IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

Torna al menu
Capitolo III - SPIRITI IN UNA CONDIZIONE MEDIA

Joseph Bré

Morto nel 1840, evocato a Bordeaux nel 1862 da una sua nipote

L'uomo onesto secondo Dio o secondo gli uomini

1. Caro nonno, volete dirmi come state tra gli Spiriti e darmi qualche dettaglio istruttivo per il nostro avanzamento?

«Tutto ciò che vorrai, mia cara figliola. Io espio la mia mancanza di fede; ma la bontà di Dio è grande: Egli tiene conto delle circostanze. Soffro, non però come tu potresti intendere; soffro per il rimpianto di non aver impiegato bene il mio tempo sulla Terra.»

2. In che modo non l'avete impiegato bene? Voi avete sempre vissuto da uomo onesto.

«Sì, dal punto di vista degli uomini. Ma c'è un abisso tra l'uomo onesto davanti agli uomini e l'uomo onesto davanti a Dio. Tu vuoi istruirti, cara figliola; e io mi impegnerò a dimostrarti questa differenza!

Fra di voi, un uomo viene stimato onesto, quando rispetta le leggi del suo paese; e questo rispetto è, per molti, alquanto elastico. Quando non fa torto ad alcuno rubandogli manifestamente i suoi beni; ma poi, spesso, si tolgono al prossimo, senza scrupolo alcuno, l'onore e la felicità, dal momento che il vostro codice, o l'opinione pubblica, non può punire l'ipocrita colpevole. Quando ha potuto far incidere sulla sua pietra tombale un lungo elenco di virtù, di cui, fra di voi, ci si vanta e con cui si crede di aver pagato il proprio debito all'Umanità. Quale errore! Non è sufficiente, per essere onesti davanti a Dio, non aver infranto le leggi degli uomini, bisogna innanzi tutto non aver trasgredito le leggi divine.

L'uomo onesto davanti a Dio è colui che, pieno di devozione e amore, consacra la sua vita al bene e al progresso dei suoi simili. È colui che, animato da un fervore che egli attinge nel fine, è operoso nella vita: operoso per adempiere il compito materiale che gli viene assegnato, poiché deve insegnare ai suoi fratelli l'amore per il lavoro; operoso nelle opere buone, poiché non deve dimenticare ch'egli non è che un servitore, al quale il padrone domanderà conto, un giorno, dell'impiego del suo tempo; operoso nel fine, perché deve predicare con l'esempio l'amore verso il Signore e verso il prossimo. L'uomo onesto davanti a Dio deve evitare con cura quelle parole mordenti che, veleno nascosto sotto i fiori, distruggono la reputazione e spesso uccidono l'uomo morale coprendolo di ridicolo. L'uomo onesto davanti a Dio deve sempre avere il cuore sbarrato di fronte al minimo fermento d'orgoglio, d'invidia, di ambizione. Egli deve essere paziente e benevolo con coloro che lo attaccano; deve perdonare dal profondo del cuore, senza troppi sforzi e soprattutto senza ostentazione, chiunque l'abbia offeso; deve amare il suo Creatore in tutte le creature; deve infine mettere in pratica questo compendio così conciso e così grande dei doveri dell'uomo: amare Dio sopra tutte le cose e il proprio prossimo come sé stesso.

Ecco, mia cara figliola, ciò che pressappoco deve essere l'uomo onesto davanti a Dio. Ebbene, ho forse io fatto tutto questo? No. Io sono venuto meno a molte di queste condizioni e qui lo confesso senza arrossire. Non ho avuto l'operosità che l'uomo deve avere. L'oblio nei confronti del Signore mi ha condotto ad altri oblii, i quali, per il fatto di non essere passibili di condanna da parte della legge umana, non per questo cessano di essere delle prevaricazioni verso le leggi di Dio. Quando ho capito questo, ne ho sofferto molto. Ecco perché oggi io spero, ma con la consolante speranza nella bontà di Dio, ch'Egli veda il mio pentimento. Dillo, cara figliola, ripetilo a coloro che hanno la coscienza sporca; possano costoro coprire i loro errori a forza di opere buone, affinché la misericordia di Dio si stenda su di essi. I Suoi occhi paterni calcoleranno le espiazioni, e la Sua mano possente cancellerà le colpe.»


La signora Hélène Michel


Giovane donna di venticinque anni, morì improvvisamente, in pochi istanti, in casa sua, senza sofferenze e senza una causa in precedenza conosciuta. Era ricca, un po' frivola, e, in seguito alla leggerezza del suo carattere, si occupava più delle futilità della vita che delle cose serie; ma, nonostante ciò, era di buon cuore, era dolce, cordiale e caritatevole.

Evocata tre giorni dopo la sua morte, da persone che l'avevano conosciuta, si espresse così:

"Non so dove sono... quale confusione mi circonda!... Voi mi avete chiamata, e io sono venuta... Non capisco perché non sono a casa mia... mi si piange come se non ci fossi, e io sono là, e non posso farmi riconoscere da tutti loro... Il mio corpo non mi appartiene più, e tuttavia lo sento freddo, di ghiaccio... Voglio lasciarlo, e vi sono inchiodata; vi ritorno sempre... Ma io sono due persone... Oh, quando comprenderò ciò che mi accade?... Bisogna che io torni laggiù... il mio altro 'io' che cosa diverrebbe, me assente?... Addio."

Il sentimento della dualità, che non è ancora distrutto da un completo distacco, è qui evidente. Il carattere volubile e la sua condizione patrimoniale, che le permetteva di soddisfare ogni suo capriccio, dovettero favorire le sue naturali tendenze alla leggerezza. Non c'è dunque da meravigliarsi che il suo distacco sia stato poco rapido e che, tre giorni dopo la sua morte, ella si sentisse ancora legata al suo involucro corporale. Ma, siccome non c'era in lei alcun vizio grave e siccome in fondo era buona, questa situazione non aveva nulla di molto penoso e non è durata troppo a lungo. Nuovamente evocata da lì a qualche giorno, le sue idee erano già molto cambiate. Ecco ciò che disse:

"Grazie di aver pregato per me. Riconosco la bontà di Dio, che mi ha risparmiato le sofferenze e l'apprensione al momento del distacco del mio corpo e del mio Spirito. La mia povera madre stenterà molto a rassegnarsi. Ma sarà confortata. E quello che ai suoi occhi è una terribile disgrazia era indispensabile, affinché le cose del Cielo divenissero per lei ciò che devono essere: tutto. Io sarò accanto a lei fino alla fine della sua prova terrena e l'aiuterò a sopportarla. Non sono infelice, ma ho ancora molto da fare, per progredire verso la dimora beata. Pregherò Dio di permettermi di ritornare sulla Terra, perché devo riparare al tempo che vi ho perduto in questa esistenza. Che la fede vi sostenga, amici miei; abbiate fiducia nell'efficacia della preghiera, quando essa parta veramente dal cuore. Dio è buono."

— Siete stata a lungo senza riconoscervi?

«Ho compreso la morte lo stesso giorno in cui voi avete pregato per me.»

— Quello stato di turbamento era uno stato di sofferenza?

«No. Io non soffrivo. Credevo di sognare e attendevo il risveglio. La mia vita non è stata priva di dolori, ma ogni essere incarnato sulla Terra deve soffrire. Io mi sono rassegnata alla volontà di Dio, ed Egli ne ha tenuto conto. Vi sono riconoscente delle preghiere: esse mi hanno aiutato a riconoscermi. Grazie. Vi rivedrò sempre con piacere. Addio.»
Helene


Marchese de Saint-Paul


Morto nel 1860, evocato su richiesta della sorella, membro della Società di Parigi, il 16 marzo del 1861

1. Evocazione. «Eccomi.»

2. La vostra signora sorella ci ha pregato di evocarvi, sebbene sia medium lei stessa. Ma non è abbastanza allenata da sentirsi sicura di sé.

«Cercherò di rispondere facendo del mio meglio.»

3. Ella desidera innanzi tutto sapere se siete felice.

«Sono errante, e questo stato transitorio non porta mai né la felicità né il castigo in modo assoluto.»

4. Siete stato per molto tempo senza riconoscervi?

«Sono rimasto a lungo nel turbamento e non ne sono uscito che per benedire la pietà di coloro che non mi dimenticavano e pregavano per me.»

— Potreste valutare la durata di questo turbamento?

«No.»

5. Quali dei vostri parenti avete subito riconosciuto?

«Ho riconosciuto mia madre e mio padre, i quali mi hanno, tutti e due, accolto al risveglio; loro mi hanno iniziato alla nuova vita.»

6. Come mai, al termine della vostra malattia, voi sembraste conversare con coloro che avevate amato sulla Terra?

«Perché ho avuto, prima di morire, la rivelazione del mondo che avrei abitato. Prima di morire io ero veggente, e i miei occhi si sono velati durante il passaggio della definitiva separazione dal corpo, poiché i legami carnali erano ancora molto vigorosi.»

7. Come mai sembrò che vi tornassero di preferenza i ricordi dell'infanzia?

«Perché l'inizio si identifica più con la fine che con la parte centrale della vita.»

— Come spiegate questo?

«Vuol dire che i moribondi ricordano e vedono, come in un miraggio di consolazione, la purezza infantile dei primi anni.»

È probabilmente per un simile provvidenziale motivo che i vecchi, nella misura in cui si avvicinano al termine della vita, hanno a volte un ricordo così preciso dei minimi dettagli dei loro primi anni.

8. Perché, parlando del vostro corpo, parlavate sempre in terza persona?

«Perché ero veggente, ve l'ho già detto, e perché sentivo nettamente le differenze che esistono tra il fisico e il morale. Queste differenze, legate tra loro dal fluido della vita, diventano evidentissime agli occhi dei moribondi chiaroveggenti.»

È una particolare singolarità quella che la morte di questo signore ha presentato. Nei suoi ultimi istanti, egli diceva in continuazione: "Ha sete, bisogna dargli da bere; ha freddo, bisogna riscaldarlo; soffre nel tal punto ecc". E quando gli si diceva: "Ma siete voi che avete sete?", egli rispondeva: "No. È lui". Qui si delineano perfettamente le due esistenze: l' io pensante è nello Spirito e non nel corpo; lo Spirito, già in parte liberato, considerava il suo corpo come un'altra individualità che, propriamente parlando, non gli apparteneva più. Era dunque al suo corpo che bisognava dar da bere, e non a lui Spirito. Questo fenomeno si osserva anche in taluni sonnambuli.

9. Ciò che avete detto del vostro stato erratico e della durata del vostro turbamento porterebbe a credere che non siete molto felice, e tuttavia le vostre qualità dovrebbero far supporre il contrario. D'altronde ci sono Spiriti erranti che sono felici, come ce ne sono di infelici.

«Io mi trovo in uno stato transitorio. Le virtù umane acquisiscono qui il loro vero valore. Senza dubbio, il mio stato è mille volte preferibile a quello dell'incarnazione terrena, ma ho sempre portato in me le aspirazioni del vero bene e del vero bello, e la mia anima non sarà appagata se non quando volerà ai piedi del suo Creatore.»


Il signor Cardon, medico


Il signor Cardon aveva passato una parte della sua vita nella marina mercantile, in qualità di medico su una baleniera, e lì aveva preso delle abitudini e delle idee un po' materialistiche. Ritiratosi nel villaggio di J., vi esercitava la modesta professione di medico di campagna. Dopo qualche tempo aveva acquisito la certezza di essere stato colpito da una ipertrofia cardiaca. Sapendo che questa malattia è incurabile, il pensiero della morte lo gettava in una cupa malinconia da cui nulla poteva distrarlo. Due mesi prima circa, predisse la sua fine in un determinato giorno. Quando si sentì vicino a morire, radunò attorno a sé la famiglia per darle l'ultimo addio. Sua moglie, sua madre, i suoi tre figli e altri parenti erano raccolti intorno al suo letto; nel momento in cui sua moglie provò a sollevarlo, si accasciò, divenne livido, quasi bluastro, gli occhi gli si chiusero e lo si credette morto; la moglie gli si pose davanti per cercar di nascondere quello spettacolo ai figli. Dopo alcuni minuti egli riaprì gli occhi; i suoi lineamenti, per così dire illuminati, assunsero un'espressione di radiosa beatitudine ed egli gridò: "Oh, figli miei, com'è bello! Com'è sublime! Oh, la morte! Quale beneficio! Quale dolce cosa! Io ero morto e ho sentito la mia anima elevarsi alta, altissima; ma Dio mi ha permesso di ritornare per dirvi: 'Non temete la morte. Essa è la liberazione...' Perché non riesco a descrivervi la magnificenza di ciò che ho visto e le impressioni da cui mi sono sentito penetrare? Ma non potreste comprendere... Oh, figli miei, comportatevi sempre in maniera tale da meritarvi questa ineffabile felicità, riservata agli uomini dabbene! Vivete secondo la carità; se qualcosa possedete, donatene una parte a coloro che mancano del necessario... Sposa mia cara, ti lascio in una condizione che non è propriamente felice; qualcuno ci deve del denaro, ma, te ne scongiuro, non tormentare coloro che ce lo devono; se si trovano in ristrettezze, attendi fino a quando potranno sdebitarsi; e, riguardo a coloro che non lo potranno, fa' di ciò il tuo sacrificio: Dio te ne ricompenserà. Tu, figlio mio, lavora per sostenere tua madre, sii sempre un uomo onesto e guardati dal fare una qualsiasi cosa che possa disonorare la nostra famiglia. Prendi questa croce tramandatami da mia madre; non abbandonarla mai, e che essa ti ricordi i miei ultimi consigli... Figli miei, aiutatevi e sostenetevi l'un l'altro; che la buona armonia regni tra di voi; non siate né vacui né orgogliosi; perdonate ai vostri nemici, se volete che Dio perdoni voi..." Poi, avendo fatto avvicinare a sé i suoi figli, tese verso di loro le mani e aggiunse: "Vi benedico, figli miei". E questa volta i suoi occhi si chiusero per sempre. Ma i suoi lineamenti conservarono una espressione così solenne che, fino al momento in cui fu sepolto, una folla numerosa andò a contemplarlo con ammirazione.

Poiché tali interessanti dettagli ci sono stati forniti da un amico della famiglia, abbiamo pensato che questa evocazione potrebbe essere istruttiva per tutti e che, nel medesimo tempo, potrebbe essere utile allo Spirito.

1. Evocazione. «Sono accanto a voi.»

2. Ci è stato riferito dei vostri ultimi istanti, che ci hanno riempito di ammirazione. Vorreste essere così cortese da descriverci, più dettagliatamente di quanto non abbiate fatto finora, ciò che avete visto nell'intervallo di quelle che si potrebbero chiamare le vostre due morti?

«Ciò che io ho visto potreste voi mai comprenderlo? Non lo so, perché dubito di riuscire a trovare espressioni capaci di rendere comprensibile ciò che ho potuto vedere durante alcuni istanti, in cui mi è stato possibile abbandonare le mie spoglie mortali.»

3. Avete consapevolezza del luogo in cui siete stato? È lontano dalla Terra, in un altro pianeta o nello Spazio?

«Lo Spirito non conosce il valore delle distanze allo stesso modo con cui lo considerate voi. Trasportato da non so quale potere meraviglioso, ho visto lo splendore d'un cielo come solo i sogni potrebbero realizzarlo. Questa corsa attraverso l'infinito è stata fatta così rapidamente che io non posso precisare i minuti impiegati dal mio Spirito.»

4. Attualmente godete della felicità che avete intravisto?

«No. Vorrei tanto poterne godere, ma Dio non può ricompensarmi così. Troppo spesso mi sono ribellato ai pensieri benedetti che il cuore mi dettava, e, inoltre, la morte mi sembrava un'ingiustizia. Medico miscredente, avevo attinto dall'arte di guarire un'avversione contro la seconda natura che è il nostro impulso intelligente, divino. L'immortalità dell'anima era per me una finzione atta a sedurre le nature poco elevate; nondimeno il vuoto mi spaventava, perché molto spesso maledicevo questo agente misterioso che colpisce perennemente. La filosofia mi aveva fuorviato, impedendomi di comprendere tutta la grandezza dell'Eterno che sa ripartire il dolore e la gioia, quale insegnamento per l'Umanità.»

5. Al momento della vostra vera morte, vi siete subito riconosciuto?

«No. Mi sono riconosciuto durante la transizione che il mio Spirito ha subito per percorrere i luoghi eterei. Ma non subito dopo la morte reale: sono stati necessari alcuni giorni per il mio risveglio.

Dio mi aveva concessa una grazia. Ve ne dirò la ragione.

La mia miscredenza primitiva non esisteva più. Prima della mia morte, ero diventato credente, perché, dopo aver sondato scientificamente la materia che mi faceva deperire, io non avevo trovato, alla fine di ogni ragione terrena, che la ragione divina. Essa mi aveva ispirato e consolato, e il mio coraggio era più forte del dolore. Benedicevo ciò che avevo maledetto. La fine mi appariva come la liberazione. Il pensiero di Dio è grande come il mondo! Oh, quale suprema consolazione nella preghiera che dà commozioni ineffabili! Essa è l'elemento più certo della nostra natura immateriale; attraverso la preghiera io ho compreso, io ho fermamente e sovranamente creduto, ed è per questo che Dio, tenendo conto delle mie azioni, ha voluto ricompensarmi prima ancora che la mia incarnazione terminasse.»

6. Si potrebbe dire che la prima volta voi eravate morto?

«Sì e no. Avendo lo Spirito abbandonato il corpo, la carne, allora, andava naturalmente spegnendosi. Ma, riprendendo possesso della mia dimora terrena, la vita è ritornata al corpo, il quale aveva subito una transizione, un sonno.»

7. In quel momento sentivate i legami che vi riattaccavano al vostro corpo?

«Senza dubbio. Lo Spirito ha un legame difficile da spezzare e ha bisogno dell'ultimo trasalimento della carne per ritornare alla sua vita naturale.»

8. Come mai, al momento della vostra morte apparente e per alcuni minuti,il vostro Spirito ha potuto liberarsi istantaneamente e senza turbamento, mentre la morte reale è stata seguita da un turbamento di parecchi giorni? Sembra che nel primo caso i legami tra l'anima e il corpo sussistano più che nel secondo, e il distacco perciò dovrebbe essere più lento; ciò che è accaduto è invece il contrario.

«Voi avete spesso fatto l'evocazione di uno Spirito incarnato e ne avete ricevuto delle risposte reali; io mi trovavo nella condizione di quegli Spiriti. Dio mi chiamava, e i Suoi servitori mi avevano detto: "Vieni...". Io ho obbedito e ho ringraziato Dio del favore speciale che ha voluto concedermi; ho potuto vedere la Sua infinita grandezza e rendermene conto. Grazie a voi che mi avete permesso, prima della morte reale, d'indottrinare i miei, affinché le loro siano incarnazioni buone e giuste.»

9. Da dove vi venivano le belle e buone parole che, al momento del vostro ritorno alla vita, avete indirizzato alla vostra famiglia?

«Esse erano il riflesso di ciò che io avevo visto e inteso. I buoni Spiriti ispiravano la mia voce e animavano il mio viso.»

10. Quale impressione credete che abbia fatto la vostra rivelazione sugli astanti e sui vostri figli in particolare?

«Sorprendente, profonda. La morte non è mentitrice. I figli, per quanto ingrati possano essere, s'inchinano di fronte all'incarnazione che se ne sta andando via. Se si potesse scrutare il cuore dei propri figli, accanto a una tomba semiaperta, si sentirebbero palpitare soltanto sentimenti veri, toccati profondamente dalla mano segreta degli Spiriti, che dicono in tutti i pensieri: "Tremate se siete nel dubbio. La morte è la riparazione, è la giustizia di Dio". E io, malgrado gli increduli, ve lo assicuro: i miei amici e la mia famiglia crederanno alle parole che la mia voce ha pronunciato prima di morire. Io ero l'interprete di un altro mondo.»

11. Avete detto che non godete di quella felicità che avevate intravisto. Siete infelice allora?

«No, poiché io credevo prima di morire; e questo avveniva nella mia anima e nella mia coscienza. Il dolore è tormentoso sulla Terra, ma fortifica dal punto di vista del futuro spirituale. Osservate che Dio ha voluto tener conto delle mie preghiere e della mia fede in Lui. Io sono sulla strada che conduce alla perfezione e arriverò al termine che mi è stato permesso d'intravedere. Pregate, amici miei, per questo mondo invisibile che presiede ai vostri destini; questo scambio fraterno è scambio di carità ed è una leva poderosa che pone in comunione gli Spiriti di tutti i mondi.»

12. Vorreste rivolgere qualche parola a vostra moglie e ai vostri figli?

«Io prego i miei tutti di credere nel Dio potente, giusto e immutabile; nella preghiera che conforta e solleva; nella carità che è l'atto più puro dell'incarnazione umana. Ch'essi ricordino che si può dare anche poco: l'obolo del povero è il più meritorio davanti a Dio, il quale sa che un povero dà molto donando poco; occorre che il ricco dia molto e spesso, per meritare tanto quanto quello.

L'avvenire è la carità, è la benevolenza in tutte le azioni; è credere che tutti gli Spiriti sono fratelli, non vantandosi essi mai di tutte quelle puerili vanità della Terra.

Famiglia mia amatissima, avrai dure prove da affrontare; possa tu affrontarle coraggiosamente, pensando che Dio le vede.

Recitate spesso, miei cari, questa preghiera:

"Dio d'amore e di bontà, che dai tutto e sempre, concedici quella forza che non viene meno di fronte ad alcuna pena. Rendici buoni, dolci e caritatevoli, piccoli nella fortuna, grandi nel cuore. Che il nostro Spirito sia spiritista sulla Terra per meglio comprenderVi e amarVi.

Che il Vostro nome, emblema di libertà, sia, o mio Dio, il fine consolatore di tutti gli oppressi, di tutti coloro che hanno bisogno di amare, di perdonare e di credere."»

Cardon


Éric Stanislas


(Comunicazione spontanea; Società di Parigi, agosto del 1863)

"Quale felicità ci procurano le emozioni vivamente sentite dai cuori calorosi! Oh, dolci pensieri che venite ad aprire una via di salvezza a tutto ciò che vive, a tutto ciò che respira materialmente e spiritualmente, non cessi il vostro balsamo consolatore di spandersi a larghi fiotti su di voi e su di noi! Quali espressioni scegliere per tradurre la felicità che provano tutti i vostri fratelli d'oltretomba nella contemplazione del puro amore che vi unisce tutti?

Ah, fratelli, quanto bene dappertutto, quanti dolci sentimenti, elevati e semplici come voi, come la vostra dottrina, voi siete chiamati a seminare sulla lunga strada che dovete ancora percorrere! Ma come tutto ciò vi sarà reso, e ancor prima del momento in cui ne avrete diritto!

Ho assistito a tutta questa serata; ho ascoltato, ho inteso, ho compreso e potrò così, a mia volta, compiere il mio dovere e istruire la classe degli Spiriti imperfetti.

Ascoltate: io ero lontano dall'essere felice; immerso nell'immensità, immerso nell'infinito, le mie sofferenze erano tanto più vive in quanto non potevo rendermene esattamente conto. Dio sia benedetto! Egli mi ha permesso di recarmi in un santuario che i malvagi non possono impunemente varcare. Amici, quanto vi sono riconoscente! Quanta forza ho attinto da voi!

Oh, uomini dabbene, riunitevi spesso! Fate opera d'istruzione, poiché non sarete proprio voi a dubitare di quanti frutti portino le riunioni serie che avete tra di voi. Gli Spiriti, che hanno ancora molte cose da imparare, e coloro che restano volontariamente inattivi, pigri e sono dimentichi dei loro doveri possono trovarsi, sia per una circostanza fortuita, sia per altri motivi, tra di voi. Colpiti da un trauma terribile, essi possono — ed è cosa che capita spesso — ripiegarsi su sé stessi, riconoscersi, intravedere la meta da raggiungere e, forti dell'esempio che voi date loro, cercare quei mezzi in grado di farli uscire dallo stato penoso in cui si trovano. Con assai grande felicità, mi rendo interprete delle anime sofferenti, poiché è a uomini di cuore che io mi rivolgo, e so che non ne sarò respinto.

Vogliate dunque ancora un volta, o uomini generosi, ricevere l'espressione della mia personale riconoscenza e quella di tutti i nostri amici, ai quali voi avete fatto, senza che voi forse lo sospettaste, tanto bene."

Eric Stanislas


La guida del medium. Figli miei, questo è uno Spirito che è stato molto infelice, per il fatto che per lungo tempo fu sviato dalla retta via. Ora ha compreso i suoi torti, si è pentito e ha finalmente rivolto il suo sguardo verso Dio ch'egli aveva rinnegato; la sua condizione non è quella della felicità; ma vi aspira e non ne soffre più. Dio gli ha permesso di venire ad ascoltare e poi di andare in una sfera inferiore a istruire e a far avanzare gli Spiriti che, come lui, hanno trasgredito le leggi dell'Eterno; questa è la riparazione che gli compete. Ormai conquisterà la felicità, perché ne ha la volontà.


La signora Anna Belleville


Giovane donna, morì a trentacinque anni, dopo una lunga e crudele malattia. Vivace, spirituale, dotata di rara intelligenza, d'una grande rettitudine di giudizio e di eccellenti qualità morali, sposa e madre di una famiglia devota, possedeva inoltre una non comune forza di carattere e uno spirito ricco di risorse, che le permettevano di non essere mai presa alla sprovvista, neppure nelle circostanze più critiche della vita. Senza rancori verso coloro da cui ella aveva maggiormente avuto motivo di dolersi, era, all'occasione, sempre pronta a render loro un servigio. Personalmente legati a lei per lunghi anni, abbiamo potuto seguire tutte le fasi della sua esistenza e tutte le traversie della sua fine.

Un incidente provocò la terribile malattia che doveva portarla via e che per tre anni la costrinse a letto, in preda alle più atroci sofferenze, che essa sopportò fino all'ultimo istante con eroico coraggio, e in mezzo alle quali la sua naturale gaiezza non venne mai meno. Credeva fermamente all'anima e alla vita futura, ma se ne preoccupava molto poco; tutti i suoi pensieri erano indirizzati alla vita presente, alla quale teneva moltissimo, senza tuttavia aver paura della morte e senza ricercare le gioie materiali, poiché la sua vita era molto semplice, e faceva a meno, senza alcuna difficoltà, di ciò che non poteva procurarsi; ma essa possedeva istintivamente il gusto del buono e del bello di cui sapeva ammantare anche le più piccole cose. Voleva vivere, più che per sé stessa, per i suoi figli, per i quali sentiva di essere necessaria; ed è per questo che si aggrappava alla vita. Conosceva lo Spiritismo, senza averlo studiato a fondo; vi si interessava e, tuttavia, non giunse mai a fissare i suoi pensieri sull'avvenire; questa era per lei un'idea vera, ma che non lasciava, nel suo spirito, nessuna impressione profonda. Quanto ella faceva di bene era il risultato d'un moto naturale e spontaneo, e non ispirato dal pensiero di una ricompensa o di pene future.

Dopo lungo tempo, il suo stato era ormai disperato, e ci si attendeva di vederla andar via da un momento all'altro; lei stessa non si faceva illusioni. Un giorno — suo marito era essente — si sentì mancare, e comprese che la sua ora era giunta. La vista le si era annebbiata, il turbamento la pervadeva tutta, ed ella provava tutte le angosce del distacco. Tuttavia, morire prima del ritorno di suo marito le costava grandemente. Facendo uno sforzo supremo su sé stessa, si disse: "No. Io non voglio morire!" Sentì allora la vita rinascerle dentro e recuperò il pieno uso delle sue facoltà. Quando suo marito tornò, gli disse: "Stavo per morire, ma ho voluto attendere che tu fossi accanto a me, perché avevo ancora molte raccomandazioni da farti". La lotta tra la vita e la morte si prolungò così per tre mesi, che non furono altro che una lunga e dolorosa agonia.

Evocazione, il giorno dopo la sua morte. «Miei buoni amici, grazie di interessarvi a me; del resto, voi siete stati per me come dei buoni parenti. Ebbene, rallegratevi, io sono felice. Rassicurate il mio povero marito e vegliate sui miei figli. Io sono andata subito accanto a loro.»

— Sembra che il turbamento non sia stato lungo, poiché voi ci rispondete con lucidità.

«Miei amici, ho tanto sofferto, e voi sapete che io soffrivo con rassegnazione! Ebbene, la mia prova è terminata! Dirvi che sono completamente liberata no, non è possibile; ma non soffro più, e questo è per me un così gran sollievo! Questa volta sono radicalmente guarita, ve lo assicuro, ma ho bisogno che mi si aiuti per mezzo delle preghiere, per poter venire in seguito a lavorare con voi.»

— Quale ha potuto essere la causa delle vostre lunghe sofferenze?

«Un passato terribile, amico mio.»

— Potete dirci qual è stato questo passato?

«Oh, lasciatemelo per un po' dimenticare! L'ho pagato così caro!»

— Un mese dopo la sua morte. Ora che dovete essere completamente liberata e che vi riconoscete meglio, saremmo molto felici di avere con voi una conversazione più esplicita. Potreste rivelarci qual è stata la causa della vostra lunga agonia? Perché, per tre mesi, siete stata tra la vita e la morte?

«Grazie, miei buoni amici, del vostro ricordo e delle vostre buone preghiere! Quanto esse mi sono salutari e quanto hanno contribuito alla mia liberazione! Io ho bisogno d'essere ancora sostenuta; continuate a pregare per me. Comprendete l'importanza della preghiera, voi. Non sono formule banali quelle che voi dite; tanti altri, invece, non si rendono conto dell'effetto che produce una buona preghiera.

Molto ho sofferto, ma le mie sofferenze mi vengono largamente calcolate, e mi è permesso di essere spesso accanto ai miei cari figli, che ho lasciato con tanto rimpianto.

Ho prolungato io stessa le mie sofferenze. Il mio ardente desiderio di vivere, per amore dei miei figli, faceva sì che mi aggrappassi in qualche modo alla materia e che, contrariamente agli altri, mi radicassi a questo disgraziato corpo né volessi abbandonarlo, quantunque con esso dovessi rompere i legami e quantunque fosse per me lo strumento di tante torture. Ecco la vera causa della mia lunga agonia. La mia malattia, le sofferenze che ho patito? Un'espiazione del passato, un debito più che pagato.

Ahimè, miei buoni amici, se vi avessi ascoltato, quale immenso cambiamento nella mia vita attuale! Quale sollievo avrei provato nei miei ultimi istanti! Quanto questa separazione sarebbe stata più facile, se, invece di contrastarla, io mi fossi lasciata andare con fiducia alla volontà di Dio, alla corrente che mi trascinava! Ma, invece di indirizzare i miei sguardi verso l'avvenire che mi attendeva, io non vedevo che il presente che stavo per abbandonare!

Quando ritornerò sulla Terra, sarò Spiritista, ve lo assicuro. Quale immensa scienza! Assisto assai spesso alle vostre riunioni e alle istruzioni che vi vengono date. Se, quando ero sulla Terra, avessi potuto capire, le mie sofferenze sarebbero state di molto alleviate; ma non era ancora venuta l'ora. Oggi io comprendo la bontà di Dio e la Sua giustizia; ma non sono ancora abbastanza avanzata da non occuparmi delle cose della vita; ancora mi legano a essa soprattutto i miei figli, non più per viziarli, ma per vegliare su di loro e fare in modo che seguano la strada che lo Spiritismo sta tracciando in questo momento. Sì, miei buoni amici, io ho ancora delle serie preoccupazioni; una, soprattutto, poiché l'avvenire dei miei figli dipende da essa.»

— Potete darci qualche spiegazione riguardo al passato che voi deplorate?

«Ahimè, miei buoni amici, sono del tutto pronta a farvi la mia confessione. Io non avevo voluto ammettere la sofferenza; avevo visto soffrire mia madre senza averne pietà e l'avevo trattata da malata immaginaria. Non vedendola mai allettata, supponevo ch'essa non soffrisse e ridevo delle sue sofferenze. Ecco come Dio punisce.»

Sei mesi dopo la sua morte. Ora che è trascorso un tempo abbastanza lungo dacché avete lasciato il vostro involucro terreno, abbiate la bontà di illustrarci la vostra situazione e le vostre occupazioni nel mondo degli Spiriti.

«Durante la mia vita terrena, io ero ciò che si dice, comunemente, una brava persona, ma amavo prima di tutto il mio benessere. Compassionevole per natura, forse non sarei stata capace d'un penoso sacrificio per alleviare una disgrazia. Oggi tutto è cambiato. Sono, sì, sempre io, ma la me stessa di una volta ha subito delle modifiche. E ci ho guadagnato. Vedo che non ci sono né ranghi né condizioni se non il merito personale, nel mondo degli invisibili, dove un povero, caritatevole e buono, è al di sopra del ricco orgoglioso che lo umiliava con la sua elemosina. Io veglio soprattutto sulla classe di coloro che si affliggono per tormenti di famiglia, per la perdita di parenti o dei loro beni. La mia missione è di consolarli e incoraggiarli, e io sono felice di farlo.»

Anna


Una importante questione nasce dai fatti sopradescritti. Ed è la seguente: può una persona, con uno sforzo della sua volontà, ritardare il momento della separazione dell'anima dal corpo?

Risposta dello Spirito di san Luigi. «Questo problema, se risolto in maniera affermativa e senza restrizioni, potrebbe dar luogo a false conseguenze. Certamente uno Spirito incarnato può, in determinate circostanze, prolungare l'esistenza corporea per portare a termine delle istruzioni indispensabili o ritenute tali. Ciò può essergli concesso sia in casi come quello di cui si tratta, sia in altri di cui si hanno parecchi esempi. Questo prolungamento della vita non potrebbe, in ogni caso, essere che di breve durata, poiché non può essere concesso all'uomo di sovvertire l'ordine delle leggi della Natura, né di provocare un reale ritorno alla vita, quando questa è giunta al suo termine; non è, quindi, che un rinvio momentaneo. Dalla possibilità di un fatto, non bisogna tuttavia concludere che esso possa essere generale, né credere perciò che da ciascuno dipenda prolungare la sua esistenza. Come prova per lo Spirito, o nell'interesse di una missione da concludere, gli organi usurati possono ricevere un supplemento di fluido vitale che permette loro di aggiungere alcuni istanti alla manifestazione materiale del pensiero. Ma casi simili sono delle eccezioni e non la regola. Non bisogna neppure vedere in questo fatto una deroga di Dio all'immutabilità delle Sue leggi, ma una conseguenza del libero arbitrio dell'anima umana, la quale, all'ultimo istante, ha coscienza della missione di cui è stata investita, e vorrebbe attuare, malgrado la morte, ciò che non ha potuto portare a termine. Il fatto di accordare a un'anima un prolungamento di vitalità, di cui necessariamente soffre, può anche essere, talvolta, una sorta di punizione inflitta allo Spirito che dubita dell'avvenire.»

San Luigi


Ci si potrebbe stupire della rapidità del distacco di questo Spirito, tenuto conto del suo attaccamento alla vita corporea; ma bisogna considerare che questo attaccamento non aveva niente di sensuale né di materiale; esso aveva anzi un suo lato morale, poiché era motivato dall'interesse per i suoi figli in tenera età. Questo era, inoltre, uno Spirito avanzato in intelligenza e moralità: un gradino di più e sarebbe stato tra gli Spiriti beati. Non c'era, dunque, nei legami perispiritistici, la tenacia che risulta dall'identificazione con la materia. Si può dire che la vita, indebolita da una lunga malattia, non stava più attaccata che a pochi fili; sono questi fili che lo Spirito voleva impedire che si rompessero. Tuttavia egli è stato punito, per la sua resistenza, con il protrarsi delle sofferenze, che attenevano alla natura della malattia e non alla difficoltà del distacco. È per questo che, dopo la liberazione, il turbamento è stato di breve durata.

Un fatto ugualmente importante scaturisce da questa evocazione, così come da quelle che sono avvenute in tempi diversi, più o meno lontani dalla morte. Si tratta del cambiamento che si verifica gradualmente nelle idee dello Spirito, e delle quali si può seguire il progresso. In questo Spirito il cambiamento si traduce non propriamente in sentimenti migliori, ma in un più sano apprezzamento delle cose. Il progresso dell'anima nella vita spirituale è dunque un fatto dimostrato dall'esperienza; la vita corporea è la messa in pratica di questo progresso, è la prova delle sue risoluzioni, il crogiuolo in cui si purifica.

Dall'istante in cui, dopo la morte, l'anima progredisce, la sua sorte non può essere irrevocabilmente fissata, perché il fissaggio definitivo della sorte è, come altrove abbiamo già detto, la negazione del progresso. Non potendo le due cose esistere simultaneamente, resta quella che ha dalla sua parte la convalida dei fatti e della ragione.