IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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6. Ma se ci sono dei mali di cui l'uomo è la causa prima in questa vita, ce ne sono degli altri riguardo ai quali, per lo meno in apparenza, egli è completamente estraneo, e che sembrano colpirlo per fatalità. Tale è per esempio la perdita di esseri cari e di sostegno alla famiglia; tali sono gli incidenti che nulla e nessuno può impedire; rovesci di fortuna che sfuggono qualsiasi forma di prevenzione; le calamità naturali; le infermità congenite, soprattutto quelle che impediscono a degli infelici di guadagnarsi da vivere con il lavoro; le malformazioni, le malattie mentali ecc.

Quelli che nascono in simili condizioni certamente non hanno fatto proprio niente in questa vita per meritare una così triste sorte, senza soluzione e senza rimedio. Essi non l'hanno potuta evitare, trovandosi così nell'impossibilità di mutare le cose da se stessi e alla mercé della pubblica commiserazione. Perché dunque degli esseri così disgraziati, mentre accanto, sotto lo stesso tetto, nella stessa famiglia, ce ne sono di così favoriti sotto ogni punto di vista?

Che dire infine di quei bambini che muoiono in tenera età e che della vita hanno conosciuto solo le sofferenze? Problemi che nessuna filosofia è riuscita ancora a risolvere, anomalie che nessuna religione ha potuto giustificare e che sarebbero la negazione della bontà, della giustizia e della provvidenza di Dio, nell'ipotesi che l'anima fosse creata contemporaneamente al corpo, e che la sua sorte fosse irrevocabilmente fissata dopo una permanenza di qualche istante sulla Terra. Che cosa hanno fatto queste anime, appena uscite dalle mani del Creatore, per patire tanta miseria in questo mondo e meritare in futuro una ricompensa o una punizione qualsiasi, quando non hanno potuto fare né del bene né del male?

Ciononostante, in virtù dell'assioma secondo il quale ogni effetto ha la sua causa, queste miserie sono effetti che devono avere una causa; e dal momento che si ammette un Dio giusto, questa causa deve essere giusta. Ora, poiché la causa precede sempre l'effetto e poiché tale causa non si trova nella vita presente, essa dev'essere anteriore a questa vita, ossia appartenere a un'esistenza precedente. D'altra parte Dio non può punire per il bene che è stato fatto né per il male che non si è fatto. Se siamo puniti è perché abbiamo fatto del male; se non abbiamo fatto del male in questa vita, l'abbiamo fatto in un'altra. È un'alternativa alla quale è impossibile sfuggire e la cui logica ci dice da quale parte sta la giustizia di Dio.

L'uomo non viene dunque sempre punito, o completamente punito, nella sua esistenza presente, ma non può mai sottrarsi alle conseguenze delle sue colpe. La prosperità del malvagio è solo momentanea, e se la sua espiazione non avviene oggi, avverrà domani, mentre colui che soffre espia per il passato. La sfortuna che a prima vista sembra immeritata, ha dunque la sua ragion d'essere, e chi soffre può sempre dire: «Perdonami, Signore, perché ho peccato».