma chi dava a me, così fragile, la forza di sopportare le mie angosce? Chi nelle lunghe notti d'insonnia e di febbre debilitante si chinava sul mio letto di martirio? Chi rinfrescava le mie labbra riarse? Eravate voi, mio angelo custode, la cui bianca aureola mi circondava tutta; eravate anche voi, cari Spiriti amici, che venivate a sussurrare al mio orecchio parole di speranza e di amore.

La fiamma che consumò il mio debole corpo mi dispogliò dell'attaccamento a ciò che è passeggero. Così morii che già vivevo della vera vita. Io non conobbi il turbamento ed entrai serena e quieta nel giorno radioso che avvolge quelli che, dopo aver sofferto molto, hanno un po' sperato. Mia madre, la mia cara madre, fu l'ultima vibrazione terrestre che risuonò nella mia anima. Come vorrei ch'ella diventasse Spiritista!

Io mi sono staccata dall'albero terrestre come un frutto maturato prima del tempo. Io non ero ancora stata sfiorata dal demone dell'orgoglio che tormenta le anime delle infelici, travolte dal successo brillante e dall'esaltazione della giovinezza. Io benedico la fiamma. Io benedico le sofferenze. Io benedico la prova che era una espiazione. Simile a quei leggeri fili chiari dell'autunno, fluttuo trasportata nella corrente luminosa. Non sono più le stelle di diamanti a brillare sulla mia fronte, ma le stelle d'oro del buon Dio."

EMMA


In un altro centro, il 30 luglio 1863, a Le Havre, il medesimo Spirito diede, anche qui spontaneamente, la comunicazione che segue.

"Coloro che soffrono sulla Terra sono ricompensati nell'altra vita. Dio è pieno di giustizia e misericordia per coloro che soffrono sulla Terra. Egli dona una felicità così pura, una beatitudine così perfetta, che non si dovrebbero temere né la sofferenza né la morte, se alle povere creature umane fosse possibile sondare i misteriosi disegni del nostro Creatore. Ma la Terra è un luogo di prove spesso assai grandi, spesso costellate di dolori assai crudeli. A tutte queste prove siate rassegnati, se ne siete colpiti; a tutte inchinatevi davanti alla bontà suprema del Dio che è onnipotente, s'Egli vi dà un pesante fardello da sopportare. Se Egli vi richiama a Lui dopo grandi sofferenze, voi nell'altra vita, nella vita felice, vedrete quanto questi dolori e queste pene della Terra fossero ben poca cosa, allorché giudicherete la ricompensa che Dio vi riserva, posto che né lagnanze né dicerie siano entrate nel vostro cuore. Ancora molto giovane, ho lasciato la Terra. Dio ha voluto perdonarmi e darmi la vita di coloro che hanno rispettato le Sue volontà. Adorate sempre Dio. Amatelo con tutto il vostro cuore. PregateLo, soprattutto, pregateLo fermamente: è il vostro sostegno sulla Terra, la vostra speranza, la vostra salvezza."

Emma

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[5] Signorina Emma Livry.
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Il dottor Vignal


Antico membro della Società Spiritista di Parigi, morto il 27 marzo 1865. Alla vigilia della sepoltura, un sonnambulo lucidissimo e che vede molto bene gli Spiriti, pregato di trasportarsi presso di lui e di dire se lo vedesse, così risponde: "Vedo un cadavere nel quale si sta attuando un travaglio straordinario; si direbbe una massa che si agita, come un qualcosa che compia degli sforzi per liberarsene, ma che faccia fatica a vincere la resistenza. Non distinguo una forma di Spirito ben determinata".

Il dottor Vignal è stato evocato nella Società Spiritista di Parigi il 31 marzo.

— Caro dottor Vignal, tutti i vostri ex colleghi della Società di Parigi hanno conservato di voi il migliore dei ricordi, e io quello, in particolare, degli eccellenti rapporti che fra di noi non si sono mai interrotti. Il nostro scopo, chiamandovi fra di noi, è innanzi tutto quello di darvi una testimonianza della nostra simpatia, e saremmo molto felici se voi voleste o poteste venire a intrattenervi con noi.

«Amico caro e degno maestro, il buon ricordo che di me serbate e le vostre testimonianze di simpatia mi giungono molto gradite. Se oggi posso venire a voi e assistere libero a questa riunione di tutti i nostri buoni amici fratelli spiritisti, è grazie alla vostra evocazione e all'assistenza che le vostre preghiere mi hanno apportato. Come giustamente diceva il mio giovane segretario, ero impaziente di comunicare; fin dall'inizio di questa serata, ho impiegato tutte le mie forze spirituali per dominare questo desiderio. I vostri discorsi e i gravi problemi che avete sollevato, vivamente interessandomi, hanno reso la mia attesa meno penosa. Perdonate, amici miei, ma la mia riconoscenza chiedeva di manifestarsi.»

— Vogliate dirci subito come vi trovate nel mondo degli Spiriti. Vogliate nello stesso tempo descriverci il travaglio della separazione, le vostre sensazioni in quel momento e dirci in capo a quanto tempo voi vi siete riconosciuto.

«Io sono felice quanto lo si può essere quando si vedono pienamente confermati tutti i segreti pensieri che possono essere stati concepiti su una dottrina consolante e riparatrice. Io sono felice. Sì lo sono, perché ora vedo senza alcun ostacolo svilupparsi davanti a me l'avvenire della scienza e della filosofia spiritiste.

Ma mettiamo da parte, per oggi, queste inopportune digressioni. Verrò di nuovo a intrattenermi con voi su questo argomento, ben sapendo che la mia presenza vi procurerà tanto piacere quanto ne provo io stesso a visitarvi.

Il distacco dal corpo è stato abbastanza rapido; più rapido comunque di quanto quel mio poco di merito potesse farmi sperare. Sono stato fortemente aiutato dalla vostra assistenza. Il vostro sonnambulo vi ha dato un'idea abbastanza precisa del fenomeno della separazione, perché io debba insistervi ancora. Si trattava di una sorta di oscillazione intermittente, una specie di trascinamento in due sensi opposti. Lo Spirito ha trionfato, dal momento che sono qui. Non ho completamente lasciato il corpo se non nell'istante in cui è stato deposto nella terra. Sono così ritornato con voi.»

— Che cosa pensate del servizio che è stato fatto per il vostro funerale? Mi sono fatto il dovere di assistervi. In quel momento vi eravate abbastanza liberato per vederlo? E le preghiere che io ho detto per voi (beninteso non ostentatamente) sono esse giunte fino a voi?

«Sì. Come vi ho già detto, la vostra assistenza, in parte, ha fato tutto, e io sono ritornato con voi, abbandonando completamente la mia vecchia crisalide. Poco mi toccano le cose materiali, del resto voi lo sapete. Io non pensavo che all'anima e a Dio.»

— Vi ricordate che, su vostra richiesta, cinque anni fa, nel mese di febbraio del 1860, noi abbiamo fatto uno studio su di voi, quando eravate ancora in vita? [6] In quel momento il vostro Spirito si è liberato per venire a intrattenersi con noi. Abbiate la bontà di descriverci, per quanto possibile, la differenza che esiste tra la vostra liberazione attuale e quella di allora.

«Sì, certo, ricordo. Oh, quale differenza fra il mio stato di allora e quello di oggi! Allora la materia mi serrava ancora nella sua rete inflessibile. Volevo liberarmi in una maniera più assoluta e non potevo farlo. Oggi sono libero. Un vasto campo, quello dell'ignoto, si apre davanti a me. Io spero, con il vostro aiuto e quello dei buoni Spiriti ai quali mi raccomando, di progredire e di immedesimarmi il più rapidamente possibile nei sentimenti che occorre provare e nelle azioni che occorre compiere, per percorrere il sentiero della prova e per meritare il mondo delle ricompense. Quale maestà! Quale grandezza! È quasi un sentimento di sgomento quello che ci domina, quando, fragili come siamo, vogliamo fissare le luci sublimi.»

— Saremo felici di continuare questo colloquio un'altra volta, quando vorrete ritornare fra noi.

«Ho risposto succintamente e in modo forse un po' sconnesso alle vostre varie domande. Non esigete troppo dal vostro fedele discepolo: non sono ancora interamente libero. Parlare, e ancora parlare, sarebbe la mia gioia; la mia guida modera il mio entusiasmo, e io ho già potuto abbastanza apprezzare la sua bontà e la sua giustizia da sottomettermi completamente alla sua decisione, per quanto provi dispiacere a essere interrotto. Mi consolo pensando che spesso potrò venire ad assistere, in incognito, alle vostre riunioni. Alcune volte vi parlerò: vi amo e voglio dimostrarvelo. Ma altri Spiriti, più avanzati di me, reclamano la precedenza, e io devo cancellarmi davanti a coloro che hanno avuto la bontà di permettere al mio Spirito di dare libero corso al torrente di pensieri che vi avevo accumulato.

Amici, vi lascio; e devo doppiamente ringraziare non solo voi Spiritisti che mi avete chiamato, ma anche quello Spirito che ha voluto permettere che io prendessi il suo posto, e che quand'era in vita portava il nome illustre di Pascal.

Colui che fu e che sempre sarà il più devoto dei vostri adepti.»

Dott. Vignal

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[6] Si veda la Rivista Spiritista del mese di marzo del 1860.
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Victor Lebufle


Giovane pratico locale, appartenente al porto di Le Havre, morto all'età di vent'anni. Abitava con sua madre, una povera commerciante, a cui egli prodigava le cure più tenere e che sosteneva con i guadagni del suo faticoso lavoro. Non lo si vide mai frequentare osterie, né darsi a quegli eccessi così frequenti in quelli del suo mestiere, poiché non voleva distrarre la benché minima parte del suo guadagno dal caritatevole uso cui lo aveva consacrato. Tutto il tempo che non veniva impiegato nel suo lavoro lo dedicava alla madre, per risparmiarle ogni fatica. Minato da ormai lungo tempo dalla malattia di cui presentiva che sarebbe morto, nascondeva le sue sofferenze per paura di causare delle apprensioni in sua madre e per paura che ella volesse lei stessa occuparsi dei lavori più ingrati. Bisognava che questo giovane uomo avesse una riserva ben profonda di qualità naturali e una ben straordinaria forza di volontà, per resistere, nell'età delle passioni, agli influssi nefasti dell'ambiente in cui viveva. Era di una pietà sincera. Edificante è stata la sua morte.

Alla vigilia della morte, volle che sua madre andasse a riposare un poco, dicendo che lui stesso sentiva il bisogno di dormire. Fu a questo punto che la madre ebbe una visione. Si trovava — disse — in una grande oscurità allorché vide un punto luminoso che ingrandiva a poco a poco, e la stanza si trovò illuminata da un chiarore brillante, da cui si distaccò la figura del figlio, che si levava radiosa nello spazio infinito. Ella comprese che la sua fine era vicina; infatti, il giorno dopo l'anima bella di suo figlio aveva lasciato la Terra, mentre le sue labbra sussurravano una preghiera.

Una famiglia spiritista, che ne conosceva la condotta edificante e che s'interessava della madre rimasta sola, aveva avuto intenzione di evocarlo poco tempo dopo la sua morte, quand'egli si manifestò spontaneamente attraverso questa comunicazione.

"Voi desiderate sapere come sto ora: sono molto felice. Oh, molto felice! Non dovete affatto tener conto delle sofferenze e delle angosce, poiché sono fonte di benedizioni e felicità nell'oltretomba. Felicità! Voi non sapete che cosa significhi questo termine. Le felicità della Terra sono così lontane da ciò che proviamo quando ritorniamo verso il Maestro con una coscienza pura, con la fiducia del servitore che ha svolto bene il suo dovere e che , pieno di gioia, attende l'assenso di colui che è tutto!

Oh, amici miei, la vita è penosa e difficile, se voi non guardate al fine! Ma io ve lo dico in verità: quando verrete tra di noi, se la vostra vita si è svolta secondo la legge di Dio, voi sarete ricompensati ben oltre misura, ben oltre la sofferenza e i meriti che credete di aver guadagnato per il Cielo. Siate buoni, siate caritatevoli, di quella carità sconosciuta a molti degli uomini, che si chiama benevolenza. Siate soccorrevoli verso i vostri simili; fate per loro più di quanto vorreste che si facesse per voi stessi, perché ignorate la miseria intima degli altri, è vero, ma conoscete la vostra. Soccorrete mia madre, la mia povera madre, il mio solo rimpianto della Terra. Ella deve subire altre prove, e bisogna ch'ella arrivi in Cielo. Addio. Vado da lei."

Victor


La guida del medium. Le sofferenze patite sulla Terra durante una incarnazione terrestre non sempre sono una punizione. Gli Spiriti che vengono sulla Terra per compiervi una missione, come colui che ha appena comunicato con voi, sono felici di sopportare mali che per altri sono una espiazione. Il sonno accanto all'Altissimo li ritempra e dona loro la forza di sopportare tutto per la Sua gloria. La missione di questo Spirito, nella sua ultima esistenza, non era una missione da far scalpore; ma quantunque essa sia stata oscura, egli non ne ha avuto che maggior merito, dal momento che non poteva essere stimolato dall'orgoglio. Egli aveva prima di tutto un dovere di riconoscenza da compiere nei confronti di colei che fu sua madre. In secondo luogo, doveva dimostrare che, anche negli ambienti più degradati, si possono trovare delle anime pure, dai sentimenti nobili ed elevati, e che con la volontà si può resistere a tutte le tentazioni. Questa è una prova secondo cui le qualità hanno una causa anteriore. Un tale esempio, inoltre, non sarà stato sterile.


La signora Anais Gourdon


Giovanissima donna, nota per la dolcezza del suo carattere e per le qualità morali tra le più eccellenti, morta nel novembre del 1860, Anais Gourdon apparteneva a una famiglia di minatori, occupati nelle miniere di carbone dei dintorni di Saint-Etienne, circostanza importante per giudicare la sua posizione come Spirito.

Evocazione. «Sono qui.»

— Vostro marito e vostro padre mi hanno pregato di chiamarvi e saranno molto felici di avere da voi una comunicazione.

«Anch'io sono ben felice di offrirla loro.»

— Perché siete stata sottratta così giovane all'affetto della vostra famiglia?

«Perché avevo terminato le mie prove terrene.»

— Andate a vederli qualche volta?

«Oh, io sono spesso accanto a loro!»

— Siete felice come Spirito?

«Sono felice: spero, attendo, amo. I cieli non m'infondono alcun terrore, e io attendo con fede e amore che le ali bianche mi sospingano fino a essi.»

— Che cosa intendete per ali bianche?

«Intendo: diventare puro Spirito e risplendere come i messaggeri celesti che mi abbagliano.»

Le ali degli angeli, degli arcangeli e dei serafini, i quali sono puri Spiriti, non sono che un attributo immaginato dagli uomini per rappresentare la rapidità con la quale essi si trasportano. La loro natura eterea, infatti, li esime da qualsiasi sostegno, per percorrere gli spazi. Essi possono tuttavia apparire agli uomini con questo accessorio per corrispondere alla loro idea, così come altri Spiriti assumono l'aspetto che avevano sulla Terra per farsi riconoscere.

— I vostri parenti possono fare qualcosa che vi sia particolarmente gradito?

«Possono, quei cari esseri, non più rattristarmi con la visione dei loro rimpianti, poiché sanno bene che io non sono perduta per loro. Che il mio pensiero sia loro dolce, leggero e profumato nel loro ricordo. Sono passata come un fiore, e niente di triste deve sussistere del mio rapido passaggio.»

— Come succede che il vostro linguaggio è così poetico e così poco adeguato alla posizione che avevate sulla Terra?

«Il fatto è che qui è la mia anima che parla. Sì, io possedevo delle cognizioni acquisite. Spesso Dio permette che degli Spiriti delicati si incarnino fra gli uomini più rudi per far loro presentire le delicatezze ch'essi raggiungeranno e che comprenderanno più tardi.»

Senza questa spiegazione così logica e così conforme alla sollecitudine di Dio per le Sue creature, difficilmente ci si sarebbe resi conto di ciò che, di primo acchito, potrebbe sembrare un'anomalia. Infatti, che cosa di più gentile e poetico del linguaggio dello Spirito di questa giovane donna, cresciuta in mezzo ai lavori più rudi? Sovente si osserva il contrario. Ci sono Spiriti inferiori incarnati tra gli uomini più evoluti, ma ciò con un fine opposto. È in vista del loro stesso progresso che Dio li mette in contatto con un mondo illuminato, ma a volte anche per servire come prova a quel mondo stesso. Quale altra filosofia potrebbe risolvere tali problemi?


Maurice Gontran

Era un figlio unico, morto a diciotto anni di una malattia polmonare. Intelligenza rara, razionalità precoce, grande amore per lo studio, carattere dolce, affettuoso e simpatico, egli possedeva tutte quelle qualità che danno le più legittime speranze d'un brillante avvenire. I suoi studi erano stati portati a termine assai presto con il più grande successo, ed egli lavorava per la Scuola Politecnica. La sua morte fu per i suoi genitori la causa d'uno di quei dolori che lasciano tracce profonde, e tanto più penose poiché, essendo egli sempre stato di salute delicata, essi attribuivano la sua fine prematura alla fatica cui lo avevano spinto. E se ne rimproveravano. "A che cosa — dicevano — gli serve adesso tutto ciò che ha appreso? Meglio sarebbe stato se fosse rimasto ignorante. Non aveva certo bisogno di quello per vivere. Senza dubbio egli sarebbe ancora fra di noi e sarebbe stato la consolazione dei giorni della nostra vecchiaia." Se avessero conosciuto lo Spiritismo, avrebbero senza dubbio ragionato altrimenti. Più tardi, infatti, vi trovarono la vera consolazione. La comunicazione, qui sotto riportata, fu data dal figlio a uno dei loro amici, alcuni mesi dopo la sua morte.

— Mio caro Maurice, il tenero attaccamento che avevate per i vostri genitori fa sì che io non dubiti del vostro desiderio di dar loro coraggio, se questo è in vostro potere. L'angoscia, direi anzi la disperazione, in cui li ha gettati la vostra morte, scuote visibilmente la loro salute e fa loro affrontare la vita con repulsione. Alcune vostre buone parole potranno senza dubbio farli rinascere alla speranza.

«Mio vecchio amico, con impazienza attendevo l'occasione di comunicare che voi mi offrite. Il dolore dei miei genitori mi affligge, ma esso si calmerà quando avranno la certezza che io non sono perduto per loro. Occorre che voi cerchiate di convincerli di questa verità, e certamente ci riuscirete. Era necessario questo avvenimento per condurli a una fede che porterà loro felicità, perché impedirà che si lamentino contro i decreti della Provvidenza. Mio padre, voi lo sapete, era molto scettico riguardo alla vita futura. Dio ha permesso ch'egli avesse questo dolore per trarlo dal suo errore.

Noi ci ritroveremo qui, in questo mondo dove non si conoscono più le sofferenze della vita e dove io li ho preceduti. Ma spiegate loro che la consolazione di rivedermi qui potrebbe venir rifiutata come punizione della loro mancanza di fede nella bontà divina. Mi sarebbe persino proibito, d'allora in poi, di comunicare con loro mentre essi sono ancora sulla Terra. La disperazione è una rivolta contro la volontà dell'Onnipotente ed è sempre punita con la continuazione della causa che ha prodotto questa disperazione, finché non ci si sia alla fine sottomessi. La disperazione è un vero suicidio, poiché mina le forze del corpo. . Colui che abbrevia i suoi giorni, con l'idea di sottrarsi più in fretta ai lacci del dolore, va incontro ai più crudeli disinganni. Il fatto è che, al contrario, bisogna lavorare per mantenere efficienti le forze fisiche, così da sopportare più facilmente il peso delle prove.

Miei buoni genitori, è a voi che mi rivolgo. Dopo che ho lasciato le mie spoglie mortali, non ho mai cessato d'essere accanto a voi e ci sono più spesso di quando vivevo sulla Terra. Consolatevi dunque, perché io non sono morto, ma il mio Spirito vive sempre. Il mio Spirito è libero, felice, al riparo dalle malattie, dalle invalidità, dal dolore. Invece di affliggervi, rallegratevi di sapermi in un ambiente esente da affanni e pericoli, dove il cuore è inebriato da una gioia pura, senza ombre.

Oh, amici, non piangete coloro che muoiono prematuramente! È una grazia che Dio concede, per risparmiare loro le tribolazioni della vita. La mia esistenza non doveva, questa volta, protrarsi più a lungo sulla Terra; vi avevo acquisito ciò che vi dovevo acquisire, per prepararmi a compiere, più tardi, nello Spazio, una missione più importante. Se fossi vissuto lunghi anni, sapete voi a quali pericoli, a quali seduzioni sarei stato esposto? Sapete che, se — non essendo ancora abbastanza forte per resistere — non fossi morto, ciò poteva equivalere per me a un ritardo di parecchi secoli? Un dolore inconsolabile, in questo caso, denuncerebbe una mancanza di fede e non potrebbe essere legittimata che dalla credenza nel nulla. Oh, sì, sono da compiangere coloro che coltivano questa sconfortante credenza! Per loro, infatti, non c'è alcuna possibile consolazione. Gli esseri che sono loro cari sono perduti senza ritorno! La tomba ha portato via con sé la loro ultima speranza!»

— La vostra morte è stata dolorosa?

«No, amico mio, io ho sofferto soltanto prima di morire, della malattia che mi ha portato via, ma questa sofferenza diminuiva nella misura in cui si avvicinava l'ultimo istante, poi, un giorno, mi sono addormentato senza pensare alla morte. Ho sognato. Oh, un sogno delizioso! Sognavo che ero guarito: non soffrivo più, respiravo a pieni polmoni e con piacere un'aria balsamica e corroborante. Venivo trasportato attraverso lo Spazio da una forza sconosciuta. Una luce abbagliante risplendeva intorno a me, senza tuttavia affaticare la mia vista. Vidi mio nonno: non aveva più la figura scarna, ma un'aria di freschezza e di giovinezza; mi tese le braccia e mi strinse con effusione sul suo cuore. Una folla di altre persone, dal viso sorridente, l'accompagnava; tutti mi accoglievano con bontà e benevolenza, mi sembrava di riconoscerli, ero felice di rivederli, e tutti insieme ci scambiammo parole e testimonianze di amicizia. Ebbene, ciò che io credevo fosse un sogno era la realtà! Non avrei più dovuto risvegliarmi sulla Terra: mi ero risvegliato nel mondo degli Spiriti.»

— La vostra malattia non potrebbe essere stata causata dalla troppo intensa assiduità allo studio?

«Oh, no! Siatene ben persuasi! Il tempo che io dovevo vivere sulla Terra era segnato, e niente avrebbe potuto trattenermi più a lungo. Il mio Spirito, in quei momenti del distacco, lo sapeva perfettamente ed era felice pensando alla sua vicina liberazione. Ma il tempo che ho trascorso sulla Terra non è stato senza profitto e oggi mi compiaccio di non averlo perduto. I seri studi cui mi sono dedicato hanno fortificato la mia anima e hanno accresciuto le mie cognizioni. È tanto ciò che ho appreso, e se non ho potuto applicarlo nel mio breve soggiorno tra voi, lo applicherò più tardi con maggior profitto.

Addio, mio caro amico, vado accanto ai miei genitori, per predisporli a ricevere questa comunicazione.»

Maurice